- 1 Moltissimi credenti vivono la loro fede nella frustrazione, perché

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Moltissimi credenti vivono la loro fede nella frustrazione, perché si aspettano da sé stessi ciò che la
loro natura umana peccatrice non permette di raggiungere. Questo succede perché Satana, dopo
averci fatto credere che il Signore ha un carattere completamente diverso dal Dio della Bibbia, tenta di
trarci in inganno anche sulla nostra reale situazione di peccato. In questo modo la vita di molti cristiani
diventa una delusione continua: nei confronti di Dio e di sé stessi. Un filosofo dell' antichità diceva:
"Conosci te stesso"; è proprio quello che tenteremo di fare, definendo il concetto di peccato secondo
l'insegnamento biblico.
In realtà la nostra situazione assomiglia a quella di uno
scorpione che, avendo chiesto ed ottenuto da una rana di
trasportarlo dall'altra sponda di uno stagno, la punse
prima di arrivarci e, mentre morivano ambedue (lo
scorpione non sa nuotare) si giustificò dicendo: "Non ho
potuto farne a meno... sono fatto così!!" Questa
illustrazione ci fa capire subito che l'umanità, da quel
terribile giorno nell'Eden, quando i nostri progenitori
ascoltarono quanto aveva suggerito il tentatore, ha
assunto una personalità, una natura che è segnata
indelebilmente dal peccato:
Romani 5:12 > "Perciò, siccome per mezzo d'un sol uomo il
peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato v'è entrata
la morte, e in questo modo la morte è passata su tutti gli uomini,
perché tutti hanno peccato..." (L)
a) MALATI DI EGOCENTRISMO
Natura del peccato originale >> tendenza all'autonomia,
all'indipendenza da Dio, il 'voler fare da sé, il volersi attribuire le
caratteristiche di padroni dell'universo. Stesso peccato in Lucifero:
Ezechiele 28:2,14 > "Il tuo cuore s'è fatto altero e tu dici: Io sono
un dio! Io sto assiso sopra un trono di Dio nel cuore dei mari!
Mentre sei un uomo e non un Dio, quantunque tu ti faccia un cuore
simile al cuore d'un Dio... Eri un cherubino dalle ali distese, un
protettore. Io t'avevo stabilito, tu stavi sul monte santo di Dio..." (L).
L'uomo che era stato nominato dal Signore "gestore" della Terra,
suo "amministratore", assunse arbitrariamente la posizione di
padrone dell'universo.
Di conseguenza, il peccato è EGOCENTRISMO (fare di se stessi il
centro dell'universo), è ORGOGLIO. Quindi il peccato NON un atto
compiuto, ma una situazione di fatto. Se prendiamo in
considerazione un neonato, non possiamo logicamente dire che è
peccatore perché ha compiuto dei peccati! Eppure, possiamo
affermare che un neonato è peccatore? Certamente sì, ma non
perché ha commesso atti peccaminosi, ma perché partecipa alla
tendenza dell'umanità all'egocentrismo. Le prime parole che
impara sono: "mio, io" e vuole sempre essere al centro
dell'interesse! Il Cattolicesimo invece ha trasformato il "peccato
originale" in "COLPA originale".
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b) IL PECCATO ORIGINALE
Il concetto di "colpa originale" viene da Sant'Agostino, uno dei Padri della chiesa. Proprio da questo
insegnamento è sorta tutta la teologia del battesimo dei neonati, perché egli diceva che il neonato
"nasce colpevole" e, di conseguenza, dev'essere liberato da questa colpa prima che la morte lo colga.
