Baby prostituzione dalla strada alla rete.

A mia nonna Edith che mi ha insegnato a vivere e amare lo studio, a mia madre
che ha sempre creduto nelle mie capacità e molto più di me stessa, a mio
fratello che è stato un modello a cui ispirarmi, a mio padre che non mi ha mai
fatto mancare nulla, ma soprattutto a me stessa che con sacrificio sono arrivata
sino a qui e a Dio che lo ha voluto e mi ha desiderato al mondo come una
psicologa.
“Secondo me, voi non lo capirete mai: perché se prendi il tuo corpo, e te lo
togli, e poi lo butti al cesso, è un po’ come ammazzarti, no? Come suicidio può
funzionare meglio della varechina. Nessuno se ne accorge. Nessuno può
salvarti. Muori e basta. Stavolta ce l’hai fatta, Nina.
E’ andata!”
( Facciamolo a scuola. Storie di quasi bimbi;
Marida Lombardo Pijola)
Introduzione
Il fenomeno della baby-prostituzione emerge per la prima volta nel 2008
nell’ambulatorio dedicato al disagio giovanile del dott. Luca Bernardo, al quale
giunge un gruppo di teenager milanesi.
Si tratta di preadolescenti che vendono il loro corpo, ma non in paesi dove la povertà
attecchisce la popolazione, bensì in città italiane, in cui giovani benestanti pur di
apparire, potersi comprare l’ultimo modello di I-pod piuttosto che un telefonino di
ultima generazione o abiti griffatissimi, offrono prestazioni sessuali nei bagni della
scuola o si mostrano in internet con lo scopo di essere guardati e pagati, magari in
cambio anche di una ricarica telefonica.
I luoghi in cui si consumano questi “particolari” incontri sono i comuni e banali
luoghi d’incontro maggiormente frequentati da questa generazione: pub, discoteche
e purtroppo anche la scuola. La “tratta” generalmente ha inizio con un sms, che il
potenziale “cliente” si scambia con la “professionista del sesso” per accordare un
appuntamento. Solitamente i due non si conoscono, i contatti giungono da liste
caricate sul web, nei blog di amici o compagni di scuola. I rapporti, di qualsiasi
natura (individuali, di gruppo, anali, orali etc.), vengono consumati in fretta e
stimolano l’assunzione di droghe affinché possa essere vinta la paura e l’insicurezza
e dato ampio spettro alla spavalderia e a comportamenti adultizzanti ultrasessuati
che non appartengono affatto allo sviluppo sia mentale che fisico proprio di quell’età.
Alla fine si paga il conto: poche manciate di euro, ricariche per il telefonino o un
banale compito in classe!
I rischi (mettendo da parte ogni tipologia di morale), comportano la diffusione di
numerose malattie a trasmissione sessuale, in quanto la maggior parte delle volte i
rapporti consumati non sono protetti. II precoci rapporti sessuali che questi hanno,
producono gravi danni sui piccoli e immaturi corpi, rendendoli inoltre più
vulnerabili a malattie a trasmissione sessuale, fra cui l’AIDS. I bambini sono
maggiormente esposti a contrarre l’AIDS di quanto non lo siano gli adulti a motivo
della delicatezza dei loro tessuti. Si deve tenere in considerazione, inoltre, la
scarsissima informazione fra i minori sulla propria sessualità e sulla trasmissibilità
dell’HIV che aggrava ulteriormente la situazione, e che la posizione del minore, dal
punto di vista contrattuale, non è così forte da poter resistere alle pressioni, alle
violenze o ai regali dei “clienti”, che insistono per avere rapporti non protetti. Per di
più l’assunzione di alcool e droghe, che accompagnano queste “abbuffate” di sesso,
inducono ad avere una percezione ridotta e distorta del pericolo. L’unione di queste
sostanze, in molti casi, induce forti traumi per il fisico del soggetto che le ha assunte
portandolo in casi più estremi anche al coma.
Il problema, probabilmente, risiede nel fatto che la famiglia di oggi è scivolata in un
progressivo lassismo educativo, in molti casi abdicando al suo ruolo. Non si può
essere complici dei figli, il ruolo di educatore deve essere esercitato con affettuosa
fermezza: l’imposizione di poche ma essenziali regole che devono essere rispettate.
D’altra parte è pur vero che nella diade educativa i genitori dovrebbero essere più
presenti nella vita dei figli dando loro maggiore attenzione, ascolto, sollecitudine e
dialogo. Una buona educazione abitua a controllare gli impulsi e ad indirizzarli in
modo sano.
Questa realtà, quella della prostituzione tra studenti, è piuttosto diffusa anche in
altri paesi europei, e negli Stati Uniti come in Australia si stanno affermando altre
realtà come il “sex-ting”: autoscatti a sfondo sessuale che i teenager inviano ad amici
o fidanzati.
Capitolo 1
1.1
Criteri epistemologici e di definizione su Abuso e Maltrattamento
Secondo l’OMS si configura una condizione di abuso e maltrattamento allorché i
genitori, tutori o persone incaricate della vigilanza e custodia di un bambino
approfittano della loro posizione di privilegio e si comportano in contrasto a quanto
previsto dalla “Convenzione dell’ONU sui diritti del bambino”.
In ambito legale è necessaria una definizione circostanziata relativamente a
condizione di maltrattamento, sfruttamento, abuso che specifichi quali atti siano
concessi e quali no, quale sia l’età critica che trasforma un atto sessuale in un atto
di abuso, agli eventi specifici e relativi al riconoscimento del maltrattamento e dello
sfruttamento.
Questa precisione nel definire il “reato” è indispensabile per poter pervenire a una
decisione in merito alla colpevolezza degli imputati e all’entità del danno subito dal
minore/i e ad attribuirne la giusta pena.
Si rende opportuno chiarire cosa si intende per termini quali: prostituzione,
sfruttamento sessuale, abuso sessuale, tratta. Questi termini ad un primo approccio
potrebbero sembrare simili, con tesso significato e valore, specialmente se usati in
modo sommario.
Viene definita prostituzione l’attività che prevede degli atti sessuali prestati dietro
pagamento. Il pagamento non consiste necessariamente in una transazione
monetaria ma può assumere la forma di un luogo dove abitare, qualcosa da
mangiare, sostanze stupefacenti od altre forme di pagamento in natura.
Gli abusi sessuali sono quegli atti in cui i minori diventano oggetto della
gratificazione sessuale di un individuo più grande (un ragazzo più grande o un
adulto, conosciuto o meno). Tali atti avvengono spesso con l’impiego della forza o
dell’inganno, con l’offerta di regali o con pressioni psicologiche. Gli abusi sessuali
possono essere di natura fisica, verbale o anche soltanto emotiva.
Il concetto di sfruttamento sessuale, invece, fa riferimento al carattere economico del
rapporto in cui è coinvolto il minore e viene definito come l’impiego di un minore per
scopi sessuali in cambio di un particolare vantaggio (denaro o favori) tra il cliente,
l’intermediario o agente, e altri soggetti che traggono profitto dall’utilizzo di bambini.
L’ONU distingue tre forme di sfruttamento sessuale commerciale di bambini:
prostituzione minorile, tratta e vendita di minori, sia nazionale che internazionale, a
fini sessuali, e pornografia infantile.
“la tratta di persone designa il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l’alloggio o
l’accoglienza, attraverso la minaccia o il ricorso alla forza o ad altre forme di
coercizione, attraverso il rapimento, la frode, l’inganno, l’abuso di autorità o di una
situazione di vulnerabilità, o attraverso l’offerta o l’accettazione di pagamenti o di
vantaggi per ottenere il consenso di una persona che esercita un’autorità su di
un’altra ai fini di sfruttamento.”
