Unione Europea - UCRAINA a cura di Gian Maria Donadio Background storico Come un atto finale di una commedia che si protrae ormai da parecchi anni, il rifiuto del Primo Ministro ucraino Nikolaj Azarov nel firmare l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea il 23 novembre 2013 non ha mancato di sorprendere. Con questo dietrofront, su un accordo che sembrava ormai concluso, l’Ucraina intende invece rilanciare i propri rapporti commerciali con la Russia, l’Unione Doganale Eurasiatica e i Paesi della CSI. Una decisione fortemente criticata dall’Occidente e da gran parte della popolazione ucraina stessa. 1 Sembrava che ce l’avesse (quasi) fatta l’Ucraina ad iniziare una cooperazione più stretta con l'Unione europea ma non ha saputo schivare il colpo di martello sferratogli dalla Grande Madre Russia. Oggi i colpi di martello non si danno più fisicamente col "pugno di ferro" ma con ricatti economici, creando difficoltà doganali nello scambio dei prodotti fino alla possibile, e tragica, chiusura dei mercati, si danno con minacce più o meno dissimulate da promesse aleggiate, e dissimulate anch’esse da ‘convenienze’ economiche. Foto 1: territorio geografico ucraino Obiettivo della Russia di Putin è stato di impedire all’Ucraina l’adesione al DCFTA. Per la sua posizione geografica, l'Ucraina ha sempre giocato un ruolo piuttosto importante fra le egemonie dell’Est-europeo e l'impero Ottomano, ma che poi, nello scontro con l'Impero Russo, dovette cedere i suoi territori lungo il Mar Nero. Ma anche che, nonostante le 2 ripetute promesse di autonomia, l’Ucraina non ricevette mai le libertà che attendeva, e, forse, come per una contropartita politica gli ucraini, in cambio, poterono arrivare ai gradi più alti della gerarchia e della Chiesa ortodossa russa. L'influenza russa sulla vita politica e sociale sull'Ucraina si manifestano già dal 1600, per esattezza nel 1654, quando col trattato di Perejaslav gran parte dell'Ucraina passa sotto il controllo russo firmando un Trattato. Si pensi che al tempo l'ucraina era conosciuta come "la piccola Russia" che venne poi integrata nella Grande Russia a livello amministrativo, economico e sociale. Mentre i cosacchi vedevano in questo accordo una alleanza militare per Mosca invece era il primo passo per l'annessione dell'Ucraina sotto il dominio dello zar. Con la rivoluzione del 1917, che metteva fine a tre secoli di governo della dinastia dei Romanov, l'Ucraina perse ancora una volta l'occasione per ottenere l'autonomia. Il suo vertice governativo fu troppo debole nella lotta contro un altro assalto. Quello della nuova Russia rivoluzionaria. Così, gli Ucraini, di fatto il popolo non russo più numeroso dell'Unione Sovietica, ma con una affinità linguistica, una comune appartenenza alla religione ortodossa e una storia in parte in comune, sono stati considerati, semplicemente, parte della nazione russa. 3 Il destino dell'Ucraina sembra già essere condizionato dal suo nome. Difatti etimologicamente Ucraina deriva dall'etimo slavo antico orientale ‘U-krayi-na" formato da ‘u’ cioè ‘vicino’ e la radice slava ‘kraj’, ‘territorio’. Cioè una terra di confine tra Est e Ovest. Nella sua Storia si intrecciano entità culturali diverse, quella occidentale, l’altra più asburgica e mitteleuropea, la cultura russa e ortodossa, gli ebrei, i polacchi, gli armeni. Eterno stato periferico considerato appartenente al confine russo. Oggi l’Ucraina, come altri paesi dell’ex URSS, sembrerebbe ancora schiava di un’irrequietezza profonda, radicata nel conflitto tra il desiderio del proprio popolo, quello di marcare la propria indipendenza nei confronti di Mosca con relazioni sempre più forti e costanti con l'UE che potrebbero portarla un giorno a diventare paese membro dell'Unione europea. Foto 2: immagine scattata durante la rivoluzione del 1917 in Ucraina 4 I RAPPORTI UE- UCRAINA La Rivoluzione arancione del 2004 ha, di fatto, migliorato i rapporti tra Kiev e l’Unione Europea, ma non abbastanza da segnare una vera e propria svolta, né tantomeno da portare ad una situazione diversa oggi, situazione che avrebbe visto l’Ucraina diventare Paese associato dell’UE. Prima del successo della Rivoluzione arancione, infatti, i dubbi erano molti, probabilmente troppi, e le perplessità pesavano eccessivamente sul futuro europeo dell’Ucraina. Basta pensare che l'allora Commissario europeo all'allargamento Günter Verheugen che, nel 2002, pur non escludendo nel futuro la possibilità di una eventuale adesione dell’Ucraina, riteneva che bisognava esplorare prima ad altre forme di cooperazione con questo Paese. In effetti, le istituzioni europee a vari livelli hanno sempre nutrito perplessità ci sono sempre state perplessità dovute alla forte influenza