Durkheim, Émile
Sociologo francese (Épinal, Vosgi, 1858 - Parigi 1917). È stato uno dei fondatori della
sociologia. In De la division du travail social (1893) distinse tra la “solidarietà
meccanica” (o istintiva) delle società primitive e la “solidarietà organica”, cioè
consensuale, tipica delle società più evolute. Introdusse il concetto di anomia per
indicare la condizione di sradicamento sociale dell’individuo per la perdita delle norme
di riferimento collettivo. Indicò, quale compito specifico della sociologia, lo studio dei
fatti sociali, ossia dei fenomeni sociali come dati esterni e indipendenti rispetto agli
individui (Les règles de la méthode sociologique ,1895). Celebre fu l’ndagine sul
suicidio (1897) impostata su questo metodo.
D. fu autore di una vasta produzione di scritti politici e pedagogici, pubbl. postumi:
Éducation et sociologie (1922), L'éducation morale (1925), Le socialisme (1928),
Leçons de sociologie (1950). Nella prima opera di D. - De la division du travail social
(1893; trad. it. 1962) - reagì contro la concezione che la società industriale fosse basata
esclusivamente sulla logica individualistica di mercato. Les règles de la méthode
sociologique (1895; trad. it. 1971) costituisce il primo vero trattato di metodologia
empirica delle scienze sociali e orienta anche l’indagine successiva sulle tipologie
sociali del suicidio (Le suicide, 1897; trad. it. 1969). L’interesse per la religione, come
nucleo stesso dell'ordine sociale, lo portò nella sua ultima opera, Les formes
élémentaires de la vie religieuse (1912; trad. it. 1963), ad affrontare una serie di
ricerche etno-antropologiche sulle tribù “totemiche” dell'Australia, dalle quali trasse le
prove a sostegno della tesi per cui la forza di penetrazione e di legittimazione delle
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norme sociali deriva dal carattere di sacralità con cui vengono interiorizzate dagli
individui.
Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/emile-durkheim/
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