Foto: Il peccato originale – Scultura di Jacopo della Quercia (Siena 1374-1438)
Nulla nella Bibbia conferma quest'idea, anzi, vi troviamo che Dio
non considera responsabile il bambino, perché è nato in un
mondo di peccato; infatti è assente l'insegnamento del battesimo
dei bambini. Al contrario, il battesimo è presentato come un atto
simbolico attraverso cui io rinnego in modo volontario la mia
situazione di peccatore e decido, mediante il pentimento e la
confessione a Dio, di cambiare non solo vita, ma di cambiare
natura. La Bibbia è molto chiara sulla NON TRASMISSIBILITÀ
della colpa da una generazione all'altra:
Ezechiele 18:20 > "L'anima che pecca morirà, il figlio non porterà
l'iniquità del padre e il padre non porterà l'iniquità del figlio; la
giustizia del giusto sarà su di lui, l'empietà dell'empio sarà su di
lui." (ND)
c) LE CONSEGUENZE DEI PECCATI DEGLI ANTENATI
A questo punto è bene fare una precisazione, perché vi sono testi che sembrerebbero contraddire
quanto dice il profeta Ezechiele, ma solo in apparenza. Per esempio:
Esodo 34:6-7 > "L'Eterno, l'Eterno Dio, misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco in benignità e
fedeltà, che usa misericordia a migliaia, che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato, ma non
lascia il colpevole impunito e che visita l'iniquità dei padri sui figli e sui figli dei figli fino alla terza e alla
quarta generazione." (ND)
Lo stesso concetto è ribadito nel secondo comandamento di Esodo cap. 20, quello che proibisce le
immagini ed il loro culto.
Quelle che si trasmettono di padre in figlio sono le conseguenze dei peccati, NON LE COLPE! Il
cattivo esempio dei genitori costituirà un intoppo sulla via della salvezza dei figli e così via di
generazione in generazione. Dio, nella sua infinita misericordia, limiterà queste nefaste conseguenze
a tre, quattro generazioni, cercando nel frattempo di attirare di nuovo a sé i suoi figli smarriti: "Tutti
quelli che amo, io li riprendo e li castigo ("li correggo" sarebbe una traduzione più aderente al
significato del verbo greco usato qui), abbi dunque zelo e ravvediti." (Apoc. 3:19)
Purtroppo, le conseguenze dei nostri peccati travolgono sempre degli innocenti. Per esempio, il
profeta Daniele ed i suoi amici - giovani tutti fedeli al Signore - condivisero l'amara sorte dell'esilio di
un Israele idolatra e ribelle e furono anch'essi deportati a Babilonia, dove comunque Dio li protesse e
se ne servì di testimonianza per quel popolo pagano.
d) L'UOMO NATO CIECO
Giovanni 9:1-3 > "Passando vide un uomo
che era cieco fin dalla nascita. I Suoi
discepoli Lo interrogarono, dicendo: Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi
genitori, perché sia nato cieco? - Gesù
rispose: - Né lui ha peccato, né i suoi
genitori; ma è così, affinché le opere di Dio
siano manifestate in lui" (NR).
Questo episodio ci aiuta a dare del peccato
una definizione più consone alla verità che
ci insegna la Sacra Scrittura: il peccato è
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un'eredità della quale non sono responsabile e per la quale, fino a quando non assumo io la
responsabilità della mia vita, non porto la colpa:
Sono peccatore perché nasco nel peccato → "Ecco, io sono stato formato nell'iniquità e la
madre mia mi ha concepito nel peccato" (Salmo 51:5 – L).
ƒ Divento peccatore perché commetto il peccato → "Trattieni pure il tuo servitore dai peccati
volontari e fa' che non signoreggino su me" (Salmo 19:13a – L).
Un neonato che dovesse morire non può essere reso responsabile del suo stato di peccato: Cristo vi
ha posto rimedio con il suo sacrificio. Al contrario l'adulto, diventando peccatore "per scelta", aggiunge
a questo stato di peccato ereditato la sua collaborazione volontaria, la sua partecipazione, ed è allora
che ne diventa responsabile.
