FAQ n - Decrescita

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11. FAQ n.11
Quale potrà essere il rapporto tra la nostra specie e le altre specie animali nella società
immaginata dalla decrescita?
La decrescita presuppone una visione etica estesa a tutto il mondo animale, e implica buone
pratiche di veganismo.
Se realmente si intende ripensare al modello sociale umano in una prospettiva decrescente, è
d’obbligo mettere in discussione dalle fondamenta il rapporto che la specie umana ha intrattenuto
con le altre specie, in primis animali. La società capitalistica – ma non solo quella, e la storia lo
insegna – si fonda su una visione antropocentrica basata sulla supremazia della specie umana sulle
altre, quale modello di ogni altra forma di controllo e di dominio. Il controllo può esser inteso come
possibilità di regolare a piacimento il ciclo biologico di altri viventi, al fine di ridurre animali e
piante a mere risorse. Il dominio è la diretta conseguenza della pratica del controllo, ed emerge
quando si nega ogni possibilità identitaria e ogni esigenza specifica all’altro, al diverso da sé.
Per potersi sviluppare senza limiti, la società umana ha sempre avuto bisogno di schiavizzare gli
animali: la società moderna, infatti, nasce nel momento stesso in cui si coltivano le terre e si
addomesticano gli animali. Il processo di domesticazione è il primo vero salto paradigmatico, che
lacera il contatto diretto con la natura e pone la specie umana a un livello superiore alle altre. In tal
senso il neolitico rappresenta per l’umano un punto di svolta: da allora, prima il controllo e poi il
dominio hanno permesso alla nostra società di disporre della quasi totalità delle forme di vita del
nostro pianeta.
L’animale come risorsa, come merce, come valore – non si dimentichi che l’etimologia del termine
capitalismo rimanda al capo di bestiame come valore di scambio – è una costante di ogni struttura
organizzativa della società umana, perché rappresenta la base su cui si erge l’intero edificio
economico e sociale. La nostra esistenza è pervasa dagli animali, anche se non li vediamo: li
mangiamo, li indossiamo, li trasformiamo, li sezioniamo e controlliamo, il tutto per ricavarne beni e
servizi, ma la dicotomia umano/animale è palesemente un’aberrazione, perché è la nostra stessa
biologia a confermarci che noi stessi siamo animali.
La nostra volontà di dominio è quindi la causa non solo d’indicibili sofferenze animali, ma anche
d’immani sofferenze umane, perché non esiste un limite netto, e non può esistere, tra chi subisce tra
i non umani e tra chi subisce tra gli umani. La nostra storia insegna in modo chiaro che
discriminazioni intraspecifiche come il razzismo o il sessismo hanno come presupposto storico lo
specismo, ossia la discriminazione in base alla specie di appartenenza che l’umano ha sempre posto
in essere per sfruttare gli altri animali, ovvero la convinzione antropocentrica che gli umani godano
di uno status morale superiore – e quindi di maggiori diritti – rispetto agli altri animali.
Lo sfruttamento del mondo animale non è certo la sola causa della costruzione di una società umana
ingiusta, violenta e prevaricatrice, ma di sicuro nessuna società classista dello sviluppo sarebbe
potuta nascere e svilupparsi senza la sottomissione degli animali e il loro sfruttamento.
Una nuova società decrescente è una società non più verticale, ma orizzontale, dove la nostra specie
avrà di nuovo la possibilità di entrare in contatto con gli altri esseri viventi in modo paritario e
rispettoso. Una società libera e liberata dal paradigma della crescita è una società libera e liberata
dal dominio e dalla volontà di dominio, e pertanto liberata anche da tutte le pratiche che esso
comporta.
Gli animali non potranno che essere considerati come individui – ovvero esseri unici indivisibili –
con specificità, soggettività ed esigenze proprie, e non più come risorse o merci da utilizzare a
nostro piacimento: pertanto non potranno più essere uccisi, mangiati, indossati, imprigionati e
sfruttati. La nuova società umana diverrà pacifica e pacificata solo se sarà posto termine alla lunga e
terribile guerra che abbiamo portato avanti contro chi non appartiene alla nostra specie.
In tal senso le buone pratiche da attuare anche nell’immediato possono essere molte, prima tra tutte
il veganismo etico con tutte le sue derivazioni.
Letture essenziali
Jim Mason, Un mondo sbagliato. Storia della distruzione della natura, degli animali e
dell’umanità. Edizioni Sonda, Casale Monferrato, 2007
Charles Patterson, Un’eterna Treblinka. Il massacro degli animali e l’olocausto. Editori Riuniti,
Milano, 2003
Jeremy Rifkin, Ecocidio, Oscar Mondadori, Milano, 2001
Tom Regan, Gabbie vuote. La sfida dei diritti animali. Edizioni Sonda, Casale Monferrato, 2005
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