Riassunto politiche – F. Russo

annuncio pubblicitario
RIASSUNTO AUTORI PRINCIPALI MANUALE GALLI
HOBBES = padre del razionalismo politico moderno fa della politica una scienza applicata legittimata
soltanto dalla ragione e non dalla morale cristiana, elabora una filosofia politica che tende ad eleminare il
conflitto e costituire un ordine. Egli crede che l’uomo sia sempre in guerra (homo homini lupus) nello stato di
natura e attraverso un patto orizzontale (factum unionis) esce da questo stato e nasce lo Stato, che definisce
attraverso il termine Leviatano, mostro biblico, che tiene in mano la spada (potere politico) e nell’altra il
pastorale (potere spirituale) in quanto egli rappresenta la volontà di Dio ed è il suo profeta (teologia politica).
Egli non separa i poteri e li attribuisce tutti al sovrano incontrastato. La libertà vera e propria risiede pertanto
solo nello stato di natura.
LOCKE = attua una rivoluzione antiassolutistica che tende a limitare i poteri del sovrano a favore del popolo
e rispettare i diritti naturali del cittadino (costituzionalismo e liberismo moderno). Egli intende sconfiggere i
limiti assolutistici di Hobbes. Egli ne riprende però la teologia politica nel primo trattato sul governo. Nel
secondo spiega l uscita dell uomo dallo stato di natura. Lavorando ottiene una proprietà che crea
disuguaglianza. Non essendoci un giudice imparziale, una legge certa e un potere esecutivo egli è costretto ad
unirsi secondo un contratto a cui demanda i propri diritti affinchè vengano rispettati da tutti e sancisce la
tripartizione dei poteri in esecutivo legislativo e federativo. Inoltre nelle lettere sulla tolleranza si esprime il
concetto di “libera chiesa in libero Stato”.
SPINOZA = la sua politica non indaga le forme di Stato e di governo ma le forme della liberazione. Una
filosofia della vita e della gioia alla ricerca del proprio utile. Supera il dualismo corpo e mente. Risalta le
passioni e gli affetti umani come parte integrante della loro libertà. A differenza di Hobbes, ritiene che vi sarà
sempre un primato della “potentia” sulla “potestas” (autorità) ma che il diritto naturale continuerà a persistere
nella civitas. La forma di governo migliore non è la monarchia in quanto si serve della paura e della
superstizione per controllare il popolo ma è la democrazia poiché essa rispetta i principi di libertà e
uguaglianza, caratteristici dello Stato di natura.
MONTESQUIEU = nello spirito delle leggi egli descrive l’uscita dallo stato di natura come condizione
inevitabile per cui gli uomini, benché sociali, non potrebbero vivere senza leggi. Egli però a differenza di
Hobbes, sul modello de la Politica di Aristotele, intende separare i poteri secondo la forma costituzionale
della monarchia inglese, con il sistema del balance of power, al fine di garantire la libertà politica del
cittadino. Ai parlamenti che spetta il potere legislativo affida il proprio appoggio, secondo una limitazione
reciproca dei poteri col sovrano. Al sovrano l esecutivo e all aristocrazia di toga il giudiziario. È un fervido
sostenitore della Storia e paragona i moderni Stati europei a una quercia che affonda le radici nella Storia.
Come per Hobbes, accetta il pluralismo religioso per evitare scontri interni.
DIDEROT = fu uno dei massimi esponenti dell ‘illuminismo, ideatore e editore dell’Encyclopedie in
collaborazione con D’Alambert. La sua critica si rivolge alla monarchia assoluta francese e, come
montesquieu, riprende il modello inglese. In più riprende il valore politico della proprietà come in Locke. Egli
intende aumentare la rappresentanza dei cittadini in governo e riconosce come unico sovrano e legislatore il
popolo e il suo diritto a condannare anche in maniera cruenta qualsiasi forma di dispotismo.
VOLTAIRE = uomo di punta dei philosophes, non teorizzò mai una forma ideale di Stato ma puntò all’ordine
politico garantito, secondo lui, dalla libertà delle leggi. In lui troviamo i concetti principali del moderno
contrattualismo ovvero sovranità, natura, legge e libertà.
