Direzione Decentramento e Città Metropolitane Settore Amministrativo Municipalità Venezia Murano Burano SERVIZIO EDUCATIVO Asilo Nido ARCOBALENO IL NIDO E LA FAMIGLIA RIFLETTONO INSIEME ANNO EDUCATIVO 2011/12 E’ L’ORA DELLA NANNA APRILE 2012 Aprile 2012 Direzione Decentramento e Città Metropolitane Settore Amministrativo M UNICIPALITÀ VENEZIA M URANO B URANO SERVIZIO EDUCATIVO E’ L’ORA DELLA NANNA Il sonno del bambino è importantissimo per la salute psicofisica del bimbo... e dei genitori! Addormentarsi, per un bambino piccolo, significa separarsi da mamma e papà, perderli di vista, così può fare fatica a prendere sonno, oppure cercare di resistere sveglio il più possibile. A volte si assopisce ma non si rilassa del tutto, continua a socchiudere gli occhi per controllare che mamma e papà siano sempre vicino a lui, per cui al loro allontanarsi ricomincia a piangere. Se poi lo si fa addormentare per un po' di sere nel lettone di fianco a mamma e papà, gli si crea un'aspettativa e lui reclamerà questo dolcissimo e rassicurante trattamento tutte le sere. Nell’adulto i ritmi del sonno sono così distribuiti: la prima fase è di "sonno lento”; prima leggero, poi sempre più profondo, e dura da settanta a novanta minuti. Poi si entra nella fase di sonno REM, quello dei sogni (il tracciato encefalografico risulta molto simile a quello di un soggetto sveglio), si potrebbe quasi dire che il corpo, ad eccezione di qualche muscolo del viso e degli occhi, sia "scollegato" dal cervello. La prima fase di sonno REM è breve (circa 12 minuti); poi c'è una fase di sonno "lento" (settanta/novanta minuti). Man mano che trascorre la notte, le fasi di sonno REM si allungano e il sonno "lento" diventa sempre meno profondo. Queste fasi si rinnovano ogni due ore. Il sonno del neonato è organizzato in modo diverso da quello dell'adulto sono presenti sempre cicli di sonno "lento" e sonno REM, che compaiono verso la trentesima settimana di vita fetale, quindi anche nei prematuri, ma nel neonato a termine il sonno "lento" è il 55%; quello REM il 45%. Le fasi più profonde del sonno "lento" compaiono solo dopo i tre mesi. Almeno nel primo mese di vita questo ritmo è sia diurno che notturno; dorme dalle 16 alle 20 ore al giorno, per periodi che vanno dalle due alle quattro ore; si addormenta sempre in fase REM che dura dai 10 ai 30 minuti; può svegliarsi in un momento qualsiasi di una queste fasi. Una caratteristica del sonno REM del neonato è il suo carattere agitato: è un sonno molto leggero intercalato da piccoli risvegli e riaddormentamenti immediati. L'errore più frequente è quello di confondere questi periodi agitati con periodi di veglia; prendere in braccio il bambino, parlargli o tentare di dargli da mangiare. Questo impedisce al bambino di raggiungere la fase seguente di sonno calmo. Se accade molto spesso nelle prime 1 Coordinamento Psicopedagogico Venezia 2 – dr.ssa Lercorini Caterina Aprile 2012 settimane, non si verifica il collegamento cerebrale dell'alternarsi dei cicli sonno "lento" sonno REM. E il bambino prende l'abitudine di svegliarsi dopo ogni fase di sonno REM. Ogni mezz'ara nei primi mesi, ogni 2 ore nel giro di un paio d'anni. Avrà disimparato a dormire per una notte intera. I ritmi compaiono dopo il primo mese di vita: il sonno è un po' più lungo di notte. Funzione del sonno Durante il sonno l'organismo rinnova i tessuti; il cervello rallenta la propria attività. Nel bambino il sonno molto profondo si accompagna alla secrezione dell'ormone della crescita: STH (somatotropina). Il sonno REM negli animali superiori e nell'uomo è la fase del sogno. Nel bambino il sogno sembra sia indispensabile alla maturazione cerebrale: una specie di "ginnastica" che permette l'organizzazione del sistema nervoso centrale. Si sviluppano i processi di memorizzazione, apprendimento; sembra che gran parte dei collegamenti neuronali si produca durante il sonno. Nello stato di veglia il bambino fa le "scoperte" necessarie alla sua evoluzione, quando sogna realizza i collegamenti cerebrali relativi. E' evidente l'importanza del sonno nel