Il caffè del Cafiero SOMMARIO Perché il Caffè del Cafiero?? Unità d’Italia, di un’italia che non fu Piacere della lettura Anoressia Recensione: bianca come come il latte rossa come il sangue Monique:la campionessa disabile torna a camminare Roberto Ferri, oltre i sensi Musica da leggere: rap Sport: atletica e tiro con l’arco Sanremo I Sanremo II San Valentino Racconto: Sei settembre 1914 I , N U M E R O La magia fatta musica I M A R Z O 2 0 1 1 A cura di Valeria La storia dietro il tricolore A N N O Modugno CARLO CAFIERO: STORIA DI UN ANARCHICO ITALIANO 1° settembre 1846. In un‟Italia non ancora unita,in cui comincia a diffondersi il pensiero marxista, nasce Carlo Cafiero, un uomo che dedicherà la sua vita a lottare contro il potere, per trasformare finalmente l‟oppressione in libertà. Libertà. Questa semplice parola era il fine di ogni agire, una sorta di bene supremo per il comunista antiautoritario barlettano. La sua vicenda politica è alquanto travagliata, non occupò alcuna carica istituzionale,ma si schierò sempre in difesa dei lavoratori e dei più debo- li.Dopo essersi avvicinato particolarmente agli ideali espressi da Marx, vi si allontanò a causa del totalitarismo che li caratterizzava negativamente e prese parte a diversi movimenti ed associazioni anarchiche, collaborando con Errico Malatesta, Andrea Costa, Giuseppe Fanelli ed altri esponenti della Lega Internazionale dei Lavoratori.Il suo pensiero, riassumibile nella nota citazione “La rivoluzione è causa ed effetto del progresso umano, è la condizione di vita, la legge naturale dell’umanità: arre- starla è un crimine; ristabilire il suo corso è un dovere umano” , lo portò più volte ad essere incarcerato; dieci anni prima della sua morte, però, affermò di voler rinunciare “non all’ideale, ma alla pratica anarchica,non all’anarchia, ma all’anarchismo”, dichiarandosi favorevole all‟attivismo elettorale, seppur rifiutando ogni possibile candidatura.Un barlettano che ha lasciato il segno in uno dei periodi storici che hanno maggiormente segnato la Storia. A cura di Concetta Lacalamita Il caffè del Cafiero A N N O I , N U M E R O I M A R Z O 2 0 1 1 Perché “Il Caffè del Cafiero”??? Vorremmo esordire sulla prima pagina del “Caffè Cafiero” raccontandovi il perché della scelta di questo nome per il nostro giornale. Dobbiamo partire dal periodo illuminista, pervaso da un senso di profonda considerazione per la razionalità. In quel periodo nacque l'opinione pubblica, che da questo momento in poi smetterà di dipendere completamente dall'opinione ufficiale del sovrano, ma diventò autonoma e si servì della pubblicazione dei giornali, fondati sul principio della libertà di pensiero e della libertà di espressione. La diffusione dei primi periodici e dei caffè letterari avvenne in Inghilterra e si diffuse, di conseguenza, anche in Italia con la pubblicazione del giornale il “Caffè”, da parte dei fratelli Verri e con la collaborazione di Cesare Beccaria.” Il caffè” fu fondato nel 1764 e uscì ogni dieci giorni fino al 1766. Questo particolare nome derivava dal fatto che i redattori del giornale originario fingevano di riferire, sul giornale, le conversazioni che si effettuavano all'interno della bottega di Demetrio, caffettiere di origine greca, che si era trasferito a Milano, nella cui bottega ci si poteva deliziare con un ottimo caffè. Le tematiche che erano discusse nel periodico riguardavano “cose varie,cose disparatissime, cose inedite, cose fatte da diversi autori, cose tutte dirette alla pubblica utilità.” Con questo abbiamo voluto riprendere le parole usate da Pietro Verri per descrivere cosa stiamo cercando di creare attraverso questo giornale e cosa abbiamo intenzione di trasmettere al pubblico. Vorremmo avere con questo giornale l'occasione di esprimere i nostri pensieri su tutto ciò che ci circonda, su argomenti vari e disparatissimi e attraverso tanti punti di vista. Attualizzeremo molti argomenti e li renderemo vivi in modo da non annoiare, ma da appassionare e divertire i nostri lettori. A CURA DI : MICHELE SARCINA E MARIO MONTENERO Il caffè del Cafiero La storia dietro il tricolore Nell‟antistoria nazionale tutti i ruoli giocati dai vari padri della patria, vengono sovvertiti secondo un ordine morale, quasi utopistico. Si consegna nelle mani degli Italiani un paese logoro, diviso linguisticamente, culturalmente e ideologicamente. Sminuire le figure dei Garibaldi, dei Mazzini, dei Cavour significa, però, sminuire 150 anni di storia, distruggere un patrimonio immenso al cui cospetto il mondo si prostra in continuazione. VERDE. La speranza. Gli ideali proposti vengono finalmente messi in pratica. Il progetto di un‟Italia unita è realizzato nel 1861, ed è ancora in svolgimento, grazie al carisma e al commovente senso unitario che accomuna ogni singolo personaggio del Risorgimento italiano. Garibaldi, pur senza quella capacità oratoria dei vari Hitler e Mussolini, è riuscito a farsi amare perché ha esaltato e persuaso il popolo, affermando la vera natura degli Italiani; un‟origine comune che è stata sempre messa in dubbio dall‟inesorabile procedere della storia; questa è stata riscritta, ha valicato ogni data o evento, stravolgendo secoli di dominio sul popolo italiano. L‟Unità che nasconde l‟Italianità. BIANCO. La neve caduta sulle Alpi mentre si combatteva il nemico austriaco. Un‟occupazione che riguardava per lo più, se non esclusivamente, le oppresse popolazioni lombardo-venete, e, indirettamente, le mire espansionistiche sabaude. Il popolo intero protesta contro l‟Aquila nemica (ndr. Austria), con vigore e partecipazione attiva. È la prova evidente, quindi, che gli ideali, o almeno i bisogni, spingano storicamente l‟uomo a liberarsi. ROSSO. Il sangue versato dai patrioti. Qui la principale protagonista è l‟antistoria già citata, fatta non di battaglie e uomini, ma di realtà ben precise e chiare. Garibaldi arriva in Sicilia da mito, conquistatore e padrone dei confini del mondo, e ne esce comicamente e tragicamente da uomo ambiguo. Conclude la sua esperienza italiana con un “Obbedisco” che smonta la