Università degli Studi di Perugia Ing. Andrea Nicolini Cambiamenti climatici 1 I CAMBIAMENTI CLIAMTICI Che cos’è il clima? • Il clima è il risultato di un complesso di interazioni tra energia Solare, composizione dell’atmosfera, le nubi, i suoli, le foreste, i ghiacciai, gli oceani, le superfici modificate dall’uomo. • Il clima non è immutabile, ma cambia nel tempo sotto l’azione di forzanti climatiche naturali e antropiche. Evidenze scientifiche fanno presupporre che i cambiamenti attuali del clima terrestre stiano eccedendo quelli che ci si potrebbe aspettare a seguito di cause naturali. DATI GLOBALI I GHIACCI L’effetto serra L'effetto serra è il fenomeno naturale provocato dalla presenza di alcuni gas presenti in atmosfera che assorbono e riemettono la radiazione infrarossa proveniente dalla superficie terrestre. La radiazione solare visibile fornisce energia per il funzionamento del sistema clima. Una parte viene riflessa dalla Terra e dall’atmosfera e si disperde nello spazio. Circa il 45% viene assorbito dalla superficie della Terra che si riscalda e riemette radiazioni infrarosse che vengono in parte assorbite e riemesse in tutte le direzioni grazie alle molecole di gas serra e delle nubi. L’effetto serra “naturale” permette alla terra di avere una temperatura alla superficie di circa 15°C, invece di quella che avrebbe senza l’atmosfera, cioè circa ‐18°C. La prima persona che previde l’eventualità che l’emissione di anidride carbonica delle combustioni avrebbe potuto causare un surriscaldamento del pianeta fu Arrhenius (1859‐1927). Nel 1896 pubblicò un articolo intitolato “L’influenza dell’ anidride carbonica dell’aria sulla temperatura del suolo”. Ignorato successivamente sia come problema di interesse scientifico sia come fonte di preoccupazione per le possibili influenze su clima della terra L’effetto serra L’atmosfera non è trasparente alla radiazione infrarossa perché contiene dei gas, chiamati gas otticamente attivi o gas serra che assorbono e riemettono la radiazione infrarossa. La naturale concentrazione di questi gas serra è aumentata a causa delle attività antropiche, contribuendo all’aumento della temperatura della superficie della terra e dell’atmosfera vicino al suolo. AUMENTO ANTROPICO DELL’EFFETTO SERRA NATURALE Gas ad effetto serra • Costituente gassoso dell’atmosfera, sia naturale sia di origine antropica, che assorbe ed emette radiazioni a specifiche lunghezze d’onda all’interno dello spettro della radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre, dall’atmosfera e dalle nubi. • Il più potente presente in natura è il vapore acqueo, di origine naturale. • Tra quelli incrementati dall’uomo troviamo l’anidride carbonica (CO2), il metano (CH4), il protossido di azoto (N2O) e altri composti chimici sempre più rari in atmosfera, come l’esafluoruro di zolfo (SF6). ISO 14064‐1 All.C Sorgenti di gas serra: sono solo antropiche? Nel Convegno di Montreal del dicembre 2005 è stato provato che ogni anno la terra emette in atmosfera 50.000.000 di tonnellate di metano che, tra l’altro, ai fini dell’effetto serra è 21 volte peggiore della CO2. La quota di 50.000.000 va attribuita al metano geologico, dovuto alle faglie attive della crosta terrestre, ai vulcani di fango e alle aree ricche di giacimenti di petrolio. A questo deve aggiungersi, come detto, il metano dovuto all’allevamento del bestiame (circa 1,5 miliardi di bovini e bufali nel mondo), all’agricoltura, alle discariche. Per esempio fondamentale è la necessità di adottare nuove tecniche per la coltivazione delle risaie asiatiche, che emettono un’enorme quantità di metano, oltre NOx per l’uso di fertilizzanti chimici. GHG e GWP GWP Global Warming Potential: potenziale di riscaldamento globale di un gas ad effetto serra rispetto a quello dell'anidride carbonica. Valido entro un certo intervallo di tempo, solitamente 20, 100 o 500 anni CAMBIAMENTI CLIMATICI GHG E GWP GHG e GWP Emissioni di GHG Principali gas responsabili dei cambiamenti climatici di origine antropica a livello mondiale. Concentrazione atmosferica di CO2, negli ultimi 10.000 anni. Come affrontare i cambiamenti climatici, Fig 2.9‐a, da IPCC IV Assessment Report, WG I Dati globali Le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica, metano, e protossido di azoto sono aumentate a livelli senza precedenti almeno rispetto agli ultimi 800.000 anni. La concentrazione di anidride carbonica è aumenta del 40% dall'età pre‐industriale, in primo luogo per le emissioni legate all'uso dei combustibili fossili, e in seconda istanza per le emissioni nette legate al cambio di uso del suolo. L'oceano ha assorbito circa il 30% dell'anidride carbonica di origine antropogenica emessa, causando l'acidificazione degli oceani Indicatori multipli osservati del cambiamento del ciclo globale del carbonio: (a) concentrazione atmosferica dell'anidride carbonica (CO2) di Mauna Loa (19°32'N, 155°34'W ‐ rosso) e del Polo Sud (89°59'S, 24°48'W ‐ nero) dal 1958; (b) pressione parziale della CO2 disciolta nell'oceano superficiale (curve blu) e pH in situ (curve verdi), una misura dell'acidità delle acque dell'oceano. Le misure provengono da tre stazioni nell'Atlantico (29°10'N, 15°30'W ‐ blu scuro/verde scuro; 31°40'N, 64°10'W ‐ blu/ verde) e nel Pacifico (22°45'N, 158°00'W ‐ blu chiaro/verde chiaro). CLIMATE CHANGE GHG Emissioni CO2 1850‐2010 ‐ Boden, T.A., et al. 2010. Global, Regional, and National Fossil‐Fuel CO2 Emissions. CDIAC, USA. ‐ Houghton, R.A. 2008. Carbon Flux to the Atmosphere from Land‐Use changes: 1850‐2005. In TRENDS: A Compendium of Data on Global Change. CDIAC, USA. ‐ P. Friedlingstein, et. Al, Update on CO2 emissions, Nature Geoscience 3, 811‐812 (2010). Emissioni CO2 Anche per le emissioni di CO2 la situazione è particolarmente critica: stanno crescendo secondo le traiettorie degli scenari «pessimisti» elaborati nel 2000 dall’IPCC. Statistiche globali Key World Energy Statistics 2014 STATISTICHE ENERGETICHE GLOBALI Statistiche energetiche globali Consumi energetici globali [TOE] Rinnovabili Idroelettrico Carbone Nucleare Gas Naturale Petrolio STATISTICHE ENERGETICHE GLOBALI Statistiche energetiche globali Distribuzione dell’utilizzo delle fonti energetiche] Carbone Rinnovabili Idroelettrico Nucleare Gas Naturale Petrolio