russa sull'ucraina. La Rivoluzione arancione ha contribuito ad avviare un dialogo più forte perché cominciava a delinearsi una volontà del popolo a ribellarsi all'ingerenza sovietica a vantaggio della condivisione dei valori democratici europei, sebbene condizionato, come espresso dal suo leader dell’opposizione, Viktor Juščenko, da quattro punti ritenuti fondamentali per il proseguo del dialogo con l'Europa: il riconoscimento dell’Ucraina come economia 5 di mercato; l’entrata nell’Organizzazione Mondiale del Commercio; la condizione di membro associato dell’Unione europea ed infine la condizione di membro a tutti gli effetti. Le relazioni tra l'UE e l'Ucraina risalgono al 1998 e sono disciplinate dall'accordo di partenariato e di cooperazione. Da allora la questione Ucraina ha sempre fatto parte dell'agenda politica europea. Nel corso degli anni, infatti, si sono svolti diversi summit, meeting ad alto livello, conferenze internazionali per monitorare i progressi dell'Ucraina verso quelli che sono i principi fondanti dell'UE: uno stato democratico e di diritto, il riconoscimento dei diritti fondamentali, una economia di mercato. In occasione del 13° vertice UE-Ucraina tenutosi nel 2008 a Parigi, i leader dell'UE e dell'Ucraina hanno raggiunto un accordo in base al quale, l'accordo vigente di partenariato e di cooperazione poteva evolversi in una cooperazione più importate e più forte cioè un accordo di associazione. I negoziati per l' accordo di associazione UE-Ucraina sono iniziati a marzo del 2007. Nel febbraio 2008, l'Ucraina decide di aderire all'OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio), condicio sine qua non per avviare i negoziati su una zona di "libero scambio globale e approfondito" (DCFTA). 6 L'importanza dell'accordo di associazione risiede nel fatto che attraverso di esso si ha la possibilità di approfondire le relazioni politiche ed economiche tra l'Ucraina e l'UE, creando le condizioni per un avvicinamento del Paese a certe parti del mercato interno dell'UE. Quindi una sorta di "anticamera" prima di un'eventuale integrazione come Paese membro dell'UE, per la quale è previsto un piano di riforme per avvicinare la legislazione ucraina alla normativa dell'UE. Nel cammino verso l'allineamento alle norme europee, l'Ucraina sarebbe stata accompagnata da una task force della Commissione europea che avrebbe fornito un'assistenza tecnica mirata a sviluppare un piano di riforme definito nell'accordo, in particolare la modifica del potenziamento istituzionale. In occasione del 15° vertice Ucraina-UE del 19 dicembre 2011, l'UE e il presidente dell'Ucraina hanno preso atto dell'intesa raggiunta sul testo dell'accordo di associazione, firmato il 30 marzo del 2012 dai capi negoziatori dell'Unione europea e dell'Ucraina mentre l'accordo commerciale, il DCFTA era già firmato il 19 luglio 2012. Nella riunione del Consiglio europeo Affari esteri tenutosi il 10 dicembre 2012, l'UE ha ribadito l'impegno e la volontà di procedere alla ratifica definitiva dell'accordo di associazione e di quello commerciale a condizione che le autorità ucraine dimostrino un'azione determinata e progressi tangibili in tre settori considerati prioritari: elezioni, giustizia selettiva e riforme globali definite 7 nell'agenda di associazione. Era anche stato indicato un termine entro il quale procedere con l'avvio delle riforme e siglare l'accordo previsto per il 28 e 29 novembre 2013 per il vertice del partenariato orientale di Vilnius sotto presidenza Lituana. Un'occasione che avrebbe potuto essere storica, in quanto il Consiglio dell'UE aveva già dichiarato la disponibilità dell'apertura provvisoria di parti dell'accordo, dettata sia dalla necessità di conciliare gli interessi economici reciproci e i valori condivisi che dalla volontà comune dell'UE e dell'Ucraina di cominciare ad applicare e ad attuare diverse parti dell'accordo per accelerare l'impatto delle riforme su questioni settoriali specifiche prima della conclusione dell'accordo. 8 Sintesi dell'accordo UE-Ucraina Gli obiettivi generali dell'accordo di associazione sono: - promuovere il graduale ravvicinamento tra le Parti sulla base di valori comuni; - intensificare il dialogo politico; promuovere, tutelare e rafforzare la pace e la stabilità a livello regionale e internazionale; - creare le condizioni di un rafforzamento delle relazioni economiche e commerciali per un graduale accesso dell'Ucraina a certe parti del mercato interno dell'UE; - potenziare la cooperazione in materia di giustizia, libertà e sicurezza (GLS), con l'obiettivo di rafforzare lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, e creare le condizioni per una cooperazione sempre più stretta in altri settori di reciproco