'''-. - --- - 48 F.-Ù CAP.S CAPITOLO TERZO LEGGI DEI CIRCUITI ELETTRICI 1- Circuiti a costanti concentrate Da un punto di vista energetico, un circuito elettrico '.o re;e elettrica) è un sistema di elementi conduttori connessi tra loro in modo cae energia elettrica possa essere trasferita dall'uno all'altro di essi e da questi SII verso l'esterno in forme diverse (calore, luce, lavoro). D~alt::-apar ;e se da un circuito elettrico esce energia, altrettanta Il energia deve essere fornita Si o dall'esterno al circuito o da qualcuno degli elementi stessi cid circuito. Questi sono i generatori, dispositivi capaci o di convertire in energia elet- .•. trica altra energia fornita ad essi dall'esterno o di fornire direttamente energia elettrica a scapito di una qualche forma di energia interna da essi posseduta. Per studiare il comportamento dei circuiti si utilizza una schematizzazione degli elementi circuitali che generalmente è in buon accordo con la realtà. Ogni circuito è immaginato come costituito da elementi occupanti un piccolo tratto dì questo e collegati da conduttori di resistenza nulla. Si immagina cioè tutta concentrata in un resistere di resistenza R la resistenza dell'intero circuito e si attribuisce resistenza nulla ai conduttori di collegamento. Nella realtà, poichè i cavi di collegamento hanno resistenze che sono sempre molto piccole (dell'ordine di frazioni di ohm), basterà che nel circuito sia presente un tratto con resistenza dell'ordine dell'ohm perché l'approssimazione fatta si possa considerare valida. Il più semplice dei circuiti elettrici è pertanto schematizzabile come è mostrato in fig. 1.1. •• 11IIII 49 PARTE I - CAP.3 + R Fig. 1.1 Peraltro lo schema di circuito chiuso riportato nella fig. 1.1 è troppo semplice per poter essere direttamente usato nella maggior parte dei casi reali. In generale la corrente fluisce in sistemi più o meno complessi di resistori, alcuni dei quali possono essere ricondotti a situazioni più semplici. 2 - Resistori in serie Due resistori collegati fra loro uno dopo l'altro (con un solo estremo in comune quindi) in modo da essere attraversati dalla stessa corrente si dicono in serie (vedi fig. 2.1). R, R2 R3 Fig. 2.1 La resistenza R, equivalente dal punto di vista elettrico all'insieme delle resistenze degli n resistori in serie, è facilmente determinabile osservando che, se I è la corrente che circola nei resistori, VA - VAI = RlI, VAI:- VA2 = R2I, VAn_1 1l - VB = RnI PARTE I - CAP.3 50 e t VAl - VA2 VA - VA + ...+ VA +l n - VB = VA - VB da cui, essendo ,;,·_"rdìnizione, VA - VB = RI VA - VB = (Rl + R2 + ...+ Rn)I = RI ! e quindi ~ n R ? ~l 1, = R1 + R2 + ...+ R; = 2.::::: Ri i=1 ~. I 3 - Leggi di Kirch}I0ff In una rete elettrica s'intende un punto ramo s'intende sono riconoscibili di congiunzione una catena la quale non sono presenti rami costituenti nodi, rami e maglie. Per nodo di tre o più elementi di elementi che congiunge per due nodi e lungo altri nodi; per maglia s'intende un cammino circuitali; chiuso tale che, muovendosi un insieme di lungo di esso, ogni ramo venga percorso una sola volta. Per risolvere intensità il problema delle correnti di determinare, nei singoli rami di una rete (o le d.d.p. questi) note le f.e.m. dei generatori di corrente nel caso più generale, le aicapi di di tensione e le correnti dei generatori (elementi attivi) e gli elementi passivi presenti nella rete, sono stati introdotti dei criteri convenzionali