HUME = la teoria politica si distacca dal giusnaturalismo e dal contrattualismo inteso come uscita dallo stato
di natura secondo un patto stipulato per necessità ma piuttosto come un’evoluzione umana e storica, un
processo naturale, casuale e imperfetto che fa parte proprio di quello stato in quanto l’uomo è un animale
sociale di per sé. Ma questa socievolezza e simpatia non risultano abbastanza efficaci per un ordine politico
per cui è necessaria una teoria della giustizia che tuteli la proprietà. Quindi la politica non è la conseguenza
dell’uscita dallo stato di natura piuttosto un aiuto che regoli le passioni umane per un ordine pacifico.
Francesco Russo
Francesco Russo
SMITH = nella Ricchezza delle Nazioni egli cerca di risolvere la questione dell’ordine politico attraverso la
produzione di ricchezza. Cosi sancisce il legame tra politica ed economia. Egli non elabora una teoria delle
forme di governo. Piuttosto analizza i rapporti tra i singoli individui e la società. Il sovrano – legislatore deve
garantire e sovraintendere la sfera privata del cittadino in modo da renderla funzionale all’interesse collettivo.
Alla base della società vi sta il prudent man che rappresenta cosi l’idea utopica della perfetta razionalità,
capace di governare le proprie passioni egoistiche e sociali di virtù ed interesse.
ROUSSEAU = uno dei personaggi più influenti del ‘700. il suo obbiettivo è rigenerare la società con la
ragione e di affermare la virtù con la politicaa. A differenza di Hobbes, egli sostiene che lo stato di natura non
sia caratterizzato dalla guerra di tutti contro tutti ma è pacifica. Il lavoro ha creato le diseguaglianze e la
proprietà privata. Quest’ultime vengono controllate dallo Stato che è una mera creazione dei piu ricchi. Per lui
la Storia ci testimonia questa evoluzione negativa dell’uomo. Si scontra contro la proprietà privata “se
dimenticate che i frutti sono di tutti siete perduti”. La società è quindi la causa del Male, poiché l’uomo vero
risiede nello stato di natura. Le guerre nascono appunto da queste diseguaglianze di ricchezza. La soluzione
risiede nel contratto sociale, in cui tutti gli uomini affidano, alienandosene, i propri diritti, e cosi può
garantire l’uguaglianza e la pace attraverso l’ubbidienza alle leggi che essi stessi si danno. La forma di
governo che corrisponde a questi principi è sicuramente la Democrazia diretta e non rappresentativa come in
Montesquieu. La legge quindi non è che la dichiarazione della volontà generale dei cittadini, intesa non come
volontà di tutti ma come interesse comune che tende sempre all’uguaglianza ed è la base del patto sociale. Il
contratto a cui si ispira Rousseau è un patto di ASSOCIAZIONE che non genera una istituzione sovrana ma
una COMUNITA’. Nel Contratto sociale afferma che qualsiasi sia la forma di governo, la costituzione dello
Stato deve essere democratica e repubblicana: la sovranità appartiene alla totalità dei cittadini considerati
come un solo corpo.
KANT = il pensiero politico di Kant pone in relazione politica e morale attraverso il diritto. La morale
consiste nella libertà e nel DOVERE. Tuttavia, l’uomo appartiene a due mondi: quello noumenico e quello
fenomenico. Secondo kant, il potere e la politica sono sottomessi al diritto. Ci sono due origini dello Stato:
una reale, ovvero quello nato dalla forza, una ideale, dal contratto. Lo Stato si impegna a garantire la libertà
esteriore e fenomenico e non la libertà interiore noumenica. Lo stato di natura viene considerato come una
ipotesi pura e intellettuale ma è necessaria un’autorità giuridica che regoli le relazioni. Ma nello stato di
natura vigono le volontà particolari e superarlo significa affermare la volontà generale, il cui esercizio è
legittimato dalle leggi dello stato civile. Ecco che si arriva al contratto originario che si esprime attraverso il
principio di rappresentanza, secondo la regola della maggioranza. inoltre non ammette il diritto alla
resistenza attiva ma, poiché il sovrano può sbagliare, il cittadino può criticare avendo come diritto la “libertà
della penna”. Se non si raggiunge l’obbiettivo, bisognerà comunque continuare ad ubbidire. A differenza di
Hobbes, il contratto però non ha scopi utilitaristici bensì regolativi, e garanti della libertà, attraverso
l’attuazione dei diritti naturali dell’uomo. La proprietà, per kant, non è una creazione dello Stato, bensì si
fonda sul possesso che, prima è naturale, poi diventa regolato dal diritto. Ogni cittadino, pleno jure, per essere
denominato tale, deve avere un reddito o un censo = Visione anti democratica. Egli riprende la divisione dei
poteri aristotelica e afferma che il regime repubblicano è il migliore. La democrazia è essa stessa una forma di
dispotismo in quanto ognuno vuole essere sovrano. Per quanto riguarda la guerra egli afferma nel saggio Per
la pace perpetua che vi sono tre condizioni per risolvere i conflitti: il compolitismo, la libera federazione di
stati e il diritto internazionale.
