Pagina della Città metropolitana di Torino (ex Provincia TO)

TAVOLA 1
Pannelli descrittivi
dei Geositi
Percorso basso
Percorso alto
Inizio percorso
Senso di marcia
consigliato
Abitato/Borgate
Sorgente
Punto di osservazione
dell'Anfiteatro Morenico
del Palè
Rocca del Montone
2003 m
Punto di osservazione
del Colle del Vento
Limite di bacino
idrografico
Prato
Roccia
Bosco
Pietraia
Cappella votiva
Rocca del Gias
Sentiero lastricato.
Bosco terrazzato di faggi,
castagni e pini silvestri
Variante di
congiunzione
del percorso
1340 m
Parcheggio
Sosta attrezzata per picnic
Tonda 1138 m
Sisi
1330 m
Colle del Vento
Palè
2225 m
1354 m
Masso movimentato
nell'alluvione del 1947
0
250
Torino
500 m
Accesso: da Torino per la SS 25 ad Avigliana quindi a Giaveno, proseguire per la Val Sangone fino a raggiungere un bivio a destra con l'indicazione Sangonetto. Prendere la strada per Indiritto presso il Mulino di Casa Vecchia e percorrere la strada per la pittoresca Val Sangonetto.
Per un primo tratto si attraversa il fondovalle incassato e ricco di castagni; a quota 900 m, iniziano una serie di tornanti che attraversano alcune borgate di Indiritto di Coazze (Marone, Sartorera, Rosseria, Tonda). Attraversata la Borgata di Tonda (Sen Tùnda) proseguire
per circa 100 m sino al primo tornante, dove si lascia l'auto. (La strada continua fino alla vicina Borgata Merlo, altro spiazzo per parcheggio).
Sentieri di riferimento: sentiero n° 420 EPT; sentiero GTA; sentiero 1000.
Carte di riferimento: sezione 154110 (Salancia) e 154120 (Coazze) scala 1: 10.000 della Carta Tecnica Regionale; tavoletta IIISE (Monte Orsiera) e IISO (Coazze) scala 1: 25.000 del Foglio 55° SUSA dell'Istituto Geografico Militare; foglio n° 17 (Torino - Pinerolo e bassa Val di Susa) scala
1: 50.000 dell'Istituto Geografico Centrale.
E’ disponibile la stessa carta ma in formato interattivo all’indirizzo: http://www.provincia.torino.it/territorio/sezioni/difesa_suolo/geositi/sang_mappa_sens
Percorso Basso
Percorso Alto
Quota di partenza: 1155 m
Quota di partenza: 1419 m
Dislivello: 275 m
Dislivello: 530 m
Difficoltà: F
Difficoltà: F
Tempo complessivo: 4 ore circa
Tempo complessivo: 3,0 ore circa
Tema del percorso: elementare itinerario di media montagna, che consente di ammirare, malgrado le quote modeste,
Tema del percorso: itinerario di medio-alta montagna percorribile in giornata, che consente di osservare, oltre al
evidenti tracce del modellamento glaciale quaternario e curiose forme rocciose.
magnifico paesaggio glaciale della Val Sangonetto, uno spaccato geologico di particolare interesse e bellezza.
L'itinerario si sviluppa ad anello percorribile in mezza giornata, in qualunque stagione dell'anno salvo nei periodi con manto
L'itinerario effettuabile della tarda primavera a fine autunno, si sviluppa all'interno del Parco Orsiera Rocciavrè,
nevoso consistente.
dapprima su sentiero ben segnato e, nella parte medio-alta, su tracce poco visibili.
Descrizione percorso: si imbocca il sentiero (segnavia n° 420 EPT e GTA) in prossimità del tornante a monte dell'abitato di
Descrizione percorso: seguire l'itinerario basso fino al Pian Goraj, poco a monte del quale si abbandona il sentiero
Tonda. Con marcia pianeggiante, si entra subito dentro il Parco Orsiera Rocciavrè presso la Teja Vecchia. Il sentiero, talvolta
GTA per imboccare il sentiero EPT n°420 per il Colle del Vento. Si risale la Costa Ciapeira sino alla cappelletta della
lastricato e fiancheggiato da muretti a secco, si inoltre in un bosco di faggi, castagni e pini silvestri, sapientemente
Madonna d'Oropa (1815 m). Qui e possibile, con una piccola deviazione verso sinistra, affacciarsi sull'Alpe di
terrazzato. Superate la Borgata Dogheria (la Dugrie - 1285 m), un tempo importante nucleo abitato oggi abbandonato e,
Giaveno, per osservare alcuni cordoni morenici tardiglaciali e la profonda forra incisa dal Rio di Palè.
poco più avanti, la piazzola attrezzata per picnic (sorgente), si raggiunge la Borgata Sisi (la Sìzi), nei cui pressi è stato istituito
Proseguire lungo la costa fino alla deviazione (destra) per il Pian dell'Orso, abbandonare la segnavia n° 420 EPT ed
il punto di osservazione 2/A per la visione d'insieme dell'Anfiteatro Morenico di Palè (geosito 2) (tempo: 50 minuti). Si
imboccare la traccia di sentiero che tra cespugli di rododendro e blocchi rocciosi si dirige verso l'impluvio del Rio
continua su sentiero pianeggiante sino ad una radura delimitata da una paretina rocciosa (Rocca del Gias - geosito 1 e
Pairent, ammirando sul versante opposto l'imponente, inconfondibile bastionata rocciosa nota come Rocca del
relativi punti di osservazione - tempo: 5 minuti). Si prosegue dapprima in leggera salita e poi a mezzacosta fino al guado del
Montone (geosito 3 - punto di osservazione 3/A - tempo: 1,30 ore).
