Progetto di ricerca DETENZIONE AL FEMMINILE 1 - Parole chiave Reati di genere, necessità di genere, maternità e affettività, attività trattamentali, misure alternative 2 - Obiettivi finali che il Progetto si propone di raggiungere Il progetto è promosso dall’ufficio del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Regione EmiliaRomagna, con l’obiettivo di conoscere la condizione di detenzione della donne negli istituti di pena della Regione, in riferimento alla molteplicità di variabili oggettive (tipologia di reato, durata della detenzione…) e soggettive, e per essere nelle condizioni di proporre modalità alternative o migliorative dell’esecuzione della pena stessa. 3 - Stato dell'arte La detenzione femminile in Italia come in Europa registra tassi minimi rispetto alla detenzione maschile. In media le donne in carcere rappresentano il 5% del totale (dato che registra massimi in Spagna, e indici minimi nei paesi dell’est Europa). Anche in Italia il tasso di detenzione femminile si aggira intorno al 4%. A fronte di numeri così esigui, si genera la necessità di creare poli di detenzione non in tutti gli istituti di pena, e dunque viene meno la garanzia della vicinanza al territorio di appartenenza. In Italia sono 5 gli Istituti di pena femminili (Trani, Pozzuoli, Empoli, Venezia Giudecca, Roma Rebibbia) e 52 le sezioni femminile in istituti di pena maschili. In Emilia-Romagna ci sono 4 sezioni femminile presso gli Istituti di Bologna, Forlì, Modena, Piacenza. La peculiarità della condizione detentiva per una donna e la diversità dall’uomo è ormai riconosciuta. Si tratta di una differenza di origine culturale, che si affianca alle differenze di genere. Molta attenzione è stata dedicata al tema dalle Regole Penitenziarie europee, dalle relazioni del Consiglio d’Europa, dalla Commissione sui diritti delle donne cha ha prodotto la risoluzione del parlamento europeo del 13 marzo 2008, dalle stesse circolari della Amministrazione Penitenziaria DG Detenuti e Trattamento. Le peculiarità e le problematiche che le donne detenute si trovano ad affrontare fanno riferimento al distacco dagli affetti, al conseguente senso di colpa e somatizzazione del disagio emotivo, all’impossibilità di vivere la propria femminilità all’interno di un contesto che si basa sulla spersonalizzazione. L’identità femminile infatti si compone attraverso la cura del corpo e degli oggetti personali, l’arredamento e la pulizia dello spazio (della cella), le manifestazioni di affetto e il contatto fisico. A queste si affianca il tema delle detenute-madri e il loro rapporto con i figli. 4.1 – Campi da indagare QUANTITATIVI a. Numero detenute, nazionalità b. Tipologia di reato c. Durata della detenzione per tipologia (custodia cautelare/ definitivi) d. Misure alternative (concessione di misure alternative –quali, quante, …-) QUALITATIVI e. Problematiche di adattamento all’ambiente (distacco dai figli, disturbi psico-somatici, forme di disagio/atti autolesionismo, spersonalizzazione e privazione dei ruoli peculiari femminili –arredamento e pulizia-) f. Progetti pedagogici specifici (esistenza di percorsi con evidente richiamo alle specificità di genere da scuola/formazione professionale/area sanitaria/…,) 1 g. Attività (lavorative, di istruzione e formazione) h. Attività miste (possibilità di partecipare ad attività anche con detenuti uomini) i. Accesso/diritto di accesso ai beni (presenza nel sopravvitto di cosmetici, prodotti per bambini, etc) j. Presenza i bambini in carcere e relativi servizi del territorio a disposizione (tempi di permanenza, sistemazione, rapporti con i sevizi del territorio –quali nido, …- qualità degli ambienti) k. Donne vittime/autori di reato l. Formazione