ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÁ DI BOLOGNA FACOLTÁ DI MEDICINA E CHIRURGIA CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA Indagine osservazionale sulle complicanze stomali e peristomali nelle ileostomie, colostomie e urostomie effettuata presso il Centro Incontinenti e Stomizzati A.Ri.Stom e l’U.O. di Chirurgia Generale e d’Urgenza dell’AUSL di Rimini Elaborato finale in Metodologia Infermieristica PRESENTATA DA Bertozzi Sarah RELATORE Prof.ssa Mele Costanza CORRELATORE Giuseppina Messina SESSIONE I ANNO ACCADEMICO 2009-2010 “È per me una gioia imparare qualcosa per poi insegnarla; nulla, seppure di eccelso e salutare, mi farà piacere se l’avrò appreso soltanto per me stesso. Se la saggezza mi venisse data a condizione di tenerla racchiusa in me e di non poterla esprimere, la rifiuterei. Senza un compagno nessun bene è un possesso piacevole.” Seneca A mia nonna Luisa 2 INDICE Introduzione………………………………………………………………………….7 Capitolo I Anatomia e fisiologia dell’intestino 1.1 Anatomia dell’intestino………………………………………………………...11 1.2 L’intestino tenue………………………………………………………………..12 1.3 L’intestino crasso……………………………………………………………….16 Capitolo II Le stomie 2.1 Definizione……………………………………………………………………..21 2.2 Classificazione …………………………………………………………………22 Capitolo III L’ ileostomia 3.1 Tipi di ileostomia………………………………………………………………24 3.2 Fisiopatologia………………………………………………………………….26 3.2.1 Morbo di Crohn…………………………………………………………..26 3 3.2.2 Rettocolite ulcerosa……………………………………………………...27 3.2.3 Malattia diverticolare……………………………………………………..28 3.2.4 Poliposi adenomatosa familiare…………………………………………..29 3.2.5 Cancro del colon retto…………………………………………………….30 3.3 Principi di confezionamento chirurgico………………………………………..33 3.3.1 Ileostomia secondo Brooke………………………………………………34 3.3.2 Ileostomia ad ansa………………………………………………………..34 Capitolo IV Assistenza perioperatoria 4.1 L’infermiere stomaterapista…………………………………………………….39 4.2 Irrigazione transcorrente dell’ansa efferente…………………………………...41 4.3 Colloquio informativo………………………………………………………….42 4.4 Disegno preoperatorio………………………………………………………….43 4.5 Preparazione intestinale………………………………………………………...46 4.6 Tricotomia……………………………………………………………………...47 4.7 Igiene della cute………………………………………………………………...48 4.8 Profilassi antibiotica……………………………………………………………49 4.9 Assistenza postoperatoria………………………………………………………50 4.10 Sostituzione del presidio di raccolta…………………………………………..53 4 4.10.1 Procedura di igiene e apparecchiatura stomale…………………………54 4.11 Scelta del dispositivo adatto…………………………………………………..57 4.12 Alimentazione…………………………………………………………………60 Capitolo V Le complicanze stomali e peristomali: classificazione, prevenzione e trattamento 5.1 Malposizionamento…………………………………………………………….64 5.2 Emorragia………………………………………………………………………65 5.3 Ischemia e necrosi……………………………………………………………...65 5.4 Edema…………………………………………………………………………..66 5.5 Alterazioni cutanee peristomali………………………………………………...67 5.5.1 Identificazione…………………………………………………………….67 5.5.2 Classificazione…………………………………………………………….68 5.5.3 Principali lesioni e loro trattamento……………………………………….72 5.6 Erniazione………………………………………………………………………78 5.7 Prolasso…………………………………………………………………………80 5.8 Retrazione………………………………………………………………………81 5.9 Stenosi………………………………………………………………………….82 5 Capitolo VI Indagine osservazionale sulle complicanze stomali e peristomali nelle ileostomie, colostomie e urostomie effettuata presso il centro Incontinenti e Stomizzati A.Ri.Stom e l’U.O. di Chirurgia Generale e d’Urgenza dell’AUSL di Rimini 6.1 Il campione, il metodo e la descrizione del questionario…………………………..84 6.2 I risultati……………………………………………………………………………86 6.3 Discussione………………………………………………………………………..102 6.4 Conclusioni………………………………………………………………………..106 Appendice……………………………………………………………………………107 Bibliografia…………………………………………………………………………...110 Ringraziamenti………………………………………………………………………..118 6 INTRODUZIONE Il presente lavoro è diviso in due parti: una prima parte teorica in cui si definisce l’ileostomia e si illustra il percorso perioperatorio che affronta il paziente cui verrà confezionata una stomia ed una seconda parte osservazionale in cui si indaga la presenza di complicanze in tre gruppi di soggetti portatori di stomie differenti: colostomia, ileostomia, urostomia. Tra i vari tipi