A mia nonna Edith che mi ha insegnato a vivere e amare lo studio, a mia madre che ha sempre creduto nelle mie capacità e molto più di me stessa, a mio fratello che è stato un modello a cui ispirarmi, a mio padre che non mi ha mai fatto mancare nulla, ma soprattutto a me stessa che con sacrificio sono arrivata sino a qui e a Dio che lo ha voluto e mi ha desiderato al mondo come una psicologa. “Secondo me, voi non lo capirete mai: perché se prendi il tuo corpo, e te lo togli, e poi lo butti al cesso, è un po’ come ammazzarti, no? Come suicidio può funzionare meglio della varechina. Nessuno se ne accorge. Nessuno può salvarti. Muori e basta. Stavolta ce l’hai fatta, Nina. E’ andata!” ( Facciamolo a scuola. Storie di quasi bimbi; Marida Lombardo Pijola) Introduzione Il fenomeno della baby-prostituzione emerge per la prima volta nel 2008 nell’ambulatorio dedicato al disagio giovanile del dott. Luca Bernardo, al quale giunge un gruppo di teenager milanesi. Si tratta di preadolescenti che vendono il loro corpo, ma non in paesi dove la povertà attecchisce la popolazione, bensì in città italiane, in cui giovani benestanti pur di apparire, potersi comprare l’ultimo modello di I-pod piuttosto che un telefonino di ultima generazione o abiti griffatissimi, offrono prestazioni sessuali nei bagni della scuola o si mostrano in internet con lo scopo di essere guardati e pagati, magari in cambio anche di una ricarica telefonica. I luoghi in cui si consumano questi “particolari” incontri sono i comuni e banali luoghi d’incontro maggiormente frequentati da questa generazione: pub, discoteche e purtroppo anche la scuola. La “tratta” generalmente ha inizio con un sms, che il potenziale “cliente” si scambia con la “professionista del sesso” per accordare un appuntamento. Solitamente i due non si conoscono, i contatti giungono da liste caricate sul web, nei blog di amici o compagni di scuola. I rapporti, di qualsiasi natura (individuali, di gruppo, anali, orali etc.), vengono consumati in fretta e stimolano l’assunzione di droghe affinché possa essere vinta la paura e l’insicurezza e dato ampio spettro alla spavalderia e a comportamenti adultizzanti ultrasessuati che non appartengono affatto allo sviluppo sia mentale che fisico proprio di quell’età. Alla fine si paga il conto: poche manciate di euro, ricariche per il telefonino o un banale compito in classe! I rischi (mettendo da parte ogni tipologia di morale), comportano la diffusione di numerose malattie a trasmissione sessuale, in quanto la maggior parte delle volte i rapporti consumati non sono protetti. II precoci rapporti sessuali che questi hanno, producono gravi danni sui piccoli e immaturi corpi, rendendoli inoltre più vulnerabili a malattie a trasmissione sessuale, fra cui l’AIDS. I bambini sono maggiormente esposti a contrarre l’AIDS di quanto non lo siano gli adulti a motivo della delicatezza dei loro tessuti. Si deve tenere in considerazione, inoltre, la scarsissima informazione fra i minori sulla propria sessualità e sulla trasmissibilità dell’HIV che aggrava ulteriormente la situazione, e che la posizione del minore, dal punto di vista contrattuale, non è così forte da poter resistere alle pressioni, alle violenze o ai regali dei “clienti”, che insistono per avere rapporti non protetti. Per di più l’assunzione di alcool e droghe, che accompagnano queste “abbuffate” di sesso, inducono ad avere una percezione ridotta e distorta del pericolo. L’unione di queste sostanze, in molti casi, induce forti traumi per il fisico del soggetto che le ha assunte portandolo in casi più estremi anche al coma. Il problema, probabilmente, risiede nel fatto che la famiglia di oggi è scivolata in un progressivo lassismo educativo, in molti casi abdicando al suo ruolo. Non si può essere complici dei figli, il ruolo di educatore deve essere esercitato con affettuosa fermezza: l’imposizione di poche ma essenziali regole che devono essere rispettate. D’altra parte è pur vero che nella diade educativa i genitori dovrebbero essere più presenti nella vita dei figli dando loro maggiore attenzione, ascolto, sollecitudine e dialogo. Una buona educazione abitua a controllare gli impulsi e ad indirizzarli in modo sano. Questa realtà, quella della prostituzione tra studenti, è piuttosto diffusa anche in altri paesi europei, e negli Stati Uniti come in Australia si stanno affermando altre realtà come il “sex-ting”: autoscatti a sfondo sessuale che i teenager inviano ad amici o fidanzati. Capitolo 1 1.1 Criteri epistemologici e di definizione su Abuso e Maltrattamento Secondo l’OMS si configura una condizione di abuso e maltrattamento allorché i genitori, tutori o persone incaricate della vigilanza e custodia di un bambino approfittano della loro posizione di privilegio e si comportano in contrasto a quanto previsto dalla “Convenzione dell’ONU sui diritti del bambino”. In ambito legale è necessaria una definizione circostanziata relativamente a condizione di maltrattamento, sfruttamento, abuso che specifichi quali atti siano concessi e quali no, quale sia l’età critica che trasforma un atto sessuale in un atto di abuso, agli eventi specifici e relativi al riconoscimento del maltrattamento e dello sfruttamento. Questa precisione nel definire il “reato” è indispensabile per poter pervenire a una decisione in merito alla colpevolezza degli imputati e all’entità del danno subito dal minore/i e ad attribuirne la giusta pena. Si rende opportuno chiarire cosa si intende per termini quali: prostituzione, sfruttamento sessuale, abuso sessuale, tratta. Questi termini ad un primo approccio potrebbero sembrare simili, con tesso significato e valore, specialmente se usati in modo sommario. Viene definita prostituzione l’attività che prevede degli atti sessuali prestati dietro pagamento. Il pagamento non consiste necessariamente in una transazione monetaria ma può assumere la forma di un luogo dove abitare, qualcosa da mangiare, sostanze stupefacenti od altre forme di pagamento in natura. Gli abusi sessuali sono quegli atti in cui i minori diventano oggetto della gratificazione sessuale di un individuo più grande (un ragazzo più grande o un adulto, conosciuto o meno). Tali atti avvengono spesso con l’impiego della forza o dell’inganno, con l’offerta di regali o con pressioni psicologiche. Gli abusi sessuali possono essere di natura fisica, verbale o anche soltanto emotiva. Il concetto di sfruttamento sessuale, invece, fa riferimento al carattere economico del rapporto in cui è coinvolto il minore e viene definito come l’impiego di un minore per scopi sessuali in cambio di un particolare vantaggio (denaro o favori) tra il cliente, l’intermediario o agente, e altri soggetti che traggono profitto dall’utilizzo di bambini. L’ONU distingue tre forme di sfruttamento sessuale commerciale di bambini: prostituzione minorile, tratta e vendita di minori, sia nazionale che internazionale, a fini sessuali, e pornografia infantile. “la tratta di persone designa il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l’alloggio o l’accoglienza, attraverso la minaccia o il ricorso alla forza o ad altre forme di coercizione, attraverso il rapimento, la frode, l’inganno, l’abuso di autorità o di una situazione di vulnerabilità, o attraverso l’offerta o l’accettazione di pagamenti o di vantaggi per ottenere il consenso di una persona che esercita un’autorità su di un’altra ai fini di sfruttamento.” 