interesse. Fra i principi generali dell'accordo figura una serie specifica di "elementi essenziali": - il rispetto dei principi democratici, dei diritti umani e delle libertà fondamentali, definiti negli strumenti internazionali pertinenti; - il rispetto dello Stato di diritto; la promozione del rispetto dei principi di sovranità e integrità territoriale, inviolabilità delle frontiere e indipendenza; - la lotta contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa, dei loro componenti e dei relativi vettori. Principi generali relativi all'economia di mercato, al buon governo, alla lotta contro la corruzione, alla criminalità organizzata transnazionale e al terrorismo, nonché alla promozione dello sviluppo sostenibile e al multilateralismo efficace. Politica estera rafforzamento del dialogo politico per promuovere una graduale convergenza sulle questioni di politica estera e di sicurezza, nella prospettiva di un sempre maggiore coinvolgimento dell'Ucraina nello spazio europeo di sicurezza; la promozione della pace e della giustizia a livello internazionale attraverso la ratifica e l'attuazione dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale e azioni comuni in materia di stabilità regionale, prevenzione dei conflitti, gestione delle crisi, cooperazione tecnologica/militare, lotta al terrorismo e alla proliferazione, disarmo e controllo degli armamenti. Giustizia, libertà e sicurezza particolare attenzione é rivolta allo Stato di diritto e al rafforzamento delle istituzioni e delle prassi giudiziarie. L'accordo definisce il quadro della cooperazione in materia di migrazione, asilo e gestione delle frontiere, protezione dei dati personali, riciclaggio del denaro, finanziamento del terrorismo e politica antidroga. Sono altresì contemplati il trattamento e la mobilità dei lavoratori, nonché l'impegno a sviluppare ulteriormente la cooperazione giudiziaria in materia civile e penale, avvalendosi appieno dei pertinenti strumenti internazionali e bilaterali. L'accordo comprende la cooperazione rafforzata in oltre 30 ambiti, tra cui: energia, trasporti, tutela dell'ambiente, cooperazione in materia di politica industriale e delle piccole e medie imprese, sviluppo e protezione sociale, pari diritti, tutela dei consumatori, istruzione, formazione, gioventù e cultura. La cooperazione tra l'ucraina e l'UE si baserà su calendari specifici per il recepimento e l'attuazione, da parte dell'Ucraina, di parti selezionate dell'acquis dell'UE, a cui sarà improntato anche il programma di riforme interne e di modernizzazione dell'Ucraina. 9 L'accordo comprende inoltre disposizioni relative al monitoraggio, all'adempimento degli obblighi e alla risoluzione delle controversie (comprese disposizioni specifiche sulle questioni commerciali). DCFTA: l'accordo commerciale darà un notevole impulso alla crescita economica del paese con un ravvicinamento della legislazione ucraina, alle norme e agli standard dell'UE. DCFTA creerà opportunità commerciali per entrambe le Parti. La questione Tymoshenko Nel lungo periodo di negoziati, l'UE ha chiesto espressamente al Presidente ucraino Yanukovych diverse riforme politiche ed economiche, come condizioni necessarie per poter firmare l’accordo bilaterale d’associazione e libero scambio. In particolare un sistema giudiziario sicuro e attendibile, con reali riforme carcerarie, di abbassare i metodi repressivi e gendarmeschi con i quali mette a tacere le manifestazioni dei dissidenti, di permettere l’accesso ai media dell’informazione, e l’annullamento delle condanne per motivi politici. Solo con queste trasformazioni di principio (e di fatto) si può garantire il rispetto delle libertà fondamentali. L’Unione Europea ha, in più, precisato in modo inequivocabile che l’ex primo ministro Yulia Tymoshenko, condannata a sette anni di reclusione per controversie politiche, è tra i prigionieri che devono essere liberati. Questa liberazione consentirebbe all’ex eroina della rivoluzione arancione di poter andare a curarsi a Berlino. 10 Foto. 2: L’ex primo ministro Yulia Tymoshenko Non si può dire in questo senso che Yanukovych abbia fatto molto per soddisfare le richieste dell’Unione europea. Dopo aver annunciato la possibilità di concedere alla Tymoshenko di recarsi all’estero per cure mediche, si è limitato a graziare alcuni detenuti, rifiutandosi però di rilasciare l’ex leader dell’opposizione ucraina, sotto le esplicite pressioni di Mosca. Questo anche per non mettere a rischio il suo obiettivo principale: vincere le prossime elezioni presidenziali nel 2015. Nonostante la sua crescente impopolarità, infatti, l’attuale presidente ucraino non sembra voler correre il rischio di veder diminuire ulteriormente il proprio potere, rimettendo