1.2 Aspetto sociologico
Ormai la prostituzione è un argomento che lascia indifferenti. Si può acquistare
sesso ovunque, per le vie, nei locali alla moda e in quelli nei quali si pratica lo
scambio di coppia, sui giornali e su internet.
Lo stesso mercato dello sfruttamento sessuale sta entrando in crisi perché ormai chi
si prostituisce ha imparato ad essere manager di se stesso, si sa proporre, ha il suo
giro chiuso di clienti, propone il suo book fotografico tariffato con le relative
prestazioni.
Oggi le donne ammettono con facilità di prostituirsi, la prostituzione è diventata un
impegno lavorativo come tutti gli altri.
Questo da un lato conforta, perché la libertà di sentirsi padroni del proprio corpo
consente di superare le forme moderne di schiavismo, dall’altro induce a riflessioni.
Il cambiamento dei costumi sessuali inteso sia come libertà di agire e di pensare
oltre che di vivere la prostituzione con normalità, nonché l’accettazione della
diversità sessuale ha inciso e trasformato profondamente il nostro modo di percepire
il sesso. Si cerca e si ottiene sempre di più; si va sempre alla ricerca di estremi, forse
per insoddisfazione e noia.
Ci sono adolescenti con i loro comportamenti agiti e le loro mamme che si rivelano
sempre più inadeguate. Ad esempio si ricorda una storia triste di una mamma che a
fronte della sua bambina di 11 anni che si masturbava con il flauto e inviava le foto al
suo fidanzato virtuale (cioè che aveva conosciuto su internet, ma che non aveva mai
incontrato) il quale, naturalmente, diffuse, con il telefonino, il contenuto delle foto, non
comprese il disagio relativo ad una sessualità precoce della figlia, ma il dato
rilevante parve essere quello sanitario: le infezioni genitali della undicenne.
Per non parlare poi di quello che è diventato normale. Le bambine dodicenni che
solcano dei divari sempre più profondi rispetto ai loro coetanei maschi e ti
confondono parlando di sesso. Le loro mamme giocano ad essere competitive con
loro e le coppie di separati che per difendere le loro posizioni di coniugi infelici
offendono e strumentalizzano i loro bambini. Inoltre gli scambi delle coppie, gioco
sempre più praticato o i rapporti sessuali a pagamento tra uomini apparentemente
con vite normali e transessuali.
Media, società e persino istituzioni, che danno sempre maggior prestigio a figure
come quella di “Ruby” o “Noemi” che incarnano la girandola di soldi, le vite patinate,
di locali glamour e luoghi alla moda dove spesso il binomio sesso-cocaina fa da
padrone, e dove forse la parola prostituta non è più di moda. Ormai che nelle
famiglie italiane i valori assoluti sono la bellezza, il successo, la ricchezza e li si
raggiunge senza freni né etica, come avrebbe asserito Il Principe di Machiavelli: il
fine giustifica i mezzi.
Questi sono i bambini esposti a quella cultura aperta del sesso sta sempre più
esponendo ai rischi di un cambiamento. Naturalmente, in una società
sessuocentrica, i figli moderni sono costretti loro malgrado a sentir parlare di sesso
da piccolissimi.
La libertà dei costumi sta producendo sempre più ricerca dei limiti estremi e la
ricerca sfrenata di sesso, in tutte le sue forme e rappresentazioni: le ragazzine si
danno e basta, a sedici anni sanno già tutto della vita. Sanno soddisfare gli uomini,
e il sesso è l’unica cosa che possono offrire, tanto che la mamma ti dice che sei bella,
che avrai un futuro fantastico ma devi imporre ora la tua bellezza.
E’ una società sessualmente malata, dove manca sempre più il senso del pudore e
del rispetto, dove è permesso che i bambini siano travolti dagli errori degli adulti e
dove tutti agiscono in preda all’istinto, gestiscono le emergenze, ottimizzano le
risorse, ma non programmano, non tengono conto dei mutamenti generazionali, non
osservano i cambiamenti dei costumi, non cercano strumenti e strade previsionali,
non analizzano e non formulano ipotetici scenari e dove il crimine va sempre
rincorso e mai anticipato.
1.3 Interpretazione degli esiti psicosociali
Un’ importante compito evolutivo è rappresentato dall’adattamento scolastico nei
suoi vari aspetti: integrazione nel gruppo dei pari, sufficiente rendimento,
motivazioni appropriate. Questi fattori costituiscono i fondamenti del futuro
adattamento sociale. I livelli di competenza raggiunti costituiscono i fattori di rischio
o fattori protettivi in senso psicopatologico e psicosociale (Masten et al.,1990).
E’ stato ampiamente dimostrato che bambini vittime di abuso e trascuratezza
presentano elevati rischi di insuccesso scolastico. Per esempio, Erikson et al. (1989)
hanno riscontrato che un campione di bambini trascurati evidenziava maggiori
problemi cognitivi rispetto a bambini fisicamente o sessualmente abusati,
unitamente ad ansia, difficoltà di attenzione e di comprensione, inibizione, scarsa
autonomia, difficoltà di socializzazione.
Un gruppo di 120 bambini maltrattati, esaminati da Eckenrode et al. (1993),
mostrava significative cadute in prove di livello scolastico, in particolare nella lettura
e in matematica.
Un’ulteriore aspetto è rappresentato dalle componenti socioculturali insite nel
problema del maltrattamento. Tra di esse meritano una specifica attenzione le
famiglie migranti e le cosiddette famiglie multiproblematiche.
Il fenomeno dell’emigrazione può assumere significati e valenze psicologiche
diseguali a seconda delle condizioni in cui si verifica: emigrazione vissuta come
abbandono, per eventi naturali o motivi economici, del luogo originario di residenza;
emigrazione come fuga coatta dal proprio Paese, determinata da pressioni o
persecuzioni di ordine politico o religioso; emigrazione come ricerca del nuovo, con
conseguenti aspettative positive di miglioramento dello status economico e sociale
per sé e per i figli.
Ognuna di queste situazioni comporta, evidentemente, diverse modalità di
coinvolgimento dei figli, determinando possibili fattori di rischio a seconda delle
possibilità concrete di inserimento nel nuovo tessuto sociale, della capacità di
integrare vecchi e nuovi valori, della disponibilità che la famiglia riesce a riservare
alla prole nel nuovo ambiente sociale e lavorativo.
Un secondo aspetto è costituito dalle “Famiglie multiproblematiche”, termine
utilizzato soprattutto dagli autori nordamericani, a partire dagli anni ’60, per
indicare varie aggregazioni familiari caratterizzate da una sovrapposizione di
problematiche socio ambientali e psicopatologiche. Secondo la definizione di Spencer
(1963), queste famiglie sono caratterizzate da:
a. inadeguate e distruttive modalità relazionali con il bambino da parte di
entrambi i genitori;
b. inadeguato funzionamento sociale da parte dei genitori e/o del bambino;
c. estrema immaturità emozionale in uno o in entrambi i genitori;
d. comportamento dipendente o di sfruttamento nei confronti della comunità e
delle sue agenzie;
e. persistente incapacità di rispondere positivamente agli aiuti offerti;
f. una condizione di cronica dipendenza dai servizi pubblici.
La composizione è molto variabile:si va da nuclei formati dalla coppia genitoriale e
da uno-due figli, a famiglie allargate ai genitori della coppia oppure ai figli nati da
precedenti matrimoni. Similmente, i disturbi psicopatologici possono riguardare uno
o più membri come avviene, per esempio, per l’etilismo, la depressione, la psicopatia.
