Fausto Pagnotta - Democrazia Senza

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Alla ricerca della democrazia nella società globale
Fausto Pagnotta
Il processo della ‘globalizzazione’, in cui realtà politiche, economiche, sociali con storie e percorsi
culturali eterogenei sono sempre più in contatto tra loro non senza conflittualità, e dove i confini
dello Stato-nazione, che ha caratterizzato la modernità, stanno sgretolandosi sotto le spinte di
processi economici, politici nonché tecnologici (Internet e ICT) che nella dimensione transnazionale
trovano il loro luogo privilegiato, sta ridefinendo nella sostanza, in modo più o meno consapevole
per i soggetti coinvolti, molte delle categorie concettuali attraverso le quali l’Occidente, nella storia
del pensiero politico, ha dato un senso alle strutture semantiche che hanno caratterizzato le modalità
con le quali si è realizzata e organizzata la vita politica e sociale.
Tra i concetti politici che nella loro realizzazione storica sembrano risentire di più delle
conseguenze sul piano politico, economico e sociale portate dalla ‘globalizzazione’, c’è quello di
‘democrazia’. La democrazia parlamentare come è stata concepita e attuata nell’esperienza politica
occidentale, pur nelle diverse forme istituzionali in cui si è realizzata nei Paesi che l’hanno accolta,
si trova oggi in una profonda crisi che caratterizza alcuni dei suoi aspetti ed elementi costitutivi che
sono stati il presupposto alla sua concreta attuazione. Una crisi quella della democrazia che appare
sempre più come una crisi d’identità poiché sono mancati o stanno progressivamente venendo a
mancare alcuni dei capisaldi che l’hanno caratterizzata. Di qui l’accattivante titolo del libro di
Augusto Schianchi e di Maura Franchi Democrazia senza nel quale i due autori hanno messo a
fuoco e analizzato in un chiaro lavoro d’insieme la crisi di alcuni degli elementi che sono costitutivi
della democrazia nella forma in cui si è realizzata nella modernità, quali l’uguagliaza,
l’organizzazione di un sistema produttivo e lavorativo che garantisca benessere economico ai
soggetti che ne fanno parte, la partecipazione politica, la fiducia nella politica e nelle istituzioni
democratiche, la sovranità dello Stato sulle proprie dinamiche politiche, sociali ed economiche, ed
infine la capacità della politica di agire con efficacia nel presente e con progettualità sul futuro.
Tutti temi che, come ben precisano i due autori fin dall’inzio del libro, «impongono analisi non
retoriche», che tentino di guardare «oltre l’orizzonte del presente» (p. 15). Ed è questa la linea
conduttrice dell’intero lavoro di elaborazione che presiede Democrazia senza: il tentativo di
inquadrare con chiarezza alcune delle principali «ragioni» che «rischiano di erodere le fondamenta
della democrazia negandone le premesse» (p. 10), sempre mantenendo uno sguardo sul futuro e
sulle possibili strade da intraprendere per riprodurre in un contesto di democrazia «coesione e
senso, legami e speranza, solidarietà ed energia individuale» (p. 15). Ma per guardare al futuro in
modo concreto non si può non affrontare i dilemmi che assediano e minacciano oggi la democrazia,
ed è così che il libro, dopo un primo capitolo Nativi democratici (pp. 9-33), che costituisce una
significativa e articolata premessa al contenuto dell’intero lavoro, affronta nel secondo capitolo,
Democrazia senza lavoro (pp. 34-63), la crisi occupazionale che costituisce oggi uno dei maggiori
problemi della tenuta della democrazia. Una crisi occupazionale che risulta una delle pricipali cause
che impediscono alle persone di realizzare attraverso un lavoro stabile, oggi sempre più messo in
discussione, quelle aspettative di vita e di benessere a cui esse tendono; e sono i problemi del lavoro
che si ripercuotono in modo diretto sul tema delle diseguaglianze che costituisce l’argomento del
terzo capitlo Democrazia senza uguaglianza (pp. 64-100), nel quale i due autori attraverso una
puntuale riflessione supportata da alcuni dei più recenti dati statistici nazionali e internazionali,
mostrano come «La questione delle diseguaglianze rappresenta una sfida per la democrazia, visto
che» sempre più «le diseguaglianze sono in aumento» proprio «nei paesi democratici» (p. 64). Il
fatto che vi sia «un nesso inscindibile tra democrazia e tensione verso l’uguaglianza delle
opportunità» e che l’aumentare delle diseguaglianze nei diritti e nel reddito metta «in pericolo la
coesione sociale» con la conseguente crescita «di inefficienza economica» (p. 96), dovrebbe
costituire punto prioritario in qualunque agenda politica o economica che abbia quale primo
obiettivo la salute e la conservazione di una democrazia. Infatti come affermano Augusto Schianchi
e Maura Franchi «Le diseguaglianze rappresentano un indicatore del grado di giustizia che permea
una società e questo [...] incide sulla fiducia» (p. 98) dei cittadini nelle istituzioni di un Paese, quale
l’Italia, dove l’uguaglianza delle opportunità costituisce uno dei principi costituzionali su cui si