in modo comodo e sbrigativo i quali permettono di. applicare a casi concreti alcuni principi fondamentali della fisica: questi criteri sono noti come leggi di. Kirchhoff. a) - Prima legge di Kirchhoff o legge dei nodi Consideriamo conduttori un nodo N e la superficie chiusa 8 costituita e delle sezioni 81, 82, nodo, come illustrato in fig. 3.1. ••. immaginate da quella dei ad una certa distanza dal " 51 PARTE I - GAP.9 " Fig. 3.1 Trattandosi di una superficie chiusa, il flusso di regime stazionario conduttori deve essere uguale a zero. i attraverso In questa situazione nei in esame non ci sono accumuli di cariche (~~ i è solenoidale). di essa in = O, divi = O, Ciò significa che il campo elettrico deve essere lo stesso in tutti i punti del circuito e questo è abbastanza vero finchè la velocità di variazione del campo elettrico è piccola rispetto alla sua velocità di propagazione ("" 3.108 lungo il conduttore m/s). Per questo motivo si considerano stazionari regimi in cui i campi sono variabili nel tempo con frequenze fino a circa 106 Hz e la validità di questa legge è estesa a correnti alternate con frequenze fino a questi valori. È ovvio che in questi casi la legge va scritta per un istante di tempo fissato ad arbitrio. i attraverso Per quanto sappiamo il flusso di flussi attraverso le sezioni 81, 82, ••• , 8 si riduce alla somma dei i quali non rappresentano altro che le intensità di corrente nei rispettivi rami, prese con segno opportuno, e cioè positive quelle che si allontanano dal nodo, negative quelle che vi convergono. Se indichiamo con h, 12, ... le intensità di corrente attraverso le sezioni 81, 82, ••. e ci riferiamo al caso illustrato in fig. 3.1, si ha - Il + 12 + 13 - 14 + 15 e, in generale, (3.1) Lh=O " .1 . ,;'; .. '.\.'~ k =O ,; PARTE 1- CAP.3 52 ossia: per ogni nodo è nulla la somma algebrica delle correnti che in esso si incontrano, con la convenzione di attribuire in un certo istante un segno alle correnti fluenti verso il nodo, il segno opposto a quelle fluenti in verso contrario. b) - Seconda legge di Kirchhoff 'o legge delle maglie Consideriamo una maglia costituita eventualmente da più rami in ognuno dei quali sono presenti elementi attivi e/o passivi. erogata dai generatori, una caratteristica A parità di corrente il valore del potenziale in un punto del circuito è fissa di quel punto, pari, ad esempio, a VA. Partendo da questo punto del circuito, seguendo idealmente un percorso chiuso lungo di esso fino a ritornare al punto di partenza e sommando a VA tutti gli 'j.: eventuali incrementi o decrementi di potenziale prodotti dagli elementi presenti nel circuito e misurabili con un opportuno strumento, quando si torna in A il potenziale deve valere ancora VA' ( B J[ A D Fig. 3.2 Deve cioè essere (vedi fig. 3.2 ad esempio) VA + (VA - VB) + (VB - Ve) + (Ve ,~: - Vv) + (Vv - VA) = VA ~! il che equivale a dire che, indicata con Ei la generica d.d.p. esistente ai ~II capi degli elementi che costituiscono il circuito, lungo di esso è nulla in "..' ogni istante la somma algebrica di tutte le d.d.p. esistenti ai capi di ogni ,'. elemento, cioè ' n (3.2) LEi=O i=l 'f; 1 ,1 .