Ciò che accomuna questo tipo di famiglie è una situazione di basso livello culturale
ed economico, anche se oggi interessa pure i ceti alti e medio-alti dove la
trascuratezza psicologica sta assumendo delle dimensioni macroscopiche. Alcune
modalità di funzionamento sono riscontrabili nella maggioranza dei casi, e
costituiscono altrettanti elementi di pericolo per i minori coinvolti.
Innanzitutto si riscontra uno sconvolgimento dei normali ritmi di vita quotidiana
relativi all’alimentazione, all’alternanza sonno-veglia, all’igiene.
La vita mentale ed emozionale del bambino, invece che articolarsi su punti di
riferimento riconoscibili, tende allora ad organizzarsi precocemente per fronteggiare
continue sollecitazioni caotiche.
Le ripetute esperienze di abbandono, la precarietà dei legami di attaccamento che si
stabiliscono con i caregiver, concorrono a determinare un impoverimento
dell’immagine di sé, un abbassamento dell’autostima e la formazione di nuclei
depressivi.
1.4 La riscoperta dell’intimità della persona come percorso alla ricerca di
un’affettività sana.
La realtà delle nuove contestualità familiari oggi passa attraverso l’atteggiamento
fortemente delegante da parte delle figure genitoriali alle strutture sociali o nella
migliore delle ipotesi ai parenti (nella fattispecie ai nonni) visti come sostituti affettivi
che di fatto si debbono interessare ai bisogni dei figli. E’ una richiesta impropria ed
innaturale a farsi sostituire nel compito di fare il padre e la madre inteso come
arduo e particolarmente pesante. Questa è una generazione di adulti molto attratti
dal potere, interessati esclusivamente ai loro bisogni, incapaci di soffermarsi su
quelle che possono essere le esigenze dei propri bambini mostrando non solo
indifferenza ma anche un’inadeguatezza empatica alle loro necessità legate alla
crescita psico-affettiva. E’ una generazione scarsamente interessata all’aspetto
affettivo dei figli, che di fatto crescono in ambienti e contesti familiari
particolarmente disattenti all’ascolto empatico, dove la comunicazione si ferma ad
un livello di sentire superficiale e non piuttosto di un attento “sguardo”
all’emozione, al disagio , alla difficoltà. Gli esperti che si interessano al nuovo mondo
adolescenziale sempre più si soffermano ed evidenziano in modo per alcuni versi
allarmistico una condizione di trascuratezza affettiva nelle nuove famiglie italiane
che in parte giustifica il continuo accentuarsi e dilagare delle recenti psicopatologie
della sfera infantile ( vedi DSM IV-guida alla diagnosi dei disturbi dell’infanzia e
dell’adolescenza). Questo spinge molti operatori sanitari che lavorano nel sociale a
fare dei veri percorsi all’alfabetizzazione delle emozioni partendo dal significato
intrinseco alla genitorialità sana fino alla comprensione delle emozioni fondamentali
nella vita di un giovane individuo partendo proprio dall’infanzia ( Armando Editore Cari genitori, cari insegnanti salviamo i nostri figli – E. Costa, P. Romeo, M.
Squillace 2011). Oggi si attribuisce scarsa importanza al significato dell’intimità
intesa come profondità di pensiero,come comunicazione di sentimenti, come rispetto
di sé e della propria corporeità. Questo porta ad un disvalore dell’essere, all’assoluta
distrazione verso il rispetto del proprio corpo ma piuttosto al contrario ad
un’enfatizzazione di questo per usi commerciali e di riconoscimento sessuale.
A differenza della fusione-confusione, l’intimità implica la capacità di mettersi nella
pelle dell’altro senza perdere la propria. Secondo il pediatra e psicoanalista inglese,
Donald Winnicott, le persone con difficoltà nei contatti personali sono individui
avvolti da una corazza che protegge un nucleo centrale incerto e molle. Nei rapporti
affettivi, avere una corazza o avere delle brecce troppo grandi è ugualmente
pericoloso.
Quando parlava dell’intimità, Freud, spesso, faceva riferimento alla buccia d’arancia,
necessaria per proteggere il succo interno dai raggi del sole. Questo rivestimento
serve a proteggere la personalità dai pericoli interni ed esterni.
Le personalità descritte dagli psichiatri come borderline, vivono un difficile contatto
con la realtà interna, problemi attuali e problemi passati. Queste personalità
stabiliscono con gli altri rapporti rigidi e, dietro la facciata di un buon adattamento
sociale, trasmettono una sensazione di freddezza, a volte di malessere. La loro è una
riuscita formale che non sopporta il calore dell’intimità. Gli individui borderline
vivono particolarmente male il fatto che altri entrino nel loro territorio, o che parti di
se possano far parte del patrimonio dell’altro, al punto che escono impoveriti da ogni
scambio.
In campo psichiatrico, sono numerosi i casi di giovani psicotici che hanno la loro
prima crisi dissociativa in coincidenza con la prima esperienza sentimentale o
sessuale. La ragione è che non sopportano il calore di queste relazioni.
1.5 Infanzia ed adolescenza “abusata”: risvolti psicopatologici
La psicopatologia dello sviluppo offre uno schema concettuale capace di integrare i
dati che emergono dalla embriologia, dalle neuroscienze, dalla psicologia, dalla
psichiatria e dalle teorie psicoanalitiche, riducendo i bambino e dell’adulto.
Sroufe e Rutter (1984, 2000) hanno definito la psicopatologi dello sviluppo come:
“lo studio delle origini e del decorso dei pattern individuali di disadattamento
comportamentale, qualunque sia l’età d’inizio, di qualunque tipo siano le cause, di
qualunque tipo le trasformazioni nelle manifestazioni comportamentali, e comunque
complesso sia il decorso del pattern di sviluppo.” Esso comprende: “Il repertorio
comportamentale emergente, le funzioni cognitive e linguistiche, i processi sociali ed
emozionali, e i cambiamenti nelle strutture anatomiche e nei processi fisiologici del
cervello, attraverso il corso dell’esistenza”.
Il modello della psicopatologia dello sviluppo considera le interrelazioni tra le
caratteristiche del bambino, del suo contesto di vita e dei caregiver come fondanti lo
sviluppo normale o patologico. Per comprendere le dinamiche psicopatologiche in età
evolutiva, è opportuno evitare di focalizzarsi su singoli eventi patogenetici,
analizzando come il contesto risponda alle caratteristiche particolari del bambino in
quel particolare momento della sua storia di sviluppo. In tale prospettiva, l’eziologia
dei disordini mentali è multifattoriale e si esplica secondo un modello complesso e
circolare, bio-psico-sociale. L’attuale psicopatologia dello sviluppo considera il
processo ontogenetico come costituito da una serie di nodi cruciali (concernenti una
serie di competenze affettive, cognitive e sociali) che influenzano l’adattamento del
bambino anche dopo essere stati affrontati, passando semmai in secondo piano
rispetto ai compiti evolutivi emergenti.
L’attaccamento, può essere visto come nodo cruciale per lo sviluppo. Esso, pur
rappresentando il sistema di regolazione della vita di relazione più precoce ed
essendo massimamente attivo nei primi anni di vita (quando il bambino risulta
estremamente vulnerabile), accompagna tuttavia ogni individuo nella vita di
relazione “fino alla tomba” (Bowlby, 1982). I modelli operativi interni (schemi
cognitivi interpersonali) costruiti nelle prime esperienze d’attaccamento fungono da
regolatori e organizzatori dello sviluppo psicologico e relazionale, anche rispetto altre
aree cruciali come l’apprendere, il collaborare e il competere. L’aspettativa di non
ricevere supporto di fronte al fallimento (frutto della relazione con le figure di
attaccamento nei primi anni di vita), per esempio, può comportare una serie di
difficoltà per il bambino nell’area della competizione o dell’apprendimento sociale.
