Investire in Russia

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Federazione Russa
Fare Affari in Russia
Russia: Economia
Agenzia ICE Mosca
Settembre 2014
La sospensione, il cui significato politico non è chiaro, ha permesso a Navalny di sfidare il candidato di Russia Unita alle elezioni per il sindaco di Mosca. Navalny non
ha vinto, ma col 27% dei voti si è affermato come il candidato di opposizione più popolare, e questo è già un risultato importante.
È difficile dire, però, quale sia la reale forza delle opposizioni extra-parlamentari al di
fuori del contesto moscovita e dei grandi centri del Paese. È improbabile che le attendano grandi successi senza qualche tipo di collegamento con il Partito Comunista.
Collegamento che per adesso manca.
2 RUSSIA: ECONOMIA
L’economia russa è una delle più grandi del mondo per valore del Prodotto Interno Lordo, che, a prezzi correnti, raggiunge i 66.600 miliardi di rubli, ovvero più di 2.100
miliardi di dollari. Questo fa della Russia l’ottava economia mondiale per dimensione del suo Pil a valore nominale, ma la quinta per potere d’acquisto. Il Paese negli ultimi
anni è cresciuto moltissimo e viene comunemente incluso fra i cosiddetti BRICS, grandi Paesi in via di rapido sviluppo, insieme a Brasile, Cina, Indonesia e Sudafrica.
Russia: PIL (in mld di rubli), settore estrattivo (in centinaia di mln), salario medio
Fonte: Rosstat - Aprile 2014
La crescita degli ultimi anni è stata alimentata soprattutto dall’esportazione di materie prime, in particolare idrocarburi (petrolio e gas naturale), che hanno permesso, grazie
ad alti prezzi del petrolio, di uscire dalla grave crisi del 1998 con enormi attivi della
bilancia commerciale.
L’economia russa è adesso caratterizzata da: bilancio dello stato in salute;; debito pubblico basso (al 13% del Pil, nel 2013); inflazione sotto controllo (sotto il
7%); bassa disoccupazione; attivo della bilancia commerciale.
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Zone economiche speciali:
Le zone economiche speciali sono di quattro tipi:
Industriali-Produttive: in tutto sei, Lipetsk, Alabuga, Togliatti, Valle del Titanio
(Sverdlovsk), Pskov, Kaluga; in queste sei aree, si ha diritto ad agevolazioni
fiscali e ad autorizzazioni facilitate per investimenti superiori a 3,5 milioni di euro.
Tecnico-Scientifiche: sono quattro (Zelenograd, Dubna, San Pietroburgo,
Tomsk), permettono lo svolgimento di ricerche in collaborazione con istituzioni e
aziende russe; sono quelle che hanno attratto il maggior numero di imprese
straniere (investimenti superiori a 1 milione di euro).
Turistiche: in totale 8, due sul Bajkal, due nel Gorno-Altai, una termale nella
Regione di Stavropol’, una a Kaliningrad, una nella regione di Prjmorsky, e una, che beneficierà delle infrastrutture costruite per le Olimpiadi, nel Caucaso del
Nord.
Portuali: nelle regioni di Ul’janovsk, Khabarovsk, Murmansk.
Le aziende residenti beneficiano di agevolazioni sulle tariffe di importazione dei
beni intermedi e materiali e sulla esportazione dei prodotti. Per informazioni
contattare Department for Special Economic Zones and Project Financing:
http://www.economy.gov.ru/
Tuttavia, per il sistema economico russo la dipendenza dalle materie prime energetiche
è anche un problema e un rischio, come ha dimostrato la pesante crisi del 2009. Inoltre si combina con fattori strutturali che il Paese ha ereditato dai tempi sovietici:
innanzitutto, il problema demografico, che pesa sulla difficoltà delle aziende russe a reperire manodopera e porta allo spopolamento di gran parte del Paese, e soprattutto
istituzioni generalmente deboli.
Nonostante questo, non mancano esempi di successo del sistema industriale e
produttivo russo: l’industria dell’automobile, ad esempio, è riuscita ad affermarsi con la costruzione su licenza di modelli stranieri e il Paese, dopo le crisi agricole dei primi
anni Novanta, ha ripreso il tradizionale ruolo di esportatore di grani e semi oleosi.
