Immanuel Kant Kant è un pensatore che da un lato chiude la filosofia moderna, dall’altro apre quella contemporanea. È costantemente ripreso perché tratta tutti i temi della filosofia. 1. vita e opere Nasce A Konisberg nel 1724 Fu educato con lo spirito religioso del pietismo al Collegium Fridericianum. Nel 1740 inizia a studiare all’Università di Konigsberg con il prof Martin Knutzen, che lo iniziò agli studi di: - filosofia - matematica - fisica newtoniana 1755 ottiene la libera docenza all’università della sua città 1766 diviene sottobibliotecario alla Biblioteca reale L’unica polemica è stato il divieto di pubblicare religione nei limiti della ragione, imposto dal governo prussiano nel 1794. La libertà di stampa fu subito ripristinata, e kant ne da favore nel conflitto delle facoltà nel 1798. Muore nel 1804, e sulla sua tomba fu scritta la citazione della Critica della Ragion pratica: “il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”. 2. gli scritti precritici L’opera di Kant viene divisa in: - periodo precritico - periodo critico, a partire dal 1770. Nel periodo precritico insegnava di tutto, e si occupava dei temi più disparati. a. “storia naturale e universale e teoria dei cieli” (1755) 1770 diventa ordinario di logica e metafisica, e rimarrà tale fino alla morte. è il trattato che da origine alla teoria scientifica denominata Kant-La Place La sue esistenza è tranquilla, non si discosta mai e segue abitudini alimentari regolate. Descrive l’origine del mondo a partire da una nebulosa primitiva, vuole descrivere in modo scientfico come il mondo è divenuto Tuttavia, se si va alle origini, è necessario un essere superiore. Non u però estraneo alle vicende politiche: - simpatizza per la rivoluz francese - benedice la guerra di indipendenza americana Il suo ideale politico (descritto in “per la pace perpetua” ) è: - libertà dei membri della società - indipendenza di tutti come sudditi - legge dell’eguaglianza dei cittadini Il libro è importante principalmente per due ragioni: 1) Descrive l’immanente in modo scientifico 2) Divide tra fisica e metafisica, ovvero tra esperienza e trascendenza b. L’ottimismo Nell’ottimismo, del 1759, kant discorre a proposito della questione posta da Voltaire a favore di un ottimismo radicale. Si mette dal punto di vista di chi ha considerato il mondo nella sua totalità e conclude che non ve ne può essere uno migliore. Infine Kant ripudierà lo scritto: dirà che è impossibile ogni teodicea, che le motivazioni da lui addotte, in piena onestà intellettuale, non erano pertinenti Kant si paragona a Giobbe nella sua vicenda: non vuole accettare le giustificazioni degli amici, ma vuole direttamente una risposta da Dio. Vuole trovare delle vere ragioni del male sulla terra, ma Dio non risponde. Tuttavia crede. c. Tentativo per introdurre nella filosofia le grandezze negative Kant introduce all’interno del razionalismo degli elementi di empirismo. d. Indagine sulla distinzione dei principi nella teologia naturale e della morale Contrappone il metodo della filosofia a quello della matematica. - - la matematica: procede costruendo concetti a partire dalle definizioni, analizzando e chiarendo ciò che è contenuto nei concetti dell’intelletto. (costruendo l’oggetto si ha già concetto e def.) la filosofia: procede analizzando concetti dati, metodo analitico. In filosofia non si può cominciare dalla spiegazione o definizione di concetti che si presentano confusamente. o Non procede dimostrativamente o Fatica a darsi delle definizioni Kant distingue tra: - opposizione logica opposizione reale L’opposizione logica è una negazione senza posizione, soggiace al P.D.N.C.: - distrugge il soggetto stesso del giudizio - il risultato è il nihil negativum, - sono le negazioni delle verità di ragione L’opposizione reale è tale che i due predicati di un soggetto sono opposti, ma non contraddittori: - sono tutti e due positivi, rappresentabili, pensabili - risulta il nihil privativum, razionalmente pensabile L’opposizione reale non soggiace completamente al PDNC, non può essere ricondotta ad una negazione puramente logica: - si deve affermare che esistono grandezze reali negative. Nonostante la difficoltà della filosofia, è la ricerca delle verità indimostrabili il compito di un buon filosofo: è la scienza più difficile, perché nessuno ne ha mai scritta una certa. e. L’unico argomento possibile per dimostrare l’esistenza di Dio Critica il celebre argomento ontologico della dimostrazione dell’esistenza di Dio, enunciato nella forma Cartesiana: “se Dio è perfetto possiede tutte le perfezioni e non può mancare dell’esistenza, altrimenti sarebbe un perfetto-imperfetto, il che è contraddittorio” Kant osserva che il predicato dell’esistenza si differenzia da tutti gli altri predicatI: non indica una qualità, ma una posizione assoluta della cosa. L’esistenza, non è una qualità della cosa reale rispetto a quella possibile: è l’essere reale della cosa. Soltanto nell’esperienza, sarà possibile dimostrare l’esistenza di Dio. Se una cosa è possibile, non è detto che sia reale: L’esistenza non è un predicato logico. È proprio facendo una autocritica simile che smentisce il suo stesso argomento. Kant ritiene di poter riformulare comunque un argomento che provi l’esistenza di Dio: - non muove come Cartesio dal possibile-principio all’esistenzaconseguenza. - Va dal possibile-conseguenza all’esistenza-principio. Analisi del concetto di possibilità. Distingue: - aspetto formale: è possibile ciò che non è contraddittorio - aspetto materiale: devono esistere gli aspetti non contraddittori per averne la conoscenza; argomento: 1) è impossibile che nulla sia possibile 2) dunque è necessario che qualcosa sia possibile 3) dunque è necessario che qualcosa esista 4) qualcosa necessariamente esiste 5) questo ente è Dio Nonostante Kant afferma che è possibile inferire la possibilità solo a partire dall’esistenza, sostiene che qualcosa è necessariamente possibile. Non necessariamente deve esistere di fatto qualcosa che sia possibile. - kant sostiene qui “è impossibile che nulla sia possibile” che equivale a dire “se c’è del possibile necessariamente il possibile esiste” ma esiste del possibile? Lui stesso ci insegna a constatarlo soltanto nell’esperienza. f. Sogni di un visionario chiariti con i sogni della metafisica Nello scritto del 1765, Kant prende le distanze dal razionalismo puro, e si avvicina all’empirismo. È uno scritto satirico che prende di mira le visioni spiritistiche e mistiche dello svedese Swedenborg, assimilandovi le metafisiche di Wolff e Crusius. A wolff e Crusius imputa di aver messo poca esperienza e troppi concetti surrettizi, possibilità e impossibilità nelle metafisiche. Li reputa dei sognatori ad occhi aperti: per Kant la metafisica deve essere rapportata a quello che si può conoscere, e che deve essere basata sui concetti umani dell’esperienza, unico materiale grezzo. La metafisica è la scienza dei limiti della ragione umana: la metafisica deve trattare i temi che rientrano nei confini dell’esperienza umana. La morale non può essere frutto di una metafisica, deve essere una fede. 3. La Dissertatio del 1770 e la grande luce Kant redige la Dissertatio de mundi sensibilis atque intelligibilis forma et principi per insediarsi alla cattedra di logica e metafisica. È un’opera intermedia tra il moderno e il contemporaneo, una sorta di bilancio. La dissertazione indaga i principi su cui l’intelletto fonda la metafisica: vuole stabilire la differenza tra - Conoscenza sensibile: è costituita dalla ricettività del soggetto delle affezioni mandate dagli oggetti circostanti. Presenta i fenomeni, le cose come appaiono, non come sono in sé. Kant non dimostra. - Conoscenza intelligibile: facoltà che permette di rappresentare quegli aspetti delle cose che non sono coglibili con i sensi. Rappresentano le cose sicuti sunt, sono concetti dell’intelletto. Su questi si fonda la metafisica. 1783 prolegomeni ad ogni metafisica futura che si presenterà come scienza – versione semplificata della prima critica 1785 fondazione della metafisica dei costumi 1787 critica della ragion pratica 1790 critica del giudizio 1793 la religione nei limiti della semplice ragione In una lettera del 1769, kant affermava di aver visto la “grande luce”, riferendosi ai concetti di “spazio” e ”tempo”. 