~ F4.RTE I _ CAP.9 59 C" Anche in questo caso, trattandosi ::drariamente di somma algebrica, bisogna fissare ar- dei criteri univoci per stabilire il segno di ogni Ei. Questi possono essere scelti in parecchie combinazioni ovviamente da portare allo stesso risultato: diverse, tutte però tali in ogni ramo circola una cor- rente, con una certa intensità e un certo verso. Si potrebbe quindi enunciare questi criteri in modo molto generale, in modo da lasciare arbitrarie tutte le scelte. In pratica però, per evitare confusioni, è più opportuno scegliere sempre un'unica combinazione e utilizzare sempre quella. i) Si scelga a piacere in ogni ramo il verso in cui fluisce la corrente incognita: se, a conti fatti, il valore dell'intensità della corrente risultasse in un certo istante negativo, significa solo che in realtà la corrente quell'istante in fluisce nel verso opposto. ii) Si scelga un verso nel quale muoversi lungo la maglia (verso di percorrenza), ad es. quello orario. / Per gli elementi passivi (resistori, condensatori scarichi, ecc.), si attribuisca alla d.d.p. ai loro capi il segno con il verso di percorrenza, + se la corrente che li attraversa è concorde il segno - in ~aso contrario. Se, ad esempio, nel ramo del circuito che collega i nodi A e B è presente un resistore di resistenza R, si fa l'ipotesi che la corrente I circoli nel ramo da A a B e si sceglie come verso di percorrenza lungo la maglia quello che va da A a B, deve -essere VA-VB=IR o anche VB = VA - IR Sulla resistenza R c'è una caduta di tensione. Per gli elementi attivi (generatori, condensatori carichi, ecc.), nel quali la polarità è prefissata dalla situazione sperimentale, in analogia al 54- ;1","') PARTE I - CAP.S caso precedente di percorrenza producono si attribuisca producono degli aumenti Se, ad esempio, presente un generatore il segno +a quelle d.d.p. che lungo il verso delle cadute di tensione, il segno - a quelle che di tensione, nel ramo del circuito che collega i nodi A e B è lungo la maglia quello che va da A a B, quando ad Aè connesso il polo del generatore, :1: di f.e.m. Eo e si sceglie come verso di percorrenza e quindi lungo il verso di percorrenza si incontra + VA - VB " prima il polo positivo e poi quello negativo, la d.d.p. ai suoi capi va presa positiva, in quanto essa produce una caduta di tensione: I.: I> ~ ~{ I~' ;} infatti .. ~ }l = Eo i- VB = VA - Eo ~ 1 e quindi VB < VA. Quando invece ad A è connesso lungo il verso di percorrenza positivo, la d.d.p. un aumento il polo - del generatore, e quindi si incontra prima il polo negativo e poi quello ai suoi capi va presa negativa, in quanto essa produce di tensione; infatti VA - VB = -Eo VB = VA +Eo e quindi VB > VA. Per esemplificare schematizzata meglio quanto in fig. 3.3a; consideriamo per mezzo dei nodi che la individuano, detto ABCDEA ed applichiamo ad essa i versi delle correnti nei rami come mostrato di partenza muova lungo il verso di percorrenza alla rete indicare Per far questo si scelga un verso di percorrenza come punto riferiamoci la maglia, che possiamo la seconda legge di Kirchhoff (3.2), stabilendo Si prenda sopra le opportune convenzioni. lungo la maglia e si fissino in fig. 3.3b. il nodo A con potenziale VA e Cl SI scelto nella maglia: ~ 55 PA.RTE I - CAP.9 ___ C 12 c B 8 1.