Moltissimi credenti vivono la loro fede nella frustrazione, perché si aspettano da sé stessi ciò che la loro natura umana peccatrice non permette di raggiungere. Questo succede perché Satana, dopo averci fatto credere che il Signore ha un carattere completamente diverso dal Dio della Bibbia, tenta di trarci in inganno anche sulla nostra reale situazione di peccato. In questo modo la vita di molti cristiani diventa una delusione continua: nei confronti di Dio e di sé stessi. Un filosofo dell' antichità diceva: "Conosci te stesso"; è proprio quello che tenteremo di fare, definendo il concetto di peccato secondo l'insegnamento biblico. In realtà la nostra situazione assomiglia a quella di uno scorpione che, avendo chiesto ed ottenuto da una rana di trasportarlo dall'altra sponda di uno stagno, la punse prima di arrivarci e, mentre morivano ambedue (lo scorpione non sa nuotare) si giustificò dicendo: "Non ho potuto farne a meno... sono fatto così!!" Questa illustrazione ci fa capire subito che l'umanità, da quel terribile giorno nell'Eden, quando i nostri progenitori ascoltarono quanto aveva suggerito il tentatore, ha assunto una personalità, una natura che è segnata indelebilmente dal peccato: Romani 5:12 > "Perciò, siccome per mezzo d'un sol uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato v'è entrata la morte, e in questo modo la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato..." (L) a) MALATI DI EGOCENTRISMO Natura del peccato originale >> tendenza all'autonomia, all'indipendenza da Dio, il 'voler fare da sé, il volersi attribuire le caratteristiche di padroni dell'universo. Stesso peccato in Lucifero: Ezechiele 28:2,14 > "Il tuo cuore s'è fatto altero e tu dici: Io sono un dio! Io sto assiso sopra un trono di Dio nel cuore dei mari! Mentre sei un uomo e non un Dio, quantunque tu ti faccia un cuore simile al cuore d'un Dio... Eri un cherubino dalle ali distese, un protettore. Io t'avevo stabilito, tu stavi sul monte santo di Dio..." (L). L'uomo che era stato nominato dal Signore "gestore" della Terra, suo "amministratore", assunse arbitrariamente la posizione di padrone dell'universo. Di conseguenza, il peccato è EGOCENTRISMO (fare di se stessi il centro dell'universo), è ORGOGLIO. Quindi il peccato NON un atto compiuto, ma una situazione di fatto. Se prendiamo in considerazione un neonato, non possiamo logicamente dire che è peccatore perché ha compiuto dei peccati! Eppure, possiamo affermare che un neonato è peccatore? Certamente sì, ma non perché ha commesso atti peccaminosi, ma perché partecipa alla tendenza dell'umanità all'egocentrismo. Le prime parole che impara sono: "mio, io" e vuole sempre essere al centro dell'interesse! Il Cattolicesimo invece ha trasformato il "peccato originale" in "COLPA originale". - 1 b) IL PECCATO ORIGINALE Il concetto di "colpa originale" viene da Sant'Agostino, uno dei Padri della chiesa. Proprio da questo insegnamento è sorta tutta la teologia del battesimo dei neonati, perché egli diceva che il neonato "nasce colpevole" e, di conseguenza, dev'essere liberato da questa colpa prima che la morte lo colga. Foto: Il peccato originale – Scultura di Jacopo della Quercia (Siena 1374-1438) Nulla nella Bibbia conferma quest'idea, anzi, vi troviamo che Dio non considera responsabile il bambino, perché è nato in un mondo di peccato; infatti è assente l'insegnamento del battesimo dei bambini. Al contrario, il battesimo è presentato come un atto simbolico attraverso cui io rinnego in modo volontario la mia situazione di peccatore e decido, mediante il pentimento e la confessione a Dio, di cambiare non solo vita, ma di cambiare natura. La Bibbia è molto chiara sulla NON TRASMISSIBILITÀ della colpa da una generazione all'altra: Ezechiele 18:20 > "L'anima che pecca morirà, il figlio non porterà l'iniquità del padre e il padre non porterà l'iniquità del figlio; la giustizia del giusto sarà su di lui, l'empietà dell'empio sarà su di lui." (ND) c) LE CONSEGUENZE DEI PECCATI DEGLI ANTENATI A questo punto è bene