STATISTICHE ENERGETICHE GLOBALI Statistiche energetiche globali Distribuzione geografica dei consumi energetici pro‐capite IPCC Intergovernmental Panel on Climate Change L’IPCC è stato istituito nel 1988 dalla World Meteorological Organisation (WMO) e dallo United Nations Environment Programme (UNEP) allo scopo di fornire ai decisori politici una valutazione scientifica della letteratura tecnico‐scientifica e socio‐ economica disponibile in materia di cambiamenti climatici, impatti, adattamento, mitigazione. Esso è organizzato in tre gruppi di lavoro: il gruppo di lavoro I si occupa delle basi scientifiche dei cambiamenti climatici; il gruppo di lavoro II si occupa degli impatti dei cambiamenti climatici sui sistemi naturali e umani, delle opzioni di adattamento e della loro vulnerabilità; il gruppo di lavoro III si occupa della mitigazione dei cambiamenti climatici, cioè della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. I rapporti dell’IPCC: 1990 – First Assessment Report 1995 – Second Assessment Report 2001 – Third Assessment Report 2007 – Fourth Assessment Report 2014 – Fifth Assessment Report CLIMATE CHANGE IV RAPPORTO IPCC IV Rapporto IPCC Il IV Rapporto IPCC, anche se faticosamente e con numerose obiezioni, soprattutto della Cina, è stato sostanzialmente accettato in data 5 maggio 2007 in occasione del summit convocato a Bangkok. Nel documento (Quarto Rapporto) è ribadito il limite di guardia per la concentrazione della CO2 compreso fra 445 e 550 ppm, al fine di ottenere un riscaldamento del pianeta a fine secolo non superiore ai 2°C. A tal fine le emissioni di CO2 al 2050 dovranno essere più basse del 50‐85% rispetto al livello raggiunto nel 2000. Per questo è ovviamente richiesto dai Paesi sviluppati uno sforzo finanziario notevole e grande collaborazione, ma soprattutto una politica energetica comune, con un deciso trasferimento di risorse e tecnologie ai Paesi più poveri (l’impatto economico, secondo il Rapporto IPCC, dovrebbe comunque essere contenuto entro il 3% del PIL da ora al 2030). Per quanto riguarda le fonti energetiche viene auspicato un aumento del costo di emissione dell’anidride carbonica a 100 dollari per tonnellata di CO2 equivalente, costo che sarebbe di «significant mitigation potential in all sectors». IV Rapporto IPCC Viene ribadita l’importanza dell’efficienza energetica, dell’impiego delle fonti rinnovabili, delle biomasse, dell’energia nucleare e la necessità di porre attenzione alle tecniche impiegate in agricoltura e nell’allevamento del bestiame e alle deforestazione incontrollata. Nel XX secolo – dice l’IPCC – la temperatura è cresciuta di 0.6°C, ma se l’uomo non diminuirà in modo drastico l’emissione di CO2 il pianeta andrà incontro già nel secolo attuale ad uno scenario catastrofico a causa di un aumento considerevole della temperatura (1.5°C‐2.8°C o più), con aumento del livello dei mari tra i 28‐43 cm e la riduzione dei ghiacci polari. Il rapporto conclude che: «La maggior parte dell’aumento globale di temperatura, osservato sin dalla metà del XX secolo è molto probabilmente dovuto all’incremento della concentrazione di gas serra provocato dall’attività umana». In altro posto si legge ancora: «Despite remaining uncertainties». Il “molto probabilmente” viene interpretato dal Rapporto come al 90%. V Rapporto IPCC: i concetti chiave IL RISCALDAMENTO DEL CLIMA È INEQUIVOCABILE e, a partire dagli anni ‘50, molti cambiamenti osservati sono senza precedenti su scale temporali che variano da decenni a millenni. L'atmosfera e gli oceani si sono riscaldati, le quantità di neve e ghiaccio si sono ridotte, il livello del mare si è alzato, e le concentrazioni di gas serra sono aumentate WG I, Summary for Policymakers 2013 CLIMATE CHANGE RAPPORTI IPCC V Rapporto IPCC IL RISCALDAMENTO GLOBALE È INEQUIVOCABILE • “Gli ultimi tre decenni sono stati i più caldi dal 1850, quando sono iniziate le misure termometriche a livello globale. L’ultimo decennio è stato il più caldo”. • “…il periodo 1983–2012 “probabilmente” è il trentennio più caldo degli ultimi 1400 anni (“confidenza media”).” • “Le tendenze su periodi brevi come gli ultimi 15 anni (1998‐2012) sono statisticamente non significative. Il tasso di riscaldamento in ques anni (1998−2012) è 0.05°C/decennio, ed è minore di quello del periodo 1951−2012 che mostra un riscaldamento di 0.12°C/decennio . Le tendenze per dei periodi brevi (15 anni) dipendono molto da quando iniziano: ad esempio le tendenze per periodi di 15 anni partendo da 1995, 1996 e 1997 danno le seguenti stime: 0,13°C/decennio per 1995 – 2009, 0,14°C/decennio per 1996 – 2010, 0,07°C/decennio per 1997 – 2011.” • “E’ “virtualmente certo” che l’oceano superficiale (0–700 m) si è riscaldato durante gli ultimi decenni del 1971‐ 2010.” EVENTI ESTREMI PIU’ FREQUENTI “Dal 1950 sono stati osservati cambiamenti negli eventi estremi meteorologici e climatici: • a livello globale “molto probabilmente” il numero di giorni e notti fredde è diminuito e il numero di giorni e notte calde è aumentato; • in alcune aree del pianeta la frequenza di ondate di calore “probabilmente” è aumentata in vaste aree dell’Europa, Asia e Australia; • ci sono “probabilmente” più terre emerse con un aumento del numero di eventi di intensa precipitazione che con una diminuzione del loro numero. • in Europa e Nord America la frequenza o l’intensità di precipitazioni intense (o estreme) è “probabilmente” aumentata.” V Rapporto IPCC LA FUSIONE DEI GHIACCI STA ACCELERANDO • “Le calotte glaciali in Groenlandia e Antartide hanno perso massa negli ultimi due decenni. I ghiacciai si sono ridotti quasi in tutto il pianeta e la diminuzione stagionale estiva della banchisa artica sta aumentando. • La calotta glaciale in Groenlandia ha perso massa in maniera più veloce negli ultimi anni: “molto probabilmente“ il tasso medio di diminuzione è aumentato da 34 Gt/anno nel 1992‐2001 a 215 Gt/anno nel 2002‐2011.” L’AUMENTO DEL LIVELLO DEL MARE STA ACCELERANDO • “È “virtualmente certo” che il tasso di innalzamento del livello globale medio marino ha accelerato negli ultimi due secoli. • E’ “molto probabile” che il tasso medio di innalzamento del livello globale medio marino è stato di 1.7mm/anno nel periodo 1901‐2010 e di 3.2mm/anno nel periodo 1993‐2010”. È