1797 la metafisica dei costumi 1798 antropologia dal punto di vista pragmatico: - antropologia fisiologica diretta a determinare la natura dell’uomo - antropologia pragmatica: studia l’uomo nel costituirsi della sua volontà libera. Kant espone in seguito le sue scoperte per quanto riguarda la conoscenza sensibile: 1784 risposta a che cos’è l’Illuminismo 1795 per la pace perpetua – pensiero politico - è intuizione, è conoscenza immediata. Queste avvengono forzatamente all’interno dello spazio e del tempo. Cosa sono spazio e tempo? Non sono realtà ontologiche (proprietà delle cose), nemmeno semplici rapporti. Spazio e tempo sono le forme della sensibilità, sono a priori rispetto ai sensi, le condizioni affinché questi abbiano luogo; Spazio e tempo vengono a coincidere con i modi con cui il soggetto coglie sensibilmente le cose. Non è il soggetto che si adegua alle cose, ma è l’oggetto che si adegua al soggetto. 4. gli scritti del periodo critico dal 1770 all’81 non pubblica niente, perché prepara la Critica della ragion pura. 81 e 87 edizioni della Critica della ragion pura. 5. Criticismo come “filosofia del limite” Il termine critica deriva dal gr. Cryno, crynein, e significa giudicare, distinguere, valutare. Indagare il fondamento di certe esperienze umane e trovarne: - possibilità - limiti - validità In Kant è centrale l’elemento del Limite: la critica nasce appunto per trovare il campo di validità all’interno di cui si può avere la conoscenza. Il Criticismo kantiano si configura come una filosofia del limite volta a determinare il carattere finito della conoscenza umana ed i limiti della potenza dell’individuo. Non è una posizione scettica: - tracciare il limite significa garantire, entro il limite stesso la validità Chiodi “il criticismo reperisce nel limite della validità la validità del limite” Novalis: “cercavo l’assoluto e trovavo solo cose…” è il classico esempio del malessere del filosofo. 6. critica della ragion pura È concorde con hume nel risvegliare dea sonno dogmatico, però con i limiti può operare all’interno di essi. Questo libro è stato preparato dal 1770 al 1781, anni in cui Kant rimacina senza sosta il problema. Il limite non solo non permette di andare oltre, ma garantisce anche la validità della conoscenza al suo interno. Impiega tutto il tempo a capire ciò che ha intuito. a. Prefazioni Esempio della colomba Il Kantismo si inserisce in un momento particolare, determinato da: - Rivoluzione scientifica - Crisi della metafisica tradizionale Tutte le condizioni portano ilo criticismo ad indagare sui limiti della morale, della metafisica, dell’estetica ecc… Il Kantismo si può anche definire come la naturale conseguenza dell’empirismo inglese. Il Kantismo, a differenza dell’empirismo, si preoccupa di indagare più a fondo i limiti e fissare i criteri di validità. Differisce dall’illuminismo perché vuole portare la ragione stessa di fronte al tribunale della ragione, ma ne converge perché ritiene che solo con la ragione si possono tracciare i limiti. Per Kant i limiti della ragione sono anche i limiti dell’uomo: chi li vuole superare è un illuso, tuttavia questa illusione è positiva prechè spinge all’indagine. È un filosofo tragico: l’essere è più ampio del poter conoscere. Kant afferma che la scienza nel 600/700 ha fatto notevoli progressi, ma se la si paragona alla metafisica dei limiti, la scienza giace sconfitta. Nella scienza c’è progresso, nella metafisica ci sono lotte. b. domande chiave. i. È possibile una metafisica come scienza? (domanda generale del libro) ii. Come è possibile la scienza? iii. La scienza si basa su giudizi sintetici a priori iv. Cosa è un giudizio? v. Quali tipi di giudizio i sono? c. introduzione i. il problema dell’opera La critica della ragion pura è una analisi critica dei fondamenti del sapere. Ai tempi di Kant, il sapere si divideva in: - scienza - metafisica La scienza: con Galileo e Newton aveva fatto degli enormi progressi, ed appariva un sapere fondato. La conoscenza scientifica consta di giudizi universali e necessari, ed aumenta sempre il suo sapere. Teoria dei giudizi La metafisica: con il suo voler procedere oltre l’esperienza con le soluzioni antitetiche dei vari filosofi ai diversi problemi sembrava percorrere una via insicura. Dopo le affermazioni scettiche di Hume, entrambe erano state private del proprio fondamento: - Kant si propone un riesame globale della struttura e della validità della conoscenza. Il confronto tra Kant e Hume è fatto di contrasti e affinità: - Kant respinge lo scetticismo scientifico ritenendo che la scienza abbia ormai dimostrato che sia valida. - Condivide lo scetticismo metafisico: preferisce indagare sulla spinta che porta l’uomo a porsi i problemi metafisici. La ricerca di Kant tende dunque a stabilire: - come siano possibili mate e fisica in quanto scienze - come sia possibile la metafisica in quanto scienza e disposizione naturale. Da ciò le cinque domande di base. ii. La sintesi a priori ed il suo fondamento Kant scopre che la conoscenza scientifica consiste nell’essere una sintesi a priori, e tutto sta nello scoprire quale è il fondamento che la rende possibile: - sia per fondare mate e fisica - sia per rendere possibile una metafisica come scienza. Problema Un giudizio consiste nella unione di due concetti che fungono da: - soggetto - predicato 1) il concetto che funge da predicato può essere contenuto nel soggetto: è ricavabile dall’analisi del soggetto. Giudizio analitico (estensione e corpo). 2) Il predicato può non essere implicito nel soggetto: aggiunge al soggetto. Giudizio sintetico (pesante); caratteristiche 1) il giudizio analitico è formulato a priori, non necessita dell’esperienza. È universale e necessario. La scienza non può essere fatta di giudizi non amplificativi 2) i giudizi sintetici amplificano il sapere, ma si fondano sull’esperienza; sono quindi a posteriori, non possono essere universali e necessari. la scienza necessità di giudizi univ. e necessari 3) la scienza si basa su un terzo tipo di giudizi che possiedono: a. apriorità – universalità e necessità b. fecondità – sinteticità Sono quindi questi i giudizi “sintetici a priori” A) matematica: 2+3=5, è una sintesi a priori, perché il risultato mi dice qualcosa di nuovo (lo intuisco) ma il calcolo avviene nella mente. B) Geometria: che una linea sia più breve tra due punti, è una sintesi a priori: a. Retta non contiene determinazioni di quantità, ma di qualità. c) b. Con l’intuizione, colgo la brevità fisica: in tutti i cambiamenti la materia rimane invariata: a. nel concetto di materia non v’è quello di permanenza b. per aggiungere questo concetto, faccio una sintesi a priori il fondamento tutte le scienze, metafisica compresa, si fondano sui giudizi sintetici a priori: ora si tratta di scoprirne il fondamento, che ci permette di stabilire i limiti della conoscenza per l’uomo. 1) analitici a priori: si fondano sul pdnc e sul principio di identità 2) sintetici a posteriori: si fondano sull’esperienza 3) sintetici a priori: - non si basano sul principio di identità perché sogg e pred non dicono la stessa cosa. - Non si basano sull’esperienza perché sono a priori, universali e necessari Il vero problema di Kant è dunque di trovare il fondamento x di un giudizio con cui trae da un soggetto un predicato che gli è estraneo e tuttavia congiunto. iii. La rivoluzione copernicana come un oggetto possa essere percepito, allora la conoscenza è possibile. 2) percorre la seconda via: a. prima era il soggetto che doveva ruotare intorno all’oggetto b. Kant attua la rivoluzione e inverte i ruoli: L’oggetto ruota intorno al soggetto. Kant ritiene che sia l’oggetto che si adatti quando viene conosciuto alle leggi del soggetto che lo percepisce. 3) I caratteri di universalità sono garantiti nel rapporto che il soggetto ha con l’oggetto, con le forme a priori. Kant distingue tra: - fenomeno: realtà che ci appare tramite le forme a priori, è una realtà nel rapporto con il soggetto conoscente - cosa in sé: è la cosa considerata indipendentemente da noi e dalle nostre forme a priori, è una cosa possibile ma non conoscibile: tuttavia rappresenta il necessario correlato al fenomeno 4) l’inconoscibilità delle cose in sé stesse è data dalla necessità di una scienza universale o necessaria. Problema: da dove derivano i giudizi sintetici a priori? 