FICHTE = parte dal pensiero kantiano della libertà per affermare lo “stato di ragione” che superi il mondo
morale dello spirito e il mondo empirico della storia. Egli afferma che lo stato di natura e i diritti naturali non
possono essere denominati tali se non vengano garantiti dallo Stato. Il che significa che il passaggio allo Stato
civile è necessario. Di diritti quindi si può parlare solo nello Stato, la Politica in quanto realizza i diritti è lo
snodo obbligato per l’affermazione della libertà e della morale. Tuttavia è raggiungibile solo se lo stato è
rappresentativo. A differenza di kant, i tre poteri non sono separati ma si concentrano nel governo e il popolo
ha il diritto di resistenza nel momento in cui si organizza come “un solo corpo guidato dai più dotti”. Con la
disfatta di Jena e l’occupazione napoleonica della Prussia egli cerca di risollevare gli animi dei tedeschi
puntando sul principio di nazionalità. La nazione tedesca per la sua lingua e tradizione incontaminate deve
farsi promotrice della cultura, della ragione e della morale. Egli non ha scopi imperialisti ma ritiene che una
volta che tutto il popolo sarà unificato la Germania potrà essere custode e garante dell’ordine europeo.
HEGEL = La contraddizione fra morale e mondo storico di Fichte viene trasformata da Hegel in Idea e realtà
e superata attraverso un processo di comprensione superiore che approda nello Spirito (la ragione), chiamato
“Aufhebung”. Nella Costituzione della Germania egli riconosce lo Stato come universalità fornita di potenza
superando l’idea che lo Stato fosse solo la controparte della libertà dell’individuo. Il rapporto che si viene a
creare è di totalità ed eticità che si rifà alla polis greca e che verrà distrutta dal Cristianesimo. Cosi Hegel
afferma il primato logico del Tutto sulle parti e pone le basi (forse infondate) dei moderni totalitarismi. Nella
Fenomenologia dello Spirito descrive il processo che si compie attraverso le tappe della Coscienza,
Autocoscienza, Ragione e Spirito. Egli paragona questi processi alla formazione del pensiero e della storia
dell’Occidente a partire dalla polis greca, dai romani, al feudalesimo fino a giungere alla rivoluzione francese.
Inoltre nell’autocoscienza vengono descritte le figure del servo e del signore. Il primo per paura della morte si
sottomere al secondo. Ma il vero eroe è proprio il servo che lavorando si fa uomo e riconosce la propria
autocoscienza.
BURKE = le Riflessioni sulla rivoluzione francese costituiscono il primo testo della letteratura
controrivoluzionaria. Egli crede che sia stato un evento distruttivo e innaturale. Egli dissocia la natura dalla
ragione e affida alla politica i caratteri sperimentali della storia. Vi è un ritorno di fiducia nei confronti della
religione come base di ogni forma di vita associata.
COMTE = riprende l’immagine della società medievale come unità organica ma ritiene che la conciliazione
tra ordine e progresso può essere assicurata soltanto dal potere degli scienziati positivi e degli industriali.
Attraverso lo stadio teologico prima, metafisico poi, scientifico infine si arriva allo stadio positivo in cui si ha
una commistione di cultura, morale e costume che crea l’equilibrio tra ordine e progresso.