I pattern di attaccamento costruiscono importanti mediatori e modulatori nello
sviluppo della psicopatologia, tanto da poter affermare che non sono gli eventi
discreti ( seppur profondamente dolorosi) a determinare cadute psicopatologiche,
quanto piuttosto le relazioni che li precedono, l’assetto comunicativo e affettivo che
accoglie il bambino e che segue all’evento, modulandone gli effetti.
I pattern di attaccamento, tuttavia, non determinano linearmente specifici esiti
psicopatologici, ma costituiscono fattori non specifici di rischio o operano come
fattori protettivi.
La ricerca sui fattori di rischio viene ritenuta da molti paradigmatica della
psicopatologia dello sviluppo. Adattamento e vulnerabilità vengono visti come
risultati opposti dell’interazione tra fattori protettivi e fattori di rischio. La
psicopatologia può essere così concepita come il risultato del prevalere di fattori di
rischio rispetto ai fattori protettivi nel corso della storia evolutiva di un individuo e
in un particolare momento del suo sviluppo.
Le ricerche sui fattori di rischio hanno messo in evidenza come, all’interno di ogni
sistema, sia presente un ampio ventaglio di percorsi che conducono allo stesso esito.
Di conseguenza, il mantenimento o la rottura di un sistema può avvenire attraverso
molteplici modalità, soprattutto nell’ottica dell’interazione organismo-ambiente.
In questo modo, come scrive Rutter (1989), “gli individui sperimenteranno gli stessi
eventi in maniera differente, a seconda del loro livello di funzionamento attraverso
tutte le aree dello sviluppo psicologico e biologico. Conseguentemente, le varie
esperienze di maltrattamento avranno diversi significati per un individuo a secondo
della loro natura e del tempo a cui l’esperienza si verifica”.
Secondo Finkelhor e Kendall-Tackett (1997), l’effetto della vittimizzazione dipende da
quattro dimensioni sulle quali influiscono le differenze evolutive. Esse sono:
L’appraisal della vittima e le sue implicazioni.
I bambini di età differenti effettuano diverse valutazioni della vittimizzazione e
tendono a formulare differenti aspettative rispetto a esse.
I compiti evolutivi.
I bambini di diverse età evolutive affrontano diversi compiti che
influenzeranno e saranno a loro volta influenzati dalle valutazioni (appraisal)
effettuate.
Le strategie di coping.
I bambini, crescendo, dispongono di diversi repertori di strategie per affrontare
lo stress e i conflitti prodotti dalla vittimizzazione.
I fattori “tampone” presenti nel contesto.
I bambini, nel corso dello sviluppo, interagiscono in diversi e sempre più
numerosi contesti che possono costituire una risorsa per affrontare la
vittimizzazione.
Oltre allo studio degli effetti della vittimizzazione in bambini di età diverse, si rende
necessaria l’analisi del cambiamento nell’espressione e nel significato dei sintomi nel
corso del tempo in uno stesso individuo.
1.6 Inquadramento diagnostico secondo il DSM-IV (disturbi dell’infanzia
e dell’adolescenza)
Il gruppo dei disturbi dell’identità di genere è stato riorganizzato per rispecchiare il
periodo di tempo in cui si rivolge attenzione a queste problematiche. L’esordio di
questi disturbi, è generalmente localizzato nella fanciullezza e nell’adolescenza,
nonostante ciò la maggior parte dei Disturbi dell’Identità di Genere non è oggetto di
attenzione clinica prima dell’età adulta.
Anche nell’ICD-10, i Disturbi dell’Identità di Genere sono inseriti in una sezione di
Disturbi della Personalità dell’adulto, il che offusca ulteriormente l’origine infantile
di tali condizioni.
1.6.1 Disturbo dell’Identità di Genere Non Altrimenti Specificato
Questa categoria dovrebbe includere quei soggetti che non soddisfano i criteri per il
Disturbo dell’Identità di Genere, ma hanno altre condizioni che danno origine a
un’alterazione nell’identità di genere, come condizioni intersessuali, disforia di
genere o transitorio travestimento legato allo stress, che si osservano entrambi nella
fanciullezza.
1.6.2 Disturbi dell’Adattamento
I Disturbi dell’Adattamento non sono stati messi nella sezione dei disturbi infantili
del DSM-IV, né lo erano stati nelle precedenti edizioni del DSM. Comunque questo
tipo di diagnosi è molto frequente tra gli psichiatri infantili.
I Disturbi dell’Adattamento sono codificati in sottotipi selezionati in base ai sintomi
predominanti. I fattori stressanti specifici sono codificati sull’Asse IV. La
caratteristica fondamentale di un Disturbo dell’Adattamento è che esso è una
reazione di disadattamento che si manifesta entro 3 mesi dall’esordio di un fattore
stressante. Questi fattori stressanti poso essere rappresentati dai cambiamenti di
scuola, separazione dei genitori o malattie di familiari. In termini di gravità i Disturbi
dell’Adattamento si situano a metà strada tra le condizioni dei codici V, dove non vi
è comportamento di disadattamento , e i disturbi più gravi.
Il DSM-IV, inoltre, specifica che la durata superiore a 6 mesi dopo la manifestazione,
il termine o la rimozione del fattore stressante esclude questa diagnosi.
Sebbene per definizione i disturbi dell’adattamento siano conseguenti a un fattore
stressante, non sempre i sintomi iniziano immediatamente. Secondo il DSM possono
trascorrere fino a tre mesi tra il fattore stressante e l’insorgenza dei sintomi e non
sempre questi ultimi recedono appena cessa il fattore stressante. Se il fattore
stressante persiste, il disturbo può diventare cronico.
Il quadro clinico del Disturbo dell’Adattamento può variare notevolmente. Il DSM-IV
elenca diversi tipi di Disturbo dell’Adattamento:
1) Sviluppo di sintomi emozionali e comportamentali in risposta a uno o più fattori
stressanti che si manifestano entro 3 mesi dall’inizio del fattore, o dei fattori
stressanti.
2) Questi sintomi o comportamenti sono clinicamente significativi come evidenziato
da uno o l’altro dei seguenti:
- grave disagio che va al di là di quanto prevedibile in base all’esposizione al
fattore
stressante
- compromissione significativa del funzionamento sociale o lavorativo (o
scolastico)
3) Una volta che il fattore stressante (o le sue conseguenze) sono superati, ì sintomi
non persistono per più di altri 6 mesi.
Il Disturbo di Adattamento può essere:
Acuto: se l’alterazione dura per, meno di 6 mesi
Cronico: se l’alterazione dura per 6 mesi o più
I Disturbi dell’Adattamento sono codificati in base al sottotipo:
Disturbo dell’Adattamento Con Umore Depresso. Questo sottotipo dovrebbe
essere usato quando le manifestazioni cliniche predominanti sono costituite
da sintomi come umore depresso, facilità al pianto o sentimenti di perdita di
speranza.
Disturbo dell’Adattamento Con Ansia. Questo sottotipo dovrebbe essere usato
quando le manifestazioni cliniche predominanti sono costituite da sintomi
come irritabilità, preoccupazione, o irrequietezza, oppure, nei bambini, timori
di essere separati dalle figure a cui sono principalmente attaccati.
Disturbo dell’Adattamento Con Ansia e Umore Depresso Misti. Questo sottotipo
dovrebbe essere usato quando la manifestazione clinica predominante è una
combinazione di depressione e ansia.