in gioco un avversario politico che per poco non l'ha battuto alle ultime elezioni per la presidenza. La presa di posizione del presidente ucraino ha portato ad un congelamento dell’accordo di associazione da parte dell’UE, che considera la liberazione della Tymoshenko come una delle maggiori 11 precondizioni per la stipula dell’accordo che avrebbe portato alla liberazione degli scambi commerciali con l’Ucraina, eccezione fatta per i prodotti agricoli. Ciononostante, l’Unione ha deciso di lasciare le porte aperte a Kiev, offrendo aiuti economici, giudicati però insufficienti da Yanukovych, che in questo modo non ha mancato di indispettire l’Occidente, suscitando all’interno dell’Unione Europea diverse reazioni polemiche rivolte alle pretese ucraine, giudicate in modo tutt’altro che positivo. In tale situazione di stallo, si è fatta avanti la Tymoshenko, che ha invitato Bruxelles a firmare con l’Ucraina anche senza l’accordo sulla sua liberazione. L’iniziativa della donna però non è servita, dimostrando che la sua liberazione rappresenta probabilmente soltanto uno tra i tanti problemi che esistono in questa faccenda, quello più mediatizzato. Forse la realtà è peggiore di ciò che si vede e di ciò che si sa. A novembre prima del summit di Vilnius, Kiev ha annunciato di non voler più firmare l'accordo suscitando contestazioni popolari e lo sgomento della comunità internazionale e dei massimi rappresentanti delle Istituzioni europee. Le motivazioni rese note dal governo ucraino sono state addebitate alla natura strettamente economica giudicate poco vantaggiose per il Paese cosi come dichiarato dal Primo ministro ucraino Mykola Azaro. 12 L’ATTUALITÀ E IL RUOLO DELLA RUSSIA NELLA MANCATA SOTTOSCRIZIONE A VILNIUS DELL’ACCORDO DI ASSOCIAZIONE Nel quadro attuale, all’interno del quale i rapporti geopolitici ed economici che caratterizzano la posizione dell’Ucraina rappresentano ulteriori complicazioni, il ruolo della Russia diventa un fattore determinante, capace di spostare gli equilibri instabili delle trattative tra Kiev e Bruxelles. Il presidente russo Vladimir Putin fa sapere che, aprendo il suo mercato all’Unione europea, l’Ucraina andrebbe incontro ad un default, diventando in un certo senso una seconda Grecia. Un ammonimento, dovuto al fatto che la Russia vede l’integrazione dei paesi dell’ex URSS con Bruxelles come una provocazione politica, ma soprattutto come un pericolo che minaccerebbe la sua volontà di dominare il territorio ex sovietico. Venendo integrata all’interno dell’UE infatti, l’Ucraina diventerebbe automaticamente un ostacolo per quelli che possono essere considerati i progetti d’integrazione antagonisti a quelli europei, ovvero i progetti d’integrazione eurasiatica promossi da Putin, e più precisamente l’Unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakistan. Azarov, per ovviare al problema, ha affermato che nulla vieterebbe all’Ucraina di sottoscrivere l’accordo di associazione con l’Unione 13 europea, e al tempo stesso di creare un area di libero scambio con l’Unione doganale. L’idea, che di fatti eviterebbe all’Ucraina di dover decidere da che parte schierarsi in modo definitivo, e che sembrerebbe la migliore soluzione per il Paese, non è però applicabile a causa della qualità delle relazioni che esistono tra Russia e Ucraina. Tra i due Paesi esiste infatti già un accordo di libero scambio, e un’eventuale abolizione dei dazi tra UE e Ucraina provocherebbe, secondo Mosca, un’invasione dei prodotti europei non più gravati dalle imposte non solo nel mercato russo, ma conseguentemente in tutti i mercati dell’Unione doganale. Per Mosca, i pericoli maggiori derivanti da un accordo di libero scambio tra Unione europea e Ucraina riguarderebbero soprattutto i settori dell’agricoltura, dell’industria automobilistica e dell’aviazione russi, con eventuali ripercussioni sul tasso di disoccupazione interno in un mercato, quello russo, non ancora pronto ad aprire le porte alle merci provenienti dall’Europa. Questo è il timore di Putin, che prevede conseguenze nefaste sull’economia russa dalla collaborazione tra Unione Europea e Ucraina. In caso di affluenza dei prodotti europei liberi dai dazi, si renderebbe necessaria, sempre secondo il Cremlino, l’introduzione di misure protettive nei confronti di Kiev. Una minaccia abbastanza esplicita, questa, che tiene in scacco il governo Ucraino, e che rimanda ad un episodio non molto lontano. Mosca, infatti, proprio 14 l’estate scorsa, ha deciso di chiudere il proprio mercato ad alcune merci ucraine, in quella che può essere considerata una vera e propria guerra doganale con Kiev (guerra impari, chiaramente). Il prezzo più salato che l’Ucraina pagherebbe stavolta, nel caso di un accordo con