Inoltre l’economia russa è anche IT e telecomunicazioni, con aziende come Yandex,
Qiwi, mail.ru, e Vimpelcom, presenti in forze sui mercati internazionali.
La Russia è al 92mo posto su 180 Paesi per facilità di fare investimenti secondo la Banca
Mondiale, ma al 178mo posto per i permessi edili.
Secondo l’indice di libertà economica di Heritage foundation e WSJ, il Paese è al 140mo
posto su 178 Paesi, soprattutto a causa della poca trasparenza riscontrata in trattative d’affari e per alcune incongruenze del sistema giudiziario.
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2.1 Indicatori e congiuntura economica
La crisi del 2009 ha seriamente colpito l’economia russa, e la crescita è ripresa a ritmi
più lenti. Nel 2013 il ritmo dell’economia russa, però, è ulteriormente rallentato con la produzione industriale in discesa (+0,3 % nel 2013 e -0,2% a gennaio 2014, ma
+2,1% a febbraio 2014 su febbraio 2013). Il PIL è cresciuto solo del 1,3% (ma del
+3,4% nel 2012).
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Russia: principali indicatori economici nel 2007-2013 – variazione percentuale
sull’anno precedente
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Fonte: Rosstat - Marzo 2014
A peggiorare il quadro ci sono altri due elementi. Innanzitutto nel 2013 si è verificata una netta riduzione dell’attivo della bilancia commerciale. Alla crescita delle
importazioni sostenuta dalla domanda interna, non ha corrisposto un’eguale crescita delle esportazioni. Nel 2013 le esportazioni erano pari a 523,3 miliardi di dollari e le
importazioni a 343,3 miliardi di dollari, con un saldo positivo di 179 miliardi di dollari,
mentre nel 2012 il saldo era stato di 192,3 miliardi di dollari.
Inoltre, il governo presieduto da Dmitri Medvedev e il ministero delle finanze guidato da
Anton Siluanov prevedono un deficit del bilancio federale nei prossimi tre anni, e in
particolare dello 0,5% del PIL nel 2013. Il dato del bilancio consolidato, inclusivo di
amministrazioni locali e altri fondi, dovrebbe essere peggiore, con un deficit dello 1,3%
del PIL.
Per un Paese con un accesso al credito relativamente difficile come la Russia, un
deficit anche piccolo ma sostenuto su molti anni (si prevede almeno fino al 2016) può essere problematico. Il recente periodo di svalutazione del rublo ha alleviato la
pressione sul bilancio e gennaio 2014 ha segnato un avanzo del 9,3% del PIL, rispetto
allo 0,3 del gennaio 2013.
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Economia e finanza pubblica russa
Crescita PIL
Inflazione
Disoccupazione
Saldo
Bilancio
2013 (Rosstat)
1,3
6,5
5,5
-1,3 (atteso)
2014
(previsioni)
Da 1,1 a -1,8
5,7
5,5
-1,0
di
Fonte: elaborazione su dati OCSE, Banca Mondiale, Minfin e Rosstat - 26 Marzo 2014
Per far fronte a eventuali problemi finanziari il governo russo ha rilanciato il suo piano
di privatizzazioni: verranno vendute quote di minoranza delle grandi aziende
pubbliche in tutti i settori: finanza (Sberbank, VTB); agricoltura (OES); infrastrutture
portuali e navi (Autorità Portuale di Vanino, Sovkomflot);; settore estrattivo (Alrosa), ma anche di quote totali o parziali di aziende più piccole, contenute nel portafoglio della holding Rostekhnologij (Russian Helicopters, Schwabe, Russian Electronics,
Radioelectronic Technologies (CRET), ODK (motori), and Biotechprom (biotech)).
L’andamento dell’economia nel 2013 induce a pensare che per il 2014 si confermi una crescita al di sotto dell’1%, un’inflazione entro il 6%, e una prolungata debolezza del
rublo rispetto a euro e dollaro. Si noti che il rallentamento può essere aggravato dalle sanzioni, ma non è causato dalle tensioni internazionali.