1) L’esigenza di una nuova impostazione del problema gnoseologico è prospettata da Kant nella lettera a Marcus Hertz (21 feb 1772). Pone l’alternativa: a. O è l’oggetto a rendere possibile la rappresentazione, allora nulla è conoscibile a priori, la scienza è impossibile b. O è la rappresentazione che rende possibile l’oggetto: il modo di conoscere del soggetto determina a priori Ogni conoscenza relativa all’esperienza è a posteriori, ma una scienza universale e necessaria deve essere a priori!!! Se per assurdo noi conoscessimo le cose in sé fonderemmo: - metafisica gratuita: per conoscere le cose in sé dovremmo esserne i creatori, ma non è così - scienza malsicura: ogni volta dovremmo attendere dall’oggetto le informazioni sulla sua conformazione, e non avremmo un sapere stabile. Ma: - o la conoscenza è a priori ma non riguarda le cose in sé o riguarda le cose in sé, ma non è a priori Sono gli oggetti che si regolano sulla natura della conoscenza. Kant usa il termine oggetto per dire sia: - cosa in sé - fenomeno L’uomo, con le forme a priori non crea gli oggetti, ma produce la forma in cui ci sono dati: produce i fenomeni, e produce le leggi che li legano tra loro. 5) originalità della posizione kantiana rispetto al razionalismo e all’empirismo a. per il razionalismo si conoscono le cose in sé: conoscenza univ. E nec. b. Per l’empirismo: non si conoscono le cose in sé, quindi non c’è conoscenza univ. E nec. c. Per Kant non si conoscono le cose in sé, quindi c’è conoscenza universale e necessaria prima la legge a priori poi la verifica a posteriori Nella metafisica si registrano invece delle fasi estremamente confuse: è possibile una metafisica come scienza? Come mai nell’uomo vi è la tendenza ad andare verso la ricerca metafisica? Finora si è sbagliato strada oppure una metafisica come scienza non esiste? La risposta Kant la da quando asserisce che è l’oggetto che deve ruotare intorno al soggetto: l’oggetto si adatta alle leggi del soggetto che lo riceve conoscitivamente. Fa come fece copernico, pose al centro un altro ente: delle cose non conosciamo nulla a priori se non quello che vi mettiamo noi stessi. d. le facoltà della conoscenza e la partizione dell’opera La rivoluzione copernicana, ancora una volta, trasforma un limite in condizione di possibilità della conoscenza. Ciò avverrà anche in: - morale - estetica - politica - Rivoluzione nella geometria: Talete. Aveva scoperto che per dimostrare il triangolo isoscele non doveva badare agli enti reali, ma doveva costruirlo a priori nella sua mente in base ai concetti. Rivoluzione nella fisica: il metodo sperimentale. Si attua quando si sposta il baricentro della ricerca dagli oggetti alla natura umana. Quando si fa fare alla ragione ciò che con la mente si è prima dedotto, per giudicare se segue o meno le nostre teorie: Kant suddivide la conoscenza in tre facoltà: - sensibilità: facoltà con cui gli oggetti ci sono dati e percepiamo tramite le forme a priori di spazio e tempo. Intelletto: facoltà con cui pensiamo i dati sensibili tramite le categorie o concetti puri Ragione: facoltà attraverso la quale cerchiamo, trascendendo l’esperienza, di spiegare globalmente la realtà mediante le idee di: anima, mondo, Dio. Su questa distinzione delle facoltà conoscitive kant suddivide l’opera. 1) dottrina degli elementi È qualcosa che precede l’esperienza, non la trascende, ed è finalizzato alla conoscenza nell’esperienza. si propone di scoprire gli elementi a priori della conoscenza a. estetica trascendentale studia la sensibilità e le sue forme a priori di spazio e tempo b. logica trascendentale - analitica trascendentale intelletto e le sue forme a priori, e mostra come su di esse si fondi la fisica - dialettica trascendentale studia la ragione e le tre idee di anima, mondo e dio, su cui si fonda la metafisica 2) dottrina del metodo determinare l’uso possibile degli elementi a priori: il metodo della conoscenza. Significato proprio: studio degli a priori del soggetto come oggetti della conoscenza. Quindi sono trascendentali le discipline che studiano le forme a priori. 2) il significato del titolo a) critica: ha un significato polissemico. - atteggiamento che vaglia, indaga, soppesa critichiamo la ragione quando esce dall’esperienza, cioè dal proprio limite è il tempo delle critiche illuministe in tutta Europa b) ragione: in senso ampio, l’insieme delle facoltà conoscitive. c) Pura: ragione nelle sue forme a priori, prima di essere applicata. d) Della: Heiddeger sostiene che può significare sia critica attuata dalla ragione, che critica rivolta alla ragione: la ragione critica se stessa, è nel medesimo tempo giudice e imputato. 3) il significato del termine metafisica e. alcune precisazioni - per Aristotele: la metafisica si suddivideva in ontologia (ente in quanto ente) e teologia (ente in quanto Dio) 1) il concetto di trascendentale Nel medio evo il termine “trascendentali” indicava tutti i predicati che in forma somma erano attribuibili a Dio (bene, verità, uno, ecc..). Kant lo usa per indicare le forme a priori: tuttavia queste non rappresentano la cosa in se, ma le nostre percezioni gnoseologiche. Per Aristotele la problematica è ancora aperta, perché non riesce a stabilire un primato tra le due perché: - Dio è un ente – ontologia - Dio è l’ente primario, che garantisce la sussistenza degli altri enti –teologia - Suarez (Scolastica Spagnola): Nelle disputazioni metafisiche (1597) divide la metafisica in: metafisica generalis: ente in quanto ente metafisica specialis: - psicologia razionale (anima) cosmologia razionale (mondo) teologia razionale (Dio) - Woolff e Baumgarten (metafisica tedesca) 1720 metafisica generalis metafisica specialis suddivise come quelle di Suarez - Kant (1781): metafisica generalis: - estetica trascendentale - analitica trascendentale studiano l’ente in quanto ente dopo la rivoluzione metaphisica specialis: Dialettica trascendentale, che studia: - psicologia razionale cosmologia razionale teologia razionale per Kant, la metafisica ha tre significati: 1) Positivo: l’estetica e l’analitica, sono metafisiche come conoscenza dei limiti della ragione umana, ed è possibile come scienza 2) Negativo: dialettica. Se si usano concetti puri fuori dalla ragione si traghetta in non significanze (paralogismi, antinomie, fallacio della ragione), 3) Problematico: nella metafisica specialis, non si spiega la tendenza umana naturale verso le cose trascendenti. L’uomo va alla ricerca continua di un senso, che va al di la dell’esperienza. Questo significato problematico è l’illusione trascendentale: l’uomo si illude di poter spingersi oltre i limiti della ragione. - La scienza si pone le domande sul significato La filosofia si può porre le domande di senso Anche se noi un senso ed una risposta non la troviamo, lo chiediamo lo stesso, sviluppando una metafisica della domanda. In questo senso l’illusione è ambivalente: - negativa, perché non fa conoscere nulla - problematica, perché è comunque una tendenza dell’animo umano. Nei prolegomeni, kant distingue tra: - confini rinchiudono un territorio - limiti: fanno percepire il desiderio di andare oltre, ma non è possibile i confini diventano limiti quando vi è il desiderio di andare oltre, ed è l’esperienza della siepe di Leopardi. Kant riconosce che la scienza può conoscere, ma non può oltrepassare i limiti: Se con la scienza non si possono dimostrare le cose di metafisica, non necessariamente queste non esistono 1) estetica trascendentale a) terminologia - - estetica: dal Greco aisthesis, sensazione, percezione sensoriale. L’estetica studia le percezioni sensoriali e la conoscenza appresa da esse. Sensazione: pura modificazione che i soggetto riceve dall’oggetto passivamente Sensibilità: facoltà di ricevere le sensazioni Intuizione: conoscenza immediata degli oggetti. L’uomo possiede solo l’intuizione della sensazione. Quando pensa si riferisce. fenomeno/cosa in sé: l’oggetto della intuizione sensibile, come l’oggetto “appare” forma: è l’ordine con cui le singole percezioni vengono disposte dal soggetto. materia: singole sensazioni o modificazioni date dall’oggetto intuizione empirica: conoscenza in cui sono presenti le situazioni intuizione pura: forma della sensibilità a prescindere dalla materia. Sono solo due: il tempo e lo spazio b) tempo e spazio 1. come intuizioni pure: cessano di essere determinazioni ontologiche e diventano modi in cui il soggetto percepisce le cose, a priori. Lo spazio è il modo di funzionare esterno della conoscenza (gli oggetti si percepiscono nello spazio).il tempo è il modo di percepire interno, e percepisce ciò che appare interiormente al soggetto 2. perché non sono concetti: perché essi sono modi percettivi, non determinazioni assolute. Il concetto è una unità astratta dai molteplici individui. Spazio e tempo non sono appresi e frutto di una sintesi, per pensare più spazi ho bisogno di uno spazio più grosso che li contenga. Il concetto ha i molti sotto di sé. L’intuizione ha spazio e tempo in sé 3. priorità del tempo sullo spazio: la priorità del tempo è data dalla possibilità di percepirlo anche senza l’elemento spaziale 4. realtà empirica e realtà trascendentale: realtà empirica di spazio e tempo perché nessun oggetto può essere percepito senza di loro, idealità trascendentale perché non ineriscono alle cose, ma sono modi di percepirle sensibilmente. Ogni nostra intuizione è la rappresentazione del fenomeno. Le cose che intuiamo non sono in sé stesse, ma come ci appaiono. Se sopprimessimo la soggettività dei sensi, spazio e tempo non sussisterebbero e potrebbero esistere soltanto in noi. Ciò che è negli oggetti in sé è ignoto a noi Noi conosciamo il nostro modo di percepirli, e questo non esclude che altri esseri razionali li possano percepire i modo diverso: ma tutti gli uomini percepiscono ugualmente. 