CAUSATO DALLE ATTIVITA’ UMANE • “E’ “estremamente probabile” (al 95‐100%) che più della metà dell’aumento osservato della temperatura superficiale dal 1951 al 2010 è stato provocato dall’effetto antropogenico sul clima (emissioni di gas‐serra, aerosol e cambi di uso del suolo). Questo ha provocato il riscaldamento degli oceani, la fusione dei ghiacci e la riduzione della copertura nevosa, l’innalzamento del livello medio globale marino e ha modificato alcuni estremi climatici nella seconda metà del XX secolo (“confidenza alta”)”. • Le emissioni continue di gas ad effetto serra causeranno un ulteriore riscaldamento e cambiamenti in tutte le componenti del sistema climatico. Limitare il cambiamento climatico richiederà una sostanziale riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. • Le proiezioni per i prossimi decenni mostrano una entità dei cambiamenti notevolmente influenzata dalla scelta di scenario di emissioni. CLIMATE CHANGE RAPPORTI IPCC V Rapporto IPCC Domenica 2 novembre 2014 l’IPCC ha pubblicato un rapporto dopo una settimana di incontri e discussioni a Copenaghen, in Danimarca. Le conclusioni dell’IPCC contenute nel documento sono molto nette: • entro il 2050 più di metà dell’energia del pianeta dovrà essere prodotta da fonti a basse emissioni di inquinanti atmosferici (tra cui l’energia nucleare) • i combustibili fossili dovranno completamente essere eliminati come fonte di energia entro il 2100 • questa riduzione, dice il rapporto, è assolutamente necessaria per limitare a 2°C l’incremento di temperatura sulla Terra nel corso dei prossimi cento anni. CLIMATE CHANGE L’UOMO V Rapporto IPCC • La maggior parte dell’aumento osservato delle temperature medie globali fin dalla metà del 20° secolo è molto probabilmente (probabilità > 90%) dovuto all’aumento osservato delle concentrazioni di gas serra di origine antropica. Cambiamenti del clima • • • • Mari e oceani Temperatura I ghiacciai Le coperture nevose Dati Globali: Mari e Oceani Cambiamenti osservati a livello di temperatura media superficiale (a); livello medio globale di innalzamento del mare da misura della marea (blu), da dati da satellite (rosso) (b) e (c) copertura nevosa di marzo‐aprile dell’emisfero Nord. Tutti i cambiamenti si riferiscono alle corrispondenti medie per il periodo 1961‐1990. Le curve lineari rappresentano i valori delle medie decennali mentre i cerchietti indicano i valori annuali. Le aree colorate rappresentano gli intervalli di incertezza stimati da un’analisi complessiva delle incertezze conosciute (a e b) e dalle serie storiche (c). Dati Globali: Mari e Oceani Il riscaldamento degli oceani domina l'aumento di energia immagazzinata nel sistema climatico, ed è responsabile di più del 90% dell'energia accumulata tra il 1971 e il 2010. È virtualmente certo che l'oceano superficiale (0‐700 m) si sia riscaldato tra il 1971 e il 2010 ed è probabile che si sia riscaldato tra il 1870 e il 1971. Cambiamento del contenuto medio globale di calore nell'oceano superficiale (0‐700 m) allineato al 2006‐2010, e relativo alla media di tutti i set di dati per il 1970 Dati Globali: Mari e Oceani Su scala globale, il riscaldamento degli oceani è maggiore vicino alla superficie, e i 75 m superiori si sono riscaldati di 0.11°C per decennio nel periodo 1971‐ 2010. A partire dagli anni '50 le regioni ad alta salinità, in cui predomina l'evaporazione, siano diventate più saline, mentre le regioni con bassi livelli di salinità, in cui predominano le precipitazioni, siano diventate più dolci. Queste tendenze regionali della salinità degli oceani forniscono la prova indiretta del fatto che i fenomeni di evaporazione e precipitazione al di sopra degli oceani sono cambiati DATI GLOBALI LIVELLO DEL MARE Dati globali: Livello del mare • Il tasso di innalzamento del livello del mare dalla metà del XIX secolo è stato più grande del tasso medio dei 2000 anni precedenti. Nel periodo 1901‐2010, il livello globale medio del mare è cresciuto di 0,19 m • Già oggi il livello degli oceani si sta alzando di circa 1 cm ogni 3 anni La temperatura La temperatura atmosferica superficiale mostra che ciascuno degli ultimi tre decenni sulla superficie della Terra è stato in sequenza più caldo di qualsiasi decennio precedente dal 1850 Nell'emisfero settentrionale, il periodo 1983‐2012 è stato probabilmente il trentennio più caldo degli ultimi 1400 anni Temperature medie globali (variazione rispetto alla media del periodo 1951 – 1980) La temperatura Media combinata delle anomalie di temperatura superficiale, a livello globale, di terra e oceano dal 1850 al 2012. Riscaldamento pari a 0.85 [0.65‐1.06] °C, nel periodo 1880‐2012, per il quale esistono numerosi set di dati prodotti in modo indipendente. L'incremento totale considerando la media del periodo 1850‐ 1900 e quella del periodo 2003‐2012 è 0.78°C Quadro superiore: valori medi annuali. Quadro inferiore: valori medi decennali, comprendenti la stima dell'incertezza per un set di dati (in nero La temperatura Mappa delle variazioni della temperatura superficiale osservate dal 1901 e il 2012, ricavate dai trend di temperatura determinati dalla regressione lineare di un set di dati (linea arancione del quadro a). DATI GLOBALI LA TEMPERATURA La temperatura_Proxy data Copenhagen Diagnosis, 2009 www.copenhagendiagnosis.com/ I ghiacciai Upsala Glacier in Patagonia 1928 2004 I ghiacciai Estensione della banchisa glaciale artica National Snow and Ice Data Center, Boulder, CO I ghiacciai Nel corso degli ultimi vent'anni, le calotte glaciali di Groenlandia e Antartide hanno perso la loro massa, i ghiacciai hanno continuato a ritirarsi in quasi tutto il pianeta, il ghiaccio marino artico e la copertura nevosa primaverile nell'emisfero nord hanno continuato a diminuire in estensione 1979 2003 I ghiacciai Ghiaccio artico: confronto tra i dati previsti dai modelli IPCC e le misurazioni reali Copenhagen Diagnosis, 2009 www.copenhagendiagnosis.com/ Ma l’uomo è davvero responsabile? Gli impatti Temperature globali ricostruite, osservate e proiezioni per il futuro: l’aumento delle temperature globali previsto in questo secolo non ha paragoni con quanto avvenuto nelle precedenti migliaia di anni (Variazioni rispetto alla media 1800‐ 1900). Copenhagen Diagnosis, 2009 