1.2 Aspetto sociologico Ormai la prostituzione è un argomento che lascia indifferenti. Si può acquistare sesso ovunque, per le vie, nei locali alla moda e in quelli nei quali si pratica lo scambio di coppia, sui giornali e su internet. Lo stesso mercato dello sfruttamento sessuale sta entrando in crisi perché ormai chi si prostituisce ha imparato ad essere manager di se stesso, si sa proporre, ha il suo giro chiuso di clienti, propone il suo book fotografico tariffato con le relative prestazioni. Oggi le donne ammettono con facilità di prostituirsi, la prostituzione è diventata un impegno lavorativo come tutti gli altri. Questo da un lato conforta, perché la libertà di sentirsi padroni del proprio corpo consente di superare le forme moderne di schiavismo, dall’altro induce a riflessioni. Il cambiamento dei costumi sessuali inteso sia come libertà di agire e di pensare oltre che di vivere la prostituzione con normalità, nonché l’accettazione della diversità sessuale ha inciso e trasformato profondamente il nostro modo di percepire il sesso. Si cerca e si ottiene sempre di più; si va sempre alla ricerca di estremi, forse per insoddisfazione e noia. Ci sono adolescenti con i loro comportamenti agiti e le loro mamme che si rivelano sempre più inadeguate. Ad esempio si ricorda una storia triste di una mamma che a fronte della sua bambina di 11 anni che si masturbava con il flauto e inviava le foto al suo fidanzato virtuale (cioè che aveva conosciuto su internet, ma che non aveva mai incontrato) il quale, naturalmente, diffuse, con il telefonino, il contenuto delle foto, non comprese il disagio relativo ad una sessualità precoce della figlia, ma il dato rilevante parve essere quello sanitario: le infezioni genitali della undicenne. Per non parlare poi di quello che è diventato normale. Le bambine dodicenni che solcano dei divari sempre più profondi rispetto ai loro coetanei maschi e ti confondono parlando di sesso. Le loro mamme giocano ad essere competitive con loro e le coppie di separati che per difendere le loro posizioni di coniugi infelici offendono e strumentalizzano i loro bambini. Inoltre gli scambi delle coppie, gioco sempre più praticato o i rapporti sessuali a pagamento tra uomini apparentemente con vite normali e transessuali. Media, società e persino istituzioni, che danno sempre maggior prestigio a figure come quella di “Ruby” o “Noemi” che incarnano la girandola di soldi, le vite patinate, di locali glamour e luoghi alla moda dove spesso il binomio sesso-cocaina fa da padrone, e dove forse la parola prostituta non è più di moda. Ormai che nelle famiglie italiane i valori assoluti sono la bellezza, il successo, la ricchezza e li si raggiunge senza freni né etica, come avrebbe asserito Il Principe di Machiavelli: il fine giustifica i mezzi. Questi sono i bambini esposti a quella cultura aperta del sesso sta sempre più esponendo ai rischi di un cambiamento. Naturalmente, in una società sessuocentrica, i figli moderni sono costretti loro malgrado a sentir parlare di sesso da piccolissimi. La libertà dei costumi sta producendo sempre più ricerca dei limiti estremi e la ricerca sfrenata di sesso, in tutte le sue forme e rappresentazioni: le ragazzine si danno e basta, a sedici anni sanno già tutto della vita. Sanno soddisfare gli uomini, e il sesso è l’unica cosa che possono offrire, tanto che la mamma ti dice che sei bella, che avrai un futuro fantastico ma devi imporre ora la tua bellezza. E’ una società sessualmente malata, dove manca sempre più il senso del pudore e del rispetto, dove è permesso che i bambini siano travolti dagli errori degli adulti e dove tutti agiscono in preda all’istinto, gestiscono le emergenze, ottimizzano le risorse, ma non programmano, non tengono conto dei mutamenti generazionali, non osservano i cambiamenti dei costumi, non cercano strumenti e strade previsionali, non analizzano e non formulano ipotetici scenari e dove il crimine va sempre rincorso e mai anticipato. 1.3 Interpretazione degli esiti psicosociali Un’ importante compito evolutivo è rappresentato dall’adattamento scolastico nei suoi vari aspetti: integrazione nel gruppo dei pari, sufficiente rendimento, motivazioni appropriate. Questi fattori costituiscono i fondamenti del futuro adattamento sociale. I livelli di competenza raggiunti costituiscono i fattori di rischio o fattori protettivi in senso psicopatologico e psicosociale (Masten et al.,1990). E’ stato ampiamente dimostrato che bambini vittime di abuso e trascuratezza presentano elevati rischi di insuccesso scolastico. Per esempio, Erikson et al. (1989) hanno riscontrato che un campione di bambini trascurati evidenziava maggiori problemi cognitivi rispetto a bambini fisicamente o sessualmente abusati, unitamente ad ansia, difficoltà di attenzione e di comprensione, inibizione, scarsa autonomia, difficoltà di socializzazione. Un gruppo di 120 bambini maltrattati, esaminati da Eckenrode et al. (1993), mostrava significative cadute in prove di livello scolastico, in particolare nella lettura e in matematica. Un’ulteriore aspetto è rappresentato dalle componenti socioculturali insite nel problema del maltrattamento. Tra di esse meritano una specifica attenzione le famiglie migranti e le cosiddette famiglie multiproblematiche. Il fenomeno dell’emigrazione può assumere significati e valenze psicologiche diseguali a seconda delle condizioni in cui si verifica: emigrazione vissuta come abbandono, per eventi naturali o motivi economici, del luogo originario di residenza; emigrazione come fuga coatta dal proprio Paese, determinata da pressioni o persecuzioni di ordine politico o religioso; emigrazione come ricerca del nuovo, con conseguenti aspettative positive di miglioramento dello status economico e sociale per sé e per i figli. Ognuna di queste situazioni comporta, evidentemente, diverse modalità di coinvolgimento dei figli, determinando possibili fattori di rischio a seconda delle possibilità concrete di inserimento nel nuovo tessuto sociale, della capacità di integrare vecchi e nuovi valori, della disponibilità che la famiglia riesce a riservare alla prole nel nuovo ambiente sociale e lavorativo. Un secondo aspetto è costituito dalle “Famiglie multiproblematiche”, termine utilizzato soprattutto dagli autori nordamericani, a partire dagli anni ’60, per indicare varie aggregazioni familiari caratterizzate da una sovrapposizione di problematiche socio ambientali e psicopatologiche. Secondo la definizione di Spencer (1963), queste famiglie sono caratterizzate da: a. inadeguate e distruttive modalità relazionali con il bambino da parte di entrambi i genitori; b. inadeguato funzionamento sociale da parte dei genitori e/o del bambino; c. estrema immaturità emozionale in uno o in entrambi i genitori; d. comportamento dipendente o di sfruttamento nei confronti della comunità e delle sue agenzie; e. persistente incapacità di rispondere positivamente agli aiuti offerti; f. una condizione di cronica dipendenza dai servizi pubblici. La composizione è molto variabile:si va da nuclei formati dalla coppia genitoriale e da uno-due figli, a famiglie allargate ai genitori della coppia oppure ai figli nati da precedenti matrimoni. Similmente, i disturbi psicopatologici possono riguardare uno o più membri come avviene, per esempio, per l’etilismo, la depressione, la psicopatia. Ciò che accomuna questo tipo di famiglie è una situazione di basso livello culturale ed economico, anche se oggi interessa pure i ceti alti e medio-alti dove la trascuratezza psicologica sta assumendo delle dimensioni macroscopiche. Alcune modalità di funzionamento sono riscontrabili nella maggioranza dei casi, e costituiscono altrettanti elementi di pericolo per i minori coinvolti. Innanzitutto si riscontra uno sconvolgimento dei normali ritmi di vita quotidiana relativi all’alimentazione, all’alternanza sonno-veglia, all’igiene. La vita mentale ed emozionale del bambino, invece che articolarsi su punti di riferimento riconoscibili, tende allora ad organizzarsi precocemente per fronteggiare continue sollecitazioni caotiche. Le ripetute esperienze di abbandono, la precarietà dei legami di attaccamento che si stabiliscono con i caregiver, concorrono a determinare un impoverimento dell’immagine di sé, un abbassamento dell’autostima e la formazione di nuclei depressivi. 