di stomia esistenti, è stato scelto di approfondire la cura dell’ileostomia poiché si è rivelata essere la più frequentemente riscontrata durante il periodo di tirocinio. La cura di una stomia è spesso associata a problematiche dipendenti dalla tipologia, dalla sede dello stoma e da particolari situazioni cliniche. Molti di questi problemi possono essere evitati quando viene adottata un’accurata tecnica chirurgica ed un’accurata cura dello stoma. L’integrità cutanea è del resto requisito essenziale al fine di procedere ad una corretta cura, applicazione ed utilizzo di qualsiasi dispositivo stomale. In tutti i settings, dagli acuti alle cure a lungo termine/residenziali o domiciliari, un paziente con stomia richiede cure e trattamenti specializzati che promuovano l’indipendenza e la qualità della vita per pazienti, famiglia e caregivers. Un infermiere enterostomista è un infermiere che ha avanzate conoscenze e abilità cliniche riconosciute da un programma educativo certificato nella cura delle stomie, ferite e incontinenze; fornisce inoltre esperienza clinica e cure di supporto ai pazienti e ai membri della famiglia durante l’arco della vita. Attraverso la promozione di uno standard d’eccellenza, la consultazione di esperti, l’ educazione e le migliori pratiche basate sulle evidenze, i pazienti beneficiano della qualità e continuità dell’erogazione della cura da parte di un team interdisciplinare. 7 La fornitura di cure specializzate per le stomie ha inizio nella fase preoperatoria, continua attraverso la fase post-operatoria e nel periodo di riabilitazione. Nella dimensione del paziente stomizzato, il trattamento delle complicazioni della cute peristomale, le modifiche nell'applicazione dei presidi stomali, l'accesso ai prodotti di cura per la stomia, l'assistenza finanziaria, la consultazione dietetica e il supporto emotivo sono solo alcuni dei problemi nella risoluzione dei problemi sanitari richiesti in ogni momento. Adottando un approccio multidisciplinare, numerose situazioni cliniche possono essere riconosciute precocemente e facilmente trattate, permettendo in tal modo di portare un miglioramento della qualità di vita del paziente stomizzato. La parte osservazionale si propone di valutare tre gruppi costituiti da 25 soggetti ognuno. I soggetti sono stati reclutati presso il “Centro Incontinenti e Stomizzati A.Ri.Stom.” e l’unità operativa di “Chirurgia Generale e d’Urgenza”, entrambi dell’AUSL di Rimini. Il numero del campione risulta limitato poiché i soggetti che presentano maggiore affluenza all’ambulatorio sono quelli con confezionamento recente della stomia, e quindi necessitano di essere seguite per la corretta educazione al trattamento, o quelli che presentano complicanze e quindi di recano all’ambulatorio frequentemente per poter effettuare le medicazioni. Si è ritenuto non includere nello studio i soggetti stomizzati che non si sono presentati in ambulatorio. Lo studio è stato redatto dopo aver svolto un periodo di tirocinio di un mese in entrambi i reparti durante i quali, oltre al reclutamento dei soggetti per lo studio, sono anche state consultate un centinaio di cartelle cliniche. Le variabili considerate per questo studio sono: tipo di stomia, età dei soggetti, periodo di confezionamento della stomia, complicanze insorte e condizioni di autocura. Lo strumento utilizzato per le rilevazioni è basato sulle indicazioni della scheda di osservazione generale e del grado di dipendenza redatta da A.I.O.S.S. ( Associazione Italiana Operatori Sanitari di Stomaterapia ). 8 I risultati ottenuti indicano che la maggior parte dei soggetti intervistati presenta complicanze legate alla stomia, con notevole aumento di difficoltà nell’autocura e compromissione della qualità di vita. È inoltre emerso che le complicanze presentate variano con il tipo di stomia esaminata: questi dati, in linea con la letteratura, devono indurre l’infermiere ad avere un approccio non standardizzato con i pazienti stomizzati, ma ad adattare le proprie risorse e conoscenze ad ogni particolare situazione clinica. 