\ A + A + E01 E E Fig. 3.3 nel punto A: il potenziale vale VA per ipotesi perchè It ha verso contrario a quello di percorrenza VA - VB = -ItRI nella maglia; nel punto B: VB VB - Ve = -I2R2 nel punto C: = VA + IIRI perchè 12 ha verso contrario a quello di percorrenza; Ve = VB Ve - VD = - I3R3 + I2R2 + E02 = VA + IIRI + I2R2 perchè 13 ha verso contrario a quello di percorrenza e E02 produce una caduta di tensione in questo verso; nel punto D : VD = Ve VD - VE = I4R4 nel punto E: VE - VA VE = - EOI + I3R3 - E02 = VA + IIRI + I2R2 + I3R3 - E02 perchè 14 ha lo stesso verso di quello di percorrenza; = VD - I4R4 = VA + IIRI + I2R2 + I3R3 - E02 - I4R4 poichè EOI produce un aumento di tensione nel verso di percorrenza; nel punto A: VA = VE+Eo1 , , f = VA +ItRI +I2R2+I3R3-Eo2-I4R4+EoI per cui la (3.2) per questa maglia può essere scritta nella forma (3.3) IIRI + I2R2 + I3R3 - E02 - I4R4 + EOI = O 1 È evidente che nella pratica tutti i passaggi effettuati nell'esempio sopra J < •• ~- ~~ .' i PARTE I - CAP.9 56 illustrato vanno omessi e che il risultato (3.3) va scritto come una diretta applicazione alla (3.2) delle convenzioni scelte per la maglia in esame. È anche evidente che l'equazione (3.3) non è sufficiente per risolvere il problema di determinare l'intensità rami della rete schematizzata ben quattro delle correnti incognite circolanti nei in fig. 3.3. Nella sola (3.3) compaiono infatti incognite e per di più lo schema a cui appartiene la maglia analizzata suggerisce che la rete sia molto complessa, costituita da molte maglie con numerosi nodi e rami. Peraltro, per quanto complessa sia una rete costituita e passivi noti, le leggi di Kirchhoff permettono il problema del calcolo delle intensità goli conduttori di risolvere univocamente di corrente che circolano nei sin- della rete, in quanto grazie ad esse è possibile scrivere un sistema di equazioni lineari e indipendenti intensità da elementi attivi di corrente incognite. pari in numero a quello delle Basta applicare le leggi di Kirchhoff in modo che ogni incognita (ad es. la corrente in ogni ramo) ed ogni elemento attivo e passivo vi figurino almeno una volta e che il numero delle equazioni linearmente indipendenti sia uguale a quello delle incognite. In pratica in una rete costituita da n rami, m maglie indipendenti e p nodi, si scelgono come incognite le n correnti di ramo e poichè n = m+p-l, si applica la prima legge di Kirchhoff a p-l equazioni linearmente indipendenti, nodi, in modo da avere p-l quindi si applica la seconda legge di Kirchhoff alle m maglie indipendenti, scegliendole tra quelle con il minor numero di elementi possibile, e si risolve il sistema di n = m equazioni linearmente indipendenti 4 - Resistori + p-l per ricavare i valori delle n incognite. in parallelo Due o più resistori collegati in modo da avere gli estremi a contatto e quindi sempre allo stesso potenziale si dicono in parallelo (vedi fig. 4.1) La resistenza. R, equivalente dal punto di vista elettrico all'insieme delle resistenze degli n resistori in parallelo, è facilmente determinabile osser-· J " 57 PARTE I - CAP.9 R, R2 A B R3 Fig. 4.1 vando che, se I è la corrente totale nel circuito, !t + 12 + 13 + ... + In = I e VA - VB =!t, Rl ... , VA - VB = 12, R2 VA -;;Vo da cui, essendo per definizione VA -VB VA - VB Rl R + = VA - VB = In Rn I, VA - VB R2 + ... + VA - VB _ I Rn - e quindi 1 1 R = R 1 1 + R2 + ... + iln = 1 È utile sottolineare più resistori che la resistenza in serie è sempre maggiore n 1 i=l ' L R· equivalente di ciascuna a quella di due o delle resistenze resistori del sistema, mentre nel caso di due o più resistori in parallelo, resistenza equivalente è sempre minore di quella di ciascun resistore sistema; infatti poichè ------ ~t "'-, R1R2 Rl R = Rl + R2__ 1 + .fu. '-_ .. _---- R2 R2 1 +.fu. Rl dei la del, PARTE I - CAP.9 58 si vede che è sempre R < RI Inoltre se si collegano