Immanuel Kant
Kant è un pensatore che da un lato chiude la filosofia moderna,
dall’altro apre quella contemporanea.
È costantemente ripreso perché tratta tutti i temi della filosofia.
1. vita e opere
Nasce A Konisberg nel 1724
Fu educato con lo spirito religioso del pietismo al Collegium
Fridericianum.
Nel 1740 inizia a studiare all’Università di Konigsberg con il prof
Martin Knutzen, che lo iniziò agli studi di:
- filosofia
- matematica
- fisica newtoniana
1755 ottiene la libera docenza all’università della sua città
1766 diviene sottobibliotecario alla Biblioteca reale
L’unica polemica è stato il divieto di pubblicare religione nei limiti
della ragione, imposto dal governo prussiano nel 1794.
La libertà di stampa fu subito ripristinata, e kant ne da favore nel
conflitto delle facoltà nel 1798.
Muore nel 1804, e sulla sua tomba fu scritta la citazione della Critica
della Ragion pratica: “il cielo stellato sopra di me e la legge morale
dentro di me”.
2. gli scritti precritici
L’opera di Kant viene divisa in:
- periodo precritico
- periodo critico, a partire dal 1770.
Nel periodo precritico insegnava di tutto, e si occupava dei temi più
disparati.
a. “storia naturale e universale e teoria dei cieli”
(1755)
1770 diventa ordinario di logica e metafisica, e rimarrà tale fino alla
morte.
è il trattato che da origine alla teoria scientifica denominata Kant-La
Place
La sue esistenza è tranquilla, non si discosta mai e segue abitudini
alimentari regolate.
Descrive l’origine del mondo a partire da una nebulosa primitiva,
vuole descrivere in modo scientfico come il mondo è divenuto
Tuttavia, se si va alle origini, è necessario un essere superiore.
Non u però estraneo alle vicende politiche:
- simpatizza per la rivoluz francese
- benedice la guerra di indipendenza americana
Il suo ideale politico (descritto in “per la pace perpetua” ) è:
- libertà dei membri della società
- indipendenza di tutti come sudditi
- legge dell’eguaglianza dei cittadini
Il libro è importante principalmente per due ragioni:
1) Descrive l’immanente in modo scientifico
2) Divide tra fisica e metafisica, ovvero tra esperienza e
trascendenza
b. L’ottimismo
Nell’ottimismo, del 1759, kant discorre a proposito della questione
posta da Voltaire a favore di un ottimismo radicale.
Si mette dal punto di vista di chi ha considerato il mondo nella sua
totalità e conclude che non ve ne può essere uno migliore.
Infine Kant ripudierà lo scritto: dirà che è impossibile ogni teodicea,
che le motivazioni da lui addotte, in piena onestà intellettuale, non
erano pertinenti
Kant si paragona a Giobbe nella sua vicenda: non vuole accettare le
giustificazioni degli amici, ma vuole direttamente una risposta da Dio.
Vuole trovare delle vere ragioni del male sulla terra, ma Dio non
risponde. Tuttavia crede.
c. Tentativo per introdurre nella filosofia le grandezze
negative
Kant introduce all’interno del razionalismo degli elementi di
empirismo.
d. Indagine sulla distinzione dei principi nella
teologia naturale e della morale
Contrappone il metodo della filosofia a quello della matematica.
-
-
la matematica: procede costruendo concetti a partire dalle
definizioni, analizzando e chiarendo ciò che è contenuto nei
concetti dell’intelletto. (costruendo l’oggetto si ha già concetto
e def.)
la filosofia: procede analizzando concetti dati, metodo
analitico. In filosofia non si può cominciare dalla spiegazione o
definizione di concetti che si presentano confusamente.
o Non procede dimostrativamente
o Fatica a darsi delle definizioni
Kant distingue tra:
-
opposizione logica
opposizione reale
L’opposizione logica è una negazione senza posizione, soggiace al
P.D.N.C.:
- distrugge il soggetto stesso del giudizio
- il risultato è il nihil negativum,
- sono le negazioni delle verità di ragione
L’opposizione reale è tale che i due predicati di un soggetto sono
opposti, ma non contraddittori:
- sono tutti e due positivi, rappresentabili, pensabili
- risulta il nihil privativum, razionalmente pensabile
L’opposizione reale non soggiace completamente al PDNC, non può
essere ricondotta ad una negazione puramente logica:
- si deve affermare che esistono grandezze reali negative.
Nonostante la difficoltà della filosofia, è la ricerca delle verità
indimostrabili il compito di un buon filosofo: è la scienza più difficile,
perché nessuno ne ha mai scritta una certa.
e. L’unico argomento possibile per dimostrare
l’esistenza di Dio
Critica il celebre argomento ontologico della dimostrazione
dell’esistenza di Dio, enunciato nella forma Cartesiana:
“se Dio è perfetto possiede tutte le perfezioni e non può mancare
dell’esistenza, altrimenti sarebbe un perfetto-imperfetto, il che è
contraddittorio”
Kant osserva che il predicato dell’esistenza si differenzia da tutti gli
altri predicatI: non indica una qualità, ma una posizione assoluta della
cosa.
L’esistenza, non è una qualità della cosa reale rispetto a quella
possibile: è l’essere reale della cosa.
Soltanto nell’esperienza, sarà possibile dimostrare l’esistenza di Dio.
Se una cosa è possibile, non è detto che sia reale: L’esistenza non è
un predicato logico.
È proprio facendo una autocritica simile che smentisce il suo stesso
argomento.
Kant ritiene di poter riformulare comunque un argomento che provi
l’esistenza di Dio:
- non muove come Cartesio dal possibile-principio all’esistenzaconseguenza.
- Va dal possibile-conseguenza all’esistenza-principio.
Analisi del concetto di possibilità. Distingue:
- aspetto formale: è possibile ciò che non è contraddittorio
- aspetto materiale: devono esistere gli aspetti non
contraddittori per averne la conoscenza;
argomento:
1) è impossibile che nulla sia possibile
2) dunque è necessario che qualcosa sia possibile
3) dunque è necessario che qualcosa esista
4) qualcosa necessariamente esiste
5) questo ente è Dio
Nonostante Kant afferma che è possibile inferire la possibilità solo a
partire dall’esistenza, sostiene che qualcosa è necessariamente
possibile.
Non necessariamente deve esistere di fatto qualcosa che sia
possibile.
-
kant sostiene qui “è impossibile che nulla sia possibile”
che equivale a dire “se c’è del possibile necessariamente il
possibile esiste”
ma esiste del possibile? Lui stesso ci insegna a constatarlo soltanto
nell’esperienza.
f.
Sogni di un visionario chiariti con i sogni della
metafisica
Nello scritto del 1765, Kant prende le distanze dal razionalismo puro,
e si avvicina all’empirismo.
È uno scritto satirico che prende di mira le visioni spiritistiche e
mistiche dello svedese Swedenborg, assimilandovi le metafisiche di
Wolff e Crusius.
A wolff e Crusius imputa di aver messo poca esperienza e troppi
concetti surrettizi, possibilità e impossibilità nelle metafisiche.
Li reputa dei sognatori ad occhi aperti: per Kant la metafisica deve
essere rapportata a quello che si può conoscere, e che deve essere
basata sui concetti umani dell’esperienza, unico materiale grezzo.
La metafisica è la scienza dei limiti della ragione umana: la metafisica
deve trattare i temi che rientrano nei confini dell’esperienza umana.
La morale non può essere frutto di una metafisica, deve essere una
fede.
3. La Dissertatio del 1770 e la grande luce
Kant redige la Dissertatio de mundi sensibilis atque intelligibilis forma
et principi per insediarsi alla cattedra di logica e metafisica.
È un’opera intermedia tra il moderno e il contemporaneo, una sorta di
bilancio.
La dissertazione indaga i principi su cui l’intelletto fonda la metafisica:
vuole stabilire la differenza tra
- Conoscenza sensibile: è costituita dalla ricettività del
soggetto delle affezioni mandate dagli oggetti circostanti.
Presenta i fenomeni, le cose come appaiono, non come sono
in sé. Kant non dimostra.
- Conoscenza intelligibile: facoltà che permette di
rappresentare quegli aspetti delle cose che non sono coglibili
con i sensi. Rappresentano le cose sicuti sunt, sono concetti
dell’intelletto. Su questi si fonda la metafisica.
1783 prolegomeni ad ogni metafisica futura che si presenterà come
scienza – versione semplificata della prima critica
1785 fondazione della metafisica dei costumi
1787 critica della ragion pratica
1790 critica del giudizio
1793 la religione nei limiti della semplice ragione
In una lettera del 1769, kant affermava di aver visto la “grande luce”,
riferendosi ai concetti di “spazio” e ”tempo”.
1797 la metafisica dei costumi
1798 antropologia dal punto di vista pragmatico:
- antropologia fisiologica diretta a determinare la natura
dell’uomo
- antropologia pragmatica: studia l’uomo nel costituirsi della
sua volontà libera.
Kant espone in seguito le sue scoperte per quanto riguarda la
conoscenza sensibile:
1784 risposta a che cos’è l’Illuminismo
1795 per la pace perpetua – pensiero politico
-
è intuizione, è conoscenza immediata.
