18/4/2013 - Fondazione CR Firenze

annuncio pubblicitario
Progetto sostenuto dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze
Ictus, si può curare, ma soprattutto prevenire
Al via piano regionale informativo e di ricerca
L’ictus è una delle malattie più frequenti, gravi e invalidanti. Ma è una malattia che si può curare, e
prima di tutto prevenire, mettendo in pratica comportamenti e stili di vita corretti. Il 20 aprile è la
giornata nazionale dell’ictus. Per presentarla, e illustrare le linee della corretta prevenzione e
l’organizzazione degli ospedali toscani per la cura di questa patologia, spiega una nota dell’Ufficio
stampa della Giunta regionale, l’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni ha tenuto stamani una
conferenza stampa in Palazzo Strozzi Sacrati. Erano con lui Domenico Inzitari, responsabile del
reparto Stroke Unit e Neurologia di Careggi, Antonio Panti, presidente dell’Ordine dei medici di
Firenze, Luigi Rossi, presidente dell’Associazione ALICe (Associazione per la lotta all’ictus
cerebrale) Toscana, Alessandro Viviani, presidente ALICe Firenze, e Pierluigi Rossi Ferrini,
vicepresidente Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che ha finanziato il Progetto Ictus
“Comunicazione & Innovazione”.
“Come assessorato, assieme al Consiglio sanitario regionale e ai professionisti esperti
nell’affrontare tutte le fasi della cura – ha dichiarato l’assessore Marroni – siamo impegnati in un
tavolo di lavoro che porterà alla strutturazione di un piano regionale all’avanguardia per la
prevenzione e il trattamento dell’ictus, inserito nel programma globale delle azioni integrate di
riorganizzazione avviate con l’inizio di quest’anno. L’obiettivo è quello di produrre entro il 2013 un
piano organizzativo dettagliato”. “La maggior parte delle persone, anche quelle con rischio molto
alto, non conoscono o non pensano all’ictus – ha osservato il professor Inzitari – Conoscere e curare
i fattori di rischio e riconoscere i sintomi di allarme sono i punti cardine della battaglia contro
l’ictus. I medici di famiglia devono essere opportunamente formati e addestrati, e la rete degli
ospedali deve essere organizzata e coordinata al meglio per applicare a tutti i cittadini le cure e le
forme di assistenza più moderne ed efficaci”.
“L’Ente Cassa di Risparmio di Firenze – ha sottolineato il professor Pierluigi Rossi Ferrini,
vicepresidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze – ha sostenuto il progetto del professor
Inzitari che ha lo scopo di una corretta informazione alla popolazione, la riduzione del rischio,
l’offerta in tutti i centri toscani della cura più efficace, resa possibile dalla precocità della diagnosi.
Tutto questo in un ambito regionale, organizzando la comunicazione in tempo reale di dati clinici,
strumentali e di laboratorio. La centralizzazione dei dati potrà favorire anche la individuazione di
elementi prognostici validi. Devo sottolineare il fatto che, nel progetto, sono coinvolti l’Ente Cassa
di Risparmio di Firenze, ALICe ed altri, oltre che, naturalmente ed in modo determinante, la
Regione Toscana: l’integrazione tra pubblico e privato dovrebbe essere considerata un buon
esempio da imitare nella visione di un ‘secondo Welfare’’’.
Ictus: le dimensioni del problema, in Italia e in Toscana
L’ictus cerebrale è una delle malattie più frequenti e gravi in termini di mortalità ed esiti invalidanti.
In Italia, i casi di ictus sono circa 200.000 l’anno, e le morti attribuibili alle malattie
cerebrovascolari sono 69.000 ogni anno. 930.000 l’anno le persone che ne portano le conseguenze
invalidanti, e l’handicap conseguente all’ictus è causa di costi elevati per le famiglie, il sistema
sanitario e la società intera. Il numero di DALY (Disability Adjusted Life Year), un indicatore che
valuta il numero di anni di vita attiva persi a causa di morte prematura e disabilità, è di 4 DALY
persi per ictus ogni 1.000 abitanti, per un totale di 230.000 DALY persi ogni anno in Italia. La spesa
annuale per l’assistenza all’ictus cerebrale in Italia è stimata intorno ai 3,5 miliardi di euro. In
Toscana, i casi di ictus sono circa 10.000 l’anno. Nei paesi industrializzati la spesa diretta per l’ictus
equivale allo 0,27% del Pil. Considerando che il Pil della Toscana è di circa 104 miliardi di euro, la
spesa a carico del Servizio sanitario nazionale per l’ictus ammonta a circa 280 milioni di euro
l’anno.
