www.gliamicidellamusica.net Pubblicato il 08 Maggio 2017 L'opera di Vincenzo Bellini con la regia di Barberio Corsetti entusiasma il pubblico triestino La Kubas-Kruk promossa Sonnambula servizio di Rossana Poletti TRIESTE, Teatro Verdi - Siamo in un ipotetico villaggio della Svizzera o in uno dei viaggi di Gulliver? La domanda si pone dal momento in cui nella Sonnamb ula di Vincenzo Bellini, in scena al Teatro Verdi di Trieste, la rappresentazione si svolge prima in una stanza di mobili giganti in cui i protagonisti sono lillipuziani, appunto come nella storia raccontata da Jonathan Swift, e poi in un villaggio nel quale al contrario le case sono minuscole e i personaggi enormi. «È una fiaba, un carillon fantastico» così la definisce il regista Giorgio Barberio Corsetti. Di immaginifiche costruzioni, si sa, Barberio Corsetti è capace; ricordo un favoloso Processo di Fraanz Kafka all’ex Mattatoio di Roma in cui attori, pubblico, macchine teatrali si muovevano, ruotavano imprimendo un momento di follia all’intero spettacolo, a dimostrare che il contesto e le scene sono fondamentali per le sue direzioni. Comunque La Sonnamb ula di Bellini non può essere che una fiaba: dove se non in un racconto fantastico può esistere una ragazza affetta da sonnambulismo, di cui la madre non se ne è mai accorta, che finisce inconsapevole in uno dei suoi viaggi notturni nel letto del conte Rodolfo, signore del villaggio? La storia finisce bene: il fidanzato Elvino, che l’avrà ovviamente rifiutata, capirà l’onestà della fanciulla non per le rassicurazioni del nobile signore, bensì perché nella scena finale la giovane Amina comparirà addormentata, racconterà il suo amore nello stupore generale del villaggio con i suoi abitanti onnipresenti, convincendo tutti della sua innocenza. Siamo ancora in pieno Romanticismo italiano che, a differenza del Wagner tormentato dai miti e leggende nordiche, si rifà invece alla bellezza dell’antico, alla soavità e lievità dell’epoca classica. Veniamo ora a questo allestimento; per la parte principale di Amina il Teatro Verdi porta in scena il soprano polacco, la giovane Aleksandra Kubas-Kruk, che dal ruolo di Gilda nel recente Rigoletto, sempre al Verdi di Trieste, passa ora ad un ruolo da protagonista assoluta. Con due brani in particolare, la cavatina dell’inizio “Come per me sereno” e il gran finale con la sua aria “Ah, non credea mirarti”, e specialmente con quest’ultima, la cantante esprime così appieno il tema languido e sognante che caratterizza tutta l’opera del giovane compositore catanese, suscitando un entusiastico apprezzamento del pubblico. Un esperto commentatore fa notare come l’artista si sia avvicinata anche nell’aspetto all’interpretazione della grande Joan Sutherland che aveva più volte eseguito La Sonnamb ula in coppia con Alfredo Kraus. Biondi, lunghi, morbidi capelli, vestita di bianco, è l’icona della purezza e del candore profondo, della bellezza interiore in un mondo bucolico e primitivo. L’altra donna, Lisa, è nera nei capelli, nei vestiti e nell’animo; Olga Dyadiv, che l’interpreta sia nella cavatina del primo atto “Tutto è gioia, tutto è festa” che nella scena in cui è finalmente riuscita a riconquistare Elvino con “De' lieti auguri”, sfodera una grande verve interpretativa e una voce brillante, capace di acuti poderosi e limpidi. La terza donna in scena Teresa, la madre di Amina, è il mezzosoprano Namiko Kishi, corretta e ben presente. Elvino è il tenore Bogdan Mihai, che esegue con carattere l’aria “Tutto è sciolto”, mettendo in evidenza buone doti interpretative nel ruolo dell’irato fidanzato tradito, meno incisivo nei momenti lirici. Filippo Polinelli è l’imponente e austero conte Rodolfo che, come recentemente nella Cenerentola rossiniana, ben compare e ottiene giustamente i favori del pubblico. Alessio, l’eterno concorrente di Elvino per l’amata Lisa, è un personaggio che Marc Pujol rende divertente, entusiasta, attorialmente perfetto per le esigenze del regista. Completa il cast Motoharu Takei, Notaio per le nozze. Il coro, con splendidi costumi degli abitanti del villaggio, si muove con appropriata naturalezza, quasi sempre presente in scena, come nelle esigenze della composizione del giovane Bellini. Il coro per lui e nella Sonnamb ula è popolo partecipe delle avventure della vita e il Coro del Teatro Verdi, ben diretto da Francesca Tosi, parteggia per i suoi personaggi, li segue e ne canta lodi e ammonimenti. Altro discorso positivo per la direzione orchestrale di Guillermo García Calvo che a tratti, scivolando dal languido alla lentezza, rallenta troppo l’esecuzione: «La semplicità del linguaggio musicale di Bellini - afferma - è testimonianza di un tempo antecedente alla rivoluzione industriale, un tempo in cui dominavano la lentezza e la tranquillità». E noi non possiamo essere che d’accordo con il suo affermare la necessità di rallentare i tempi di una società al folle e irragionevole galoppo, ma con l’attenzione necessaria all’azione in scena. La Sonnamb ula, su libretto di Felice Romani, andò in scena al Teatro Carcano di Milano il 6 marzo del 1831, fu composta in soli due mesi ed ebbe da subito un grande successo, facendola entrare nel novero dei tre capolavori di Vincenzo Bellini assieme a Norm a e I Puritani. Scomparso prematuramente a soli 34 anni, il compositore siciliano ha lasciato incompiuto un percorso nel mondo dell’opera italiana che, viste le premesse, sarebbe potuto divenire straordinario. L'allestimento di Giorgio Barberio Corsetti sarà in scena al Teatro Verdi di Trieste fino al 13 maggio. Crediti fotografici: Fabio Parenzan per il Teatro Verdi di Trieste Nella miniatura in alto: il direttore Guillermo García Calvo Al centro in sequenza: Aleksandra Kubas-Kruk (Amina) e Bogdan Mihai (Elvino); Olga Dyadiv (Lisa) Sotto: una bella panoramica di Fabio Parenzan sull'allestimento di Giorgio Barberio Corsetti