1.4 La riscoperta dell’intimità della persona come percorso alla ricerca di un’affettività sana. La realtà delle nuove contestualità familiari oggi passa attraverso l’atteggiamento fortemente delegante da parte delle figure genitoriali alle strutture sociali o nella migliore delle ipotesi ai parenti (nella fattispecie ai nonni) visti come sostituti affettivi che di fatto si debbono interessare ai bisogni dei figli. E’ una richiesta impropria ed innaturale a farsi sostituire nel compito di fare il padre e la madre inteso come arduo e particolarmente pesante. Questa è una generazione di adulti molto attratti dal potere, interessati esclusivamente ai loro bisogni, incapaci di soffermarsi su quelle che possono essere le esigenze dei propri bambini mostrando non solo indifferenza ma anche un’inadeguatezza empatica alle loro necessità legate alla crescita psico-affettiva. E’ una generazione scarsamente interessata all’aspetto affettivo dei figli, che di fatto crescono in ambienti e contesti familiari particolarmente disattenti all’ascolto empatico, dove la comunicazione si ferma ad un livello di sentire superficiale e non piuttosto di un attento “sguardo” all’emozione, al disagio , alla difficoltà. Gli esperti che si interessano al nuovo mondo adolescenziale sempre più si soffermano ed evidenziano in modo per alcuni versi allarmistico una condizione di trascuratezza affettiva nelle nuove famiglie italiane che in parte giustifica il continuo accentuarsi e dilagare delle recenti psicopatologie della sfera infantile ( vedi DSM IV-guida alla diagnosi dei disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza). Questo spinge molti operatori sanitari che lavorano nel sociale a fare dei veri percorsi all’alfabetizzazione delle emozioni partendo dal significato intrinseco alla genitorialità sana fino alla comprensione delle emozioni fondamentali nella vita di un giovane individuo partendo proprio dall’infanzia ( Armando Editore Cari genitori, cari insegnanti salviamo i nostri figli – E. Costa, P. Romeo, M. Squillace 2011). Oggi si attribuisce scarsa importanza al significato dell’intimità intesa come profondità di pensiero,come comunicazione di sentimenti, come rispetto di sé e della propria corporeità. Questo porta ad un disvalore dell’essere, all’assoluta distrazione verso il rispetto del proprio corpo ma piuttosto al contrario ad un’enfatizzazione di questo per usi commerciali e di riconoscimento sessuale. A differenza della fusione-confusione, l’intimità implica la capacità di mettersi nella pelle dell’altro senza perdere la propria. Secondo il pediatra e psicoanalista inglese, Donald Winnicott, le persone con difficoltà nei contatti personali sono individui avvolti da una corazza che protegge un nucleo centrale incerto e molle. Nei rapporti affettivi, avere una corazza o avere delle brecce troppo grandi è ugualmente pericoloso. Quando parlava dell’intimità, Freud, spesso, faceva riferimento alla buccia d’arancia, necessaria per proteggere il succo interno dai raggi del sole. Questo rivestimento serve a proteggere la personalità dai pericoli interni ed esterni. Le personalità descritte dagli psichiatri come borderline, vivono un difficile contatto con la realtà interna, problemi attuali e problemi passati. Queste personalità stabiliscono con gli altri rapporti rigidi e, dietro la facciata di un buon adattamento sociale, trasmettono una sensazione di freddezza, a volte di malessere. La loro è una riuscita formale che non sopporta il calore dell’intimità. Gli individui borderline vivono particolarmente male il fatto che altri entrino nel loro territorio, o che parti di se possano far parte del patrimonio dell’altro, al punto che escono impoveriti da ogni scambio. In campo psichiatrico, sono numerosi i casi di giovani psicotici che hanno la loro prima crisi dissociativa in coincidenza con la prima esperienza sentimentale o sessuale. La ragione è che non sopportano il calore di queste relazioni. 1.5 Infanzia ed adolescenza “abusata”: risvolti psicopatologici La psicopatologia dello sviluppo offre uno schema concettuale capace di integrare i dati che emergono dalla embriologia, dalle neuroscienze, dalla psicologia, dalla psichiatria e dalle teorie psicoanalitiche, riducendo i bambino e dell’adulto. Sroufe e Rutter (1984, 2000) hanno definito la psicopatologi dello sviluppo come: “lo studio delle origini e del decorso dei pattern individuali di disadattamento comportamentale, qualunque sia l’età d’inizio, di qualunque tipo siano le cause, di qualunque tipo le trasformazioni nelle manifestazioni comportamentali, e comunque complesso sia il decorso del pattern di sviluppo.” Esso comprende: “Il repertorio comportamentale emergente, le funzioni cognitive e linguistiche, i processi sociali ed emozionali, e i cambiamenti nelle strutture anatomiche e nei processi fisiologici del cervello, attraverso il corso dell’esistenza”. Il modello della psicopatologia dello sviluppo considera le interrelazioni tra le caratteristiche del bambino, del suo contesto di vita e dei caregiver come fondanti lo sviluppo normale o patologico. Per comprendere le dinamiche psicopatologiche in età evolutiva, è opportuno evitare di focalizzarsi su singoli eventi patogenetici, analizzando come il contesto risponda alle caratteristiche particolari del bambino in quel particolare momento della sua storia di sviluppo. In tale prospettiva, l’eziologia dei disordini mentali è multifattoriale e si esplica secondo un modello complesso e circolare, bio-psico-sociale. L’attuale psicopatologia dello sviluppo considera il processo ontogenetico come costituito da una serie di nodi cruciali (concernenti una serie di competenze affettive, cognitive e sociali) che influenzano l’adattamento del bambino anche dopo essere stati affrontati, passando semmai in secondo piano rispetto ai compiti evolutivi emergenti. L’attaccamento, può essere visto come nodo cruciale per lo sviluppo. Esso, pur rappresentando il sistema di regolazione della vita di relazione più precoce ed essendo massimamente attivo nei primi anni di vita (quando il bambino risulta estremamente vulnerabile), accompagna tuttavia ogni individuo nella vita di relazione “fino alla tomba” (Bowlby, 1982). I modelli operativi interni (schemi cognitivi interpersonali) costruiti nelle prime esperienze d’attaccamento fungono da regolatori e organizzatori dello sviluppo psicologico e relazionale, anche rispetto altre aree cruciali come l’apprendere, il collaborare e il competere. L’aspettativa di non ricevere supporto di fronte al fallimento (frutto della relazione con le figure di attaccamento nei primi anni di vita), per esempio, può comportare una serie di difficoltà per il bambino nell’area della competizione o dell’apprendimento