fare una precisazione, perché vi sono testi che sembrerebbero contraddire quanto dice il profeta Ezechiele, ma solo in apparenza. Per esempio: Esodo 34:6-7 > "L'Eterno, l'Eterno Dio, misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco in benignità e fedeltà, che usa misericordia a migliaia, che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato, ma non lascia il colpevole impunito e che visita l'iniquità dei padri sui figli e sui figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione." (ND) Lo stesso concetto è ribadito nel secondo comandamento di Esodo cap. 20, quello che proibisce le immagini ed il loro culto. Quelle che si trasmettono di padre in figlio sono le conseguenze dei peccati, NON LE COLPE! Il cattivo esempio dei genitori costituirà un intoppo sulla via della salvezza dei figli e così via di generazione in generazione. Dio, nella sua infinita misericordia, limiterà queste nefaste conseguenze a tre, quattro generazioni, cercando nel frattempo di attirare di nuovo a sé i suoi figli smarriti: "Tutti quelli che amo, io li riprendo e li castigo ("li correggo" sarebbe una traduzione più aderente al significato del verbo greco usato qui), abbi dunque zelo e ravvediti." (Apoc. 3:19) Purtroppo, le conseguenze dei nostri peccati travolgono sempre degli innocenti. Per esempio, il profeta Daniele ed i suoi amici - giovani tutti fedeli al Signore - condivisero l'amara sorte dell'esilio di un Israele idolatra e ribelle e furono anch'essi deportati a Babilonia, dove comunque Dio li protesse e se ne servì di testimonianza per quel popolo pagano. d) L'UOMO NATO CIECO Giovanni 9:1-3 > "Passando vide un uomo che era cieco fin dalla nascita. I Suoi discepoli Lo interrogarono, dicendo: Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco? - Gesù rispose: - Né lui ha peccato, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui" (NR). Questo episodio ci aiuta a dare del peccato una definizione più consone alla verità che ci insegna la Sacra Scrittura: il peccato è - 2 un'eredità della quale non sono responsabile e per la quale, fino a quando non assumo io la responsabilità della mia vita, non porto la colpa: Sono peccatore perché nasco nel peccato → "Ecco, io sono stato formato nell'iniquità e la madre mia mi ha concepito nel peccato" (Salmo 51:5 – L). Divento peccatore perché commetto il peccato → "Trattieni pure il tuo servitore dai peccati volontari e fa' che non signoreggino su me" (Salmo 19:13a – L). Un neonato che dovesse morire non può essere reso responsabile del suo stato di peccato: Cristo vi ha posto rimedio con il suo sacrificio. Al contrario l'adulto, diventando peccatore "per scelta", aggiunge a questo stato di peccato ereditato la sua collaborazione volontaria, la sua partecipazione, ed è allora che ne diventa responsabile. e) PECCATO E PECCATI La Bibbia fa quindi differenza fra il peccato e i peccati (intesi come azioni peccaminose): ¾ Il PECCATO è questa tendenza all'egocentrismo che noi riceviamo alla nascita e che fa di noi degli esseri autonomi da Dio e ci spinge ad organizzare la nostra vita indipendentemente da Dio, lontano da Lui. ¾ I PECCATI sono tutti quegli atti attraverso i quali noi trasgrediamo chiaramente la volontà di Dio esposta nella Sua Parola e nella Sua legge. La domanda allora è questa: è possibile vivere una vita di peccato senza commettere grossi atti peccaminosi, azioni scandalose che noi tutti giudichiamo come flagrante trasgressione della legge di Dio? Molti credenti esprimono questo dubbio: "Io conosco un ateo che si comporta meglio dei cristiani..." Che cosa implica quest'affermazione? Essa denota che non si conosce la differenza fra peccato e peccati. Non si capisce che è possibile essere peccatori, senza commettere apertamente degli atti peccaminosi; ci sono persone che addirittura fanno buone azioni per egocentrismo, cioè con motivazioni non altruistiche, bensì egoistiche (per esibizionismo, per vanagloria, per essere ammirati...): Matteo 6:1-2 > "Attenti a non fare il bene in pubblico