Queste avvengono forzatamente all’interno dello spazio e
del tempo.
Cosa sono spazio e tempo? Non sono realtà ontologiche
(proprietà delle cose), nemmeno semplici rapporti.
Spazio e tempo sono le forme della sensibilità, sono a priori
rispetto ai sensi, le condizioni affinché questi abbiano luogo;
Spazio e tempo vengono a coincidere con i modi con cui il soggetto
coglie sensibilmente le cose.
Non è il soggetto che si adegua alle cose, ma è l’oggetto che si
adegua al soggetto.
4. gli scritti del periodo critico
dal 1770 all’81 non pubblica niente, perché prepara la Critica della
ragion pura.
81 e 87 edizioni della Critica della ragion pura.
5. Criticismo come “filosofia del limite”
Il termine critica deriva dal gr. Cryno, crynein, e significa giudicare,
distinguere, valutare.
Indagare il fondamento di certe esperienze umane e trovarne:
- possibilità
- limiti
- validità
In Kant è centrale l’elemento del Limite: la critica nasce appunto per
trovare il campo di validità all’interno di cui si può avere la
conoscenza.
Il Criticismo kantiano si configura come una filosofia del limite volta a
determinare il carattere finito della conoscenza umana ed i limiti della
potenza dell’individuo.
Non è una posizione scettica:
-
tracciare il limite significa garantire, entro il limite stesso la
validità
Chiodi “il criticismo reperisce nel limite della validità la validità
del limite”
Novalis: “cercavo l’assoluto e trovavo solo cose…” è il classico
esempio del malessere del filosofo.
6. critica della ragion pura
È concorde con hume nel risvegliare dea sonno dogmatico, però con
i limiti può operare all’interno di essi.
Questo libro è stato preparato dal 1770 al 1781, anni in cui Kant
rimacina senza sosta il problema.
Il limite non solo non permette di andare oltre, ma garantisce anche
la validità della conoscenza al suo interno.
Impiega tutto il tempo a capire ciò che ha intuito.
a. Prefazioni
Esempio della colomba
Il Kantismo si inserisce in un momento particolare, determinato da:
- Rivoluzione scientifica
- Crisi della metafisica tradizionale
Tutte le condizioni portano ilo criticismo ad indagare sui limiti della
morale, della metafisica, dell’estetica ecc…
Il Kantismo si può anche definire come la naturale conseguenza
dell’empirismo inglese.
Il Kantismo, a differenza dell’empirismo, si preoccupa di indagare più
a fondo i limiti e fissare i criteri di validità.
Differisce dall’illuminismo perché vuole portare la ragione stessa di
fronte al tribunale della ragione, ma ne converge perché ritiene che
solo con la ragione si possono tracciare i limiti.
Per Kant i limiti della ragione sono anche i limiti dell’uomo: chi li vuole
superare è un illuso, tuttavia questa illusione è positiva prechè spinge
all’indagine.
È un filosofo tragico: l’essere è più ampio del poter conoscere.
Kant afferma che la scienza nel 600/700 ha fatto notevoli progressi,
ma se la si paragona alla metafisica dei limiti, la scienza giace
sconfitta.
Nella scienza c’è progresso, nella metafisica ci sono lotte.
b. domande chiave.
i. È possibile una metafisica come scienza?
(domanda generale del libro)
ii. Come è possibile la scienza?
iii. La scienza si basa su giudizi sintetici a priori
iv. Cosa è un giudizio?
v. Quali tipi di giudizio i sono?
c. introduzione
i. il problema dell’opera
La critica della ragion pura è una analisi critica dei fondamenti del
sapere.
Ai tempi di Kant, il sapere si divideva in:
- scienza
- metafisica
La scienza: con Galileo e Newton aveva fatto degli enormi progressi,
ed appariva un sapere fondato.
La conoscenza scientifica consta di giudizi universali e necessari, ed
aumenta sempre il suo sapere.
Teoria dei giudizi
La metafisica: con il suo voler procedere oltre l’esperienza con le
soluzioni antitetiche dei vari filosofi ai diversi problemi sembrava
percorrere una via insicura.
Dopo le affermazioni scettiche di Hume, entrambe erano state private
del proprio fondamento:
- Kant si propone un riesame globale della struttura e della
validità della conoscenza.
Il confronto tra Kant e Hume è fatto di contrasti e affinità:
- Kant respinge lo scetticismo scientifico ritenendo che la
scienza abbia ormai dimostrato che sia valida.
- Condivide lo scetticismo metafisico: preferisce indagare sulla
spinta che porta l’uomo a porsi i problemi metafisici.
La ricerca di Kant tende dunque a stabilire:
- come siano possibili mate e fisica in quanto scienze
- come sia possibile la metafisica in quanto scienza e
disposizione naturale.
Da ciò le cinque domande di base.
ii. La sintesi a priori ed il suo fondamento
Kant scopre che la conoscenza scientifica consiste nell’essere una
sintesi a priori, e tutto sta nello scoprire quale è il fondamento che la
rende possibile:
- sia per fondare mate e fisica
- sia per rendere possibile una metafisica come scienza.
Problema
Un giudizio consiste nella unione di due concetti che fungono da:
- soggetto
- predicato
1) il concetto che funge da predicato può essere contenuto nel
soggetto: è ricavabile dall’analisi del soggetto. Giudizio
analitico (estensione e corpo).
2) Il predicato può non essere implicito nel soggetto: aggiunge al
soggetto. Giudizio sintetico (pesante);
caratteristiche
1) il giudizio analitico è formulato a priori, non necessita
dell’esperienza. È universale e necessario. La scienza non
può essere fatta di giudizi non amplificativi
2) i giudizi sintetici amplificano il sapere, ma si fondano
sull’esperienza; sono quindi a posteriori, non possono essere
universali e necessari. la scienza necessità di giudizi univ. e
necessari
3) la scienza si basa su un terzo tipo di giudizi che possiedono:
a. apriorità – universalità e necessità
b. fecondità – sinteticità
Sono quindi questi i giudizi “sintetici a priori”
A) matematica: 2+3=5, è una sintesi a priori, perché il risultato mi
dice qualcosa di nuovo (lo intuisco) ma il calcolo avviene nella
mente.
B) Geometria: che una linea sia più breve tra due punti, è una
sintesi a priori:
a. Retta non contiene determinazioni di quantità, ma di
qualità.
c)
b. Con l’intuizione, colgo la brevità
fisica: in tutti i cambiamenti la materia rimane invariata:
a. nel concetto di materia non v’è quello di permanenza
b. per aggiungere questo concetto, faccio una sintesi a
priori
il fondamento
tutte le scienze, metafisica compresa, si fondano sui giudizi sintetici a
priori: ora si tratta di scoprirne il fondamento, che ci permette di
stabilire i limiti della conoscenza per l’uomo.
1) analitici a priori: si fondano sul pdnc e sul principio di identità
2) sintetici a posteriori: si fondano sull’esperienza
3) sintetici a priori:
- non si basano sul principio di identità perché sogg e pred
non dicono la stessa cosa.
- Non si basano sull’esperienza perché sono a priori,
universali e necessari
Il vero problema di Kant è dunque di trovare il fondamento x di un
giudizio con cui trae da un soggetto un predicato che gli è estraneo e
tuttavia congiunto.
iii. La rivoluzione copernicana
come un oggetto possa essere percepito, allora la
conoscenza è possibile.
2) percorre la seconda via:
a. prima era il soggetto che doveva ruotare intorno
all’oggetto
b. Kant attua la rivoluzione e inverte i ruoli: L’oggetto
ruota intorno al soggetto.
Kant ritiene che sia l’oggetto che si adatti quando viene conosciuto
alle leggi del soggetto che lo percepisce.
3) I caratteri di universalità sono garantiti nel rapporto che il
soggetto ha con l’oggetto, con le forme a priori.
Kant distingue tra:
- fenomeno: realtà che ci appare tramite le forme a priori,
è una realtà nel rapporto con il soggetto conoscente
- cosa in sé: è la cosa considerata indipendentemente da
noi e dalle nostre forme a priori, è una cosa possibile ma
non conoscibile: tuttavia rappresenta il necessario
correlato al fenomeno
4) l’inconoscibilità delle cose in sé stesse è data dalla necessità
di una scienza universale o necessaria.
Problema: da dove derivano i giudizi sintetici a priori?
1) L’esigenza di una nuova impostazione del problema
gnoseologico è prospettata da Kant nella lettera a Marcus
Hertz (21 feb 1772). Pone l’alternativa:
a. O è l’oggetto a rendere possibile la rappresentazione,
allora nulla è conoscibile a priori, la scienza è
impossibile
b. O è la rappresentazione che rende possibile l’oggetto:
il modo di conoscere del soggetto determina a priori
Ogni conoscenza relativa all’esperienza è a posteriori, ma una
scienza universale e necessaria deve essere a priori!!!
