II domenica Anno A Carmine- per il Papa – 20 I 08 Viviamo questa sera una solidarietà cordiale nei confronti del Papa che è stato vittima di una pubblica discriminazione. La nostra vicinanza a lui è affidata al linguaggio, tipicamente cristiano, della preghiera; si tratta di un gesto di affetto per lui. Vivendo la preghiera e la vicinanza al Papa da credenti, chiediamo per noi stessi la lucidità per riconoscere quali sono i cambiamenti nella nostra vita che possono rendere persino questo infelice avvenimento, occasione di un rinnovato impegno cristiano. Viviamo infatti la nostra preghiera attorno all’altare di Cristo, sul quale Egli si fa cibo per la nostra vita, per rinnovarla. Ciò che è avvenuto alla Università La Sapienza di Roma rivela un grave difetto presente nella nostra società e che possiamo chiamare: incapacità a riconoscere l’altro come persona. Vi sono circostanze nelle quali, come per il Papa, non viene riconosciuto ad una persona la possibilità di esprimere il suo parere, e questo molto ci rattrista. Prendendo spunto dalla circostanza attuale, noi tuttavia vogliamo richiamare l’importanza che ogni uomo o donna siano riconosciuti come persone che sono legate a noi dalla stessa origine e, per noi cristiani, sono insignite della nobiltà di creature umane redente da Cristo stesso. Per comprendere come sarà possibile rinnovare la nostra vita e la vita della nostra società per conseguire una fraternità più piena ed un rispetto autentico verso le persone, noi ci facciamo attenti questa sera alla parola proclamata nel Vangelo. Il brano ascoltato ci descrive Giovanni il battista che presenta Gesù ai suoi contemporanei, a tutti gli uomini fino a noi. Giovanni ha riconosciuto Gesù come il Messia che libera il mondo dal peccato. Ha saputo con certezza che Egli è il vero figlio di Dio, perché ha visto discendere su di Lui lo Spirito Santo e la Parola di Dio gli ha indicato: quel uomo di Nazaret, quel ebreo in fila con altri per giungere al battesimo, è Colui che battezza nello Spirito perché il lui sta lo Spirito di Dio. Lo Spirito è, nell’insegnamento dei profeti, quel dono interiore che consente di parlare a nome di Dio, che sostiene l’uomo chiamato a condurre il popolo attraverso le difficoltà della vita. E’ opera dello Spirito persino la trasformazione del mondo, come ci narrano le prime pagine della Genesi. Ne la vita di Gesù la presenza dello Spirito si rivela in un operare il bene nel silenzio e non nel clamore, in uno stile di raggiungere le persone nel dialogo personale e nella parola detta al cuore. Così vincendo il male e offrendosi come agnello sacrificale per togliere il peccato dal mondo. L’opera dello Spirito è poi presente in tutti coloro che ricevono il battesimo in Cristo: è l’esperienza di un fermento di novità della vita quotidiana, è un tenace legame con Dio attraverso i gesti consueti della esistenza umana. Lo Spirito donato da Colui che toglie il peccato del mondo, apre l’uomo alla dedizione per gli altri, insegna interiormente a rischiare la vita per il bene, sostiene fino al sacrificio per il bene del fratello. E’ lo Spirito che toglie la persona dalla aridità di una obbedienza solo servile alle leggi anche buone. Il dono dello Spirito, nel quale ciascuno di noi è stato battezzato, traspare dagli atteggiamenti di fiducia, coraggio, audacia, fede nella vita, speranza nel futuro. Lo Spirito è l’esatto contrario del ripiegamento su di sé, della paura di dare la vita. E’ lontana dallo Spirito la scelta di sopprimere la vita; la noia di vivere che conduce alla violenza, alla droga, alla vuota contrapposizione personale o di gruppo non è dallo Spirito. Per i battezzati dunque, dal dono dello Spirito ricevuto nel battesimo, deriva una visione esigente e critica della vita personale, ecclesiale e sociale. Non ci possiamo accontentare della parola di biasimo detta sui fatti sociali; siamo spinti a riconoscere che cosa è carente nella società e a domandarci come possiamo rendere più umano e umanizzante il nostro vivere sociale. I fatti che ricordiamo questa sera, oltre ad una mancanza di rispetto al Papa, indicano che occorre costruire condizioni educative e sensibilità personali tali da consentire di vivere in una società pluralista, nella quale necessariamente si incontrano persone che professano principi diversi, modi di vivere differenti, persino appartenenze religiose che hanno origini a noi estranee. Il Signore Gesù che viene a togliere il peccato del mondo, che ci battezza con il suo Spirito ci dà forza e interiore chiarezza per riconoscere l’importanza di affermare nella società del nostro tempo le ragioni del dialogo e del confronto; esse devono prevalere in un momento in cui ciascuna persona e ciascun gruppo è spinto ad affermare i propri tratti distintivi in contrapposizione all’altro. Anche la preghiera per l’unità dei cristiani, che celebriamo in questa settimana, ci conduce nella stessa direzione. Sappiamo come l’unità, pur già donata, sia lontana da vedersi tra i cristiani. In tutto ciò che facciamo e diciamo, lasciamoci ospitare dallo Spirito, lo sguardo rivolto a Colui che ci viene incontro per togliere il peccato del mondo. Onoriamo questa sera il Papa pregando perché la società di cui siamo parte, anche per il contributo dei cattolici, sia luogo del reciproco riconoscimento della dignità di ogni persona e di comuni battaglie per la crescita umana e spirituale dell’uomo. Il frutto buono dello Spirito che ci è donato in Cristo è infatti gioia, pace, benevolenza… Con questo stile di vita chiediamo di essere testimoni di Cristo Gesù come lo è stato Giovanni il Battista e fedeli membri della Chiesa cattolica.