Disturbo dell’Adattamento Con Alterazione della Condotta. Questo sottotipo
dovrebbe essere usato quando la manifestazione predominante è
un’alterazione della condotta in cui si verifica una violazione dei diritti degli
altri o delle norme o regole della società appropriate per l’età adulta (per es.
assenze ingiustificate da scuola, vandalismo, guida spericolata, risse etc.)
Disturbo dell’Adattamento Con alterazione mista dell’emotività e della condotta.
Questo sottotipo dovrebbe essere usato quando le manifestazioni cliniche
predominanti sono sia sintomi emotivi, sia un’anomalia della condotta.
Disturbo dell’Adattamento Non Specificato. Questo sottotipo dovrebbe essere
usato per le reazioni mal adattive (per es. lamentele fisiche, ritiro sociale, o
inibizione sul lavoro o a scuola) a fattori psicosociali stressanti che non sono
classificabili come uno dei sottotipi specifici del Disturbo dell’Adattamento.
Capitolo 2
2.1 In rete (chat estrapolate da social network, forum, blog)
LA PRIMA VOLTA.
“La mia prima volta è stata a 11 anni con un ragazzo di 16. E’ stato bellissimo.”
“Io l’ho fatto a 11 anni … noi ragazze di questa generazione cche tutti voi criticate
siamo decisamente meglio … più all’avanguardia e ci possiamo permettere già alla
nostra età perizomi e reggicalze.”
“Io l’ho fatto a 12 …”
“Io l’ho fatto per la prima volta a 12 anni e mezzo e non me ne sono per niente
pentita …”
“Io la penso come te … l’ho fatto a 13 anni …”
“Bah … io l’ho fatto a 14 …”
“Ma da che età si può iniziare …?”
“Dagli 11 anni … è provato.”
“Se una ragazza si sente pronta a 13 anni … basta non farsi fica solo perché la dà
via!”
“Io ho aspettato 14 anni e non sono per niente pentita … oggi le 12enni sono
spavalde e sfacciate, scusate l’espressione zoccolette! Poche sono le eccezioni!!!”
“Non vedo perché se nel passato a 15 anni si poteva essere madri, oggi a 13 non si
può scopare …”
GENITORI
“Odio i miei genitori non mi interessa il loro affetto odio mia madre soprattutto
abbiamo sempre litigato mi insulta ha rovinato ogni giorno della mia vita e da
qualche tempo lo fa anche mio padre anche se non c’è mai x lavoro … ho tanta
rabbia dentro e in questi momenti desidero solo farmi del male per
dimenticarli!!!”
“Oggi disperazione, le mani della mia presunta madre su di me ke pikkiavano, le
urla di disprezzo nelle orecchie … E POI SI FA CHIAMARE MADRE!!!”
“Oggi ho avuto l’ennesimo scontro con la signora Carli (non ho + intenzione di
kiamarla mamma) … Mi ha dato della figlia indegna, mi ha detto che non mi farà
uscire x un mese … Dovrò restare qui a piangere e urlare di disperazione tutte le
sere, a mangiare fino a kuando nn riesco a contenere più il cibo e provo a
vomitare e nn ci riesco, ad urlare fino a quando nn avrò +fiato!”
“Ormai i miei genitori non si vedono quasi mai, pochi secondi sulla porta, uno
entra e l’altra esce, neppure il loro sguardo si incrocia, e dalla loro bocca solo
parole piene di rancore , a questo punto spero in una litigata definitiva e che
divorzino, meglio così … Mi sento sola, come sarà il mio futuro?”
“Mia madre pensa ke ho già fatto sesso a 12 anni ke bevo ke fumo ke mi buco ke
sn una puttana, ma cm si permette, io a lei mika glielo dico …!! Un po’ + di
rispetto!!”
IL BRANCO
“Noi siamo una specie di famiglia … tutti uguali come gemellini … sempre pronti
ad aiutarci e a ridere e a spaccarci … restiamo sempre assieme … il resto non
conta …”
“Voglio il cemento … mi voglio cementare sulla piazza col branco … e poi non
vado via mai più di lì!!”
“Ponza per sempre, ci siamo spaccati come matti, covo frontone barche
gommoni gente ubriaca … nessuno che chiedeva l’età per gli alcolici … l’estate
più bella dei miei 13 anni”
LE FIRME
“Avete visto, hanno fatto entrare quel tipo nella disko, uno skandalo, aveva la
maglia della Lounge e i Melting Pot, uno sfigato, lo hanno fatto passare forse
perkè era accompagnato da kuell’altro con la Lacoste e le Gold ai piedi … quello
si che era kome si deve, pariolo al punto giusto!!”
“Se avessi 10 milioni di euro kosa ci farei? Dunque: ci comprerei vestiti, x
cominciare. Il resto non so”
“Finalmente mi sn comprata la cinta della fucking criminal che volevo … ora mi
sento un’altra!”
“Domani vado a Milano a fare spese folli. Svaligerò Yamamay, Intimissimi,
Carhartt, Miss Sixty. L’importante nella vita è fare shopping … Il resto è
superfluo … concordate?”
INTERNET
“Altro pomeriggio passato ad attingere alle bottiglie di Martini e Grappa nel bar
dei miei senza nemmeno sapere il xkè… altro pomeriggio passato a non studiare
… altro pomeriggio passato a riflettere sulla mia solitudine … altro pomeriggio
passato a cercare quel puntino che ha sballato tutto il mio template, quel misero
errore che ha fatto scappare via tutte le mie certezze e la mia serenità”
“Mi faccio skifo, non riesco a tirare fuori nulla di buono da me stessa, non ho il
coraggio nemmeno di parlare con gli altri … e allora poi mi ritrovo a sfogarmi col
pc, almeno sono anonima, almeno posso parlare, posso sfogare la rabbia ke ho
nei confronti di me stessa”
2.2 Segnalazione caso centro abusi sessuali ASP 5 Reggio Calabria
Nel maggio 2010 un istituto scolastico del centro della città segnala al Servizio
dell’ASP 5, come servizio sanitario, una particolare contestualità dinamica all’interno
di una terza media. L’insegnante che aveva evidenziato lo stato di disagio in quella
classe aveva improvvisamente preso consapevolezza di un calo d’interesse scolastico
da parte di alcune allieve “modello” ,ragazzine appartenenti a famiglie benestanti e
particolarmente attenzionate dai genitori per gli impegni extracurricolari che
riempivano completamente i pomeriggi delle figlie con calendari di attività veramente
frenetici. Il pensiero iniziale di questa professoressa si era indirizzato al fatto che
forse queste ragazzine venivano eccessivamente sottoposte ad impegni di cui non
riuscivano a reggere i ritmi, ma in realtà non era di certo questo il motivo della loro
distrazione verso gli impegni scolastici. Quello che la donna aveva notato, nelle sue
ore in quella classe, era una sorta di complicità significativamente“maliziosa” come
di donne già fatte “…..che sapevano bene come andava la vita!”. Questa donna, che
nei tre anni di scuola media aveva visto crescere queste ragazzine riuscendo a creare
con loro un ottimo rapporto comunicativo diventando l’insegnante di riferimento per
tutte loro, alla quale rivolgersi per le loro piccole grandi sofferenze dell’età. Era a lei
che si rivolgevano per raccontare le pene d’amore o gli screzi in famiglia o i bisticci
con le amiche del cuore ed i compagni. Ma in questo momento non era così: questo
gruppetto si era coeso alla chiusura comunicativa anche verso di lei e qualsiasi suo
tentativo di avvicinamento empatico verso le loro difficoltà aveva come effetto
un’ulteriore chiusura tanto da rifiutarsi anche alle interrogazioni, cosa mai successa
in precedenza. Come se in qualche modo in quel momento l’insegnante
rappresentava una specie di ostacolo a quel segreto ormai chiaro da celare a tutti i
costi. A questo punto il pensiero della professoressa si è indirizzato all’idea che loro
potessero fare uso di droga o chissà che altro. Decide quindi di iscriversi a facebook