Rio Pairent (ponte asportato nell'alluvione ottobre 2000), oltre il quale, seguendo l'indicazione per l'Alpe Palè, si perviene al
Attraversato il Rio Pairent, risalire sul versante sinistro, su tracce discontinue di sentiero, fino a scorgere la magnifica
suggestivo Pian Goraj, in prossimità di una cappella votiva costruita in ricordo della vittoria della guerra 1915-'18.
piega sul fianco occidentale della Rocca del Montone (punto di osservazione 3/B) e 3/C (2003 m) della Rocca del
Percorrendo il Pian Goraj (segnavia GTA) si attraversa il Rio Palè, (punto di osservazione 2/B - tempo: 35 minuti), fino a
Montone (tempo: 1,30 ore). Proseguire lungo il sentiero che conduce verso il Colle del Vento (2225 m) per circa 30
raggiungere l'alpe omonima (1352 m) collocata su un evidente arco morenico (nei suoi dintorni punti di osservazione 2/C, 2/D
min (geosito 4 - punto di osservazione 4/B).
- tempo: 10 minuti).
Una scoscesa strada sterrata scende sino al guado del Torrente Sangonetto (ponte asportato dalla piena dell'ottobre 2000),
per poi risalire sul versante sinistro, costellato da una serie di borgate. In corrispondenza di un rio minore, poco prima della
Borgata Canalera, la strada costeggia un enorme masso, qui depositato in occasione dell'evento alluvionale del settembre
1947. Con ultimo tratto di strada sterrata raggiungere la carrozzabile per poi far ritorno a Tonda, dopo aver superato alcuni
tornanti ed un dislivello di circa 100 m (tempo: 1,15 ore).
Per il ritorno percorrere il sentiero di andata fino al punto di partenza. (tempo: 1,30 ora)
PERCORSO DELLA VAL SANGONETTO
ROCCA DEL GIAS
1
Località Pescopagano (PZ) - foto F. Carraro
La Rocca del Gias è un curioso blocco di gneiss occhiadino discostato dalla parete rocciosa di circa 0,5 m che, simile ad
un cappello dimenticato da un gigantesco folletto di pietra, fa capolino sul sentiero sottostante. La leggenda vuole che il
masso, trasportato dal biblico Sansone, sia lì a custodire un grande tesoro. Dal sentiero la rocca si presenta in tutta la sua
maestosità come un grosso trapezoide, alto circa 3 m e largo alla base circa 2 m.
La sua particolare posizione strutturale e morfologica nel contesto di un area sismicamente attiva, abbinata alla sua
caratteristica traslazione orizzontale rispetto al resto del versante roccioso, permette di ipotizzare che la sua attuale
posizione sia da imputarsi ad eventi sismici.
L'analogia con la rotazione della colonna di pietra, rispetto al basamento, rappresentata in una fotografia dell'evento
sismico dell'Irpinia (23 novembre1980), rende bene l'idea del meccanismo che potrebbe aver generato la Rocca del Gias.
SISMICITA'
Tutta la Val Sangone è compresa all'interno della più importante zona sismica delle Alpi Occidentali, definita "zona
sismica del Pinerolese" per il fatto che i maggiori terremoti di cui si abbia notizia storica in Piemonte e le più frequenti
scosse sismiche rilevate per via strumentale sono concentrati nell'area pedemontana di Pinerolo e nelle valli limitrofe.
La figura indica gli epicentri e le aree di egual risentimento sismico (secondo i gradi della scala di intensità
macrosismica) di due importanti terremoti del Pinerolese (2 aprile 1808 e 5 gennaio 1980). L'epicentro dell'evento più
antico è indicato da una stella rossa e da linee di egual risentimento sismico ("isosiste") a tratto continuo che delimitano
aree con intensità cromatica graduata. L'epicentro dell'evento più recente, ubicato poco a Sud di Giaveno, è
rappresentato da una stella verde; le isosiste sono tratteggiate, quelle di grado maggiore (sesto, nella scala di intensità)
1
comprendono oltre alla Val Sangone anche l'area di Avigliana.
7'30
7'00
Geosito
5
TORINO
Val Sangonetto
Laghi di Avigliana
6
COAZZE
Sango
ne
45'00
Chiso
la
PINEROLO
8
N
Po
e
llic
Pe
7
6
0
10
(ridisegnato da Collo & Giardino,1997)
20
44'40
30 km
PUNTI DI OSSERVAZIONE
Giunti alla Rocca del Gias si può osservare da vicino la curiosa forma del blocco e disponendosi nei punti opportuni si
possono anche vedere e toccare con mano gli elementi geologico-geomorfologici che hanno plasmato la roccia e
determinato la sua evoluzione fino ad oggi.