sociale. I pattern di attaccamento costruiscono importanti mediatori e modulatori nello sviluppo della psicopatologia, tanto da poter affermare che non sono gli eventi discreti ( seppur profondamente dolorosi) a determinare cadute psicopatologiche, quanto piuttosto le relazioni che li precedono, l’assetto comunicativo e affettivo che accoglie il bambino e che segue all’evento, modulandone gli effetti. I pattern di attaccamento, tuttavia, non determinano linearmente specifici esiti psicopatologici, ma costituiscono fattori non specifici di rischio o operano come fattori protettivi. La ricerca sui fattori di rischio viene ritenuta da molti paradigmatica della psicopatologia dello sviluppo. Adattamento e vulnerabilità vengono visti come risultati opposti dell’interazione tra fattori protettivi e fattori di rischio. La psicopatologia può essere così concepita come il risultato del prevalere di fattori di rischio rispetto ai fattori protettivi nel corso della storia evolutiva di un individuo e in un particolare momento del suo sviluppo. Le ricerche sui fattori di rischio hanno messo in evidenza come, all’interno di ogni sistema, sia presente un ampio ventaglio di percorsi che conducono allo stesso esito. Di conseguenza, il mantenimento o la rottura di un sistema può avvenire attraverso molteplici modalità, soprattutto nell’ottica dell’interazione organismo-ambiente. In questo modo, come scrive Rutter (1989), “gli individui sperimenteranno gli stessi eventi in maniera differente, a seconda del loro livello di funzionamento attraverso tutte le aree dello sviluppo psicologico e biologico. Conseguentemente, le varie esperienze di maltrattamento avranno diversi significati per un individuo a secondo della loro natura e del tempo a cui l’esperienza si verifica”. Secondo Finkelhor e Kendall-Tackett (1997), l’effetto della vittimizzazione dipende da quattro dimensioni sulle quali influiscono le differenze evolutive. Esse sono: L’appraisal della vittima e le sue implicazioni. I bambini di età differenti effettuano diverse valutazioni della vittimizzazione e tendono a formulare differenti aspettative rispetto a esse. I compiti evolutivi. I bambini di diverse età evolutive affrontano diversi compiti che influenzeranno e saranno a loro volta influenzati dalle valutazioni (appraisal) effettuate. Le strategie di coping. I bambini, crescendo, dispongono di diversi repertori di strategie per affrontare lo stress e i conflitti prodotti dalla vittimizzazione. I fattori “tampone” presenti nel contesto. I bambini, nel corso dello sviluppo, interagiscono in diversi e sempre più numerosi contesti che possono costituire una risorsa per affrontare la vittimizzazione. Oltre allo studio degli effetti della vittimizzazione in bambini di età diverse, si rende necessaria l’analisi del cambiamento nell’espressione e nel significato dei sintomi nel corso del tempo in uno stesso individuo. 1.6 Inquadramento diagnostico secondo il DSM-IV (disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza) Il gruppo dei disturbi dell’identità di genere è stato riorganizzato per rispecchiare il periodo di tempo in cui si rivolge attenzione a queste problematiche. L’esordio di questi disturbi, è generalmente localizzato nella fanciullezza e nell’adolescenza, nonostante ciò la maggior parte dei Disturbi dell’Identità di Genere non è oggetto di attenzione clinica prima dell’età adulta. Anche nell’ICD-10, i Disturbi dell’Identità di Genere sono inseriti in una sezione di Disturbi della Personalità dell’adulto, il che offusca ulteriormente l’origine infantile di tali condizioni. 1.6.1 Disturbo dell’Identità di Genere Non Altrimenti Specificato Questa categoria dovrebbe includere quei soggetti che non soddisfano i criteri per il Disturbo dell’Identità di Genere, ma hanno altre condizioni che danno origine a un’alterazione nell’identità di genere, come condizioni intersessuali, disforia di genere o transitorio travestimento legato allo stress, che si osservano entrambi nella fanciullezza. 1.6.2 Disturbi dell’Adattamento I Disturbi dell’Adattamento non sono stati messi nella sezione dei disturbi infantili del DSM-IV, né lo erano stati nelle precedenti edizioni del DSM. Comunque questo tipo di diagnosi è molto frequente tra gli psichiatri infantili. I Disturbi dell’Adattamento sono codificati in sottotipi selezionati in base ai sintomi predominanti. I fattori stressanti specifici sono codificati sull’Asse IV. La caratteristica fondamentale di un Disturbo dell’Adattamento è che esso è una reazione di disadattamento che si manifesta entro 3 mesi dall’esordio di un fattore stressante. Questi fattori stressanti poso essere rappresentati dai cambiamenti di scuola, separazione dei genitori o malattie di familiari. In termini di gravità i Disturbi dell’Adattamento si situano a metà strada tra le condizioni dei codici V, dove non vi è comportamento di disadattamento , e i disturbi più gravi. Il DSM-IV, inoltre, specifica che la durata superiore a 6 mesi dopo la manifestazione, il termine o la rimozione del fattore stressante esclude questa diagnosi. Sebbene per definizione i disturbi dell’adattamento siano conseguenti a un fattore stressante, non sempre i sintomi iniziano immediatamente. Secondo il DSM possono trascorrere fino a tre mesi tra il fattore stressante e l’insorgenza dei sintomi e non sempre questi ultimi recedono appena cessa il fattore stressante. Se il fattore stressante persiste, il disturbo può diventare cronico. Il quadro clinico del Disturbo dell’Adattamento può variare notevolmente. Il DSM-IV elenca diversi tipi di Disturbo dell’Adattamento: 1) Sviluppo di sintomi emozionali e comportamentali in risposta a uno o più fattori stressanti che si manifestano entro 3 mesi dall’inizio del fattore, o dei fattori stressanti. 2) Questi sintomi o comportamenti sono clinicamente significativi come evidenziato da uno o l’altro dei seguenti: - grave disagio che va al di là di quanto prevedibile in base all’esposizione al fattore stressante - compromissione significativa del funzionamento sociale o lavorativo (o scolastico) 3) Una volta che il fattore stressante (o le sue conseguenze) sono superati, ì sintomi non persistono per più di altri 6 mesi. Il Disturbo di Adattamento può essere: Acuto: se l’alterazione dura per, meno di 6 mesi Cronico: se l’alterazione dura per 6 mesi o più I Disturbi dell’Adattamento sono codificati in base al sottotipo: Disturbo dell’Adattamento Con Umore Depresso. Questo sottotipo dovrebbe essere usato quando le manifestazioni cliniche predominanti sono costituite da sintomi come umore depresso, facilità al pianto o sentimenti di perdita di speranza. Disturbo dell’Adattamento Con Ansia. Questo sottotipo dovrebbe essere usato quando le manifestazioni cliniche predominanti sono costituite da sintomi come irritabilità, preoccupazione, o irrequietezza, oppure, nei bambini, timori di essere separati dalle figure a cui sono principalmente attaccati. Disturbo dell’Adattamento Con Ansia e Umore Depresso Misti. Questo sottotipo dovrebbe essere usato quando la manifestazione clinica predominante è una combinazione di depressione e ansia. Disturbo dell’Adattamento Con Alterazione della Condotta. Questo sottotipo dovrebbe essere usato quando la manifestazione predominante è un’alterazione della condotta in cui si verifica una violazione dei diritti degli altri o delle norme o regole della società appropriate per l’età adulta (per es. assenze ingiustificate da scuola, vandalismo, guida