e chiedere l’amicizia di queste sue allieve le quali, non potendosi rifiutare, accettano
che lei possa accedere alle loro pagine e profili. Così si accorge che le domeniche
mattine o in alcuni giorni della settimana queste ragazzine pubblicavano una sorta
di ipparede con accanto ad ognuna di loro un numero con dei tempi. Sembrava un
linguaggio “criptato” perché si capiva che non volevano che la loro insegnanti o altri
occhi indiscreti nel leggere questi contenuti non potessero minimamente
comprendere il vero significato di quelle liste che le vedeva protagoniste di qualcosa
che comunque andava nascosto a tutti i costi. Approfitta nei giorni successivi e si
mette a chiacchierare, uscendo da scuola, con una di loro trovandola in quel
momento sola ad aspettare la madre che aveva tardato in tribunale essendo un
giudice. Questa ragazzina, essendo tra tutte quella più affezionata ala sua
insegnante, riesce fino ad un certo punto a tenere segreto il significato di quelle liste
ma poi presa da una crisi di pianto disperato le racconta che in discoteca si era fatta
una sorta di gara tra di loro a chi riusciva in una serata ad avere più rapporti orali
anche di gruppo, l’importante era che riuscissero ad “accalappiare” più ragazzi
possibili e farsi anche pagare. La vincitrice avrebbe a fine anno preso come premino
il bottino raccolto in questi mesi da tutte loro e quindi si era proceduto a tenere una
sorta di cassaforte che lei stessa conservava in quanto considerata dalle sue amiche
quella più capace e precisa a tenere la contabilità. Spesso accedevano a questo
conto per acquistare tutte loro assieme la “roba” ma solo spinelli non dovevano
andare oltre perché già la marjuana li disturbava peggio delle birre. In quel
momento si capisce lo stato dell’insegnante tra lo stupito ed il disgustato almeno
così raccontato ai sanitari quando questi si sono presentati a raccogliere la
situazione di disagio rappresentata in quella classe. Purtroppo essendo quasi fine
anno l’unica cosa che riuscirono a realizzare gli specialisti del centro fu quella di
avvicinare prima in gruppo le allieve, creare un clima empatico e di contenimento
emotivo tale che ognuna di loro ha incominciato ad esprimere il malessere mentale
legato a tali esperienze che poi alla fine sono state identificate come traumatizzanti e
distruttive per la loro autostima e da ledere profondamente la loro personalità in
fase di crescita definendosi anche con l’esperta psicologa già donne fatte che ormai
avevano visto tutto della vita e soprattutto il peggio del mondo senza più alcuna
illusione. In questi incontri loro riferirono sempre alla specialista l’esperienze fatte in
questi mesi che veramente avevano dentro creato dei danni importanti dal punto di
vista psicopatologico ai limiti per alcune di loro anche di una già strutturazione
mentale con tratti psichiatrici significativi assimilabili al disturbo post-traumatico
da abuso. Tuttora queste studentesse si sono sottoposte a sedute psicoterapiche ed
anche a colloqui con le loro famiglie che ovviamente sono state informate della
“doppia vita “delle loro figlie.
Capitolo 3
3.1 La pedofilia in rete
Lo sviluppo di Internet ha permesso di mettere in connessione pedofili di tutto il
mondo e adescare in rete bambini sicuramente con minori rischi di essere scoperti
vista l’enorme mole di collegamenti presenti e l’inadeguatezza delle attuali tecniche
di investigazione e di controllo. Questi siti si assomigliano più o meno tutti, le
interfacce sono spesso sempre rassicuranti; oasi atte ad accogliere tutti coloro che
decidono di avvicinarsi in modo amichevole e critico alla pedofilia. In questi siti si
inneggia una sorta di “orgoglio” finalizzato al riconoscimento di gruppi che si
accomunano per una ideologia pedofila condivisa. Questi siti sono sotto gli occhi di
tutti e altrettanto rapidamente scompaiono per riapparire sotto altre spoglie. Questo
fenomeno giustifica il calo degli “adescamenti” di bambini per strada, nei locali,
davanti alle scuole, nei parchi pubblici, etc… Da non sottovalutare i tentativi di
molestie e di adescamento di minori nella chat, in questa ottica , per un certo
numero di soggetti, l’utilizzo della rete può certamente rappresentare l’occasione per
un acting-out che sarebbe stato altresì molto difficoltoso e rischioso, specie se
tentato in un contesto extraurbano e quindi culturalmente più rigido e d aggressivo
nei confronti delle perversioni sessuali. E’ doveroso inoltre sottolineare anche i fini
organizzativi della rete quali la costituzione di siti di scambio di informazioni,
esperienze e materiale pornografico; incremento della produzione amatoriale di
pornografia e della sua circolazione , attività di organizzazioni criminali che
forniscono minori in ambito locale e che producono pornografia minorile a livello
professionale, attività di organizzazioni criminali che promuovono il cosiddetto
turismo sessuale.
Strano M., “Pedofilia e pornografia su internet: quali rischi per i minori in Byte”
ottobre 1998
3.2 Informatica e pornografia
L’avvento e diffusione delle videocamere e più recentemente delle fotocamere digitali
ha, in un certo senso, rappresentato un grosso elemento di facilitazione per i
produttori amatoriali di pornografia minorile: tali apparati, infatti, non necessitano
di sviluppo presso laboratori specializzati, riducono drasticamente gli inconvenienti
ed il rischio di essere scoperti e denunciati . Il computer è diventato uno strumento
ideale per i produttori di pornografia minorile in quanto permette, oltre lo scambio di
materiale foto. Video, anche di creare immagini di bambini inesistenti o artefatti,
impegnati in comportamenti esplicitamente sessuali, che sono praticamente
indistinguibili dalle immagini reali; tale materiale, definito pseudo fotografie, anche
se non implica un abuso sul minore all’atto della produzione costituisce,in realtà, un
elemento criminogeno poiché viene sovente utilizzato dai pedofili, alla stregua delle
immagini reali, per sedurre i bambini e ridurre le inibizioni sessuali mostrando loro
dei coetanei che “ fanno certe cos” e cercando di convincerli che si tratta di fatti
normali.
3.3 I pedofili ed il collezionismo di pornografia
I pedofili hanno una forte propensione verso il collezionismo di materiale
pornografico sia di tipo tradizionale ( libri,giornali,fotografie,etc.) e sia come file
grafici negli hard-disk. Secondo il loro comportamento ricorrente rispetto al
reperimento vengono identificati come:
“Closet collector” (collezionista armadio): compra e tiene segreta la sua collezione ma
non è coinvolto in abusi su minori
“Isolated collector” (collezionista isolato) oltre a collezionare materiale pornografico è
anche coinvolto in abusi sui minori
“Cottage collector”: condivide la sua collezione in rete con altri senza trarne profitto
“Commerial collector”:fa smercio commerciale di materiale pornografico ed è
coinvolto nello sfruttamento minorile
Il fenomeno della pornografia minorile non si può discostare da quello della pedofilia
di cui rappresenta una manifestazione complementare ed imprescindibile; la
diffusione e lo scambio di immagini avviene principalmente nelle chat-line , nei
newgroup e attraverso le e-mail, sovente con l’impiego di tecniche crittografiche.