HUMBOLDT =
SAVIGNY = è il principale esponente della scuola storica del diritto che rifiuta il razionalismo e il
giusnaturalismo. Secondo savigny il diritto nasce dall convinzione collettiva del popolo che si manifestano nei
concreti comportamenti umani oggettivati negli istituti giuridici. Egli sostiene che l’unico diritto possibile sia
quello positivo e che le sue vere fonti siano tradizione e consuetudine.
CLAUSEWITZ = figlio di un ufficiale di federico II entrò nell esercito combattendo nella battaglia di
Waterloo. Nell’opera Della Guerra riscopre il valore della guerra intesa non come strumento alienato dalla
politica ma come guerra di popolo capace di mobilitare gli animi, gli entusiasmi e le energie contro i nemici
esterni ed interni. La guerra diventa un fatto politico più che militare. Egli si pone l’obiettivo di liberare la
Prussia dalla Francia di Napoleone.
BENTHAM = esponente del liberismo inglese, critica la rivoluzione francese e scredita la concezione di
diritto dei giusnaturalismi. Egli intende il diritto in base solo alla sua funzione sociale e politica poiché l’uomo
non può rivendicare un diritto senza che esso sia sancito da una legge positiva. La natura umana è formata da
dolori e piaceri che possono essere calcolati come grande comparabili e misurabili in base alle teorie
matematiche newtoniane. Il principio di utilità è il fondamento dell’ordine politico e il suo scopo è
raggiungere la felicità. Da questo radicalismo egli presenta un progetto di codice penale razionale che muove
dall’idea utilitaristica che la punizione sia sempre un male in quanto produce dolore e un progetto di riforma
carceraria in cui le carceri servano a riformare la salute, la morale dei detenuti. Inoltre il benessere economico
collettivo può essere raggiunto solo attraverso il libero mercato e il liberismo in campo industriale.
MILL = propugna la modifica del sistema rappresentativo della camera dei comuni per difendere una forma
più ampia di rappresentanza. La migliore forma di governo è la democrazia rappresentativa con un estensione
del suffragio che comunque resta limitato dal genere, età e censo. La riforma auspicata da Bentham e Mill
verrà attuata nel 1832 con il Reform Bill che allarga il diritto di voto.
Francesco Russo
MARX = il suo pensiero nasce dalla critica di Hegel, considerato il punto piu alto della filosofia. La sua
analisi parte prima di tutto dall’introduzione del concetto di classe. La politica è composta dalla lotta di classe
contro classe, le quali si distinguono fondamentalmente in borghesia e proletariato. È quest’ultimo che
custodisce il segreto sia dell’assoggettamento che della liberazione nel sistema capitalistico. Contro l’
individualismo della democrazia, egli oppone il comunismo e l’abolizione della proprietà privata. Nel
Manifesto del partito comunista egli esprime una concezione materialistica della storia e della società che si
sono formate attraverso la continua lotta di classi. Da qui assistiamo alla distinzione di “classe in sé”
(oggettiva posizione sociale degli individui) e “classe per sé” (capace di porsi come soggetto politico). Inoltre
egli preannuncia un declino del sistema capitalistico a favore delle presa al potere del proletariato. Ma la
rivoluzione comunista trova massima inspirazione ne Il Capitale. Uno dei più importanti temi trattati è quello
del feticismo della merce. La merce è prodotta per un determinato valore d’uso, riguardo al compratore e per
un valore di scambio che rende appunto feticcio il rapporto sociale tra gli uomini che, attraverso il denaro,
viene ridotto ad un semplice scambio di cose, poiché le merci restituiscono ai produttori l’immagine
rovesciata dei caratteri sociali del loro proprio lavoro. Inoltre, egli aggiunge il concetto di forza – lavoro,
ovvero la capacità di ogni uomo di lavorare per un determinato tempo. Il prezzo della merce prodotta sarà
misurata in base esigenze sociali di produzione. Il lavoro necessario è il tempo impiegato per ottenere questa
merce mentre il plus-lavoro è il tempo impiegato che va oltre il bisogno richiesto dal lavoro necessario. Tutto
questo crea il plus-valore, che viene sfruttato dal capitalista e trasformato in profitto. Ecco che si crea lo
scontro tra capitalista e operaio. L’uno cerca di aumentare il pluslavoro con il prolungamento della giornata
lavorativa (pluslavoro assoluto) l’altro riscattando il diritto di vendita e libero scambio. Non potendo
prolungare la giornata lavorativa più di tanto, il capitalista, a questo punto, cerca di sfruttare al massimo le ore
lavorative attraverso l’intensificazione e l’innovazione tecnologica, che col tempo crea alienazione
all’operaio (sviluppo dell’industria).