per il desiderio di essere ammirati dalla gente; altrimenti non avrete nessuna ricompensa dal Padre vostro che è in cielo. Quando dai qualcosa ai poveri, non fare come gli ipocriti, non farlo sapere a tutti. Essi fanno così nelle sinagoghe e per le strade, perché cercano di essere lodati dalla gente. Ma io vi assicuro che questa è l'unica loro ricompensa." (TILC) I Corinzi 13:3 > "Se do ai poveri tutti i miei averi, se offro il mio corpo alle fiamme, ma non ho amore, non mi serve a nulla." (TILC) Foto: Ebrei ortodossi davanti al Muro del Pianto a Gerusalemme Per questo non è possibile giudicare una persona partendo dagli atti che commette (Matteo 7:1)... e non è nemmeno quello che Dio fa. Noi invece abbiamo la tendenza a creare delle casistiche, delle liste di peccati, mediante le quali giudichiamo le persone, facendo come i Farisei al tempo di Gesù, che erano pieni di liste di cose da farsi e di cose da non farsi. Sulla base di queste liste, essi avevano ormai catalogato tutte le persone, giudicandole salvate o perse eternamente. Ma Gesù li - 3 scandalizzò con la sua famosa dichiarazione di Matteo 21:31b: "I pubblicani e le meretrici vi precedono nel regno dei cieli." (ND). Una dichiarazione che ancora oggi può sembrare scandalosa ai nostri occhi, perché siamo abituati a considerare l'atto e a non la situazione interiore. Quello che conta è che la motivazione dell'atto che commettiamo sia quella giusta, cosa che può giudicare solo Dio. f) LA CONVINZIONE INTERIORE Arriviamo dunque ad una dichiarazione dell'apostolo Paolo, che compresa alla luce di quanto sopra, è molto interessante: Romani 14:23b > "… Tutto quello che non viene da fede è peccato." (NR) Anche se il contesto parla di carni sacrificate agli idoli, la frase conclusiva del vers. 23 racchiude un principio valido per ogni altra questione. Io posso osservare alla lettera tutta la legge, come facevano i Farisei, ma senza averci messo il cuore, senza che la scintilla di una nuova vita divina mi abbia convinto del mio stato di peccato (opera affidata allo Spirito Santo) ed abbia cambiato la mia natura. Questo tipo di osservanza è, agli occhi di Dio, PECCATO! (Vedi l'esempio del giovane ricco in Matteo 19:16-26). g) L'UOMO NON PUÒ GUARIRE SE STESSO Se la situazione è dunque questa, non c'è nessuna soluzione umana al problema del peccato! Se il peccato non è l'azione che commetto, ma la fonte dalla quale quest'azione scaturisce... allora nessuno di noi può guarire se stesso, nessuno di noi può eliminare i propri problemi personali, che sono problemi di natura e non problemi di buona o cattiva volontà. A questa comprensione dobbiamo arrivare, per accorgerci che abbiamo bisogno di un intervento esterno e soprannaturale per risolvere il problema del peccato: Geremia 13:23 > "Un moro può egli mutar la sua pelle o un leopardo le sue macchie? Allora anche voi, abituati come siete a fare il male, potrete fare il bene?" (L) Qual è la soluzione proposta dalla Parola di Dio? h) LA NUOVA NASCITA Abbiamo visto che, se non vi è un cambiamento di natura (che la Bibbia chiama "nuova nascita"), anche l'osservanza scrupolosa, ma formale, dei comandamenti è vana. Di "nuova nascita" parlò anche Gesù a Nicodemo: Giovanni 3:3,5 > "Gesù gli rispose dicendo: - In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio… Gesù rispose: In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio" (L). I Farisei (e Nicodemo era uno di loro) erano rigorosissimi nell'osservanza della legge, anzi ne avevano aggiunte di loro invenzione. Ma Gesù li chiama, senza mezzi termini, "ipocriti" e "sepolcri imbiancati" (vedi Matteo cap. 23). Il loro orgoglio, il loro egocentrismo, e quindi la loro natura peccatrice, il seme della morte... tutto ciò era sempre molto vivo in loro: non erano "nati di nuovo", non erano "convertiti", non avevano dentro di loro quello che S. Paolo chiama "l'uomo nuovo". In una parola, il loro "IO" costituiva l'idolo della loro vita, aveva il primo posto. Ma dell'"IO" umano Gesù disse e dice ancora oggi ad