B
1
1/C
1/A
1/B
A
In questo punto l'elemento che più cattura
l'attenzione è il blocco nella sua totalità, i suoi spigoli
vivi, la sua posizione rispetto alla parete principale.
Un altro aspetto salta all'occhio: è una concavità
tondeggiante che quasi regala una parvenza di
sinuosità al blocco di gneiss. Si tratta del resto di
una "marmitta", espressione di un processo erosivo
sviluppatosi in fase di ritiro glaciale che ha
Questo punto di osservazione, posto a destra della parete
arrotondato
disponendosi frontalmente rispetto ad essa, consente di
sottostante. La forma e la posizione attuale della
il
blocco
e
osservare da vicino una serie di stili di deformazione della roccia
"marmitta"
(fratture, faglie e scistosità), elementi geologico-strutturali che
rotazione del masso è successiva alla fase
testimoniano la lunga storia evolutiva della Rocca del Gias.
erosionale che l'ha scolpita.
testimoniano
parte
della
chiaramente
parete
che
la
PUNTI DI OSSERVAZIONE
C
Un differente approccio alle geometrie del masso si
può avere risalendo il sentiero poco a monte dello
stesso. Si possono osservare segni di abrasione
glaciale, quali strie e levigature prodotte dal
ghiacciaio nella sua fase di espansione,
e la
marmitta da un'altra prospettiva. Sono visibili anche
una serie di "coppelle", caratteristiche scodelle
scavate dall'uomo nella roccia alle quali sono stati
1
attribuiti significati molteplici (religiosi, sacrificali,
simbolici).
La fruizione del geosito da questo punto di
osservazione richiede però una certa attenzione,
poiché proprio quelle rocce, rese lisce dall'azione
levigatrice del ghiacciaio, possono essere molto
pericolose specie se umide o bagnate. Pertanto,
considerato anche l'altezza rispetto al suolo, si
raccomanda la massima prudenza.
C
EVOLUZIONE DELLA PARETE
Sia sul masso della Rocca del Gias che sulla parete rocciosa è possibile riconoscere una serie di forme di modellamento
legate a distinti processi erosivi e/o a discontinuità di tipo geologico-strutturale, tutte antecedenti alla rotazione del masso.
Da un esame attento delle strutture geologiche e delle forme di modellamento, nonché dei loro rapporti geometrici visibili
sulle facce del masso e sulla parete rocciosa, è possibile ricostruire un'ipotesi di evoluzione cronologica che ha portato
all'attuale configurazione della Rocca del Gias.
Elementi geologico-strutturali: scistosità
degli gneiss (a), tipica suddivisione delle
rocce metamorfiche in livelli più o meno
paralleli
a
b
a
differenziata,
composizione
risultato
tettonico-metamorfiche
di
in
mineralogica
deformazioni
condizioni
di
elevate pressioni e/o temperature; faglie (b),
caratteristiche fratture nelle masse rocciose
GNEISS
FAGLIA
c
lungo le quali sussiste un apprezzabile
spostamento relativo dei blocchi di roccia ai
lati della frattura; specchi di faglia (c),
superfici rocciose corrispondenti al piano in
GHIACCIAIO
cui è avvenuto lo scorrimento dei due blocchi
separati dalla faglia.
RCCIA MONTONATA
d
Forme legate al ghiacciaio: rocce montonate (d) tipiche delle aree sottoposte
all'abrasione glaciale, visibili sull'intera parete rocciosa, oltre che sul lato SW del masso
del Gias. Sono prodotte dalla potente azione erosiva del ghiacciaio e assumono una forma
sagomata secondo la direzione del movimento del ghiacciaio, arrotondate sopra e sul lato
rivolto a monte, scabre sul lato a valle. L'azione dell'abrasione glaciale si manifesta anche
con strie e scanalature se i materiali trascinati sul fondo sono sufficientemente grandi e
resistenti, con superfici lisce e levigate se i materiali sono più fini.
Forme legate all'acqua: marmitte (e), tipiche forme di erosione concentrata indotta dall'acqua in pressione per effetto di
processi meccanici esercitati da continui urti e dallo sfregamento dei detriti che l'acqua trasporta con sé. Generalmente
questi processi avvengono in condizioni subglaciali, nel caso specifico appare più probabile che l'esistenza di queste
forme di disgregazione fisica della roccia sia legata all'acqua che scorreva tra il fianco del ghiacciaio e la parete rocciosa.
1
VARIE - OSSERVAZIONI
Riferimenti bibliografici
Collo G. & Giardino M. (1997) - "Deformation of "Villafranchian" lacustrine sediments in the Chisone Valley (Western Alps,
Italy). J. Geodynamics, 24, 1-4, 281-297.