Da qui si arriva alla transizione dal capitalismo al comunismo e alla dittatura del proletariato che indica per
marx la pratica rivoluzionaria, di massa che ha come obbiettivo il deperimento dello Stato.
TOCQUEVILLE = nella Democrazia in America segue il metodo montesquiviano, ovvero quello storico.
Afferma che la Democrazia è essa stessa la causa della sua fine in quanto nelle elezioni la maggioranza
assume un potere assoluto: tirannide della maggioranza. Ai miei occhi le società umane come gli individui
diventano qualcosa solo grazie alla libertà. Egli rappresenta il più importante esponente del pensiero liberale:
Instaurazione dell’uguaglianza di diritto, la legge è uguale per tutti. Mobilità sociale da una classe all’altra.
Negli USA la sovranità spetta al popolo perché c’è il suffragio universale maschile. Tocqueville è ateo e
propone la divisione tra Stato e Chiesa. Cavour si ispirò a lui.
JOHN STUART MILL = segue le orme di Tocqueville e Bentham rivolgendo l’attenzione agli aspetti
qualitativi della felicità secondo il principio della maggior felicità possibile per il maggior numero di
individui. Egli promuove il suffragio universale (anche per le donne e per i poveri) e, sotto l’influenza di
Tocqueville, rivolge il monito alla tirannia della maggioranza nel saggio Sulla libertà, definendola la più
potente tra le oppressioni politiche. Soprattutto riguardo l’opinione pubblica che egli ritiene fondamentale,
poiché il carattere e l’autonomia individuale sono i perni della libertà nella politica. Essendo la classe dei
lavoratori la classe sociale piu numerosa, egli teme una legislazione imposta e non imparziale. Per risolvere
ciò ammetta il sistema proporzionale che possa garantire gli interessi delle minoranze.
MAZZINI = è il principale esponente del Risorgimento. Sotto il profilo delle dottrine politiche, egli mira al
concetto di comunità etno-nazionale compatta, dotata di una propria storia, di proprie tradizioni e di una
propria missione. All’opportunismo e utilitarismo delle dottrine propugnate dalla rivoluzione francese,
mazzini contrappone l’idea di dovere che “sta in Dio” e la sua immediata realizzazione è la patria. Criticando
il comunismo e animato da un profondo sdegno morale per la condizione degli operai egli denuncia che senza
l’uguaglianza non vi può essere libertà. Inoltre egli critica il “giusto medio” del moderatismo che a suo avviso
non porta a nulla. O vi è democrazia o vi è dispotismo. Ecco che va in contrasto con Cavour.
Francesco Russo
TREITSCHKE = durante il periodo preunitario lo sviluppo del pensiero politico tedesco fu diviso da due
correnti: una propugnava l’unificazione “grande-tedesca”, l’altra “piccolo-tedesca”. Treitschke rappresenta
una sintesi paradigmatica. egli intendeva superare la tensione società – Stato con l’idea nazionale. Fautore di
un aggressivo pangermanismo egli sosteneva l’idea di Potenza, affermando la naturale disuguaglianza degli
uomini. Diffuse cosi l’idea di antisemitismo, utilizzando politicamente l’idea di razza. Insistette molto sulla
concezione purificatrice della guerra sulla missione della Germania nel mondo. Infine offrì una legittimazione
intellettuale di imperialismo e espansionismo coloniale.
