Università degli Studi di Sassari Facoltà di Medicina e Chirurgia Dott.ssa Alessandra Palmieri Istituto di Igiene e Medicina Preventiva PROFILASSI Tutte quelle attività che hanno l‘obiettivo di impedire l’insorgenza delle malattie e cercare di eradicare le stesse INDIRETTA • Ecologica • Della persona DIRETTA • Specifica • Generica Interventi atti a neutralizzare le fonti di infezione (DENUNCIA, ISOLAMENTO, CONTUMACIA, INCHIESTA EPIDEMIOLOGICA, ACCERTAMENTO DIAGNOSTICO) e l’ambiente inteso come mezzo di trasmissione di agenti (STERILIZZAZIONE, DISINFEZIONE, etc.) STERILIZZAZIONE Misura di profilassi diretta generica delle malattie infettive intesa a distruggere tutti i microrganismi, in forma vegetativa o in stato di spore, presenti su un substrato condizione in cui la sopravvivenza di un microrganismo è altamente improbabile STERILIZZAZIONE Disinfezione: Procedimento che comporta l’uccisione di microrganismi patogeni su un substrato non vivente e nell’ambiente, ad eccezione delle forme di resistenza Asepsi: Procedimento atto ad evitare l’apporto di germi su un substrato Antisepsi: Procedimento atto a distruggere o ad inibire microrganismi che risiedono sui tessuti STERILIZZAZIONE Norma U.N.I. EN 556 “Sterilizzazione dei dispositivi medici” …il livello di assicurazione di sterilità (SAL: Sterility Assurance Level) deve corrispondere alla probabilità teorica inferiore o uguale a 1 su 1 milione (SAL ≤ 10-6) di trovare un microrganismo sopravvivente all'interno di un lotto di sterilizzazione STERILIZZAZIONE Quando è necessario attuare una procedura di STERILIZZAZIONE? Dr Earl Spaulding (1968) I materiali utilizzati nella pratica sanitaria possono essere suddivisi in categorie a diverso rischio infettivo STERILIZZAZIONE 1) Articoli CRITICI Oggetti il cui uso, se contaminati, comporta un elevato rischio di contrarre infezione. Si tratta di oggetti o strumenti che penetrano nei tessuti sterili (es.: strumenti chirurgici, protesi valvolari, aghi, cateteri vascolari) STERILIZZAZIONE 2) Articoli SEMI-CRITICI Oggetti che vengono in contatto con mucose integre o cute non integra ma che non invadono i tessuti od il sistema vascolare (es.: endoscopi, cateteri urinari, etc.). Il rischio di infezione connesso con il loro uso è sempre alto STERILIZZAZIONE 3) Articoli NON CRITICI Oggetti che non vengono a contatto diretto con il paziente o vengono a contatto solo con la cute integra, (es.: stetoscopi, manicotti per la misurazione della pressione, maschere facciali, biancheria, stoviglie, etc.) STERILIZZAZIONE MEZZI FISICI MEZZI CHIMICI STERILIZZAZIONE MEZZI FISICI Calore (secco od umido) Radiazioni γ Raggi U.V. Filtrazione STERILIZZAZIONE MEZZI CHIMICI Ossido di etilene Gas plasma Glutaraldeide Acido peracetico MEZZI FISICI CALORE SECCO 1) aria calda generata in stufe o forni di Pasteur Si tratta di armadi di metallo a doppia parete coibentata, all’interno dei quali, mediante resistenze elettriche, l’aria entra e viene temperatura adatta a sterilizzare. mantenuta alla PRINCIPIO: aumento della temperatura degli oggetti che determina processi di OSSIDAZIONE FATTORI DETERMINANTI: Temperatura e durata. Norme U.N.I.: della 170°C/2h dal raggiungimento Temperatura (180°/30’-60’; 160°/120’; 150°/150’; 140°/180’). 