Educazione all’investimento
Le esigenze di investimento a fini previdenziali
Le esigenze di investimento con finalità previdenziali
hanno spesso un peso trascurabile tra gli obiettivi del
risparmio e del suo investimento. O, laddove trovano
spazio, non sono considerate con l’approccio
disciplinato e coerente che sarebbe invece necessario.
L’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli
italiani 20121 mostra che solo il 13% circa degli
intervistati menziona specificamente la pensione tra le
motivazioni del risparmio, percentuale peraltro
costantemente in calo dal 2007. E le precedenti
edizioni dell’Indagine evidenziavano che gran parte di
coloro che dichiarano di risparmiare per la pensione
non hanno, tuttavia, ancora scelto come investire.
Il momento della pensione è visto dal risparmiatore
con un certo distacco. Tipicamente si pensa che ci sia
tutto il tempo per accantonare il denaro necessario e
che ci si affiderà alla previdenza pubblica, alla
pensione erogata dallo Stato. Questo approccio è
rischioso: alcuni fattori emersi di recente hanno infatti
aggiunto complessità e posto nuove sfide alle
condizioni di vita in età pensionabile.
La stima della quantità di denaro necessaria a
garantirsi un adeguato standard di vita nell’età della
pensione si basa essenzialmente su due variabili: il
momento in cui si lascia il lavoro e l’aspettativa di vita.
Intuitivamente, quanto prima ci si ritira dalla vita attiva
e quanto più a lungo si vive, tanto maggiori saranno i
risparmi sui quali occorre poter contare. Queste
considerazioni possono apparire ovvie. Nuovi fattori,
come accennato, sono peraltro entrati in gioco e
stanno manifestando i propri effetti mettendo
pressione sul fabbisogno pensionistico per le future
generazioni. Si pensi in primo luogo all’evoluzione
1
Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani
2012. Intesa Sanpaolo – Centro Einaudi
delle aspettative di vita in Italia, cresciute
significativamente nell’ultimo quarto di secolo. Se nel
1974 un neonato maschio aveva speranze di vita
media fino a 70 anni e uno femmina a 76, nel 2009 i
neonati avevano l’aspettativa di raggiungere
mediamente 79 e 84 anni, rispettivamente se uomini
o donne2. E questi numeri continueranno a migliorare:
il livello della speranza di vita si attesterà nel 2050 a
85,3 e 90,2 anni, rispettivamente per maschi e
femmine.3 Inoltre, è utile riflettere sul fatto che la
necessità di contenere il debito pubblico dei Paesi
avanzati,
anche
in
relazione
all’evoluzione
demografica, ha imposto severe riforme dei
meccanismi previdenziali.
La pensione pubblica non basterà
I sistemi pubblici saranno in grado di assicurare nei
prossimi
anni
solo
coperture
pensionistiche
fortemente ridimensionate rispetto al passato e
comunque contenute. Secondo le stime elaborate
dalla Ragioneria Generale dello Stato, il cd tasso di
sostituzione (il rapporto tra la pensione e l’ultimo
stipendio) per un lavoratore tipo4 sarà pari al 69 e al
2
Istat – Tavole di mortalità, aggiornamento del maggio
2012.
3
Le tendenze di medio e lungo termine del sistema
pensionistico e socio sanitario. Rapporto n. 13 – 2012.
Ragioneria Generale dello Stato
4
I calcoli sono stati effettuati per un lavoratore dipendente
ed un lavoratore autonomo che accedono nel
pensionamento con i requisiti dell’ipotesi base: 68 anni di
età e 38 anni di contribuzione, nel primo caso, e 70 anni di
età e 40 anni di contribuzione, nel secondo. Le tendenze di
medio e lungo termine del sistema pensionistico e socio
sanitario. Rapporto n. 13 – 2012. Ragioneria Generale dello
Stato
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Educazione all’investimento
54% circa nel 2030, a seconda che sia dipendente o
autonomo.
Vivremo allora più a lungo nell’età della pensione, ma
saremo accompagnati da un minor sussidio da parte
della previdenza pubblica. Ciò implica la necessità di
disporre di un maggior capitale al momento della
pensione e quindi l’urgenza di porre le premesse
perché il maggior capitale richiesto possa essere
costituito nel tempo.
Occorre risparmiare per la pensione
E’ dunque evidente che il risparmio con finalità
previdenziali debba essere collocato in una nuova
prospettiva, identificandolo come uno dei principali
obiettivi da soddisfare, soprattutto da parte dei
giovani.
La tranquillità finanziaria nell’età della pensione non si
raggiunge per caso, né automaticamente. Scaturisce
piuttosto da un disciplinato processo di pianificazione
che parte dalla consapevolezza dell’esistenza di
questo bisogno e genera un risparmio finalizzato e
investito coerentemente, su base individuale oppure
aderendo a forme di previdenza complementare5.
noto, maggiore è l’intervallo di tempo tra il momento
dell’avvio dell’investimento e quello in cui il denaro
dovrà essere utilizzato, più elevato è il profilo di
rischio/rendimento atteso che è ragionevole adottare,
poiché a maggior rischio corrisponde l’aspettativa di
conseguire un maggior rendimento finale, a patto di
tollerare la possibilità di subire perdite nel breve
termine.
La dimensione delle attività rischiose in portafoglio
dovrà essere scelta inizialmente per tenere conto della
propensione al rischio individuale e degli anni che
mancano alla pensione. Inoltre, dovrà essere
opportunamente gestita nel corso del tempo che
conduce alla pensione, in modo da considerare i
possibili cambiamenti che intercorrono nel frattempo
(condizioni economiche, diversi obiettivi emersi nel
tempo), ma, in primo luogo, l’avanzare dell’età del
risparmiatore e l’avvicinarsi del momento dell’utilizzo
del denaro accantonato e investito.
Le diverse esigenze finanziarie sull’asse del
tempo
Il “tasso di sostituzione” nel 2030
Il livello di attività con rischio più elevato sarà quindi
via via ridimensionato, con l’obiettivo di ridurre la
volatilità del patrimonio e favorire il consolidamento
dei risultati raggiunti.
Il profilo di rischio/rendimento atteso che guida questi
investimenti dovrà peraltro essere più elevato rispetto
a quello utilizzato per le altre esigenze finanziarie.
Non va infatti dimenticato che le finalità
pensionistiche sono le più lontane nel tempo tra
quelle alle quali dobbiamo fare fronte. E che, come è
5
Si veda il contributo La Previdenza Complementare, nella
sezione Educazione all’investimento di questo sito.
È meglio iniziare a pensarci da giovani
Non è mai troppo tardi per iniziare a investire ai fini
previdenziali, ma la scelta ottimale è quella di avviare
al più presto risparmio e investimento con questo
obiettivo. Solo così sarà possibile sfruttare appieno il
contributo del valore finanziario del tempo che sugli
orizzonti temporali lunghi gioca un ruolo di primo
piano. Il grafico che segue illustra il valore raggiunto,
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rispettivamente dopo 5, 10, 20 e 30 anni, da risparmi
di 3.000 euro all’anno, investiti a un ipotetico tasso
del 3,5%, netto da imposte.
E’ molto evidente il vantaggio accumulato da chi ha
iniziato a risparmiare e investire presto.
Il vantaggio di partire presto
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