spericolata, risse etc.) Disturbo dell’Adattamento Con alterazione mista dell’emotività e della condotta. Questo sottotipo dovrebbe essere usato quando le manifestazioni cliniche predominanti sono sia sintomi emotivi, sia un’anomalia della condotta. Disturbo dell’Adattamento Non Specificato. Questo sottotipo dovrebbe essere usato per le reazioni mal adattive (per es. lamentele fisiche, ritiro sociale, o inibizione sul lavoro o a scuola) a fattori psicosociali stressanti che non sono classificabili come uno dei sottotipi specifici del Disturbo dell’Adattamento. Capitolo 2 2.1 In rete (chat estrapolate da social network, forum, blog) LA PRIMA VOLTA. “La mia prima volta è stata a 11 anni con un ragazzo di 16. E’ stato bellissimo.” “Io l’ho fatto a 11 anni … noi ragazze di questa generazione cche tutti voi criticate siamo decisamente meglio … più all’avanguardia e ci possiamo permettere già alla nostra età perizomi e reggicalze.” “Io l’ho fatto a 12 …” “Io l’ho fatto per la prima volta a 12 anni e mezzo e non me ne sono per niente pentita …” “Io la penso come te … l’ho fatto a 13 anni …” “Bah … io l’ho fatto a 14 …” “Ma da che età si può iniziare …?” “Dagli 11 anni … è provato.” “Se una ragazza si sente pronta a 13 anni … basta non farsi fica solo perché la dà via!” “Io ho aspettato 14 anni e non sono per niente pentita … oggi le 12enni sono spavalde e sfacciate, scusate l’espressione zoccolette! Poche sono le eccezioni!!!” “Non vedo perché se nel passato a 15 anni si poteva essere madri, oggi a 13 non si può scopare …” GENITORI “Odio i miei genitori non mi interessa il loro affetto odio mia madre soprattutto abbiamo sempre litigato mi insulta ha rovinato ogni giorno della mia vita e da qualche tempo lo fa anche mio padre anche se non c’è mai x lavoro … ho tanta rabbia dentro e in questi momenti desidero solo farmi del male per dimenticarli!!!” “Oggi disperazione, le mani della mia presunta madre su di me ke pikkiavano, le urla di disprezzo nelle orecchie … E POI SI FA CHIAMARE MADRE!!!” “Oggi ho avuto l’ennesimo scontro con la signora Carli (non ho + intenzione di kiamarla mamma) … Mi ha dato della figlia indegna, mi ha detto che non mi farà uscire x un mese … Dovrò restare qui a piangere e urlare di disperazione tutte le sere, a mangiare fino a kuando nn riesco a contenere più il cibo e provo a vomitare e nn ci riesco, ad urlare fino a quando nn avrò +fiato!” “Ormai i miei genitori non si vedono quasi mai, pochi secondi sulla porta, uno entra e l’altra esce, neppure il loro sguardo si incrocia, e dalla loro bocca solo parole piene di rancore , a questo punto spero in una litigata definitiva e che divorzino, meglio così … Mi sento sola, come sarà il mio futuro?” “Mia madre pensa ke ho già fatto sesso a 12 anni ke bevo ke fumo ke mi buco ke sn una puttana, ma cm si permette, io a lei mika glielo dico …!! Un po’ + di rispetto!!” IL BRANCO “Noi siamo una specie di famiglia … tutti uguali come gemellini … sempre pronti ad aiutarci e a ridere e a spaccarci … restiamo sempre assieme … il resto non conta …” “Voglio il cemento … mi voglio cementare sulla piazza col branco … e poi non vado via mai più di lì!!” “Ponza per sempre, ci siamo spaccati come matti, covo frontone barche gommoni gente ubriaca … nessuno che chiedeva l’età per gli alcolici … l’estate più bella dei miei 13 anni” LE FIRME “Avete visto, hanno fatto entrare quel tipo nella disko, uno skandalo, aveva la maglia della Lounge e i Melting Pot, uno sfigato, lo hanno fatto passare forse perkè era accompagnato da kuell’altro con la Lacoste e le Gold ai piedi … quello si che era kome si deve, pariolo al punto giusto!!” “Se avessi 10 milioni di euro kosa ci farei? Dunque: ci comprerei vestiti, x cominciare. Il resto non so” “Finalmente mi sn comprata la cinta della fucking criminal che volevo … ora mi sento un’altra!” “Domani vado a Milano a fare spese folli. Svaligerò Yamamay, Intimissimi, Carhartt, Miss Sixty. L’importante nella vita è fare shopping … Il resto è superfluo … concordate?” INTERNET “Altro pomeriggio passato ad attingere alle bottiglie di Martini e Grappa nel bar dei miei senza nemmeno sapere il xkè… altro pomeriggio passato a non studiare … altro pomeriggio passato a riflettere sulla mia solitudine … altro pomeriggio passato a cercare quel puntino che ha sballato tutto il mio template, quel misero errore che ha fatto scappare via tutte le mie certezze e la mia serenità” “Mi faccio skifo, non riesco a tirare fuori nulla di buono da me stessa, non ho il coraggio nemmeno di parlare con gli altri … e allora poi mi ritrovo a sfogarmi col pc, almeno sono anonima, almeno posso parlare, posso sfogare la rabbia ke ho nei confronti di me stessa” 2.2 Segnalazione caso centro abusi sessuali ASP 5 Reggio Calabria Nel maggio 2010 un istituto scolastico del centro della città segnala al Servizio dell’ASP 5, come servizio sanitario, una particolare contestualità dinamica all’interno di una terza media. L’insegnante che aveva evidenziato lo stato di disagio in quella classe aveva improvvisamente preso consapevolezza di un calo d’interesse scolastico da parte di alcune allieve “modello” ,ragazzine appartenenti a famiglie benestanti e particolarmente attenzionate dai genitori per gli impegni extracurricolari che riempivano completamente i pomeriggi delle figlie con calendari di attività veramente frenetici. Il pensiero iniziale di questa professoressa si era indirizzato al fatto che forse queste ragazzine venivano eccessivamente sottoposte ad impegni di cui non riuscivano a reggere i ritmi, ma in realtà non era di certo questo il motivo della loro distrazione verso gli impegni scolastici. Quello che la donna aveva notato, nelle sue ore in quella classe, era una sorta di complicità significativamente“maliziosa” come di donne già fatte “…..che sapevano bene come andava la vita!”. Questa donna, che nei tre anni di scuola media aveva visto crescere queste ragazzine riuscendo a creare con loro un ottimo rapporto comunicativo diventando l’insegnante di riferimento per tutte loro, alla quale rivolgersi per le loro piccole grandi sofferenze dell’età. Era a lei che si rivolgevano per raccontare le pene d’amore o gli screzi in famiglia o i bisticci con le amiche del cuore ed i compagni. Ma in questo momento non era così: questo gruppetto si era coeso alla chiusura comunicativa anche verso di lei e qualsiasi suo tentativo di avvicinamento empatico verso le loro difficoltà aveva come effetto un’ulteriore chiusura tanto da rifiutarsi anche alle interrogazioni, cosa mai successa in precedenza. Come se in qualche modo in quel momento l’insegnante rappresentava una specie di ostacolo a quel segreto ormai chiaro da celare a tutti i costi. A questo punto il pensiero della professoressa si è indirizzato all’idea che loro potessero fare uso di droga o chissà che altro. Decide quindi di iscriversi a facebook e chiedere l’amicizia di queste sue allieve le quali, non potendosi rifiutare, accettano che lei possa accedere alle loro pagine e profili. Così si accorge che le domeniche mattine o in alcuni giorni della settimana queste ragazzine pubblicavano una sorta di ipparede con accanto ad ognuna di loro un numero con dei tempi. Sembrava un linguaggio “criptato” perché si capiva che non volevano che la loro insegnanti o altri occhi indiscreti nel leggere questi contenuti non potessero minimamente comprendere il vero significato di quelle liste che le vedeva protagoniste di qualcosa che comunque andava nascosto a tutti i costi. Approfitta