Capitolo 16 16.6 d Il principio della sovranità e i rapporti con il resto del mondo Oggi non esistono più sistemi economici isolati dal resto del mondo. In un Paese democratico, teoricamente isolato dal resto del mondo, il Governo, eletto tramite i sistemi di democrazia rappresentativa, è sovrano, fissa e applica determinati principi di politica. Talvolta delega alle autonomie locali – come descritto nel precedente paragrafo – ma rimane principe nelle linee di principio e di condotta. In realtà, nell’economia mondiale odierna sono inevitabili i rapporti tra Paesi e ciò determina forti implicazioni in tema di sovranità nazionale. Anche in un’economia in quarantena il Governo non può fare quello che vuole (deve, prima di tutto, garantire che nessun cittadino lasci i confini nazionali se il virus è particolarmente aggressivo!). Nelle economie di mercato, i Governi devono – come fin qui analizzato – fare molta attenzione alla pressione fiscale in ragione delle elasticità della domanda e dell’offerta di lavoro. Ora si cercherà di considerare come le politiche tributarie abbiano implicazioni nei rapporti tra i Governi nazionali. I capitali finanziari sono oggi mobili e di una mobilità internazionale. Se il Regno Unito imponesse una forte tassazione dei capitali finanziari, gli investitori trasferirebbero i loro capitali all’estero per sfuggire alla tassazione. L’oggetto d’imposta potrebbe sfuggire alla pressione tributaria determinando modeste entrate fiscali. Al contrario, poiché le persone sono meno mobili dei capitali, l’oggetto d’imposta “reddito da lavoro” difficilmente sfugge alla pressione tributaria. Non che quest’ultima affermazione non vada in parte corretta! Le persone sono molto più mobili oggi che vent’anni fa. La comunicazione è più facile, i costi di trasporto diminuiscono, i satelliti superano i confini nazionali coprendo le esigenze di un’interattività intercontinentale. La migrazione delle persone e dei capitali influisce sia sulla tassazione sia sulla spesa pubblica. Se un’economia fosse chiusa, l’unica preoccupazione del Governo sarebbe quella di non elevare le tasse oltre la fatidica soglia t* che, secondo il professor Laffer, induce i lavoratori a lavorare di meno, determinando così un gettito fiscale inferiore a quanto possa ragionevolmente prevedere l’esattore. In un’economia aperta, è necessario che il Governo faccia attenzione a quei sistemi fiscali esteri che at- d L’economia del settore pubblico 1 traggono persone e capitali in ragione di una pressione tributaria modesta o di favore. I rapporti commerciali d’importazione ed esportazione e, in generale, di scambio limitano, di fatto, le sovranità nazionali. Se il Governo locale di Liverpool imponesse un’aliquota d’imposta sul reddito dell’80%, quando a pochi chilometri, ovvero a Manchester, l’aliquota è del 20%, il Governo di Liverpool non potrebbe che riconoscere che la sua sovranità è limitata dalla competizione di Manchester. Le innovazioni tecnologiche come le moderne autostrade dell’informazione limitano le sovranità nazionali. La competizione internazionale si fa sempre più accesa. Più di due lattine di birra su dieci vengono, oggi, acquistate dai britannici in Francia, perché i britannici compensano il costo dell’attraversamento della Manica con le bassissime imposte francesi sugli alcolici. Ciò ha indotto il Governo britannico a ridurre proprio le imposte sugli alcolici, perdendo così sovranità su un bene che assicurava – come più volte accennato – un buon gettito tributario data la sostanziale inelasticità della domanda. La sovranità nazionale è limitata da tante altre evenienze, talora da quelle esternalità negative come gli inquinamenti che taluni sistemi di tassazione nazionale cercano di ridurre. Si pensi alle piogge acide, all’effetto serra o al rischio di incidenti nucleari. Bandire il nucleare nel sud dell’Inghilterra ha minore impatto politico se il nord della Francia è affollato di centrali. Le sovranità nazionali devono gestire le possibili esternalità negative internazionali tramite sistemi fiscali comuni. Argomento all’ordine del giorno nelle grandi agorà europee quanto mondiali. Si consideri poi il grande tema della redistribuzione del reddito, tema sul quale si gioca tanta sovranità nazionale. L’economia studia sia l’equità sia l’efficienza. I cittadini si sentono veramente parte di un’identità nazionale espressione di quel Governo che riesce a trasferire la ricchezza dai ricchi ai