scheda riassuntiva di terminologia grammaticale

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SCHEDA RIASSUNTIVA DI TERMINOLOGIA GRAMMATICALE
di Massimo Raciti
Spesso, quando si studia una lingua straniera, alcune regole utilissime per imparare più rapidamente citano
termini come “pronomi”, “avverbi” o “preposizioni”. Sono termini che tutti ricordano ma spesso senza
averne ben presente il significato specifico. Ecco perché ho deciso di preparare questo schema con la
spiegazione dei principali elementi del discorso e dei termini usati nello studio della grammatica italiana (e
non solo).
Esiste un tipo di articolo chiamato “articolo partitivo”, perché indica un parte del totale e si forma unendo
la preposizione DI agli articoli determinativi:
es. del pane (= un po’ di pane, una parte di tutto il pane disponibile), delle mele (= alcune tra tutte le mele
che c’erano)
Le preposizioni (dal latino praeponere ‘mettere davanti’) sono parti invariabili del discorso che, premesse a
un nome, a un pronome, a un avverbio o a un verbo all’infinito, ne precisano la funzione sintattica.
In italiano, le preposizioni possono essere di vari tipi:
– le preposizioni proprie (che non hanno accento autonomo e possono fondersi con l’articolo dando luogo
alle preposizioni articolate) sono:
DI – A – DA – IN – CON – SU – PER – TRA - FRA
– le preposizioni improprie (che non ammettono le forme articolate) sono:
DAVANTI (DAVANTI A) - DIETRO (DIETRO A) – DOPO - FUORI – LONTANO - LUNGO - MEDIANTE
PRIMA (PRIMA CHE, PRIMA DI) - SOPRA (SOPRA A) - SOTTO (SOTTO A)
(le preposizioni improprie possono essere usate anche con altri ruoli grammaticali: aggettivi, verbi o
avverbi).
– le preposizioni articolate, sono preposizioni risultanti dalla fusione di una preposizione semplice propria
con le forme dell’articolo determinativo.
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Gli articoli in generale sono quelle parti variabili della frase dipendenti dal nome a cui si stanno riferendo. Si
dividono in articoli determinativi (che indicano nomi definiti: es. il libro che mi hai prestato, proprio quello
specifico libro) e articoli indeterminativi (che indicano nomi non specifici, indefiniti: es. ho comprato un
libro, un libro qualsiasi). L’articolo indica anche il genere (maschile o femminile) e il numero (singolare o
plurale) del nome che esso precede. Gli articoli in genere precedono un nome, talvolta però possono anche
precedere verbi, congiunzioni o aggettivi, avendo però sempre funzioni di tipo sostantivante.
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Il nome è la parte variabile del discorso che indica una persona, un luogo, una cosa o, più in generale,
qualsiasi entità animata, inanimata o immaginata. I sostantivi vengono anche detti nomi', anche se il primo
termine viene preferito in ambito linguistico. I nomi, insieme ai verbi sono gli elementi primari di una lingua
e costituiscono il pilastro su cui la frase si costruisce. Il nome può essere astratto e concreto. I sostantivi si
suddividono in 7 categorie:
Nomi comuni e nomi propri
Nomi concreti (oggetti percepibili tramite i sensi) e nomi astratti (percepibili solo con la mente)
Nomi individuali e nomi collettivi
Nomi numerabili e nomi non numerabili
Nomi difettivi
Nomi sovrabbondanti
L’aggettivo è un elemento variabile della frase che accompagna un nome fornendo informazioni aggiuntive
(attributi di qualità, quantità, possesso, ecc.) della persona o della cosa indicata dal sostantivo a cui si
riferisce. Gli aggettivi si distinguono comunemente in qualificativi, determinativi (o indicativi) e numerali.
L’aggettivo si chiama sostantivato quando all’interno della frase prende la funzione di un nome:
es. a tutti piace il bello (a significare “a tutti piace ciò che è bello”). Bello, che di per sé è un aggettivo, in
questo caso viene utilizzato come se si trattasse di un nome; tant’è che viene introdotto dall’articolo.
