Il verbo
Il verbo è caratterizzato da quattro elementi:
- il modo
- il tempo
- la diatesi
- la persona
Abbiamo parlato del modo: esso indica (come dice il nome) la modalità dell’azione indicata dal
verbo. In particolare distinguiamo, fra i modi finiti, una sfera dell’oggettività, che è la caratteristica
dell’indicativo, e una sfera della soggettività, che è la caratteristica del congiuntivo, del
condizionale e dell’imperativo.
Dunque l’indicativo registra semplicemente un’azione.
Il congiuntivo indica la volontà, la possibilità, il desiderio, il punto di vista.
Il condizionale indica qualcosa che avverrebbe o sarebbe avvenuta se ci creassero o si fossero create
determinate condizioni (da cui il nome); può inoltre esprimere il desiderio.
L’imperativo indica il comando.
Abbiamo parlato del tempo e abbiamo introdotto l’importante concetto di valore assoluto e valore
relativo dei tempi verbali.
In particolare nell’indicativo i quattro tempi semplici hanno valore assoluto e indicano se un’azione
si svolge nel passato, nel presente o nel futuro. I tempi che indicano l’azione nel passato però sono
due, in quanto uno (l’imperfetto, che vuol dire “non compiuto”) indica un’azione non conclusa nel
passato, mentre l’altro (il passato remoto, o meglio perfetto, che vuol dire “compiuto”) indica
un’azione compiuta e terminata. Questa distinzione fra imperfetto e perfetto si dice aspetto del
verbo.
I quattro tempi composti hanno invece valore relativo, e indicano che una cosa è avvenuta prima,
dell’azione indicata dal tempo semplice corrispondente (indicano cioè anteriorità): il passato
prossimo ciò che viene prima del presente; il trapassato prossimo ciò che vien prima
dell’imperfetto, il trapassato remoto ciò che viene prima del passato remoto, il futuro anteriore ciò
che viene prima del futuro.
Importante corollario: nella prassi linguistica, il passato remoto è decaduto, ed è stato sostituito dal
passato prossimo (che indica anch’esso un’azione compiuta). Pertanto la distinzione prossimo (cioè
vicino) / remoto (cioè lontano) ha perso valore, e il passato prossimo indica anche azioni molto
lontane nel tempo.
Quanto alla diatesi, abbiamo solo detto che esistono una diatesi attiva, una passiva e una riflessiva:
ci torneremo sopra. Per il momento però, per riconoscere meccanicamente la diatesi di un verbo,
possiamo dire che:
- se il verbo è semplice o l’ausiliare è avere, il verbo è attivo (amo, ho amato)
- se il verbo ha ausiliare essere a tre elementi, è certamente passivo (sono stato amato)
- solo se l’ausiliare è essere e gli elementi sono due dobbiamo ragionare. Un modo logico è
pensare se il soggetto fa o subisce l’azione (es.: sono andato: il soggetto fa l’azione di
andare: si tratta dunque di una forma attiva, quindi di un tempo composto, quindi di un
passato prossimo; sono amato: il soggetto subisce l’azione di essere amato: si tratta dunque
di un passivo, quindi, essendo a due elementi, di un tempo semplice, quindi di un presente).
Un modo meccanico è sostituire l’ausiliare: sono andato: ho andato non esiste, quindi è un
attivo; sono amato: ho amato esiste, quindi si tratta di un passivo.