NIETZSCHE = Il primo nichilista d’europa in cui il termine nichilismo assume il senso letterale che gli deriva
dall’etimologia (nihil=nulla). L’esistenza stessa è senza scopo, senza senso ma inevitabilmente ritornante:
l’eterno ritorno. Nei frammenti postumi descrive questa come una condizione in cui i valori tradizionali (Dio,
la Verità, il Bene) perdono il loro senso e diventano appunto nulla. Questo coincide con la storia della
“decadenza”. Esso si divide in passivo e attivo: il primo è sinonimo di regresso dello Spirito, in quanto
subisce il declino dei valori. Il secondo coincide con la potenza dello Spirito che elimina la metafisica e
promuove il processo di distruzione. In quest’ultimo si afferma la volontà di potenza che trapassa da una
posizione distruttiva ad una costruttiva. La dimensione della scelta nell’eterno ritorno di decidere ciò che
nella vita risulta dotato di più potenza, indica il passaggio dell’uomo che dice no (nichilismo di rinuncia) e
l’uomo che dice si, il super-uomo (ubermensch) nel libro cosi parlò Zarathustra. Da qui si delinea la
concezione antidemocratica e antiegualitaria in cui il super uomo ha bisogno della schiavitù e delle masse. Da
qui deriva l’analisi errata che associava Nietzsche alla cultura nazifascista, forse a causa dell’interpretazione
arbitrariamente politica della sorella che ha raccolto i suoi appunti.
WEBER = studia il capitalismo e afferma che è sovversivo e nichilistico. L’intero pensiero politico è
attraversato dal timore che i valori classici dell’illuminismo e del liberalismo, primo fra tutti quello della
libertà, si mostrano inconsistenti e che si dilaghi una burocratizzazione universale. Egli intende attuare un
riforma costituzionale che prendeva l’assunzione del suffragio universale e la dipendenza del governo (potere
esecutivo) al Parlamento. Quest’ultimo attraverso una lunga scelta prenderà i migliori capi-partito ovvero
politici di professione, i quali dopo un’intensa lotta causata dal “politeismo dei valori” ed i diversi ideali,
conquisteranno la meritata leadership.
MOSCA = secondo Mosca, la politica è retta dagli interessi di una minoranza omogenea organizzata, la classe
politica, che si impone ad una maggioranza divisa e frammentata. Nella storia politica dell’umanità egli
contrappone due opposte tendenze, quella democratica e quella aristocratica. Inoltre enuclea 4 tipi ideali di
organizzazione dei sistemi politici. Autocratico-aristocratico, aristocratico liberale, autocratico democratico e
quello liberale democratico in cui vengono eliminati gli ostacoli creati dalla burocrazia e gli individui sono
chiamati a partecipare alla vita politica. La classe politica dominante, per imporre le proprie decisioni non può
fare appello soltanto alla costrizione, ma deve giustificare il proprio potere attraverso una dimensione di
consenso che prende il nome di “formula politica”.
PARETO = il suo obiettivo è studiare scientificamente la natura delle disuguaglianze in termini di ricchezza e
potere all’interno della società. Secondo Pareto, la società è divisa su due classi sociali: la classe eletta o
“elitè” che dirige tutto e la classe non eletta che racchiude i governati. La stabilità o la decadenza
dell’organizzazione sociale dipende dal modo in cui queste classi si interscambiano a livello sia orizzontale
(tra gli individui della stessa classe) che verticale (da una classe all’altra) secondo un fenomeno chiamato
circolazione dell’elite. Quest’ultima avviene soprattutto in quattro ambiti: intellettuale, governativo, storico e
politico. Infine quelle che Mosca chiama formule politiche, Pareto le definisce “derivazioni” che servono a
spiegare, giustificare e dimostrare le azioni dei governanti.
SOREL = il tema centrale del suo pensiero politico è il proletariato inteso come l’unico in grado di riscattare
la società dalla decadenza del socialismo e dalla scienza positivistica. Egli fa appello al sindacato piuttosto
che al partito, per un’azione diretta degli operai. Egli promuove lo “sciopero generale” , “l’agire
rivoluzionario” degli operai che sono uniti da uno spirito inconscio (il mito) che risveglia in loro i desideri di
riscatto sociale.