ƒ
e) PECCATO E PECCATI
La Bibbia fa quindi differenza fra il peccato e i peccati (intesi come azioni peccaminose):
¾ Il PECCATO è questa tendenza all'egocentrismo che noi riceviamo alla nascita e che fa di noi
degli esseri autonomi da Dio e ci spinge ad organizzare la nostra vita indipendentemente da
Dio, lontano da Lui.
¾ I PECCATI sono tutti quegli atti attraverso i quali noi trasgrediamo chiaramente la volontà di
Dio esposta nella Sua Parola e nella Sua legge.
La domanda allora è questa: è possibile vivere una vita di peccato senza commettere grossi atti
peccaminosi, azioni scandalose che noi tutti giudichiamo come flagrante trasgressione della legge di
Dio? Molti credenti esprimono questo dubbio: "Io conosco un ateo che si comporta meglio dei
cristiani..."
Che cosa implica quest'affermazione? Essa denota che non si
conosce la differenza fra peccato e peccati. Non si capisce che
è possibile essere peccatori, senza commettere apertamente
degli atti peccaminosi; ci sono persone che addirittura fanno
buone azioni per egocentrismo, cioè con motivazioni non
altruistiche, bensì egoistiche (per esibizionismo, per vanagloria,
per essere ammirati...):
Matteo 6:1-2 > "Attenti a non fare il bene in pubblico per il
desiderio di essere ammirati dalla gente; altrimenti non avrete
nessuna ricompensa dal Padre vostro che è in cielo. Quando
dai qualcosa ai poveri, non fare come gli ipocriti, non farlo
sapere a tutti. Essi fanno così nelle sinagoghe e per le strade,
perché cercano di essere lodati dalla gente. Ma io vi assicuro
che questa è l'unica loro ricompensa." (TILC)
I Corinzi 13:3 > "Se do ai poveri tutti i miei averi, se offro il mio
corpo alle fiamme, ma non ho amore, non mi serve a nulla."
(TILC)
Foto: Ebrei ortodossi davanti al Muro del Pianto a Gerusalemme
Per questo non è possibile giudicare una
persona partendo dagli atti che commette
(Matteo 7:1)... e non è nemmeno quello che
Dio fa. Noi invece abbiamo la tendenza a
creare delle casistiche, delle liste di peccati,
mediante le quali giudichiamo le persone,
facendo come i Farisei al tempo di Gesù, che
erano pieni di liste di cose da farsi e di cose
da non farsi.
Sulla base di queste liste, essi avevano ormai
catalogato tutte le persone, giudicandole
salvate o perse eternamente. Ma Gesù li
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scandalizzò con la sua famosa dichiarazione di Matteo 21:31b: "I pubblicani e le meretrici vi
precedono nel regno dei cieli." (ND).
Una dichiarazione che ancora oggi può sembrare scandalosa ai nostri occhi, perché siamo abituati a
considerare l'atto e a non la situazione interiore. Quello che conta è che la motivazione dell'atto che
commettiamo sia quella giusta, cosa che può giudicare solo Dio.
f) LA CONVINZIONE INTERIORE
Arriviamo dunque ad una dichiarazione dell'apostolo Paolo, che compresa alla luce di quanto sopra, è
molto interessante:
Romani 14:23b > "… Tutto quello che non viene da fede è peccato." (NR)
Anche se il contesto parla di carni sacrificate agli idoli, la frase conclusiva del vers. 23 racchiude un
principio valido per ogni altra questione. Io posso osservare alla lettera tutta la legge, come facevano i
Farisei, ma senza averci messo il cuore, senza che la scintilla di una nuova vita divina mi abbia
convinto del mio stato di peccato (opera affidata allo Spirito Santo) ed abbia cambiato la mia natura.