grande e l'altro R < R2 e in serie due resistori con una resistenza piccola, poco più grande di quella del resistore uno con una resistenza la resistenza con resistenza si collegano in parallelo gli stessi due resistori, equivalente grande, la resistenza poco più piccola di quella del resistore con resistenza mentre è se equivalente è piccola. Se n resistori hanno resistenze tutte uguali ad R sarà evidentemente: quando sono collegati in serie Rtot = n R quando sono collegati in parallelo Rtot = R n 5 - Resistori nè in serie nè in parallelo È bene sottolineare che in generale in un circuito complesso due resi- stori non sono né in serie né in parallelo. Basta riferirsi al circuito mostrato in fig. 5.1 per everne conferma. resistori abbiano tutti la stessa resistenza I R1 R2 R3 R4 I quattro R. (G~ Fig. 5.1 ~ J PARTE I - CAP.9 59 I resistori Rl ed R2 sono in serie, così come lo sono R3 ed R4; l'insieme dei resistori Rl ed R"l. è in parallelo all'insieme di R3 ed R4 , ma Rl ed R4 ad es. pur essendo attraversati da una corrente della stessa intensità, non sono serie, in quanto non hanno un estremo in comune, così come non sono in parallelo ad es., R2 ed R4, pur avendo ai loro capi la stessa d.d.p.: non hanno infatti i due estremi in comune. 6 - Esempi di applicazione delle leggi di Kirchhoff a) - Partitore di tensione e potenziometro R) n + Eo I G ... R2 I Fig. 6.1 Usando la seconda legge di Kirchhoff è facile determinare ad es. la d.d.p. E2 ai capi del resistere R2 di fig. 6.1 in funzione di Eo, Rl ed R2• Si ha infatti, indicando con I la corrente che circola nel circuito in verso orario e scegliendo come verso di percorrenza pure quello orario, -Eo + IRI + IR2 = O da cui Eo 1= Rl Poichè E2 = I R2 sarà anche + R2 PARTE I - CAP.~ 60 Rz Ez = R 1 + R 2 Eo Le due resistenze in serie Rl edRz costituiscono il più semplice dei partitori di tensione. Questo nome è dovuto al fatto che applicando ad es. ai capi di R2, una d.d.p. più piccola di Eo Eo, è possibile ottenere, e di valore dipendente al sistema una d.d.p. nota dal rapporto Rz R, +R2 che, scegliendo opportunamente Rl e Rz, può essere determinato Il sistema Eo ai capi di Rl ed Rz in un modo che "ripartisce" la d.d.p. a priori. dipende solo dai valori di Rl ed R2• Il partitore può essere ovviamente piacere di resistori ed addirittura in modo continuo: gli estremi A e B di un potenziometro tra il contatto strisciante t G basta infatti collegare alla d.d.p. Eo e prelevare la tensione ] ) con una serie lunga a C e uno degli estremi A o B (vedi fig. 6.2). +1 Eo costruito R A »(1-0lR -+-- JoR B Fig. 6.2 . [ PARTE 1- CAP.9 61 La resistenza R del potenziometro risulta divisa dal contatto strisciante in due resistenze, una di valore R' = R« (con O < a < 1) l'altra di valore R" = R(l - a) In questo modo la resistenza R' può variare da un minimo uguale a zero fino ad un massimo uguale ad R e la d.d.p. ai suoi capi E' = R' R' + R"Eo = R' REo = aEo pure da O ad Eo. Quando è alimentato da un generatore di f.e.m. fissa Eo, il poten- ziometro si comporta come un generatore di f.e.m. E' variabile da O a Eo. Nella maggior parte degli strumenti elettrici di uso quotidiano, delle manopole vuole dire azionare un potenziometro, ruotare cioè programmare in un certo circuito una d.d.p. opportuna. b) - Partitore di corrente Se due (o più) resistori in serie costituiscono un partitore di tensione, due (o più) resistori in parallelo costituiscono un partitore di corrente. lliferendoci al caso semplice di fig. 6.3, usando le leggi di Kirchhoff è fa- J-+ Eo G A n n Rl~Vl --l B R2~jJ2 D Fig. 6.3 ., s# c PARTE 1- CAP.3 62 cile determinare ad es. la corrente 12 (o Il) che circola nel resistore R2 (o RI) in funzione di I, la corrente erogata dal generatore, RI ed R2• Al nodo A è infatti = Il + 12 I e nella maglia AB CD A 12R2 IIRI - = O ",; e quindi :t.