5. intuizione sensibile contro intuizione intellettuale: noi uomini, con le nostre forme a priori di spazio e tempo possiamo cogliere i fenomeni. Mediante l’intuizione sensibile della materia. L’intuizione intellettuale è possibile solo al creatore delle cose, cioè Dio. La forma della conoscenza dipende da noi (spazio e tempo), il contenuto ci è dato dagli oggetti percepiti. Matematica e geometria Le scienze matematiche non dipendono dal contenuto, ma si fondano sulle forme (intuizione pura di spazio e tempo), sono quindi a priori. Tutta la geometria dipende dall’intuizione a priori dello spazio. Le operazioni della matematica, invece, si fondano sul tempo (prima 5 e 2, poi 7). concetti = funzioni (attive)-ordinare, unificare più rappresentazioni. Concetti empirici, puri. Puri = categorie: concetti basilari in mente che rappresentano le supreme funzioni unificatrici dell'intelletto. Quindi poiché concetto = predicato di un giudizio possibile-categorie = predicati primi (caselle tutti predicati possibili). Nb sulla finitezza Ora si può rispondere alla domanda: “come sono possibili i giudizi sintetici a priori?” 1) gli oggetti prima sono dati, poi pensati (percezione) “mediante le intuizioni pure di Spazio e tempo” 2) anche l'intelletto è finito-se gli oggetti non sono dati non c'è pensiero. c) kant in confronto con i contemporanei 2) Hume: ha impostazione empirista. Spazio e tempo tratti dall’esperienza Newton: oggettivista. Spazio e tempo sono sensorium dei (forme a priori di dio) Leibniz: spazio e tempo sono concetti. Analitica trascendentale Studia le facoltà dell'intelletto e le forme a priori (concetti puri e categorie) Conoscenza è l’unione due elementi-senza percezione no pensiero (vedi Teeteto). Sensibilità e intelletto indispensabili alla conoscenza (se no pensieri vuoti, intuizioni cieche). Analitica dei concetti: Notare quindi che se la sensazione è derivata, pure il pensiero sarà derivato poiché non sono il creatore e gli oggetti del mio pensiero. Nb sul pensiero distinzione tra: conoscere = passare da-ha; pensare = sospensione; passaggio da pensiero a conoscenza = passare dalla "buona confusione" a identificazione pensieri. Nb sul rapporto tra cercare trovare secondo il senso comune se cerco qualcosa non ce l'ho, ma secondo Platone la realtà e più complessa perché se non avessi già trovato qualcosa non cercherei. 3) dialettica trascendentale a) premessa Tratta il problema se veramente la metafisica si possa costituire come scienza intuizioni = affezioni (passive); Per dialettica trascendentale intende lo smascheramento dei ragionamenti fallaci nelle cose di metafisica. Kanto pone l’origine della metafisica nella naturale tendenza dell’uomo a volere andare oltre i propri limiti. La cosmologia pretende di considerare tutto il mondo come un insieme di fenomeni cosmici. 1. la totalità dell’esperienza non può essere oggetto dell’esperienza: bisognerebbe porsi al di fuori 2. qualora potessimo giungere a questa situazione andremmo incontro a delle antinomie. La metafisica è nata dalla ragione, che non è altro che l’intelletto che cerca di unificare. L’uomo vuole giungere all’identico, alla totalità, all’uno, anche qualora non abbia lo strumento dell’esperienza. La ragione vuole giungere alla spiegazione del tutto, globale Si divide in tre ambiti: - anima (psicologia) - mondo (cosmologia) - Dio (teologia) L’errore che per kant sta in fondo alla metafisica è quello di volere unificare l’esperienza, non ricordandosi che l’uomo ha a che fare con il fenomeno e non con la cosa in sé. Kant quindi vuole sfatare gli errori che gli uomini, spinti dall’illusione di poter cogliere le cose della metafisica, fanno b) psicologia razionale crede che sia fondata su un paralogisma (ragionamento errato): - applicare la categoria di sostanza all’io penso. - L’equivoco è di trasporre qualcosa di funzionale in qualcosa di sostanziale - L’io penso è solo una unità formale e sconosciuta. Per Kant non possiamo conoscere l’io stesso, nuomenico, ma solo come ci appare, cioè fenomenico c) cosmologia razionale - antinomia Concetto che trovammo con zenone, che la utilizzo negli argomenti contro la molteplicità. Le antinomie sono composte da una tesi che afferma ed una antitesi che nega la tesi, ma che senza riscontro dell’esperienza non è possibile scegliere. Il mondo ha un cominciamento secondo il tempo e secondo lo spazio Tutto nel mondo consta del semplice Vi sono nel mondo delle cause con libertà Nella serie delle cause cosmiche vi è un certo essere necessario - Il mondo è infinito spazialmente e temporalmente Tutto è composto Non vi è libertà, tutto è natura (causa-effetto) In quella serie nulla è necessario, tutto è contingente 1) Le 4 antinomie si possono distinguere in: 2 matematiche 2 dinamiche ed è impossibile sceglierne una 1) le tesi presentano un concetto troppo piccolo x l’intelletto, le antitesi uno troppo grande 2) le tesi sono proprie del pensiero metafisico razionalista, le antitesi di quello empirista 3) nelle dinamiche, le tesi potrebbero valere per le cose in sè, mentre le antitesi per il fenomeno. Per esempio: l’uomo è totalmente sottomesso alle leggi della natura o in parte ne sfugge? Non gode l’uomo di una certa causalità libera? Se l’uomo è libero si sottrae a parte delle leggi della natura. d) teologia razionale La teologia razionale si occupa della questione di Dio che secondo Kant rappresenta l’ideale della ragion purasupremo modello personificato di ogni realtà o perfezione che i filosofi hanno designato con il nome di Ens realissimum l’ente da cui derivano tutti gli esseri. Raggruppa in 3 classi le prove sulla sua esistenza . 1.prova ontologica a priori che risale a S.Anselmo che pretende di ricavare l’esistenza di Dio dal semplice concetto di Dio come essere massimamente perfetto che non può mancare dell’attributo dell’esistenza. Kant obietta Non è possibile saltare dal piano logico (possibilità) a quello ontologico(conoscenza) perché noi l’essenza la possiamo constatare solo empiricamente non dedurre per via intellettiva, l’esistenza si mostra non si dimostra L’esistenza non è un predicato, non è una proprietà logica infatti è constatabile solo attraverso l’esperienza, un conto è avere100 talleri un altro pensarli!!dal punto di vista concettuale non cambia nulla dal punto di vista della realtà sì . Se vogliamo conferire esistenza all’oggetto dobbiamo uscire dal concetto La prova ontologica o è impossibile o è contraddittoria ma in entrambi i casi fallace Impossibile se si vuol derivare un’idea dalla realtà Contraddittoria se l’idea di perfetto assume già sottobanco l’esistenza che poi vorrei dimostrare . 2. prova cosmologica a posteriori fulcro delle vie tomistiche che Kant riprende giocando sulla distinzione tra contingente e necessario se qualcosa esiste deve esistere un essere assolutamente necessario, poiché io stesso esisto, e deve quindi esistere un essere assolutamente necessario I limiti di questo argomento per Kant Uso illegittimo del principio di causa perché partendo dall’esperienza pretende di innalzarsi oltre l’esperienza , ma esso è una regola con cui connettiamo i fenomeni tra di loro e non può servire a connetterli con qualcosa di trans fenomenicouso improprio Ammesso e non concesso che io applichi il concetto di causa ; a cosa metterei capo??all’idea di qualcosa di necessario; ma per passare dall’idea del necessario alla realtà del necessario devo applicare la prova ontologica ma è fallace !! 