Questo tipo di osservanza è, agli occhi di Dio, PECCATO! (Vedi l'esempio del giovane ricco in Matteo
19:16-26).
g) L'UOMO NON PUÒ GUARIRE SE STESSO
Se la situazione è dunque questa, non c'è nessuna soluzione umana al problema del peccato! Se il
peccato non è l'azione che commetto, ma la fonte dalla quale quest'azione scaturisce... allora
nessuno di noi può guarire se stesso, nessuno di noi può eliminare i propri problemi personali, che
sono problemi di natura e non problemi di buona o cattiva
volontà. A questa comprensione dobbiamo arrivare, per
accorgerci che abbiamo bisogno di un intervento esterno e
soprannaturale per risolvere il problema del peccato:
Geremia 13:23 > "Un moro può egli mutar la sua pelle o un
leopardo le sue macchie? Allora anche voi, abituati come
siete a fare il male, potrete fare il bene?" (L)
Qual è la soluzione proposta dalla Parola di Dio?
h) LA NUOVA NASCITA
Abbiamo visto che, se non vi è un cambiamento di natura
(che la Bibbia chiama "nuova nascita"), anche l'osservanza
scrupolosa, ma formale, dei comandamenti è vana. Di "nuova
nascita" parlò anche Gesù a Nicodemo:
Giovanni 3:3,5 >
"Gesù gli rispose
dicendo: - In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato
di nuovo, non può vedere il regno di Dio… Gesù rispose: In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato d'acqua e
di Spirito, non può entrare nel regno di Dio" (L).
I Farisei (e Nicodemo era uno di loro) erano rigorosissimi
nell'osservanza della legge, anzi ne avevano aggiunte di
loro invenzione. Ma Gesù li chiama, senza mezzi termini,
"ipocriti" e "sepolcri imbiancati" (vedi Matteo cap. 23). Il loro
orgoglio, il loro egocentrismo, e quindi la loro natura
peccatrice, il seme della morte... tutto ciò era sempre molto
vivo in loro: non erano "nati di nuovo", non erano
"convertiti", non avevano dentro di loro quello che S. Paolo
chiama "l'uomo nuovo". In una parola, il loro "IO" costituiva
l'idolo della loro vita, aveva il primo posto. Ma dell'"IO"
umano Gesù disse e dice ancora oggi ad ognuno di noi:
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Matteo 16:24 > "Se qualcuno vuol venire con me, smetta di pensare a se stesso (Luzzi traduce:
"rinunzi a se stesso"), prenda la sua croce e mi segua." (TILC)
i) LA SOLUZIONE È UNA PERSONA
Ora, la soluzione prospettata dalle SS. Scritture NON è
una dottrina, o una religione, o un rito, o le buone opere, o
una chiesa (biblicamente essa è la riunione dei salvati, non
un mezzo di salvezza, come pretende la Chiesa Cattolica),
o qualsiasi altra cosa... la soluzione è una persona: Gesù!
I Giov. 5:12 > "Chi ha il Figliuolo ha la vita; chi non ha il
Figliuolo di Dio non ha la vita." (L)
Romani 6:23 > "Poiché il salario del peccato è la morte; ma
il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro
Signore." (L)
Infatti, la natura umana è irrimediabilmente malata:
Isaia 64:6 > "Siamo tutti come una cosa impura, e tutte le
nostre opere di giustizia sono come un abito sporco;
avvizziamo tutti come una foglia, e le nostre iniquità ci
portano via come il vento." (ND)
Il profeta Isaia usa in questo passo un'espressione molto forte, in ebraico, tradotta in italiano con
"abito lordato" o "panno sporco"; nell'originale si legge: "panno di mestruo" (che era considerato
impuro per la legge cerimoniale). Incamminarsi verso la salvezza vuol dire prima di tutto accettare
questo nostro stato di "sporcizia morale" e di "impotenza" a cambiarlo da soli: la salvezza è il risultato
dell'intervento di Gesù Cristo nella mia vita.
l) GIUSTIFICAZIONE E SANTIFICAZIONE
In che modo Gesù mi salva? Attraverso un intervento in due fasi distinte:
1) La sostituzione (termine teologico: espiazione), che permette la mia giustificazione;
2) La santificazione.