Curiosità
La leggenda del Masso di Sansone
"... Percorrendo la mulattiera che va dalla borgata Sisi a Pian Goray, si passa ai piedi di una grossa roccia dall'aspetto un
po' strano: osservando attentamente il masso nella facciata sovrastante la strada, si scorgono alcune lunghe scanalature
fatte in modo che sembrano scavate da una corda. Si dice infatti che Sansone, il mitico uomo biblico, abbia trasportato
1
l'enorme pietrone tenendolo legato sulla schiena con grosse corde di ferro. I segni dello sforzo sono ben visibili; una
rientranza della roccia dove Sansone aveva poggiato la schiena, un'altra più piccola dove poggiava la testa e i segni delle
corde talmente tese che stavano tranciando la pietra. Forse Sansone sapeva che "lu Roc du Gias" custodisce nel suo
interno, come in una cassaforte blindata un grande tesoro; forse proprio per questo voleva portarlo via, ma, chissà per qual
motivo l'ha posato proprio lì. Molto tempo fa, un uomo dell'Indiritto, sapendo che la roccia si apre lungo una fenditura tutti
gli anni, a mezzanotte in punto del giorno di San Giovanni (24 giugno), aveva tentato di entrare e portare via almeno un po'
di monete d'oro, ma gli era andata male. La pietra si richiuse dopo pochi istanti e il malcapitato dovette rimanere lì in
trappola per un anno. Quando alla mezzanotte precisa del giorno di San Giovanni dell'anno successivo la roccia si aprì, più
che a prendere il tesoro pensò ad uscire. Era quasi irriconoscibile: era invecchiato, dimagrito e la paura gli aveva fatto
venire i capelli bianchi. Prendere il tesoro non è dunque facile, ma neanche impossibile; occorre solo approfittare
dell'apertura della roccia, che avviene puntualmente ogni anno alla mezzanotte del giorno di San Giovanni ed essere molto
veloci ad entrare, a prendere le monete d'oro, ad uscire prima che la fenditura si richiuda". (da http://www.ederarg.com/Valsangone/Coazze/Coa_avv12.htm)
Documenti grafici ed iconografici di Giovanni Mortara e Paolo Baggio.
Appunti di viaggio
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ROCCA DEL GIAS
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PERCORSO DELLA VAL SANGONETTO
ANFITEATRO MORENICO DI PALE'
L'anfiteatro morenico di Palè rappresenta un bell'insieme
Monte Benedetto
M. Salancia Valle di
M. Muretto
Palè
Avigliana
Susa
Sangonetto durante le ere glaciali quaternarie, oggi
Valgioie
totalmente scomparso.
Coazze
M. Cristalliera
M. Ricciavrè
Durante l'ultima massima espansione, intorno a 20-25.000
anni fa, il ghiacciaio della Val Sangonetto si univa con gli
Giaveno
Valle Sangone
LEGENDA
di tracce lasciate dal ghiacciaio che occupava la Val
altri ghiacciai della Val Sangone, dando origine ad una
M. Bocciarda
2
colata che si spingeva oltre Coazze.
ghiacciaio
1 km
P. dell'Aquila
spartiacque
direzione ghiacciaio
M. Freidour
Successivamente (fra 22.000 e 15.000 anni fa) il ghiacciaio
della Val Sangonetto stazionò nel settore dove oggi sorge
l'alpeggio di Palè.
Qui si possono distinguere tre differenti cerchie moreniche,
più o meno conservate, ognuna delle quali si è formata nel
corso di una pulsazione glaciale.
ARGINI MORENICI
sepolto
modellato
conservato
masso erratico
PALE'
torre
nte S
ango
netto
orlo di scarpata
terrazzo
glaciolacustre
terrazzo
fluvioglaciale
rio Palè
rio Pairent
piana
torrentizia
MODELLAMENTO GLACIALE
Erosione, trasporto e deposizione
2
Il movimento del ghiaccio è la vera causa della morfogenesi glaciale, cioè dell'erosione che la massa
glaciale opera sulla superficie terrestre, scolpendo caratteristiche forme, trasportando detriti e
accumulandoli in vari modi.
Per capire meglio il meccanismo che ha portato alla formazione di questo apparato morenico si può pensare alla massa
glaciale del Sangonetto come ad una sostanza fluida e viscosa che si muove lentamente sul substrato roccioso (si pensi al
miele che fluisce lentamente su un biscotto inclinato). Durante il suo lento fluire verso valle il ghiacciaio ha eroso
(esarazione glaciale) i fianchi vallivi asportando frammenti rocciosi e trasportandoli a valle come una ruspa in movimento. I
materiali detritici cosÏ generati vengono indicati nella letteratura scientifica internazionale come till, termine con cui si
intende un sedimento trasportato e successivamente depositato da un ghiacciaio.
Generalmente, i vari depositi detritici (till),
si possono suddividere in tre tipologie
sulla
base
del
loro
ambiente
deposizionale, cioè a seconda della
posizione in cui si sedimentano rispetto
alla massa glaciale: sul fondo o
subglaciale (till basale), all'interno o
endoglaciale (till di alloggiamento), in
superficie o sopraglaciale (till di ablazione).