ognuno di noi: - 4 Matteo 16:24 > "Se qualcuno vuol venire con me, smetta di pensare a se stesso (Luzzi traduce: "rinunzi a se stesso"), prenda la sua croce e mi segua." (TILC) i) LA SOLUZIONE È UNA PERSONA Ora, la soluzione prospettata dalle SS. Scritture NON è una dottrina, o una religione, o un rito, o le buone opere, o una chiesa (biblicamente essa è la riunione dei salvati, non un mezzo di salvezza, come pretende la Chiesa Cattolica), o qualsiasi altra cosa... la soluzione è una persona: Gesù! I Giov. 5:12 > "Chi ha il Figliuolo ha la vita; chi non ha il Figliuolo di Dio non ha la vita." (L) Romani 6:23 > "Poiché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore." (L) Infatti, la natura umana è irrimediabilmente malata: Isaia 64:6 > "Siamo tutti come una cosa impura, e tutte le nostre opere di giustizia sono come un abito sporco; avvizziamo tutti come una foglia, e le nostre iniquità ci portano via come il vento." (ND) Il profeta Isaia usa in questo passo un'espressione molto forte, in ebraico, tradotta in italiano con "abito lordato" o "panno sporco"; nell'originale si legge: "panno di mestruo" (che era considerato impuro per la legge cerimoniale). Incamminarsi verso la salvezza vuol dire prima di tutto accettare questo nostro stato di "sporcizia morale" e di "impotenza" a cambiarlo da soli: la salvezza è il risultato dell'intervento di Gesù Cristo nella mia vita. l) GIUSTIFICAZIONE E SANTIFICAZIONE In che modo Gesù mi salva? Attraverso un intervento in due fasi distinte: 1) La sostituzione (termine teologico: espiazione), che permette la mia giustificazione; 2) La santificazione. Foto: La crocifissione di Salvador Dalì La morte di Gesù Cristo elimina il mio debito nei confronti della giustizia divina, ma questo primo atto non basta per la mia salvezza. Esso fa di me una persona, certamente, libera dal peccato, ma non fa di me un collaboratore nella lotta contro il peccato. Quello che Iddio desidera da me non è soltanto che io mi liberi dal peccato, ma che io dimostri nella mia vita di essermi liberato anche dalla voglia (e dal piacere) di peccare, di peccare, dalla mia schiavitù del peccato e dalla mia sostanziale collaborazione con il male. Riassumiamo questa prima parte con una dichiarazione lapidaria: L'UOMO PECCA PERCHÉ È PECCATORE, NON È PECCATORE PERCHÉ PECCA!! È bene renderci conto di questo, infatti noi spesso diamo al termine "peccatore" un significato negativo che non ha. Per esempio, abbiamo già visto che il neonato è peccatore. Ora, se è peccatore... e se muore, è salvato o no? Certamente lo è, perché Gesù è già morto anche per riparare questa sua situazione. Ha acquistato per lui con il suo sangue la "giustificazione"; ma che cosa significa praticamente quest'espressione? - 5 La giustificazione è un atto giuridico mediante il quale il peccatore viene dichiarato giusto, anche se colpevole, e liberato dalla condanna a morte: Romani 5:18-19 > "Come per una sola trasgressione (si sta parlando di Adamo) la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure con un solo atto di giustizia (il sacrificio di Gesù dopo una vita senza peccato) la grazia si è estesa a tutti gli uomini in giustificazione di vita. Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati costituiti peccatori, così ancora per l'ubbidienza di uno solo i molti saranno costituiti giusti." (ND) La natura peccaminosa non è considerata una colpa da Dio, quello che costituisce "colpa" davanti a Dio è l'atto volontario attraverso il quale io mi schiero dalla parte del peccato ed esprimo - mediante una scelta che disgraziatamente non è più tanto libera (come lo era per Adamo ed Eva) - la mia adesione ed il mio piacere a peccare. m) L'UOMO SALVATO PECCA? Pecca perché... è peccatore, ma non pecca perchè ha scelto di peccare o vi prende piacere, il peccato è nella sua vita un "incidente di percorso", di cui si pente immediatamente. E la sua lotta contro se stesso, mediante la forza che non è sua, ma dello Spirito Santo, si esprime con il processo della