Foto: La crocifissione di Salvador Dalì
La morte di Gesù Cristo elimina il mio debito nei confronti
della giustizia divina, ma questo primo atto non basta per la
mia salvezza. Esso fa di me una persona, certamente, libera
dal peccato, ma non fa di me un collaboratore nella lotta
contro il peccato. Quello che Iddio desidera da me non è
soltanto che io mi liberi dal peccato, ma che io dimostri nella
mia vita di essermi liberato anche dalla voglia (e dal piacere)
di peccare, di peccare, dalla mia schiavitù del peccato e
dalla mia sostanziale collaborazione con il male.
Riassumiamo questa prima parte con una dichiarazione
lapidaria:
L'UOMO PECCA PERCHÉ È PECCATORE, NON È
PECCATORE PERCHÉ PECCA!!
È bene renderci conto di questo, infatti noi spesso diamo al
termine "peccatore" un significato negativo che non ha. Per
esempio, abbiamo già visto che il neonato è peccatore. Ora,
se è peccatore... e se muore, è salvato o no? Certamente lo
è, perché Gesù è già morto anche per riparare questa sua
situazione. Ha acquistato per lui con il suo sangue la
"giustificazione"; ma che cosa significa praticamente
quest'espressione?
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La giustificazione è un atto giuridico mediante il quale il peccatore viene dichiarato giusto, anche se
colpevole, e liberato dalla condanna a morte:
Romani 5:18-19 > "Come per una
sola trasgressione (si sta parlando
di Adamo) la condanna si è estesa
a tutti gli uomini, così pure con un
solo atto di giustizia (il sacrificio di
Gesù dopo una vita senza peccato)
la grazia si è estesa a tutti gli
uomini in giustificazione di vita.
Infatti, come per la disubbidienza di
un solo uomo i molti sono stati
costituiti peccatori, così ancora per
l'ubbidienza di uno solo i molti
saranno costituiti giusti." (ND)
La natura peccaminosa non è
considerata una colpa da Dio,
quello che costituisce "colpa" davanti a Dio è l'atto volontario attraverso il quale io mi schiero dalla
parte del peccato ed esprimo - mediante una scelta che disgraziatamente non è più tanto libera
(come lo era per Adamo ed Eva) - la mia adesione ed il mio piacere a peccare.
m) L'UOMO SALVATO PECCA?
Pecca perché... è peccatore, ma non pecca perchè ha scelto di peccare o vi prende piacere, il
peccato è nella sua vita un "incidente di percorso", di cui si pente immediatamente. E la sua lotta
contro se stesso, mediante la forza che non è sua, ma dello Spirito Santo, si esprime con il processo
della santificazione, un percorso che non è appannaggio di pochi, ma passaggio obbligato per tutti i
credenti sinceri:
Ebrei 10:10,14 > "... Noi siamo stati santificati, mediante l'offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una
volta per sempre... Perché con un'unica offerta Egli ha per sempre resi perfetti quelli che son
santificati." (L)
Ebrei 12:14 > "Procacciate pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore."
(L)
I Tessalonicesi 4:7-8 > "Iddio infatti non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione. Perciò chi
disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio che vi ha anche dato il Suo Spirito Santo."