Francesco Russo
LENIN = capo rivoluzionario dei bolscevichi, egli ritiene che la politica proletaria ha come prospettiva la
scomparsa della politica istituzionalizzata, cui va sostituita la diretta partecipazione delle masse
all’organizzazione democratica di tutto lo stato attraverso i soviet, i quali a differenza del Parlamento, non
rappresentano una rappresentanza politica formale, bensì l’immediatezza del potere operaio, attraverso la
macchina del partito. Egli ha una concezione attivistica della politica che rifiuta il progresso e la discussione
a favore della rivoluzione e della dittatura. Lenin sancisce la nascita della democrazia proletaria in cui vi è la
dittatura del partito contro la borghesia, ritenuta incapace di effettuare un’azione rivoluzionaria. In Stato e
rivoluzione egli afferma che lo Stato è una macchina che deve estinguersi e con essa anche ogni burocrazia. In
realtà il concetto di democrazia diretta assumerà un contorno dispotico e totalitario, che non lascerà altre vie
d’uscita all’organizzazione sociale. Inoltre egli definisce l’imperialismo come la fase suprema del capitalismo
caratterizzata da 5 elementi: la concentrazione, l’esportazione, le associazioni di capitali, la loro fusione col
capitale finanziario e la spartizione del mondo da parte delle maggiori potenze capitalistiche.
CROCE = Attraverso la ripresa della dialettica di Hegel, Croce intende di mostrare che le contraddizioni,
essendo l’essenza stessa della storia, non possono venire risolte una volta per tutte mediante una razionalità
pianificatrice, ne la loro soluzione può essere affidata alla Provvidenza o al progresso. Non esiste
nessun’Assoluto o Verità trascendenti, per lui questi fattori risiedono nell’operare umano nel corso della
Storia: “storicismo assoluto”. Per quanto riguardo la politica, egli ritiene che la sua funzione abbia uno scopo
utile che ammette l’uso della forza. Da qui perviene alla concezione dello Stato-potenza, avulso dalla morale.
La seconda fase del suo pensiero però si distacca da questa concezione e individua lo Stato come istituzione
capace di incorporare i valori del progresso morale, riprendo il liberalismo che lo ha sempre contraddistinto,
come fondamento di vita e lotta pratica.
GENTILE = ne la riforma della dialettica hegeliana egli cerca di oltrepassare e inverare l’idealismo
hegeliano in un idealismo attuali stico, il cui concetto è atto. Supera i dualismi reale/razionale, teoria/prassi,
soggetto/oggetto e perviene ad una visione unitaria dello stato. In seguito assistiamo all’adesione del filoso al
fascismo durante la prima guerra mondiale.
GRAMSCI = massimo esponente del marxismo italiano, subisce l’influenza di Croce, critica il meccanicismo,
economicismo, positivismo. La rivoluzione d’ottobre rappresenta un punto cruciale della storia: essa mette in
luce le capacità del proletariato di riuscire ad alienarsi dal capitalismo, tramite l’istituzione dei Soviet o
“consigli operai di fabbrica”. Il proletariato deve organizzarsi attorno al partito comunista il quale rappresenta
la totalità degli interessi dei lavoratori contro la speculazione fascista, causata dalle debolezza della borghesia
italiana. Esso così potrà sconfiggere i problemi della questione meridionale con una strategia unitaria tra
operai e contadini contro industriali ed agrari. Cosi il partito comunista assume la figura del moderno principe
di machiavelli, capace di creare un nuovo Stato.
JUNGER = con la mobilitazione totale descrive la differenza tra la prima guerra mondiale e le altre guerre
della storia. Mentre quest’ultime erano un semplice fatto militare, la prima guerra mondiale, a causa del
progresso e della tecnica, coinvolse pienamente la società e la distrusse come fece per tutti gli altri beni
materiali. Si va cosi delineando una nuova forma di società che si concentra tutta sull’Operaio, il quale
attraverso il lavoro si adatta ai nuovi scopi politici e si serve adeguatamente della tecnica e del suo potenziale
distruttivo. Questo nichilismo della tecnica può essere sconfitto soltanto attraverso la lotta e la mobilitazione
totale. La figura capace a fare ciò è il Ribelle, il quale preferisce rischiare pur di sottrarsi alla schiavitù e
rendersi libero.
HEIDEGGER = ritiene che il nichilismo della tecnica è la manifestazione della volontà di potenza che
contraddistingue tutta la civiltà occidentale, che consiste nel rapporto impositivo del soggetto verso l’oggetto.