Se per assurdo noi conoscessimo le cose in sé fonderemmo:
- metafisica gratuita: per conoscere le cose in sé
dovremmo esserne i creatori, ma non è così
- scienza malsicura: ogni volta dovremmo attendere
dall’oggetto le informazioni sulla sua conformazione, e
non avremmo un sapere stabile.
Ma:
-
o la conoscenza è a priori ma non riguarda le cose in sé
o riguarda le cose in sé, ma non è a priori
Sono gli oggetti che si regolano sulla natura della conoscenza.
Kant usa il termine oggetto per dire sia:
- cosa in sé
- fenomeno
L’uomo, con le forme a priori non crea gli oggetti, ma produce la
forma in cui ci sono dati: produce i fenomeni, e produce le leggi
che li legano tra loro.
5) originalità della posizione kantiana rispetto al razionalismo e
all’empirismo
a. per il razionalismo si conoscono le cose in sé:
conoscenza univ. E nec.
b. Per l’empirismo: non si conoscono le cose in sé, quindi
non c’è conoscenza univ. E nec.
c. Per Kant non si conoscono le cose in sé, quindi c’è
conoscenza universale e necessaria
 prima la legge a priori
 poi la verifica a posteriori
Nella metafisica si registrano invece delle fasi estremamente
confuse: è possibile una metafisica come scienza?
Come mai nell’uomo vi è la tendenza ad andare verso la ricerca
metafisica?
Finora si è sbagliato strada oppure una metafisica come scienza non
esiste?
La risposta Kant la da quando asserisce che è l’oggetto che deve
ruotare intorno al soggetto: l’oggetto si adatta alle leggi del
soggetto che lo riceve conoscitivamente. Fa come fece copernico,
pose al centro un altro ente: delle cose non conosciamo nulla a
priori se non quello che vi mettiamo noi stessi.
d. le facoltà della conoscenza e la partizione
dell’opera
La rivoluzione copernicana, ancora una volta, trasforma un limite in
condizione di possibilità della conoscenza.
Ciò avverrà anche in:
- morale
- estetica
- politica
-
Rivoluzione nella geometria: Talete. Aveva scoperto
che per dimostrare il triangolo isoscele non doveva
badare agli enti reali, ma doveva costruirlo a priori nella
sua mente in base ai concetti.
Rivoluzione nella fisica: il metodo sperimentale. Si
attua quando si sposta il baricentro della ricerca dagli
oggetti alla natura umana. Quando si fa fare alla ragione
ciò che con la mente si è prima dedotto, per giudicare se
segue o meno le nostre teorie:
Kant suddivide la conoscenza in tre facoltà:
-
sensibilità: facoltà con cui gli oggetti ci sono dati e
percepiamo tramite le forme a priori di spazio e tempo.
Intelletto: facoltà con cui pensiamo i dati sensibili tramite
le categorie o concetti puri
Ragione: facoltà attraverso la quale cerchiamo,
trascendendo l’esperienza, di spiegare globalmente la
realtà mediante le idee di: anima, mondo, Dio.
Su questa distinzione delle facoltà conoscitive kant suddivide l’opera.
1) dottrina degli elementi
È qualcosa che precede l’esperienza, non la trascende, ed è
finalizzato alla conoscenza nell’esperienza.
si propone di scoprire gli elementi a priori della conoscenza
a. estetica trascendentale
studia la sensibilità e le sue forme a priori di spazio e tempo
b. logica trascendentale
-
analitica trascendentale
intelletto e le sue forme a priori, e mostra come su di esse si fondi la
fisica
-
dialettica trascendentale
studia la ragione e le tre idee di anima, mondo e dio, su cui si fonda
la metafisica
2) dottrina del metodo
determinare l’uso possibile degli elementi a priori: il metodo della
conoscenza.
Significato proprio: studio degli a priori del soggetto come oggetti
della conoscenza.
Quindi sono trascendentali le discipline che studiano le forme a priori.
2) il significato del titolo
a) critica: ha un significato polissemico.
-
atteggiamento che vaglia, indaga, soppesa
critichiamo la ragione quando esce dall’esperienza, cioè
dal proprio limite
è il tempo delle critiche illuministe in tutta Europa
b) ragione: in senso ampio, l’insieme delle facoltà conoscitive.
c) Pura: ragione nelle sue forme a priori, prima di essere
applicata.
d) Della: Heiddeger sostiene che può significare sia critica
attuata dalla ragione, che critica rivolta alla ragione: la ragione
critica se stessa, è nel medesimo tempo giudice e imputato.
3) il significato del termine metafisica
e. alcune precisazioni
-
per Aristotele: la metafisica si suddivideva in ontologia
(ente in quanto ente) e teologia (ente in quanto Dio)
1) il concetto di trascendentale
Nel medio evo il termine “trascendentali” indicava tutti i predicati che
in forma somma erano attribuibili a Dio (bene, verità, uno, ecc..).
Kant lo usa per indicare le forme a priori: tuttavia queste non
rappresentano la cosa in se, ma le nostre percezioni gnoseologiche.
Per Aristotele la problematica è ancora aperta, perché non
riesce a stabilire un primato tra le due perché:
- Dio è un ente – ontologia
- Dio è l’ente primario, che garantisce la sussistenza degli
altri enti –teologia
- Suarez (Scolastica Spagnola): Nelle disputazioni metafisiche (1597)
divide la metafisica in:
 metafisica generalis: ente in quanto ente
 metafisica specialis:
-
psicologia razionale (anima)
cosmologia razionale (mondo)
teologia razionale (Dio)
-
Woolff e Baumgarten (metafisica tedesca) 1720
 metafisica generalis
 metafisica specialis
suddivise come quelle di Suarez
-
Kant (1781):
 metafisica generalis:
- estetica trascendentale
- analitica trascendentale
studiano l’ente in quanto ente dopo la rivoluzione
 metaphisica specialis: Dialettica trascendentale,
che studia:
-
psicologia razionale
cosmologia razionale
teologia razionale
per Kant, la metafisica ha tre significati:
1) Positivo: l’estetica e l’analitica, sono metafisiche come
conoscenza dei limiti della ragione umana, ed è possibile
come scienza
2) Negativo: dialettica. Se si usano concetti puri fuori dalla
ragione si traghetta in non significanze (paralogismi,
antinomie, fallacio della ragione),
3) Problematico: nella metafisica specialis, non si spiega la
tendenza umana naturale verso le cose trascendenti.
L’uomo va alla ricerca continua di un senso, che va al di la
dell’esperienza.
Questo significato problematico è l’illusione trascendentale: l’uomo si
illude di poter spingersi oltre i limiti della ragione.
-
La scienza si pone le domande sul significato
La filosofia si può porre le domande di senso
Anche se noi un senso ed una risposta non la troviamo, lo chiediamo
lo stesso, sviluppando una metafisica della domanda.
In questo senso l’illusione è ambivalente:
- negativa, perché non fa conoscere nulla
- problematica, perché è comunque una tendenza
dell’animo umano.
Nei prolegomeni, kant distingue tra:
- confini rinchiudono un territorio
- limiti: fanno percepire il desiderio di andare oltre, ma non
è possibile
i confini diventano limiti quando vi è il desiderio di andare oltre, ed è
l’esperienza della siepe di Leopardi.
Kant riconosce che la scienza può conoscere, ma non può
oltrepassare i limiti:
Se con la scienza non si possono dimostrare le cose di
metafisica, non necessariamente queste non esistono
1)
estetica trascendentale
a) terminologia
-
-
estetica: dal Greco aisthesis, sensazione, percezione
sensoriale. L’estetica studia le percezioni sensoriali e la
conoscenza appresa da esse.
Sensazione: pura modificazione che i soggetto riceve
dall’oggetto passivamente
Sensibilità: facoltà di ricevere le sensazioni
Intuizione: conoscenza immediata degli oggetti. L’uomo
possiede solo l’intuizione della sensazione. Quando
pensa si riferisce.
fenomeno/cosa in sé: l’oggetto della intuizione
sensibile, come l’oggetto “appare”
forma: è l’ordine con cui le singole percezioni vengono
disposte dal soggetto.
materia: singole sensazioni o modificazioni date
dall’oggetto
intuizione empirica: conoscenza in cui sono presenti le
situazioni
intuizione pura: forma della sensibilità a prescindere
dalla materia. Sono solo due: il tempo e lo spazio
b) tempo e spazio
1. come intuizioni pure: cessano di essere determinazioni
ontologiche e diventano modi in cui il soggetto
percepisce le cose, a priori. Lo spazio è il modo di
funzionare esterno della conoscenza (gli oggetti si
percepiscono nello spazio).il tempo è il modo di
percepire interno, e percepisce ciò che appare
interiormente al soggetto
2. perché non sono concetti: perché essi sono modi
percettivi, non determinazioni assolute.
Il concetto è una unità astratta dai molteplici individui.
Spazio e tempo non sono appresi e frutto di una sintesi, per
pensare più spazi ho bisogno di uno spazio più grosso che li
contenga.
Il concetto ha i molti sotto di sé.