bambino, e la tranquillità. Il bambino ha bisogno di tranquillità per costruire il suo cervello e riposarsi. Inoltre, ha le competenze per trovare da solo i propri ritmi di sonno/veglia, e sa quando ha fame. La pazienza, dolcezza e fermezza della persona che se ne occupa, possono aiutarlo a organizzare il suo sonno nelle prime settimane di vita e, nel giro di qualche mese, i due ritmi fondamentali degli esseri umani: il sonno durante la notte e le alternanze stabili tra le fasi di sonno. Disturbi del sonno Possono presentarsi "disturbi del sonno" per: - cause costituzionali (carattere del bambino, parto difficile..) - cause organiche (dentizione, dolori di crescita agli arti inferiori, coliche; il massaggio è di aiuto in questi casi) - cause emotive più comuni dei risvegli notturni dei bambini tra i due e i cinque anni sono gli incubi. Possono dipendere da cambiamenti nella routine quotidiana, fantasie e violenze della televisione, tensioni all'interno della famiglia. "Disturbi" diurni si riflettono anche la notte. A volte il bambino ha paura di tornare a dormire perché teme possano arrivare altri incubi. Ovviamente è fondamentale cercare di ridurre al minimo le esperienze che possono turbare o spaventare il bambino, e il riapparire nei sogni. - bambino ospedalizzato. Se è possibile restiamo con lui la notte. Una brandina per riposare accanto va bene. Senz'altro guarirà più in fretta. In generale, il creare e sottolineare un "rituale" per mettere a nanna il bambino è di grande aiuto nel rassicurarlo: fiabe, musica, tutto ciò che può contribuire a creare un senso di sicurezza. Le situazioni possono essere varie. E' sempre valido il principio di essere né drastici né arrendevoli ma disponibili. L’importanza del sonno Pian piano, nel corso delle prime settimane di vita, il confine tra sonno e veglia diventa sempre più marcato nella consapevolezza del bambino, ed il sonno stesso rappresenta per lui una fonte di nutrimento del medesimo valore del latte. Il sonno è il mezzo necessario per isolarsi dalla sconvolgente realtà nella quale è passato dopo la nascita, 2 Coordinamento Psicopedagogico Venezia 2 – dr.ssa Lercorini Caterina Aprile 2012 uno strumento che gli permette di riposare e utilizzare le energie fornite dall’alimentazione per far fronte all’incredibile velocità di crescita del suo organismo. Quanto deve dormire un bambino? Il fabbisogno di riposo differisce da un bambino all’altro, sia che abbia pochi giorni di vita, sia che abbia già alcuni mesi. La mamma perciò, non può stabilire se suo figlio deve dormire un determinato numero di ore al giorno; sarà lo stesso bimbo ad autoregolarsi, se il piccolo non dimostra comportamenti anomali, nel senso che mangia regolarmente, non piange oltre il ragionevole, e manifesta una crescita normale, significa che le ore di sonno effettuate sono per lui sufficienti. Anche il modo di prendere sonno è molto soggettivo: alcuni bimbi si addormentano con facilità, anche se attorno a loro c’è molto rumore, mentre altri hanno bisogno di quiete, quindi gli stimoli esterni, sia sonori sia visivi, per questi bimbi, devono essere grandemente ridotti o addirittura eliminati per permetter loro di dormire. La facilità dell’addormentarsi, in ogni caso, può variare per lo stesso bambino in base alla “voglia” di sonno che ha in quel determinato momento. In caso di difficoltà nel prendere sonno, la tradizionale usanza di recitare una nenia musicale sottovoce resta sempre il modo migliore per mettere il piccolo nella condizione di rilassarsi e quindi di addormentarsi. I risvegli notturni Più il bambino è piccolo e maggiore è il tempo che trascorre dormendo; spesso egli comincia ad appisolarsi addirittura verso la fine della poppata. Crescendo, è del tutto normale che il periodo di veglia si allunghi e di solito questo coincide con le ore pomeridiane. Fermo restando il discorso appena fatto circa la quantità di sonno necessaria al bimbo, è tuttavia conveniente, proprio per permettergli di prendere il giusto ritmo del dormire, abituarlo ad addormentarsi nella propria culla e, se possibile, in