nei giorni successivi e si mette a chiacchierare, uscendo da scuola, con una di loro trovandola in quel momento sola ad aspettare la madre che aveva tardato in tribunale essendo un giudice. Questa ragazzina, essendo tra tutte quella più affezionata ala sua insegnante, riesce fino ad un certo punto a tenere segreto il significato di quelle liste ma poi presa da una crisi di pianto disperato le racconta che in discoteca si era fatta una sorta di gara tra di loro a chi riusciva in una serata ad avere più rapporti orali anche di gruppo, l’importante era che riuscissero ad “accalappiare” più ragazzi possibili e farsi anche pagare. La vincitrice avrebbe a fine anno preso come premino il bottino raccolto in questi mesi da tutte loro e quindi si era proceduto a tenere una sorta di cassaforte che lei stessa conservava in quanto considerata dalle sue amiche quella più capace e precisa a tenere la contabilità. Spesso accedevano a questo conto per acquistare tutte loro assieme la “roba” ma solo spinelli non dovevano andare oltre perché già la marjuana li disturbava peggio delle birre. In quel momento si capisce lo stato dell’insegnante tra lo stupito ed il disgustato almeno così raccontato ai sanitari quando questi si sono presentati a raccogliere la situazione di disagio rappresentata in quella classe. Purtroppo essendo quasi fine anno l’unica cosa che riuscirono a realizzare gli specialisti del centro fu quella di avvicinare prima in gruppo le allieve, creare un clima empatico e di contenimento emotivo tale che ognuna di loro ha incominciato ad esprimere il malessere mentale legato a tali esperienze che poi alla fine sono state identificate come traumatizzanti e distruttive per la loro autostima e da ledere profondamente la loro personalità in fase di crescita definendosi anche con l’esperta psicologa già donne fatte che ormai avevano visto tutto della vita e soprattutto il peggio del mondo senza più alcuna illusione. In questi incontri loro riferirono sempre alla specialista l’esperienze fatte in questi mesi che veramente avevano dentro creato dei danni importanti dal punto di vista psicopatologico ai limiti per alcune di loro anche di una già strutturazione mentale con tratti psichiatrici significativi assimilabili al disturbo post-traumatico da abuso. Tuttora queste studentesse si sono sottoposte a sedute psicoterapiche ed anche a colloqui con le loro famiglie che ovviamente sono state informate della “doppia vita “delle loro figlie. Capitolo 3 3.1 La pedofilia in rete Lo sviluppo di Internet ha permesso di mettere in connessione pedofili di tutto il mondo e adescare in rete bambini sicuramente con minori rischi di essere scoperti vista l’enorme mole di collegamenti presenti e l’inadeguatezza delle attuali tecniche di investigazione e di controllo. Questi siti si assomigliano più o meno tutti, le interfacce sono spesso sempre rassicuranti; oasi atte ad accogliere tutti coloro che decidono di avvicinarsi in modo amichevole e critico alla pedofilia. In questi siti si inneggia una sorta di “orgoglio” finalizzato al riconoscimento di gruppi che si accomunano per una ideologia pedofila condivisa. Questi siti sono sotto gli occhi di tutti e altrettanto rapidamente scompaiono per riapparire sotto altre spoglie. Questo fenomeno giustifica il calo degli “adescamenti” di bambini per strada, nei locali, davanti alle scuole, nei parchi pubblici, etc… Da non sottovalutare i tentativi di molestie e di adescamento di minori nella chat, in questa ottica , per un certo numero di soggetti, l’utilizzo della rete può certamente rappresentare l’occasione per un acting-out che sarebbe stato altresì molto difficoltoso e rischioso, specie se tentato in un contesto extraurbano e quindi culturalmente più rigido e d aggressivo nei confronti delle perversioni sessuali. E’ doveroso inoltre sottolineare anche i fini organizzativi della rete quali la costituzione di siti di scambio di informazioni, esperienze e materiale pornografico; incremento della produzione amatoriale di pornografia e della sua circolazione , attività di organizzazioni criminali che forniscono minori in ambito locale e che producono pornografia minorile a livello professionale, attività di organizzazioni criminali che promuovono il cosiddetto turismo sessuale. Strano M., “Pedofilia e pornografia su internet: quali rischi per i minori in Byte” ottobre 1998 3.2 Informatica e pornografia L’avvento e diffusione delle videocamere e più recentemente delle fotocamere digitali ha, in un certo senso, rappresentato un grosso elemento di facilitazione per i produttori amatoriali di pornografia minorile: tali apparati, infatti, non necessitano di sviluppo presso laboratori specializzati, riducono drasticamente gli inconvenienti ed il rischio di essere scoperti e denunciati . Il computer è diventato uno strumento ideale per i produttori di pornografia minorile in quanto permette, oltre lo scambio di materiale foto. Video, anche di creare immagini di bambini inesistenti o artefatti, impegnati in comportamenti esplicitamente sessuali, che sono praticamente indistinguibili dalle immagini reali; tale materiale, definito pseudo fotografie, anche se non implica un abuso sul minore all’atto della produzione costituisce,in realtà, un elemento criminogeno poiché viene sovente utilizzato dai pedofili, alla stregua delle immagini reali, per sedurre i bambini e ridurre le inibizioni sessuali mostrando loro dei coetanei che “ fanno certe cos” e cercando di convincerli che si tratta di fatti normali. 3.3 I pedofili ed il collezionismo di pornografia I pedofili hanno una forte propensione verso il collezionismo di materiale pornografico sia di tipo tradizionale ( libri,giornali,fotografie,etc.) e sia come file grafici negli hard-disk. Secondo il loro comportamento ricorrente rispetto al reperimento vengono identificati come: “Closet collector” (collezionista armadio): compra e tiene segreta la sua collezione ma non è coinvolto in abusi su minori “Isolated collector” (collezionista isolato) oltre a collezionare materiale pornografico è anche coinvolto in abusi sui minori “Cottage collector”: condivide la sua collezione in rete con altri senza trarne profitto “Commerial collector”:fa smercio commerciale di materiale pornografico ed è coinvolto nello sfruttamento minorile Il fenomeno della pornografia minorile non si può discostare da quello della pedofilia di cui rappresenta una manifestazione complementare ed imprescindibile; la diffusione e lo scambio di immagini avviene principalmente nelle chat-line , nei newgroup e attraverso le e-mail, sovente con l’impiego di tecniche crittografiche. Nelle pagine web è difficile trovare un sito dedicato esplicitamente a tale inasprimento delle sanzioni legali nei confronti di tali attività. La navigazione selettiva all’interno della rete ha comunque evidenziato alcuni siti, a favore della pedofilia, i cui gestori veicolano dei contenuti pseudo libertari nei confronti dell’espressione sessuale anche se coinvolti dei minori; sul piano investigativo lo scambio e la detenzione di fotografie pornografiche può però rappresentare il tallone d’Achille del pedofilo sia per quanto riguarda la sua localizzazione che per quanto concerne la componente probatoria in ambito sessuale. 