L’intuizione ha spazio e tempo in sé
3. priorità del tempo sullo spazio: la priorità del tempo è
data dalla possibilità di percepirlo anche senza
l’elemento spaziale
4. realtà empirica e realtà trascendentale: realtà empirica
di spazio e tempo perché nessun oggetto può essere
percepito senza di loro, idealità trascendentale perché
non ineriscono alle cose, ma sono modi di percepirle
sensibilmente.
Ogni nostra intuizione è la rappresentazione del fenomeno.
Le cose che intuiamo non sono in sé stesse, ma come ci appaiono.
Se sopprimessimo la soggettività dei sensi, spazio e tempo non
sussisterebbero e potrebbero esistere soltanto in noi.
Ciò che è negli oggetti in sé è ignoto a noi
Noi conosciamo il nostro modo di percepirli, e questo non esclude
che altri esseri razionali li possano percepire i modo diverso: ma tutti
gli uomini percepiscono ugualmente.
5. intuizione sensibile contro intuizione intellettuale: noi
uomini, con le nostre forme a priori di spazio e tempo
possiamo cogliere i fenomeni. Mediante l’intuizione
sensibile della materia.
L’intuizione intellettuale è possibile solo al creatore delle cose, cioè
Dio.
La forma della conoscenza dipende da noi (spazio e tempo), il
contenuto ci è dato dagli oggetti percepiti.
Matematica e geometria
Le scienze matematiche non dipendono dal contenuto, ma si fondano
sulle forme (intuizione pura di spazio e tempo), sono quindi a priori.
Tutta la geometria dipende dall’intuizione a priori dello spazio.
Le operazioni della matematica, invece, si fondano sul tempo (prima
5 e 2, poi 7).
concetti = funzioni (attive)-ordinare, unificare più rappresentazioni.
Concetti empirici, puri.
Puri = categorie: concetti basilari in mente che rappresentano le
supreme funzioni unificatrici dell'intelletto.
Quindi poiché concetto = predicato di un giudizio possibile-categorie
= predicati primi (caselle tutti predicati possibili).
Nb sulla finitezza
Ora si può rispondere alla domanda: “come sono possibili i giudizi
sintetici a priori?”
1) gli oggetti prima sono dati, poi pensati (percezione)
“mediante le intuizioni pure di Spazio e tempo”
2) anche l'intelletto è finito-se gli oggetti non sono dati
non c'è pensiero.
c) kant in confronto con i contemporanei
2)
Hume: ha impostazione empirista. Spazio e tempo tratti
dall’esperienza
Newton: oggettivista. Spazio e tempo sono sensorium
dei (forme a priori di dio)
Leibniz: spazio e tempo sono concetti.
Analitica trascendentale
Studia le facoltà dell'intelletto e le forme a priori (concetti puri e
categorie)
Conoscenza è l’unione due elementi-senza percezione no
pensiero (vedi Teeteto).
Sensibilità e intelletto indispensabili alla conoscenza (se no
pensieri vuoti, intuizioni cieche).
Analitica dei concetti:
Notare quindi che se la sensazione è derivata, pure il pensiero sarà
derivato poiché non sono il creatore e gli oggetti del mio pensiero.
Nb sul pensiero
distinzione tra: conoscere = passare da-ha; pensare =
sospensione; passaggio da pensiero a conoscenza = passare dalla
"buona confusione" a identificazione pensieri.
Nb sul rapporto tra cercare trovare
secondo il senso comune se cerco qualcosa non ce l'ho, ma secondo
Platone la realtà e più complessa perché se non avessi già trovato
qualcosa non cercherei.
3)
dialettica trascendentale
a) premessa
Tratta il problema se veramente la metafisica si possa costituire
come scienza
intuizioni = affezioni (passive);
Per dialettica trascendentale intende lo smascheramento dei
ragionamenti fallaci nelle cose di metafisica.
Kanto pone l’origine della metafisica nella naturale tendenza
dell’uomo a volere andare oltre i propri limiti.
La cosmologia pretende di considerare tutto il mondo come un
insieme di fenomeni cosmici.
1. la totalità dell’esperienza non può
essere oggetto dell’esperienza:
bisognerebbe porsi al di fuori
2. qualora potessimo giungere a questa
situazione andremmo incontro a delle
antinomie.
La metafisica è nata dalla ragione, che non è altro che l’intelletto che
cerca di unificare.
L’uomo vuole giungere all’identico, alla totalità, all’uno, anche qualora
non abbia lo strumento dell’esperienza.
La ragione vuole giungere alla spiegazione del tutto, globale
Si divide in tre ambiti:
- anima (psicologia)
- mondo (cosmologia)
- Dio (teologia)
L’errore che per kant sta in fondo alla metafisica è quello di volere
unificare l’esperienza, non ricordandosi che l’uomo ha a che fare con
il fenomeno e non con la cosa in sé.
Kant quindi vuole sfatare gli errori che gli uomini, spinti dall’illusione
di poter cogliere le cose della metafisica, fanno
b) psicologia razionale
crede che sia fondata su un paralogisma (ragionamento errato):
- applicare la categoria di sostanza all’io penso.
- L’equivoco è di trasporre qualcosa di funzionale in
qualcosa di sostanziale
- L’io penso è solo una unità formale e sconosciuta.
Per Kant non possiamo conoscere l’io stesso, nuomenico, ma solo
come ci appare, cioè fenomenico
c) cosmologia razionale
-
antinomia
Concetto che trovammo con zenone, che la utilizzo negli argomenti
contro la molteplicità.
Le antinomie sono composte da una tesi che afferma ed una antitesi
che nega la tesi, ma che senza riscontro dell’esperienza non è
possibile scegliere.
Il mondo ha un cominciamento
secondo il tempo e secondo lo
spazio
Tutto nel mondo consta del
semplice
Vi sono nel mondo delle cause
con libertà
Nella serie delle cause cosmiche
vi è un certo essere necessario
-
Il mondo è infinito spazialmente
e temporalmente
Tutto è composto
Non vi è libertà, tutto è natura
(causa-effetto)
In quella serie nulla è
necessario, tutto è contingente
1) Le 4 antinomie si possono distinguere in:
2 matematiche
2 dinamiche
ed è impossibile sceglierne una
1) le tesi presentano un concetto troppo piccolo x
l’intelletto, le antitesi uno troppo grande
2) le tesi sono proprie del pensiero metafisico
razionalista, le antitesi di quello empirista
3) nelle dinamiche, le tesi potrebbero valere per le
cose in sè, mentre le antitesi per il fenomeno.
Per esempio: l’uomo è totalmente sottomesso alle leggi della natura o
in parte ne sfugge?
Non gode l’uomo di una certa causalità libera? Se l’uomo è libero si
sottrae a parte delle leggi della natura.
d) teologia razionale
La teologia razionale si occupa della questione di Dio che secondo
Kant rappresenta l’ideale della ragion purasupremo modello
personificato di ogni realtà o perfezione che i filosofi hanno
designato con il nome di Ens realissimum l’ente da cui derivano
tutti gli esseri.
Raggruppa in 3 classi le prove sulla sua esistenza .
1.prova ontologica a priori
che risale a S.Anselmo che pretende di ricavare l’esistenza di Dio
dal semplice concetto di Dio come essere massimamente perfetto
che non può mancare dell’attributo dell’esistenza. Kant obietta
 Non è possibile saltare dal piano logico
(possibilità) a quello ontologico(conoscenza)
perché noi l’essenza la possiamo constatare
solo empiricamente non dedurre per via
intellettiva, l’esistenza si mostra non si dimostra
 L’esistenza non è un predicato, non è una
proprietà logica infatti è constatabile solo
attraverso l’esperienza, un conto è avere100
talleri un altro pensarli!!dal punto di vista
concettuale non cambia nulla dal punto di vista
della realtà sì .
Se vogliamo conferire esistenza all’oggetto
dobbiamo uscire dal concetto
 La prova ontologica o è impossibile o è
contraddittoria ma in entrambi i casi fallace
Impossibile se si vuol derivare un’idea dalla
realtà
Contraddittoria se l’idea di perfetto assume già
sottobanco l’esistenza che poi vorrei dimostrare .
2. prova cosmologica a posteriori
fulcro delle vie tomistiche che Kant riprende giocando sulla
distinzione tra contingente e necessario se qualcosa esiste deve
esistere un essere assolutamente necessario, poiché io stesso
esisto, e deve quindi esistere un essere assolutamente necessario
I limiti di questo argomento per Kant
 Uso illegittimo del principio di causa perché
partendo dall’esperienza pretende di innalzarsi
oltre l’esperienza , ma esso è una regola con
cui connettiamo i fenomeni tra di loro e non può
servire a connetterli con qualcosa di trans
fenomenicouso improprio
 Ammesso e non concesso che io applichi il
concetto di causa ; a cosa metterei
capo??all’idea di qualcosa di necessario; ma
per passare dall’idea del necessario alla realtà
del necessario devo applicare la prova
ontologica ma è fallace !!
3. prova fisico teologica o teleologicatelos(studio degli scopi
dei fini)
fa leva sull’ordine e sulla bellezza del mondo per innalzarsi ad una
mente ordinatrice (Dio creatore) perfetta e infinita.