una stanza tutta per lui. E’ ovvio, che se è solito svegliarsi frequentemente durante la notte, la mamma troverà più opportuno collocare la culla accanto al suo letto. A tale riguardo, l’interrogativo ricorrente è se la mamma debba o no prendere in braccio il figlio nel corso di questi risvegli notturni. Senza dubbio abituarlo alle braccia ogni qualvolta piagnucoli è deleterio, ma è altrettanto inutile e dannoso farlo agitare e disperare sperando che prima o poi si acquieti da solo. In genere le interruzioni del sonno, se non sono dovute a ragioni particolari, (ad esempio il bambino è febbricitante, oppure va cambiato il pannolino), si risolvono in fretta. A volte il piccolo in un paio di minuti si riaddormenta da sé; altrimenti è sufficiente cullarlo un pochino, mantenendolo nel suo lettino, senza prenderlo in braccio. L’importante è non farlo sentire abbandonato a se stesso, specie di notte, quando lui percepisce il buio e la quiete circostante come situazioni frustranti e paurose se non viene prontamente accudito con la rassicurante presenza della mamma. Il sonno nel bambino di 1- 3 anni Un bambino in questa fascia d’età necessita di circa 15 ore di sonno. Oltre a quello notturno che può essere valutato in 10-12 ore egli ha bisogno di uno o due sonnellini da compiere al mattino e/o nel pomeriggio. Non sempre il momento di “andare a letto” la sera è sereno, spesso sul sonno hanno la prevalenza la voglia di giocare ancora e di godere della compagnia dei genitori, la difficoltà a interrompere le attività gradevoli per qualcosa di più noioso come può apparire il dormire, l’eccitazione che la stanchezza eccessiva può generare, la paura del buio o di sapersi solo. 3 Coordinamento Psicopedagogico Venezia 2 – dr.ssa Lercorini Caterina Aprile 2012 Talvolta il tutto diviene più facile se si inventa un proprio “rito della nanna”. Avere una serie di azioni, presentate in modo giocoso, in sequenza stabile, per prepararsi ad andare a letto, può essere utile perché esse, anche per il fatto di essere prevedibili, danno più sicurezza al bambino, aiutandolo a vincere i suoi timori e accompagnandolo ed educandolo con gradualità ad entrare nel mondo del sonno: è preferibile per esempio organizzare le seguenti o altre azioni nell’ordine preferito: - avere un orario stabile; - fare la doccia o un bagnetto tiepido dall’effetto rilassante; - lavare i denti e indossare il pigiama; - mettere al proprio posto i giochini o i pupazzetti augurando loro la “buona notte”; - ascoltare una canzoncina o una favola, ancora meglio se dal papà tornato dal lavoro. Una volta stabilite queste regole è importante farle rispettare in modo affettuoso ma determinato. Il bambino non deve percepire incertezze o disponibilità alla “contrattazione”. Il bambino spesso vorrà con sé nel suo lettino, stretto al petto, un suo amico-compagno, per esempio un orsacchiotto o un coniglietto di peluche. Non bisogna sottovalutare questa esigenza, importantissima per svariati motivi: innanzi tutto nella sua fantasia i giochi sono animati e vivono le sue stesse emozioni; ci sono, infatti, bambini che soffrono all’idea di lasciare solo il proprio gioco preferito, inoltre egli ha bisogno di condividere con qualcuno la sua stessa condizione, per non sentirsi solo quando il sonno scenderà e tutto sarà silenzioso (autoconsolazione). Nella stragrande maggioranza dei casi intorno ai tre anni di età problemi come la difficoltà ad addormentarsi o l’irregolarità dei ritmo del sonno tendono a risolversi spontaneamente. Il bambino ha una maggiore capacità di autoconsolarsi, sta superando l’età dei no, è più maturo intellettualmente e affettivamente e quindi comincia a essere in grado di capire e accettare le regole che avete stabilito per lui. Se nonostante la crescita, le difficoltà persistono, spesso l’origine del problema è più complessa e può coinvolgere l’intero ambito familiare. Sarà sempre fondamentale condividere le difficoltà di addormentamento o le notti in bianco con l’educatrice del nido al mattino. 4 Coordinamento Psicopedagogico Venezia 2 – dr.ssa Lercorini Caterina