3. prova fisico teologica o teleologicatelos(studio degli scopi dei fini) fa leva sull’ordine e sulla bellezza del mondo per innalzarsi ad una mente ordinatrice (Dio creatore) perfetta e infinita. Questa prova ha trovato fortuna nei critici ostili alla teologia tradizionale come gli illuministi che l’hanno espressase c’è un orologio deve esserci per forza un orologiaio. Secondo Kant Parte dall’esperienza dell’ordine del mondo e pretende di elevarsi all’idea di causa ordinante trascendente dimenticando che l’ordine della natura potrebbe essere una conseguenza della natura stessa e delle sue leggi immanenti Ammesso e non concesso che si voglia spiegare l’ordine del mondo come qualcosa al di fuori di lui metteremmo capo ad un supremo architetto ma così facendo dovremmo passare secondo la 2° prova, dall’architetto al creatore supponendone la validità ma è fallace Ammesso e non concesso che giungeremmo all’idea di creatore dovremmo passare dall’idea alla realtà attraverso la prima prova ma è fallace Qualsiasi prova razionale ha valore all’interno del finito ma finiti et infiniti nulla proportio al di fuori del finito non possiamo dimostrare nulla! L’idea cosmologicaspinge a passare incessantemente da un fenomeno naturale all’altro, dall’effetto di causa alla causa come se la totalità dei fenomeni costituisse un unico mondo L’idea teologicaaddita all’intera esperienza un ideale di perfetta organizzazione che non raggiungerà mai ma che perseguirà sempre come se tutto dipendesse da un unico creatore. Quando utilizza il termine idea fa riferimento a Platone che per un verso sono fallaci per l’altro rappresentano la nostra drammaticità nel non rapportarci all’essere È possibile una metafisica come scienza?può esistere e così si apre lo spazio degli interrogativi della vita umana In uno scritto dice che si pone 3 domande 1. cosa posso conoscere?critica alla ragion pura 2. cosa devo fare?critica alla ragion pratica 3. cosa devo sperare?regno del noumeno e della speranza , dove non ho certezze lo trovo nella 4° e 5° critica a carattere religioso e politico Allora l’ente non è conoscibile a livello razionale ma non possiamo nemmeno sostenere la tesi contraria FUNZIONE REGOLATIVA DELLE IDEE Le idee non servono a conoscere ma hanno una funzione regolativa quindi indirizzano la ricerca intellettuale verso quella unità totale che rappresentano L’idea psicologicaspinge a cercare i legami fra tutti i fenomeni del senso interno e a rintracciare una sempre maggiore unità come se fossero manifestazioni di un’unica sostanza semplice rapporto tra idee platoniche è inteso come un fuoco immaginario che attira al nostra immaginazione, e l’idea di speranza è molto stretto; richiama la fede argomento delle cose che non appaiono CRITICA ALLA RAGION PRATICA PREMESSA 1. la critica alla ragion pratica si trova completamente rovesciata rispetto a quella della ragion pura che criticava la ragione qualora fosse rimasta in se stessa senza render conto dell’esperienza, qualora prescindesse dall’esperienza perché il nostro apparato conoscitivo(categorie) ha senso se viene riempito dall’esperienza. Nella ragion pratica viene criticata la ragione se rimane troppo legata all’esperienza sensibile 1°critica dati sensibili(materia) danno origine al sistema conoscitivo 2° critica dati sensibili stanno alla base degli impulsi sensibili ed egoistici La ragione che vuole farsi morale viene criticata da Kant se rimane troppo legata all’esperienza per morale intendiamo quella tendenza ad essere necessaria e universale che non può assolutamente rimanere legata all’esperienza e all’individualità. Per Kant morale ed etica coincidono 2. Nella critica alla ragion pratica non troviamo l’estetica che sarebbe l’insieme della mia sensibilità; infatti quando sono colpito da qualcosa e provo piacere esso è indissolubilmente legato ai sensi e quindi ogni piacere e individuale, per questo no esiste un piacere universale. La scommessa di Kant è di vedere se è possibile una morale universale e necessaria, che deve prescindere dagli impulsi egoistici; infatti se noi siamo morali dobbiamo far tacere il nostro individualismo e la nostra contingenza. 3. Noi possiamo parlare di morale solo se siamo territorio di un conflitto tra l’istanza morale(dovere) e l’elemento magmatico che è l’insieme dei nostri piaceri. Se ci fosse solo piacere, saremmo schiacciati dalla nostra animalità infatti l’animale è legato all’istinto e non si pone alcun problema. Se fossimo totalmente morali, saremmo puramente santi e il problema morale non si porrebbe. Quindi il problema morale si pone perchè l’uomo è attraversato continuamente da questo fiume e da questo conflitto è continuamente sospeso tra essere e dover essere tendendo al dover essere si distingue da tutti gli altri animali; e questo dover essere è la condizione che raggiunge l’uomo quando abolisce la realtà del male. Se un uomo è santo, sceglie continuamente il bene e scarta continuamente il male; è meglio un male libero che un bene imposto perché esso elimina la scelta, e poi non posso obbligare gli uomini ad essere santi, santo è uomo che l’ha scelto e lo sceglie continuamente; altrimenti che senso e che merito avrebbe??? Kant definisce gli uomini il LEGNO STORTO DELL’UMANITA’ che vive impastato dal male e il volerlo raddrizzare a tutti i costi ci fa cadere in un perfettismo, nel bene imposto. Scopre la finitudine dell’uomo che è un essere finito che si deve confrontare con il suo egoismo . Kant ricerca una legge della morale valida per tutti e sempre a priori scritta dentro di noi e per fare ciò regolarizza la frase evangelica non fare agli altri ciò che non vuoi fosse fatto a te. L’uomo dal punto di vista morale non è RAZIONALE ma RAZIONABILE se fosse razionale non avrebbe dentro di sé questo continuo conflitto. Ognuno sperimenta quanto sia difficile fare il bene quando può fare il male senza che nessuno se ne accorga(DEMOCRITO) ANALITICA DELLA RAGION PRATICA Il motivo che sta alla base della ragion pratica è la persuasione che esista scolpita nell’uomo, una legge a priori universale e necessaria. Se parliamo di morale presupponiamo che nell’uomo ci sia il conflitto (tra dovere e piacere), e se conflitto allora c’è libertà. Per Dio non si pone il problema morale, ma per il santo sì infatti lui non sceglie automaticamente il bene ma continuamente!! Abbiamo detto che la morale è possibile se l’uomo è libero, ma cos’è la libertà? Esiste davvero? Allora se la libertà è il libero arbitrio è libero chi sceglie, ma non chi sceglie necessariamente il bene, perché sarebbe la scelta di un bene imposto; infatti un bene è autentico solo se prima di sceglierlo ho scartato il male. L’evoluzione della scienza ci fa veder ei limiti della libertà vincolata dalla relazione causa-effetto ma ad un certo punto di questa catena c’è una frattura che da inizio a qualcosa di nuovo Jean Paule Sartre: “ la libertà nell’ uomo è ciò che riesce a fare di ciò che gli altri fanno di lui “ Epicuro: ” perché siamo in un mondo libero? Perché appunto ne stiamo parlando” Anche se gli uomini risultano condizionati, tuttavia in piccola parte sono liberi appunto perché si pongono domande e parlano della libertà. Cos’è la libertà ? Assume significati diversi nelle diverse critiche La morale sussiste se posso scegliere tra bene autentico e male, per esempio gli animali non sono liberi, al contrario il santo è libero perché è un essere umano che conosce la possibilità del male ma sceglie continuamente il bene. La libertà è la RATIO ESSENDI della morale, la morale è la RATIO CONOSCENDI della libertà. La libertà esiste?dove la trovo? Nella critica alla ragion pura non c’è libertà, infatti se c’è libertà c’è un ordine dell’essere che non si riduce ai fenomeni La trovo nell’esperienza perché ad essa è legato l’elemento del conoscere L’uomo è libero? Se c’è libertà è molto limitata, infatti noi non decidiamo di nascere, il neonato non è libero ma si pone il problema di quando lo diventa!! Nella 1°CRITICA alla ragion pura la libertà trascendentale (libertà DA)è prevista nella tesi della 3° antinomia TESI Vi sono nel mondo delle cause con libertà ANTITESI Nel mondo non vi è libertà, tutto è natura O tutto è necessario o c’è una causalità libera, delle 2 l’una , ma dato che io posso rompere il legame causa effetto, divengo la causa dell’ effetto che sortirà quindi questa frattura non è altro che il “sorgere della libertà “ Nella 2°CRITICA alla ragion pratica la libertà diviene la legge morale, ovvero libertà DI darsi una norma per realizzare la legge morale,ma ovviamente se non è possibile la 1° libertà non lo è nemmeno la 2°. Nella 3°CRITICA la libertà DI inventare una nuova legalità come per esempio avviene nell’arte. Nella 4°CRITICA scritti sulla religione,la libertà è TRA il bene e il male, è un approfondimento della libertà della 2° critica, che diviene un de-condizionamento rispetto alla razionalità. L’elemento sensibile non è più l’egoismo ma un’altra legge, la morale che è indissolubilmente