9 CAPITOLO I ANATOMIA E FISIOLOGIA DELL’INTESTINO 10 1.1 ANATOMIA DELL’INTESTINO L’intestino, un canale di vario calibro a pareti flessibili ripiegato più volte su sé stesso, si estende dallo sfintere pilorico all’orifizio anale. L'intestino è distinto in due parti principali, intestino tenue e intestino crasso, con una lunghezza complessiva di 9 m circa. Queste due porzioni si differenziano per forma, estensione e funzione. L’intestino tenue, infatti, è lungo 6-8 metri circa e possiede un diametro di 3 cm circa, mentre l’intestino crasso misura 1,70 m circa di lunghezza e presenta un diametro di ben 7 cm. Per quanto riguarda la funzione, mentre nel primo si effettua ancora la digestione degli alimenti, già iniziata nella bocca e nello stomaco, e al contempo comincia l’assorbimento del materiale digerito, nel secondo, la funzione di assorbimento è ridotta a pochissime sostanze, quali acqua e sali minerali, mentre viene svolta soprattutto la funzione di trasporto del materiale di scarto non più utilizzabile rappresentato dalle feci.1 L’intestino tenue è anatomicamente diviso in: - Duodeno - Digiuno - Ileo L’intestino crasso è diviso in: - Cieco - Colon - Retto 1 Smeltzer S.C., Bare B.G (2006) Brunner Suddarth, Nursing Medico Chirurgico, Milano, Casa Editrice Ambrosiana, p. 1134 11 Fig.1 Cavità addominale2 1.2 L’INTESTINO TENUE L’intestino tenue inizia presso lo sfintere pilorico e segue il suo percorso attraverso le facce centrali e inferiori della cavità addominale, raggiunge l’intestino crasso (colon) alla valvola ileocecale, esso è disposto ad anse che occupano la maggior parte della cavità addominale, l’innervazione è sia simpatica che parasimpatica.3 La caratteristica principale di questo tratto del canale alimentare è di essere completamente rivestito dal peritoneo, che ricopre i vasi nutritivi formando il mesentere prima di riflettersi posteriormente alla sua radice; ciò permette un’ampia mobilità delle 2 Netter (2006) Atlante di anatomia umana interattivo, Elsevier Porret T, McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza , cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.5 3 12 anse digiunali ed ileali nella parte di cavità addominale delimitata superiormente dal colon trasverso ed anteriormente dall’omento. Le pareti sono composte da quattro strati come tutto il tratto gastrointestinale (tonaca avventizia, strato muscolare, sottomucosa e mucosa), tuttavia sia gli strati mucosi che quello sottomucoso sono modificati. Lo strato mucoso è composto da molte ghiandole chiamate ghiandole intestinali, queste ghiandole sono rivestite da epitelio ghiandolare e secernono i succhi enterici. La sottomucosa che si trova nel duodeno contiene ghiandole che secernono muco alcalino che protegge le pareti dell’intestino tenue dall’acido contenuto nel chimo e impedisce che gli enzimi agiscano sulle pareti. L’intestino tenue è ulteriormente modificato per il fatto che nella sua lunghezza l’epitelio di rivestimento e la mucosa sono composti da semplice epitelio colonnare. Queste contengono cellule sia deputate all’assorbimento, sia caliciformi. Le cellule deputate all’assorbimento contengono protrusioni descritte come “simili a dita”note come microvilli che consentono all’intestino tenue di trattenere grandi quantità di nutrienti digeriti, avendo semplicemente aumentato l’area della superficie destinata alla digestione. La mucosa ha un’apparenza vellutata perché la superficie è composta da una serie di villi circa 20-40 per millimetro quadrato e questo permette anche di aumentare la superficie digestiva e di assorbimento dell’intestino tenue. L’area dell’intestino tenue è ulteriormente accresciuta dalla presenza di pieghe circolari alte circa 10 millimetri esse fanno in modo che il chimo avanzi nel suo percorso attraverso l’intestino seguendone i contorni e favorendo i processi di digestione e di assorbimento. L’intestino tenue assorbe dal chimo la maggior parte dell’acqua, degli elettroliti (sodio, cloro, potassio) e del glucosio(aminoacidi e acidi grassi) non solo fornisce nutrimento al corpo, ma gioca un ruolo fondamentale nell’assorbimento dell’acqua e nel bilancio idrico e acido-basico. 