Ogni ambiente deposizionale così
individuato risulta caratterizzato da
processi differenti sia di trasporto che di
deposizione, che danno origine a forme e
depositi molto differenti fra loro. Le forme
di modellamento più spettacolari risultano
costituite dalle morene formate da till di
ablazione, che si sviluppano con maggiore
volume nella zona terminale del
ghiacciaio.
morena
deposito glaciale
deposito glaciale più antico
deposito fluviale
PUNTI DI OSSERVAZIONE
2
Forma di modellamento
1 - molto rimodellata
2 - rimodellata
3 - preservata
terrazzo glaciolacustre
attuale torrente Palè
OVEST
EST
Antico torrente glac iale
deposito fluviale
deposito lacustre
depositi glaciali di differenti età (il colore più scuro corrisponde ai depositi più antichi)
Grazie all'incisione operata dal Rio Palè, si coglie magnificamente uno spaccato dell'Anfiteatro Morenico, costituito da una
serie di cordoni morenici latero-frontali, più recenti da monte verso valle. Partendo da monte si può osservare ad Ovest
dell'Alpe Palè, il dosso erboso addossato al versante destro, alto circa 5 m e con uno sviluppo di 300 m (3 nello schema),
riconducibile ad un cordone morenico sostanzialmente integro. Spostando lo sguardo più a valle, poco oltre le baite si
individua un secondo dosso erboso, meno elevato del precedente e costellato di massi (massi erratici), anch'esso
interpretabile come un cordone morenico, parzialmente rimodellato da processi erosivi, intercorsi successivamente alla sua
messa in posto (2 nello schema). Più esternamente ancora, si può cogliere una tappa evolutiva del ghiacciaio del Sangonetto
più antica delle precedenti: una serie di massi, topograficamente a quote più basse, rappresenta la residua testimonianza di
una cerchia morenica più esterna, oggi quasi completamente smantellata dai processi erosivi (1 nello schema).
PUNTI DI OSSERVAZIONE
E' possibile ammirare l'Anfiteatro Morenico di Palè nelle sua parte interna,
rappresentata da una superficie pianeggiante, che originariamente costituiva
una depressione occupata da un lago intramorenico, progressivamente
interrato per gli apporti terrigeni del Rio Palè. Il successivo approfondimento del
letto del torrente ha portato alla formazione della scarpata di erosione che
borda il lato sinistro del terrazzo.
B
2
C
La collocazione di questo punto di osservazione, permette, oltre che di trovarsi sul filo di cresta di una morena, di cogliere
un'altro significativo scorcio dell'Anfiteatro Morenico di Palè e della testata del bacino del Sangonetto. A ridosso della
cappelletta di Pian Goraj si riconosce il profilo della morena laterale sinistra, lunga circa 500 m e, parzialmente in ombra, il
terrazzo glaciolacustre inciso dal Rio Palè.
E
Vista d'insieme dall'alto
dell'Anfiteatro Morenico di
Palè, evidenziato dall'assenza
di copertura arborea.
2/E
2/A
2/B
D
Massi erratici della cerchia morenica intermedia.
2/C
2/D
RICOSTRUZIONE EVOLUTIVA
1
5
Ghiacciaio
Depositi indifferenziati
Argine morenico esterno
Argine morenico interno
Torrente glaciale
Depositi
fluvioglaciali
Orlo di scarpata
Grafica di A. Barberis, 2003
Torrente glaciale
2
6
Argine morenico latero-frontale
Terrazzo glacio-lacustre
Argine morenico interno
Depositi glacio-lacustri
L'anfiteatro morenico di Palè risulta costituito dalla
Argine morenico intermedio
3
sovrapposizione di una serie di morene con grado di
Argine morenico annegato
in depositi fluvioglaciali
Massi erratici
modellamento
progressivamente
meno
evoluto
dall'esterno (Ovest) verso l'interno (Est). Le tappe principali
dell'evoluzione del paesaggio che hanno portato a quello
che noi attualmente vediamo, possono essere riassunte
negli schemi 1 - 6. La successione risulta costituita da tre
pulsazioni glaciali (cronologicamente compresa tra 22.000
e 15.000 anni), che vedevano l'edificazione di tre apparati
Argine morenico intermedio
4
morenici successivi (schemi 1; 3; 5) intervallate a fasi di
ritiro della massa glaciale (schemi 2; 4; 6) durante le quali
Torrente glaciale
l'acqua di fusione glaciale tendeva a smaltellare la morena
o mascherarla con i detriti. Nelle pulsazioni tardiglaciali
(cronologicamente compresa tra 14.000 e 8.300), si
dovette assistere prima al colmamento poi all'incisione del
lago glaciale (terrazzo glacio-lacustre), oggi parzialmente
preservato a monte di Palè, mentre si depositarono altri
Ovest
Est
apparati morenici più arretrati presso l'Alpe Giaveno.
2
VARIE - OSSERVAZIONI
Riferimenti bibliografici
Carton A. & Pelfini M. (1988) - Forme del paesaggio d'alta montagna. Zanichelli Editore, 134 pp.
Baggio P., Giardino M. & Mercalli L. (2003) - Val Sangone: Climi e Forme del Paesaggio - da due milioni di anni fa ad oggi.
Ed. SMS, 197 pp.
2
Documenti grafici ed iconografici di Paolo Baggio modificati graficamente in alcuni casi da A. Barbero.