Il pronome è un elemento che sostituisce un nome. Il pronome può sostituire anche altre parti del discorso;
ad esempio:
-
un aggettivo: Ti credevo intelligente, ma non lo sei;
una frase o una parte di frase: Marta mi ha telefonato e questo mi ha fatto molto piacere;
un altro pronome: Invece del mio profumo ho preso il tuo, che è più gradevole.
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Nomi invariabili
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Esistono varie tipologie di pronomi:
Pronomi personali
Pronomi relativi
Pronomi possessivi
Pronomi dimostrativi
Pronomi interrogativi
Il verbo è un elemento della frase che esprime un’azione ed è caratterizzato da modo e tempo.
I MODI
-
l'atteggiamento che un parlante instaura con il proprio interlocutore;
l'atteggiamento che un parlante assume in rapporto alla propria comunicazione.
I modi di suddividono in due grandi famiglie: i modi finiti e i modi indefiniti.
I modi finiti (coniugati):
-
-
indicativo: presenta la realtà di un fatto: tale realtà può essere provata vera o falsa;
congiuntivo: presenta un fatto, un'azione o un processo secondo le marche del desiderio, del
timore, della volontà o della supposizione, senza che quindi si possa ragionevolmente avanzare un
giudizio di verità;
condizionale: sottolinea la presenza di un condizionamento concreto o virtuale sulla realtà di un
fatto, di un'azione o di un processo;
imperativo: rinvia al desiderio di orientare le azioni dell'interlocutore attraverso un comando, una
esortazione, una preghiera.
I modi indefiniti (non coniugati):
infinito, participio e gerundio. Questi tre modi sono caratterizzati dal fatto che, se non utilizzati per formare
un tempo verbale composto (espresso o sottointeso), non si riferiscono ad un soggetto definito.
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Il modo di un verbo indica:
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I TEMPI VERBALI
Segue uno schema dei tempi verbali nella lingua italiana, sull’esempio del verbo amare.
Indicativo
Presente
io amo
tu ami
egli ama
noi amiamo
voi amate
essi amano
Passato prossimo
io ho amato
tu hai amato
egli ha amato
noi abbiamo amato
voi avete amato
Imperfetto
io amavo
tu amavi
egli amava
noi amavamo
voi amavate
essi amavano
Trapassato prossimo
io avevo amato
tu avevi amato
egli aveva amato
noi avevamo amato
voi avevate amato
essi avevano amato
Passato remoto
io amai
tu amasti
egli amò
noi amammo
voi amaste
essi amarono
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essi hanno amato
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Trapassato remoto
io ebbi amato
tu avesti amato
egli ebbe amato
noi avemmo amato
voi aveste amato
essi ebbero amato
Futuro semplice
io amerò
tu amerai
egli amerà
noi ameremo
voi amerete
essi ameranno
Futuro anteriore
io avrò amato
tu avrai amato
noi avremo amato
voi avrete amato
essi avranno amato
Condizionale
Presente
io amerei
tu ameresti
egli amerebbe
noi ameremmo
voi amereste
essi amerebbero
Passato
io avrei amato
tu avresti amato
egli avrebbe amato
noi avremmo amato
voi avreste amato
essi avrebbero amato
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egli avrà amato
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Congiuntivo
Presente
che io ami
che tu ami
che egli ami
che noi amiamo
che voi amiate
che essi amino
Passato
che io abbia amato
che tu abbia amato
che egli abbia amato
che noi abbiamo amato
che voi abbiate amato
che essi abbiano amato
Imperfetto
che tu amassi
che egli amasse
che noi amassimo
che voi amaste
che essi amassero
Trapassato
che io avessi amato
che tu avessi amato
che egli avesse amato
che noi avessimo amato
che voi aveste amato
che essi avessero amato
Imperativo
Presente
ama
ami
amiamo
amate
amino
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che io amassi
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Infinito
Presente
amare
Passato
avere amato
Participio
Presente
amante
Passato
amato
Gerundio
Presente
amando
Passato
avendo amato
I VERBI AUSILIARI
es. Io HO mangiato (verbo ausiliare: avere, verbo principale: mangiare)
“io ho mangiato” è quindi un passato prossimo del modo indicativo. Il passato prossimo è quindi composto
dall’indicativo presente dell’ausiliare + il participio passato del verbo principale.
