Club Alpino Italiano - Sezione di Parma
Alta Val Parma
Lagoni - Badignana
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Partenza: Lagoni, m.1342
Dislivello complessivo in salita: m.540
Tempo complessivo: 5,00 ore
Periodo consigliato: Aprile-Novembre
Difficoltà: E
Cartografia: Parco dei Cento Laghi, Regione Emilia-Romagna, Club Alpino Italiano
– “Le Valli del Cedra e del Parma”, carta escursionistica 1:25.000, ed.2005, Reggio
Emilia
Accesso: da Parma si prende per Langhirano, Corniglio e Bosco. Dopo Bosco ai
Cancelli di accesso al Parco si svolta a sinistra e dopo circa 6 km si giunge al
piazzale dei Lagoni.
Punti di appoggio: Rifugio Lagoni (0521.889118); Cap.ne del L. Scuro e Cap.ne di
Badignana (rifugi non gestiti – 0521.354112)
I Lagoni in una giornata autunnale visti dal sentiero 711
Relazione
Dal piazzale dei Lagoni (1342) la risalita del sentiero 711 verso il bacino del Lago Scuro si
sviluppa inizialmente attraverso una faggeta ad alto fusto. Se si pone attenzione alla
conformazione morfologica del terreno, è ben evidente la presenza di una lingua di detriti
che risale lentamente il monte sul quale si sviluppa il sentiero. Siamo in presenza di un
deposito morenico laterale1 (1) delimitante il fianco occidentale della lingua glaciale che si
sviluppava in questo settore dell’Appennino. Qua e là ben evidente la presenza di massi
erratici2 (2) depositati dal ghiacciaio durante il ritiro.
Intorno a quota 1425 (3) la visione del sottostante Lago Gemio superiore permette di
rilevare uno stadio di senescenza dei bacini lacustri delle nostre montagne: il settore verso
meridione è interessato dal graduale interramento determinato dal cono di deiezione3
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dell’immissario del lago stesso che, apportandovi detriti, determinerà la futura creazione di
una torbiera4. Tra i due laghi Gemini inferiore e superiore è ben evidente la presenza di un
gruppo roccioso arrotondato: una roccia montonata5.
Abbandonato il deposito morenico sul quale si cammina, il percorso si sviluppa
sostanzialmente sull’arenaria macigno6. Verso destra, salendo (4), sono ben evidenti piani
inclinati di roccia che mostrano la stratificazione dell’arenaria: sono gli effetti del distacco
di frane provocate dallo scivolamento degli strati di arenaria non più sorretti dal sottostante
ghiacciaio.
Continuando la salita sono evidenti le tracce del lavoro dell’uomo che sottoforma di
boscaioli, carbonai e mulattieri necessitavano per le loro attività di solidi sentieri su cui
poter far transitare la soma. Interessante a questo riguardo è la presenza di una piccola
serie di tornanti selciati (5) ben costruiti e conservati, oltre agli accumuli laterali di
materiale roccioso per creare e rispettare il più possibile la pendenza costante della
mulattiera. A quota 1460 (6) si fiancheggia sulla sinistra una importante e suggestiva serie
di rocce montonate dalle quali è possibile una visione panoramica del sottostante bacino
dei Lagoni: da notare la conformazione valliva ad U, effetto dell’esarazione glaciale7. A
ben guardare, le rocce montonate su cui siete evidenziano incisioni longitudinali parallele
da non confondere con le fessurazioni dell’arenaria. Queste furono provocate dallo
sfregamento di rocce che, inglobate nella pagina inferiore e profonda della massa glaciale,
vennero trascinate dal ghiacciaio nel suo lento slittamento verso valle. Inoltre, sulla
superficie di queste rocce sono presenti alcuni esempi di massi erratici in equilibrio.
I fenomeni erosivi glaciali evidenti sulle rocce che affiancano il sentiero di salita
Altro carattere significativo evidente sulle rocce montonate sono le erroneamente definite
marmitte dei giganti, attribuite agli effetti di erosione sub-glaciale. Queste, conche e
coppelle quasi sferiche con effetti erosivi ben più evidenti dell’arenaria nelle quali si
approfondiscono, rappresentano gli spazi occupati da masse rocciose più tenere rispetto
all’arenaria che le circonda, per cui gli effetti erosivi delle acque e del vento diventano
molto più aggressivi. Questo processo di escavazione, probabilmente iniziato con le acque
di fusione del ghiacciaio che in torrenti si convoglia nelle profondità del ghiaccio,
sicuramente trova maggior esaltazione dalla attuale concomitante erosione dei diversi
agenti atmosferici (vento, acqua, gelo).
