Ufficio E-commerce e Commercio Estero
Sportello per l’internazionalizzazione
FOCUS
REPUBBLICA DEL KENYA
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SUPERFICIE
569.259 kmq
POPOLAZIONE
47.679 000
LINGUA
Inglese (lingua ufficiale) - Swahili
RELIGIONE
Animisti 60% - Cattolici 26% - Protestanti
7% - Musulmani 6%
CAPITALE
Nairobi
FORMA ISTITUZIONALE
Repubblica Presidenziale
UNITA’ MONETARIA
Scellino Kenyota
TASSO D’INFLAZIONE
7,78% (2016)
TASSO DI DISOCCUPAZIONE
40% (2015)
PREVISIONE DI CRESCITA PIL
5,5% (2016 previsione)
COMPOSIZIONE SETTORIALE DEL PIL
Agricoltura 24,4% - Industria manifatturiera
7,6% -Industria non manifatturiera 11,0% Servizi 56,9%
PIL PRO CAPITE
3.169 US$ (previsione 2016)
RISCHIO PAESE
M4 (7 su 10 categoria SACE)
2
Fonte: www.infomercatiesteri.it - MAECI
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INFORMAZIONI GENERALI
QUADRO POLITICO
Il Kenya è una Repubblica Presidenziale indipendente dal dicembre 1963. Il 27 Agosto
2010 è stata approvata la nuova Carta Costituzionale che ha sostituito quella adottata
con la Dichiarazione d’Indipendenza. Le elezioni di marzo 2013 hanno sancito il
definitivo passaggio al sistema Presidenziale puro, articolato su un ordinamento
statuale nel quale trovano ampio spazio le autonomie locali, in risposta all’esigenza di
dare adeguata rappresentanza al complesso mosaico etnico-tribale keniota.
Il Presidente viene eletto con la maggioranza assoluta a livello nazionale più il 25% in
almeno la metà delle 47 nuove Contee nelle quali la Costituzione suddivide il territorio
nazionale. E’ stata inoltre istituita una Camera Alta del Parlamento, rappresentativa
delle autonomie locali. Essa conta 47 membri in rappresentanza delle contee, 16
membri designati dai partiti politici in funzione della loro rappresentatività, 2
rappresentanti della gioventù e due membri rappresentanti le persone diversamente
abili.
L’altra novità introdotta dalla Costituzione è la riforma della proprietà della terra. E’
stata al riguardo istituita una commissione nazionale delle terre, indipendente dal
Governo, incaricata di indagare sulle “ingiustizie storiche” nella distribuzione delle terre
demaniali. La Costituzione limita inoltre l’estensione massima della terra di proprietà
privata e abolisce la proprietà illimitata per gli stranieri trasformandola in un possesso
limitato a 99 anni (nella formula del “ +” derivata dal diritto anglosassone). Tale misura
è stata adottata lo scorso nel mese di agosto 2013.
La formazione del Governo Kenyatta (aprile 2013) ha infine rappresentato una ulteriore
innovazione in quanto, in rottura con il passato, si tratta di un Esecutivo assai snello e
composto principalmente da tecnocrati, chiamati Cabinet Secretaries, molti dei quali
estratti dal settore privato, che non avevano mai precedentemente ricoperto incarichi di
Governo.
L’attuale Presidente è Uhuru Kenyatta che è stato, a settembre 2015, in visita ufficiale
in Italia.
Relazioni internazionali
Sul piano internazionale la conclusione di un EPA (Economic Partnership Agreement,
Accordo di partenariato economico) con l’UE avvenuta nel 2009 ha favorito e continua
a favorire gli scambi commerciali ed incrementa l’attrattiva del Kenya per gli
investimenti diretti in Africa Orientale.
La politica internazionale del Kenya è fortemente orientata al raggiungimento ed alla
salvaguardia dei propri interessi economici, grazie a strette relazioni con i maggiori
Paesi donatori e con una maggiore integrazione regionale.
L’instabilità della vicina Somalia rappresenta il maggior fattore di criticità esterna,
soprattutto per la presenza di terroristi di Al Shabaab che lede gli interessi economici e
la sicurezza interna. Il Kenya ha operato nel quadro della missione AMISOM (la
missione dell'Unione africana in Somalia) in operazioni militari nella parte meridionale
della Somalia e tale impegno gli ha conferito ampio credito a livello regionale e
internazionale.
Unione Europea, Banca Mondiale e Banca Europea degli Investimenti mantengono un
dialogo attivo con le autorità locali sul finanziamento di diversi programmi governativi. Il
Kenya si posiziona cosi come ottavo Paese al mondo per ricezione di fondi.
I principali donatori sono gli Stati Uniti, la Commissione Europea e il Giappone. Il 7%
degli aiuti è destinato a progetti per il miglioramento della governance e della sicurezza
interna. Inoltre il Kenya fa parte dell’ ONU dal 1963.
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RISCHIO PAESE
RATING E BUSINESS CLIMATE
Indicatori di rischio
Rating
OCSE
6
Indicatori di Business Climate
Doing Business 2013
Index of Economic Freedom 2013
Corruption Perceptions Index 2012
S&P’s
B+
Moody’s
B+
Attuale
129° su 183
111° su 178
136° su 177
Fitch
B+
Precedente
122° su 183
114° su 177
139° su 176
Fonte: SACE
Il Kenya è tra le economie più robuste dell’Africa sub-sahariana. Nel 2014 ha visto un
aumento del PIL pari al 5%, sostenuto dalla spesa in consumi e investimenti oltre che
dalle migliori condizioni dell’economia globale.
Il settore turistico invece, ha subito nel corso degli ultimi anni un rallentamento dovuto
ad alcuni attacchi terroristici.
