Lo stress - WordPress.com

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Lo stress, questo sconosciuto
"Il segreto della salute e della felicità risiede nella capacità di adattarsi con successo alle condizioni eternamente mutevoli del mondo; il prezzo che si paga per gli insuccessi di questo grande processo di adattamento sono la malattia e l'infelicità".
Questa è una dichiarazione di Hans Selye (1907 ­ 1982) un medico endocrinologo austriaco che per primo si occupò in maniera sistematica della ricerca sulle risposte non specifiche di un organismo ai fattori stressanti (stressor) quali stimoli fisici (la fatica), mentali (un impegno lavorativo), sociali (un cambiamento nei rapporti interpersonali) o ambientali (vivere in un contesto rumoroso e sovraffollato). Selye definì, infatti, questa risposta come "Sindrome Generale di Adattamento" (SGA), risposta che l'organismo mette in atto quando è soggetto agli effetti prolungati di svariati tipi di stressor; ricordiamo che per sindrome si intende l'insieme dei segni e dei sintomi che compongono una situazione clinica; il termine deriva dal greco e può significare "sintomi che concorrono insieme", infatti, come vedremo essi sono molteplici, come pure diversificate sono le risposte del nostro organismo. L'evoluzione della sindrome avviene in tre fasi e risulta essere aspecifica rispetto al tipo di stressor: ­ Allarme. L'organismo risponde agli stressor mettendo in atto meccanismi, sia fisici che mentali, per fronteggiare la situazione. Ad esempio: aumento del battito cardiaco e della pressione sanguigna, irrigidimento del tono muscolare, sudorazione. ­ Resistenza. Il corpo tenta di combattere e contrastare gli effetti negativi dell'affaticamento prolungato, producendo risposte ormonali specifiche da varie ghiandole. Ad esempio le ghiandole surrenali. (Adattamento, ritorno all'equilibrio), oppure: ­ Esaurimento, se gli stressor continuano ad agire, il soggetto può venire sopraffatto e possono prodursi effetti sfavorevoli permanenti a carico della struttura psichica e/o somatica.
Il termine stress è entrato a far parte del linguaggio corrente ed è un termine molto generico; spesso lo si usa per descrivere una situazione di disagio, di tensione e di preoccupazione. È, in ogni caso, un fenomeno del tutto normale che ci permette di adattarci a tutte le varie sollecitazioni dell'ambiente, organismo compreso.
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Non dobbiamo dimenticare che la vita esiste grazie a un equilibrio dinamico molto complesso chiamato "omeostasi" (dal gr. Homoios, "simile" e Stasis, nella terminologia medica significa "intervento atto ad arrestare"), che è la capacità di mantenere, per un organismo, in un relativo equilibrio stabile le caratteristiche del proprio ambiente interno.
Già da queste poche righe, ci accorgiamo che stiamo quindi parlando di "ambiente"; uno, esterno, al quale ci dobbiamo adattare, l'altro, interno, verso il quale dobbiamo lavorare per preservare il suo giusto equilibrio. Ritornando agli studi di Selye, possiamo affermare che la definizione dell'esistenza di una sindrome generalizzata di adattamento deriva dal fatto di poter escludere una sola causa "specifica" per l'insorgere del sintomo, in quanto stimoli differenti inducono una risposta stereotipata. È per questo motivo che gli stimoli possono essere sia negativi che positivi, produrre disagio o piacere; infatti la finalità della Sindrome Generale di Adattamento (SGA) è quella di pervenire ad una sufficiente stabilità "adattiva" dell'organismo.
Aspetti neurof i siolog i ci e ma l att i e Stress patologico: alcuni lavori a livello sperimentale hanno dimostrato che è possibile raggiungere un livello di stress patologico quando l'agente stressante è al tempo stesso: ­inevitabile ­indesiderabile ­ripetitivo.