170°/60’; MEZZI FISICI CALORE SECCO 1) aria calda generata in stufe o forni di Pasteur MATERIALI: oggetti in vetro, metallo, sostanze oleose e polveri. Non indicato per soluzioni acquose, materiale tessile o termosensibile PRO: pratica, economica CONTRO: scarsa affidabilità dei controlli ed eccessiva durata del ciclo di sterilizzazione MEZZI FISICI CALORE SECCO 2) Fiamma viva. PRINCIPIO: FLAMBAGGIO di superfici ed oggetti oppure INCENERIMENTO di materiale a fondo perso e rifiuti solidi MEZZI FISICI CALORE UMIDO PRINCIPIO: il vapore d’acqua saturo sotto pressione autoclavi a vapore determina la generato in COAGULAZIONE delle proteine FATTORI DETERMINANTI Pressione: necessaria dell’acqua; per aumentare il punto di ebollizione Temperatura: valori sufficienti per garantire la distruzione dei MO; Tempo: inversamente proporzionale alla temperatura; Umidità: il vapore deve essere saturo (100% di umidità relativa) Il vapore è prodotto in apposite apparecchiature, autoclavi a vapore, il cui elemento strutturale fondamentale è costituito da un contenitore in acciaio a chiusura ermetica, corredato di valvola di sicurezza e da un rubinetto per collegare l’ambiente interno con l’esterno, un manometro e un termometro. Il vapore si forma dall’acqua immessa dentro l’autoclave e riscaldata. Se riscaldiamo l’acqua a livello del mare, alla T° di 100°C, l’acqua bolle: le bolle salgono in superficie e si disperdono nell’aria. Se diamo ancora calore, le bolle aumentano, ma non aumenta la T°. Se invece riscaldiamo l’acqua in un recipiente chiuso (vapore sotto pressione), la P del recipiente aumenta creando un aumento del punto di ebollizione dell’acqua. MEZZI FISICI CALORE UMIDO STERILIZZAZIONE LENTA: 121°C per 15-30 min e 1 atm MATERIALI: strumenti in metallo, vetro, materiale tessile di medicazione e per campo sterile, materiale di gomma non termolabile. Non indicato per attrezzatura di endoscopia (eccetto le camicie degli endoscopi in acciaio), le sostanze non idrosolubili (sostanze oleose e polveri) e materiali termolabili MEZZI FISICI STERILIZZAZIONE RAPIDA: 134°PER 4-7 MIN. A 2 ATMOSFERE. PRO: RAPIDITA’ CONTRO: SOLO PER STERILIZZARE IN EMERGENZA MATERIALI PULITI E NON CONFEZIONATI: LA RAPIDITA’ DEL PROCESSO RIDUCE I MARGINI DI SICUREZZA ED AUMENTA LA POSSIBILITA’ DI FORMAZIONE DI BOLLE D’ARIA. MEZZI FISICI RAGGI γ PRINCIPIO: radiazioni ionizzanti prodotte da radioisotopi (60Co; 137Cs). Provocano la DENATURAZIONE di proteine ed acidi nucleici FATTORI DETERMINANTI: l’effetto sterilizzante è dose-dipendente: si raggiunge a dosi di 25 KGy MEZZI FISICI RAGGI γ MATERIALI: prodotti monouso aghi, fili di sutura, lame, alcuni tipi di plastiche, etc. PRO: non inducono radioattività sui substrati trattati CONTRO: disponibilità di impianti adeguati i cui costi sono elevatissimi: impiego limitato a livello industriale MEZZI FISICI RAGGI U.V. PRINCIPIO: radiazioni non ionizzanti prodotte da lampade a vapori di mercurio eccitati da una corrente elettrica. Svolgono la massima azione battericida a 254 nm provocando ALTERAZIONE degli acidi nucleici LIMITI: scarsa capacità di penetrazione. Azione lesiva sulla cute e sulle mucose (eritemi, congiuntiviti) USO: sterilizzazione di aria, acqua e piani di appoggio in ambienti protetti MEZZI FISICI FILTRAZIONE PRINCIPIO: con tale metodo è possibile ottenere aria e liquidi sterili o, meglio, altamente decontaminati. Si adoperano filtri