Questa prova ha trovato fortuna nei critici ostili alla teologia
tradizionale come gli illuministi che l’hanno espressase c’è un
orologio deve esserci per forza un orologiaio. Secondo Kant
 Parte dall’esperienza dell’ordine del mondo e pretende
di elevarsi all’idea di causa ordinante trascendente
dimenticando che l’ordine della natura potrebbe essere
una conseguenza della natura stessa e delle sue leggi
immanenti
 Ammesso e non concesso che si voglia spiegare
l’ordine del mondo come qualcosa al di fuori di lui
metteremmo capo ad un supremo architetto ma così
facendo dovremmo passare secondo la 2° prova,
dall’architetto al creatore supponendone la validità
ma è fallace
 Ammesso e non concesso che giungeremmo all’idea
di creatore dovremmo passare dall’idea alla realtà
attraverso la prima prova ma è fallace
 Qualsiasi prova razionale ha valore all’interno del
finito ma finiti et infiniti nulla proportio  al di fuori
del finito non possiamo dimostrare nulla!
L’idea cosmologicaspinge a passare incessantemente da un
fenomeno naturale all’altro, dall’effetto di
causa alla causa come se la totalità dei
fenomeni costituisse un unico mondo
L’idea teologicaaddita all’intera esperienza un ideale di perfetta
organizzazione che non raggiungerà mai
ma che perseguirà sempre come se tutto
dipendesse da un unico creatore.
Quando utilizza il termine idea fa riferimento a Platone che per un
verso sono fallaci per l’altro rappresentano la nostra drammaticità
nel non rapportarci all’essere
 È possibile una metafisica come scienza?può esistere e
così si apre lo spazio degli interrogativi della vita umana In
uno scritto dice che si pone 3 domande
1. cosa posso conoscere?critica alla ragion pura
2. cosa devo fare?critica alla ragion pratica
3. cosa devo sperare?regno del noumeno e della
speranza , dove non ho certezze
lo trovo nella 4° e 5° critica a carattere religioso e politico
 Allora l’ente non è conoscibile a livello razionale ma
non possiamo nemmeno sostenere la tesi contraria
FUNZIONE REGOLATIVA DELLE IDEE
Le idee non servono a conoscere ma hanno una funzione regolativa
quindi indirizzano la ricerca intellettuale verso quella unità totale
che rappresentano
L’idea psicologicaspinge a cercare i legami fra tutti i fenomeni del
senso interno e a rintracciare una
sempre maggiore unità come se fossero
manifestazioni di un’unica sostanza semplice
rapporto tra idee platoniche è inteso come un fuoco immaginario
che attira al nostra immaginazione, e l’idea di speranza è molto
stretto; richiama la fede argomento delle cose che non appaiono
CRITICA ALLA RAGION PRATICA
PREMESSA
1. la critica alla ragion pratica si trova completamente
rovesciata rispetto a quella della ragion pura che criticava la
ragione qualora fosse rimasta in se stessa senza render
conto dell’esperienza, qualora prescindesse dall’esperienza
perché il nostro apparato conoscitivo(categorie) ha senso se
viene riempito dall’esperienza.
Nella ragion pratica viene criticata la ragione se rimane
troppo legata all’esperienza sensibile
 1°critica dati sensibili(materia) danno origine al
sistema conoscitivo
 2° critica dati sensibili stanno alla base degli impulsi
sensibili ed egoistici
La ragione che vuole farsi morale viene criticata da Kant se
rimane troppo legata all’esperienza per morale
intendiamo quella tendenza ad essere necessaria e
universale che non può assolutamente rimanere legata
all’esperienza e all’individualità.
Per Kant morale ed etica coincidono
2. Nella critica alla ragion pratica non troviamo l’estetica che
sarebbe l’insieme della mia sensibilità; infatti quando sono
colpito da qualcosa e provo piacere esso è indissolubilmente
legato ai sensi e quindi ogni piacere e individuale, per
questo no esiste un piacere universale.
La scommessa di Kant è di vedere se è possibile una
morale universale e necessaria, che deve prescindere
dagli impulsi egoistici; infatti se noi siamo morali dobbiamo
far tacere il nostro individualismo e la nostra contingenza.
3. Noi possiamo parlare di morale solo se siamo territorio di un
conflitto tra l’istanza morale(dovere) e l’elemento
magmatico che è l’insieme dei nostri piaceri.
 Se ci fosse solo piacere, saremmo schiacciati dalla
nostra animalità infatti l’animale è legato all’istinto e
non si pone alcun problema.
 Se fossimo totalmente morali, saremmo puramente
santi e il problema morale non si porrebbe.
Quindi il problema morale si pone perchè l’uomo è
attraversato continuamente da questo fiume e da questo
conflitto è continuamente sospeso tra essere e dover
essere tendendo al dover essere si distingue da tutti
gli altri animali; e questo dover essere è la condizione che
raggiunge l’uomo quando abolisce la realtà del male.
Se un uomo è santo, sceglie continuamente il bene e scarta
continuamente il male; è meglio un male libero che un bene
imposto perché esso elimina la scelta, e poi non posso
obbligare gli uomini ad essere santi, santo è uomo che l’ha
scelto e lo sceglie continuamente; altrimenti che senso e
che merito avrebbe???
Kant definisce gli uomini il LEGNO STORTO
DELL’UMANITA’ che vive impastato dal male e il volerlo
raddrizzare a tutti i costi ci fa cadere in un perfettismo, nel
bene imposto.
Scopre la finitudine dell’uomo che è un essere finito che si
deve confrontare con il suo egoismo .
Kant ricerca una legge della morale valida per tutti e sempre
a priori scritta dentro di noi e per fare ciò regolarizza la frase
evangelica non fare agli altri ciò che non vuoi fosse fatto a
te.
L’uomo dal punto di vista morale non è RAZIONALE ma
RAZIONABILE se fosse razionale non avrebbe dentro di sé
questo continuo conflitto.
Ognuno sperimenta quanto sia difficile fare il bene
quando può fare il male senza che nessuno se ne
accorga(DEMOCRITO)
ANALITICA DELLA RAGION PRATICA
Il motivo che sta alla base della ragion pratica è la persuasione che
esista scolpita nell’uomo, una legge a priori universale e
necessaria.
Se parliamo di morale presupponiamo che nell’uomo ci sia il
conflitto (tra dovere e piacere), e se conflitto allora c’è libertà.
Per Dio non si pone il problema morale, ma per il santo sì infatti lui
non sceglie automaticamente il bene ma continuamente!!
Abbiamo detto che la morale è possibile se l’uomo è libero, ma
cos’è la libertà? Esiste davvero?
 Allora se la libertà è il libero arbitrio è libero chi sceglie, ma
non chi sceglie necessariamente il bene, perché sarebbe la
scelta di un bene imposto; infatti un bene è autentico solo
se prima di sceglierlo ho scartato il male.
L’evoluzione della scienza ci fa veder ei limiti della libertà vincolata
dalla relazione causa-effetto ma ad un certo punto di questa catena
c’è una frattura che da inizio a qualcosa di nuovo
Jean Paule Sartre: “ la libertà nell’ uomo è ciò che riesce a fare
di ciò che gli altri fanno di lui “
Epicuro: ” perché siamo in un mondo libero? Perché appunto ne
stiamo parlando”
Anche se gli uomini risultano condizionati, tuttavia in piccola parte
sono liberi appunto perché si pongono domande e parlano della
libertà.
Cos’è la libertà ? Assume significati diversi nelle diverse critiche
 La morale sussiste se posso scegliere tra bene autentico
e male, per esempio gli animali non sono liberi, al contrario il
santo è libero perché è un essere umano che conosce la
possibilità del male ma sceglie continuamente il bene.
 La libertà è la RATIO ESSENDI della morale, la morale è la
RATIO CONOSCENDI della libertà.
La libertà esiste?dove la trovo?
 Nella critica alla ragion pura non c’è libertà, infatti se c’è
libertà c’è un ordine dell’essere che non si riduce ai
fenomeni
 La trovo nell’esperienza perché ad essa è legato l’elemento
del conoscere
L’uomo è libero?
 Se c’è libertà è molto limitata, infatti noi non decidiamo di
nascere, il neonato non è libero ma si pone il problema di
quando lo diventa!!
 Nella 1°CRITICA alla ragion pura la libertà trascendentale
(libertà DA)è prevista nella tesi della 3° antinomia
TESI
Vi sono nel mondo delle cause con libertà
ANTITESI Nel mondo non vi è libertà, tutto è natura
O tutto è necessario o c’è una causalità libera, delle 2
l’una , ma dato che io posso rompere il legame causa
effetto, divengo la causa dell’ effetto che sortirà quindi
questa frattura non è altro che il “sorgere della libertà “
 Nella 2°CRITICA alla ragion pratica la libertà diviene la legge
morale, ovvero libertà DI darsi una norma per realizzare la
legge morale,ma ovviamente se non è possibile la 1° libertà
non lo è nemmeno la 2°.
 Nella 3°CRITICA la libertà DI inventare una nuova legalità
come per esempio avviene nell’arte.