www.copenhagendiagnosis.com/ Gli impatti Ondata di calore dell’agosto 2003 Anomalia dalla temperatura media estiva del 2003 (giugno, luglio, agosto) rispetto alla media 1960‐1990. Media estiva ‐ dati osservati 1864‐2003. Media estiva ‐ simulazioni con un RCM periodo 1961‐1990. Proiezioni media estiva periodo 2071‐2100, scenario A2. I modelli numerici Per prevedere i futuri trend del clima si utilizzano complessi modelli numerici di simulazione che descrivono l’evoluzione degli elementi climatici in risposta ai driver climatici. • • • Forzante radiativo totale positivo. I risultati del V rapporto dell’IPCC mostrano chiaramente che il forzante radiativo, rispetto all’epoca pre‐ industriale è positivo ed ha portato ad un assorbimento di energia da parte del sistema climatico. Il maggiore contributo è causato dall’aumento di concentrazione di CO2 in atmosfera. Forzante radiativo antropogenico per il 2011 rispetto al 1970 varia tra 1.13 e 3.33 W/m2 ed ha subito un incremento considerevole dal 1970 piuttosto che nelle precedenti decadi. Drivers Le sostanze e i processi naturali e antropogenici che alterano il bilancio energetico della Terra sono definiti come driver del cambiamento climatico. Un modo chiaro per esprimere la forza di tali driver è il Forzante Radiativo (RF) che esprime la variazione dei flussi di energia causata dai cambiamenti dei driver. RF positivi. Riscaldamento della superficie terrestre RF negativo. Raffreddamento della superficie terrestre. I modelli numerici I modelli numerici Le continue emissioni di gas serra causeranno un ulteriore riscaldamento e cambiamenti in tutte le componenti del sistema climatico. Limitare il cambiamento climatico richiederà una riduzione sostanziale e prolungata nel tempo delle emissioni di gas serra. •Atmosfera_temperatura: è probabile che il cambiamento della temperatura superficiale globale per la fine del XXI secolo superi il 4,5°C, rispetto al periodo 1850‐1900. •Atmosfera_ciclo dell’acqua: i cambiamenti del ciclo globale dell’acqua in risposta al riscaldamento nel corso del XXI secolo non saranno uniformi, aumenterà il contrasto nelle precipitazioni tra le regioni umide e le regioni secche. •Oceani: l’oceano continuerà a riscaldarsi a livello globale, influenzando la circolazione oceanica •Criosfera: è probabile che la copertura del ghiaccio marino artico continui a ridursi e ad assottigliarsi e che la copertura nevosa in primavera dell’emisfero settentrionale diminuisca all’aumentare della temperatura superficiale media globale. Il volume globale dei ghiacciai diminuirà ulteriormente. •Livello del mare: il livello globale del mare continuerà ad aumentare . È molto probabile che il tasso di innalzamento supererà quello osservato tra il 1971 e il 2010 per effetto dell’aumento del riscaldamento degli oceani e dell’incremento della perdita di massa dei ghiacciai e delle calotte glaciali Le previsioni dell’IPCC LE MODIFICHE AL CLIMA GLOBALE DURERANNO PER SECOLI “Le emissioni di gas serra che continuano a crescere provocheranno ulteriore riscaldamento nel sistema climatico. Il riscaldamento causerà cambiamenti nella temperatura dell’aria, degli oceani, nel ciclo dell’acqua, nel livello dei mari, nella criosfera, in alcuni eventi estremi e nella acidificazione oceanica. Molti di questi cambiamenti persisteranno per molti secoli”. Le previsioni dell’IPCC DA 2 A 4 GRADI DI AUMENTO DELLE TEMPERATURE GLOBALI A FINE SECOLO Il quinto rapporto propone 4 scenari di aumento delle temperatura media globali alla superficie alla fine di questo secolo (media 2081–2100). Lo scenario RCP2.6 prevede riduzioni pesantissime delle emissioni entro pochi decenni, mentre lo scenario RCP8.5 (simile al vecchio scenario A2) è uno scenario estremo che non prevede riduzioni. Gli scenari RCP4.5 e RCP 6.0 sono scenari intermedi. Gli aumenti di temperature rispetto al periodo 1986–2005 saranno probabilmente nei seguenti range; • RCP2.6: 0.3°C‐1.7°C ; RCP4.5: 1.1°C‐2.6°C; RCP6.0: 1.4°C‐3.1°C ; RCP8.5: 2.6°C‐4.8°C. Da notare che il periodo 1986–2005 a cui fanno riferimento questi numeri era già più caldo (circa 0.6 °C) rispetto al periodo preindustriale, per cui gli aumenti previsti delle temperature, rispetto ai periodi preindustriali, sono: • RCP2.6: 1°C–2.3°C ; RCP4.5: 1.7°C‐3.3°C; RCP6.0: 2°C‐3.7°C ; RCP8.5: 3.2°C‐5.4°C. E ‘praticamente certo che ci saranno più frequenti estremi di temperatura (caldi e freddi) sulla maggior parte delle aree di terra e su scale temporali giornaliere e stagionali, all’aumentare delle temperature medie globali. È molto probabile che le onde di calore si verificheranno con una frequenza più alta e una durata maggiore Le previsioni dell’IPCC DA 50 A 80 CM DI AUMENTO DEL LIVELLO DEL MARE A FINE SECOLO Il livello globale medio marino continuerà a crescere durante il XXI secolo e queste proiezioni sono considerate più adeguate dalla comunità scientifica rispetto a quelle presentate nell’AR4 perché riproducono meglio le osservazioni e includono la dinamica rapida di fusione delle calotte glaciali (ice‐sheet rapid dynamical changes). L’innalzamento del livello medio globale marino per il 2100, rispetto al livello medio 1986‐2005, sarà “probabilmente” nel range di: RCP2.6: 0.26 – 0.55 m ; RCP4.5: 0.32 – 0.63 m ; RCP6.0: 0.33 – 0.63 m; RCP8.5: 0.45 – 0.82 m Questo innalzamento si aggiunge a quello di 15 cm già registrato nel periodo 1986‐2005, per cui l’innalzamento complessivo a fine secolo è previsto in RCP2.6: 0.41 – 0.69 m ; RCP4.5: 0.47 – 0.78 m ; RCP6.0: 0.48 – 0.78 m; RCP8.5: 0.60 – 0.97 m I GHIACCI CONTINUERANNO A FONDERE L’estensione annuale dei ghiacci artici sarà soggetta a diminuzione nel corso del secolo secondo tutti gli scenari, e solo secondo gli scenari più estremi (RCP 8.5) sarà possibile una situazione di completo fusione stagionale del ghiaccio Artico a fine estate entro la metà del secolo. Entro la fine del secolo, è verosimilmente da attendere una forte diminuzione delle coperture glaciali a scala globale (‐15% fino a ‐55%), escluso l’Antartide. Vi è una ragionevole certezza che la copertura nivale stagionale nell’emisfero nord decresca sensibilmente (da ‐7% fino a ‐25%) entro fine secolo. E’ assai probabile che le aree soggette a permafrost superficiale (fino a 3.5 m di profondità) presenti alle latitudini intermedie ed elevate si ridurranno (da ‐37 % fino a ‐81%) con l’aumento delle temperature atteso. PRECIPITAZIONI PIU’ INTENSE Nell’arco del secolo il cambiamento climatico influenzerà in maniera crescente il ciclo dell’acqua a scala globale, sebbene con alcune differenze a scala regionale. Le zone equatoriali ed alle alte latitudini vedranno probabilmente una crescita delle precipitazioni, con intensificarsi dei fenomeni estremi e susseguenti piene, mentre le zone tropicali aride andranno verosimilmente incontro a precipitazioni sempre minori. Le aree soggette a precipitazioni di matrice monsonica verosimilmente incrementeranno e si verificherà un allungamento della stagione monsonica, con eventi intensi più frequenti. 