NEWSLETTER - Ospedale San Carlo Borromeo

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Anno 5 n. 6 - Giugno 2012
NEWSLETTER
La prevenzione basata sull’innovazione:
al San Carlo è operativo il Metodo BIOS
Ancora una volta l’Ospedale San associare la ormai consolidata
Carlo Borromeo e, nello specifico, tecnica chirurgica della core del’UOC di Ortopedia e Traumatolo- compression all’introduzione di
gia diretta dal prof. Rinaldo Gian- cellule mesenchimali prelevate
cola, si pone come centro di riferi- dalla cresta iliaca del paziente
mento all’avanguardia per aver stesso, che vengono veicolate atprima messo a punto e ora adot- traverso il dispositivo BIOS.
tato una metodica innovativa nel trattamento delle fratture
del femore prossimale
e dell’osteonecrosi della testa femorale.
Da febbraio 2011, infatti, nel nostro Ospedale queste due patologie vengono approcciate attraverso una
innovativa tecnica che
mente riutilizzare il sistema per
prevede l’utilizzo di un
veicolare sostanze specifiche nel
dispositivo
medico,
tessuto osseo grazie alla presenchiamato BIOS, che ha
za della vite in sede (re-filling).
Sopra: RX bacino post-operatorio in paziente La tecnica chirurgica adottata
la peculiare carattericon osteonecrosi trattata bilateralmente;
stica di essere una vite
per posizionare il dispositivo è
A destra: le viti cannulate BIOS
cannulata in titanio di
naturalmente mininvasiva, con il
diametro e lunghezza variabili, La presenza di un plug rimovibile conseguente minimo disagio per il
dotata di fori lungo il corpo e di dentro la vite impedisce la crescita paziente, che può da subito beneun particolare plug rimovibile.
di tessuto fibroso od osseo al suo ficiare dei vantaggi del trattamenQuesto dispositivo permette di interno, così da poter potenzial(Continua a pagina 2)
Campionato di Giornalismo: la nostra Scuola in Pediatria conquista il secondo posto
Dopo l’assegnazione della prestigiosa Targa d’argento del Presidente della Repubblica al nostro
“San Carlo dei Piccoli”, il bimestrale redatto utilizzando e rielaborando disegni, poesie, racconti e
pensieri dei nostri piccoli pazienti della Pediatria, un
altro prestigioso riconoscimento è stato assegnato
all’Ospedale San Carlo Borromeo.
Nel “Campionato di Giornalismo 2012” indetto dal
quotidiano Il Giorno, al quale abbiamo partecipato
come “Scuola in Pediatria, sezione dell’Istituto
Luciano Manara” con alcuni articoli in cui i nostri
pazienti raccontavano la loro esperienza in Ospedale,
siamo risultati secondi classificati tra le oltre 200
scuole di Milano. Il premio è stato ritirato dall’insegnante Alessandra Guanzani nel corso della cerimonia di premiazione svoltasi al Teatro dal Verme.
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La nuova frontiera contro le fratture del femore e l’osteonecrosi
(Continua da pagina 1)
to a cui è stato sottoposto, tra i
quali un pronto recupero e la possibilità, fin dal giorno successivo
l’intervento, di deambulare senza
dolore.
Fratture del femore prossimale
Le fratture del femore prossimale costituiscono un importante problema sanitario nei Paesi industrializzati. Le dimensioni del fenomeno
sono imponenti: ogni
anno in Europa si
registrano
circa
500.000 nuovi casi,
con un onere economico elevatissimo.
Per i prossimi decenni è previsto un cospicuo
aumento
dell'incidenza
delle
fratture
dell'epifisi
prossimale del femore; si valuta che in
Europa, nel 2030, vi
saranno circa 750.000 nuovi casi
per anno, e che tale numero raggiungerà il milione nel 2050.
Il fenomeno è di indubbio interesse, non solo sotto l'aspetto economico e organizzativo, ma anche
sotto il profilo sanitario, in quanto
la frattura del femore si accompagna spesso a un peggioramento
della qualità della vita e a un incremento della mortalità.
Per questo motivo l’Ospedale San
Carlo Borromeo, ormai da anni
all’avanguardia nell’adozione di
metodiche innovative in questo
ambito, ha iniziato a trattare determinate fratture mediali del femore prossimale utilizzando
l’innovativo dispositivo medico
BIOS, che ha il duplice scopo di
rinforzare la struttura della vite e
di evitare che l’interno del canale
della vite stessa venga invaso da
tessuto osteofibroso.