1.1.1 Competitività e produttività
Gli imponenti avanzi della bilancia commerciale russa che si sono accumulati negli
ultimi anni sono stati ottenuti in misura decisiva grazie all’export di petrolio e gas naturale. Per altri settori il quadro è complessivamente meno brillante. Il rapporto del World Economic Forum sulla competitività globale assegna alla Russia il 64mo posto
nel 2013, in miglioramento rispetto al 67mo del 2012, ma molto lontano dalla parte alta
della classifica. Anche se il Paese è il settimo mercato più interessante per dimensione, è solo il 121mo Paese per qualità dei mercati finanziari, il 135mo per
apertura alla concorrenza e 118mo per qualità delle istituzioni.
Dinamica dei salari reali e della produttività del lavoro (var. % annua)
Fonte: Rosstat - Marzo 2014
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Pesano sull’industria russa, oltre alle difficoltà istituzionali già menzionate e al ruolo frenante della burocrazia, una produttività per ora lavorata relativamente bassa e un costo del lavoro relativamente alto. Nel grafico si noti come l’aumento dei salari sia sempre superiore all’aumento della produttività e come nei periodi di crescita
economica tale differenza tenda ad aumentare. La produttività dei lavoratori russi sarebbe inferiore a quella in Paesi come gli Stati Uniti, il Giappone, la Germania, la
Francia. Anche nei settori più importanti e sviluppati dell’industria russa, come il settore
automobilistico, la produttività dei lavoratori russi rimane significativamente inferiore a
quella di altri Paesi. E così anche nell’industria del petrolio.
Per questo, i lavoratori russi lavorano in media moltissimo, 1.981 ore all’anno contro la media dei Paesi OCSE di 1.776. In compenso la forza lavoro russa è molto più qualificata della media OCSE, perché ha un diploma di scuola superiore nel 91% dei casi a fronte del 74% dei casi.
Nonostante una forte diminuzione della povertà, che si è realizzata negli ultimi anni sia grazie alla crescita economica che a misure sociali di innalzamento di pensioni e salari,
permangono enormi disparità sociali e il reddito medio del 20% più ricco è calcolato dall’OCSE in 37.269 USD annui, mentre il 20% più povero deve vivere con 4.153 USD
annui. In gran parte questa disparità è anche disparità geografica, con la Mosca e la regione di Mosca che guadagnano e spendono la gran parte della ricchezza nazionale.
2.2 Il sistema produttivo
2.2.1 Agricoltura
L’Unione Sovietica aveva puntato soprattutto sulla crescita dell’industria, spesso sacrificando le necessità dell’agricoltura e, a partire dagli anni Sessanta, l’URSS era divenuta uno dei maggiori importatori mondiali di grano. Le iniziative dell’era Gorbacev
per recuperare produttività in agricoltura non erano riuscite a risolvere questa situazione e il crollo dell’Unione nel 1991 aveva lasciato il mondo agricolo russo al collasso, con un netto calo della produzione e gravi carenze strutturali. Dal
superamento della proprietà collettiva sono emerse grandi aziende integrate dell’alimentare (dette agroholding), attive soprattutto nella coltivazione di grano, semi
oleosi e altre piante industriali, e in minor misura nella polli- e suinicoltura.
La Russia è così diventata un esportatore per un gran numero di prodotti agricoli:
è il quarto produttore mondiale di cereali, il terzo di frumento, il primo per l’orzo, il terzo di patate, il quarto per le fibre di lino, e il primo produttore mondiale di barbabietola da
zucchero.
Rimane invece strutturalmente deficitario il settore dell’allevamento e il Paese importa
grandi quantità di carne e prodotti lattiero-caseari, mentre una buona parte della
produzione agricola è realizzata da aziende familiari o nelle famose dacie, dove molti
russi coltivano ortaggi e tuberi per l’autoconsumo.
Di estrema importanza è lo sfruttamento forestale, visto che quasi la metà del suolo
russo è forestato (49,4% nel 2011).
2.2.2 Industria ed estrazione
La base dell’economia russa è costituita dalle risorse minerarie, in particolare dalle
materie prime energetiche (carbone, petrolio, gas naturale).