leggenda dell‟eroe dei due mondi. Se il brigantaggio è stata pura criminalità, allora l‟Unità d‟Italia è un evento giustificato, ma se quel fenomeno è storia del Risorgimento, testimonianza della prima Resistenza, allora le prospettive cambiano.Garibaldi stesso sosteneva che: “Talvolta la stessa libertà va forzata nei popoli per il loro bene futuro”, ma come avrebbe confutato l‟ideologia di un suddito siciliano, ostile all‟Unità che depauperava il Regno delle Due Sicilie? Terra ricca, potenzialmente superiore per cultura, storia ed economia al resto d‟Italia, che passò dal governo delle tre “F”, forcone, farina e feste, alla tassazione opprimente del nuovo governo italiano. Ma come già affermato l‟Unità d‟Italia è l‟eredità degli avi che forse credevano davvero all‟Italianità e a un Tricolore da commemorare. Non resta che seguirne le orme, senza confondersi nel grigio torpore politico, e continuare a perseguire il meglio da Campione d‟Italia a Lampedusa. Ma Siam pronti alla morte? Ai posteri l’ardua sentenza. Unità d’Italia, di un’Italia che non fu Torino, 17 Marzo 1961- Il Senato e la Camera dei Deputati approvano il seguente articolo: “Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861". E’ così che nasce l’Italia; ma abbiamo fatto gli italiani? 17 Marzo 2011 - Si scatenano le polemiche sui festeggiamenti dei 150 anni d‟Unità d‟Italia: è stato veramente un movimento di riunificazione? Per molti non lo è stato, è stato solo un movimento di colonizzazione da parte dei Savoia, che avevano come unico obbiettivo quello di arricchirsi, infatti per noi meridionali non è stato positivo il passaggio dal Regno dei Borboni a quello dei Savoia: per esempio noi abbiamo avuto la prima ferrovia (NapoliPortici), le prime industrie, molti fondi statali e non dimentichiamoci che siamo stati la culla della civiltà Greco-Romana. Al nord che c‟era? Di chi erano successori? Erano discendenti dei barbari e non c‟era niente, e per questo il Re decise di venire ad arricchirsi al sud. Infatti dopo l‟Unità d‟Italia tutte questi beni, queste attività sono state spostate (non emulate) al settentrione: è questa un‟unificazione? Al tempo Luigi Carlo Farini, inviato a Napoli con la carica di Luogotenente, scriveva a Cavour: "Altro che Italia! Questa è Africa. I beduini, a riscontro di questi cafoni, sono fior di virtù civile». Oggi i rappresentanti della Lega Nord ci chiamano terroni; ma questo non è dovuto a noi, ma a loro. Però, nonostante Cavour dicesse che questa è una “forzatura storica”, nonostante ci siano differenze linguistiche, di mentalità, di tradizioni, di cultura e di abitudini, non si può ancora non riconoscere il nostro stato: in un mondo invaso dalla globalizzazione, che mira a una società pacifica e unita, come si fa a non riconoscere il proprio Stato? E addirittura, come si fa a volerne la scissione? E‟ inconcepibile se non “infantile” lagnarsi su ciò che ormai non si può cambiare; al tempo c‟erano i briganti che volevano la scissione, ma solo perché erano ignoranti e non vedevano oltre l‟orizzonte. Perché non facciamo tutti un sacrificio? Impegniamoci tutti, dopo 150 anni d’Unità d’Italia, a rendere il nostro stato migliore, cosicché i nostri discendenti non si lamentino come facciamo noi. L‟Italia è la nostra patria, e dobbiamo volerla bene, proteggerla e farla emergere fra i migliori stati del mondo. Viva l‟Italia, che in questi giorni compierà 150 anni; AUGURI ITALIA! ARIT DI: ANN A CURA CCHIO A DI TA Il caffè del Cafiero Il piacere della lettura La lettura è un “fastidioso rumore di fondo di cui non si può fare a meno”, questa è la frase di Calvino che più mi ha affascinato. E‟ come sentire il frastuono dei muratori che ogni giorno irrimediabilmente continuano a costruire i loro palazzi e tu, ogni giorno, ti lamenti dei loro rumori sapendo che, quando ormai saranno andati via, ti mancheranno un po‟.E‟ come un‟abitudine, l‟abitudine di leggere un libro. A dir la verità è da pochissimo, quasi due mesi, che la passione della lettura è ritornata in me! La passione di avere un libro tra le mani sfogliarlo e domandarsi a cosa stesse pensando chi lo ha scritto, guardare la copertina e leggere sul risvoltino chi è l‟autore e da quale parte del mondo mi parla…E questo è solo l‟inizio di un‟intensa storia! Adoro uscire dalla realtà per qualche tempo, per quel tempo che dedico al mio libro, guardare con gli occhi dalla fantasia personaggi e luoghi in cui si svolgono le storie.Leggendo, le emozioni si amplificano e diventano più intense. Puoi viaggiare con il pensiero, puoi recarti in tutti i luoghi del mondo e imparare tantissimo, solo con un libro, il tuo libro. Un libro che può essere di venti ,cento o mille pagine, ma che con ognuna trasmette emozioni diverse.La cosa più bella è dimenticarsi di avere gli occhi sul libro: a quel punto leggi senza accorgertene, le parole ti entrano dagli occhi quasi da sole, si arrampicano una sull‟altra e costruiscono una tela su cui si dipinge ciò a cui esse, unite all‟immaginazione, danno vita.I libri non suggeriscono immagini simili a tutti i lettori, ma sono diversi per ogni uomo: è come entrare in un film. Il tuo film. Non ci sono errori. Non c‟è niente che non ti piaccia e, a volte, ci sei così dentro che senti anche gli odori, i sapori, senti il caldo del deserto, il freddo delle montagne,la sabbia che ti graffia il viso.Spesso uno dei personaggi sei proprio tu… ed entri in un altro universo. A volte mi è capitato di leggere libri dai quali sono successivamente sono stati tratti film e ho scoperto di aver immaginato cose completamente diverse, notevolmente superiori rispetto a ciò che veniva rappresentato nel film: altro che effetti speciali! Ho molti amici che non leggono e, sinceramente, con il passare del tempo li sento lontani dal mio modo di vivere e vedere le cose. Non posso credere che molti di loro rinuncino al profumo di quelle pagine lisce e profumate di stampa, a quella sensazione fantastica dell‟ultimo capitolo, quando chiudi il tuo libro ed hai sempre qualcosa di nuovo dentro; alla sensazione di stringere un volume