46 Le previsioni dell’IPCC Serie temporali delle medie multi‐modello per il periodo 1950‐2100 simulate per (a) cambiamento della temperatura superficiale media annuale a livello globale, rispetto al periodo 1986‐2005, (b) estensione del ghiaccio marino dell'emisfero settentrionale a settembre (media mobile per 5 anni) Sono rappresentati la media prevista e l'incertezza (intervallo minimo‐massimo) del sottoinsieme di modelli che riproducono con maggior fedeltà lo stato medio climatologico e l'andamento del ghiaccio marino artico per il periodo 1979‐2012 (il numero dei modelli è indicato tra parentesi). La linea tratteggiata rappresenta le condizioni di quasi assenza di ghiaccio (vale a dire, quando l'estensione del ghiaccio marino è inferiore ai 10 milioni di Km2 per almeno 5 anni consecutivi). (c) pH medio globale dell'oceano superficiale. Le previsioni dell’IPCC Le previsioni dell’IPCC In linea con le conclusioni dell’IPCC «Pochi ostinati scettici stanno ancora cercando di spargere dubbi. Loro dovrebbero essere visti per quello che sono: non al passo, senza argomenti e fuori dal tempo» Kofi Annan «I governi e le imprese che si ostinano a fare resistenza dall’intraprendere azioni sulla riduzione delle emissioni di GHG dimostrano un comportamento da irresponsabili» Achim Steiner «Il pericolo costituito dal cambiamento del clima è innegabile e la nostra responsabilità a farvi fronte è indifferibile » Barack Obama In linea con le conclusioni dell’IPCC….. • Nicholas Stern, consulente economico del Primo Ministro inglese Tony Blair, in un suo ormai divenuto famoso rapporto pubblicato nel 2006 (the Stern Review on the Economics of Climate Change), aggiunge: «le nostre azioni, ora e nei prossimi decenni potrebbero creare rischi di disturbo alle attività economiche e sociali, comparabili a quelle associate alla grande guerra e alla crisi economica che si verificò nella prima metà del XX secolo». • Il Climate Change Group (CGC), costituito nel 2002 negli USA per un programma di ricerca sul clima, e del quale fanno parte ben 13 Amministrazioni Statunitensi (tra le quali la Smithsonian Institution, il Meterological Institute, etc.) in un recente comunicato ha rivendicato il suo ruolo primario nel compilare il rapporto del I gruppo di lavoro dell’IPCC, che è proprio il rapporto più deciso nell’attribuire i cambiamenti climatici all’apporto antropogenico. Gli scettici Richard Lindzen ordinario di Meteorologia presso il MIT, critica severamente il rapporto Stern, dicendo: «che in ogni capitolo del suo rapporto è evidente la mancanza di scientificità. Egli (Stern) altera i dati o distorce l’evidenza per privilegiare tesi politiche, promuovendo allarmismo, al posto di una discussione razionale, e reinventando la storia del clima». A quest’ultimo proposito Lindzen critica Stern per aver affermato che le temperature globali recentemente registrate non hanno precedenti negli ultimi mille anni di storia. Lindzen obietta che «nella migliore delle ipotesi abbiamo misure dettagliate di temperatura, solo per gli ultimi 50 anni». Lindzen insiste poi che non si possono trascurare altre mille cause di incidenza (forcing), e tra queste sottolinea il peso del vapor acqueo (anch’esso da considerarsi gas serra) l’effetto compensante dei cirri d’alta quota, l’andamento delle radiazioni solari, l’incremento in atmosfera di aerosol dovuti ad effetti vulcanici. E per svelenire la virulenza delle osservazioni, un attacco divertente; dice Lindzen «e poi guardate ci sono oggi 22.000 orsi bianchi rispetto ai 5.000 del 1940». Gli scettici Provocatoria è anche la posizione di Kary B. Mullis, premio Nobel per la chimica del 1993: «Sostenere che gli uomini sono capaci di surriscaldare il pianeta è ridicolo come accusare i graffiti del Maddaleniano di aver provocato l’ultima glaciazione». Anche nel nostro Paese la posizione di numerosi ricercatori è di scetticismo o quantomeno di cautela; si cita a tale proposito lo studio di Pagliuca e Ortolani che afferma, in base ai dati geoarcheologici, che le modificazioni ambientali indotte dall’incremento dell’effetto serra sono già accadute ciclicamente e per cause naturali nell’area del Mediterraneo, con una durata di 150‐200 anni, ogni mille anni circa. Il periodo attuale rappresenterebbe pertanto la transizione climatica tra la Piccola Età Glaciale ed il prossimo periodo caldo che possiamo definire “incremento dell’effetto serra” del terzo millennio e che si starebbe instaurando a prescindere dalla produzione di gas antropogenici. Gli scettici • Antonio Navarra, climatologo direttore del Centro Euro‐Mediterraneo per i cambiamenti climatici, sostiene che «il catastrofismo è un concetto estraneo alla scienza» e che «nell’epoca giurassica il tasso di anidride carbonica era di 2000‐ 3000 parti per milione e la Terra non ha cessato di esistere; non ci sarà nessuna Apocalisse, ma solo cambiamenti che dobbiamo cercare di contenere» • Anche il ruolo esplicato dagli aerosol (tra cui le scie lasciate dagli aerei) non è del tutto chiaro: secondo Piers Foster, professore di cambiamenti climatici all’Università di Leeds, senza l’effetto sottrattivo degli aerosol (“global dimming”, ovvero la diminuzione della radiazione solare che arriva complessivamente sulla terra) la temperatura del pianeta sarebbe 0.30 gradi più alta. I catastrofisti Tra i catastrofisti il Nobel per la chimica Paul Crutzen, che ha scritto per una grande casa editrice italiana un libro sull’uomo che ha cambiato il clima, titolato polemicamente: “Benvenuti nell’Antropocene”. E