Proseguendo in discesa si giunge ad una conca palustre ora completamente “riempita”
dall’apporto di sedimenti (7). Siamo in presenza di una torbiera, ultimo stadio di
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senescenza di un bacino lacustre, con caratteristiche floristiche del tutto particolari quali
l’erioforo e la pinguicola (pianta carnivora). Si fiancheggia la torbiera al limite della faggeta
per poi entrarvi in salita fino a raggiungere un ulteriore deposito morenico in
corrispondenza del bivio dei sentieri 711 e 715 (1512), che delimita ed origina verso ovest
l’immediato Lago Scuro (1525 – 5 minuti dal bivio, sentiero 715). Il deposito morenico si
sviluppa immediatamente ad ovest del sentiero 711 sotto forma di un dosso allungato
coperto dalla faggeta (8); proseguendo sul 711 si fiancheggia il deposito verso sud ed in
breve si devia per il sentiero 713 in corrispondenza di un altro complesso di rocce
montonate. Si raggiungono le Capanne del Lago Scuro (1537), complesso rurale
composto di una stalla, fontana ed abitazione del pastore (attualmente destinato in parte a
rifugio incustodito ed in parte quale punto di appoggio dell’Università di Parma per studi
sulle zone umide), memorie di oramai antiche attività economiche negli alti bacini dei
nostri monti.
Si risale il sentiero 713; a sinistra, sui fianchi del crinale M.te Paitino - Rocca Pumacciolo,
sono ben evidenti processi di degradazione delle scarpate da cui si origina l’accumulo
detritico su cui si cammina con passo irregolare. Serie di coppelle incavate sui piani
verticali delle pendici del monte richiamano, con complessi ben più articolati, quelle già
viste sulle rocce montonate al precedente punto 6. Lungo il sentiero a quota 1705 si apre
sul fianco destro un fessura nella roccia arenaria denominta “Buca della Neve” (9). Si
tratta di un fenomeno crioclastico8 in cui l’apporto nevoso invernale si mantiene per l’intero
anno. È possibile ravvisare in esso l’ultimo residuo dell’antico ghiacciaio.
Raggiunto il campo di pietre della parte sommitale del bacino, ci si congiunge con il
sentiero 00-GEA che asseconda il crinale principale. Lo si segue verso ovest in
corrispondenza dell’orlo di scarpata del circo glaciale9 (10) la cui ottima conservazione
definisce la conformazione a ferro di cavallo della parte sommitale del bacino di accumulo
del ghiacciaio, ora colonizzata dal vaccinieto e prateria di quota. Si risale la china
lasciando sulla destra il sentiero 717 (passando dal Lago Bicchiere conduce al Passo di
Fugicchia) fino al raggiungimento della cima del M.te Matto (1837). Dalla sommità del M.te
Matto si evidenziano due scarpate di circhi glaciali: a settentrione quella che stiamo
percorrendo; a sud individua un bacino glaciale molto meno esteso che si sviluppava
lungo il fianco meridionale lunense del monte. Ai piedi del monte in territorio parmense si
specchia il Lago Bicchiere (1725) che si sviluppa in una evidente depressione arginata da
un piccolo dosso verso valle. Si tratta della formazione orografica di una depressione
creata dall’esarazione dei ghiacci succeduta da una scarpata. Assecondato il crinale,
stavolta in discesa, si apre davanti ai nostri occhi la vallata della Badignana, anch’essa
custode di emergenze post-glaciali quali l’immediato evidente orlo di scarpata di circo
glaciale (11) che congiunge in unica soluzione orografica il M.te Brusà, passando dai passi
di Badignana e di Fugicchia, fino al M.te Scala, forse la traccia di circo glaciale più estesa
dell’Appennino parmense.
Raggiunto il Passo di Badignana (1685), si segue sulla destra il sentiero 715A che a
mezza costa conduce al 715 che scende dal Passo di Fugicchia. In breve si raggiunge per
ammassi detritici una fonte perenne denominata Fontana del Vescovo (1615) a causa
della tipica forma a mitria pastorale del roccione dalla base del quale sgorga.
Raggiunto a quota 1595 l’incrocio, si segue ora il sentiero 715 in discesa verso le
Capanne di Badignana con evidenti tracce di antiche selciature della mulattiera. Sulla
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nostra destra, nel vallone, evidenti tracce di rocce montonate cui fanno capolino gli
sfasciumi detritici che scendono dal M.te Scala.
Nella vasta area paludosa con tracce di torbiere, accumuli ordinati di pietre indicano il
lavoro di pastori che provvidero alla pulizia dei pascoli con l’asportazione dei detriti
rocciosi.
Il lago bicchiere e sullo sfondo Rocca Pumacciolo e Rocca Pumaccioletto
Scendendo dal Passo di Badignana, in prossimità del Monte Scala si attraversa un zona ricca di piante di mirtillo
Raggiunto il margine del bosco, si prosegue in leggera salita per poi discendere fino ad
incrociare la strada forestale di fondo valle della Badignana che corrisponde con il sentiero
719. Risalitolo verso monte, in breve si raggiunge la conca prativa delle Capanne di
Badignana (1479), circondata da ampie zone palustri e grossi complessi di rocce
montonate. Dalle Capanne di Badignana è possibile proseguire per i sentieri 719 che,
attraverso il passo delle Guadine, permette di raggiungere il Rifugio CAI G. Mariotti al
Lago Santo, oppure il sentiero 721 che conduce alla vetta del Roccabiasca (1731) per poi
scendere alla strada Cancelli-Lagoni.