nuovo tra le mani e a quelle ore passate in libreria, seduto per terra per riuscire a leggere i titoli posti negli scaffali più bassi.E quando cresci non dimentichi, ma ti rimangono nel cuore tutti i libri letti. E‟ quasi come aver perso di vista un amico che forse rivedrai tanti anni più tardi, un amico che ti ha fatto piangere, illudere, sorridere ed anche dispiacere, un amico che, come dice Calvino, sarà sempre nascosto nella tua memoria, come il primo amore, incancellabile. Un amore che si chiama libro. Il caffè del Cafiero ANORESSIA: MORTA LA MODELLA-CHOCK L‟anoressia è un inferno, scappate finché siete in tempo…» : Si presenta così l‟attrice e modella marsigliese Isabelle Caro sul suo blog, il cui ultimo aggiornamento risale allo scorso fine settembre. Gravemente malata di anoressia fin dall‟età di tredici anni, quando ha cominciato a pesare a stento i suoi 31 Kg. ( distribuiti per un‟ altezza di ben 165 cm.), da allora la giovane è sempre vissuta su di un filo sospeso tra la vita e la morte, finc h é quest‟ultima non l‟ha risucchiata a sé allo scoccare dei suoi 28 anni (afflitta da una profonda polmonite). Fortissimo lo sconforto dei familiari che, scioccati e sofferenti, ne hanno mantenuto a lungo il riserbo… Una tragedia premeditata la sua, narrata dalla stessa vittima nella sua autobiografia intitolata La ragazza che non voleva crescere. Isabelle fu una donna, un tem- ISABELLE CARRO IN UNA DELLE SUE ULTIME FOTO po, ma solo per poco; tutti la ricordano come un orribile manichino col corpo consumato di una vecchia e la mentalità di una povera persona insoddisfatta e depressa… Anno I, numero I A CURA DI MARIA FRANCESCA ARBUES Il caffè del Cafiero TUTTI I COLORI DELL'ADOLESCENZA. Il romanzo di D’AVENIA dedicato agli adolescenti Copertina del romanzo di D‟Avenia "Un figlio di re mangiava a tavola. Tagliando la ricotta, si ferì un dito e una goccia di sangue andò sulla ricotta. Disse a sua madre:Mammà, vorrei una donna bianca come il latte e rossa come il sangue.- -Eh, figlio mio, chi è bianca non è rossa, e chi e rossa non è bianca. ma cerca pure se la trovi." Tratto dalla fiaba di Italo Calvino " L'amore delle tre melagrane", è stato fonte d'ispirazione per il titolo del primo romanzo di Alessandro D'Avenia. A spingerlo a questa scelta è stato anche il suo amore per la ricotta, come ammette scherzosamente in un'intervista di presentazione del suo libro presso la Feltrinelli, specificando la sua origine siciliana, quasi a voler giustificare questa sua passione. Il vero motivo sta nel significato più profondo della frase, che riassume in un'unica metafora la storia scritta nel romanzo. Il romanzo è " un attestato di stima", così D'Avenia lo definisce, un attestato di stima verso le persone con le quali passa metà delle sue giornate: gli studenti. Scrivendo ha cercato di riscattare noi adolescenti dal triste pregiudizio che spesso gli adulti hanno nei nostri confronti. E‟ un romanzo d'amore, d'amicizia, ma anche di morte, dove la sete di realtà, che ci caratterizza in questo periodo, viene placata dal rosso delle passioni, quali l'amore per una ragazza che pare irraggiungibile, l'adrenalina dei brevi momenti d'euforia, contrapposti paradossalmente non al nero, ma bensì al bianco del nulla, dell'odio per la scuola, della monotonia familiare e della morte. Leo il protagonista; Nico il suo migliore amico; Silvia sua saggia consigliera e salda ancora, alla quale aggrapparsi in qualsiasi momento; Beatrice, il sogno da realizzare; Terminator, il suo cane; il nuovo supplente di storia e filosofia, soprannominato "il Sognatore", che smuoverà la sua parte più recondita e il suo Ipod, con il quale vive in assoluta simbiosi, sono gli ingredienti fondamentali di questo libro, che, con l'aggiunta di qualche spezia, ne fanno il più gustoso piatto sull' adolescenza che io abbia mai assaporato. "La morte porta le cose alla vita" è proprio il bianco della morte che fa svegliare Leo dal torpore dell'adagiarsi e gli fa aprire gli occhi , forse per la prima volta, facendolo ripiegare in sé stesso, per poi spalancarsi al mondo, scoprendo cose che prima aveva solo visto e non GUARDATO. Con più di 30.000 copie vendute “Bianca come il latte e Rossa come il sangue” è l'esordio del 33enne professore siciliano Alessandro D'Avenia, che consiglio a tutti voi con gli occhi e con la pancia, perché, come noi adolescenti ben sappiamo, nella nostra età i libri vengono letti di pancia e non di testa... buona degustazione a tutti voi!! L‟autore Alessandro D‟Avenia marzo 2011 A CURA DI : ADRIANA LOIODICE MONIQUE: LA CAMPIONESSA DISABILE TORNA A CAMMINARE «Per me adesso ogni giorno è Natale» . Gioisce così, raggiante, la vitale campionessa di hochey sul prato Monique Van der Vorst, l’olandese ventiseienne costretta a trascorrere metà della sua esistenza su di una sedia a rotelle, perché vittima di una paralisi alla spina dorsale. La ragione del suo stato d‟animo è ben chiara: l‟atleta, resa invalida a causa di una caduta apparentemente di poco conto, è adesso sana e forte come non lo è mai stata… Tutto ebbe inizio all‟età di 13 anni quando Monique rimase bloccata ad entrambe le gambe in seguito ad un intervento chirurgico alla caviglia. Un evento tragico che trasformò l‟avvincente esperienza dell‟ hochey sul prato in un incubo e che interruppe una carriera iniziata nel migliore dei modi. Era infatti il 1998 quando la sportiva riconobbe e seguì la sua passione per l‟handbike, mentre nel 2000 partecipò alla sua prima gara, vincendola. L‟anno successivo, soddisfatta, ha poi conquistato con lodevole impegno il suo primo importante trofeo, laureandosi campionessa europea; fu infine nel recente 2008 che vinse con successo le due gare di handbike ai Giochi paralimpici di Pechino, a seguito dei quali si è meritata due splendide medaglie d’argento. Tuttavia, per quanto la sua malattia le abbia potuto concedere, andò a lungo tutto a rotoli finché un nuovo, sconvolgente colpo di sce- na, alcuni mesi fa ha segnato nuovamente la vita dell‟audace donna. E‟ un mistero più unico che raro: dopo due incidenti durante gli allenamenti, la campionessa paraolimpica dell‟ hand-bike ha ripreso a camminare, seppur ancora frastornata dall‟accaduto. Si tratta di un episodio davvero unico nel suo genere, che ha lasciato di stucco anche i medici più quotati…<<Per me ora comincia una nuova sfida>>confessa speranzosa Monique ai giornalisti.