I fori lungo il corpo permettono di
veicolare nell’osso particolari sostanze, come le paste di idrossiapatite con funzione di rinforzo e
riempimento del collo femorale,
anche in considerazione del fatto
che queste fratture si sviluppano
in ossa porotiche e fragili.
Da febbraio 2011 le fratture che,
per le caratteristiche biomeccaniche della rima di frattura, sono
risultate adatte ad essere trattate
dall’equipe del prof. Rinaldo Giancola con il dispositivo BIOS sono
state oltre 20, soprattutto in pazienti giovani che non solo hanno
avuto un pronto recupero della
deambulazione e un pieno ritorno
alle normali abitudini quotidiane
di vita, ma hanno sicuramente
ritardato se non evitato la protesi.
Forti dell’esperienza e dei risultati
ottenuti nel risolvere le fratture
del femore prossimale attraverso
l’utilizzo di questo particolare dispositivo, si è deciso di adottarlo
anche per il trattamento di
un’altra patologia che affligge
l’articolazione
dell’anca:
l’osteonecrosi delle testa femorale, una patologia altamente invalidante per il paziente che ne è colpito.
Anche su questo fronte, nei nove
casi finora trattati dall’equipe di
Traumatologia del prof. Rinaldo
Giancola, è stato possibile osservare risultati eccellenti, che aprono così nuovi scenari non solo sul
fronte del recupero post traumatico, ma anche in fase di prevenzione delle fratture e della degenerazione ossea.
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Osteonecrosi della testa femorale
L’osteonecrosi della testa femorale è una malattia dell’anca relativamente comune, nella quale si
osserva la morte delle cellule che
popolano un’area variamente delimitata della testa del femore. In
conseguenza della morte cellulare, l’area ossea interessata non è
più soggetta ai fenomeni di rinnovamento garantiti dalle cellule e
con il tempo va incontro ad alterazione strutturali con distruzione
della struttura trabecolare, collasso
e riassorbimento del tessuto osseo.
A seconda delle dimensioni
dell’area interessata e della sua
posizione, vi possono essere conseguenze più o meno gravi sull’integrità e la funzione dell’articolazione dell’anca.
L’AVN è responsabile del 5-10%
degli interventi di protesi d’anca.
Essa si verifica con una frequenza
4 volte maggiore nell’uomo rispetto alla donna e il picco di frequenza si ha nella quinta decade di
vita. In oltre il 50% dei casi, poi,
è bilaterale.
Contenitore con il prodotto centrifugato
estratto dalla cresta iliaca contenente le
cellule mesenchimali separate dall’altra
frazione sanguigna.
In genere l’esordio della malattia
è caratterizzato da un dolore
all’anca, più frequentemente riferito all’inguine, spesso irradiato
alla faccia anteriore o anteromediale della coscia e, più raramente, riferito al gluteo. Il dolore è
spesso presente anche a riposo,
ma il carico e la deambulazione lo
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aggravano significativamente.
Il paziente evidenzia una zoppia e
l’esame clinico mostra una riduzione dell’arco di movimento –
soprattutto alla flessione e
all’intrarotazione - con dolore ai
gradi estremi.
A
Il primo obiettivo nel trattamento
della AVN è quello di un intervento
tempestivo che eviti di dover ri-
B
verso il dispositivo BIOS.
I risultati fin qui ottenuti appaiono
significativi, tanto da aver destato
interesse non solo da parte della
nostra UOC di Nefrologia diretta
dal dott. Maurizio Gallieni, ma anche presso altre strutture ospedaliere, quali il Policlinico, con l’UOC
di Nefrologia diretta dal dott. Piergiorgio Messa, che ha iniziato a
considerare la nostra Ortopedia e
Traumatologia come un centro di
riferimento a cui inviare i pazienti
affetti da osteonecrosi.
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C
Se la malattia non viene trattata,
il danno osseo e successivamente
articolare progredisce, a seconda
degli studi, in una percentuale che
va dal 77% al 98% dei casi
nell’arco di 2 o 3 anni.
Pertanto l’AVN è ritenuta una malattia evolutiva con un peggioramento che si esplica in un arco di
tempo relativamente breve.