 Nella 4°CRITICA scritti sulla religione,la libertà è TRA il
bene e il male, è un approfondimento della libertà della 2°
critica, che diviene un de-condizionamento rispetto alla
razionalità. L’elemento sensibile non è più l’egoismo ma
un’altra legge, la morale che è indissolubilmente legata alla
libertà perché sono entrambe all’interno di un circolo vizioso,
c’è libertà se c’è morale, c’è morale se c’è libertà, infatti la
libertà è la RATIO ESSENDI della morale, la morale è la
RATIO CONOSCENDI della libertà.
 Il fulcro dell’analisi etica di Kant è l’equazione:
moralità=incondizionatezza= universalità e necessità
 Per Kant la morale è ab-soluta quindi sciolta dai
condizionamenti istintuali perché è in grado di decondizionarsi rispetto ad essi, la morale è inserita all’interno
di una tensione bipolare tra ragione e sensibilità, ma se noi
prescindessimo dalla sensibilità saremmo obbligati alla
morale!! Cadremmo in un bene imposto ma non autentico
molto lontano dal bene autentico scelto continuamente dal
santo
 AUTONOMIAlegge morale dentro noi stessi
ETERONOMIA legge morale che ci viene imposta
dall’esterno
La differenza fondamentale tra le 2 è la presenza nella
prima della libertà
 Se nella ragion pura Kant critica la ragione quando vuole
andare oltre l’esperienza, nella ragion pratica la critica
perché è fanaticafanatici sono quelli che vogliono indurre
comportamenti morali con la forza e hanno paura della
libertà, dato che se si lasciano gli uomini liberi potrebbero
scegliere il male preferiscono instaurare una dittatura del
bene (imposto) cos’ facendo eliminano la possibilità che il
male ritorni .
LA CATEGORICITA’ DELL’ IMPERATIVO MORALE
kant si chiede cosa debba uniformare i comportamenti?
Si pone anzittutto due domande:
- quanti e quali sono i principi pratici
- qual è la specificità del principio morale?
Per Kant vi sono tre tipi di principi pratici (praxis= azione, principi, da
archè = ciò che comanda):
- massime:prescrizioni di valore soggettivo, che l’agente
ritiene valide per sé
- imperativi ipotetici: sono prescrizioni di valore
oggettivo, ma sono sempre direzionate verso un fine,
hanno forma “se… devi….”
- Imperativi categorici: prescrizione di valore oggettivo,
che però ordina il sapere in modo incondizionato, è il
“devi” puro.
Poiché la morale deve essere incondizionata, cioè prescindere da:
- impulsi sensibili
- circostanze mutevoli
sarà fondata sugli imperativi categorici.
L’imperativo categorico ha i connotati della legge, in quanto:
- incondizionato,
- universale
- necessario
ma cosa comanda l’imperativo categorico della legge morale?
1) esso consiste nell’elevare a legge l’esigenza stessa della
legge, cioè, l’uomo deve agire secondo una massima che vale
per tutti.
Ciò significa che, poiché l’imperativo categorico si identifica con la
ragione stessa, l’imperatico morale è tale solo se valido per tutti, cioè
universale.
2) questa formula la troviamo nella fondazione della metafisica
dei costumi: “agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua
persona, sia in quella di un altro, sempre anche come fine,
mai solo come mezzo”.
Questa formula incita semplicemente al rispetto della dignità della
persona: non usare mai una persona soltanto per raggiungere i tuoi
interessi egoistici.
Il fine di cui parla Kant in questa affermazione, è una caratteristica
della persona, la quale è scopo-a-sè-stessa, e deve essere
riconosciuta come soggetto.
3) La terza formula invita ad agire cosicché “la volontà, in base
alla massima, possa considerare essa stessa come
legislatrice”
In questa massima sottolinea che la legge morale deve anche
corrispondere alla volontà, la quale è legislatrice, poiché è frutto
spontaneo della ragione dell’uomo.
La volontà non è costretta a sottostare ad una legge eteronoma, ma
possiede una autonomia legislativa alla quale deve sottostare.
LA FORMALITA’ DELLA LEGGE E IL DOVERE
Per Kant, la legge ha solo valore formale:
- non dice cosa si deve fare, ma come dobbiamo farlo.
Il carattere formale della legge morale kantiana ne evidenzia i
caratteri:
- anti-utilitaristico
se la legge ordinasse di agire in vista di un fine, si ridurrebbe ad una
sequela di imperativi ipotetici e di conseguenza:
- comprometterebbe la sua libertà, cioè non sarebbe più
la volontà che detta legge a sé medesima, ma gli oggetti
a dare la legge alla volontà
- minerebbe il carattere di universalità, poiché i fini
rientrano nel campo della soggettività.
Quindi il cuore della morale kantiana stà nel dovere-per il dovere.
Tuttavia la legge morale kantiana non porta alla felicità:
- la felicità è contrassegnata da un buon egoismo
- per compiere una azione morale occorre talvolta
rinunciare alla felicità
- occorre scegliere una felicità più alta, poiché la virtù è
premio a sé stessa
se sono felice sono pieno, la felicità è una dimensione individuale
l’azione morale è invece sempre in relazione
vi è quindi un potenziale conflitto tra essere e dover essere.
Se questa legge fosse materiale, perderebbe di conseguenza il
carattere di universalità, poiché limiterebbe la libertà
Qui sta il rigorismo kantiano: l’azione morale deve essere priva di
qualsiasi connotato sentimentale, poiché questo la inquinerebbe.
Quindi la legge morale kantiana invita ad agire tenendo presente gli
altri e rispettando la dignità umana che è in noi e nel prossimo.
L’unico sentimento che può essere inserito nelle azioni morali è il
rispetto per la legge, giudicato un sentimento a priori, che fa tacere
tutti gli altri sentimenti egoistici
La legge formale, nelle azioni concrete in cui si incarna è sempre
fondata, e mai fondante, in quanto si basa sull’imperativo categorico,
che è la fonte perenne della moralità dei popoli.
Occorre notare che ciò che è morale è diverso da ciò che è legale.
Allo stato interessa l’azione, mentre l’azione morale è giudicata dalla
stessa coscienza: una azione è morale se vi è l’intenzione a far si
che essa sia morale.
L’etica di Kant si configura quindi coma una morale dell’intenzione,
poiché la volontà buona ad aderire alla legge è l’unica cosa
incondizionata buona al mondo.
L’ AUTONOMIA DELLA LEGGE E LA RIVOLUZIONE
COPERNICANA MORALE
Il senso profondo dell’etica Kantiana e della sua sorta di rivoluzione
copernicana morale consiste nell’aver posto nell’uomo e nella sua
ragione il fondamento dell’etica, al fine di salvaguardarne la piena
libertà e purezza.
 Libertà in senso negativo risiede nell’indipendenza della
volontà dalle inclinazioni
 Libertà in senso positivo coincide con la capacità di
autodeterminarsi, con la prerogativa autolegislatrice
della volontà che fa sì che l’uomo sia
norma di se stesso.
Kant critica aspramente le morali ETERONOME,che pongono il
fondamento del dovere in forze esterne all’uomo o alla sua ragione,
facendo sì che la morale scaturisca da principi materiali e non dalla
pura forma dell’imperativo categorico.
Raccolto i vari motivi etici individua i limiti di ciascuna posizione che
risiedono nel fatto di non riuscire a preservare l’incondizionatezza
della legge morale e degli attributi in cui essa si concretizza .
SOGGETTIVI
 Esterni: dell’ EDUCAZIONE (Montaigne)& del GOVERNO
CIVILE (Mandeville)
 Interni: del SENTIMENTO FISICO(Epicuro) & del
SENTIMENTO MORALE(Hutcheson)
OGGETTIVI
 Esterni: della VOLONTA’ di DIO(i moralisti teologi)
 Interni: della PERFEZIONE(Wolff e gli stoici)
Se la morale fosse condizionata dai fattori soggettivi non
sarebbe più libera e universale perché sarebbero fattori mutevoli
e forze soggette al cambiamento, poi potrebbero spiegare la
moralità di alcuni uomini ma non giustificherebbero il suo
carattere universale e obbligatorio.
Se la morale fosse condizionata dai fattori oggettivi non sarebbe
più libera e universale perché il concetto di perfezione è un’idea
vuota a meno che non la identificassimo con quella di morale ma
cadremmo in una tautologiala moralità risiede nella legge
morale.
La volontà divina risulta indeterminata , per cui
 O viene determinata sottobanco dicendo che Dio
è la perfezione stessa che l’uomo deve seguire
ma si cade in un circolo vizioso la morale
consiste nel seguire la morale (Dio)
 O viene determinata in modo volontaristico
bisogna essere sottomessi alla volontà di Dio
ma così la morale cessa di essere libera e
disinteressata poiché l’obbedienza diviene frutto di
una costrizione o di un calcolo dettato dal timore
delle punizioni o dalla speranza di premi.