Appunti di viaggio
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ANFITEATRO MORENICO
DI PALE'
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PERCORSO DELLA VAL SANGONETTO
ROCCA DEL MONTONE
La Rocca del Montone è una singolare bastionata rocciosa visibile
anche dalla pianura; questa risulta alta 75 m, larga 250 m ed è
suddivisa in due grossi speroni separati l'uno dall'altro da una
profonda fenditura (in parte riempita da detrito).
Questo geosito è stato scelto per le sue peculiari caratteristiche di
bellezza e per la possibilità di osservare i vari stili di deformazione
delle rocce, rappresentati qui da pieghe (* nella figura) e da giunti e
faglie (**). Pieghe e giunti rappresentano la diversa risposta che i corpi
rocciosi offrono alla deformazione e cioè "duttile" nel primo caso e
"fragile" nel secondo caso.
Per quanto riguarda le pieghe, queste risultano una buona palestra
per la comprensione dei meccanismi deformativi che le hanno
generate, nonché delle differenti scale di osservazione delle strutture
geologiche (dalla scala dell'intero versante montuoso, a quella
metrico-decametrica del singolo affioramento).
Per quanto riguarda le deformazioni fragili è possibile apprezzare in
questo geosito il loro rapporto geometrico di intersezione con le
strutture precedenti (duttili).
ROCCA DEL MONTONE
*
**
Gneiss
Serpentiniti
Calcescisti
LEGENDA
Depositi detritici
Depositi torrentizi
3
OROGENESI ALPINA
Capita a tutti, durante un'escursione in montagna, di vedere grandi pareti di rocce apparentemente stratificate che
disegnano ondulazioni o pieghe più o meno complesse. Queste curiose formazioni rocciose sono il risultato di enormi sforzi
sprigionati durante la collisione tra due placche continentali (settentrionale "europea" e meridionale "africana"), che ha
portato alla formazione ed al sollevamento della catena alpina, mediante piegamenti e accavallamenti degli "strati" rocciosi;
questo complesso fenomeno è conosciuto come Orogenesi Alpina.
La Rocca del Montone
rappresenta una piccola
porzione
di
margine
continentale caratteriz-
3
zato, in questa località,
da rocce metamorfiche*
gneissiche (gneiss tipo
"Luserna"**; DLG nella
carta geologica).
* Roccia metamorfica: roccia originariamente ignea o sedimentaria, le cui
Stralcio della Carta Geologica
d'Italia alla scala 1:50.000 Foglio 154 "SUSA" e profilo del
settore dell'alta Val Sangonetto.
caratteristiche ed i componenti primari sono stati trasformati per effetto della
temperatura, della pressione e/o dei fluidi.
** Roccia metamorfica ricca di quarzo e feldspati che deriva dalla trasformazione di un
originario granito.
MODELLO EVOLUTIVO DI CONVERGENZA E COLLISIONE FRA LE PLACCHE CONTINENTALI
Fra 100 e 40 milioni di anni fa, la
"Placca Africana"
"Placca Europea"
placca europea e quella africana
Fossa
erano separate da un antico bacino
oceanico - l'Oceano Piemontese Mantello litosferico
che
venne
consumato
progressivamente
per
effetto
del
trascinamento in profondità della
crosta oceanica (subduzione). Da 40 milioni di anni fa al presente, dopo la
completa chiusura dell'antico bacino oceanico, le due placche vennero a
collidere, deformando sia porzioni relitte della crosta oceanica, sia i relativi
margini continentali. Il forte inspessimento della crosta terrestre nella zona di
collisione ha comportato il sollevamento della catena alpina. L'energica
azione erosiva degli agenti di modellamento superficiale permette oggi di
osservare a vari livelli le tracce di questo lungo processo.
PUNTI DI OSSERVAZIONE
Monte Salancia
A
Calcescisti
3
Gneiss
cordone di nevato
Da questo punto di osservazione si abbraccia la bastionata gneissica della
Rocca del Montone, che contrasta, per l'asprezza delle sue forme, con le
morbide pendici del Monte Salancia modellate nei calcescisti*. Alla base
del torrione occidentale (sinistra) è presente un festone detritico che si
forma per lo scivolamento di elementi lapidei sul manto nevoso nei periodi
invernali (cordone o arco di nevato).
* Calcescisti: rocce metamorfiche fortemente scistose che derivano da
originarie rocce sedimentarie carbonatico - argillose.
Sulla sommità dello sperone roccioso occidentale sono presenti alcune
"coppelle", caratteristiche scodelle scavate dall'uomo nella pietra, alle
quali sono state attribuiti significati molteplici (religiosi, sacrificali,
simbolici).
C
PUNTI DI OSSERVAZIONE
B
3
Sul fianco occidentale della Rocca del Montone si osserva in tutta la sua evidenza una piega cilindrica a scala
decametrica, con pieghe minori "parassite" a forma di "M", in corrispondenza della zona di cerniera. Sono riconoscibili
anche due piani di faglia normali che dislocano la piega con uno spostamento dell'ordine del decimetro.