~ I { = Il + 12 12R2 - Il RI { =O 12 = I - Il 12R2 - =O IIR2 - IIRI lli-[ { Il = Rl+R~ 12 = Rl~R~ S' I c) - Si consideri il circuito di fig. 6.4, dove in Rl ed R2 sono comprese anche le resistenze interne delle due pile. Utilizzando le leggi di Kirchhoff determiniamo le correnti che fluiscono nelle resistenze, tenendo presente che non si conoscono né le loro inten- sità, né i loro versi. In questo circuito sono individuabili, per quanto detto in precedenza, due nodi (B ed E) e tre maglie (ABEF A, BCDEB e ABCDEFA). A R1 R4 B C + E02 R3 E01 F E R2 D Fig. 6.4 ----- PARTE I - CAP.3 63 Per risolvere il problema di determinare le n correnti incognite dovremo risolvere un sistema di n equazioni linearmente indipendenti, scelte in modo che ogni grandezza del problema (Rl, R2, R3, R4, EOl· e E02) vi compaia almeno una volta. Il numero delle correnti incognite deve essere uguale al numero dei rami. Nel nostro caso questi ultimi sono tre, quindi tre sono le incognite del nostro problema e il sistema risolvente deve essere composto da tre equazioni linearmente indipendenti. Possiamo ad esempio applicare le leggi di Kirchhoff al nodo B e alle maglie ABEF A e BCDEB. Facciamo osservare infatti che la scelta contempo- ranea dei due nodi (più una maglia qualsiasi) avrebbe portato ad un sistema di tre equazioni non linearmente indipendenti, perchè le equazioni per i due nodi sono identiche. Scegliamo nelle due maglie un verso di percorrenza e i versi delle correnti come mostrato in fig. 6.5. Per la prima legge di Kirchhoff applicata al nodo B si ha Il + 12 + 13 = O Per la seconda applicata alla maglia AB E F A si ha -EOl A R1 + IlRI - 13R3 =O Il B 12 R4 c n ~R3n + E01 + E02 13 F E Fig. 6.5 R2 D PARTE I - CAP.8 64 Ancora per la seconda legge applicata alla maglia BC D E B si ha + 13R3 Eoz - IzRz Si tratta =O - IzR4 quindi di risolvere il sistema i. + 12 + 13 (6.1) { Rllt - R3h (R2 + R4)I2 =O = EOl - R313 = E02 Si ottengono per le tre intensità di ~oirente i seguenti valori l. I l - I 2 - I 3 - EOl (Rz+R3+R4)-EozRs RlRz+RlR3+RlR4+RzR3+R3R4 -Eol Rs+Eo2 (Rl +Rs) RlR2+RlR3+RlR4+R2R3+R3R4 -Eol (R2+R4)-Eo2Rl RlR2+RlR3+RlR4+R2R3+R3R4 È evidente che queste possono risultare positive o negative a seconda dei valori delle resistenze e delle f.e.m.: ad es. se lt > O significa che la ,_. corrente fluisce nel verso scelto arbitrariamente -" -_ ...•. '.-_.- , .. , .._" _-_ ,-,,-_ .. "" - , --_.-,._" -"'.'--- - __ ~.'- .• ::-_':-;~_. "0 all'inizio del problema, se "~-"----"-- invece Il < O, la corrente fluisce nel verso opposto .. 7 - Teoremi per la risoluzione dei circuiti elettrici Le leggi di Kirchhoff, pur permettendo la risoluzione di circuiti li- neari anche molto complessi, molto spesso comportano, determinazione per arrivare alla delle incognite, svolgimenti molto lunghi e laboriosi. Gli stessi circuiti spesso possono essere risolti molto più rapidamente diante l'applicazione me- di utilissimi teoremi che, pur essendo derivati dalle leggi di Kirchhoff, sfruttando particolari disposizioni circuitali, consentono soluzioni semplici, quindi meno soggette a banali errori di calcolo. Qui di seguito sono riportati alcuni dei più importanti di questi teoremi. 