La causa determinante della malattia è l’interruzione di un adeguato apporto vascolare e quindi
di ossigeno e nutrimento alle cellule ossee, che vanno così incontro
a morte. I meccanismi che portano all’interruzione dell’apporto vascolare sono ancora dibattuti.
E’ assai probabile che la malattia
sia la conseguenza finale di diversi
eventi che, con meccanismi differenti, finiscono per interrompere
l’apporto vascolare, che nella testa
del femore ha carattere terminale,
cioè non ha la possibilità di essere
compensato da eventuali circoli
collaterali.
Il trattamento dell’AVN è prevalentemente chirurgico ed è tanto
più impegnativo, per il paziente e
per il chirurgo, quanto più grave è
la situazione che giunge all’osservazione. Per questo motivo una
diagnosi tempestiva è auspicabile.
Attualmente la metodica diagnostica di scelta per l’AVN è al risonanza magnetica nucleare (RM),
perché permette di vedere le lesioni precocemente, ancora prima
che siano visibili nelle radiografie
tradizionali.
correre all’applicazione
di una protesi totale
d’anca.
Nel nostro Ospedale,
come già detto, l’equipe
di Ortopedia e Traumatologia tratta questa
patologia attraverso la
nuova innovativa metodica che abbina la clasA) Visione artroscopica dell’area necrotica;
sica core decompression
B) Sezione di testa femorale con area di osteonecrosi;
all’introduzione di cellu- C) RM bacino che evidenzia osteonecrosi bilaterale
le mesenchimali attradelle teste femorali.
Ultimo obiettivo: la prevenzione
L’osservazione dei risultati fin qui ottenuti su un buon numero di pazienti, che in presenza di osteonecrosi e/o di fratture mediali del femore prossimale sono stati trattati con l’innovativa metodica che si avvale del dispositivo BIOS, ha consentito all’equipe del prof. Giancola di
ipotizzare l’impiego di questa metodica anche per la prevenzione delle
fratture di femore prossimale su base porotica, con la possibilità di
intervenire nei casi di fratture da fragilità anche sul femore controlaterale non ancora affetto da frattura, ma con elevatissima probabilità di
sviluppare entro l’anno una medesima frattura.
La nuova frontiera è quindi rappresentata non solo dall’ampliamento
dei casi post-traumatici da approcciare con l’innovativa metodica, ma
soprattutto di utilizzarla come strumento di prevenzione, inserendo
una vite singola BIOS e le sostanze più adatte anche nel femore ancora sano, ma a elevato rischio.
Le viti BIOS associate a sostanze osteoinduttive e osteoconduttive
hanno infatti mostrato di possedere le potenzialità necessarie sia ad
aumentare la resistenza meccanica del femore prossimale, sia a favorire l’aumento della mineralizzazione ossea tramite una relativa sicurezza della metodica.
Il tutto completato con il ricorso a una tecnica chirurgica mini invasiva
che consente al paziente un rapido recupero.
Le potenzialità della nuova metodica hanno portato l’UOC diretta dal
prof. Giancola alla stesura di un progetto finalizzato al trattamento
preventivo chirurgico delle fratture di femore. Questo progetto, prima
di diventare operativo, dovrà essere sottoposto all’attenzione del Comitato Etico perché esprima il proprio parere al fine di avviare eventualmente uno studio clinico controllato.
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Malattie pancreatico-biliari: diagnosi e cura d’eccellenza nel nostro Ospedale
La gestione clinica delle malattie lesioni potenzialmente maligne, a
pancreatiche è sicuramente un tumori maligni primitivi o secondaimpegno rilevante per ogni Ospe- ri. Capita poi, sempre più spesso,
dale, perché richiede un estremo che a seguito di indagini radiologiaffiatamento tra gastroenterologi, che eseguite per altri motivi, venradiologi e chirurghi, supportato ga riscontrata una cisti del pancreda apparecchiature all’avanguar- as, il più delle volte asintomatica,
dia utilizzate da personale esperto. che richiede un approfondimento
Una combinazione di fattori che è radiologico ed endoscopico perché,
presente all’Ospedale San Carlo sotto le vesti di una lesione assoBorromeo, tanto che oramai può lutamente innocua, possono celarsi
vantarsi di essere un punto di rife- patologie (come i tumori mucinosi
rimento per le patologie del pan- - cistoadenoma mucinoso e IPMT)
dotate di alta potenzialità maligna.
creas a Milano e provincia.