poveri, dai fortunati ai meno fortunati. Gli Stati europei hanno una storia millenaria di lotte intestine tra oppressi e oppressori. Questa storia millenaria va spesso incontro a scenari di secessione. Si pensi al Belgio, al Regno Unito, alla Spagna e alla stessa Italia. La storia europea è altrettanto fatta da europei che, sempre più oggigiorno rispetto al passato, si sentono fortemente cittadini non tanto di un singolo Stato quanto dell’Europa. Le sovranità nazionali non sono obsolete ma sono sempre più messe in discussione. Le innovazioni tecnologiche come l’e-commerce o commercio elettronico accelereranno la transnazionalità delle economie, cosa con la quale tutti i Governi dovranno avere a che fare. D. Begg, G. Vernasca, S. Fischer, R. Dornbusch – Economia 5e © 2014, McGraw-Hill Education 2 Parte 3 16.7 d d L’economia normativa Come i Governi prendono le decisioni Le imprese massimizzano il profitto. I singoli individui cercano di massimizzare la loro utilità. Quali sono gli obiettivi del Governo? Il Governo è un importante attore economico ed è fondamentale che l’economista sappia interpretare gli obiettivi e le conseguenze della politica decisa da un Governo. Gli elettori demandano ai Governi le decisioni più importanti inerenti la spesa, le imposte e tutto il sistema normativo che abbia efficacia in un sistema economico e votano per differenti pacchetti politici proposti dai candidati di ogni turno elettorale. Ogni Governo cerca di realizzare un programma che corrisponda al bene collettivo e che gli possa garantire la rielezione. L’elettore mediano Se tutti la pensassero allo stesso modo, sarebbe molto semplice prendere decisioni collettive. Attraverso i metodi elettorali si cerca di conciliare i differenti interessi e i differenti punti di vista che caratterizzano una qualsiasi moderna società. La Figura 16.11 mostra 17 diversi elettori e come ciascuno esprima una differente opinione circa la spesa pubblica. A ogni punto corrisponde la preferenza di spesa di ciascun elettore. Si suppone che per un elettore la cui preferenza di spesa sia di 250 euro sia preferibile che la spesa effettiva sia di 300 euro anziché 400, se questi sono i due termini entro i quali esprimere la sua scelta. Così, preferirà sicuramente 200 euro a 100 euro. Ogni persona cerca di associare le dichiara- Elettore mediano 0 250 500 750 1000 Figura 16.11 L’elettore mediano Ciascun punto rappresenta la preferenza di spesa di ciascuno dei 17 votanti. Il risultato di una votazione a maggioranza corrisponderà alla preferenza dell’elettore mediano. Tutti i votanti a destra dell’elettore mediano preferiscono il livello di spesa dell’elettore mediano rispetto a un livello inferiore. Tutti i votanti a sinistra dell’elettore mediano preferiscono il livello di spesa dell’elettore mediano rispetto a un livello superiore. La preferenza dell’elettore mediano non può soccombere rispetto ad altra alternativa. zioni – da campagna elettorale – di spesa con le sue preferenze. La proposta di spendere 0 euro soccombe di fronte a 16 possibili votanti a favore di almeno 1 euro di spesa. Muovendosi lungo la linea dall’estrema sinistra, un numero sempre maggiore di persone sarà propenso a più alti livelli di spesa. Con 17 votanti, l’elettore mediano è la persona che desidera spendere la nona cifra più alta. 8 desiderano spendere meno e 8 desiderano spendere di più. L’elettore mediano è a loro equidistante. Una qualsiasi proposta di spesa superiore a quella indicata dall’elettore mediano verrà bocciata. Difatti, l’elettore mediano, assieme agli 8 votanti alla sua destra, voterà contro una tale dichiarazione di spesa. Una qualsiasi proposta di spesa inferiore a quella indicata dall’elettore mediano verrà bocciata. Difatti, l’elettore mediano, assieme agli 8 votanti alla sua sinistra, voterà contro una tale dichiarazione di spesa. L’elettore mediano è quella persona la cui dichiarazione (di preferenza per una determinata politica) è tale per cui una metà della popolazione esprime una preferenza e l’altra metà della popolazione esprime una preferenza opposta. L’elettore mediano divide a metà le preferenze per una determinata politica. Lo scambio dei voti Finora si è supposto che ciascun elettore voti indipendentemente dalle dichiarazioni di voto di un altro elettore. In realtà, i voti possono essere scambiati su diversi argomenti, temi o programmi in discussione. I politici si costituiscono in partiti e coalizioni nei quali può avere luogo