l’Unione Europea, è quello che riguarda il gas russo. La Russia, infatti, ha promesso a Kiev di abbassare di quasi tre volte il prezzo delle forniture di gas, nel caso in cui l’Ucraina decidesse di aderire all’Unione doganale. Naturalmente, lo sconto sarebbe fuori discussione se il governo ucraino firmasse un accordo di associazione con l’UE. Ma non è tutto. La Russia potrebbe spingersi oltre, chiudendo i rubinetti all’Ucraina come è successo nel mese di gennaio del 2009. Allora anche l’Europa, dove la maggior parte del gas russo arriva tramite la rete di gasdotti ucraini, ne ha pagato le conseguenze, rischiando di rimanere a secco. La volontà della Russia di fare pressione sull’Ucraina viene esercitata anche sul piano psicologico, e non solo su quello del pragmatismo legato al commercio. A dimostrazione di questo fatto, l’esempio più lampante risulta essere la ‘cerimonia’ del 24 novembre (data probabilmente non casuale) avvenuta nel villaggio di Šajkaš, in Serbia. In questo villaggio, infatti, proprio il giorno 24, sono stati avviati nuovi scavi per il progetto South Stream da parte della compagnia russa Gazprom. Manovra astuta da parte di Mosca, ma 15 anche messaggio esplicito diretto al governo ucraino, attraverso il quale la Russia intende mettere in chiaro che è l’Ucraina ad aver bisogno di lei, e non il contrario. Con una mano leva e con l’altra da. Nell'antica tradizione del bastone e della carota. Così sembra fare Putin, se il suo governo si comporta mettendo in pratica delle azioni dimostrative con lo scopo di intimorire il governo ucraino e subito dopo sta già siglando accordi per dimostrare che la Russia è pronta molto di più di quanto abbia dimostrato l’UE fino ad oggi. Le misure per il sostegno dell’economia ucraina sono concrete: alla Naftogaz, la compagnia statale di olio e gas, è stato concesso di rinviare i pagamenti per le forniture di gas alla primavera del 2014. Le cifre sono piuttosto consistenti: solo per il mese di agosto la ‘bolletta’ che l’Ucraina deve ancora pagare alla Gazprom si aggira intorno ai 564 milioni di euro. Mentre l’’accordo raggiunto il 3 dicembre concerne il periodo che va da ottobre a dicembre, e la cifra è molto maggiore. L’Ucraina è indebitata per circa 44 miliardi di euro e nelle sue riserve in valuta straniera sono rimasti soltanto circa 16 miliardi di euro. La valutazione dei crediti poi è simile a quella di Cipro e della Grecia. I funzionari europei, nonostante i prestiti in ballo attraverso il Fondo Monetario Internazionale (FMI), si sono rifiutati di fare il gioco del Presidente ucraino, che in qualche modo stava portando ad 16 una trattativa al rialzo per il miglior offerente sugli accordi commerciali, in competizione con la Russia. Il motivo reale del cambio di rotta ucraino sembra essere dovuto proprio alla ferma opposizione della Russia, che ha posto un vero e proprio ultimatum al paese governato da Yanukovych: se Kiev decide di associarsi all’UE, entrando a far parte dell’area di libero scambio con i 28 paesi che la compongono, non solo non entrerà mai a far parte dell’Unione doganale, non potendo quindi godere dei benefici del libero scambio con la Russia, ma soffrirà anche la ‘vendetta’ russa, che minaccia di mettere in ginocchio il Paese. Mosca ha fatto capire chiaramente a Kiev che deve fare una scelta tra l’associazione con Bruxelles e l’Unione doganale eurasiatica, e che solo una delle due scelte ha un futuro possibile. Il dietrofront del governo ucraino, soggiogato dalla Russia e dai suoi ricatti, ci porta all’attualità. La mancata firma dell’accordo di associazione con l’Unione Europea, infatti, non è stata priva di conseguenze interne per l’Ucraina. Al contrario, la decisione ha scatenato l’ira di moltissimi cittadini, dimostrando che la maggior parte del popolo ucraino è, e resta, favorevole all’ingresso del Paese nel mercato libero europeo. A Kiev, dal 24 novembre, si protesta. Si protesta contro l’atteggiamento del governo, un governo che evidentemente non 17 rispecchia quello che è il reale desiderio della maggior parte della popolazione, il desiderio di uscire dalla sfera di influenza russa. Si manifesta soprattutto a favore dell’Europa, patria di diritti e libertà. A seguito del voltafaccia da parte del governo ucraino, migliaia di manifestanti hanno fatto sentire la propria voce, dissociandosi dalla decisione del loro presidente. A piazza Maidan, simbolo della Rivoluzione arancione filo-occidentale nel cuore della capitale ucraina, decine di migliaia di persone si sono riunite per protestare. Dopo la fase della rivoluzione arancione l’Ucraina, non è più scesa in piazza. Quella stessa piazza, che per l’Europa orientale era stata il luogo del ‘plebiscito obbligatorio’ al