65 PA.RTE 1- CAP.3 a) - Teoremi di Thévenin e di Norton Il teorema di Thévenin afferma che una rete elettrica attiva (cioè contenente uno o più generatori), considerata tra due generici suoi punti, è equivalente ad un generatore avente per f.e.m. (Eo) la tensione esistente tra i due predetti punti quando non sono collegati da altro conduttore e per impedenza interna (Zo) una impedenza uguale a quella presente tra i due punti considerati, nell'ipotesi che siano nulle tutte le f.e.m. e le correnti fornite dai generatori presenti nella rete. Il teorema di Norton afferma che una rete elettrica attiva, considerata tra due generici suoi punti, è equivalente ad un generatore di corrente che fornisce una lo uguale alla corrente che circola tra i due predetti quando questi siano stati cortocircuitati, interna Yo uguale all'ammettenza punti con in parallelo una ammettenza presente tra i due punti considerati, nell'ipotesi che siano nulle tutte le f.e.m. e le correnti fornite dai generatori - presenti nel circuito (vedi fig. 7.1). Osserviamo che annullare una f.e.m. implica sostituire il generatore ideale corrispondente con un corto circuito e annullare una corrente implica sostituire il generatore ideale corrispondente con un circuito aperto. Eventuali impedenze interne dei generatori vanno lasciate inserite nella rete. Per valutare la potenzialità di questi teoremi vediamo qualche esempio. _ +,1 l 11 I. RETE LINEARE yLo 1 I. E Ja I E equivale -t { 8 I -L Fig. 7.1 I I .8 l: . F'.~...?rrI - CAP.3 66 R] EOl .A A IY~ +() +n=1 Eo <R. lil B ~Jft. <F i (a) (b) Fig. 7.2 Dato il circuito applichiamo in fig. 7.2a si voglia determinare il teorema resistenza fra A e B: di Thévenin. il circuito a monte dei punti A e B è equivalente Per questo tutto generatore la d.d.p. ad un di f.e.m. Eo, pari alla tensione tra A e B a vuoto (cioè senza la R4) e con una resistenza cortocircuitando il generatore interna Ro pari alla resistenza di f.e.m. EOl, come illustrato esistente in fig. 7.2b. Si ha allora che Eo =. R ». - R 0- La d.d.p. Eo! R2 +R2 3 R2Rl R2 + Rl + EAB fra A e B diventa facilmente calcolabile dal circuito di fig. 7.2b e vale ......••. ~ EAB Eo = -m-l.-.~R-R4 .LL(J -.t- 4 = R 3 + Rl+R2 RIR2 (Rl +R + R4 ) R4= ~, \il! i\~\ 2 ~ \\~,...• ~J'-7" - RIR2 + EOIR2R4 (Rl + R2)(R3 \ + R4) lÌ Lo stesso risultato può essere ottenuto applicando fig. 7.2a il teorema di Norton. circuito Detto .• allo stesso circuito di è equivalente a quello di PARTE 1- CAP.9 67 A Ro lo R4 ]) Fig. 7.2c fig. 7.2c dove lo è la corrente che circola tra A e B quando questi sono in cortocircuito e Ro è la resistenza che esiste tra A e B cortocircuitando il generatore di tensione di fig. 7.2a. Per trovare lo riferiamoci al circuito di fig. 7.2d ed applichiamo ad esso le leggi di Kirchhoff. Si ha cosÌ: per la maglia ABCDEFA -Eo! + IoR3 + IR! = O per il nodo B I - lo - 12 = O per la maglia BCDEB R3 cioè IoR3 - 12R2 = O, 1--1 2 - R0 2 B è + EOl lo F I E Fig. 7.2d D PARTE 68 I - CAP.3 e quindi I che, SOS~l lo nella prima equazione, porta a EOl ' .