Welfare di comunità e buone pratiche sociali

Welfare di comunità e buone
pratiche sociali
Ferrara , 2 dicembre 2011
Ruggero villani
Elementi di contesto
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Ridefinizione dei paradigmi economici
•
Evoluzione del sistema di welfare
•
Modificazione dei soggetti e degli ambiti
territoriali delle politiche
Ridefinizione dei paradigmi economici
Fig.1 - Pil per abitante e livello di soddisfazione in Italia
Fonte: lezione magistrale del Governatore della Banca d’Italia Draghi
Ancona 5 novembre 2010
Ridefinizione dei paradigmi economici
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indipendenza fra gli indicatori di percezione soggettiva della
qualità della vita e le misure quantitative di reddito e ricchezza
superamento del PIL e nuovi indicatori di benessere
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commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi “Commissione sulla
Misurazione della Performance Economica e del Progresso
Sociale”
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I. Standard materiali di vita (reddito, consumi e ricchezza); II. Salute;
III. Istruzione; IV. Attività personali compreso il lavoro ;
V. Opinione politica; VI. Integrazione e relazioni sociali;. VII. Ambiente (presenti e future condizioni); VIII. Insicurezza, di tipo economico, nonché di natura fisica. Evoluzione del sistema di welfare
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Crisi dei sistemi di welfare come quello
italiano (e più in generale dell’Europa
continentale):
 la crescente difficoltà a dare risposte attraverso
erogazioni monetarie (pensioni, sussidi vari, redditi di
cittadinanza, ecc.) piuttosto che sull’offerta di servizi;
 la crescente differenziazione dei bisogni (a tutti i
livelli: per generi, ambiti territoriali, etc.) che ha reso
via via sempre più inefficaci le risposte standardizzate
offerte dalle pubbliche amministrazione
Non Profit e policy nazionali (II)
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Principali fondi statali a carattere sociale (milioni di euro)
Fondo nazionale politiche sociali
Fondo politiche per la famiglia
Fondo per la non autosufficienza
Fondo per le politiche giovanili
Fondo servizi per l’infanzia‐Piano Nidi
Fondo sociale per l’affitto
Fondo per il servizio civile
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2008
2009
2010
2011
929,3
583,9
453,3
275
346,5
186
185,3
52,5
300
400
400
0
137,4
79,8
94,1
32,9
100
100
0
0
205,6
161,1
143,8
33,5
299,6
171,4
170,3
113
Fonte: A. Misiani, Finanziaria 2011: fine delle politiche sociali e legge di stabilità 2011
Evoluzione demografica traino dei nuovi bisogni
 nel 2030, popolazione over 65 pari a 26% (+35% in venti
anni)
 nel 2040, persone con malattie cronico degenerative o
disabilità pari a 6,7 (10,7%); nel 2010 pari a 4,1 (6,7%)
 nel 2030, il tasso di dipendenza anziani sarà pari a 43,7%
(nel 2010 risulta pari a 30,9%) e creerà un forte squilibrio
del sistema pensionistico
 La spesa sociale è pari al 27,8% del PIL (media europea
26,4%)
 La spesa pensionistica pesa relativamente molto sulla spesa
sociale: 3.404 € pro-capite su un totale di €5.880 (media
europea 2.504 €)
Fonte: Censis 2010
Evoluzione dei modelli di welfare
Nelle politiche pubbliche l’impatto ha generato:
un forte «stress» del modello di welfare italiano evidenziando una frattura o addirittura due distinti livelli:
Primo Livello: erogazione di beni essenziali (universalistici) di welfare( su cui individuare LEA) a carico dell’Ente Pubblico
Secondo Livello: beni/servizi che lo Stato non riesci a erogare e/o finanziare; la produzione sarà garantita da soggetti privati (profit e/o non profit) La definizione di politiche sociali rimanda al modello di welfare entro cui le politiche vanno agite
Fig. 2 - Possibili modalità di sviluppo del Welfare State
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Fonte: Pestoff, V. (2005) Beyond the Market and State. Civil Democracy and Social
Enterprises in a Welfare Society, Aldershot, UK and Brookfield, NJ.
Evoluzione del sistema di welfare
•
Welfare ad un bivio:
 un pluralismo societario, in cui i soggetti
dell’economia sociale acquisiscono un ruolo di rilievo,
come alternativa al pubblico o al privato for profit;
 una privatizzazione dominante, in cui la sfera for
profit andrà a sostituire il ruolo finora assunto dallo
Stato, senza modificare il ruolo complementare
assunto dai soggetti dell’economia sociale.
Soggetti e ambiti territoriali di policy
•
Duplice spinta delle politiche
 Crescita dell’incidenza della politica comunitaria
 Indebolimento/rafforzamento del livello statale
 Processo federalista annunciato ma bloccato
•
Quale livello territoriale nella definizione dei
modelli di welfare?
Europa e riconoscimento del ruolo delle OES
•
Riconoscimento delle istituzioni
comunitarie del ruolo delle OES:
Risoluzione del Parlamento Europeo “Rapporto
sull’Economia Sociale”, approvato il 19 febbraio 2009
Europa 2020 (propone Economia Sociale di Mercato)
3/3/2010
Single Market Act (adottato dalla Comm. Europea il 13 aprile
2011)
Social Investiment - Social Innovation
Quale approccio?
•
Contesto:



•
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Ridefinizione dei paradigmi economici
Evoluzione del sistema di welfare
Modificazione della cornice di policy
Approccio difensivo: perimetrare e difendere la nicchia acquisita
Approccio pro-attivo:affermazione e perseguimento di una
democrazia economica e di un welfare plurale.
Necessità del superamento del modello dicotomico
Stato-Mercato: la prospettiva dell’economia civile
•Nella modello dicotomico, la società civile non gioca un ruolo
specifico in economia
•Sussidiarietà circolare
Nuovi paradigmi economici (I)
•
IL CAPITALISMO È SOTTO ASSEDIO E OCCORRE
REINVENTARLO. Lo sostiene, nell’ampio saggio che caratterizza il
numero di gennaio 2011 di Harvard Business Review, quello che oggi
può essere a buona ragione considerato il maggiore pensatore
contemporaneo di business e management: Michael Porter (con Mark
Kramer
•
Imprese «intrappolate in un approccio superato alla
creazione del valore» che si è imposto negli ultimi trent’anni.
Un approccio miope, focalizzato sul breve termine, incurante dei
veri bisogni dei clienti e dei fattori di più ampia portata che
possono garantire un successo di lungo termine. Quali fattori?
•
Non è una questione di tipo redistributivo, la tesi coraggiosa
di Porter è che la competitività di un’impresa e il benessere
della comunità circostante sono strettamente interconnessi
Nuove metriche
Tot. risparmi generati/spese
evitate alla P.A.
€ 7.082.052,15
Tot.
contributi/Esenzioni/ricevute
€ 3.942.144,39
Differenza
€ 3.139.907,76
Il valore creato totale da 29 cooperative nel bresciano (€ 3.139.907,76),
Suddiviso nelle singole classi di svantaggio, permette di calcolare il valore
medio per tipologia di svantaggio. Il valore medio creato per l’inserimento
di un soggetto:
• con invalidità è di € 4.689;
• con disagio psichiatrico è € 5.346;
• con problemi di dipendenze è € 3.034;
• in misure alternative al carcere è € 9.918;
• in minore età, con disagio sociale è € 1.281;
• con disagio sociale non certificato è € 5.931.
•
Elisa Chiaf - Università degli Studi di Brescia e Socialis
Nuova metrica per le organizzazioni dell’economia sociale
•
•
Ma il tasso di recidiva dei carcerati?
Evitare la tentazione alla “prassi del risparmio”

Rischio di isomorfismo della dimensione sociale a quella
economica

tensione verso un modello strumentale
•
produzione sistematica di dati quantitativi e qualitativi
(autoproduzione della singola cooperativa e processi
consolidati di aggregazione di dati sui vari livelli territoriali)
•
definizione di una metrica che quantifichi il valore aggiunto
apportato dalla cooperazione di inserimento lavorativo nelle
sue varie dimensioni
(II) Valore aggiunto delle politiche sociali
VALORE
ECONOMICO
•
VALORE SOCIALE
VALORE
CULTURALE
VALORE
ISTITUZIONALE
apporto in termini di aumento (o non consumo) di ricchezza materiale, economica e
finanziaria (investimento, risparmio), che una OTS produce attraverso la sua attività
”
specifica.
contributo specifico in termini di produzione di beni relazionali (dimensione relazionale
interna) e creazione di capitale sociale (dimensione relazionale esterna).
apporto specifico in termini di diffusione di valori (equità, tolleranza, solidarietà,
mutualità), coerenti con la propria mission, nella comunità circostante
apporto in termini di rafforzamento della sussidiarietà orizzontale, dei rapporti intraistituzionali e inter-istituzionali
+ Valore Ambientale
•Capacità di valorizzare il cap. ambientale
•Capacità di conservare il cap. ambientale
Politiche a valore aggiunto
Politiche a maggiore valore aggiunto. Tali politiche si fondano su una concezione delle organizzazioni dell’economia sociale che considera la capacità di tali organizzazioni di generare sia valore strumentale – esse sono uno strumento importante per conseguire i fini che la società ritiene prioritari – sia espressivo – esse consentono alle persone di esprimere i valori, le identità e le motivazioni che orientano le opere. Ciò permette agli interventi di massimizzare non solo la dimensione produttiva ed economico‐finanziaria delle organizzazioni, ma anche quella culturale, sociale ed istituzionale, con particolare riferimento alla produzione di beni relazionali.
Politiche a minor costo
•
Politiche a minore costo. In effetti la considerazione delle attività sia sotto il profilo strumentale che sotto quello espressivo, consente di definire interventi e modalità che massimizzano la capacità di soggetti di attivare risorse comunitarie(socializzare le risorse) , permettendo, fra le altre cose, di abbattere il costo economico nella erogazione di servizi di pubblica utilità. Va sottolineato che tale risparmio avviene laddove si riscontra maggiore imprenditorialità civile. Politiche capacitanti
•
politiche capacitanti, intendendo con questo termine l’orientamento delle attività rispetto alla centralità della persona, teso non solo ad agire sulla sua condizione di vita ma cercando di migliorare le sue «capability»
ossia le reali alternative di scelta possedute dai cittadini per migliorare il proprio ben‐essere (Amarthia Sen) Grazie ! [email protected]
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