-<<Non so quando,ma sono certa che tornerò di nuovo a correre>>conclude infine,sorridente,la giovane ed energica sportiva. campionessa di hochey sul prato Monique Van der Vorst A C U R A D I C L A U D I A S P I N A Z Z O L A ARTE ROBERTO FERRI OLTRE I SENSI Roberto Ferri è un giovane artista pugliese, nato nel 1978, precisamente a Taranto. Importante è sottolineare l‟acerba età del medesimo, date le sue impressionanti capacità tecniche ed espressive. Ha seguito gli studi prima al liceo Artistico di Taranto e all‟Accademia delle Belle Arti di Roma poi seguito dal professore Gaetano Castelli e successivamente da Francesco Zito. Inutile citare le innumerevoli mostre di cui è stato protagonista, riscuotendo successo un po‟ dappertutto. Parliamo non solo di Roma e Milano, ma anche di Londra, New York, Madrid, Barcellona, Miami, Boston, solo per citarne alcune. Ciò di cui ci importa è parlare di quello che riesca a riprodurre, quasi creare, su una semplice tela bianca, con pennelli e modelli. Riprendendo maestri seicenteschi, a cui ha rivolto soprattutto i suoi studi, in particolare Caravaggio, egli riesce a scostarsi sia dai miti passati e sia dalle avanguardie contemporanee; è in grado di inventare un altro mondo, copia di nessun‟altra realtà. Nei suoi dipinti non vediamo solo immagini al limite della bellezza di donne, uomini e figure mitologiche, ma è possibile vedere l‟anima non tanto dei soggetti, quanto del pittore stesso, che si mette a nudo, come diceva Oscar Wilde, riuscendo persino a coinvolgere la nostra parte più intima. Vediamo come la mitologia può diventare vocabolario di emozioni, assumendo un‟attualità ed un‟eternità, in fatto di tematiche, assoluta. È il caso del dipinto „Eros Anteros’, olio su tela 95x70 cm, che raffigura il dio Cupido nelle vesti di un adolescente con viso maschile, ma con corpo femminile e sviluppato, che volge la spalle e lo sguardo allo spettatore. Il sesso è addirittura irriconoscibile, date le cosce serrate; ma poco importa riconoscere le sembianze di questo soggetto, poiché l‟amore, coinvolgendo entrambi i sessi, è bisex. Soffermiamoci, quindi, sulla bellezza e sul messaggio mozzafiato: l‟opposizione e l‟ambiguità sembrano regnare, partendo già dal titolo dell‟opera, a ragion del fatto che l‟amore offre diverse sfaccettature, per nostra fortuna. Avremo, sì , la spensieratezza, la beatitudi- ne dell‟amore ricambiato, e perciò le ali come simbolo, ma inevitabilmente ci si ferisce. È come un ciclo vitale, un‟unione di opposti che permettono l‟esistenza dell‟amore. Le catene perciò tengono legati noi terrestri verso l‟alto (come si può osservare dal dipinto), dandoci l‟impressione di poter volare. Nel frattempo, però, la giovane è colpita e ferita da una lancia; vi è anche un giglio sanguinante, simbolo soprattutto della verginità femminile. È possibile, così, trovare anche l‟accezione sensuale, data non solo dal corpo nudo. In particolare Ferri ci invita a spogliarci, ovviamente dalle cose inutili, materiali, senza senso, ecco, sì, senza senso, poiché sono proprio i sensi che vanno seguiti, ascoltati, per poi andar oltre. Dove? Non si sa, lo sapremmo solo provandoci. Voliamo, quindi, perché possiamo, date le ali, e perché dobbiamo, date le catene che ci conducono verso l‟alto. A CURA DI GIULIA ASTRID MATERA,ROSARIA CINIERO E IVANA CASSANO Ciao, amici lettori! Come avrete già capito questa è la rubrica musicale del nostro giornale. Una rubrica che parla di musica, l‟arte che amiamo più al mondo. La musica è bella da ascoltare e da suonare, ma…chissà se può essere bella anche da leggere? “Musica da leggere” è proprio il titolo che abbiamo scelto per questo appuntamento mensile che si dividerà in quat- tro uscite. Osservate con attenzione il logo in alto: qualcuna di quelle lettere ha un aspetto familiare, non credete? I più esperti di voi le avranno già riconosciute tutte, ma casomai servisse qualche chiarimento, diciamo subito che compaiono i loghi di famosi gruppi musicali quali Muse, U2, Beatles, Oasis, Coldplay, Linkin Park, Doors, Led Zeppelin, Greenday e Guns n‟Roses. Condensare in quattro parti una rubrica musicale è un compito difficile: per questo abbiamo scelto quattro generi principali che affronteremo ogni mese, in ordine non cronologico: il rap, il pop, il rock e la musica anni ‟80. Seguiteci in questo viaggio! Buona “musica da leggere”! RAP Anni ‟70, New York: siamo nel celebre quartiere del Bronx, il cuore etnico della città. Qui tutto prende vita: i muri si ricoprono di graffiti multicolori e le strade si animano grazie ai frequenti Block Party, le feste di strada in cui giovani afroamericani e latinoamericani si incontrano per suonare, ballare, cantare. Tra loro c‟è anche un immigrato giamaicano, Clive Campbell, meglio conosciuto come DJ Kool Herc: la sua idea geniale, destinata a dare vita ad un genere musicale tra i più famosi del mondo, nasce da una semplice osservazione: nota infatti che la gente, ballando su dischi di musica funk, rock e disco, si muove a ritmo delle percussioni e dei suoni di basso. Così inizia ad usare un doppio giradischi con lo stesso vinile, alternando e mixando i suoni per ottenere un ritmo energico e trascinante. La sua tecnica, il looping, viene presto arricchita da un nuovo elemento: i perfor- mers, cantanti che accompagnano la musica parlando su di essa, chiamati MCs (Master of Ceremonies) e, più tardi, rapper. I testi, improvvisati, parlano di vita quotidiana, sogni e desideri, e non tardano ad assumere il carattere di un mezzo di libera espressione dei disagi personali e sociali. Un‟intera cultura si intreccia intorno al nuovo genere musicale nascente: nel 1979 viene Fabi Fibra A N N O I , N U M E R O I Michele Salvemini in arte Caparezza inciso il primo singolo