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Nel 2013 la Russia ha estratto 347 milioni tonnellate di carbone, 499 milioni di
tonnellate di petrolio, e 679,3 miliardi di metri cubi di gas naturale. Negli ultimi anni, con
oltre 10 milioni di barili al giorno, l’industria petrolifera russa ha superato l’Arabia Saudita come primo produttore. Complessivamente, nel 2013, l’estrazione di materie prime valeva quasi poco meno del 10% del PIL russo (6.253 miliardi di rubli su 66.600).
La produzione di gas naturale, (per cui la Russia è stata leader mondiale fino al 2012) viene esportata soprattutto verso i Paesi dell’ex Unione Sovietica e verso l’Unione Europea, grazie a numerosi gasdotti. L’ultimo a essere inaugurato è il North Stream, che raggiunge la Germania passando per il Baltico, mentre è in costruzione il South Stream, che collegherà, attraverso il Mar Nero, Russia e Bulgaria. Meno sviluppata è invece l’infrastruttura di trasporto del gas verso la Cina e l’Oriente. Ciò rende particolarmente interdipendenti le economie russa ed europea, e preannuncia costi
elevatissimi per entrambe le parti in caso di sanzioni.
Nel 2013, gli Stati Uniti hanno scavalcato la Russia come primo produttore mondiale di
gas naturale, grazie al cosidetto gas di scisto. Anche la Cina dispone di ingenti risorse
di questo tipo, e potrebbe decidere di privilegiare la produzione nazionale rispetto
all’importazione di gas russo. Tuttavia, non è chiaro, sul lungo termine, quale sia il
reale potenziale del gas di scisto, la cui estrazione è molto costosa.
Non mancano altri minerali, come i diamanti di cui la Russia è il secondo produttore mondiale, il manganese, il nichel, la cromite, il platino, il rame, l’amianto e il potassio,
per il quale l’azienda russa Uralkali è uno dei leader di mercato.
La Russia dispone inoltre di 33 reattori nucleari per la produzione di energia elettrica e
circa 10 altri in costruzione, mentre grandi dighe sul Volga, sull’Angara e sullo Jenisej
forniscono importanti quantitativi di energia.
Energia elettrica prodotta (2011)
Fonte: Rosstat - Marzo 2014
La Russia è uno dei primi Paesi al mondo per produzione metallurgica: terzo per la
ghisa, quinto per l’acciaio. Ha un’importante industria della difesa, fra le prime al
mondo per il valore dell’export, e un’industria automobilistica e meccanica in forte crescita, soprattutto nel Distretto Nord Occidentale.
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L’industria tessile, tradizionalmente concentrata nel distretto di Ivanovo e Kostroma, ha
subito un pesante ridimensionamento negli ultimi anni, nonostante il grande rilancio
della produzione di fibre sintetiche.
2.2.3 Terziario
Il settore terziario occupa la maggior parte della popolazione attiva della Federazione
Russa. La rete di trasporto è formata da 983.000 km di strade, 30.000 km di autostrade, 86.000 km di ferrovie, 167.000 km di gasdotti e 65.000 km di oleodotti. I
porti principali sono San Pietroburgo, Arcangelo, Murmansk, Novorossijsk, Astrakhan,
Vladivostok.
Nel 2013 il traffico merci è stato di 5.083,4 miliardi di tonnellate/km.
Un grande sviluppo hanno le comunicazioni, con uno dei tassi di crescita di internet
più alti d’Europa e una notevole industria informatica. Nel 2013 il commercio al minuto è stato pari a 23.668,4 miliardi di rubli (+3,9% rispetto
al 2012), al cambio medio pari a 740,1 miliardi di dollari. Di questi sono stati venduti
prodotti alimentari per 11.127,2 miliardi di rubli (+2,5%), al cambio ufficiale pari a
347,9 miliardi di dollari, e prodotti non alimentari per 12.541,2 miliardi di rubli
(+5,0%), cioè pari a 392,1 miliardi di dollari al cambio ufficiale.
Russia: commercio al minuto nel 2013 nei Distretti Federali, in % del valore in
dollari (commercio al minuto: tot. 23.668,4 mld di rubli, al cambio 740,1 mld USD)
Fonte: Rosstat - Marzo 2014
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2.2.4 I mercati finanziari
Negli ultimi anni, grazie alla stabilizzazione del deficit e del debito pubblico e a un
sostanziale calo dell’inflazione, il sistema finanziario russo ha trovato un maggiore
equilibrio.