santificazione, un percorso che non è appannaggio di pochi, ma passaggio obbligato per tutti i credenti sinceri: Ebrei 10:10,14 > "... Noi siamo stati santificati, mediante l'offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre... Perché con un'unica offerta Egli ha per sempre resi perfetti quelli che son santificati." (L) Ebrei 12:14 > "Procacciate pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore." (L) I Tessalonicesi 4:7-8 > "Iddio infatti non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio che vi ha anche dato il Suo Spirito Santo." (ND) La santificazione è quindi un'ascesa verso l'eliminazione progressiva del peccato dalla mia vita: II Corinzi 7:1 > "Poiché dunque abbiamo queste promesse, carissimi, purifichiamoci d'ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio." (NR) Foto: L’apostolo Paolo - Andrej Rublev (XV secolo) Questa liberazione dal peccato diventerà totale e completa soltanto al ritorno di Gesù, quando - secondo la sua promessa trasformerà il mio corpo 'mortale' in un corpo glorioso, immortale, libero da ogni conseguenza del peccato e libero dalla natura peccaminosa: Romani 7:24-25 > "Eccomi dunque, con la mente, pronto a servire la legge di Dio, mentre, di fatto, servo la legge del peccato. Me infelice! La mia condizione di uomo peccatore mi trascina verso la morte: chi mi libererà? Rendo grazie a Dio che mi libera per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore." (TILC) L'apostolo Paolo usa sempre l'espressione "carne" come sinonimo di "natura umana schiava del peccato". Dunque Paolo - 6 non dice: "Chi mi libererà da questa situazione?", perché sa benissimo che quella situazione è destinata a perdurare, ma parla di un "corpo di morte". Egli sa che solo al ritorno di Cristo sarà liberato da questa natura corrotta: I Corinzi 15:51-53 > "Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo mutati, in un momento, in un batter d'occhio, al suon dell'ultima tromba. Perché la tromba sonerà e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo mutati. Poiché bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità." (L) n) COMUNIONE QUOTIDIANA CON CRISTO Se abbiamo ben capito la differenza fra "peccato" (inteso come natura ereditata tendente al male) e "peccati" (intesi come singole azioni sbagliate), abbiamo anche compreso che non è sugli "atti" - buoni o cattivi - che dobbiamo concentrare la nostra attenzione, bensì sulla RELAZIONE che abbiamo stabilito con Gesù. È questa "relazione" quotidiana che assume un'enorme importanza, perché gli atti che compiamo diventano la diretta conseguenza di questa relazione. Noi, con una comprensione sbagliata e sicuramente non biblica del problema, abbiamo la tendenza a porre l'accento sull'UBBIDIENZA, che è "l'atto". Ma più esigiamo da noi stessi e dagli altri, più restiamo delusi: "Io non sono capace di realizzare le richieste della legge di Dio!". Ora, siccome io non sono capace di farlo, l'unico mezzo per risolvere il mio problema è di andare da Gesù e dirgli: "Vieni tu, Signore, a realizzare questa Tua volontà nella mia vita!": Efesini 2:5-10 > "Ricordate, è per grazia di Dio che siete stati salvati: infatti, a causa dei nostri peccati, noi eravamo senza vita, ed Egli ci ha fatti rivivere insieme con Cristo. Uniti a Gesù Cristo, Dio ci ha risuscitati e ci ha portati nel Suo Regno per farci regnare con Lui. Così, Egli è stato buono verso di noi per mezzo di Gesù Cristo -, e così ha voluto mostrare anche a quelli che verranno, quanto ricca e generosa è la Sua grazia. Ricordate, è per grazia di Dio che siete stati salvati, per mezzo della fede. La salvezza non viene da voi, ma è un dono di Dio; non è il risultato dei vostri sforzi. Dunque nessuno può vantarsene, perché è Dio che ci ha fatti. Egli ci ha creati e uniti a Cristo Gesù, per farci compiere nella vita quelle opere buone che Egli ha preparato fin da principio." (TILC) L'identificazione con Cristo è l'unica soluzione ai problemi del peccato: II Corinzi 5:21 > "Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui." (NR) Questo