La condizione dell’uomo che è gettato nel mondo in una mancanza di senso (Dasein – esserci dentro) viene
superata non con l’abbandono bensì con la decisione e la consapevolezza che la morte è un destino fatto di
continua lotta. La sua è una critica della ragione umana che termina con la fine della filosofia che sfocerà nel
più grave degli errori umani: l’adesione al nazismo, in cui H. vedeva la volontà del popolo tedesco di rivalsa
dalla crisi tecnica della modernità.
Francesco Russo
SCHMITT = giurista e teorico politico, è critico sia del liberalismo che tende alla ricerca dell’ordine basata
sul singolo individuo sia del giuspositivismo che crede la politica sia riducibile al sistema delle norme
giuridiche poste dallo stato. Ne Romanticismo politico analizza l’incapacità dei romantici e dei borghesi di
creare un ordine politico adeguato. Solo la chiesa cattolica è capace di accogliere tante contraddizioni
individuali e universalizzarle attraverso una rappresentanza dall’alto. Secondo lui il nichilismo tecnico nasce
dall’irrazionalismo politico. La politica della modernità è quel prodotto nato dal nulla in cui l’atto decisivo è
la decisione. Nell’opera più importante di Schmitt il concetto politico, egli afferma che ormai lo Stato non è
in grado di garantire il compito che gli era stato assolto, ossia l’ordine socio-politico. Inoltre egli afferma la
differenza tra politico e politica i quali non sono sinonimi bensì il primo è conflitto e origine della politica la
quale è un’architettura istituzionale.
KELSEN = la crisi dello stato moderno è caratterizzata dal Problema della Sovranità . secondo Kelsen questa
ha portato allo Stato-potenza, quando lo Stato deve essere invece ricondotto all’interno della dottrina pure del
diritto. Superando quindi il dualismo stato/diritto si approda ad un sistema monistico che riconduce la politica
all’interno delle procedure garantite da un ordinamento giuridico. Afferma il primato della democrazia
parlamentare che è un compromesso politico fondato da una parte sulla superiorità della costituzione e
dall’altro dal Parlamento inteso come un luogo dove giungono ad accordo i diversi interessi della società. La
pace sociale quindi è garantita dal sistema proporzionale.
ARENDT = se Strauss intendeva recuperare una filosofia politica aperta alla trascendenza, la Arendt vede la
politica come un’azione collettiva. Ne Le origini del totalitarismo prima tratta il tema dell’antisemitismo,
considerando gli Ebrei il capro espiatorio delle incertezze e delle crisi della società borghese tedesca, nella
seconda parte dedicata all’imperialismo, analizza i motivi di tale fenomeno, che sono da attribuirsi alla
necessità di crescita sia economica che spirituale. Queste saranno, poi, le basi dei “pan - movimenti” e in
particolare del “pan - germanesimo”. Inoltre, ritiene che il totalitarismo è un regime nichilistico che distrugge
le classi sociali a favore delle masse, attraverso l’attuazione di esperimenti scientifici mai provati finora in
quanto è un regime totalmente nuovo. Riguardo l’agire politico egli scrive Vita activa in cui intende tre
funzioni: il lavorare dell’uomo come animal laborans, l’operare dell’homo faber e l’agire della collettività
che mette in relazioni gli uomini. Inoltre vi sono due sfere: quella pubblica (la polis) in cui vice la libertà e
quella privata (l’oikos, la casa) in cui vige la necessità. L’annientamento della sfera pubblica può avvenire con
la violenza del tiranno, come accade nell’età moderna, caratterizzata dall’alienazione del soggetto dal mondo
per fattori sia storici sia filosofici. La centralizzazione del lavoro e della necessità hanno comportato la crisi
della società moderna che vede l’uomo al servizio della tecnica. Solo la rivoluzione americana è stata capace
di non concentrare i propri interessi sulla necessità a differenza di quella russa e francese che erano costrette
dalla necessità di formazione di un popolo sovrano nuovo. Abbiamo un ritorno alla polis e alla civiltà romana
scevra da contaminazioni filosofiche e un’idea di pensiero che dal punto di vista politico è destrutturante
ossia “impolitico”.
Francesco Russo
Scarica