Il sistema bancario è organizzato intorno a diverse grandi banche pubbliche (Sberbank, VTB, Gazprom Bank, Rosselkhoz Bank) e a un certo numero di banche private (AlfaBank), spesso locali (Bank Sankt Peterburga) e talvolta controllate da banche straniere
(Junikredit, Raiffauzen; in generale circa il 19% del totale delle banche e il 12% degli
assets). La vigilanza della Banca Centrale di Russia, però, non è riuscita a evitare gravi scandali, come quello che ha colpito la Banca di Mosca, ora sotto il controllo di VTB, e
quelli che hanno portato nel dicembre 2013 alla chiusura di ben tre istituti di medie
dimensioni e di altri otto dall’inizio del 2014. Questo ultimo fatto ha messo in discussione l’efficacia delle politiche di vigilanza, che sono adesso soggette a
revisione.
Inoltre le privatizzazioni degli anni Novanta e le parziali privatizzazioni degli ultimi anni
hanno fatto di Mosca una piazza finanziaria importante, che fino al 2013 è cresciuta molto in capitalizzazione.
Ancora oggi, però, molte aziende russe preferiscono quotarsi anche su altri mercati,
soprattutto Londra. Nel 2013, almeno un terzo del trading su azioni di aziende russe si
è svolto a Londra. Inoltre, le grandi società russe preferiscono emettere debito all’estero. Il debito estero
russo nei primi sei mesi del 2013 è passato dal 31,7% al 33,2% del Pil. La maggior
parte di questo aumento è dovuto ad aziende controllate dallo stato russo.
Ovviamente, questa situazione vincola la politica russa dei cambi. Il cambio del rublo
deve perciò muoversi all’interno di un corridoio fissato dalla Banca Centrale:
un’eventuale svalutazione, aumentando il costo dei finanziamenti internazionali, potrebbe indurre un forte freno agli investimenti.
I consumi e gli investimenti delle famiglie
Il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto significativamente negli ultimi anni, sospinto da tre fattori: l’aumento del reddito disponibile, la diminuzione dell’inflazione, la maggiore disponibilità di credito per consumatori e investitori. L’effetto di questo rafforzamento è stato un notevole aumento dei consumi, incrementati del
4,4% nel 2010, del 7,2% nel 2011, del 5,9% nel 2012 e del 3,9% nel 2013 rispetto all’anno precedente e del 3,2% a gennaio-febbraio 2014.
Nel 2013 i redditi reali disponibili, secondo i dati preliminari Rosstat, sono cresciuti del
3,3%; il salario medio è stato di 29.940 rubli, cioè al cambio medio del 2013 di 31,98 rubli per 1 dollaro pari a 936,2 dollari.
Del resto, i tassi d’interesse overnight praticati dalla Banca Centrale di Russia hanno
raggiunto nel settembre 2013 il livello più basso dal 1998 (6,5%), pur in presenza di un importante deflusso di capitali, che nel 2013 si è attestato sui 62 miliardi di dollari, in netto aumento rispetto ai 55 miliardi registrati nel 2012.
Le attuali turbolenze sui mercati finanziari hanno costretto la Banca Centrale a
innalzare i tassi d’interesse fino al 7% per contrastare l’accelerazione che le vicende ucraine hanno imposto alla fuoriuscita dei capitali. Ulteriori misure potrebbe essere
adottate il 25 aprile 2014.
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Negli ultimi anni, le banche russe hanno praticato un’aggressiva politica dei prestiti, soprattutto immobiliari. La relativa facilità a ottenere ipoteche ha sospinto un boom
immobiliare e dei consumi, che hanno continuato a crescere per tutto il 2013. È probabile che il rallentamento dell’economia si riverberi sia sulla crescita dei salari che
sulla disponibilità dei crediti ipotecari, vista anche la crescita dei prestiti non rimborsati.