SPECIFICA del personale (medico, pol penitenziaria, operatori, volontari) PROBLEMATICHE SPECIFICHE m. Donne straniere, rom 4.2 - Articolazione del Progetto e tempi di realizzazione Nel dettaglio, il processo di indagine sarà così organizzato: Fase 1) Individuazione dei riferimenti normativi e analisi dell’evoluzione nella filosofia dell’approccio alla detenzione femminile. a) Quadro teorico e normativo di riferimento; b) Bibliografia ragionata sui temi dell'indagine. Durata: 1 mese Interlocutori: ufficio del Garante Fase 2) Ricerca sul contesto dell'indagine: determinazione del problema nella sua dimensione regionale. a) Analisi dei dati quantitativi, inerenti a: 1. N° detenute; 2. Tipologia di reato; 3. Rapporto condannate detenute/condannate in misura alternativa; Durata: 1 mese Interlocutori: Prap –Istituti di pena e UEPE- , Magistratura di Sorveglianza. Fase 3) Stesura dello strumenti/degli strumenti di rilevazione per la raccolta dei dati qualitativi. a) Per le detenute: intervista semi-strutturata per la raccolta dei dati qualitativi relativi alla storia personale della detenzione; b) Per gli operatori (direttori, Pol Pen, personale sanitario, volontari): intervista semi-strutturata per la raccolta di dati qualitativi relativi alla formazione degli operatori, alle attività e programmi trattamentali offerti alla donne; Durata: 1 mese Interlocutori: ufficio del Garante Fase 4) Raccolta dei dati attraverso somministrazione di interviste (ed eventuale conduzione di focus group) Durata: 2 mesi. Interlocutori: detenute, operatori 2 Fase 5) Stesura del rapporto di ricerca: elaborazione dati ed analisi al fine di organizzare e interpretare la lettura dei risultati. Comparazione con le esperienze/altre ricerche nazionali. Durata: 2 mese. Interlocutori: ufficio del Garante Fase 6) Restituzione agli interlocutori significativi dei risultati, con presentazione di proposte di miglioramento delle condizioni di detenzione delle donne e delle condizioni/capacità degli operatori e delle strutture. Durata 1 mese. Interlocutori: operatori dell’Amministrazione penitenziaria, Regione, enti locali. 5 - Risultati attesi dalla ricerca, il loro interesse per l'avanzamento della conoscenza e le eventuali potenzialità applicative L’indagine vuole fotografare lo stato dell’arte dell’esecuzione penale femminile in Emilia-Romagna, andando a conoscere i vari aspetti di cui si compone. Tale conoscenza è finalizzata a far emergere buone pratiche e necessità del sistema. L’indagine si propone di essere una ricerca-azione, che possa proporre, partendo dai dati raccolti, modalità alternative di esecuzione della pena per le donne, in accordo con le previsioni normative e prendendo forza da esempi nazionali ed europei. 6 – Referente e collaboratori Di Paolo Lisa 7 – Timing e costi complessivi del Progetto 7/9 mesi 4.000 euro Riferimenti www.giustizia.it Ordinamento penitenziario e successive lg e regolamenti Circolare 17 settembre 2008 - Regolamento interno per gli istituti e le sezioni femminili Regole Penitenziarie Europee Risoluzione del Parlamento Europeo del 13 marzo 2008 AAVV, Donne in carcere: una ricerca in Emilia-Romagna, Franco Angeli, Milano, 2006 Serra C., Nuove proposte di criminologia applicata Giuffrè Editore, Milano, 2005 3 DETENZIONE FEMMINILE - piano di sviluppo Fase 1) Individuazione dei riferimenti normativi e analisi dell’evoluzione nella filosofia dell’approccio alla detenzione femminile. a) Quadro teorico Teorie classiche – Lombroso e Ferrero (La donna criminale, 1895); Thomas W (Sesso e società, 1907 – La ragazza disadattata, 1967). Teorie del Dopoguerra – Otto Pollak Teorie contemporanee – ruolo sociale b) Normative di riferimento Ordinamento