ancora l’Alta Scuola di Economia di Mosca che lega i disastri ecologici a pericolose migrazioni di popolazioni Cosa fare? Promuovere lo Sviluppo Sostenibile Limitare o ridurre le emissioni di gas serra Aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili Migliorare l’efficienza energetica Migliorare l’efficienza energetica dei processi produttivi, risparmio energetico Risparmio energetico negli edifici Migliorare i sistemi di rimozione, raccolta e riutilizzo dei gas serra Promozione di forme sostenibili di agricoltura in relazione ai cambiamenti climatici Promozione di metodi sostenibili di gestione forestale Sviluppare e adottare metodi integrati di gestione delle risorse Pianificazione ambientale a livello territoriale La pianificazione ambientale a livello territoriale Un ruolo molto importante è affidato alle Amministrazioni locali e agli strumenti di pianificazione del territorio. Importanza dei Piani regolatori locali e regionali, della promozione dei Piani energetici, dei Piani urbani del traffico, dei Piani di risanamento acustico e tutti gli altri piani a valenza energetico‐ambientale. Molte Amministrazioni locali hanno aderito alla Carta di Aalborg sulle città sostenibili ed avviato processi strategici di carattere partecipativo e condiviso per promuovere la cultura dello sviluppo sostenibile nel proprio territorio (Agenda 21 locale). Molti Comuni del nostro Paese si sono dotati di regolamenti edilizi che prestano una particolare attenzione alle problematiche di risparmio energetico, di corretto orientamento degli edifici, di recupero delle acque piovane, di scelta di materiali ecologici, tanto per citare solo alcuni aspetti, anche concedendo incentivi in termini di cubatura ai progetti edilizi più rispettosi dell’ambiente. Il problema dei rifiuti Raccolta differenziata che recuperi, vetro, materiali ferrosi e carta, in modo da poter riciclare tali prodotti, con conseguenti recuperi di materia e di energia. Il rapporto relativo all’indagine promossa dalla Commissione Ambiente della Camera (ottobre 2007) evidenzia come l’industria del riciclo (cresciuta del 5% dal 2000 al 2004) abbia contribuito notevolmente al risparmio energetico al punto che nel 2006 si sono risparmiati 2,8 milioni di tep riciclando alluminio e 12,5 milioni di tep riciclando vetro (l’equivalente della produzione di 3 centrali nucleari da 1000 MW). Ora addirittura Regioni come Veneto e Trentino Alto Adige hanno raggiunto il 64,6% di raccolta differenziata (rif. ISPRA, 2014). La media è del 54,4% al Nord, 36,3% al Centro, 28,9% al Sud (42,3% in Italia). Il problema dei rifiuti Termovalorizzazione • Il materiale che resta a valle della raccolta differenziata, dopo “differenziazione” ed eventuale confezionamento in balle compresse di “CDR” (Combustibile Derivato dai Rifiuti) prima o CSS (Combustibile Solido Secondario) ora, ai cosiddetti termovalorizzatori per essere bruciato e fornire energia termica ed energia elettrica per usi civili (teleriscaldamento) o industriali. • In Italia vengono bruciati ogni anno 60 kg di rifiuti per abitante (contro i circa 500 prodotti pro‐capite), mentre sono 200 in Francia e 600 in Danimarca. In Italia ci sono 53 impianti per il recupero energetico dei rifiuti quasi tutti concentrati nel Centro‐Nord; nel Centro‐Sud, invece alcune regioni come ad esempio Campania e Lazio ne sono privi. Se si potessero realizzare altri impianti per un numero compreso tra 24 e 38, si potrebbero sottrarre alla discarica 5.000.000 di tonnellate di rifiuti urbani, corrispondenti al circa il 17% della produzione italiana di immondizia. Il loro utilizzo come forma di energia potrebbe portare ogni anno ad una produzione di almeno 3‐3,5 TWh, pari a più del 5% dei consumi elettrici delle famiglie italiane. Il risparmio negli edifici La maggior parte della nostra vita trascorre in ambienti chiusi, e quindi provvedimenti che migliorano le prestazioni energetiche dell’involucro abitativo e migliorano la qualità “indoor” non possono che essere visti con favore in questa scommessa sul futuro del nostro ambiente. Se costruiti correttamente, con un buon isolamento, utilizzo del calore di recupero e opportuni materiali, agli edifici sono sufficienti impianti di riscaldamento o refrigerazione di piccola taglia, con basso consumo di combustibile e quindi basse emissioni di gas serra. Quando si parla della CO2 emessa nel settore edilizio, si dovrebbe correttamente comprendere quella incorporata durante la fase di estrazione, costruzione e trasporto dei materiali; mentre per quanto riguarda l’inquinamento del settore si ricorda che esso si riferisce ai rifiuti del processo di costruzione che vengono avviati a discarica. Il risparmio negli edifici • Diffusione dei principi di quella architettura detta bio‐climatica, che, con doppie pareti ventilate, serre, camini solari, vetri speciali, etc., portano a risparmi del 20 40% delle bollette, per arrivare in casi particolari alle case con emissione zero di CO2 (“carbon neutral”). • Entrata in funzione della “certificazione energetica”, prevista già dalle Direttive 2002/91/CE e 2006/32/CE e dalle leggi nazionali (192/05, 311/06 e successivi decreti), che fornisce tutti i criteri per incrementare le prestazioni energetiche degli edifici. Non va poi sottovalutata l’attenzione dedicata al comparto civile, con l’innalzamento dal 36% al 53%, con variazioni (al 65% e ritorno dal 2016 al 36%) della detrazione fiscale nel corso di interventi di riqualificazione energetica. Il tutto ha come obiettivo per il Paese quello di abbassare la richiesta energetica e quindi diminuire l’inquinamento ed in particolare l’emissione di CO2. • Adozione di comportamenti che evitino gli sprechi e di utilizzare per le abitazioni e gli uffici, apparecchiature ad alta efficienza, come per esempio le caldaie a condensazione, o apparecchi elettrodomestici particolarmente studiati e certificati per il risparmio energetico (detti di categoria A) o lampade ad alta efficienza energetica. Il problema dei trasporti Trasporti su gomma: risulta indispensabile accelerare il ricambio del parco macchine, ancora in parte obsoleto, per fare in modo che le emissioni delle marmitte rispettino i limiti severi imposti dalle Norme EURO. Ricordiamo che in Europa il dato medio è pari