lo scambio di voti. Si supponga che tre politici, Tom, Dick e Harry, attribuiscano diversi gradi d’importanza a due programmi, A e B, come descritto in Tabella 16.9. Tom è contrario sia ad A sia a B; Dick è contrario ad A ma favorevole a B; Harry è favorevole ad A ma contrario a B. I due programmi vengono sottoposti a un voto di maggioranza. Ora si supponga che Dick e Harry votino assieme. Votano per A al quale Harry è favorevole e per B al quale Dick è favorevole. Dick guadagna 4 se il programma B vince e perde 3 se A vince. Harry guadagna Tabella 16.9 Lo scambio dei voti Politico Programma A Programma B Tom Dick Harry –4 –3 6 –1 4 –1 D. Begg, G. Vernasca, S. Fischer, R. Dornbusch – Economia 5e © 2014, McGraw-Hill Education Capitolo 16 d L’economia del settore pubblico 3 6 se vince A e perde 1 se vince B. Formando una coalizione potrebbero realizzare un risultato migliore rispetto al voto indipendente che non determina né la vittoria del programma A né la vittoria del programma B. Molte decisioni dell’Unione Europea vengono prese componendo gli interessi a favore di determinati argomenti per poi ricambiare il favore in altra occasione. Banca d’Inghilterra nel 1997): quest’ultimo decide l’obiettivo di politica monetaria – ridurre l’inflazione – ma la banca, in piena autonomia, applica il livello dei tassi d’interesse coerente con tale obiettivo. Lo scambio dei voti è la preferenza per il programma altrui con lo scopo di avere poi un voto favorevole sul proprio programma. Nella teoria dei giochi si è discussa l’ipotesi della collusione. Spesso le imprese in oligopolio colludono e si comportano come un monopolista o leader di mercato. Più le economie degli Stati diventano interdipendenti, più è necessario coordinare le politiche nazionali. Il riscaldamento globale è uno dei tanti argomenti che sta generando il coordinamento delle politiche. Come già analizzato, poiché le imposte francesi sugli alcolici sono inferiori a quelle britanniche, i britannici sono indotti ad acquistare in Francia le bevande preferite. Per questo il Regno Unito spinge per un inasprimento delle imposte europee sugli alcolici. Così i Governi dell’Europa continentale si lamentano con il Regno Unito per la modesta tutela dei lavoratori e il vantaggio competitivo delle imprese britanniche. Le pressioni per un coordinamento delle politiche viaggiano di pari passo con la globalizzazione delle economie. In tempo di crisi si discute sempre di più di coordinamento delle politiche fiscali, di eliminazione di paradisi fiscali e di “fiscal compact” di diverse definizioni e dimensioni. Il debito di uno Stato deve solo includere l’indebitamento pubblico o questo indebitamento può essere parzialmente mitigato dal “non-debito” (5 credito) privato? La storia è ancora tutta da scrivere come le politiche economiche europee... L’impegno e la credibilità Nella teoria dei giochi si è già avuto modo di verificare che cosa significhi impegno e credibilità nel sostenere una determinata strategia che comporti un determinato pay-off. Anche nelle dichiarazioni politiche bisogna apparire credibili ed esprimere un impegno vincolante. I politici sono sempre molto tentati dal fare promesse ottimistiche che influenzino il voto futuro. Bisogna essere dei buoni interpreti dei segni (ovvero delle dichiarazioni politiche) per comprendere oggi in che cosa si trasformeranno le promesse politiche. Per esempio, nel Regno Unito molti dei Governi laburisti del secondo dopoguerra realizzarono un’elevata spesa pubblica, il che comportò un’elevata pressione fiscale. Una volta sfavoriti nelle competizioni politiche, gli stessi laburisti promisero bassi livelli di spesa e una modesta pressione fiscale ma non risultarono molto credibili. Il Codice per la stabilità fiscale di Gordon Brown del 1998 è stato salutato come un impegno credibile per una politica di contenimento. Si è investito pesantemente in credibilità politica e sarebbe molto pericoloso mostrare cedimenti. Di recente, molti Stati si sono impegnati in maniera vincolante in altre politiche. Hanno deciso per l’autonomia operativa della banca centrale dal Governo (per esempio, così hanno deciso i neolaburisti per la Il coordinamento Il coordinamento delle politiche consiste nella co-decisione presa da diversi Stati circa provvedimenti necessari alla soluzione di problemi che oltrepassano i confini nazionali. D. Begg, G. Vernasca, S. Fischer, R. Dornbusch – Economia 5e © 2014, McGraw-Hill Education