Dato che esistono diverse religioni con varie interpretazioni della
volontà di Dio verrebbe meno l’universalità del valore morale
IL CRITICISMO ETICO DI KANT
 RAZIONALISMO fondava la morale sulla religione ma la
faceva dipendere dalla metafisica, perché la
fondava sull’ordine del mondo, su Dio
 EMPIRISMO sganciava la morale dalla metafisica l’aveva
connessa al sentimentola SIMPATIA di Hume
 KANT sotto l’influenza dei moralisti inglesi e di Rousseau
afferma che la morale si basa unicamente
sull’uomo e sulla sua dignità di essere razionale
finito e non dipendente da preesistenti
conoscenze metafisiche
In sede etica il Kantismo non nasce da una sintesi tra razionalismo
e empirismo, ma da un continuo critico misurarsi con le più
disparate espressioni della filosofia moderna, che produce una forma
di pensiero originale non riducibile alle precedenti.
L tema dell’autonomia morale(che esclude ogni causa esterna)
scioglie l’apparente paradosso della ragion pratica secondo cui non
sono i concetti di bene e male a fondare l’etica ma l’etica a dare un
senso i concetti di bene e male.
Con l’affermazione che la morale che fonda il bene e il male si
conclude l’analitica
DIALETTICA DELLA RAGION PRATICA
LA TEORIA DEI POSTULATI PRATICI E LA FEDE MORALE
Kant nella dialettica prende in esame l’assoluto morale o il SOMMO
BENE che è l’addizione tra virtù e felicità,ma nel nostro mondo virtù
e felicità non sono mai congiunte perché lo sforzo di essere
virtuosi e la ricerca della felicità sono 2 azioni distinte,e per lo più
opposte in quanto l’imperativo etico implica la sottomissione delle
tendenze e l’umiliazione dell’egoismo.
Questi 2 elementi costituiscono l’antinomia etica per eccellenza
che forma l’oggetto specifico della dialettica della ragion pratica;
l’unico modo per uscire da tale antinomia è quello di postulare un
mondo dell’aldilà dove possa realizzarsi ciò che nell’aldiquà risulta
impossibile ovvero il raggiungimento del sommo bene.
I POSTULATI ETICI
Tra il termine postulato dal linguaggio della matematica classica
assiomi sono le verità fornite dall’auto-evidenza.
postulati sono i principi che pur essendo indimostrabili vengono
utilizzati per render possibili determinate entità o
verità geometriche .
per Kant sono quelle proposizioni teoretiche non dimostrabili che si
inseriscono nella legge morale come condizioni della sua stessa
esistenza e pensabilità; sono 3:
 L’IMMORTALITA’ DELL’ANIMA: poiché solo la santità
rende degni del sommo bene,
poiché non è mai
realizzabile nel nostro mondo,
si deve per forza
ammettere che l’uomo oltre allo spazio finito dell’esistenza
disponga di uno spazio
infinito in cui progredire verso la santità
 L’ESISTENZA DI DIO: la realizzazione della prima
condizione del sommo bene è la santità, implica il
postulato dell’immortalità
dell’anima,la realizzazione del secondo elemento del
sommo bene ovvero la felicità proporzionata
alla virtù,comporta il postulato dell’esistenza di Dio.
 LA LIBERTA’: è la condizione stessa dell’etica , che nel
momento stesso in cui prescrive il dovere
presuppone che si possa agire o meno in
conformità di esso e che si sia sostanzialmente
liberi infatti Kant afferma che se c’è la
morale ci deve essere per forza anche la libertà
IL PRIMATO DELLA RAGION PRATICA
La teoria dei postulati mette a capo al primato della ragion
pratica  nella prevalenza dell’interesse pratico su quello
teoretico e nel fatto che la ragione pratica ammette proposizioni
che non potrebbe ammettere nel suo uso teoretico, ma
ovviamente i postulati non possono valere come conoscenza!!
la terza critica si propone di mettere in relazione le due
componenti di necessità e libertà.
Ma se fossero verità dimostrate o certezze, la morale
scivolerebbe verso l’eteronomia e sarebbe nuovamente la
religione o la metafisica a fondare la morale,per questo Kant
sostiene che non sono le verità religiose a fondare la morale
ma la morale sotto forma di postulati a fondare le verità
religiose.
La facoltà che permette questa comunicazione è il sentimento:
inteso come termine tecnico, cioè quella facoltà che permette
all’uomo di fare l’esperienza della finalità, la quale:
- nella prima critica era esclusa
- nella seconda postulata
Lontano dalla affermazione di Dostoiesky  se Dio non c’è tutto
è permesso (la morale è fondata su Dio)
Tuttavia il sentimento non ha valore conoscitivo o teoretico, ma
è quella facoltà che permette l’incontro di libertà e necessità:
- si configura come una esigenza umana
da notare che permette l’incontro tra libertà e necessità, non la
conciliazione:
- questa dovrebbe avere valore oggettivo
- il sentimento invece è puramente soggettivo
La critica del giudizio
1. il problema e la struttura dell’opera
a. premessa
Si noti che:
- nella critica della ragion pura emerge la visione della
realtà come meccanismo, è un mondo della necessità
dominato dal principio di causalità
- nella critica della ragion pratica invece vi era una visione
della realtà in termini di indeterminatezza, perché la
morale si fondava sulla libertà dell’uomo e sull’esistenza
di Dio
In altri termini, sembra che nelle due critiche vi sia una
scissione tra:
- libertà
- necessità
b. la facoltà del sentimento
Questo sentimento lo si incontra anche nelle poetiche dei vari
letterati:
- fanno invocazione alle muse, si sentono lo strumento di
queste
- quindi sono sì liberi, ma anche necessitatia cantare ciò
che la musa detta
L’artista è pervaso da un elemento consapevole,ed uno
inconscio, che lo obbliga necessariamente ad esprimersi.
Quindi
- I critica: osserva il fenomeno
- II critica: và oltre il fenomeno
- III critica: interseca fenomeno e noumeno.
c. tipi di giudizi
I giudizi sentimentali sono contrapposti ai:
-
-
giudizi determinanti: questi sono i giudizi delle due
critiche precedenti, che determinano gli oggetti
fenomenici mediante le forme a priori universali
I giudizi riflettenti: sono i giudizi sentimentali, riflettono su
una natura già costituita dai giudizi determinanti e li
adattano alle nostre esigenze universali di finalità e
armonia
Se nel caso dei giudizi determinanti il concetto è già dato dalle
forme a priori, nel caso dei giudizi riflettenti l’universale va
cercato a partire dal particolare.
Kant, nella sua terza critica, tratta quindi i giudizi riflettenti:
- facoltà dell’intelletto intermedia tra intelletto e ragione,
tra conoscenza e morale.
d. Il conflitto dei valori
È evidente che questo apre, e in un certo modo indica una
soluzione allo scontro tra i valori:
-
a kant si può obbiettare che la sua morale è troppo
dogmatica
qui risponde, facendo notare che talvolta il valore va
preso con le pinze, e la risposta va trovata analizzando
situazione per situazione
Quindi un principio morale non può sempre essere applicato
integralmente, conviene valutare situazione per situazione, e
trovare la risposta adeguata.
e. il giudizio
Kant individua due tipi di giudizio riflettente:
- giudizio estetico: riguarda la bellezza, la immediata
percezione della finalità della natura
- giudizio teleologico: riguarda gli scopi della natura,
pensato concettualmente mediante la nozione di scopo.
Entrambi sono giudizi puri, derivati a priori dalla nostra mente,
ma ognuno si rapporta con il finalismo in maniera differente:
- estetici: la finalità è un venire incontro dell’oggetto alle
aspettative del soggetto (finalità soggettiva)
- teleologici: la finalità appartiene ad un carattere proprio
dell’oggetto (finalità oggettiva o reale)
Il termine estetica in Kant lo troviamo:
- Estetica trascendentale: sensazioni, colpiti dall’oggetto
- Cr ragion pratica: sensibilità come difesa dall’egoismo
- Giudizio riflettente estetico: sensibilità vista dal punto di
vista dell’esperienza artistica
f. partizione dell’opera
-
Può capitare che nell’agire si scontrino valori differenti che sono
posti sullo stesso piano:
- esempio della fidanzata
- del malato e della verità
- esempio della morale della chiesa
-
critica del giudizio estetico
o analitica (bello e sublime)
o dialettica (antinomie del gusto)
critica del giudizio teleologico
o analitica (giudizio sulla finalità della natura)
o dialettica (antinomia del giudizio)
-
appendice sulla “metodologia del giudizio teleologico”
2. L’analisi del bello e i caratteri del giudizio
estetico
a. le definizioni della bellezza e i caratteri del giudizio
estetico
Il termine “estetica” assume nuovamente il senso di:
- dottrina dell’arte e della bellezza
Il bello non è ciò che piace, ma ciò che piace nel giudizio di
gusto.
Si propone di chiarire la natura del giudizio estetico, dando 4
definizioni di bellezza
b. il disinteresse
secondo la qualità: oggetto di piacere disinteressato e
contemplativo. Ci si cura solamente della rappresentazione.
c. l’universalità extraconcettuale
secondo la quantità: è bello ciò che piace universalmente,
senza concetto. Deve piacere a tutti e non essere sottomesso
ad un concetto o dipendente da una conoscenza.
Il giudizio di gusto è sentimentale, extralogico.
d. la finalità senza scopo
secondo la relazione: forma della finalità di un oggetto,
rappresentato senza scopo.