legata alla libertà perché sono entrambe all’interno di un circolo vizioso, c’è libertà se c’è morale, c’è morale se c’è libertà, infatti la libertà è la RATIO ESSENDI della morale, la morale è la RATIO CONOSCENDI della libertà. Il fulcro dell’analisi etica di Kant è l’equazione: moralità=incondizionatezza= universalità e necessità Per Kant la morale è ab-soluta quindi sciolta dai condizionamenti istintuali perché è in grado di decondizionarsi rispetto ad essi, la morale è inserita all’interno di una tensione bipolare tra ragione e sensibilità, ma se noi prescindessimo dalla sensibilità saremmo obbligati alla morale!! Cadremmo in un bene imposto ma non autentico molto lontano dal bene autentico scelto continuamente dal santo AUTONOMIAlegge morale dentro noi stessi ETERONOMIA legge morale che ci viene imposta dall’esterno La differenza fondamentale tra le 2 è la presenza nella prima della libertà Se nella ragion pura Kant critica la ragione quando vuole andare oltre l’esperienza, nella ragion pratica la critica perché è fanaticafanatici sono quelli che vogliono indurre comportamenti morali con la forza e hanno paura della libertà, dato che se si lasciano gli uomini liberi potrebbero scegliere il male preferiscono instaurare una dittatura del bene (imposto) cos’ facendo eliminano la possibilità che il male ritorni . LA CATEGORICITA’ DELL’ IMPERATIVO MORALE kant si chiede cosa debba uniformare i comportamenti? Si pone anzittutto due domande: - quanti e quali sono i principi pratici - qual è la specificità del principio morale? Per Kant vi sono tre tipi di principi pratici (praxis= azione, principi, da archè = ciò che comanda): - massime:prescrizioni di valore soggettivo, che l’agente ritiene valide per sé - imperativi ipotetici: sono prescrizioni di valore oggettivo, ma sono sempre direzionate verso un fine, hanno forma “se… devi….” - Imperativi categorici: prescrizione di valore oggettivo, che però ordina il sapere in modo incondizionato, è il “devi” puro. Poiché la morale deve essere incondizionata, cioè prescindere da: - impulsi sensibili - circostanze mutevoli sarà fondata sugli imperativi categorici. L’imperativo categorico ha i connotati della legge, in quanto: - incondizionato, - universale - necessario ma cosa comanda l’imperativo categorico della legge morale? 1) esso consiste nell’elevare a legge l’esigenza stessa della legge, cioè, l’uomo deve agire secondo una massima che vale per tutti. Ciò significa che, poiché l’imperativo categorico si identifica con la ragione stessa, l’imperatico morale è tale solo se valido per tutti, cioè universale. 2) questa formula la troviamo nella fondazione della metafisica dei costumi: “agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona, sia in quella di un altro, sempre anche come fine, mai solo come mezzo”. Questa formula incita semplicemente al rispetto della dignità della persona: non usare mai una persona soltanto per raggiungere i tuoi interessi egoistici. Il fine di cui parla Kant in questa affermazione, è una caratteristica della persona, la quale è scopo-a-sè-stessa, e deve essere riconosciuta come soggetto. 3) La terza formula invita ad agire cosicché “la volontà, in base alla massima, possa considerare essa stessa come legislatrice” In questa massima sottolinea che la legge morale deve anche corrispondere alla volontà, la quale è legislatrice, poiché è frutto spontaneo della ragione dell’uomo. La volontà non è costretta a sottostare ad una legge eteronoma, ma possiede una autonomia legislativa alla quale deve sottostare. LA FORMALITA’ DELLA LEGGE E IL DOVERE Per Kant, la legge ha solo valore formale: - non dice cosa si deve fare, ma come dobbiamo farlo. Il carattere formale della legge morale kantiana ne evidenzia i caratteri: - anti-utilitaristico se la legge ordinasse di agire in vista di un fine, si ridurrebbe ad una sequela di imperativi ipotetici e di conseguenza: - comprometterebbe la sua libertà, cioè non sarebbe più la volontà che detta legge a sé medesima, ma gli oggetti a dare la legge alla volontà - minerebbe il carattere di universalità, poiché i fini rientrano nel campo della soggettività. Quindi il cuore della morale kantiana stà nel dovere-per il dovere. Tuttavia la legge morale kantiana non porta alla felicità: - la felicità è contrassegnata da un buon egoismo - per compiere una azione morale occorre talvolta rinunciare alla felicità - occorre scegliere una felicità più alta, poiché la virtù è premio a sé stessa se sono felice sono pieno, la felicità è una dimensione individuale l’azione morale è invece sempre in relazione vi è quindi un potenziale conflitto tra essere e dover essere. Se questa legge fosse materiale, perderebbe di conseguenza il carattere di universalità, poiché limiterebbe la libertà Qui sta il rigorismo kantiano: l’azione morale deve essere priva di qualsiasi connotato sentimentale, poiché questo la inquinerebbe. Quindi la legge morale kantiana invita ad agire tenendo presente gli altri e rispettando la dignità umana che è in noi e nel prossimo. L’unico sentimento che può essere inserito nelle azioni morali è il rispetto per la legge, giudicato un sentimento a priori, che fa tacere tutti gli altri sentimenti egoistici La legge formale, nelle azioni concrete in cui si incarna è sempre fondata, e mai fondante, in quanto si basa sull’imperativo categorico, che è la fonte perenne della moralità dei popoli. Occorre notare che ciò che è morale è diverso da ciò che è legale. Allo stato interessa l’azione, mentre l’azione morale è giudicata dalla stessa coscienza: una azione è morale se vi è l’intenzione a far si che essa sia morale. L’etica di Kant si configura quindi coma una morale dell’intenzione, poiché la volontà buona ad aderire alla legge è l’unica cosa incondizionata buona al mondo. L’ AUTONOMIA DELLA LEGGE E LA RIVOLUZIONE COPERNICANA MORALE Il senso profondo dell’etica Kantiana e della sua sorta di rivoluzione copernicana morale consiste nell’aver posto nell’uomo e nella sua ragione il fondamento dell’etica, al fine di salvaguardarne la piena libertà e purezza. Libertà in senso negativo risiede nell’indipendenza della volontà dalle inclinazioni Libertà in senso positivo coincide con la capacità di autodeterminarsi, con la prerogativa autolegislatrice della volontà che fa sì che l’uomo sia norma di se stesso. Kant critica aspramente le morali ETERONOME,che pongono il fondamento del dovere in forze esterne all’uomo o alla sua ragione, facendo sì che la morale scaturisca da principi materiali e non dalla pura forma dell’imperativo categorico. Raccolto i vari motivi etici individua i limiti di ciascuna posizione che risiedono nel fatto di non riuscire a preservare l’incondizionatezza della legge morale e degli attributi in cui essa si concretizza . SOGGETTIVI Esterni: dell’ EDUCAZIONE (Montaigne)& del GOVERNO CIVILE (Mandeville) Interni: del SENTIMENTO FISICO(Epicuro) & del SENTIMENTO MORALE(Hutcheson) OGGETTIVI Esterni: della VOLONTA’ di DIO(i moralisti teologi) Interni: della PERFEZIONE(Wolff e gli stoici) Se la morale fosse condizionata dai fattori soggettivi non sarebbe più libera e universale perché sarebbero fattori mutevoli e forze soggette al cambiamento, poi potrebbero spiegare la moralità di alcuni uomini ma non giustificherebbero il suo carattere universale e obbligatorio. Se la morale fosse condizionata dai fattori oggettivi non sarebbe più libera e universale perché il concetto di perfezione è un’idea vuota a meno che non la identificassimo con quella di morale ma cadremmo in una tautologiala moralità risiede nella legge morale. La volontà divina risulta indeterminata , per cui O viene determinata sottobanco dicendo che Dio è la perfezione stessa che l’uomo deve seguire ma si cade in un circolo vizioso la morale consiste nel seguire la morale (Dio) O viene determinata in modo volontaristico bisogna essere sottomessi alla volontà di Dio ma così la morale cessa di essere libera e disinteressata poiché l’obbedienza diviene frutto di una costrizione o di un calcolo dettato dal timore delle punizioni o dalla speranza di premi. Dato che esistono diverse religioni con varie interpretazioni della volontà di Dio verrebbe meno l’universalità del valore morale IL CRITICISMO ETICO DI KANT RAZIONALISMO fondava la morale sulla religione ma la faceva dipendere dalla metafisica, perché la fondava sull’ordine del mondo, su Dio EMPIRISMO sganciava la morale dalla metafisica l’aveva connessa al sentimentola SIMPATIA di Hume KANT sotto l’influenza dei moralisti inglesi e di Rousseau afferma che la morale si basa unicamente sull’uomo