Il nostro itinerario prosegue a ritroso ripercorrendo il 719 e continuando per lo stesso fino
al raggiungimento della strada Cancelli-Lagoni. Il tracciato segue la strada forestale che
percorre l’intera valle di Badignana, in un contesto alto valore forestale.
La parte terminale di questa strada bianca (il traffico veicolare è interdetto salvo operazioni
di servizio), là dove devia sulla sinistra prima di sfociare sulla strada Cancelli-Lagoni, sul
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lato destro si evidenziano depositi del cordone morenico laterale che già percorremmo
nella parte iniziale di questo itinerario. In particolare, il varco che permette di raggiungere
la strada in corrispondenza della sbarra è stato ricavato intagliando l’arco morenico
frontale (12) del ghiacciaio che, discendendo dalla Valle di Badignana, qui visse un
momento di stasi durante la fase di ritiro depositando i detriti alla sua foce.
Allo stesso modo, infine, nel breve tratto di strada che congiunge la Badignana con i
Lagoni è ancora evidente l’arco morenico frontale (13) che delimitava il ramo glaciale che
scendeva dal bacino dei Lagoni.
Bibliografia
1. Tellini C., Federici P.R. – “Carta geomorfologica dell’Alta Val Parma” da Rivista Geografica Italiana,
90, fasc.4 (1983);
2. Parco dei Cento Laghi, Regione Emilia-Romagna, Club Alpino Italiano – “Le Valli del Cedra e del
Parma”, carta escursionistica 1:25.000, ed.2005, Reggio Emilia;
Immagine
tratta
dalla
“Le Valli del Cedra e del Parma”
Carta
Parco
dei
Cento
Laghi-CAI-Regione
1
Emilia-Romagna
Deposito morenico - il complesso dei materiali rocciosi trasportati, o lasciati sul posto
dopo la fusione del ghiaccio. Possono trovarsi alla base del ghiaccio stesso (morene di
fondo) ed hanno un effetto livellatore poiché colmano le zone depresse, oppure i detriti
possono essere trasportati a margini e formare le morene laterali che sono delle vere e
proprie strisce di detriti oppure, alla confluenza di due lingue glaciali, l'unione di due
morene laterali darà vita ad una morena mediana. Quando un ghiacciaio si ritira lascia sul
posto delle costruzioni moreniche che non sono altro che piccole colline e rilievi a
morfologia complessa e irregolare costituiti da elementi eterogenei da un punto di vista
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granulometrico e privi di qualsiasi forma di stratificazione. Si possono distinguere in
morene frontali di forma tipicamente convessa (tipo anfiteatro) che segnano il limite
massimo di espansione glaciale.
2
Masso erratico - blocco di roccia trasportato e poi abbandonato dal ghiacciaio durante la
fase di ritiro. Sono caratteristiche la positura in bilico e la superficie levigata e striata.
3
Cono di deiezione - (o conoide) accumulo di detriti depositati da un corso d’acqua allo
sbocco dello stesso.
4
Torbiera - depressione del suolo più o meno profonda, acquitrinosa, in cui si forma e si
stratifica la torba mista a sabbia e porzioni organiche di vegetali ed animali. Gli strati sono
studiati per rintracciare tracce di pollini e spore utili allo studio storico dell’ambiente
vegetazionale.
5
Roccia montonata - effetto dell’abrasione sul fondo roccioso della massa ghiacciata e,
soprattutto, dai detriti in essa inglobati. Dalle superfici arrotondate (rocce montonate) alle
striature e scanalature dirette secondo il flusso del ghiacciaio.
6
Arenaria macigno - roccia di cui è formato in prevalenza la parte sommatale del nostro
Appennino. Trae origine dalla successione di frane di sabbia (torbiditi di arena, da cui il
nome) verificatesi nei fondali dell’Oceano Ligure e successiva compressione. Il movimento
delle zolle continentali (l’africana verso l’europea) ne hanno determinato l’elevazione e la
tipica inclinazione.
7
Esarazione glaciale - erosione della roccia provocata dal ghiacciaio nel suo lento
movimento.
8
Fenomeno crioclastico - disgregazione della roccia provocata dalla gelificazione
dell’acqua all’interno di fratture della stessa; l’aumento di volume dell’acqua gelando,
sviluppa forti pressione all’interno della frattura fino al distacco di porzioni di roccia.
9
Circo glaciale - depressione subcircolare contornata da ripide pareti rocciose e
parzialmente sbarrata verso valle da una soglia; questo non è altro il punto dove il
ghiacciaio nasceva e veniva alimentato.
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