3.4 I rischi di molestia per i minori su internet Per quanto riguarda il rischio che un minore venga molestato o adescato attraverso la rete telematica, l’ambito maggiormente significativo è rappresentato dalla chat e, indirettamente dai newsgroup, che consentono rapporti umani virtuali estremamente intimi senza barriere di nessun tipo, neutralizzando così alcun gap sociali, spaziali, di età e culturali che normalmente limitano o selezionano le comunicazioni dirette (faccia a faccia). Nella maggior parte dei casi, inoltre, i rapporti telematici sono privi di elementi aggiuntivi oltre a quelli dichiarati dai due interlocutori. In altre parole, l’identità reale, l’aspetto fisico reale, sono percepiti in base alle informazioni che vengono fornite che, evidentemente, possono essere false. La stessa abitudine, abbastanza diffusa, di scambio di fotografie digitalizzate nell’ambito della chat, non costituisce alcuna prova tangibile di identità; insomma , l’assenza di una mediazione sociale, legata all’identificazione visiva certa, implica una certa facilitazione da parte dei pedofili nella fase di contatto iniziale con la probabile vittima consente sovente, senza eccesivi rischi di cattura, delle forme di molestia di tipo verbale (il pedofilo prova piacere nel condurre il minore su argomenti di tipo sessuale inducendolo spesso a raccontare aspetti particolarmente intimi tipo masturbazione). Per quanto riguarda l’adescamento vero e proprio, ovvero un incontro in carne ed ossa organizzato attraverso internet, l’ipotetico vantaggio offerto dalla mediazione del mezzo informatico è costituito dalla possibilità , da parte dell’adescatore, di recedere rapidamente in caso di difficoltà, con ridotti rischi di cattura rispetto alle strategie non digitali (scuola, parco,sale giochi,etc..). Il fattore di rischio primario vede quindi internet come logo di possibile contatto tra il pedofilo ed il minore nel caso in cui questo ultimo sia temporaneamente solo, non percepisca il pericolo, sia attirato per curiosità dalla possibile esperienza sessuale e non sia oggetto di opportuna attività di controllo da parte degli adulti, genitori o educatori. Inoltre è opportuno considerare che i bambini, anche piccoli, hanno spesso delle fantasie sessuali molto intense, soprattutto in termini di curiosità e sperimentazione corporea e questo fattore, abilmente sfruttato dai pedofili, costituisce un elemento d’enorme complicazione, sia per definizione dell’azione che per la sua prevenzione. 3.5 Strumenti legislativi in Italia A quanto abbiamo visto fin qui, nel corso dell’ultimi cinquanta anni, (quarantotto per l’esattezza, dall’emanazione della “legge Merlin”) ha condotto l’apparato giuridico alla costituzione di norme sempre più complesse in grado di assicurare la protezione delle vittime da un lato e lottare contro il fenomeno della criminalità organizzata e della riduzione in schiavitù dall’altro. Già nella nostra carta costituzionale sono considerati, accolti e tutelati i diritti dei minori, essenzialmente diritti di personalità; solo a fronte delle forti inadempienze genitoriali nasce nel 1967 il diritto dei minori. Abbiamo così una tutela sostanziale dei diritti del minore che impone un’azione riparativa, qualora questi siano stati violati, nonché un’azione promozionale, affinché, i diritti di cui ogni minore è titolare, siano conosciuti, sviluppati e messi in atto genuinamente nella società. Il diritto dei minori si occupa sostanzialmente di evidenziare, raccogliere e collegare quell’insieme di diritti che, sebbene sono pertinenti a tutti i cittadini, assumono una speciale prerogativa in relazione ad un soggetto meritevole di un aiuto specifico nonché di una particolare considerazione affinché possa trovare sostegno il suo itinerario maturativo e il suo progressivo inserimento nella società di appartenenza. A questo scopo l’ordinamento giuridico italiano si prefigge di accostare l’intervento giudiziario alla realizzazione di una preferibile condizione di vita del minore singolo sul quale si deve decidere, considerando questi, nel complesso delle sue caratteristiche irripetibili di personalità; le sue esigenze e i suoi stati maturativi; le sue risorse nonché il suo vissuto e le sue capacità relazionali. Per quanto si attiene ai diritti dei minori sessualmente sfruttati, possiamo fare assegnamento ad alcune leggi sulla prostituzione, sulla violenza sessuale e sull’immigrazione; la legge n.ro 75 del 1958 (legge Merlin) regolamenta la prostituzione in generale e considera oggetto di sanzione il reclutamento di persone a fini di prostituzione(art. 3); ogni forma di sfruttamento, e l’aggravante per modalità caratterizzate da violenza, minaccia, inganno e per reclutamento di minorenni (art. 4); l’incitamento a trasferirsi in un altro paese e l’attività di organizzazioni nazionali e di altri paesi che svolgono questo lavoro (art. 3). In questa legge tuttavia abbiamo unicamente il raddoppio della pena (art. 4) nel caso il danno fosse commesso a minori di anni ventuno; questa protezione speciale viene abrogata dall’articolo 18 della legge n.ro 269/98. Nel 1998 con la legge 269, abbiamo una legislazione specifica in tutela del minore sessualmente sfruttato: per la prima volta nel nostro ordinamento siamo forniti di una legge che rende penalmente punibile il comportamento del cliente del minore prostituito; questa legge prevede inoltre ,(art. 9) l’ipotesi delittuosa di chi “commette, tratta o comunque fa commercio di minori di diciotto anni al fine di indurli alla prostituzione” punendo questo comportamento con una pena da sei a venti anni. La legge titolata "Norme contro la violenza sessuale" n. 66 del 15 febbraio 1997, getta le basi alla successiva [la citata 269/98],considerando la violenza sessuale un crimine contro la persona e non contro la morale pubblica, come dichiarava la legislazione vigente fino allora; le violenze perpretate ai danni di minori divengono perseguibili d’ufficio, responsabilizzando così maggiormente le pubbliche autorità, che sono tenute a garantire al contempo un servizio di assistenza e protezione alle vittime anche durante lo svolgimento del procedimento penale. L’articolo 3 (incluso nel Codice di Procedura Penale al numero 609-bis), punisce con la reclusione da cinque a dieci anni “chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe -o induce- taluno a compiere o subire atti sessuali”; il legislatore manifesta l’intenzione di punire fra gli altri, coloro che abusano delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della vittima; più interessante è l’articolo 4 che, in materia di aggravanti punisce con la reclusione da sei a dodici anni nei casi: 1) in cui le violenze di cui sopra sono state perpetuate nei confronti di persona che non ha compiuto quattordici anni; 2) se queste sono state effettuate con l' uso di armi o di sostanze alcoliche, narcotiche o stupefacenti o di altri strumenti o sostanze gravemente lesivi della salute della persona offesa; 3) qualora esse provengano da persona travisata o che simuli la qualità di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio; 4) se il fatto si è consumato nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni sedici della quale il colpevole sia l' ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore; la pena va da sette a quattordici anni di reclusione invece, se il fatto é commesso nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni dieci; è indicativo come l’uso/abuso intrafamiliare sia positivamente evidenziato con una pena inversamente proporzionale all’età della vittima. L’articolo 5 di notevole interesse,focalizza l’attenzione sugli atti sessuali con minorenne, recitando: “soggiace alla pena stabilita dall' articolo 609-bis