Andamento di salari (in migliaia, scala di sinistra), interessi debitorii a un anno
(%, scala di sinistra), e inflazione mensile (%, scala di destra) e rispettivi trend
Fonte: Banca Centrale di Russia e Rosstat - Marzo 2014
Magazzini Gum sulla Piazza Rossa, Mosca
Il sistema assicurativo russo si fonda su alcune società assicurative “sistemiche”, circa
20, strettamente monitorate dall’authority russa per la finanza FSFR. Le prime tre per
dimensione, con sede a Mosca, sono Rosgosstrakh, Sogaz, e Ingosstrakh, e coprono
all’incirca un terzo del mercato complessivo. Rosgosstrakh e Ingosstrakh nascono in epoca sovietica come società pubbliche, mentre Sogaz è controllata da Bank Rossija (una delle banche russe colpite dalle recenti sanzioni statunitensi). Altre società sono invece controllate da grandi banche (Alpha Bank e VTB), oppure da gruppi stranieri
come Allianz e Generali-PPF. A partire dalla fine del 2014, FSFR sarà assorbito dalla Banca Centrale e la sorveglianza sul sistema assicurativo e sui suoi investimenti verrà esercitata dalla Banca Centrale.
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Un’altra area cruciale del sistema finanziario russo sono i fondi pensione, che nel 2013 gestivano circa 50 miliardi di dollari (con l’esclusione della quota di Vneshekonombank, VEB). A fine 2013 questi assets sono stati temporaneamente incorporati dal governo
russo a causa delle pessime performance dei fondi pensione privati. Con la riforma del
sistema pensionistico, che partirà nel 2015, il ruolo di VEB e dei fondi privati verrà ridefinito.
A seguito delle sanzioni americane contro alcuni uomini d’affari molto vicini a Putin, Visa e Mastercard hanno sospeso i contatti con alcune banche russe, fra cui Bank
Rossija. Le banche russe stanno tentando di dar vita ad un sistema di pagamenti
alternativo e “autarchico”.
2.2.5 Piani di sviluppo
La necessità di distribuire la produzione in modo più equilibrato fra regioni e settori è ben presente al governo e alla classe dirigente russa. Per questo, sono stati sviluppati
tre differenti approcci: i piani di sviluppo settoriali (come il piano per l’industria farmaceutica eleborato dal Ministero per la produzione industriale), le zone speciali
(vedi scheda), e i raggruppamenti (cluster) industriali.
I cluster industriali sono costituiti dalle regioni in base a una politica federale. Secondo
il censimento della Scuola Superiore di Economia di Mosca, esistono 17 centri per lo
sviluppo dei cluster regionali. In generale, i cluster russi puntano molto sulla
biofarmaceutica e sull’industria farmaceutica, in accordo col piano di sviluppo di questo
settore. Ma sono presenti anche altre specializzazioni.
Fra essi sono particolarmente significativi, il centro di Kaluga, la cui missione è favorire lo sviluppo dei fiorenti distretti farmaceutico e automobilistico; il centro di Tomsk, che
lavora sull'elettronica dello stato solido, sui composti del fluoro, e ancora sull’industria farmaceutica; il centro di sviluppo di Penza, dedicato al distretto dolciario, dei mobili,
delle scarpe; il centro di sviluppo della regione di Samara, a Togliatti, che si occupa di
auto, chimica, logistica e agrindustria; e il centro di sviluppo dei distretti degli
elettrodomestici e dei materiali compositi a Lipetsk. Al di là di questi centri per lo sviluppo dei distretti, esistono poi distretti spontanei come quello del tessile a Ivanovo.
Queste realtà dimostrano l’importanza del livello di governo locale per gli investitori. La politica dei distretti è finanziata in particolare dalla Vneshekonombank, dalla VTB e
dal Fondo per l’assistenza alle piccole e medie imprese.
Il Fondo per l’assistenza alle piccole e medie imprese nella sfera tecnologica e scientifica opera in favore dei distretti con 4 programmi quadro, di cui tre nazionali e uno internazionale,
in cui il Fondo opera quale terminale russo dell’Enterprise Europe Network.
I finanziamenti del Fondo per le cooperazioni internazionali sono paritetici a quelli che i
progetti di cooperazione riceveranno dalle istituzioni degli altri Paesi cooperanti.
http://een.ec.europa.eu/
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