CENNI STORICI Le profonde correlazioni che regolano i rapporti fra attività psichiche e manifestazioni organiche sono state variamente considerate attraverso i cicli storici (Psiche e Soma – Corpo e Mente). Mentre le comunità primitive riconoscevano al corpo e allo spirito un’ambivalenza di significati, considerandoli nella loro unità, la cultura classica greca, cominciò gradualmente a formulare quella separazione tra corpo e anima che condizionerà in seguito, e fino ai giorni nostri, la civiltà occidentale. I PRESUPPOSTI DELLA CULTURA DEL CORPO L’Etnologia, che costituisce l’obiettivo primario della ricerca antropologica contemporanea, ha messo in luce come la prestanza fisica, la capacità di correre, saltare, arrampicarsi, resistere alla fatica e al dolore, l’agilità e la destrezza hanno avuto, fin dai tempi più remoti, un ruolo fondamentale volto non solo alla sopravvivenza, ma anche ai riti di passaggio dell’iniziazione puberale, tribale, religiosa, misterica, e così via. Numerose testimonianze grafiche, dimostrano come già l’uomo primitivo sentisse istintivamente la necessità di curare l’addestramento corporeo per la propria sopravvivenza. Così si osserva, accanto ad esercizi “spontanei” di velocità, forza e destrezza (come la corsa, il nuoto, la lotta, i lanci), il fiorire d'attività che sono peculiari per le loro caratteristiche etniche, come l’uso della cerbottana tra gli abitanti della foresta equatoriale, del boomerang tra gli aborigeni dell’Oceania, dello sci tra le popolazioni artiche, delle bolas e del lazo tra quelle della prateria. Con il sorgere delle comunità stabili, quando l’uomo del Mesolitico (Homo Sapiens Sapiens 9000-5000 p.E.a.) abbandona il nomadismo, tutte queste pratiche ad origine empirica ed individualistica, acquistano carattere metodico e di gruppo, volte allo sviluppo del corpo dei giovani, non tanto in funzione di gioco quanto d'iniziazione alla vita comunitaria e di preparazione alla caccia e alla guerra. In questa cultura, il corpo ed il suo codice di comunicazione non verbale, cioè di espressione corporea, sono l’elemento privilegiato del rapporto tra l’uomo e le forze misteriose della natura, in quanto si presta a descrivere esperienze intense e soggettive, provocando delle associazioni emotive che le parole da sole non possono dare. A partire dall’età del rame (Enolitico, 3.500-3.000 p.E.a.), con lo sviluppo delle prime civiltà, la cura del corpo e del movimento diventano le discipline più importanti dell’educazione, insieme alla musica, nella formazione integrale dell’uomo. LA TRADIZIONE GRECA Il tentativo di dare una spiegazione alla realtà che li circonda, a cercare il senso della propria esistenza, porta gradualmente i greci a formulare la separazione tra corpo e anima. L’isola di Creta sviluppò nel terzo millennio una civiltà molto fiorente e progredita, tra le più splendide della storia dell’umanità. La sua florida economia era particolarmente legata al mare, ma anche all’agricoltura e all’allevamento, attività che garantendo benessere e sicurezza a tutta la popolazione consentirono l’espressione di un’arte e di una cultura molto raffinate di cui rimane traccia nei numerosi reperti archeologici. Le numerose rappresentazioni iconografiche naturalistiche e ludico sportive fanno trasparire il carattere pacifico e il clima sereno che dominava nell’isola. Gare, giochi ginnici, concorsi artistici e musicali si disputavano frequentemente, una passione che ben presto si diffuse in tutta la Grecia e in Asia Minore. Intorno al VIII- VII sec. A.C., l’educazione era considerata essenziale per la realizzazione dell’uomo e del cittadino. Essa curava l’esercizio della volontà, l’armonico sviluppo del corpo, l’affinamento dei sensi, l’acquisizione delle norme igieniche di base e la preparazione psicofisica alla guerra. Successivamente (VI sec.) l’educazione fu volta alla formazione del cittadino-soldato, che dai sette ai vent’anni, era affidato alle cure dello stato che lo forgiava in funzione del servizio alla patria. Vi fu così il fiorire di diversi giochi (agoni) nell’intento non solo di onorare