a 487 auto ogni 1000 abitanti (l’Italia risulta al secondo posto, preceduta solo dal Lussemburgo, con 608 auto ogni 1000 abitanti). La Commissione Europea sta studiando la possibilità di collegare i livelli di tassazione alle emissioni di anidride carbonica delle auto nuove. Trasporto navale: l’Istituto di Fisica dell’Atmosfera di Wessling in Germania stima che le 70mila navi che solcano i nostri mari bruciano più di 250 milioni l’anno di tonnellate di idrocarburi vari, emettendo circa un miliardo di tonnellate di CO2 l’anno (quasi il 5% delle emissioni globali). Tra l’altro è previsto nei prossimi venti anni un incremento della flotta del 75%(ci sono già ordinativi per altre 20mila navi super veloci di grande tonnellaggio). Traffico aereo: la Commissione Europea ha rilevato come nella sola Europa il traffico aereo internazionale(che non è tenuto a rispettare le limitazioni imposte da Kyoto) sia cresciuto di circa il 90% dal 1990 e quindi ha messo allo studio, anche in questo settore, la possibilità di applicare particolari provvedimenti, nell’attesa dei risultati delle ricerche su nuovi carburanti per i jet (bio‐jet fuel). Un esempio assai significativo, fatto per drammatizzare il problema, è quello che una persona che voli andata‐ritorno Londra‐New York porta a generare la stessa quantità di CO2 che produce una famiglia media in un anno. Il problema dei trasporti Trasporto pubblico, dando fiducia al cittadino sul rispetto degli orari e sulla qualità dei servizi. Sempre in città andrebbe meglio codificato il trasporto merci, sia come orari, che con la possibilità di far viaggiare furgoni e camion a pieno carico, con opportuni accordi commerciali tra i rivenditori di merci. Per il trasporto delle merci su percorsi extra‐urbani o sulle lunghe distanze, occorre favorire il trasporto intermodale (gomma, ferro, cabotaggio marittimo). • L’uso del metano e del gas di petrolio liquefatto (GPL) per le automobili ed i trasporti leggeri, anche se costituisce una nicchia di mercato va incoraggiato e così pure – secondo le indicazioni UE – l’uso del biodiesel, prodotto dalla transesterificazione di oli vegetali, ricavati da colture oleaginose, o del bioetanolo, prodotto dalla fermentazione di piante zuccherine. Trasporto ferroviario. Probabilmente è da attribuire ad un difetto di corretta informazione la reazione popolare contro la volontà governativa di migliorare i nostri trasporti su ferro con il resto d’Europa (TAV), volontà che ci vede impegnati a non perdere i cospicui finanziamenti europei, a non restare isolati dal traffico internazionale, ma soprattutto a rivedere e rimodernare l’intera rete ferroviaria italiana, anche dal punto di vista dell’efficienza e dell’inquinamento Mobilità condivisa • Car pooling • Car sharing Incentivi verdi e certificati bianchi Certificati verdi. Il decreto Bersani (D.Lgs. 79/1999) ha imposto l’obbligo agli operatori che immettono in rete più di 100 GWh/anno che almeno il 2% dell’elettricità prodotta provenga da impianti da fonti rinnovabili. Tale obbligo è stato incrementato dello 0,35% dal 2004 al 2006. Alla produzione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, che abbiano ottenuto la qualifica IAFR (Impianti Alimentati da Fonti Rinnovabili) veniva associato un certificato verde (CV) ogni 50 MWh/anno prodotti. I certificati creati in questo modo hanno validità annuale e possono essere contrattati direttamente tra i proprietari degli impianti stessi e gli operatori interessati, oppure servendosi dell’apposito mercato creato dal Gestore del Mercato Elettrico. • A questo sono seguite altre modalità di incentivo «verde», quali quella di poter usufruire di una tariffa onnicomprensiva, i vari conto energia sul fotovoltaico (ultimo D.M. 5 luglio 2012) e l’ultimo D.M. 6 Luglio 2012 sulle altre fonti rinnovabili. Sono stati introdotti due decreti del Ministero delle Attività Produttive del 2004, con relative modificazioni a seguire, uno relativo al gas e l’altro relativo all’elettricità, che hanno individuato gli obiettivi per l’incremento dell’efficienza energetica. I provvedimenti impongono alle aziende distributrici con più di 100mila utenti di realizzare attività di risparmio energetico presso i propri clienti. L’ammontare del risparmio “obbligatorio” che ogni distributrice deve realizzare era stabilito dall’Autorità per l’Energia e il Gas, e coloro che non provvedono al raggiungimento dell’ammontare stabilito incorrono in sanzioni. Al fine di evitare tali sanzioni, queste aziende possono acquistare titoli di efficienza (TEE), i cosiddetti certificati bianchi, da altri soggetti che abbiano invece realizzato interventi di risparmio energetico riconosciuti dall’Autorità (ora dal GSE). Incentivi verdi e certificati bianchi Per il 2014 sono stati distribuiti 3.482.221 TEE, al prezzo medio di € 105,00/TEE, a seguito degli obiettivi di risparmio energetico conseguito. In totale, dall’avvio del meccanismo dei certificati bianchi ad oggi, sono stati già certificati risparmi per 32.273.473 tep (tonnellate equivalenti di petrolio), che equivalgono grosso modo al consumo domestico di oltre 40.000.000 abitanti ed hanno consentito di evitare emissioni per circa 80.000.000 tonnellate di anidride carbonica. Caratteristica essenziale di questo meccanismo è che anche i certificati ottenuti possono essere scambiati sul mercato nazionale, attraverso un mercato garantito dal Gestore del Mercato Elettrico (GME) il quale in tal modo può garantire il mercato di tutti i titoli di scambio. Resta in ogni caso indispensabile un forte indirizzo politico, che indichi all’industria priorità, benefici e programmi per stimolare i necessari investimenti, che, non si dimentichi, rispondono in ogni caso alla logica di mercato. Certificazioni ambientali • Per quanto riguarda la promozione del risparmio energetico e la riduzione dell’impatto ambientale nel settore produttivo sarebbe anche auspicabile una maggiore diffusione delle certificazioni ambientali ISO 14001 e soprattutto di EMAS (Eco Management and Audit Scheme, Regolamento CEE n.761/2001). L’obiettivo di tali processi, attualmente adottati dalle Aziende su base volontaria, è quello di promuovere costanti miglioramenti dell’efficienza ambientale delle attività industriali, attraverso l’introduzione