regime, ora, per le generazioni più giovani e meno legate al ricordo del periodo socialista, diventa luogo e momento di democrazia. E sono proprio i più giovani quelli che avrebbero potuto trarre beneficio dall’inizio di un percorso di adesione all’Unione Europea, per questo occorre considerare che le manifestazioni avvenute, e che avvengono, non sono fatti irrilevanti o secondari. Altre manifestazioni si sono svolte nelle città dell’Ucraina occidentale: a Lutsk, Lepoli, Ivano-Frankivsk, Uzhgorod, zone meno saldate alla Russia sia culturalmente che linguisticamente, ma anche nella regione dell'Ucraina orientale, come Donetsk, la sua maggiore città industriale, la capitale storica, e amministrativa, del Bacino del Donec. 18 Le manifestazioni avvenute nel territorio occidentale, quello dell’Ucraina storica dove forte è il retaggio nazionalista e la russificazione è stata meno incisiva, sono ancora una volta testimonianza di come esistano due opposte tendenze di pensiero. Due teste, una rivolta verso Mosca, l’altra verso Bruxelles. Le proteste per la mancata adesione all’area di libero scambio con l’Unione europea sono andate avanti per oltre un mese, nonostante il divieto di manifestare imposto dal governo. La voce europea del popolo ucraino si è riunita in piazza Maidan (e non solo) con continue dimostrazioni, in un numero sempre più importante di manifestanti. Dalle poche migliaia dell’inizio, infatti, i manifestanti sono diventati decine di migliaia in poco tempo, e hanno chiesto elezioni anticipate e le dimissioni dell’attuale presidente ucraino. Foto 3: proteste a Kiev 19 Rifiutando di firmare l’accordo di associazione tra Ucraina e UE, il presidente ucraino ha di fatto dato il via ad una vera e propria ondata di manifestazioni spontanee e pacifiche che hanno coinvolto in ultimo più di un milione di dimostranti, accampati giorno e notte a Kiev e in altre città del Paese. Purtroppo però, da una situazione pacifica si è passati ad una situazione di violenza quando, durante una protesta nella capitale, centinaia di persone hanno cercato di raggiungere il palazzo presidenziale, provocando una reazione della polizia che ha risposto con cariche, granate stordenti e gas urticanti. Questo primo episodio di violenza ha dato il là, come spesso accade, ad una serie di atti brutali sui manifestanti da parte della polizia ucraina. Queste ripetute e violente azioni repressive sono state immediatamente condannate dall’UE, che ha espresso pubblicamente il proprio disappunto: con la violenza, niente integrazione. Questo il monito dell’Unione, che sarebbe anche pronta rimettere in discussione l’integrazione dell’Ucraina, alla luce delle repressioni forzate da parte della polizia al diretto comando del presidente ucraino Yanukovych. Molto dure sono state anche le reazioni degli Stati Uniti riguardo alla gestione delle manifestazioni da parte del governo ucraino. John Kerry, Segretario di Stato americano, ha definito la violenza delle forze dell’ordine ucraine come un atto contrario al rispetto dei Diritti 20 Umani, sottolineando l’immaturità democratica dimostrata dall’Ucraina. Se, da una parte, il Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, invita Kiev a rispettare la libertà di espressione sulla popolazione, il Capo di Stato ucraino contesta i manifestanti incolpandoli di azione sovversive. Da parte sua, infatti, il Presidente Yanukovych ha tentato di difendersi accusando i manifestanti di aver pianificato azioni volte a minare la stabilità dell’Ucraina in vista delle Elezioni Presidenziali del 2015. Putin si è subito schierato dalla parte dell’amico ucraino, ribadendo il concetto espresso da Yanukovych e criticando gli atti violenti compiuti da alcuni dimostranti pro-UE. Il Presidente russo però sembra aver intenzionalmente omesso una notizia che ha una certa rilevanza. Molti media, infatti, tra cui l’Ukrayinska Pravda, hanno dichiarato che diversi attacchi da parte dei dimostranti, che hanno scatenato la violenta reazione della polizia, sono stati provocati da agenti infiltrati dell’Amministrazione Presidenziale di Yanukovych. La manovra sarebbe stata organizzata con un duplice intento, quello di giustificare la repressione e quello di screditare la protesta in favore dell’Unione Europea. 