Il bullismo Il bullismo è un fenomeno che si manifesta in ambienti sociali, fra persone che si frequentano e si conoscono. Colui che compie l’atto di bullismo agisce assumendo comportamenti violenti, pervasivi e con conseguenze che si perpetuano nel tempo ai danni di un suo conoscente. Gli studi hanno individuato tre dimensioni fondamentali che caratterizzano questo comportamento: l’intenzionalità del bullo di far del male alla vittima, la persistenza nel tempo di questo tipo di atti prepotenti e la dimensione del potere sociale caratterizzato da una asimmetria relazionale, cioè uno squilibrio di potere tra le parti. Non si tratta di un problema individuale, ma di una circostanza che coinvolge una comunità intera. Il bullismo si definisce come un ‘abuso sistematico di potere’ da parte del cosiddetto bullo che, con le sue azioni prepotenti, brama l’approvazione pubblica degli altri e mira a danneggiare, sia fisicamente che psicologicamente, la vittima scelta. Ogni reazione e modo di atteggiarsi di fronte ad una situazione di bullismo, vede le persone come su un palcoscenico; ogni persona coinvolta interpreta un ruolo. I protagonisti della scena sono il bullo e la sua vittima, attorno a loro si muovono le ‘comparse’ cioè personaggi, il cui spessore è in secondo piano, che hanno comunque grande importanza. Gli studiosi hanno diviso i tipi di prepotenza in base alla modalità e al target di attacco del bullo, in quattro categorie principali. La modalità d’attacco si divide in due tipologie, in cui il bullo può recare danno alla vittima: dirette e indirette. Un attacco diretto colpisce la vittima in maniera aperta e manifesta, mediante l’uso di forza fisica (calci, pugni, spinte ecc.) o mediante una prepotenza verbale (minacce, insulti, denigrazione pubblica ecc.). Un attacco indiretto invece, permette al bullo di non uscire allo scoperto e di utilizzare tattiche intimidatorie come la prepotenza strumentale (rubare, rompere e rovinare oggetti altrui) o la prepotenza sociale, che mira a distruggere l’immagine pubblica della vittima (calunnie, escludere dal gruppo. Isolare e svelare segreti personali). Si possono distinguere due tipologie di target di attacco, ossia la dimensione che viene colpita dal bullo. L’obiettivo può essere la vittima stessa e i suoi oggetti o la sfera psicologica e delle relazioni sociali in senso ampio. Nel primo target rientrano la prepotenza fisica e quella strumentale, nel secondo target, mirato a colpire la psicologia della vittima, rientrano la prepotenza verbale e quella sociale (cyberbullismo o happyslapping). I primi studiosi del bullismo lo individuavano solo come un comportamento maschile, oggi sappiamo che non è assolutamente così. Le ragazze non sono meno ostili dei ragazzi e tendono ad agire mirando principalmente a rompere le relazioni, solitamente infatti il bullismo messo in atto da loro è di tipo relazionale. È necessario per comprendere totalmente il fenomeno del bullismo, essendo un fenomeno di gruppo, analizzare tutti i ruoli di chi è coinvolto nel atto. Lo studio di Slmivali e collaboratori (1996) ha individuato sei ruoli principali: il bullo, che prende attivamente iniziativa per opprimere i compagni, la vittima, chi subisce le prepotenze, l’aiutante del bullo, un seguace del bullo che lo aiuta nelle sue azioni, il sostenitore del bullo, che anche se non prende iniziativa nel fare prepotenze sostiene in qualche modo il bullo incoraggiandolo, ridendo delle sue azioni o semplicemente non intervenendo. Ci sono poi i difensori, coloro che aiutano la vittima ma con scarsi risultati e gli spettatori esterni, che osservano senza agire. Avendo definito il bullismo come un problema complesso che colpisce una comunità, si dimostra che vi è la necessità di un approccio multidimensionale e multifattoriale, per essere combattuto. Il testo ci propone varie iniziative di antibullismo di tipo collettivo. Per approcciarsi in modo corretto ad una comunità per trattare questo tema delicato, si utilizzano: una metafora ecologica, cioè una manovra che cerca di comprendere il comportamento e l’adattamento individuale per analizzarlo sul piano individuo-ambiente, una ottica proattiva per la prevenzione del fenomeno e un lavoro di empowerment, con l’obiettivo di rafforzare il senso di controllo che gli individui hanno sulla loro vita. Un intervento di antibullismo, necessita del coinvolgimento di elementi come le famiglie, le istituzioni e gli operatori esterni, al fine di informare in relazione al progetto antibullismo e di instaurare rapporti di collaborazione per prevenire la violenza ed agire insieme davanti all’emergenza. In particolare la scuola ha il compito di prevenire con azioni informative e educative rivolte ai ragazzi ma anche ai genitori, ai docenti e a tutti i componenti della scuola (personale ata ecc.). La scuola ha il dovere di intervenire prontamente nelle situazioni critiche attraverso azioni specifiche di rieducazione, ascolto e attività che, coinvolgendo tutto il gruppo, ripristinino l'equilibrio relazionale (ad esempio il roleplaying) In conclusione, per combattere efficacemente il bullismo si devono adottare strategie, congiunte tra scuola e famiglia, che mirino: in primo luogo all’informazione e alla prevenzione e in secondo luogo alla presa in carico corretta, affinché la vittima e il bullo non siano abbandonati nel loro ruolo ma siano piuttosto aiutati nell’acquisire competenze sociali adeguate. Irene Traversi