Uno dei principali fattori di rischio inoltre è l’eccessiva dipendenza dell’economia
keniota dal settore agricolo che è uno dei settori economici, insieme alla pesca, che
pesano di più sul PIL.
Le recenti scoperte di riserve di petrolio potrebbero offrire nuove opportunità di crescita
ed un aumento degli afflussi di IDE nel medio periodo. Le politiche di liberalizzazione
economica iniziate dagli anni ‘90 hanno contribuito a rimuovere parte delle barriere
all’ingresso nel Paese ed a migliorare il business climate keniota.
L’attrazione di nuovi investimenti esteri è peraltro alla base della strategia di sviluppo
delineata dal Governo. Tra i maggiori limiti operativi vi sono la rete infrastrutturale
inefficiente ed un livello di corruzione piuttosto alto. Il Kenya è impegnato a migliorare
le infrastrutture ferroviarie, elettriche, aeroportuali e a incrementare lo sfruttamento
delle risorse petrolifere.
ECONOMIA
QUADRO MACROECONOMICO
Il Kenya ha un’economia solida. Il suo PIL reale è cresciuto mediamente del 5,3% negli
ultimi 10 anni, dato superiore alla media dell’intera Africa Sub-sahariana (5,1%). Nello
stesso periodo si sono registrati miglioramenti del tasso di povertà assoluta, passato
dal 52% del 2000 all’attuale 43,4%. Tra i vari indicatori di sviluppo e competitività è da
segnalare la bassa quota di popolazione con accesso all’elettricità (19%). In questa
particolare classifica, tra tutti i Paesi dell’Africa Sub-sahariana, il Kenya è secondo solo
alla Tanzania (15%).
In generale, i settori che più pesano sul PIL sono agricoltura e pesca, in particolare
coltivazioni di tè e caffè, di frutta e ortaggi, canna da zucchero, allevamento e
produzione di latte. Questi comparti generano oltre un quarto del PIL e oltre il 50%
delle esportazioni, occupando oltre il 70% dei lavoratori.
Le infrastrutture, utili al miglioramento del comparto logistico, sono scarse, ma per
rimediare a questa carenza sono stati varati diversi progetti statali d'investimento. A
fine 2013 sono iniziati i lavori per il potenziamento della linea ferroviaria tra Mombasa,
il principale porto sull’Oceano Indiano, e Nairobi, la capitale.
Questa opera, finanziata da capitali cinesi, dovrebbe essere terminata entro il 2017,
portando grossi benefici ai trasporti cargo diretti verso la capitale e verso gli altri Paesi
della Comunità dell’Est-Africa privi di sbocchi sul mare. Di recente, inoltre, sono
terminati i lavori di sviluppo del porto di Mombasa.
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Per quanto riguarda il settore minerario, si stima che in Kenya vi siano riserve di gas e
petrolio per un totale di 600 milioni di barili.
INTERSCAMBIO COMMERCIALE
Interscambio Italia-Kenya
Le esportazioni hanno una predominanza sulle importazioni ed entrambe sembrano
avere una tendenza alla crescita.
In particolare si evidenziano le esportazioni di macchinari ed importazioni di cuoi, pelli
e pesci, crostacei e molluschi
Fonte: Statistiche ICE
Interscambio Genova-Kenya
Le imprese genovesi che hanno dichiarato di avere rapporti con il Kenya sono
16.
Prospettive future
L’interscambio tra Italia e Kenya c’è ma è inferiore al potenziale offerto dal Paese
africano. Così, tra i due Paesi sono all’orizzonte nuovi accordi di cooperazione e di
investimenti che riguardano più settori: energia, agricoltura, turismo.
Oggi, il Kenya è per molti aspetti il traino dell’Africa orientale: ha un’industria locale
dinamica e aperta, capace di interfacciarsi con imprese di ogni dimensione; offre buone
opportunità di business nei settori agricolo e turistico, nelle telecomunicazioni e nei
trasporti, oltre che in tutta la filiera della distribuzione dei beni di consumo. Il Paese,
inoltre, gode di collegamenti aerei e marittimi di primo ordine e ha sviluppato nel tempo
un’articolata ed efficiente rete di servizi per le imprese, da quelli finanziari e doganali
alle comunicazioni ed ai servizi di assistenza da parte di istituzioni ed enti parastatali,
senza contare le molte iniziative del Governo volte a incentivare gli investimenti diretti
dall’estero. L’ultima si chiama ‘Make It Kenya’ ed è stata lanciata proprio a Milano nel
2015 alla settimana del Kenya ad Expo, dal Presidente Kenyatta il cui obiettivo è di
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promuovere e potenziare il posizionamento del Kenya come leader globale nel turismo,
commercio e investimenti.
Gli accordi di libero scambio firmati nel giugno del 2015 tra le Comunità dell’Africa
orientale (East African Community), quello per il Mercato Comune per la Comunità per
lo sviluppo dell’Africa del Sud (Southern African Development Community) e, infine,
quello per l’Africa orientale e meridionale (Common Market for Eastern and Southern
Africa) offrono l’accesso al mercato keniota a 600 milioni di consumatori.
Il Paese ha intrapreso un programma completo di sviluppo, il Kenya Vision 2030, che si
pone come obiettivo di modernizzare le infrastrutture, aumentare il turismo e rafforzare
la propria presenza industriale. Vision 2030 ha lo scopo di sollevare tutti i kenioti sopra
la soglia di povertà, potendo arrivare a un reddito pro capite di almeno tremila dollari.
Un programma ambizioso e di non facile realizzazione, se si tiene conto che oggi il
40% della popolazione del Paese africano vive sotto la soglia di povertà.
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Febbraio 2016
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