3/C
3/B
3/A
Faglia
CAUSE ED EFFETTI DEI MOVIMENTI CROSTALI
All'interno della crosta terrestre le rocce sono
sottoposte a forti sollecitazioni (sforzi) per effetto
dei movimenti della crosta stessa. L'insieme di
questi movimenti è regolato dalla tettonica globale
del nostro pianeta che, in relazione ai diversi
ambienti
geodinamici
(margini
di
placca
continentale, dorsali medio-oceaniche, zone di
subduzione,
etc.)
determina
diversi
tipi
di
sollecitazioni nelle rocce.
Le sollecitazioni a cui sono esposte le rocce
possono
essere
principalmente
di
tipo
compressivo, con effetti di diminuzione del volume
roccioso, o di tipo tensionale, con effetti di
estensione. La risposta delle rocce agli sforzi
compressivi o tensionali sono le strutture deformative che noi possiamo osservare direttamente sull'affioramento. La
risposta delle rocce inoltre può essere di tipo "duttile" se non vi è perdita di continuità nell'oggetto deformato (come ad
esempio nello sviluppo delle pieghe) o di tipo fragile se la roccia appare fratturata o fagliata, cioè se si sono sviluppate
delle "rotture", con perdita di "continuità" nell'ammasso roccioso.
Fia
nco
Le pieghe si possono sviluppare a scale molto diverse: da quella
millimetrica o sub-millimetrica, visibili solo con l'ausilio di un microscopio,
Fia
nco
sup
a quella della catena montuosa. La loro geometria può essere molto varia
erf
icie
ass
iale
a seconda della forma della cerniera (acuta, arrotondata, ispessita),
dell'angolo tra i fianchi, della disposizione della superficie assiale, della
CERNIERA
lunghezza d'onda. Quando pieghe di
diversa
FIANCHI
lunghezza
d'onda
associate tra loro si parla di pieghe
parassite di ordine minore associate a
pieghe
di
ordine
maggiore
zona di cerniera (geometria a M) e nei
fianchi (geometria a S o a Z). Pieghe
parassite sono visibili nella piega
SUPERFICIE ASSIALE
Gli elementi di una piega
pieghe
asimmetriche a Z
che
presentano morfologia differente nella
ASSE
pieghe
simmetriche a M
sono
decametrica di Rocca del Montone.
pieghe
asimmetriche a S
3
CAUSE ED EFFETTI DEI MOVIMENTI CROSTALI
Le faglie e i giunti
Quando la roccia si frattura e perde di continuità nella deformazione, l'espressione di questo processo è lo sviluppo di
giunti aperti o mineralizzati. Quando lungo il piano di frattura si osserva un movimento relativo dei due blocchi rocciosi si
parla di faglia. Se il piano di faglia non è verticale i due blocchi rocciosi delimitati dalla faglia sono definiti rispettivamente
tetto (la porzione che sta "sopra") e letto (la porzione che sta "sotto"), due termini ereditati dal linguaggio minerario.
A seconda del movimento del tetto rispetto al letto si distinguono faglie normali, in cui il tetto si abbassa rispetto al letto e
si ha come effetto una estensione dell'intero blocco roccioso, e faglie inverse, quando il tetto si alza rispetto al letto, con
3
effetto di raccorciamento del blocco roccioso. Il movimento del tetto e del letto è essenzialmente verticale.
TETTO
piano
di faglia
LETTO
Faglia inversa
Faglia normale
Si parla di faglie trascorrenti, quando non si distinguono tetto e letto poichè il
piano di faglia è verticale e il movimento è essenzialmente orizzontale.
Riferimenti bibliografici
Boccaletti M. & Tortorici L. (1987) - Appunti di geologia strutturale. Patron Editore.
Bosellini A (1985) - Le Scienze della Terra. Italo Bovolenta Editore.
Documenti grafici ed iconografici di Giovanni Mortara, Paolo Baggio e Paola Cadoppi.
Appunti di viaggio
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DEL MONTONE
Faglia tracorrente
PERCORSO DELLA VAL SANGONETTO
COLLE DEL VENTO
Il Colle del Vento (A) è un
singolare
esempio
di
spartiacque, una sorta di
"grondaia" separata fra la
Valle del Sangonetto (1) e la
Val Gravio di Villarfocchiado
(2). Questo geosito è stato
scelto per la bellezza del
1
contesto ambientale in cui è
inserito ma sopratutto per il
A
suo significato morfologico
perchè
ci
consente
di
osservare la testimonianza
di
un
fenomeno
di
deviazione fluviale avvenuto
2
nel passato geologico, noto
come "cattura di testata".
I due bacini del Gravio di Villarfocchiardo (2) e del
Sangonetto (1), che convergono al Colle del Vento,
si differenziano per il grado di erosione e per la loro
quota altimetrica: il Gravio (posto inferiormente) ha
A
progressivamente arretrato la propria testata fino
alla "cattura" di parte dell'alta valle del Sangonetto,
2
1
per effetto dell'erosione rimontante; il Sangonetto
(in posizione superiore) ha pertanto subìto una
riduzione di dimensioni nella sua parte sommitale
che un tempo si estendeva verso Ovest ben oltre il
Colle del Vento.