gli dei, ma soprattutto di mettere in evidenza la prestanza fisica e la virtù morale dei singoli atleti. I GIOCHI I Giochi Panellenici mettevano in risalto i fini comuni delle società e la forza morale della comunità. Inizialmente l’atleta o il guerriero non combattevano solo per se stessi, ma soprattutto per la famiglia e per la città d’origine, successivamente intorno al VI sec. A.C., s’incominciò a fare una distinzione tra valori individuali e sociali, tra vigore fisico e virtù. In seguito l’atleta eroe abbandonò l’ideale di bellezza fisica e integrità morale, che si concretizzavano nella virtù atletica e, cosciente del suo vigore fisico, scese nello stadio per farsi applaudire, per dare spettacolo, divenendo questa la sua vera ragione di vita. LE OLIMPIADI (776 a.C.- 393 d.C.) Fra tutte le competizioni panelleniche, quelle d'Olimpia occupavano un posto d’onore. Il loro programma non comprendeva gare musicali o intellettuali, ma aveva il compito di mettere in evidenza l’abilità, la forza fisica e la virtù morale raggiunta dagli atleti. Attribuiti ad Eracle Ideo, per onorare Zeus, furono ufficialmente aperti nel 776 a.C., con la corsa veloce (si svolgevano ad Olimpia, città sacra del Peloponneso). Le Olimpiadi erano caratterizzate dal fatto che premiavano i primati di qualità e non consideravano i record, avevano inizio la seconda metà di luglio fino alla prima d'agosto, ma già un mese prima iniziava la tregua sacra. Questi giochi, che erano praticati ogni quattro anni, durarono ininterrottamente per dodici secoli fino al 392 d.C., e i vincitori venivano premiati con una corona di olivo sacro. LE OLIMPIADI MODERNE Dopo 2672 anni dalla celebrazione della prima edizione dei giochi olimpici dell’antica Grecia, il 6 Aprile 1896 si aprirono ad Atene i “Giochi della 1° edizione dell’Era Moderna” Riaprire i giochi non fu certo un’impresa facile, resa possibile solo dall’impegno e dalla perseveranza di un giovane barone francese, Pierre de Coubertin. Dopo la soppressione dei giochi olimpici nel 393 d.C. da parte dell’imperatore Teodosio, su esplicita richiesta del vescovo di Milano a causa della corruzione in cui erano caduti, ma anche perché espressione di quella religione politeista e pagana che il cristianesimo stava soppiantando, già altri prima di de Coubertin tentarono di organizzare una nuova edizione, ma senza ottenere alcun successo. A differenza dei suoi predecessori de Coubertin non si arrese tanto facilmente e spese gran parte del suo patrimonio in viaggi in tutto il modo, compresa l’America, per ottenere consensi al suo progetto. Riuscì così, nel 1892, ad ottenere l’approvazione dell’Unione francese per gli sport atletici, e, successivamente, l’approvazione della 1° Olimpiade dell’era moderna da parte del Congresso internazionale di Parigi del 1894. Non restava che stabilire la data ed il luogo in cui si sarebbero tenuti i nuovi giochi olimpici: de Coubertin li avrebbe voluti a Parigi, ma la scelta cadde su Atene. Dal 1896, ogni quattro anni vengono disputate le olimpiadi moderne, e, anche se oramai hanno perso quel profondo significato sacro che mirava sia ad onorare gli dei che ad esaltare la figura dell’atleta-eroe, queste sono ancora uno degli appuntamenti sportivi più esaltanti cui un atleta possa mai ambire. Con il trascorrere degli anni, Olimpiade dopo Olimpiade, abbiamo assistito ad un'evoluzione sia delle tecniche esecutive, sia dei materiali utilizzati (abbigliamento, attrezzi), sia delle metodologie di allenamento che dovevano essere in grado di preparare gli atleti ad affrontare avversari sempre più competitivi. Gli allenamenti quindi diventarono sempre più specifici e gli allenatori sempre più qualificati, questi iniziarono ad utilizzare nozioni d'Anatomia, Fisiologia e Medicina dello Sport. Edizione dopo edizione lo spirito olimpico è cambiato. Sempre più spesso i Giochi Olimpici sono il teatro che permette di dare notorietà agli scontri politici internazionali o ai problemi sociali. I Giochi Olimpici sono anche sempre più condizionati dall’economia, sono sempre più un businnes mondiale come vedremo tra breve.