Con queste condizioni l'organismo si avvia verso l'esaurimento con probabili ripercussioni fisiologiche attraverso la comparsa di diverse patologie. Fermo restando il fatto che la valutazione o meno di un evento stressante si basa su criteri soggettivi e, quindi, di difficile definizione, è ormai dimostrato che esistono stretti contatti fra i sistemi nervoso ed endocrino e il sistema immunitario che regola, in particolare, l'infiammazione.
Ricordiamo le fonti dello stress e i diversi tipi di stressor: fisici (freddo/caldo, fatica), metabolici (riduzione/aumento livelli glicemici), psicologici (un esame medico), psico­
sociali (una perdita, un lutto).
I mmun i tà e r isposta immun
i tari a
Senza entrare nello specifico dei principali meccanismi biologici effettori dello stress, è utile citare due aspetti importanti: il primo relativo alla produzione di adrenalina e norandrenalina, sono catecolamine che modificano le condizioni di funzionamento di base e 2
intervengono aumentando la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa preparando così l'organismo all'azione, in quanto lo stressor è visto come una minaccia. Infatti la prima fase della SGA è l'allarme.
Il secondo aspetto riguarda la produzione di cortisolo. Il cortisolo è un ormone che ha il compito di preparare e mobilizzare le difese energetiche dell'organismo agendo sul metabolismo del glucosio, su quello dei lipidi e degli aminoacidi e sull'accelerazione di tutti i processi metabolici. Per semplicità e chiarezza potremmo dire che agisce come il cortisone, in pratica "non guarda in faccia a nessuno", fa piazza pulita di tutto, linfociti compresi. Basti pensare che una sola iniezione di cortisone, che è più debole del cortisolo, riduce del 70% i linfociti circolanti, questo è il motivo per il quale viene limitata l'attività immunitaria.
Elenchiamo alcune malattie legate all'indebolimento delle difese immunitarie: frequenti raffreddori, rinite allergica, allergie varie, malattie influenzali frequenti, acne, psoriasi, ulcerette del cavo orale, cistite, uretrite, ecc. Mode l lo mu l ticau s a
l e di ma
l att i a Diversi studi e ricerche hanno ormai confermato l'impossibilità di individuare in una malattia un'unica e predominante causa, anche nei casi in cui prevalgono cause organiche. Seppur in estrema sintesi, abbiamo potuto riportare i risultati della ricerca di Selye nella quale appare chiaro come fattori fisici, biologici, psicosociali e, non ultimi, emozionali, possano influenzare il terreno biologico sul quale si inserisce la malattia.
Pertanto nell'eziopatogenesi di una malattia è necessario tener conto dei vari fattori sopra menzionati; se le condizioni stressanti diventano croniche (alta attivazione biologica) si arriva sia a una manifestazione a livello individuale di disagio (ansia, depressione, disturbi del sonno e psicosessuali) che a livello somatico (emicranie, gastriti, dolori muscolari, tachicardia), come pure malattie che possono essere espressione del vissuto individuale (obesità, diabete, artrosi). A questo punto è palese l'importanza di porsi la domanda: "perché un evento diventa stressante?" Stress ed emozioni
Lo stress è una delle componenti delle nostre emozioni, infatti, secondo alcuni modelli di studio, gli eventi sono stressanti nella misura in cui sono percepiti come stressanti 3
dall'individuo; in altre parole, si ha una reazione di stress in funzione di come la persona valuta, percepisce e interpreta un determinato stimolo, ossia dal peso emotivo che ha per l'individuo. La valutazione dell'evento è, pertanto, una valutazione esclusivamente soggettiva e personale: dal timore di trovarsi in pericolo, alla stima delle nostre risorse necessarie ad affrontarlo, ecc.
Esistono, ovviamente, anche dei fattori oggettivi degli stimoli. Un terremoto produce una risposta molto simile in tutti, mentre molto diversa può essere la risposta per un esame universitario o per il pensionamento. Ecco perché, nel campo dello stress, il punto più importante da tenere in considerazione è il significato che l'evento assume per la persona, persona che, attraverso i suoi tratti caratteriali, le sue capacità relazionali, le sue abitudini, il suo modo di rappresentarsi il mondo, la sua personalità, giudicherà più o meno stressanti gli eventi. Come affrontarlo, gestir l o e superarlo Moltissimi sono gli interventi che vengono proposti agli individui per ridurre il loro stato di stress, molti, però, sono solo dei consigli, delle raccomandazioni, altri invece si rivolgono alla parte razionale della persona (impara a gestire il tuo tempo, impara a delegare, ecc.).