(ND)
La santificazione è quindi un'ascesa verso l'eliminazione progressiva del peccato dalla mia vita:
II Corinzi 7:1 > "Poiché dunque abbiamo queste promesse,
carissimi, purifichiamoci d'ogni contaminazione di carne e di
spirito, compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio." (NR)
Foto: L’apostolo Paolo - Andrej Rublev (XV secolo)
Questa liberazione dal peccato diventerà totale e completa
soltanto al ritorno di Gesù, quando - secondo la sua promessa trasformerà il mio corpo 'mortale' in un corpo glorioso, immortale,
libero da ogni conseguenza del peccato e libero dalla natura
peccaminosa:
Romani 7:24-25 > "Eccomi dunque, con la mente, pronto a
servire la legge di Dio, mentre, di fatto, servo la legge del
peccato. Me infelice! La mia condizione di uomo peccatore mi
trascina verso la morte: chi mi libererà? Rendo grazie a Dio che
mi libera per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore." (TILC)
L'apostolo Paolo usa sempre l'espressione "carne" come
sinonimo di "natura umana schiava del peccato". Dunque Paolo
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non dice: "Chi mi libererà da questa situazione?", perché sa benissimo che quella situazione è
destinata a perdurare, ma parla di un "corpo di morte". Egli sa che solo al ritorno di Cristo sarà liberato
da questa natura corrotta:
I Corinzi 15:51-53 > "Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo mutati, in un
momento, in un batter d'occhio, al suon dell'ultima tromba. Perché la tromba sonerà e i morti
risusciteranno incorruttibili, e noi saremo mutati. Poiché bisogna che questo corruttibile rivesta
incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità." (L)
n) COMUNIONE QUOTIDIANA CON CRISTO
Se abbiamo ben capito la differenza fra "peccato" (inteso come natura ereditata tendente al male) e
"peccati" (intesi come singole azioni sbagliate), abbiamo anche compreso che non è sugli "atti" - buoni
o cattivi - che dobbiamo concentrare la nostra attenzione, bensì sulla RELAZIONE che abbiamo
stabilito con Gesù. È questa "relazione" quotidiana che assume un'enorme importanza, perché gli atti
che compiamo diventano la diretta conseguenza di questa relazione.
Noi, con una comprensione sbagliata e sicuramente non biblica del problema, abbiamo la tendenza a
porre l'accento sull'UBBIDIENZA, che è "l'atto". Ma più esigiamo da noi stessi e dagli altri, più
restiamo delusi: "Io non sono capace di realizzare le richieste della legge di Dio!". Ora, siccome io non
sono capace di farlo, l'unico mezzo per risolvere il mio problema è di andare da Gesù e dirgli: "Vieni
tu, Signore, a realizzare questa Tua volontà nella mia vita!":
Efesini 2:5-10 > "Ricordate, è
per grazia di Dio che siete stati
salvati: infatti, a causa dei nostri
peccati, noi eravamo senza
vita, ed Egli ci ha fatti rivivere
insieme con Cristo. Uniti a
Gesù Cristo, Dio ci ha risuscitati
e ci ha portati nel Suo Regno
per farci regnare con Lui. Così,
Egli è stato buono verso di noi per mezzo di Gesù Cristo -, e
così ha voluto mostrare anche a
quelli che verranno, quanto
ricca e generosa è la Sua
grazia. Ricordate, è per grazia
di Dio che siete stati salvati, per
mezzo della fede. La salvezza
non viene da voi, ma è un dono
di Dio; non è il risultato dei
vostri sforzi. Dunque nessuno
può vantarsene, perché è Dio che ci ha fatti. Egli ci ha creati e uniti a Cristo Gesù, per farci compiere
nella vita quelle opere buone che Egli ha preparato fin da principio." (TILC)
L'identificazione con Cristo è l'unica soluzione ai problemi del peccato:
II Corinzi 5:21 > "Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi,
affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui." (NR)
Questo è un testo difficile, se non si è compreso il significato del termine "peccato". Che cosa vuol dire
l'apostolo Paolo quando dice che Dio ha fatto diventare Cristo "peccato"? Lo ha messo al mio posto,
lo ha identificato con la natura dell'uomo; e l'obiettivo qual era? Era che noi diventassimo "giustizia di
Dio in Lui", cioè: Egli viene fino a me, in modo che io - attraverso Lui - raggiunga il Padre. Questa
"sostituzione di persona" costituisce il miracolo della "giustificazione per fede".