21 L’atteggiamento del governo ucraino riguardo alle manifestazioni non ha indignato soltanto al di fuori dei confini dell’ex Paese sovietico. Le azioni repressive delle forze di polizia hanno, di fatti, inasprito i rapporti con i manifestanti che, rabbiosi nella loro protesta pacifica, hanno abbattuto la statua di Lenin a Kiev, monumento che, dalla caduta dell’Unione Sovietica, non era mai stato nemmeno danneggiato. Azione che ha una valenza simbolica, quella dei manifestanti, per dimostrare il loro rifiuto nei confronti dell’oppressione russa, sentimento che è sempre più presente. I rapporti tra Ucraina e Russia, alla luce delle manifestazioni che hanno fatto seguito al mancato accordo con l’Unione Europea, si sono intensificati, come lo dimostra l’incontro tra Yanukovych e Putin, avvenuto il 7 dicembre. L’incontro in questione, durante il quale il presidente ucraino ha fatto visita al presidente russo, ha sollevato diversi dubbi. Secondo indiscrezioni, fornite dall’autorevole Economist, i due si sarebbero accordati in segreto sull’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Doganale Eurasiatica, concepita da Putin per estendere l’egemonia della Russia sui paesi dell’ex-URSS e tagliare fuori l’Unione europea dalla competizione a livello mondiale. Queste indiscrezioni rivelerebbero che Yanukovych avrebbe concesso l’incorporazione di Kiev nel progetto di integrazione russo, in cambio di uno sconto sul prezzo del gas importato dalla Russia. 22 La reazione, da parte dell’Opposizione, alla notizia del presunto accordo commerciale tra Kiev e Mosca, non si è fatta attendere. Yulia Tymoshenko, leader e simbolo del dissenso ucraino, fa sapere dal carcere in cui è detenuta che ha messo fine allo sciopero della fame che stava portando avanti in segno di protesta, invitando i manifestanti a battersi per ottenere le dimissioni del Premier Azarov e del Presidente Yanukovych. Le proteste si sono intensificate, e i dimostranti hanno chiesto immediate nuove elezioni per far decadere l’attuale Governo. Il numero di manifestanti ha presto raggiunto il milione. Un milione di persone che protesta non solo in favore dell’Europa, ma che denuncia ugualmente l’incapacità del proprio governo nel risolvere la crisi economica del Paese, e la brutalità delle repressioni dei cortei da parte della polizia. L’Opposizione ucraina, interessata all’ingresso nell’UE, teme la svendita degli interessi nazionali, tra cui i gasdotti di Kiev. Votaly Klichko, leader di UDAR, ha sostenuto l’esistenza di possibili patti segreti, secondo i quali Yanukovych avrebbe acconsentito ad aggregare l’Ucraina con l’Unione Doganale Eurasiatica, e la firma di accordi clandestini che rimettono alla Russia il dominio e la disciplina dei gasdotti del Paese. Un regalo questo. Un vero ‘saldo’ dei redditi dello stato ucraino che getta il Paese sotto il diretto controllo del potere russo, che, in questo modo, prende possesso e 23 del gas venduto a Kiev e delle infrastrutture che distribuiscono il combustibile in Europa. E proprio l’Europa, per questi nuovi scenari, che potrebbe essere esposta ad un alto rischio, in quanto lo stesso Paese che vende il carburante controlla anche il suo transito; fino ad ora controllato, invece, da soggetti privati, svincolati da rapporti di sudditanza col leone russo, e che, nella gestione del commercio sulla piazza europea, hanno in una certa misura evitato possibili ricatti energetici nei confronti dell’UE. Cosa non più controllabile se gli interessi si trasformano in politici e non più solo in quelli di mercato. Dalla violenza psicologica che ha caratterizzato le relazioni sul piano della politica, dalle insinuazioni agli avvertimenti, dalle minacce più o meno velate a quelle esplicite, si è passati ad una violenza puramente fisica che, nel suo totale, ha portato a diverse centinaia di feriti e arrestati. Tra questi non ci sono soltanto manifestanti, ma anche giornalisti, e addirittura deputati dell’Opposizione. Fatti incresciosi questi, che hanno indignato l’Occidente, e non hanno fatto altro che aggravare la posizione di Kiev, che grazie al suo voltafaccia dell’ultimo minuto di certo non aveva aumentato la stima dell’UE ne suoi confronti. Così, intorno alle vicende legate alle manifestazioni in Ucraina si è creato un dibattito di proporzione globale, che riguarda il diritto di manifestare e la protesta pacifica di una popolazione, quella ucraina, che sogna e desidera l’Europa. Il Presidente del Parlamento Europeo, 24 Martin Schulz, invita a non chiudere le porte del mercato unico dell’UE all’Ucraina, per non tradire il milione di dimostranti che da oltre un mese sta lottando, e portando nelle strade portando la bandiera europea. È parere di Schulz che la delusione nei confronti di Yanukovych, ovvero di un Presidente che non ascolta la voce del proprio popolo, non debba influenzare la politica di apertura che l’UE deve avere nei riguardi dell’Ucraina e della sua popolazione. La risposta del Presidente del Parlamento Europeo alla decisione di Viktor Yanukovych, che ha firmato accordi segreti con Putin durante la trattativa con l’Unione Europea, è sicuramente confortante per il popolo ucraino. Ciononostante, lo stesso Martin Schulz ha dichiarato di non riporre più alcuna fiducia nel Presidente ucraino, che ha dimostrato al mondo, attraverso le sue scelte politiche, di non essere realmente interessato all’avvicinamento dell’Ucraina all’Europa. 