Nelle pagine web è difficile trovare un sito dedicato esplicitamente a tale
inasprimento delle sanzioni legali nei confronti di tali attività. La navigazione
selettiva all’interno della rete ha comunque evidenziato alcuni siti, a favore della
pedofilia, i cui gestori veicolano dei contenuti pseudo libertari nei confronti
dell’espressione sessuale anche se coinvolti dei minori; sul piano investigativo lo
scambio e la detenzione di fotografie pornografiche può però rappresentare il tallone
d’Achille del pedofilo sia per quanto riguarda la sua localizzazione che per quanto
concerne la componente probatoria in ambito sessuale.
3.4 I rischi di molestia per i minori su internet
Per quanto riguarda il rischio che un minore venga molestato o adescato attraverso
la rete telematica, l’ambito maggiormente significativo è rappresentato dalla chat e,
indirettamente dai newsgroup, che consentono rapporti umani virtuali
estremamente intimi senza barriere di nessun tipo, neutralizzando così alcun gap
sociali, spaziali, di età e culturali che normalmente limitano o selezionano le
comunicazioni dirette (faccia a faccia). Nella maggior parte dei casi, inoltre, i rapporti
telematici sono privi di elementi aggiuntivi oltre a quelli dichiarati dai due
interlocutori. In altre parole, l’identità reale, l’aspetto fisico reale, sono percepiti in
base alle informazioni che vengono fornite che, evidentemente, possono essere false.
La stessa abitudine, abbastanza diffusa, di scambio di fotografie digitalizzate
nell’ambito della chat, non costituisce alcuna prova tangibile di identità; insomma ,
l’assenza di una mediazione sociale, legata all’identificazione visiva certa, implica
una certa facilitazione da parte dei pedofili nella fase di contatto iniziale con la
probabile vittima consente sovente, senza eccesivi rischi di cattura, delle forme di
molestia di tipo verbale (il pedofilo prova piacere nel condurre il minore su argomenti
di tipo sessuale inducendolo spesso a raccontare aspetti particolarmente intimi tipo
masturbazione). Per quanto riguarda l’adescamento vero e proprio, ovvero un
incontro in carne ed ossa organizzato attraverso internet, l’ipotetico vantaggio offerto
dalla mediazione del mezzo informatico è costituito dalla possibilità , da parte
dell’adescatore, di recedere rapidamente in caso di difficoltà, con ridotti rischi di
cattura rispetto alle strategie non digitali (scuola, parco,sale giochi,etc..). Il fattore di
rischio primario vede quindi internet come logo di possibile contatto tra il pedofilo ed
il minore nel caso in cui questo ultimo sia temporaneamente solo, non percepisca il
pericolo, sia attirato per curiosità dalla possibile esperienza sessuale e non sia
oggetto di opportuna attività di controllo da parte degli adulti, genitori o educatori.
Inoltre è opportuno considerare che i bambini, anche piccoli, hanno spesso delle
fantasie sessuali molto intense, soprattutto in termini di curiosità e sperimentazione
corporea e questo fattore, abilmente sfruttato dai pedofili, costituisce un elemento
d’enorme complicazione, sia per definizione dell’azione che per la sua prevenzione.
3.5 Strumenti legislativi in Italia
A quanto abbiamo visto fin qui, nel corso dell’ultimi cinquanta anni, (quarantotto
per l’esattezza, dall’emanazione della “legge Merlin”) ha condotto l’apparato giuridico
alla costituzione di norme sempre più complesse in grado di assicurare la protezione
delle vittime da un lato e lottare contro il fenomeno della criminalità organizzata e
della riduzione in schiavitù dall’altro.
Già nella nostra carta costituzionale sono considerati, accolti e tutelati i diritti dei
minori, essenzialmente diritti di personalità; solo a fronte delle forti inadempienze
genitoriali nasce nel 1967 il diritto dei minori. Abbiamo così una tutela sostanziale
dei diritti del minore che impone un’azione riparativa, qualora questi siano stati
violati, nonché un’azione promozionale, affinché, i diritti di cui ogni minore è
titolare, siano conosciuti, sviluppati e messi in atto genuinamente nella società.
Il diritto dei minori si occupa sostanzialmente di evidenziare, raccogliere e
collegare quell’insieme di diritti che, sebbene sono pertinenti a tutti i cittadini,
assumono una speciale prerogativa in relazione ad un soggetto meritevole di un
aiuto specifico nonché di una particolare considerazione affinché possa trovare
sostegno il suo itinerario maturativo e il suo progressivo inserimento nella società di
appartenenza.
A questo scopo l’ordinamento giuridico italiano si prefigge di accostare
l’intervento giudiziario alla realizzazione di una preferibile condizione di vita del
minore singolo sul quale si deve decidere, considerando questi, nel complesso delle
sue caratteristiche irripetibili di personalità; le sue esigenze e i suoi stati maturativi;
le sue risorse nonché il suo vissuto e le sue capacità relazionali.
Per quanto si attiene ai diritti dei minori sessualmente sfruttati, possiamo fare
assegnamento ad alcune leggi sulla prostituzione, sulla violenza sessuale e
sull’immigrazione; la legge n.ro 75 del 1958 (legge Merlin) regolamenta la
prostituzione in generale e considera oggetto di sanzione il reclutamento di persone
a fini di prostituzione(art. 3); ogni forma di sfruttamento, e l’aggravante per modalità
caratterizzate da violenza, minaccia, inganno e per reclutamento di minorenni (art.
4); l’incitamento a trasferirsi in un altro paese e l’attività di organizzazioni nazionali
e di altri paesi che svolgono questo lavoro (art. 3). In questa legge tuttavia abbiamo
unicamente il raddoppio della pena (art. 4) nel caso il danno fosse commesso a
minori di anni ventuno; questa protezione speciale viene abrogata dall’articolo 18
della legge n.ro 269/98.
Nel 1998 con la legge 269, abbiamo una legislazione specifica in tutela del
minore sessualmente sfruttato: per la prima volta nel nostro ordinamento siamo
forniti di una legge che rende penalmente punibile il comportamento del cliente del
minore prostituito; questa legge prevede inoltre ,(art. 9) l’ipotesi delittuosa di chi
“commette, tratta o comunque fa commercio di minori di diciotto anni al fine di indurli
alla prostituzione” punendo questo comportamento con una pena da sei a venti anni.
La legge titolata "Norme contro la violenza sessuale" n. 66 del 15 febbraio
1997, getta le basi alla successiva [la citata 269/98],considerando la violenza
sessuale un crimine contro la persona e non contro la morale pubblica, come
dichiarava la legislazione vigente fino allora; le violenze perpretate ai danni di minori
divengono perseguibili d’ufficio, responsabilizzando così maggiormente le pubbliche
autorità, che sono tenute a garantire al contempo un servizio di assistenza e
protezione alle vittime anche durante lo svolgimento del procedimento penale.
L’articolo 3 (incluso nel Codice di Procedura Penale al numero 609-bis), punisce con
la reclusione da cinque a dieci anni “chiunque, con violenza o minaccia o mediante
abuso di autorità, costringe -o induce- taluno a compiere o subire atti sessuali”; il
legislatore manifesta l’intenzione di punire fra gli altri, coloro che abusano delle
condizioni di inferiorità fisica o psichica della vittima; più interessante è l’articolo 4
che, in materia di aggravanti punisce con la reclusione da sei a dodici anni nei casi:
1) in cui le violenze di cui sopra sono state perpetuate nei confronti di persona che
non ha compiuto quattordici anni;
2) se queste sono state effettuate con l'
uso di armi o di sostanze alcoliche, narcotiche
o stupefacenti o di altri strumenti o sostanze gravemente lesivi della salute della
persona offesa;
3) qualora esse provengano da persona travisata o che simuli la qualità di pubblico
ufficiale o di incaricato di pubblico servizio;
4) se il fatto si è consumato nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni
sedici della quale il colpevole sia l'
ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore; la
pena va da sette a quattordici anni di reclusione invece, se il fatto é commesso nei
confronti di persona che non ha compiuto gli anni dieci; è indicativo come
l’uso/abuso intrafamiliare sia positivamente evidenziato con una pena inversamente
proporzionale all’età della vittima.