A questo punto, possiamo affermare un altro principio fondamentale: la salvezza dipende da una
relazione, non da un comportamento (quest'ultimo essendo solo la conseguenza di quella relazione)
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o) SI RICEVE LA GIUSTIFICAZIONE SE SI RICEVE GESÙ
Sgombriamo il campo da un equivoco: qualcuno potrebbe pensare che la giustificazione sia un po'
come un regalo... Invece, quando parliamo di "giustizia di Cristo" non dobbiamo pensare che essa sia
qualcosa che si "distacca" da Lui per essere trasmesso a noi. No, perché la giustizia di Cristo è Cristo
stesso, non è un attributo che Egli trasmette: è la Sua persona!
Allora, se io desidero essere giustificato, non devo ricevere "il regalo della giustizia", ma deve
RICEVERE LUI! Non riceverò mai una giustizia separata da Lui, la sua giustizia non può essere
separata da Lui, perché Egli se l'è acquistata mediante la sua vita senza peccato su questa Terra. La
sua giustizia dunque è la sua Persona.
L'apostolo Paolo ne parla diffusamente nelle sue epistole. Quando egli fa il paragone fra la sua
esperienza precedente la conversione a Cristo, dice sostanzialmente: "Prima io mi gloriavo di un certo
numero di situazioni acquisite, di onori meritati, io ero Giudeo, ero circonciso, ero Fariseo, scrupoloso
nell' osservanza della Legge, ecc.", ma alla fine afferma che tutto questo è reputato da lui come
"spazzatura" davanti alla giustizia che deriva dalla presenza di Cristo nella sua vita (Filippesi 3:4-9).
Se, come abbiamo visto, la giustizia di Cristo è inseparabile dalla sua persona, io posso essere
giustificato solo se stabilisco con Lui una relazione duratura di profonda intimità. Che cosa vuol dire
nella pratica? Lo approfondiremo nel corso dei prossimi studi.
p) DALLA SCHIAVITÙ ALLA LIBERTÀ
Noi da soli, schiavi del peccato, ci diciamo
spesso: "Io non voglio peccare più, non
voglio peccare più!" Ma, nella nostra
situazione di schiavi, disgraziatamente,
ricadiamo regolarmente nel peccato, fino a
quando incontriamo Colui che non
pretende nulla da noi, che non ci presenta
nessuna condizione, ma che ci dice: "Io ti
voglio bene, ti voglio a casa mia, perché ti
voglio restituire alla vera libertà!":
Giovanni 8:32,34-36 > "E conoscerete la
verità (Gesù disse anche: "Io sono la
verità") e la verità vi farà liberi... In verità,
in verità vi dico che chi commette il
peccato è schiavo del peccato. Or lo schiavo non dimora per sempre nella casa: il figliuolo vi dimora
per sempre. Se dunque il Figliuolo vi farà liberi, sarete veramente liberi." (L)
La mia reazione di peccatore, che si sente oggetto di tale grazia, di tale generosità, da parte di un Dio
che credeva fosse un Padrone esigente e severo, sarà quella dell' ubbidienza per amore, anche se
sarà un'ubbidienza sempre al di sotto di quello che vorrei per Colui che mi ha restituito alla libertà, al
mio destino eterno. Questo significa ritornare nel giardino dell'Eden e trovare la piena realizzazione di
sé, ritrovare quella relazione con Dio, che Egli ha costruito per me attraverso la vita e la morte del suo
Figliuolo.
Quando tutto questo lo comprenderò con il cuore, e non soltanto con la mente, allora la mia vita
cambierà totalmente! E non dirò mai più che "mi manca il tempo per restare un po' con Lui"!
Approfondiremo i concetti di giustificazione e santificazione nei prossimi studi.
Abbreviazioni delle varie traduzioni della Bibbia:
L
= Riveduta Luzzi
NR
= La Nuova Riveduta
ND
= La Nuova Diodati
TILC = Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente
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