25 La posizione del gruppo S&D Il gruppo dell'Alleanza progressista dei socialisti e democratici del Parlamento europeo ha da sempre sperato e insistito affinché si addivenisse alla firma dell'accordo che ha avuto una lunga gestazione, e questo non per i vantaggi di natura economica che ne potrebbero scaturire per entrambe le Parti quanto piuttosto per iniziare un cammino democratico e la istituzione di uno stato di diritto al momento carente nel Paese. Gli accordi di associazione che hanno portato nel corso del tempo a integrare nell'UE i Paesi dell'est ha contribuito a "esportare" un modello di sviluppo economico e sociale che ha permesso a quei Paesi di far parte dell'Unione europea, e affermare quei valori fondanti che hanno ispirato negli anni '50 i padri fondatori della Comunità europea. Il Presidente del gruppo S&D, Hannes Swoboda ha invitato a più riprese il Presidente ucraino a ascoltare il suo popolo e a riflettere per dare ai cittadini ucraini la chance di conoscere uno sviluppo democratico del Paese. 26 Foto 4: Hannes Swoboda, Presidente Gruppo dei Socialisti & Democratici al Parlamento Europeo Il parlamento europeo e in particolare il gruppo socialista si sono adoperati intensamente per contribuire al dialogo e al rafforzamento della democrazia in Ucraina. L'ha recentemente ricordato il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz nel discorso tenuto dinanzi al Consiglio europeo del 19 dicembre 2013 in cui ha dichiarato la massima disponibilità di adoperarsi per riaprire il dialogo con il governo ucraino. Schulz ha altresì detto: "Crediamo tuttavia che sia meglio lasciare aperta all'Ucraina la porta dei negoziati, se non altro, per i movimenti democratici nel paese, che non dobbiamo lasciare soli". 27 Conclusioni Lo scenario non è dei più semplici per l’UE. Anche se le richieste dell’Ucraina si fanno sempre più esigenti, il mancato accordo con Kiev significa un rafforzamento della Russia, sia in termini economici che in termini politici. Senza l’accordo di associazione con l’Unione europea, Yanukovych sarà probabilmente costretto a cedere alle pressioni economiche di Mosca aderendo all’Unione doganale eurasiatica, e quindi anche all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO). Attraverso la firma di questi due accordi, l’Ucraina contribuirebbe drasticamente all’aumento di potere del Cremlino, che eserciterebbe a questo punto una forte influenza economica e finanziaria, avrebbe più autorità nella politica estera e di difesa dei suoi membri, e con esse il diritto di intervento militare. Un’alternativa per l’UE, in questa situazione così delicata, potrebbe essere quella di un accordo di libero scambio senza una vera e propria associazione con Kiev, attraverso il Deep and Comprehensive Free Trade Area (DCFTA). Si tratterebbe di una cooperazione con l’Ucraina su specifici settori, soprattutto per quello energetico, una maggiore cooperazione politica e una graduale integrazione economica, che non prevedrebbe, di fatto, la firma di un accordo di associazione, e conseguentemente una eventuale futura adesione all’UE in quanto membro. 28 Anche con questo diverso tipo di accordo, per gli ucraini potrebbe non esserci più l’obbligo di un visto per entrare nel territorio dell’Unione europea. Tutto questo darebbe all’ex Paese sovietico un motivo importante in più per non cedere alle pressioni della Russia, che sta cercando di sfruttare il prezzo del suo gas per obbligare l’Ucraina ad entrare a far parte dell’Unione doganale. Va ricordato che, oltre ai negoziati sul gas, il presidente russo Vladimir Putin ha parallelamente messo in atto un’ulteriore mediazione in questi ultimi tempi, il cui obbiettivo sarebbe stato quello di far sedere ad un tavolo comune i tre protagonisti della vicenda, per instaurare un’unica trattativa. La volontà di Putin si è espressa attraverso il governo ucraino, che ha proposto di creare una commissione tripartita tra Ucraina, Unione Europea e Russia, per risolvere i conflitti di natura commerciale che si sono venuti a creare. La proposta è stata però respinta dall’UE, cosciente del fatto che la tripartizione non farebbe altro che difendere gli interessi del Cremlino. 29 La disponibilità delle istituzioni europee di non voler lasciare soli i cittadini ucraini lascia ben sperare in una ripresa del dialogo. Nonostante quanto successo, l'UE ha dimostrato ancora una volta di credere nei suoi principi fondanti e di lottare per affermare la democrazia. A cura di Gian Maria Donadio 18/12/2013 30