Nonostante la bellezza esprima un armonia tra le parti (finalità),
non soggiace ad un concetto determinato (scopo)
e. la necessità extralogica
Secondo la modalità: il bello è ciò che, senza concetto, è
riconosciuto come oggetto di un piacere necessario.
Il bello deve essere condiviso da tutti, sebbene non vi sia una
regola logica che lo faccia apparire tale.
Tuttavia, l’emozione non è intellettualmente giustificabile.
In ogni giudizio di gusto, ciò che conta è l’impressione del
soggetto, non il concetto dell’oggetto
Non vi possono essere manuali per descrivere la bellezza, ma
solo una continua contemplazione.
3. L’universalità del giudizio estetico
a. La pretesa dell’universalità
Per Kant la bellezza è una caratteristica che deve essere
vissuta da tutti nel giudizio estetico.
Ognuno quando formula un giudizio estetico vuole sia
condiviso, senza fondarlo su precetti logici o canonici.
b. Distinzione tra piacevole e piacere estetico
1) Kant distingue nettamente il piacere estetico ed il
piacevole
-
-
piacevole: ciò che piace ai sensi nella sensazione, da
luogo a giudizi estetici empirici, legati all’individualità del
gusto. È contaminato dai sensi
piacere estetico: è qualcosa di puro, legato alla sola
forma di un oggetto. Poiché non riguarda la materialità
ha dunque una certa pretesa di universalità.
c. bellezza libera e aderente
Kant distingue tra:
- bellezza libera: che viene appresa senza alcun concetto
- bellezza aderente: che necessita di riferimenti a concetti
o capacità di interpretazione.
Soltanto la prima è pura, la bellezza aderente ha dei connotati
che possono variare nel tempo e nelle civiltà
4. la giustificazione dell’universalità del giudizio
di gusto e la rivoluzione copernicana estetica
a. deduzione dei giudizi estetici puri
Dopo avere esposto la pretesa di universalità, ora doveva
trovare una giustificazione della possibilità di questa
universalità.
Risolve il problema parlando di comune struttura della mente
umana:
- rapporto dell’immaginazione con l’intelletto, per il quale
la cosa bella genera una sensazione di armonia
- poiché la mente è uguale per tutti è giustificata la
pretesa di un senso comune estetico
b. l’antinomia del gusto
tesi: il giudizio non si basa sopra concetti, altrimenti di esso si
potrebbe disputare
antitesi: il giudizio si basa su concetti, altrimenti non sarebbe
necessaria l’approvazione altrui.
Dice che il giudizio, non basandosi sopra concetti, si basa su
una facoltà di giudizio che è comune a tutti gli uomini.
c. la rivoluzione copernicana estetica
Fondando il giudizio di gusto e la sua universalità sulla mente
umana Kant attua una rivoluzione copernicana estetica:
- il bello non è una proprietà ontologica ed oggettiva
- frutto di un incontro delle cose con la mente umana
La bellezza è nella percezione e nella mente dell’uomo, non in
natura: le cose sono belle quando sono in relazione con l’uomo.
Non è un favore che la natura fa all’uomo di porgli delle cose
belle, ma l’uomo lo fa alla natura innalzandola al suo livello.
L’eteronomia del giudizio estetico distruggerebbe la libertà
come lo farebbe con la morale.
5. il sublime, le arti belle e il “genio”
a. intro
Il sublime è generalmente un valore estetico prodotto da
qualcosa di smisurato, incommensurabile.
È una tematica molto presente nell’estetica e fu oggetto di
discussione nel settecento.
Etimologicamente:
- ciò che sta oltre l’architrave della porta
- ciò che sta sotto il fango
Il sublime si muove in una situazione verticale, di vertigine e
voragine allo stesso tempo.
b. sublime matematico
Nasce in presenza di qualcosa di smisuratamente grande:
- montagne, laghi, via lattea, galassie…
Genera in noi un sentimento ambivalente:
- piacere: la ragione si rapporta all’infinito
- dispiacere: la nostra immaginazione non riesce ad
abbracciare le infinite grandezze
Il dispiacere si converte in piacere poiché le entità naturali
risvegliano in noi l‘idea di infinito, che è superiore a ciò che è
immaginabile e percepibile sensibilmente..
La coscienza di essere portatori dell’idea di infinito:
- consapevolezza della nostra grandezza spirituale
- convertiamo la stima per l’oggetto in stima per noi stessi,
cioè il soggetto
c. sublime dinamico
Il sublime dinamico nasce in presenza della immensa forza
della natura:
- eruzioni
- uragani
-
onde
ecc…
Se contempliamo queste situazioni (preferibilmente al riparo):
- inizialmente senso di piccolezza materiale nei confronti
della natura
- successivamente sentiamo in modo pascaliano di essere
portatori di ideali morali e della ragione
Assistiamo ad una continua dialettica tra finito e infinito, il
sublime sfonda le frontiere del bello.
L’emozione data dal sublime diventa da depressiva ad
esaltativa.
d. I caratteri comuni tra i due sublimi
I due sublimi presuppongono comunque una grandezza
d’animo, altrimenti sarebbero colti come portatori di paura.
Vi è una continua dialettica tra:
- infinito-finito
- potenza impotenza
- piacere-paura
L’esperienza che abbiamo:
- tramite l’immaginazione ci fa sentire piccoli
- tramite la ragione ci eleva a grandi più grandi del grande
stesso, poiché l’infinito naturale viene colto.
e. differenza dal bello
Il sublime si differenzia profondamente dal bello poiché:
-
il bello trova il piacere e la serenità, presentando un
equilibrio
Il sublime nasce dalla sproporzione, dalla
rappresentazione del’informe.
Il sublime vive nel contrasto tra ragione e immaginazione, e
provoca nell’uomo:
- commozione
- instabilità
Il talento è la facoltà produttrice dell’arte, facoltà che nel
genio è innata, il genio è obbligato ad esprimere la natura, lo
sente da dentro, secondo la regola dell’arte.
Prerogative del genio:
- originalità o creatività
- impossibilità di dimostrare scientificamente il proprio
capolavoro
6. il brutto
Adorno definisce la bellezza estetica paragonandola alla pelle
d’oca.
Sia kant che Leopardi presentano la sensazione del sublime
con una definizione ossimorica:
- piacere negativo.
- Siepe/illimitati spazi
- Il cor che si spaura/il naufragare che è dolce
è una tematica che si apre nell’estetica dell’800 ma diventerà
dominante nel novecento.
Il sublime sfonda il bello, ma il brutto sfonda il sublime.
-
V’è sempre presente la dialettica finiti et infiniti.
f. bello artistico
Il bello di cui kant ha sempre parlato è il bello naturale.
Il bello artistico tale perché ha apparenza della spontaneità
della natura.
La natura è bella quando appare come un arte.
g. il genio
Il bello ha origini pagane, riguarda l’essere, il finito, il
fenomeno
Brutto e sublime, riguardano il non essere, il nulla, il
noumeno
È forse il cristianesimo, con l’esempio della croce che ci da la
possibilità di conoscere il brutto ed il sublime
Nel crocefisso di Holbain il Cristo è sofferente, brutto, ma in
questa passione stà il bello: il brutto è bello (Shackespeare “fair
is foul and foul is fair)
L’arte spontanea ha origine dal “genio”.
Fu Lutero ad introdurre questo concetto con la teologia crucis:
è proprio nel brutto che risiede la bellezza, questo è il
paradosso del cristianesimo
Il genio è colui che ha talento, cioè un dono naturale che regola
l’arte.
Il trono di cristo è la sua croce
La corona è una corona di spine.
Questo contraddice apertamente la cultura classica, poiché non
c’è proporzione, c’è disarmonia.
7. analisi del giudizio teleologico: il finalismo come
bisogno connaturato della nostra mente
La finalità del reale:
- appresa immediatamente nel giudizio estetico
- pensata mediatamente nel giudizio teleologico, in virtù
del concetto di fine.
L’unica visone scientifica è quella determinista
Nell’uomo tuttavia, vi è una tendenza a pensare le cose in vista
di un fine, cerca di scorgere nella natura le cause finali
Di fronte ad un individuo non possiamo non pensare che vi sia
un fine che subordini le parti al tutto.
Così di fronte all’ordine generale della natura non possiamo
fare a meno di pensare a un Dio che ha una certa intenzione.
In vista dell’etica, pensiamo addirittura che tutto sia
presupposto per l’uomo, senza il quale la natura stessa sarebe
desertica.
Kant però ribadisce che il giudizio teleologico non ha alcun
fondamento razionale certo, ma è frutto di una tendenza
umana.
Tuttavia non possiamo non porci domande teleologiche perché
il meccanicismo no esaurisce determinate domande di senso.
Occore considerare il giudizio teleologico come un promemoria
critico che:
- ricorda l’insuperabilità dell’orizzonte scientifico
- esprime i limiti della visione scientifica
Kant vede il finalismo come una condizione possibile della cosa
in sé:
- i Romantici trasformeranno invece il giudizio teleologico
in altrettante realtà.