- '~Sl R3 z = lo + -lo R = IoR3 R3 )IoRl z + (1 + R ..ricava lo 1- = Rz R1(Rz + R3) + RZR3 EOl RZRl u, = R3 + R z + R o ~ 1 \. Utilizzando i valori qui calcolati nel circuito di fig. 7.2c, è immediato \ ricavare per E AB il valore trovato in precedenza. Come si vede però, l'applicazione del teorema di Norton ad un circuito con generatori di tensione e con "strutture" a maglie porta a calcoli molto più macchinosi che non l'applicazione del teor' ma di Thévenin. Nulla però, in linea di principio, ne vieta l'uso: la scel 'tra l'uno o l'altro sarà solo una questione di opportunità. b) - Teoren4"," -,-" .~-- r:1; .'._~ Anche questo teorema è molto :':~L' uellasemplificazione dei circuiti elettrici. Esso è vantaggiosamente applicabile ad un circuito costituito da n rami in parallelo tra i due nodi A e B. Note le f.e.m. e le resistenze presenti nei singoli rami, si può calcolare la d.d.p. tra i nodi comuni mediante le seguenti relazioni n EAB = Req L EOi Ri i=l dove n u.; = l/L i=l 1 R. ~ Nella sommatoria le f.e.m. che hanno il segno + dalla parte del punto A vanno scelte come positive, le altre come negative. , ,- ••••• 69 PARTE I - CAP.3 A + k,., EOI ','. \. -,,-,--~ .. R.4 R) ",t/':";;', ~~!( B ~f ·/1 Fig. 7.3 J Anche per questo teorema vediamo un esempio: applichiamolo al circuito di fig. 7.3. EAB l: 7\ ~~ «u\ ((.~ R eq = EOl Req ( . R = E02) R - 1 2 1 '= + _1 + -R3l + Rl" RIR2 l R." Il teorema di Millman è più generale di quant •.- non appaia dalla formulazione precedente, quando' EoL{féd' E02 non siano generatori --'t .ra essere applicato anche Esso infatti potrebbe ar . T - ,bensì da parti di una rete comunque complicat c) - Teorema di sovrapposizione tensioni prodotte ':~.~.~ __ G.-j <!'_.-;_.- Il teorema di sovrapposizione si basa sul principio di sovrapposizione degli effetti delle grandezze elettriche. L'effetto prodotto in un ramo di un circuito comunque complesso dall'azione simultanea di diverse cause agenti sullo stesso ramo si può determinare sovrapponendo i singoli effetti che le singole cause produrrebbero nel ramo in esame, qualora esse agissero una alla volta. Gli esempi che seguono dovrebbero chiarire le modalità di impiego e gli eventuali vantaggi pratici di questo teorema. Consideriamo il circuito di fig. 7.4. Vogliamo determinare la corrente 14 che circola in R4' che si avrebbe in Essa sarà data dalla somma algebrica della corrente 1~ R4 1~ che si avrebbe in qualora€~9)lci fosse il generatore E02 e la corrente R4 qualora:~ ~ ci fosse il generatore E01' ;~. PARTE I - CAP.3 70 li, =r: +_J __. R, + E02 Fig. 7.4 EOI l' _ R 4 - l l" = 4 + R 4 + RLlb Rl+R3 R3 E02 R2 + <:~+:~~~ RI + R, + R3 'P'",.J.. <Z••.. ' C!~,.j Poichè per le polarità dei generatori queste due correnti hanno versi contrari, la corrente risultante 14 ha valore assoluto pari a 1141 = 11~ - I~'I e verso concorde con la corrente parziale di intensità maggiore. Il teorema di sovrapposizione si può anche utilizzare per la risoluzione di circuiti analoghi a quelli in cui si può applicare il teorema di Millman. Per esempio nel circuito di fig. 7.3 si avrebbe che la tensione VAB è data dalla sovrapposizione delle due tensioni parziali VAB1 e VAB1 fornite rispettivamente dal generatore EOl (supposto cortocircuitato tore E02 (supposto cortocircuitato EOI): VAB = VAB1 - VAB2 E02) e dal genera- 71 PARTE 1- CAP.3 Si ha così 1 ~Ol VAB1 = R1 + 1 ....L+....L+....L R3 R" 1 R3 Rl 1 ~02 VAB2 = R2 + 1 ....L+....L+....L Rl + _1_ + _1_ R" Rl R3 +_1 n, + _1 R3 R" l R" Si potrebbe dimostrare con qualche manipolazione algebrica che i risultati qui ottenuti coincidono con quelli ottenuti applicando il teorema di Millman. ~ c ~:. -- .. -~- .. ---- --- -- ..- ------- --- ._---_. -----