rap della storia, “King Tim III” dei Fatback Band, un gruppo funk in declino proveniente dal quartiere di Brooklin: il pezzo, inizialmente sottovalutato e collocato nella facciata b di un 45 giri, divenne una vera e propria icona tra i giovani. Nello stesso anno, invece, viene inciso il primo successo commerciale, “Rapper‟s Delight” della Sugarhill Gang, creato con il tipico parlato degli MCs sulla base del precedente “Good Times” degli Chic. Il brano, anch‟esso sconosciuto, scalò le classifiche, restando in testa per oltre un mese. Al giorno d‟oggi, il rap è diventato un vero e proprio stile di vita: uno stile che veste sportivo e parla uno slang tutto suo. Gli artisti e gruppi rap più famosi del momento sono Eminem, Ne-Yo, 50 Cent e molti altri ancora…ma se vogliamo restringere il campo solo al rap italiano, dobbiamo riconoscere due icone assolute del genere: Fabri Fibra e Caparezza, che in questo periodo hanno scavalcato le classifiche grazie ai loro ultimi successi.Entrato nell‟ambiente del rapper underground negli anni ‟90, come membro di diversi gruppi, Fabrizio Tarducci, in arte Fabri Fibra, pone le basi per la sua luminosa carriera. Dopo il suo primo disco da solista, intitolato Turbe giovanili, segna un‟altra rete a suo favore in seguito alla pubblicazione di Mr. Simpatia: è una svolta decisiva che gli fa conquistare un contratto con la Universal, nota etichetta musicale italiana per la quale inciderà altri successoni come Applausi per Fibra, Bugiardo, In Italia e Vip in trip. Nel 2009 scala la top-ten italiana con “Chi vuol essere Fabri Fibra?”, album che si distingue dagli altri per l‟assenza della caratteristica “aggressività”: argomento dei dieci brani contenuti in esso sono infatti i progetti che l‟artista riserva al futuro. Molte discussioni si sono susseguite per testi di brani da lui incisi e ritenuti controversi; lo stile di Fabri Fibra, caratterizzato da un linguaggio incisivo e diretto, lo ha portato a scontrarsi anche con altri artisti. Nonostante ciò, ha riscosso un ulteriore successo con il suo ultimo album. Controcultura è il titolo del sesto album da solista del rapper italiano, pubblicato il 7 dicembre 2010. Chi non conosce l‟ormai famosissimo Tranne te? Noto come il secondo singolo del disco, secondo un sondaggio è la canzone più ascoltata dai giovani nell'ultimo periodo. In poche parole, Fabri Fibra: diretto, critico e pieno dell'energia necessaria per coinvolgeAccanto a Fabri Fibra, nel panorama del rap italiano, un‟altra figura di spicco continua a far sentire la sua (splendida) voce: icona di stravaganza, dal carattere rivoluzionario, ormai la Capa-Rezza, “testa riccia” in dialetto molfettese, torna a far rizzare tutti! Non lontana, infatti, è l‟uscita del suo nuovo singolo Goodbye Malinconia, che fa parte del suo nuovo album in uscita a marzo, Il sogno Eretico (annunciato in rete da una serie di brevi video pubblicata sul sito ufficiale di CapaRezza ed intitolata The Boias ), nel quale il ricciolone più famoso tra i cantanti rap oggi in voga si sofferma sul tema dell‟emigrazione di massa dei giovani europei negli ultimi anni. Elemento innovativo ed originale è il duetto con l‟artista inglese Tony Hadley, cantante degli Spandau Ballet, gruppo musicale re ragazzi di tutte le età.Accanto a Fabri Fibra, nel panorama del rap italiano, un‟altra figura di spicco continua a far sentire la sua (splendida) voce: icona di stravaganza, dal carattere rivoluzionario, ormai la Capa-Rezza, “testa riccia” in dialetto molfettese, torna a far rizzare tutti! Non lontana, infatti, è l‟uscita del suo nuovo singolo Goodbye Malinconia, che fa parte del suo nuovo album in uscita a marzo, Il sogno Eretico (annunciato in rete da una serie di brevi video pubblicata sul sito ufficiale di CapaRezza ed intitolata The Boias ), nel quale il ricciolone più famoso tra i cantanti rap oggi in voga si sofferma sul tema dell‟emigrazione di massa dei giovani europei negli ultimi anni. Elemento innovativo ed originale è il duetto con l‟artista inglese Tony Hadley, cantante degli Spandau Ballet, gruppo musicale britannico che raggiunse l‟apice del successo negli anni ‟80. Ancora una volta lo spirito innovativo e creativo di Capa ha fatto breccia nel cuore di coloro che lo ammirano: ciò che lo rende un grande artista è la capacità di trovare le parole per le sue canzoni nel minor tempo possibile, senza perdere tempo a cercarle, ma è anche il suo carattere vivace che lo connota come un artista amato dai giovani. In ogni suo album, Caparezza inserisce qualcosa della sua terra, la Puglia, a cui è molto legato. L‟artista pugliese ha cantato anche con famosi gruppi musicali quali i Mondomarcio, gli Aretuska e i Radiodervish; di recente, è anche comparso nella parte di sé stesso nel film Che Bella Giornata, l‟ultimo successo cinematografico di Checco Zalone. Una curiosità? Fa parte del gruppo Sunny Cola Connection, che canta in dialetto molfettese, il cui album Alla Molfettesa Manera è scaricabile gratuitamente dal sito ufficiale . Ciò che caratterizza questo, come tutti i testi di canzoni rap, è che ognuno può ritrovarvi una parte di sé stesso, riconoscersi in una frase o in una parola che a volte possono esprimere sentimenti ed emozioni meglio di noi: ma è forse proprio questo lo scopo della musica, “linguaggio dell‟anima”, destinato soprattutto a chi sa ascoltare… O a chi lo sa leggere, proprio come voi state facendo adesso! Ed è già arrivato il momento di separarci: ci ritroveremo qui, tra un mese, con altra “musica da leggere”. A presto! Nel frattempo, vogliamo ricordarvi due appuntamenti importanti: - Il 25 febbraio Fabri Fibra, nel live tour di Controcultura, si esibirà al Demodè, una discoteca barese. Se non avete ancora il biglietto in tasca vi conviene affrettarvi, perché si parla già del “tutto esaurito”! - Caparezza inizierà quest‟anno il suo nuovo tour proprio da Bari a “La casa delle musiche Puglia Sounds” il 16 marzo. Inoltre, l‟artista salentino si esibirà all‟Alcatraz di Milano il 22 Marzo ed all‟Estragon di Bologna il 26 Marzo. (I biglietti sono disponibili