FORMA ATTIVA E FORMA PASSIVA
Un verbo si dice alla forma attiva quando il soggetto a cui si riferisce è colui che svolge attivamente l’azione
espressa dal verbo es. Lui morde la mela (“lui” è il soggetto, “lui” morde la mela)
Si dice invece alla forma passiva quando il soggetto subisce l’azione. L’entità che compie l’azione si dice
invece complemento d’agente (se è una persona) o complemento di causa efficiente (se è un’entità
inanimata). Es. La mela è morsa da lui (“la mela” è il soggetto della frase ma è “lui” che svolge l’azione, “lui”
è quindi il complemento d’agente).
VERBI TRANSITIVI E VERBI INTRANSITIVI
Un verbo è transitivo quando ammette un complemento oggetto sui cui viene riversata l’azione.
Es. Io canto una canzone (io è il soggetto della frase. Canzone è il complemento oggetto perché su di essa
ricade l’azione e risponde alla domanda “Chi? Che cosa?”).
Un verbo è intransitivo quando non ammette la presenza di un complemento oggetto
Es. Io dormo (non può esserci un complemento oggetto perché, escludendo il soggetto, non ha senso porsi
la domanda “Chi? Che cosa?” con questo verbo).
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I verbi ausiliari servono per creare i tempi composti (generalmente uniti al participio passato del verbo
principale o al gerundio):
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Gli avverbi sono elementi che accompagnano un verbo, fornendo informazioni aggiuntive. Possono essere
considerati come gli “aggettivi dei verbi”. Gli avverbi possono essere di diversi tipi:
Avverbi circostanziali
Avverbi di luogo
Avverbi di tempo
Avverbi di modo
Avverbi di causa
Avverbi interrogativi
Le congiunzioni sono parti invariabili del discorso usate per collegare tra loro due elementi all’interno di
una proposizione (insieme di parole costituito da un verbo con eventuali elementi aggiuntivi) oppure due o
più proposizioni all’interno di un periodo (frase completa, che può essere costituita da una o più
proposizioni).
Es. Il cane e il gatto non vanno d’accordo (la congiunzione “e” collega due elementi della stessa
proposizione.
Io mangio sempre ma non ingrasso. (questo, seppur breve, è un periodo costituito da 2 proposizioni “io
mangio” + “non ingrasso”; a collegarli troviamo la congiunzione “ma”).
Le congiunzioni possono essere coordinative/coordinanti (collegano due elementi della stessa proposizione
o due proposizioni di uguale importanza) o subordinative (collegano due proposizioni di importanza
diversa).
A loro volta, le congiunzioni coordinative possono essere:
copulative, negative, disgiuntive, dichiarative, esplicative, conclusive, correlative
mentre le congiunzioni subordinative possono essere:
dichiarative, interrogative dirette, causali, finali, consecutive, concessive, condizionali, comparative,
temporali, modali, avversative, esclusive, eccettuative, limitative
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Spesso gli avverbi italiani finiscono in –mente. Es: velocemente, caldamente, semplicemente, ecc... ma ci
sono anche altri avverbi che non usano questa desinenza: es. Vai piano!
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Potremmo definire che l’interiezione è la trascrizione di un’espressione vocale non distintamente articolata
che, frammezzata alle parole del discorso, esprime stati d'animo e reazioni emotive (p.e. ah!, mmh!, bah!
Wow! ecc.).
Che cosa vuol dire coniugare? O declinare?
In ogni lingua vi sono parole variabili (definite anche declinabili) e parole non variabili (indeclinabili).
Normalmente, per coniugare, si intende adattare il verbo al soggetto. Ad esempio, in italiano, non diremo
“io vedere, tu vedere” ma diremo “io vedo, tu vedi”.
Se diciamo quindi “la bella ragazza” e non “il bello ragazza” è perché, giustamente, la lingua esige che gli
elementi che si riferiscono ad un nome, si accordino con quel nome; di conseguenza, siccome il sostantivo
“ragazza” è femminile, abbiamo messo al femminile sia l’articolo che l’aggettivo.
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Aggiornato al 05 settembre 2016
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La stessa cosa avviene con gli altri elementi variabili del discorso (articoli, aggettivi, pronomi, ecc..).
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