e sulla sua dignità di essere razionale finito e non dipendente da preesistenti conoscenze metafisiche In sede etica il Kantismo non nasce da una sintesi tra razionalismo e empirismo, ma da un continuo critico misurarsi con le più disparate espressioni della filosofia moderna, che produce una forma di pensiero originale non riducibile alle precedenti. L tema dell’autonomia morale(che esclude ogni causa esterna) scioglie l’apparente paradosso della ragion pratica secondo cui non sono i concetti di bene e male a fondare l’etica ma l’etica a dare un senso i concetti di bene e male. Con l’affermazione che la morale che fonda il bene e il male si conclude l’analitica DIALETTICA DELLA RAGION PRATICA LA TEORIA DEI POSTULATI PRATICI E LA FEDE MORALE Kant nella dialettica prende in esame l’assoluto morale o il SOMMO BENE che è l’addizione tra virtù e felicità,ma nel nostro mondo virtù e felicità non sono mai congiunte perché lo sforzo di essere virtuosi e la ricerca della felicità sono 2 azioni distinte,e per lo più opposte in quanto l’imperativo etico implica la sottomissione delle tendenze e l’umiliazione dell’egoismo. Questi 2 elementi costituiscono l’antinomia etica per eccellenza che forma l’oggetto specifico della dialettica della ragion pratica; l’unico modo per uscire da tale antinomia è quello di postulare un mondo dell’aldilà dove possa realizzarsi ciò che nell’aldiquà risulta impossibile ovvero il raggiungimento del sommo bene. I POSTULATI ETICI Tra il termine postulato dal linguaggio della matematica classica assiomi sono le verità fornite dall’auto-evidenza. postulati sono i principi che pur essendo indimostrabili vengono utilizzati per render possibili determinate entità o verità geometriche . per Kant sono quelle proposizioni teoretiche non dimostrabili che si inseriscono nella legge morale come condizioni della sua stessa esistenza e pensabilità; sono 3: L’IMMORTALITA’ DELL’ANIMA: poiché solo la santità rende degni del sommo bene, poiché non è mai realizzabile nel nostro mondo, si deve per forza ammettere che l’uomo oltre allo spazio finito dell’esistenza disponga di uno spazio infinito in cui progredire verso la santità L’ESISTENZA DI DIO: la realizzazione della prima condizione del sommo bene è la santità, implica il postulato dell’immortalità dell’anima,la realizzazione del secondo elemento del sommo bene ovvero la felicità proporzionata alla virtù,comporta il postulato dell’esistenza di Dio. LA LIBERTA’: è la condizione stessa dell’etica , che nel momento stesso in cui prescrive il dovere presuppone che si possa agire o meno in conformità di esso e che si sia sostanzialmente liberi infatti Kant afferma che se c’è la morale ci deve essere per forza anche la libertà IL PRIMATO DELLA RAGION PRATICA La teoria dei postulati mette a capo al primato della ragion pratica nella prevalenza dell’interesse pratico su quello teoretico e nel fatto che la ragione pratica ammette proposizioni che non potrebbe ammettere nel suo uso teoretico, ma ovviamente i postulati non possono valere come conoscenza!! la terza critica si propone di mettere in relazione le due componenti di necessità e libertà. Ma se fossero verità dimostrate o certezze, la morale scivolerebbe verso l’eteronomia e sarebbe nuovamente la religione o la metafisica a fondare la morale,per questo Kant sostiene che non sono le verità religiose a fondare la morale ma la morale sotto forma di postulati a fondare le verità religiose. La facoltà che permette questa comunicazione è il sentimento: inteso come termine tecnico, cioè quella facoltà che permette all’uomo di fare l’esperienza della finalità, la quale: - nella prima critica era esclusa - nella seconda postulata Lontano dalla affermazione di Dostoiesky se Dio non c’è tutto è permesso (la morale è fondata su Dio) Tuttavia il sentimento non ha valore conoscitivo o teoretico, ma è quella facoltà che permette l’incontro di libertà e necessità: - si configura come una esigenza umana da notare che permette l’incontro tra libertà e necessità, non la conciliazione: - questa dovrebbe avere valore oggettivo - il sentimento invece è puramente soggettivo La critica del giudizio 1. il problema e la struttura dell’opera a. premessa Si noti che: - nella critica della ragion pura emerge la visione della realtà come meccanismo, è un mondo della necessità dominato dal principio di causalità - nella critica della ragion pratica invece vi era una visione della realtà in termini di indeterminatezza, perché la morale si fondava sulla libertà dell’uomo e sull’esistenza di Dio In altri termini, sembra che nelle due critiche vi sia una scissione tra: - libertà - necessità b. la facoltà del sentimento Questo sentimento lo si incontra anche nelle poetiche dei vari letterati: - fanno invocazione alle muse, si sentono lo strumento di queste - quindi sono sì liberi, ma anche necessitatia cantare ciò che la musa detta L’artista è pervaso da un elemento consapevole,ed uno inconscio, che lo obbliga necessariamente ad esprimersi. Quindi - I critica: osserva il fenomeno - II critica: và oltre il fenomeno - III critica: interseca fenomeno e noumeno. c. tipi di giudizi I giudizi sentimentali sono contrapposti ai: - - giudizi determinanti: questi sono i giudizi delle due critiche precedenti, che determinano gli oggetti fenomenici mediante le forme a priori universali I giudizi riflettenti: sono i giudizi sentimentali, riflettono su una natura già costituita dai giudizi determinanti e li adattano alle nostre esigenze universali di finalità e armonia Se nel caso dei giudizi determinanti il concetto è già dato dalle forme a priori, nel caso dei giudizi riflettenti l’universale va cercato a partire dal particolare. Kant, nella sua terza critica, tratta quindi i giudizi riflettenti: - facoltà dell’intelletto intermedia tra intelletto e ragione, tra conoscenza e morale. d. Il conflitto dei valori È evidente che questo apre, e in un certo modo indica una soluzione allo scontro tra i valori: - a kant si può obbiettare che la sua morale è troppo dogmatica qui risponde, facendo notare che talvolta il valore va preso con le pinze, e la risposta va trovata analizzando situazione per situazione Quindi un principio morale non può sempre essere applicato integralmente, conviene valutare situazione per situazione, e trovare la risposta adeguata. e. il giudizio Kant individua due tipi di giudizio riflettente: - giudizio estetico: riguarda la bellezza, la immediata percezione della finalità della natura - giudizio teleologico: riguarda gli scopi della natura, pensato concettualmente mediante la nozione di scopo. Entrambi sono giudizi puri, derivati a priori dalla nostra mente, ma ognuno si rapporta con il finalismo in maniera differente: - estetici: la finalità è un venire incontro dell’oggetto alle aspettative del soggetto (finalità soggettiva) - teleologici: la finalità appartiene ad un carattere proprio dell’oggetto (finalità oggettiva o reale) Il termine estetica in Kant lo troviamo: - Estetica trascendentale: sensazioni, colpiti dall’oggetto - Cr ragion pratica: sensibilità come difesa dall’egoismo - Giudizio riflettente estetico: sensibilità vista dal punto di vista dell’esperienza artistica f. partizione dell’opera - Può capitare che nell’agire si scontrino valori differenti che sono posti sullo stesso piano: - esempio della fidanzata - del malato e della verità - esempio della morale della chiesa - critica del giudizio estetico o analitica (bello e sublime) o dialettica (antinomie del gusto) critica del giudizio teleologico o analitica (giudizio sulla finalità della natura) o dialettica (antinomia del giudizio) - appendice sulla “metodologia del giudizio teleologico” 2. L’analisi del bello e i caratteri del giudizio estetico a. le definizioni della bellezza e i caratteri del giudizio estetico Il termine “estetica” assume nuovamente il senso di: - dottrina dell’arte e della bellezza Il bello non è ciò che piace, ma ciò che piace nel giudizio di gusto. Si propone di chiarire la natura del giudizio estetico, dando 4 definizioni di bellezza b. il disinteresse secondo la qualità: oggetto di piacere disinteressato e contemplativo. Ci si cura solamente della rappresentazione. c. l’universalità extraconcettuale secondo la quantità: è bello ciò che piace universalmente, senza concetto. Deve piacere a tutti e non essere sottomesso ad un concetto o dipendente da una conoscenza. Il giudizio di gusto è sentimentale, extralogico. d. la finalità senza scopo secondo la relazione: forma della finalità di un oggetto, rappresentato senza scopo. Nonostante la bellezza esprima un armonia tra le parti (finalità), non soggiace ad un concetto determinato (scopo) e. la necessità extralogica Secondo la modalità: il bello è ciò che, senza concetto, è riconosciuto come oggetto di un piacere necessario. Il bello deve essere condiviso da tutti, sebbene non vi sia una regola logica che lo faccia apparire tale. Tuttavia, l’emozione non è intellettualmente giustificabile. In ogni giudizio di gusto, ciò che conta è l’impressione del soggetto, non il concetto dell’oggetto Non vi possono essere manuali per descrivere la bellezza, ma solo una continua contemplazione. 