ed attuazione di politiche, programmi e sistemi di gestione ambientale nei propri siti produttivi, la valutazione sistematica, obiettiva e periodica dell’efficienza di tali elementi (audit) ed infine l’informazione al pubblico sull’efficienza ambientale (dichiarazione ambientale). Embodied energy Continuando nelle esemplificazioni, si possono impiegare materiali per la costruzione di automobili o di componenti costruttivi di edifici che siano stati prodotti con un basso consumo di energia e che alla fine del loro ciclo di utilizzazione siano anche facilmente e convenientemente riciclabili. L’intento è quello di impiegare materiali che abbiano una “embodied energy”, ossia una energia incorporata, il più bassa possibile. Cogenerazione Maggiore diffusione di piccole centrali di cogenerazione*, da impiegare per grossi complessi autonomi, come ospedali, grandi centri commerciali, piccole comunità, ma anche nelle cosiddette “centralità” (veri e propri quartieri), capaci di produrre contemporaneamente energia termica ed elettrica. Esse oltre ad alleggerire i carichi delle grandi centrali sarebbero di grande vantaggio per il nostro sistema energetico, dati i loro elevati rendimenti energetici ed exergetici. *La piccola cogenerazione si riferisce a macchine di potenza inferiore a 1 MW elettrico e la micro cogenerazione si riferisce a macchine di potenza inferiore a 50 kW elettrici. Energie rinnovabili Rapporto 2014 del REN21 (Renewable Energy Policy Network for the 21th Century) al fine di dare un’idea del mercato in crescita delle energie alternative. • Secondo il Global Status Report di REN21, il 2013 avrebbe segnato una ulteriore crescita nell’interesse mondiale per le energie alternative, come si evince anche dalle tabelle che riporta alcuni indicatori riferiti all’intero globo. • Per i 1.560 GW di potenza delle energie rinnovabili i Paesi con maggiori installazioni sono Cina, USA e Brasile. La Danimarca invece ha il valore di potenza installata pro capite più elevato. • 144 Paesi hanno definito obiettivi relativamente all’impiego di fonti rinnovabili e 138 di questi hanno definito politiche di incentivazione delle stesse. Per quanto riguarda gli incrementi delle singole energie alternative e le loro caratteristiche si consideri che: – – – – – vento: la capacità di generazione è cresciuta e addirittura in paesi come la Danimarca, da sempre considerata “la pioniera del vento” ha raggiunto il 33.2% della domanda di energia elettrica; al momento 71 Paesi hanno almeno 10 MW installati, 24 dei quali hanno almeno 1 GW installato; fotovoltaico: il fotovoltaico è cresciuto del 32% rispetto all’anno precedente in termini di capacità delle installazioni avendo come leader la Germania, mentre gli investimenti nel solare PV sono diminuiti del 22% (i maggiori li ha fatti la Cina); Per la prima volta la capacità in termini di potenza rinnovabile installata dalla Cina ha superato quella delle fonti fossili e del nucleare; idroelettrico: ha raggiunto 1000 GW (di cui il 26% in Cina, seguita dal Brasile con l’8.6% e dagli USA con il 7.8%). Solare termico: 326 GWt installati, di cui il 64% in Cina. Stato dell’arte: produzione di energia termica Stato dell’arte: produzione di energia elettrica Energie rinnovabili • Numerosi sono in effetti i vantaggi che derivano da una maggiore diffusione delle fonti rinnovabili. • Innanzitutto un maggiore impiego delle fonti rinnovabili consente una diversificazione delle fonti e assicura una maggiore sicurezza degli approvvigionamenti energetici, riducendo la dipendenza dai prodotti petroliferi e dal gas naturale e dalle relative fluttuazioni di prezzi sui mercati internazionali. Un sistema energetico che si affida ad un ventaglio di tecnologie e di materie prime diverse – e che include quindi tutte le fonti rinnovabili – è caratterizzato da rischi finanziari molto minori rispetto ad un sistema che concentra tutta la domanda su un’unica tecnologia o materia prima, ad esempio i prodotti petroliferi. • Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica, le fonti rinnovabili rappresentano l’unica soluzione competitiva per le utenze isolate, o per i paesi in via di sviluppo non ancora dotati di reti capillari di distribuzione. Inoltre, poiché si sta assistendo ad un’inversione di tendenza nei confronti della generazione centralizzata, a causa della difficoltà di ubicare e realizzare nuove centrali di grossa taglia ed i relativi elettrodotti (la cosiddetta sindrome NIMBY, Not In My Backyard), la generazione distribuita, che è tipica delle fonti rinnovabili, potrà giocare un ruolo sempre più importante. Energie rinnovabili Le centrali di produzione dell’energia da fonti rinnovabili presentano spesso una accettabilità sociale maggiore e impatti ambientali molto ridotti, se si eccettua l’impatto visivo. Le emissioni di gas climalteranti da impianti a fonti rinnovabili sono pressoché nulle, anche se per una valutazione complessiva dei benefici ambientali non è sufficiente limitarsi al solo esercizio dell’impianto, ma occorre considerare l’intero ciclo di vita, valutando pertanto, attraverso procedure di Life Cycle Assessment (LCA, Analisi del Ciclo di Vita), l’energia e le risorse non rinnovabili spese nella costruzione, esercizio e dismissione dell’impianto. Energie rinnovabili • Anche i cosiddetti costi esterni della produzione di energia, ossia i costi che non sono computati nel costo di cessione del kWh elettrico, ma che sono relativi ad esempio ai danni prodotti dai cambiamenti climatici o ai danni alla salute umana dovuti all’inquinamento da combustione di prodotti fossili, e che sono pertanto sostenuti dall’intera collettività, vedono le fonti rinnovabili in posizione di assoluto vantaggio rispetto a quelle convenzionali. • Da non trascurare, infine, i risvolti occupazionali: lo sviluppo delle fonti rinnovabili può contribuire allo sviluppo economico di un’area o di un paese, creando nuove possibilità di impiego e di investimenti in un settore caratterizzato da un rapido sviluppo. • Il mercato delle fonti energetiche rinnovabili è in costante crescita: come si è detto, l’Unione Europea sulle fonti rinnovabili ha a tal proposito fissato l’obiettivo comunitario di una quota di fonti rinnovabili pari al 20% entro il 2020 e poi al 27% al 2030.