è un testo difficile, se non si è compreso il significato del termine "peccato". Che cosa vuol dire l'apostolo Paolo quando dice che Dio ha fatto diventare Cristo "peccato"? Lo ha messo al mio posto, lo ha identificato con la natura dell'uomo; e l'obiettivo qual era? Era che noi diventassimo "giustizia di Dio in Lui", cioè: Egli viene fino a me, in modo che io - attraverso Lui - raggiunga il Padre. Questa "sostituzione di persona" costituisce il miracolo della "giustificazione per fede". A questo punto, possiamo affermare un altro principio fondamentale: la salvezza dipende da una relazione, non da un comportamento (quest'ultimo essendo solo la conseguenza di quella relazione) - 7 o) SI RICEVE LA GIUSTIFICAZIONE SE SI RICEVE GESÙ Sgombriamo il campo da un equivoco: qualcuno potrebbe pensare che la giustificazione sia un po' come un regalo... Invece, quando parliamo di "giustizia di Cristo" non dobbiamo pensare che essa sia qualcosa che si "distacca" da Lui per essere trasmesso a noi. No, perché la giustizia di Cristo è Cristo stesso, non è un attributo che Egli trasmette: è la Sua persona! Allora, se io desidero essere giustificato, non devo ricevere "il regalo della giustizia", ma deve RICEVERE LUI! Non riceverò mai una giustizia separata da Lui, la sua giustizia non può essere separata da Lui, perché Egli se l'è acquistata mediante la sua vita senza peccato su questa Terra. La sua giustizia dunque è la sua Persona. L'apostolo Paolo ne parla diffusamente nelle sue epistole. Quando egli fa il paragone fra la sua esperienza precedente la conversione a Cristo, dice sostanzialmente: "Prima io mi gloriavo di un certo numero di situazioni acquisite, di onori meritati, io ero Giudeo, ero circonciso, ero Fariseo, scrupoloso nell' osservanza della Legge, ecc.", ma alla fine afferma che tutto questo è reputato da lui come "spazzatura" davanti alla giustizia che deriva dalla presenza di Cristo nella sua vita (Filippesi 3:4-9). Se, come abbiamo visto, la giustizia di Cristo è inseparabile dalla sua persona, io posso essere giustificato solo se stabilisco con Lui una relazione duratura di profonda intimità. Che cosa vuol dire nella pratica? Lo approfondiremo nel corso dei prossimi studi. p) DALLA SCHIAVITÙ ALLA LIBERTÀ Noi da soli, schiavi del peccato, ci diciamo spesso: "Io non voglio peccare più, non voglio peccare più!" Ma, nella nostra situazione di schiavi, disgraziatamente, ricadiamo regolarmente nel peccato, fino a quando incontriamo Colui che non pretende nulla da noi, che non ci presenta nessuna condizione, ma che ci dice: "Io ti voglio bene, ti voglio a casa mia, perché ti voglio restituire alla vera libertà!": Giovanni 8:32,34-36 > "E conoscerete la verità (Gesù disse anche: "Io sono la verità") e la verità vi farà liberi... In verità, in verità vi dico che chi commette il peccato è schiavo del peccato. Or lo schiavo non dimora per sempre nella casa: il figliuolo vi dimora per sempre. Se dunque il Figliuolo vi farà liberi, sarete veramente liberi." (L) La mia reazione di peccatore, che si sente oggetto di tale grazia, di tale generosità, da parte di un Dio che credeva fosse un Padrone esigente e severo, sarà quella dell' ubbidienza per amore, anche se sarà un'ubbidienza sempre al di sotto di quello che vorrei per Colui che mi ha restituito alla libertà, al mio destino eterno. Questo significa ritornare nel giardino dell'Eden e trovare la piena realizzazione di sé, ritrovare quella relazione con Dio, che Egli ha costruito per me attraverso la vita e la morte del suo Figliuolo. Quando tutto questo lo comprenderò con il cuore, e non soltanto con la mente, allora la mia vita cambierà totalmente! E non dirò mai più che "mi manca il tempo per restare un po' con Lui"! Approfondiremo i concetti di giustificazione e santificazione nei prossimi studi. Abbreviazioni delle varie traduzioni della Bibbia: L = Riveduta Luzzi NR = La Nuova Riveduta ND = La Nuova Diodati TILC = Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente - 8