Ripresa aerea del Colle del Vento,
tratta dal volo "Alluvione 2000" (CGR)
4
CATTURA DI TESTATA
Dall'analisi delle forme del paesaggio dell'alto bacino della Val
Sangonetto si osserva un assetto morfologico molto
particolare,
riconducibile
dall'approfondimento
alle
modificazioni
erosionale
indotte
contemporaneo
e
successivo ai fenomeni glaciali che hanno dominato in gran
1
parte la morfologia di questo settore alpino. Gli elementi di
A
maggiore interesse per la ricostruzione dell'evoluzione del
B
paesaggio della Val Sangonetto sono:
trasversale), dal M. Pian Real al Monte Muretto), dalla quale
2
prendono origine due direttrici di drenaggio fra loro parallele,
una (Rio Pairent) proveniente dal Colle del Vento (2231 m) e l'altra (Rio Palè) dal Colle delle Vallette (2303 m):
- l'assenza, nella porzione di testata, di tracce riconducibili ad un circo glaciale, come invece sarebbe logico attendersi
data l'importanza della massa glaciale del Sangonetto durante l'ultima espansione glaciale;
- la forte asimmetria della cresta spartiacque: a Ovest rappresentata da una ripida scarpata, mentre ad Est da un dolce
pendio degradante verso la Val Sangone;
- il profilo longitudinale dell'alta Val Sangonetto, il quale nella sua prosecuzione virtuale oltre lo spartiacque verso l'attigua
Valle del Gravio di Villarfocchiardo si raccorda altimetricamente con le culminazioni tra Punta Pian Pais (2738 m) e Monte
Rocciavrè (2778 m).
Questi elementi consentono
Graphic by A. Barberis, 2003
Situazione originaria
2
TTO
ONE
B
SAN
G
2
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Valle G
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AV
IO
RA
1
B
ipotizzare
originariamente
GR
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di
1
RIP
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le
l
la
che
testata
della Val Sangonetto era
posta in posizione molto più
arretrata di quella attuale,
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Sang
1
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2
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Colle del Vento
SAN
Situazione odierna
IO
A
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2
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1
A
TO
grossomodo sino al settore
DO
RA
4
- la testata del Sangonetto molto larga (circa 1700 m in senso
della
dorsale
Cristalliera-
Rocciavrè.
1 - bacino del Sangonetto
2 - bacino del Gravio
A - Colle del Vento
B - antico spartiacque
In un momento non meglio precisabile successivo alla massima espansione glaciale, l'incisiva azione del Torrente Gravio
determinò un rapido approfondimento erosionale del fondovalle ed un arretramento della testata a spese di quello del
Sangonetto che venne così "catturato".
PUNTI DI OSSERVAZIONE
Dal punto di osservazione B si percepisce la collocazione
dell'antica testata della Valle Sangonetto (sullo sfondo)
che si raccordava con le attuali cime di Pian Pais (1), del
Colletto (2) e della Cristalliera (3).
4
Dal punto di osservazione A si nota l'asimmetria della
cresta spartiacque dell'attuale testata del Sangonetto,
troncata ad Ovest (bordo destro della foto) della scarpata
di erosione verso la Valle del Gravio di Villarfocchiardo.
4/A
4/B
4/C
0
500
1000 m
Dal punto di osservazione C sono evidenti le differenti caratteristiche delle valli che convergono al Colle del Vento: la
Val Sangonetto poco incisa e sub-pianeggiante nel suo settore sommitale, la Val Gravio, affluente della Valle Susa,
molto più approfondita ed inclinata.
VARIE - OSSERVAZIONI
LEGENDA
Contesto geologico della "cattura di testata"
1 M. Luzera
C
4
2 Rocca del Montone
Il fenomeno di cattura è stato probabilmente
3 M. Muretto
4 C.le del Vento
favorito anche dal particolare assetto geologico
5 P. Costabruna
strutturale di quest'area e dalla sua evoluzione
6 M. Pian Real
tettonica e gravitativa recente; si possono a
BACINI IDROGRAFICI
questo proposito segnalare:
6
A
Sangonetto
- la presenza di un importante contatto tettonico
B
Gravio
verticale fra le maggiori unità lito-strutturali
C
Rocciavrè
dell'area, come è visibile dalla sezione geologica
a lato;
5
3
4
- le scadenti caratteristiche geomeccaniche dell'ammasso
roccioso, fortemente fratturato nel settore di spartiacque;
- il ruolo delle deformazioni gravitative profonde di versante lungo
B
tutto lo spartiacque fra la Val Sangone e la Valle di Susa (1,2 e 3);
- la diffusa presenza di copertura detritica nel bacino del Gravio
alla quale sono associati estesi apparati morenici ed importanti
rock glacier, come quello della Cassafrera (in primo piano nella foto
a lato).
Riferimenti bibliografici
Baggio P., Giardino M. & Mercalli L. (2003) - Val Sangone: Climi e Forme del Paesaggio - da due milioni di anni fa ad oggi.
Ed. SMS, 197 pp.
Documenti grafici ed iconografici di Paolo Baggio.
Appunti di viaggio
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COLLE DEL VENTO
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