sul circuito Booking Show. Tutti i dettagli s u l s i t o www.informazione.it ). Locandina del concerto di Fabri Fibra a Bari A CURA DI : MASSIMILIANO DIPASQUALE E ROBERTO PASTORE Sport BARLETTA E L’ATLETICA UN BINOMIO SEMPRE PIU’ PERFETTO L‟atletica leggera è uno sport che si compone di numerose specialità suddivise in tre discipline fondamentali: corsa, salti e lanci. Questo è uno sport fatto di sacrifici, impegno, dedizione, elementi fondamentali e imprescindibili in ogni tipo di sport. Noi Barlettani siamo particolarmente affezionati a questo fantastico sport, avendo tra i nostri concittadini il grande Pietro Mennea. Lo sprinter Barlettano infatti è stato detentore del primato mondiale dei 200 metri piani dal 1979 al 1996 (con il tempo di 19"72, attuale record europeo) e di altre grandissime vittorie, come l‟oro alle Olimpiadi di Mosca e le varie medaglie ottenute in campo Europeo. A portare avanti la grande tradizione dell‟atletica leggera qui a Barletta ci hanno pensato due alunni della nostra scuola, il Liceo Statale “Carlo Cafiero”, Michele Paparella e Vito Incantalupo che hanno portato la nostra città agli onori nazionali. Entrambi iniziano la loro carriera grazie a scuola, e grazie alle gare di corsa campestre, ma presto si scopriranno „‟esperti‟‟ in altre distanze: Vito Incantalupo si rivelerà un vero e proprio portento sui 300m e, grazie a duri allenamenti e a grande dedizione, in pochi mesi riuscirà a tenere testa ai migliori d‟Italia. Michele Paparella, invece, è un prodigio negli 800 m e nei 1500 m, dove riuscirà a farsi strada e, a guadagnarsi la convocazione in rappresentativa. Pugliese. Non ci resta che augurare ai due corridori un futuro fatto di vittorie e soddisfazioni. Vito Incantalupo in uno scatto poderoso Record e Ultimi successi Barlettani in Tiro con l’arco Calcio, Pallacanestro, Pallavolo,Tennis, questi gli sport più praticati da giovani e non solo nella nostra regione, ma da qualche anno a questa parte hanno conquistato il loro spazio nel nostro Territorio anche due nuove e spettacolari discipline: l‟Atletica e il Tiro con l‟Arco. Le protagoniste dell‟Archery Team Barletta, infatti, hanno recentemente festeggiato in concomitanza sia il ventennale della fondazione societaria e sia un nuovo e straordinario record nella gara indoor a 18 metri tenutasi a Piacenza. Le tre ragazze, nostre compaesane, erano già state campioni d‟Italia nel 2009 ed ora stabiliscono un nuovo record superando il precedente, conseguito da una compagine campana nel 2001. Un eccezionale pagina di sport che entusiasma la popolazione, incrementa la fiducia e ripaga lo sforzo di una disciplina che vanta un consenso sempre più vasto. A CURA DI: Lucia Balice, Loredana Manosperti e Carmen Russo Grande successo per l‟edizione 2011 del festival di Sanremo; ascolti da record e ospiti internazionali hanno decretato lo straordinario successo del programma andato in onda su rai 1 dal 15 al 19 febbraio. Alle prime ore di domenica 21 febbraio 2011, si è concluso il 61° festival di Sanremo presentato da Gianni Morandi con la sua squadra formata da Luca Nervi e Paolo Kessisoglu, Belen Rodriguez ed Elisabetta Canalis. La scelta di questi cinque presentatori risulta varia, ma eccessiva. Se negli anni precedenti sul palcoscenico si alternavano al massimo tre presentatori, quest‟anno la situazione si presenta più confusionaria, perché il ruolo di ogni personaggio è minore, in quanto deve dare spazio agli altri quattro. Gianni Morandi, inoltre, essendo un cantante, ha dimostrato di non saper condurre: infatti, quando è entrata Monica Bellucci, non è riuscito ad intervistarla con disinvoltura, ma si è rivelato impacciato e imbarazzato al punto tale da scatenare l‟ilarità del pubblico quando ha tentato di baciare l‟ospite. Luca e Paolo non sono adatti a questo tipo di trasmissione, perché conduttori comici abituati a fare satira politica che, sebbene sia un aspetto caratteristico della televisione italiana di questi ultimi tempi e che sembra aver caratterizzato anche Sanremo 2011, sono stati talvolta eccessivi e fuori luogo. Belen ed Elisabetta sono le rivelazioni di quest‟anno perché si pensava che non sarebbero state in grado di presentare: Belen ha dimostrato di saper cantare e ballare con disinvoltura, meglio di come presenta; infatti spesso si è resa ridicola a causa dei suoi errori, così come la sua compagna Elisabetta. Quest‟ultima, proprio nella penultima serata con l‟ospite internazionale Robert De Niro, si è mostrata inadatta nel gestire un‟intervista in lingua inglese, a differenza di quanto tutti si erano immaginati avendo un compagno americano. L‟unica nota positiva da attribuire ad alcune donne del festival è la notevole raffinatezza dei vestiti che hanno indossato; altre invece si sono distinte per la stravaganza degli abiti. Un esempio evidente è stato quello di Giusy Ferreri che nella serata di apertura indossava un vestito che lasciava intravedere il seno, Anna Tatangelo, invece, si è distinta per essersi abbigliata come un ragazzo ed essersi truccata in modo esagerato nella prima serata; infine Anna Oxa e Patty Pravo avevano acconciature bizzarre che sfociavano nel ridicolo. Questa 61° edizione è stata innovativa anche dal punto di vista canoro perché sono stati affrontati temi di attualità, che andavano dalla celebrazione dell‟Unità d‟Italia, al racconto della triste storia di una ragazza dell‟est, fino alla condizione dei giovani che devono lottare per ottenere il diritto allo studio. La canzone meno indicata per un palcoscenico come quello dell‟Ariston è quella di Anna Tatangelo, il cui testo ripete ininterrottamente un termine colloquiale, quasi scurrile denti condotti da Paolo Bono- canzone vincitrice della seziolis e Antonella Clerici, anche ne giovani. Con “Follia se c‟è stato il boom di ascolti d‟amore” il pianista e cantaunella terza serata quando il tore eclettico, talentuoso, di grande Roberto Benigni che ha una semplicità rara e disarmanpresentato e spiegato le parole te, Raphael Gualazzi sta già dell‟Inno di Mameli: è stato riuscendo nel suo intento