L’articolo 5 di notevole interesse,focalizza l’attenzione sugli atti sessuali con
minorenne, recitando: “soggiace alla pena stabilita dall'
articolo 609-bis chiunque, al
di fuori delle ipotesi previste in detto articolo, compie atti sessuali con persona che, al
momento del fatto: 1) non ha compiuto gli anni quattordici; 2) non ha compiuto gli anni
sedici, quando il colpevole sia l'
ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore, ovvero
altra persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di
custodia, il minore é affidato o che abbia, con quest'
ultimo, una relazione di
convivenza”; difficilmente conciliabili appaiono la lunghezza dei tempi della giustizia
e la necessità di protezione del minore sia sul fronte dell’assunzione dei decreti di
tutela che delle indagini e del procedimento penale.
Con l’approvazione della legge 8 novembre 2000 n.ro 328 Legge quadro per la
realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, il cui progetto è stato
redatto dal Dipartimento per gli affari sociali ora Dipartimento per le politiche sociali
e previdenziali, l’Italia si è dotata di un fondamentale strumento di riforma della rete
dei servizi sociali in direzione dell’integrazione degli interventi sociali, sanitari ed
educativi nonché del potenziamento della cooperazione tra enti pubblici ed enti del
privato sociale.
La legge e i decreti attuativi costituiscono un quadro entro il quale trovano
collocazione naturale anche le azioni di protezione sociale dei minori vittime di
sfruttamento sessuale e quelle volte all’attuazione di misure di prevenzione precoce
attraverso l’ampliamento delle risorse di supporto a favore della famiglia e delle
responsabilità familiari e dei gruppi a rischio di emarginazione ed esclusione sociale.
Conclusioni
Agli inizi del XX secolo, con il drastico aumento dell’aspettativa di vita, si era
sviluppata nell’Occidente moderno l’idea che i due coniugi dovessero restare uniti da
profondi sentimenti di amore e di amicizia “finchè morte non li separi”. Con il
passare del tempo, i movimenti per la rivendicazione dei diritti delle donne e la
sempre maggiore accettazione del divorzio, diedero vita alla de istituzionalizzazione
del matrimonio e quindi ad uno stravolgimento del nucleo familiare: fu così che
nacquero le famiglie allargate e quelle definite “multiproblematiche”.
Ad oggi, i figli nati in questi contesti, vivono un distacco empatico dovuto a
un’incompetenza genitoriale nella gestione delle emozioni e nell’insegnamento del
valore più profondo dell’amore per se stessi e per il partner. Questo gap relazionale,
insito nelle nuove generazioni, determina un vuoto, un senso di instancabile
solitudine che spinge ragazzi (poco più che bambini) a rintanarsi dietro uno schermo
o un branco, imparando a mercificare il corpo trattandolo come merce di scambio
per mera ricerca d’affetto, d’amore e d’attenzione. Sono i figli di quelle famiglie
benestanti, i cui genitori non fanno mai mancare nulla, pensando di poter così
compensare al mancato adempimento di quei pochi ma essenziali doveri genitoriali
come l’insegnamento di valori diversi dall’ ”apparire”, il rispetto per la corporeità, il
senso di intimità e il rispetto di sé.
Bambini che come piccoli adulti vivono in una condizione di disvalore generalizzato
della vita, che ignorano le conseguenze delle loro azioni: comprare un contatto
umano tramite una ricarica telefonica o comprare l’attenzione vendendo il proprio
corpo, spesso chiedendo una chiacchierata in chat dopo. Comunicazione, dialogo,
amore è questo quello che questa sorta di richiesta estrema di attenzione vuole
significare: il dover a tutti i costi apparire “pariolo” per ottenere l‘approvazione della
massa e avere sempre più amici, amici che in realtà costituiscono non una seconda
famiglia bensì la prima.
Ovviamente questa loro significativa fragilità affettiva accompagnata dalla loro
tenerissima età li rende particolarmente vittimizzabili in quanto comode prede di
individui che hanno facilità ad avviarli alla prostituzione e di pedofili che non si
fanno minimamente scrupoli essendo così dalla rete telematica assolutamente
protetti.
Di certo anche la giurisprudenza cerca di aggiornarsi ai tempi ma ancora si è molto
lontani da una realtà legislativa moderna che realmente e concretamente possa
tutelare questi minori dai rischi sociali odierni.
A livello psicologico i traumi che esperienze del genere possono provocare non sono
del tutto trascurabili: si può arrivare a sviluppare anche un disturbo post
traumatico da stress con esiti psichiatrici, depressioni molto profonde che
addirittura possono provocare tentativi di suicidio, disturbi alimentari (più frequente
è l’anoressia).
Gli interventi da attuare in questo tipo di situazioni sono molteplici e di diversa
natura: interventi nelle scuole dell’infanzia in cui si spiega l’importanza del proprio
corpo e si impartisce un’alfabetizzazione delle emozioni sane, propositive costruendo
in tal modo percorsi educativi all’intimità; interventi sulle famiglie condotti tramite
terapie individuali, di gruppo, familiari; il ricorso a eventuali gruppi di auto mutuo
aiuto (A.M.A) tra adolescenti , tra famiglie o nuclei genitoriali in difficoltà; attività
creative di aggregazione in cui si dà l’opportunità agli adolescenti di aprire un canale
comunicativo e relazionale che non sia necessariamente quello virtuale, in cui essi
possono sperimentare l’autenticità delle relazioni interpersonali.
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www.youtube.it
www.Alfemminile.com
www.Splinder.it
www.Myblog.it
www.studenti.it
www.Skuola.net
www.interno.it
Sommario
Introduzione____________________________________________________________ pag. 3
CAP 1
1.1
Criteri epistemologici e di ricerca______________________________ pag. 5
1.2
Aspetto sociologico___________________________________________ pag. 6
1.3
Interpretazioni degli esiti psicosociali__________________________ pag. 7
1.4
La riscoperta dell’intimità della persona come percorso alla
ricerca di un’affettività sana___________________________________ pag. 9
1.5
Infanzia ed adolescenza “abusata”: risvolti psicopatologici_____ pag. 10
1.6
Inquadramento diagnostico secondo il DSM-IV (disturbi
dell’infanzia e dell’adolescenza_______________________________ pag. 13
CAP 2
2.1 In rete (chat estrapolate da social network, forum, blog)_________ pag. 16
2.2 Segnalazione caso centro abusi sessuali ASP 5 Reggio Calabria__ pag. 18
CAP 3
3.1 La pedofilia in rete_____________________________________________ pag. 20
3.2 Informatica e pedofilia_________________________________________ pag. 20
3.3 I pedofili e il collezionismo di pedofilia__________________________ pag. 21
3.4 I rischi di molestia per i minori su internet_____________________ pag. 21
3.5 strumenti legislativi in Italia___________________________________ pag. 22
Conclusioni____________________________________________________________ pag. 26
Bibliografia____________________________________________________________ pag. 28
Sitografia______________________________________________________________ pag. 31