Se si tiene conto che in poco più di Per questo i pazienti necessitano di
una definizione diaun
anno
(nel
gnostica il più corretta
2011 la prima
possibile e vanno tediagnosi di dimisnuti sotto stretto consione) il numero
trollo e, a volte, è ridi pazienti con
chiesto
l’intervento
patologie
della
chirurgico.
sfera pancreaticoDi questi temi se ne è
biliare
trattati
Immagine di un ago aspirato
parlato nell’ambito del
dalla UOC di Gain adenocarcinoma papillare
convegno organizzato
stroenterolog i a
del pancreas
lo
scorso
maggio
ed
Endoscopia
Digestiva ha superato quello per dall’UOC di Gastroenterologia ed
malattie del Fegato, si ha il quadro Endoscopia Digestiva, dal titolo “Le
della situazione attuale, evidenzia- lesioni cistiche del Pancreas: diato dal fatto che, tra ricoveri, Day gnosi e terapia”, che ha visto la
Hospital, visite ambulatoriali ed partecipazione di medici ospedalieendoscopia (ecoendoscopie ed ri provenienti anche da altri OspeERCP), il numero totale di casi con dali della Lombardia, Medici di Mepatologia pancreatica trattati nel dicina Generale e Infermieri.
nostro Ospedale ha superato quota Oltre a evidenziare che il solo a200. Buona parte dei quali con spetto macroscopico della lesione
lesioni cistiche del pancreas: da non è sufficiente per una diagnosi
quelle assolutamente benigne a certa, per cui spesso è necessario
ricorrere al prelievo di liquido cistico per un esame citologico e per il
dosaggio di markers tumorali, è
stata
anche
sottolineata
l’importanza di una valutazione
collegiale tra più esperti: gastroenterologo, chirurgo, radiologo,
endoscopista e anatomo patologo.
Durante il convegno si è parlato
anche di futuro (già presente in
alcuni centri) rappresentato dalla
ricerca dei markers genetici nel
liquido e nel materiale cellulare,
quali il K-ras, LOH e il dosaggio
dell’espressione di micro RNA nella
diagnosi precoce di lesioni a potenzialità maligna; o come la necrosectomia delle raccolte pancreatiche per via endoscopica o il
drenaggio ecoendoscopico delle
pseudo cisti, che viene già eseguito presso il nostro Ospedale.
Inoltre, la dotazione strumentale
del nostro Ospedale, che consente
metodiche di ecoendoscopia e di
endoscopia interventistica sulle vie
biliari, permette di offrire
all’utenza prestazioni sia di diagnosi, sia di trattamento di pancreatiti acute e croniche, lesioni
cistiche e neoplasie del pancreas;
inoltre i pazienti dimessi dal nostro reparto di Gastroenterologia,
hanno la possibilità di essere seguiti attraverso l’ambulatorio dedicato, presente in Endoscopia Digestiva, aperto il giovedì pomeriggio
dalle 14.00 alle 16.00.
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La gestione clinica del catetere venoso centrale: si lavora per un protocollo comune
Una nutrita rappresentanza di infermieri e medici
dei centri dialisi della Lombardia ha fatto da cornice
al convegno sulla gestione del catetere venoso centrale in emodialisi, organizzato dall’UO Nefrologia e
Dialisi diretta dal dott. Maurizio Gallieni.
Alla luce di un crescente numero di pazienti emodializzati, trattati con catetere venoso centrale, il tema
del convegno ha destato particolare interesse e suscitato grande attenzione da parte di tutti gli operatori, soprattutto in un’ottica di prevenzione delle infezioni correlate, visto che a una gestione non corretta del catetere venoso centrale si può associare
un numero elevato di complicanze con importante
morbilità e aumento della mortalità.
L’obiettivo del convegno di confrontare le esperienze
di gestione clinica infermieristica dei CVC per dialisi,
al fine di migliorare la pratica clinica adottando un
protocollo comune basato sui migliori esiti, è stato
pienamente raggiunto, così come sono stati seguiti
con estrema attenzione i
filmati in cui venivano illustrate le procedure infermieristiche di assistenza
all'inserimento del catetere
venoso centrale e la procedura di inizio e fine del
trattamento dialitico di pazienti con CVC.
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A.O. Ospedale San Carlo Borromeo
Via Pio II, 3 - 20153 MILANO
Capo Redattore: Giovanni Ruggeri
tel. 02/4022.2175 - [email protected]
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