di uno dei momenti più belli e “rendere popolare il jazz, una significativi di questo festival, musica piena di storia”. perché ha risvegliato in ognuno di noi l‟orgoglio di essere italiani e l‟amore verso il nostro paese, e al tempo stesso è stato divertente per la satira politica e un po‟ pesante, visto l‟argomento storico. Le tre canzoni che sono salite sul podio di questo festival sono quella di Albano, con la canzone “Amanda è libera”, classificato al terzo posto; Emma Marrone e i Modà con “Arriverà”, classificati al secondo posto e infine il vincitore è stato Roberto Vecchioni Da sinistra a decon “Chiamami ancora amostra: Luca Bizzarre”. La canzone vincitrice è stata una delle più belle perché ri, Belen Rodriè completa sia dal punto di guez, Elisabetta vista musicale che contenutistiCanalis,Paolo Kesco, essendo molto ricca di sensissoglu e Gianni timenti. Nonostante l‟età anaMorandi grafica del cantautore, la sua canzone non lo dimostra essendo stata apprezzata dai giovani almeno quanto quella dei Modà con Emma, cantanti amati (bastardo…bastardo..). Questo da tantissimi ragazzi italiani. Sanremo non è stato in grado Un‟altra rivelazione è stata la di bissare il successo dei prece- A CURA DI Sergio Dimiccoli Come cambia il nostro paese? Il festival non ci aiuta! Sanremo: è un' Italia di canzonette, ma il comico ci salva. Quale canzone ha vinto? L'Inno di Benigni! E così ci risiamo: di nuovo e ancora Sanremo! Appuntamento fisso dell'inverno italiano, il festival della canzone quest'anno ha sfoggiato le solite bellezze femminili, Belen Rodriguez ed Elisabetta Canalis, e il “meno solito” bravo presentatore: Gianni Morandi forse è più bravo a cantare che a guidare il grande baraccone. Altrettanto solito il repertorio fisso di trovate e colpi di scena per aumentare l'audience, con momenti di vera “leggerezza” tutta italiana, di cui ancora pochi, purtroppo, si vergognano. I nostri complimenti vanno senz'altro a Luca e Paolo, che hanno scomodato il Rubygate con la loro canzone che sul web fa faville. Il vero problema di questo festival è che ogni anno il valore della musica va a farsi benedire dai vari falsi presentatori, dai ballerini di balli di gruppo e dalle donne sempre più vistose. Ma parliamo dei tre finalisti: -Roberto Vecchioni (vincitore): il classico milanese anche se la tipica classe italiana c'è. Emma & i Modà (secondi classificati): la cantante è il classico prodotto sfornato da Amici, e anche qui la “classe italiana” c'è. In questo caso il gruppo farà cassa alla radio. -Albano (terzo classificato): è il terzo anno consecutivo che partecipa, ma le canzoni sono sempre le stesse. Ma il “cantante” che, secondo me, è stato il vero protagonista di questo 61° festival della canzone italiana è ... Roberto Benigni. Con la sua ilarità fuori dal comune, si è esibito in uno spettacolo che si è rivelato uno dei pochi motivi per assistere al festival: Benigni ha scelto di parlare di un argomento molto delicato, del quale quasi nessuno conosce il vero significato: l'Inno di Mameli. Per dirla alla Benigni, questa è stata una “serata memorabile”, dedicata ai 150 anni dall‟Unità d‟Italia. L‟atteso comico arriva in groppa ad un cavallo bianco sventolando il nostro tricolore. E‟ partito subito spedito, iniziando a prendere in giro il conduttore: “Oggi parleremo del Risorgimento. Anche tu Gianni hai dedicato una canzone a Garibaldi: Uno su mille ce la fa “. E non si è lasciato sfuggire la satira politica. “Dov’è la Vittoria? Sembra una canzone scritta dal PD: Bersani, dov‟è la vittoria?”. Ma non ha risparmiato nemmeno Silvio Berlusconi: “L’Italia compie 150 anni che per una nazione non sono niente, l’Italia è una minorenne”. E poi nomina anche Ruby consigliando al Premier: “Se non ti piace, gira sul Due. Ah no, c’è Santoro: stasera è una serataccia”. Dopo i primi 15 minuti di satira politica, dove l‟attore colpisce sia destra che sinistra, il registro cambia e Benigni si addentra nella lettura dell‟Inno, sul modello delle sue celebri interpretazioni dei canti della Commedia di Dante. Impossibile non sentirsi un po' più italiani dopo la sua spiegazione sull'Inno,impossibile non commuoversi nell‟ascoltarlo cantare a cappella. Una straordinaria lezione di storia, una dichiarazione d‟amore verso l‟Italia, una critica a chi vuole dividere una nazione così bella: il comico toscano ha incantato la platea. E così, ci risiamo: abbiamo parlato ancora di San remo! A CURA DI : ANNARITA DI TACCHIO San Valentino : festa dell’amore o del consumismo ? La festa di San Valentino che ,è una Insomma, San Valentino è ormai considerata da molta gente, più ricorrenza dedicata agli innamorati e alle porte!Questa notizia ci è già che una festa d‟amore, una celebrata in gran parte del mondo chiara dai cuori che cominciano festa in grado di far rialzare i il 14 febbraio, ha delle origini antiche ad apparire su tutte le vetrine dei guadagni di ristoranti e negozi abbastanza curiose. Ogni anno infatti negozi. L’atmosfera degli inna- di ogni genere, perciò l‟unica a metà febbraio si svolgevano i Lu- morati inizia ad essere sempre preoccupazione è, immancabil- percali, in onore a Lupercus, dio della più palpabile: nelle pasticcerie e mente, il regalo: sembra, qua- fertilità. Questa era una festa impor- nei supermercati, si iniziano ad si che, senza esso, la festa sia tante durante la quale la gente festeg- intravedere i famosi orsacchiotti incompiuta o non soddisfacen- giava l'avvicinarsi della bella stagione contenenti i baci perugina! te… e contemporaneamente si auguravano A San Valentino è ormai consue- Se ci soffermiamo un attimo buoni futuri raccolti, la fecondità della tudine che tutte le coppie si scam- capiamo che, si può festeggiare terra e dei suoi abitanti. Per fare ciò i bino un regalo, come simbolo del nei modi più svariati ma con contadini si purificavano attraverso un loro amore. .C‟è chi se ne fa una un‟unica regola fissa: loro particolare rito amoroso e sessua- malattia, e magari parte ad orga- le: i nomi delle giovani vergini e quel- nizzarlo anche l’anno prima, per li dei giovani