chiunque, al di fuori delle ipotesi previste in detto articolo, compie atti sessuali con persona che, al momento del fatto: 1) non ha compiuto gli anni quattordici; 2) non ha compiuto gli anni sedici, quando il colpevole sia l' ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore, ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore é affidato o che abbia, con quest' ultimo, una relazione di convivenza”; difficilmente conciliabili appaiono la lunghezza dei tempi della giustizia e la necessità di protezione del minore sia sul fronte dell’assunzione dei decreti di tutela che delle indagini e del procedimento penale. Con l’approvazione della legge 8 novembre 2000 n.ro 328 Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, il cui progetto è stato redatto dal Dipartimento per gli affari sociali ora Dipartimento per le politiche sociali e previdenziali, l’Italia si è dotata di un fondamentale strumento di riforma della rete dei servizi sociali in direzione dell’integrazione degli interventi sociali, sanitari ed educativi nonché del potenziamento della cooperazione tra enti pubblici ed enti del privato sociale. La legge e i decreti attuativi costituiscono un quadro entro il quale trovano collocazione naturale anche le azioni di protezione sociale dei minori vittime di sfruttamento sessuale e quelle volte all’attuazione di misure di prevenzione precoce attraverso l’ampliamento delle risorse di supporto a favore della famiglia e delle responsabilità familiari e dei gruppi a rischio di emarginazione ed esclusione sociale. Conclusioni Agli inizi del XX secolo, con il drastico aumento dell’aspettativa di vita, si era sviluppata nell’Occidente moderno l’idea che i due coniugi dovessero restare uniti da profondi sentimenti di amore e di amicizia “finchè morte non li separi”. Con il passare del tempo, i movimenti per la rivendicazione dei diritti delle donne e la sempre maggiore accettazione del divorzio, diedero vita alla de istituzionalizzazione del matrimonio e quindi ad uno stravolgimento del nucleo familiare: fu così che nacquero le famiglie allargate e quelle definite “multiproblematiche”. Ad oggi, i figli nati in questi contesti, vivono un distacco empatico dovuto a un’incompetenza genitoriale nella gestione delle emozioni e nell’insegnamento del valore più profondo dell’amore per se stessi e per il partner. Questo gap relazionale, insito nelle nuove generazioni, determina un vuoto, un senso di instancabile solitudine che spinge ragazzi (poco più che bambini) a rintanarsi dietro uno schermo o un branco, imparando a mercificare il corpo trattandolo come merce di scambio per mera ricerca d’affetto, d’amore e d’attenzione. Sono i figli di quelle famiglie benestanti, i cui genitori non fanno mai mancare nulla, pensando di poter così compensare al mancato adempimento di quei pochi ma essenziali doveri genitoriali come l’insegnamento di valori diversi dall’ ”apparire”, il rispetto per la corporeità, il senso di intimità e il rispetto di sé. Bambini che come piccoli adulti vivono in una condizione di disvalore generalizzato della vita, che ignorano le conseguenze delle loro azioni: comprare un contatto umano tramite una ricarica telefonica o comprare l’attenzione vendendo il proprio corpo, spesso chiedendo una chiacchierata in chat dopo. Comunicazione, dialogo, amore è questo quello che questa sorta di richiesta estrema di attenzione vuole significare: il dover a tutti i costi apparire “pariolo” per ottenere l‘approvazione della massa e avere sempre più amici, amici che in realtà costituiscono non una seconda famiglia bensì la prima. Ovviamente questa loro significativa fragilità affettiva accompagnata dalla loro tenerissima età li rende particolarmente vittimizzabili in quanto comode prede di individui che hanno facilità ad avviarli alla prostituzione e di pedofili che non si fanno minimamente scrupoli essendo così dalla rete telematica assolutamente protetti. Di certo anche la giurisprudenza cerca di aggiornarsi ai tempi ma ancora si è molto lontani da una realtà legislativa moderna che realmente e concretamente possa tutelare questi minori dai rischi sociali odierni. A livello psicologico i traumi che esperienze del genere possono provocare non sono del tutto trascurabili: si può arrivare a sviluppare anche un disturbo post traumatico da stress con esiti psichiatrici, depressioni molto profonde che addirittura possono provocare tentativi di suicidio, disturbi alimentari (più frequente è l’anoressia). Gli interventi da attuare in questo tipo di situazioni sono molteplici e di diversa natura: interventi nelle scuole dell’infanzia in cui si spiega l’importanza del proprio corpo e si impartisce un’alfabetizzazione delle emozioni sane, propositive costruendo in tal modo percorsi educativi all’intimità; interventi sulle famiglie condotti tramite terapie individuali, di gruppo, familiari; il ricorso a eventuali gruppi di auto mutuo aiuto (A.M.A) tra adolescenti , tra famiglie o nuclei genitoriali in difficoltà; attività creative di aggregazione in cui si dà l’opportunità agli adolescenti di aprire un canale comunicativo e relazionale che non sia necessariamente quello virtuale, in cui essi possono sperimentare l’autenticità delle relazioni interpersonali. 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Nuove linee di tutela” Sitografia archivio/statistiche/2rieurispes.pdf ; www.europa.eu.int/comm/justice_home/; isd.olografix.org; project/stop_fr.htm; www.anfaa.it/; www.aretusa.net; www.centrodonnalisa.it ; www.comune.roma.it/dipsociale; www.ecpat.it/; www.edscuola.it/; www.manitese.it/ ; www.minori.it ; www.pacse.censis.it/pacse/ ; www.parlamento.it; www.senato.it; www.stranieri.it; www.tdhitaly.org; www.uncjin.org/ ; www.unicef.it; www.unicef.org; www.zeromania.com www.facebook.it www.netlog.it www.scuolaZoo.it www.fuoriditesta.it www.Girlpower.it www.Postare.it www.Yahoo!Answers.it www.youtube.it www.Alfemminile.com www.Splinder.it www.Myblog.it www.studenti.it www.Skuola.net www.interno.it Sommario Introduzione____________________________________________________________ pag. 3 CAP 1 1.1 Criteri epistemologici e di ricerca______________________________ pag. 5 1.2 Aspetto sociologico___________________________________________ pag. 6 1.3 Interpretazioni degli esiti psicosociali__________________________ pag. 7 1.4 La riscoperta dell’intimità della persona come percorso alla ricerca di un’affettività sana___________________________________ pag. 9 1.5 Infanzia ed adolescenza “abusata”: risvolti psicopatologici_____ pag. 10 1.6 Inquadramento diagnostico secondo il DSM-IV (disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza_______________________________ pag. 13 CAP 2 2.1 In rete (chat estrapolate da social network, forum, blog)_________ pag. 16 2.2 Segnalazione caso centro abusi sessuali ASP 5 Reggio Calabria__ pag. 18 CAP 3 3.1 La pedofilia in rete_____________________________________________ pag. 20 3.2 Informatica e pedofilia_________________________________________ pag. 20 3.3 I pedofili e il collezionismo di pedofilia__________________________ pag. 21 3.4 I rischi di molestia per i minori su internet_____________________ pag. 21 3.5 strumenti legislativi in Italia___________________________________ pag. 22 Conclusioni____________________________________________________________ pag. 26 Bibliografia____________________________________________________________ pag. 28 Sitografia______________________________________________________________ pag. 31