Prevenzione e informazione
La prevenzione dell’ictus cerebrale è basata sulle conoscenze, ormai molto avanzate, di una serie di
fattori che aumentano il rischio della malattia. Oltre ai fattori non modificabili, vi sono fattori
acquisiti come ipertensione arteriosa, diabete, dislipidemia, obesità, fumo, aritmie cardiache, molti
dei quali collegati a stili di vita poco corretti: fumo, droghe, abuso di alcolici, consumo eccessivo di
zuccheri e grassi animali, scarsa attività fisica. Molte di queste abitudini cominciano in età
giovanile, per questo sono fondamentali interventi educativi che coinvolgano la famiglia e la scuola.
Un’indagine svolta dal Censis, coordinata dal Dipartimento di scienze neurologiche e psichiatriche
dell’Università di Firenze, ha dimostrato che i livelli di conoscenza e consapevolezza da parte della
popolazione nei confronti dell’ictus sono attualmente molto bassi. Per questo ALICe ha condotto
campagne nazionali (“Il tempo è cervello”, “3R”: ridurre il rischio, riconoscere i sintomi, reagire)
con l’obiettivo di informare la popolazione sui fattori di rischio e i sintomi che possono annunciare
l’imminente insorgenza di un ictus cerebrale. Alla non conoscenza di questi sintomi è imputabile
una serie di ritardi temporali che precludono l’effettuazione di interventi terapeutici atti a curare
tempestivamente l’ictus fin dal suo presentarsi. Fondamentale, nella prevenzione, il ruolo dei
medici di famiglia. Il progetto regionale Chronic Care Model prevede un’azione specifica per
l’ictus, che coinvolge appunto i Mmg.
Fase acuta (emergenza e degenza ospedaliera)
Negli ultimi 15 anni, l’evidenza scientifica ha definitamente provato l’efficacia nel ridurre la
mortalità e la disabilità conseguente all’ictus cerebrale acuto. La trombolisi endovenosa, da
effettuarsi entro 4 ore e mezzo dall’insorgenza dei primi sintomi, è il provvedimento terapeutico più
sicuro per salvare vite e ridurre la mortalità in questo spazio temporale. Un paziente trattato in
modo appropriato con la trombolisi ha mediamente oltre il 50% di probabilità di essere restituito a
una vita del tutto normale. Il fattore tempo è l’elemento cruciale sia di efficacia che di sicurezza. Se
il paziente viene trattato nella “golden hour”, entro 60 minuti dall’insorgenza dei sintomi, le
probabilità di un esito favorevole sono 4 volte più elevate.
Per garantire il rispetto dei tempi di intervento per l’applicazione del trattamento fibrinolitico è
necessario un assetto organizzativo che preveda una via assistenziale specifica per la patologia
ictale, garantita da personale di provenienza multidisciplinare e multiprofessionale, organizzata in
stroke team già operativo alla porta dell’Ospedale (Dipartimento di Emergenza-Urgenza). E’
opportuno, per permettere la fruizione di un tale trattamento tempo dipendente, che tutti i Presidi
Ospedalieri possano fornire questa terapia in sicurezza.
La degenza successiva al trattamento in DEU da parte dello stroke team trova oggi
nell’organizzazione dell’Ospedale per intensità di Cure in avanzata fase di realizzazione nella
Regione Toscana il miglior setting assistenziale adeguato per tutte le diverse criticità del paziente
ictato nella fase successivamente alla fase acuta. Analogamente a quanto avviene per patologie
acute tempo dipendenti, una volta superata la fase acutissima (vedi malattie ischemiche di cuore,
interventi endovascolari, ecc.).
Fase post-ospedaliera e continuità dell’assistenza
Una volta dimesso dall’ospedale, il paziente deve essere avviato verso una struttura specializzata
nella riabilitazione intensiva post-acuta dell’ictus e ad un percorso che garantisca comunque la
tempestività, l’appropriatezza e la continuità degli interventi riabilitativi finalizzati al migliore
recupero funzionale e al reinserimento sociale.
Scarica