uomini,venivano scritti non arrivare senza idee all’ultimo su dei bigliettini posti dentro due ap- momento…c‟è chi fa regali di positi contenitori. Due fanciulli pesca- lusso, c‟è chi regala un sempli- vano un bigliettino formando così le ce mazzo di rose rosse, e chi ad- coppie che,durante l‟anno, avrebbero dirittura prenota per un bellissi- condiviso l‟intimità allo scopo di met- mo week end romantico in un tere in atto un‟azione che avrebbe luogo d’incanto. favorito la fertilità, con la benedizione E‟ proprio per questo infatti, che di tutti gli dei. questa particolare festa, viene stare bene con la persona che amiamo!! A N N O I , Sei settembre 1914 A CURA DI ALESSANDRO ANGLANI A volte speriamo che l’equilibrio dell’esistenza quotidiana non possa mai spezzarsi. Poi un giorno, quando meno te lo aspetti, la trottola si ferma nella tua direzione; è il tuo turno. C’è poco da spiegare, o da giustificare, quando ti ritrovi con le mani tremanti a caricare una Mauser1 con sette bossoli esplosivi. Non hai altra scelta, se la decisione ti viene imposta dall’alto, così mio padre tentò di consolare mia madre quando ancora non sapevo che mi avrebbero sbattuto qui, in mezzo al fango. Prussia Orientale, una distesa di basse colline innevate che si perdono a vista d’occhio. Non un albero, non un animale. Tra una voragine provocata da un mortaio e una trincea mezza crollata su se stessa, spuntano timidamente i laghi Masuri2, che al confronto delle incalcolabili spaccature provocate dalle esplosioni sembrano essere degli sputi. E poi i cadaveri. Migliaia e migliaia di corpi dilaniati dalle granate o perforate dai proiettili mentre tentavano di oltrepassare i cespugli di filo spinato. Poi, scesa la notte, le unità di riserva passano per il campo di battaglia e recuperano i corpi, se ce la fanno, sempre col terrore che i nemici non rispettino la tregua pattuita. Sette proiettili. Se ben utilizzati, possono togliere la vita ad altrettanti uomini; altrimenti, potresti fare tu la fine che spetta a loro. In realtà non dovrei neanche averla, questa pistola. E’ stato Berthold, Bert per gli amici, a darmene una in mano mentre ci stavamo spostando verso il fronte. Si era avvicinato a me con fare divertito e circospetto: “Prendi una di queste, Adi. Non si sa mai che ci possano servire.” Io lo guardai con occhi sgranati, fissando per un po’ l’arma e per un po’ il suo volto che si faceva via via più impaziente: “Su, forza, Adelbert … non ti vorrai mica far beccare dal caporale. Ti spiegherò più tardi.” La sera stessa, mi spiegò che Maximilian, la riserva da campo del battaglione, aveva trovato quelle due armi mentre si occupava di riportare i cadaveri nelle trincee, ancora cariche e funzionanti. Bert chiuse l’argomento scherzando sul fatto che comunque i legittimi proprietari non ne avrebbero avuto più bisogno. La 8.Armee Hindenburg3 era appena reduce da un combattimento vicino Tannemberg4, dove aveva perso ventimila uomini in un’agonia di bombardamenti durata più di due settimane; infliggendo però ai Russi invasori quasi il doppio delle perdite. Dopo le numerose perdite, la Landwehr5 tedesca aveva deciso di inviare altri supplementi all’ottava armata. Tra questi c’ero io. 1 La Mauser C96 è una pistola semiautomatica tedesca che ebbe molto successo già dal periodo della prima guerra mondiale. Solo alcuni ufficiali ne possedevano una. 2 Oggi questa zona della Polonia viene chiamata Masuria, dai suoi laghi. 3 Una grande unità militare dell’esercito tedesco, contava fino a 210.000 uomini nel 1914. 4 Un piccolo comune tedesco della Sassonia, teatro della famosa battaglia omonima. 5 La Landwehr (esercito territoriale) è una istituzione militare caratteristica dell’Impero Tedesco. 2 Alessandro Anglani A CURA DI IGNAZIO CAPUANO t e n r e t n I e a tro tra Music Incon In Bb(Si bemolle) 2.0,A N N O I , LA MAGIA FATTA MUSICA Il primo click. Passa qualche secondo. Un secondo click,un terzo, e magari un quarto, e parte la magia. Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, i suoni si mischiano, si incrociano, ballano perfettamente. All‟ascolto della melodia dapprima si rimane a bocca aperta, poi ,estasiati.” In Bb” (si legge Si bemolle) 2.0 è un sito internet, un progetto musicale, un esperimento di fusione tra internet e la musica. La homepage del sito è molto semplice: Non un titolo, non un „intestazione, ma una sola frase: “play these togheter, some or all, start them at any time, in any order”, in italiano “fai partire questo video insieme, qualcuno o tutti, falli partire quando vuoi e nell'ordine che preferisci” e sotto ben 20 video caricati su Youtube, in ognuno dei quali si sente una melodia, o semplici suoni, nella tonalità appunto di Si bemolle. All'inizio si può essere dubbiosi se far partire insieme o in momenti diversi più video musicali diversi, ma alla fine il risultato è strepitoso.Con qualsiasi modalità lo si faccia il risultato sarà sempre una stupenda melodia, non definita in termini musicali da un tempo preciso, da un ritmo scandito, ma perfetta, celestiale, soave, emozionante, a tratti commovente. Difficile da descrivere con le parole cosa si può as c ol t ar e c l i c c ando s u ht t p: / / www.inbflat.net/ (Questo il sito in questione). Dalle poche righe aggiuntive che appaiono cliccando su "more info.." veniamo a conoscenza che l'autore del progetto è Darren Solomon, componente della band emergente "Science for Girls" in collaborazione con altri utenti del web (per la registrazione dei 20 video). Inoltre veniamo a sapere che questo sito è la seconda versione del progetto iniziale, chiamato In Bb 1.0 (che possiamo trovare su "http://www.scienceforgirls.net/ blog/?p=223”)che è un sito molto simile a quello della versione 2.0 con qualche video in meno. Un'idea molto semplice, ma realizzata splendidamente; una melodia celestiale che funziona perfettamente, emoziona ed è capace di trasportarti quasi in un'altra dimensione, una dimensione di riflessione e relax; un‟ interfaccia grafica semplice, che aiuta l'ascoltatore a non distrarsi dalla melodia: questo è In Bb 2.0.