Abbiamo visto, invece, che la maggiore o minore reazione all'evento stressante è in funzione di una valutazione cognitivo­emotiva strettamente personale.
Paradossalmente, è proprio su queste modalità strettamente personali che si può agire, con il fine ultimo di potenziare le risorse individuali necessarie ad affrontare con una certa efficacia le situazioni ritenute stressanti. Potremmo arrivare a dire che: "il fatto non sussiste", in quanto il disagio, più o meno accentuato, dipende dalla valutazione personale data dall'individuo, pertanto è possibile chiedersi attraverso quali schemi cognitivi si arriva a un determinato giudizio e come si può intervenire su di essi; inoltre il lavoro da fare sarà quello di sviluppare e valorizzare determinate capacità. Una teoria che è ritenuta tra le più adatte a riflettere sulle competenze necessarie ad affrontare non solo esperienze stressanti, ma anche situazioni incerte e problematiche ritiene che vi siano due ambiti su cui intervenire con successo: la credenza sulle proprie capacità e l'efficacia personale; un altro proposta suggerisce di sviluppare le capacità di coping, ossia delle strategie di fronteggiamento attraverso la modifica delle condizioni del 4
problema, controllando la percezione del significato dello stressor, mantenere le conseguenze emotive entro limiti tollerabili per l’individuo. Vediamo quindi che il saper affrontare con successo i vissuti stressanti non significa focalizzarsi sullo stimolo, sull'evento, e, meno ancora, sulla reazione ad esso, bensì sulle nostre modalità di rappresentarci un evento e di affrontarlo.
Lo stimolo può anche essere un fatto oggettivo, talvolta non modificabile (pensiamo al traffico di chi è costretto a vivere e lavorare in una grande città), la rappresentazione, invece, altro non è che il sintomo di un "disequilibrio", talvolta intollerabile. Quindi, così come nella medicina si cerca di intervenire sulla malattia, nello stesso modo bisognerebbe intervenire a livello psicologico su ciò che causa il sintomo.
Per concludere è necessario pensare sempre alla persona, al suo modo di essere, unico e irripetibile ed aiutarla così ad ... aiutarsi. Per questo motivo il Centro Alaya ha pensato di proporre diversi gruppi d'incontro su argomenti utili per la crescita personale ed anche corsi specifici per una formazione permanente atti a sviluppare e valorizzare quelle capacità e competenze necessarie per: "adattarsi con successo alle condizioni eternamente mutevoli del mondo". Sergio Rossi
Ottobre 2013
Letture consigliate M. Farnè ­ L'ansia ­ il Mulino, Bologna, 2003
M. Farnè ­ Lo stress ­ il Mulino, Bologna, 1999 K. Oatley ­ Breve storia delle emozioni ­ il Mulino, Bologna, 2007
Bibliografia G, N, Fischer (a cura di) ­ Trattato di psicologia della salute ­, Borla, Roma, 2006
Salute organizzativa ­F.Avalione, A. Paplomatas, Raffaello Cortina Editore, 2005
G.Bigio ­ Il counselling organizzativo ­ Raffaello Cortina Editore, Milano, 2007
L. Anolli, P.Legrenzi ­ Psicologia generale ­ il Mulino, Bologna, 2006
G.Sarchielli ­ Psicologia del lavoro – il Mulino, Bologna, 2003
M. Farnè ­ L'ansia ­ il Mulino, Bologna, 2003
M. Farnè ­ Lo stress ­ il Mulino, Bologna, 1999 K. Oatley ­ Breve storia delle emozioni ­ il Mulino, Bologna, 2007
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