fonda il suo assetto democratico. La crisi di fiducia nella democrazia è il tema che viene affrontato
nel quarto capitolo Democrazia senza fiducia (pp. 101-121) dove i due autori analizzano alcune
delle cause principali del fatto che negli ultimi anni «Il grado di fiducia che i cittadini italiani
nutrono nei confronti delle istituzioni e della politica è sceso drasticamente» (p. 101); dalla loro
analisi esce una fotografia di un Paese Italia in cui «l’assenza di una strategia» a lungo termine «per
fare fronte ad una crisi» che è «insieme politica, economica e sociale» ha relegato il Paese stesso
«in un endemico conservatorismo» nel quale «La diffusa sfiducia contribuisce ad aumentare la
distanza già profonda tra i cittadini e le istituzioni» (p. 101), distanza acuita da fenomeni quali
l’inefficacia e la «([...] faraginosità) della macchina amministrativa» nonché la «generalizzata e
vergognosa corruzione» (p. 119). Una crisi di fiducia nelle istituzioni democratiche resa in certi casi
ancora più radicale dalla crisi della sovranità dello Stato-nazione di fronte all’incedere di processi
macro-economici a livello globale che condizionano la vita sociale ed economica dei singoli Stati
che invece si trovano spesso impotenti a fronteggiare tali processi. Questo il tema del quinto
capitolo Democrazia senza sovranità (pp. 122-144) dove con lucida sintesi sono delineate alcune
significative linee tematiche dell’ampio dibattito in corso sul rapporto conflittuale tra
globalizzazione e sovranità dei singoli Stati, nella convinzione che tale questione sia «cruciale per il
funzionamento della democrazia», in particolare perché la globalizzazione che è sempre più «alla
base dei cambiamenti che incidono sulla stessa democrazia [...] erode gli stessi spazi della politica,
almeno nelle forme che questa ha assunto fino ad oggi» (p. 122). Ed è proprio la politica dei singoli
Stati che in tale contesto globale vede messa in discussione l’efficacia della sua azione e quindi di
conseguenza la sua credibilità, tema questo del sesto ed ultimo capitolo Democrazia senza politica
(pp. 145-179) nel quale è evidenziato ed approfondito il paradosso rappresentato dal fatto che
«L’orizzonte della politica si ferma al ciclo elettorale nazionale a fronte di eventi» globali e
complessi «che cambiano le epoche» (p. 145). I due autori denunciano poi che la classe politica
delle democrazie occidentali consapevole dell’impotenza del suo ruolo di fronte ai fenomeni
globali, invece di studiare modalità e strategie, semmai sovranazionali, per avere ancora un minimo
di voce in capitolo su tali dinamiche, ha «da tempo spostato l’attenzione sulla comunicazione,
dando vita a quella che Habermas chiamava democrazia umorale [vd. J. Habermas, La rivoluzione
in corso, Feltrinelli, Milano 1990]», ragione per cui «La legittimazione» politica sembra non
dipendere «più dalla soluzione dei problemi, quanto dalla capacità di cavalcare le emozioni che essi
suscitano» (p. 146) nell’immediato presente, negandosi in questo modo qualsiasi prospettiva di
visione e di azione sul futuro. Alle Conclusioni (pp. 180-184) Augusto Schianchi e Maura Franchi
affidano il compito di trarre le fila dell’intero libro nella consapevolezza che «Le questioni che
attanagliano la democrazia non riguardano solo il nostro paese, né solo la vecchia Europa», ma si
ripercuotono a livello globale con conseguenze non prevedibili per la sopravvivenza della
democrazia stessa, e «non potrebbe essere altrimenti da quando i confini porosi della
globalizzazione ci hanno messo di fronte alla nostra ineludibile interdipendenza» (p. 181). In tale
quadro si deve essere consci che non esistono «ricette miracolistiche con effetti immediati», tuttavia
sarebbe già un passo avanti per la politica dei singoli Stati «riportare l’attenzione sul lungo periodo
piuttosto che sull’affannosa rincorsa del quotidiano in un’ottica elettorale» (p. 183); in questa
prospettiva si potrà così «recuperare un significato positivo del termine senza» utilizzato «come filo
espositivo del libro» ed auspicarsi, come fanno Augusto Schianchi e Maura Franchi, una politica
«senza demagogia, senza scorciatoie, senza disonestà, senza semplificazioni» (p. 184), una politica
che sappia ancora ritrovare e promuovere con forza e dignità nella società globale il senso della
parola democrazia.
In uscita per La Società degli individui, 56, 2/2016
Fausto Pagnotta è dottorando di ricerca in Studi Politici presso l’Università di Roma La Sapienza;
svolge attività didattica in Storia dei diritti umani all’Università di Parma dove collabora con le
cattedre di Storia delle dottrine politiche e di Sociologia generale. Tra le pubblicazioni: Cicerone e
l’ideale dell’aequabilitas. L’eredità di un antico concetto filosofico (2007); è curatore dei volumi:
L’Età di Internet. Umanità, cultura, educazione (2013); Linguaggi in Rete. Conoscere,
comprendere, comunicare nella Web society (2015).
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