Penitenziario Lg 354/75 Codice Penale (rinvio obbligatori e facoltativo della pena) DPR n. 230/2000 Lg n. 103/2011 Regole penitenziarie europee (7, 34 e ss) Risoluzione del Parlamento europeo del 13 marzo 2012 c) Bibliografia sui temi dell'indagine (da aggiornare nel corso della ricerca) Serra C., Nuove proposte di criminologia applicata Giuffrè Editore, Milano, 2005 AAVV, Donne in sospeso, ass.ne Granello di Senape – Ristretti orizzonti, Padova 2004 Ravasi Bellocchio L., Sogni senza sbarre. Storie di donne in carcere, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2005 Fase 2) Ricerca sul contesto dell'indagine: determinazione del problema nella sua dimensione regionale. b) Analisi dei dati quantitativi, inerenti a: 1. N° detenute; 2. Tipologia di reato; 3. Rapporto condannate detenute/condannate in misura alternativa; 1. PRAP (dati da richiedere) Serie storica dal 2000 ad oggi del numero di detenute per ogni istituto della Regione: detenute madri con figli in carcere e tempo di permanenza (per posizione giuridica; pena inflitta; reati; nazionalità) persone in esecuzione penale esterna per tipologia di misura concessa (per tipologia di misura; pena inflitta; reati; nazionalità) casistica di detenute in stato di gravidanza (tempo di permanenza e modalità di dimissione) (dati regionali ed aggregati per singolo istituto di pena) 4 2. MAGISTRATURA DI SORVEGLIANZA (intervista ai Magistrati) Particolarità della detenzione femminile, necessità e richieste. Possibilità di accesso a percorsi alternativi (rapporti/ collaborazioni con realtà del privato sociale) 3. ENTI LOCALI-ASSESSORATI ALLE POLITICHE SOCIALE E PARI OPPORTUNITÀ (interviste ai referenti) Incontro con assessorati alla Pari Opportunità e dirigenti dei servizi dedicati alle donne in difficoltà. Fase 3) Stesura dello strumenti/degli strumenti di rilevazione per la raccolta dei dati qualitativi. a) Per gli operatori (direttori, Pol Pen, personale sanitario, volontari): intervista semi-strutturata per la raccolta di dati qualitativi relativi alla formazione degli operatori, alle attività e programmi trattamentali offerti alla donne;Verifica esistenza regolamenti di istituti interni specifici per le sezioni femminili. 1. ISTITUTI DI PENA (intervista agli operatori) a. Area giuridico-pedagogica Raccolta di informazioni generiche sulla sezione (descrizione degli spazi della sezione, N° celle, N° detenute, permanenza media, presenza di minori, …) Casistica di detenute in stato di gravidanza (tempo di permanenza e modalità di dimissione) Descrizione della pianificazione delle attività per la sezione femminile -quali sono le attività, gli enti che li gestiscono -esistenza di attività miste (uomini/donne) -operatori/ attività specificatamente legate alla maternità in carcere e genitorialità -operatori/ attività specificatamente legati al tema della salute e della prevenzione Regolamento d’Istituto (per rilevare l’attenzione alle problematiche di genere) Formazione specifica degli operatori giuridico-pedagogici dedicati ala sezione Punti di forza e criticità nella gestione della sezione (dare conto dei cambiamenti –se presenti- adottati nel tempo) b. Area sicurezza Formazione specifica delle agenti in sezione Punti di forza e criticità nella gestione della sezione (dare conto dei cambiamenti –se presenti- adottati nel tempo) Formazione specifica degli agenti per i momenti di colloquio b) Per le detenute: 1) focus group per la raccolta delle informazioni sulla vita in sezione, organizzazione delle attività interne (gruppi di dieci detenute); 2) intervista semi-strutturata per la raccolta dei dati qualitativi relativi alla storia personale della detenzione, rapporti con la famiglia e figli. 5