3. L’universalità del giudizio estetico a. La pretesa dell’universalità Per Kant la bellezza è una caratteristica che deve essere vissuta da tutti nel giudizio estetico. Ognuno quando formula un giudizio estetico vuole sia condiviso, senza fondarlo su precetti logici o canonici. b. Distinzione tra piacevole e piacere estetico 1) Kant distingue nettamente il piacere estetico ed il piacevole - - piacevole: ciò che piace ai sensi nella sensazione, da luogo a giudizi estetici empirici, legati all’individualità del gusto. È contaminato dai sensi piacere estetico: è qualcosa di puro, legato alla sola forma di un oggetto. Poiché non riguarda la materialità ha dunque una certa pretesa di universalità. c. bellezza libera e aderente Kant distingue tra: - bellezza libera: che viene appresa senza alcun concetto - bellezza aderente: che necessita di riferimenti a concetti o capacità di interpretazione. Soltanto la prima è pura, la bellezza aderente ha dei connotati che possono variare nel tempo e nelle civiltà 4. la giustificazione dell’universalità del giudizio di gusto e la rivoluzione copernicana estetica a. deduzione dei giudizi estetici puri Dopo avere esposto la pretesa di universalità, ora doveva trovare una giustificazione della possibilità di questa universalità. Risolve il problema parlando di comune struttura della mente umana: - rapporto dell’immaginazione con l’intelletto, per il quale la cosa bella genera una sensazione di armonia - poiché la mente è uguale per tutti è giustificata la pretesa di un senso comune estetico b. l’antinomia del gusto tesi: il giudizio non si basa sopra concetti, altrimenti di esso si potrebbe disputare antitesi: il giudizio si basa su concetti, altrimenti non sarebbe necessaria l’approvazione altrui. Dice che il giudizio, non basandosi sopra concetti, si basa su una facoltà di giudizio che è comune a tutti gli uomini. c. la rivoluzione copernicana estetica Fondando il giudizio di gusto e la sua universalità sulla mente umana Kant attua una rivoluzione copernicana estetica: - il bello non è una proprietà ontologica ed oggettiva - frutto di un incontro delle cose con la mente umana La bellezza è nella percezione e nella mente dell’uomo, non in natura: le cose sono belle quando sono in relazione con l’uomo. Non è un favore che la natura fa all’uomo di porgli delle cose belle, ma l’uomo lo fa alla natura innalzandola al suo livello. L’eteronomia del giudizio estetico distruggerebbe la libertà come lo farebbe con la morale. 5. il sublime, le arti belle e il “genio” a. intro Il sublime è generalmente un valore estetico prodotto da qualcosa di smisurato, incommensurabile. È una tematica molto presente nell’estetica e fu oggetto di discussione nel settecento. Etimologicamente: - ciò che sta oltre l’architrave della porta - ciò che sta sotto il fango Il sublime si muove in una situazione verticale, di vertigine e voragine allo stesso tempo. b. sublime matematico Nasce in presenza di qualcosa di smisuratamente grande: - montagne, laghi, via lattea, galassie… Genera in noi un sentimento ambivalente: - piacere: la ragione si rapporta all’infinito - dispiacere: la nostra immaginazione non riesce ad abbracciare le infinite grandezze Il dispiacere si converte in piacere poiché le entità naturali risvegliano in noi l‘idea di infinito, che è superiore a ciò che è immaginabile e percepibile sensibilmente.. La coscienza di essere portatori dell’idea di infinito: - consapevolezza della nostra grandezza spirituale - convertiamo la stima per l’oggetto in stima per noi stessi, cioè il soggetto c. sublime dinamico Il sublime dinamico nasce in presenza della immensa forza della natura: - eruzioni - uragani - onde ecc… Se contempliamo queste situazioni (preferibilmente al riparo): - inizialmente senso di piccolezza materiale nei confronti della natura - successivamente sentiamo in modo pascaliano di essere portatori di ideali morali e della ragione Assistiamo ad una continua dialettica tra finito e infinito, il sublime sfonda le frontiere del bello. L’emozione data dal sublime diventa da depressiva ad esaltativa. d. I caratteri comuni tra i due sublimi I due sublimi presuppongono comunque una grandezza d’animo, altrimenti sarebbero colti come portatori di paura. Vi è una continua dialettica tra: - infinito-finito - potenza impotenza - piacere-paura L’esperienza che abbiamo: - tramite l’immaginazione ci fa sentire piccoli - tramite la ragione ci eleva a grandi più grandi del grande stesso, poiché l’infinito naturale viene colto. e. differenza dal bello Il sublime si differenzia profondamente dal bello poiché: - il bello trova il piacere e la serenità, presentando un equilibrio Il sublime nasce dalla sproporzione, dalla rappresentazione del’informe. Il sublime vive nel contrasto tra ragione e immaginazione, e provoca nell’uomo: - commozione - instabilità Il talento è la facoltà produttrice dell’arte, facoltà che nel genio è innata, il genio è obbligato ad esprimere la natura, lo sente da dentro, secondo la regola dell’arte. Prerogative del genio: - originalità o creatività - impossibilità di dimostrare scientificamente il proprio capolavoro 6. il brutto Adorno definisce la bellezza estetica paragonandola alla pelle d’oca. Sia kant che Leopardi presentano la sensazione del sublime con una definizione ossimorica: - piacere negativo. - Siepe/illimitati spazi - Il cor che si spaura/il naufragare che è dolce è una tematica che si apre nell’estetica dell’800 ma diventerà dominante nel novecento. Il sublime sfonda il bello, ma il brutto sfonda il sublime. - V’è sempre presente la dialettica finiti et infiniti. f. bello artistico Il bello di cui kant ha sempre parlato è il bello naturale. Il bello artistico tale perché ha apparenza della spontaneità della natura. La natura è bella quando appare come un arte. g. il genio Il bello ha origini pagane, riguarda l’essere, il finito, il fenomeno Brutto e sublime, riguardano il non essere, il nulla, il noumeno È forse il cristianesimo, con l’esempio della croce che ci da la possibilità di conoscere il brutto ed il sublime Nel crocefisso di Holbain il Cristo è sofferente, brutto, ma in questa passione stà il bello: il brutto è bello (Shackespeare “fair is foul and foul is fair) L’arte spontanea ha origine dal “genio”. Fu Lutero ad introdurre questo concetto con la teologia crucis: è proprio nel brutto che risiede la bellezza, questo è il paradosso del cristianesimo Il genio è colui che ha talento, cioè un dono naturale che regola l’arte. Il trono di cristo è la sua croce La corona è una corona di spine. Questo contraddice apertamente la cultura classica, poiché non c’è proporzione, c’è disarmonia. 7. analisi del giudizio teleologico: il finalismo come bisogno connaturato della nostra mente La finalità del reale: - appresa immediatamente nel giudizio estetico - pensata mediatamente nel giudizio teleologico, in virtù del concetto di fine. L’unica visone scientifica è quella determinista Nell’uomo tuttavia, vi è una tendenza a pensare le cose in vista di un fine, cerca di scorgere nella natura le cause finali Di fronte ad un individuo non possiamo non pensare che vi sia un fine che subordini le parti al tutto. Così di fronte all’ordine generale della natura non possiamo fare a meno di pensare a un Dio che ha una certa intenzione. In vista dell’etica, pensiamo addirittura che tutto sia presupposto per l’uomo, senza il quale la natura stessa sarebe desertica. Kant però ribadisce che il giudizio teleologico non ha alcun fondamento razionale certo, ma è frutto di una tendenza umana. Tuttavia non possiamo non porci domande teleologiche perché il meccanicismo no esaurisce determinate domande di senso. Occore considerare il giudizio teleologico come un promemoria critico che: - ricorda l’insuperabilità dell’orizzonte scientifico - esprime i limiti della visione scientifica Kant vede il finalismo come una condizione possibile della cosa in sé: - i Romantici trasformeranno invece il giudizio teleologico in altrettante realtà.