con maglie di dimensioni inferiori rispetto a quelle dei microrganismi LIMITI: i virus non vengono trattenuti MEZZI CHIMICI OSSIDO DI ETILENE (EtO) PRINCIPIO: per molti anni la scelta predominante per la cosiddetta sterilizzazione ALCHILAZIONE dei “a gruppi freddo”; sulfidrilici, agisce per amminici, carbossilici, fenolici ed idrossilici delle proteine strutturali ed enzimatiche MEZZI CHIMICI OSSIDO DI ETILENE (EtO) FATTORI DETERMINANTI: concentrazione: 700-800 mg/l (< 400 mg/l sterilità non garantita ) umidità relativa (H2O sotto forma di vapore): 40-60% temperatura: 30°C (ciclo a freddo) o 60°C (ciclo a caldo); tempo di contatto: 1,5 -12 h (di solito 4-5 h) pressione: variabile in base alla percentuale di EtO (difficilmente usato puro, più spesso miscelato con 90% di freon o 91,4% di CO2) MEZZI CHIMICI OSSIDO DI ETILENE (EtO) PRO: grande capacità di penetrazione che ne consente l’utilizzo a basse temperature CONTRO: gas inodore, infiammabile, esplosivo e tossico. Utilizzo, rigorosamente disciplinato dal R.D. 147/27 e dalle Circ. M. S. 47/81 e 56/83, in Centrali di Sterilizzazione. Gli oggetti sterilizzati con EtO (fanno eccezione vetro e metallo) devono essere sottoposti a DEGASIFICAZIONE e non utilizzati per almeno 48 h MEZZI CHIMICI OSSIDO DI ETILENE (EtO) MATERIALI: endoscopi, materiali di plastica, gomma, PVC, protesi vascolari, fibre ottiche, libri. Non indicato per tutto ciò che possa essere sterilizzato a vapore o che sia stato precedentemente trattato con i raggi γ,in quanto si origina epicloridina MEZZI CHIMICI GAS PLASMA DI H2O2 PRINCIPIO: attualmente la tecnologia più innovativa nel campo della sterilizzazione Scoperto nel 1879 “a freddo”. 4° stato della materia. Introdotta in Europa nel 1992: eccitamento del gas allo stato di plasma all’interno di un’apposita autoclave mediante la creazione di un campo elettromagnetico. I RADICALI LIBERI generati agiscono sugli acidi nucleici e sulle membrane MEZZI CHIMICI GAS PLASMA DI H2O2 FATTORI DETERMINANTI: nell’autoclave il gas plasma viene mantenuto attivo alla temperatura di 50°C, per un periodo di 72 min (ciclo esteso) o di 54 min (ciclo breve), al termine del quale tutti gli ioni si ricombinano per dare composti stabili e non tossici (acqua e ossigeno) MEZZI CHIMICI GAS PLASMA DI H2O2 PRO: rispetto all’EtO si hanno meno problemi di sicurezza ambientale e per il personale addetto. I materiali trattati sono privi di residui pericolosi, non devono essere degasificati e possono essere utilizzati prontamente MATERIALI: strumenti sensibili al calore ed all’umidità. Non indicato per teleria, derivati della cellulosa, polveri e liquidi MEZZI CHIMICI GLUTARALDEIDE PRINCIPIO: fa parte dei composti registrati dall’EPA (Environmental Protection Agency) come sterilizzanti/disinfettanti. Viene utilizzata al 2% in soluzione acquosa sia acida che alcalina. Agisce mediante ALCHILAZIONE dei gruppi amminici, sulfidrilici, idrossilici, carbonilici delle proteine denaturandole MEZZI CHIMICI GLUTARALDEIDE FATTORI DETERMINANTI: tempo di contatto di 30 min per una disinfezione di alto livello oppure superiore alle 3 h per esplicare un’azione sterilizzante MATERIALI: trova applicazione per dispositivi termolabili (endoscopi, apparecchi per la respirazione controllata e per anestesia, dializzatori, tubi per spirometria) CONTRO: dopo il trattamento gli strumenti devono essere accuratamente lavati con acqua sterile. Impossibilità di confezionamento MEZZI CHIMICI ACIDO PERACETICO PRINCIPIO: fa parte dei composti registrati dall’EPA (Environmental Protection Agency). Presenta notevole attività germicida, anche contro le spore, già a basse concentrazioni (0,001-0,2%). Agisce mediante OSSIDAZIONE e DENATURAZIONE delle proteine, influendo sulla permeabilità cellulare MEZZI CHIMICI ACIDO PERACETICO FATTORI DETERMINANTI: per la sterilizzazione viene utilizzata un’apparecchiatura automatica all’interno della quale circola il composto chimico alla concentrazione dello 0,2% e pH di 6,4. La temperatura è compresa tra 50-56°C ed il tempo richiesto è di 12 min. MATERIALI: tutti i dispositivi termolabili, a patto che siano completamente immersi nel composto, cosa che determina una impossibilità di confezionamento FASI DEL PROCESSO Un corretto processo di sterilizzazione, oltre alla pratica vera e propria, comprende diverse operazioni: 1) Pulizia del materiale da sterilizzare 2) Confezionamento 3) Caricamento 4) Sterilizzazione 5) Conservazione FASI DEL PROCESSO 1) Pulizia del materiale da sterilizzare Si esegue per ridurre la carica microbica ed allontanare lo sporco. La fase di pulizia prevede una prima decontaminazione in soluzione disinfettante, cui fanno seguito un lavaggio con detergente non abrasivo, il risciacquo e l’asciugatura: quest’ultima deve essere molto accurata per il materiale destinato alla sterilizzazione a secco o con EtO (glicole etilenico) FASI DEL PROCESSO 2) Confezionamento Ha lo scopo di preservare la sterilità fino al momento dell’uso. I materiali adoperati variano a seconda del mezzo di sterilizzazione. Le confezioni devono essere più piccole possibile, visto che una volta aperta deve essere o completamente utilizzata od indirizzata ad una nuova pratica di sterilizzazione FASI DEL PROCESSO 3) Caricamento Deve essere effettuato in modo che l’agente sterilizzante possa circolare liberamente e penetrare in ogni pacco 4) Sterilizzazione Si esegue con la metodica prescelta 5) Conservazione In armadi chiusi, ambienti asciutti, indispensabile per mantenere la sterilità per lungo tempo CONTROLLI Per valutare l’efficacia del processo di sterilizzazione vengono effettuati tre tipi di controlli: 1) Fisici 2) Chimici 3) Biologici CONTROLLI 1) Fisici Vengono effettuati con strumenti fissi installati nelle apparecchiature di sterilizzazione. Possono essere avvisatori luminose), diaframma elettrici termometri, (suonerie registratori o su spie un CONTROLLI 2) Chimici Si basano sull’uso di indicatori chimici (inchiostri o cere) applicati su un supporto, generalmente di carta, capaci di reagire agli stimoli fisici o chimici cambiando di colore o consistenza. Si distinguono indicatori di processo ed indicatori di sterilizzazione: i primi sono esterni al pacco e non sensibili a tutti i parametri necessari per la sterilizzazione, i secondi sono interni e completamente sensibili CONTROLLI 3) Biologici Spore di microrganismi altamente resistenti poste su un supporto inerte (quale una striscia di carta) controllo o contenute della in provetta. sterilizzazione a Per vapore il si utilizzano spore di Bacillus stearothermophilus, per la stufa a secco e l’EtO si usano spore del Bacillus subtilis varietà niger