4 4 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.6 13 L’arteria mesenterica superiore rifornisce l’intero intestino tenue, e il sangue venoso viene drenato dalla vena mesenterica superiore che si collega con altre vene per formare la vena porta epatica.5 Fig.2 Arterie dell’intestino tenue6 L’intestino tenue è diviso in tre segmenti separati: il duodeno, il digiuno, l’ileo. Il duodeno è lungo circa 25 centimetri e si incurva intorno alla testa del pancreas ricordando la forma della lettera “C”. Sia il pancreas, sia il dotto biliare comune si 5 Watson R. (2006) Anatomy and Physiology for Nurses, 11th edn. Bllière Tindall, Royal College of Nursing, Edinburgh 6 Netter (2006) Atlante di anatomia umana interattivo, Elsevier 14 affacciano alla sezione mediana del duodeno. Questa apertura è controllata dallo sfintere di Oddi. Il digiuno è lungo approssimativamente 2,5 metri e si estende fino all’ileo. L’ileo rappresenta la parte terminale dell’intestino tenue e termina presso la valvola ileocecale. Misura circa 3,5 metri di lunghezza e solitamente riversa nel colon circa 1,5 litri di liquidi al giorno.7 L’intestino tenue s’incarica principalmente delle seguenti tre attività funzionali: 1. Completa la digestione degli alimenti. Il succo digestivo intestinale contiene muco e parecchi enzimi digestivi; le ghiandole di Lieberkuhn secernono sostanze enzimatiche; mentre le ghiandole di Brunner e un’innumerevole quantità di cellule caliciformi secernono muco. 2. Assorbe i prodotti finali della digestione, trasportandoli nel sangue o nella linfa. 3. Secerne ormoni – per esempio, alcuni di quelli che svolgono un’attività di controllo sulla secrezione del succo pancreatico, della bile e del succo intestinale.8 Il processo digestivo viene completato nel duodeno. I secreti presenti nel duodeno derivano dal pancreas, dal fegato e dalle ghiandole delle pareti dell’intestino stesso. La caratteristica principale di questi secreti è l’elevato contenuto di enzimi digestivi. Il secreto pancreatico ha pH alcalino, a causa dell’elevata concentrazione di ioni bicarbonato. Questo permette la neutralizzazione dell’acido che proviene dallo stomaco: il pancreas secerne inoltre enzimi digestivi, come la tripsina, l’amilasi e la lipasi, che facilitano rispettivamente la digestione delle proteine, dei carboidrati e dei lipidi. La bile contiene sali biliari, colesterolo e lecitina, che emulsionano i grassi della dieta e li rendono più facilmente digeribili e assorbibili. Nell’ileo i sali biliari vengono riassorbiti nel sangue portale. 7 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza , cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.7 8 Anthony C.P., Kolthoff N.J.(1977) Fondamenti di anatomia e fisiologia dell’uomo, Milano, Casa Editrice Ambrosiana, p.404. 15 Ogni giorno vengono prodotti circa un litro di succo pancreatico, 0,5 litri di bile e 3 litri di secreto dalle ghiandole intestinali. La peristalsi intestinale spinge il contenuto dell’intestino tenue verso il colon.9 1.3 L’INTESTINO CRASSO L’intestino crasso viene chiamato così per la sua capacità di distendersi. Esso forma una cornice di tre lati intorno all’intestino tenue, lasciando l’area inferiore libera verso la pelvi. Si estende dall’ileo all’ano e ha lo scopo di assorbire l’acqua dai contenuti dell’intestino tenue che transitano al suo interno fino al raggiungimento della consistenza semisolida delle feci. L’intestino crasso è lungo approssimativamente 1,70 m e la sua grandezza decresce gradualmente dal cieco, dove misura circa 7 cm di diametro, fino al sigma, dove misura circa 2,5 cm di diametro.10 L’intestino crasso ospita anche una notevole varietà di batteri. Questi batteri, noti come commensali, vivono tranquillamente nell’intestino e giocano un ruolo importante nel processo digestivo: fanno fermentare i carboidrati e rilasciano idrogeno, anidride carbonica e gas metano. Inoltre i batteri sintetizzano numerosi tipi di vitamine come la K e alcune vitamine del gruppo B. sono anche responsabili della trasformazione della bilirubina in urobilinogeno, che conferisce il caratteristico colore marrone alle feci.11 È innervato da nervi simpatici e parasimpatici; lo sfintere anale esterno è sotto controllo volontario ed è supportato dai nervi motori del midollo spinale.12 9 Smeltzer S.C., Bare B.G. (2006) Brunner Suddarth, Nursing Medico Chirurgico, Milano, Casa Editrice Ambrosiana, p.1138 10 Keshav S. (2003) The gastrointestinal system at a Glace. Blackwell Science, Oxford 11 Porret T., McGrath A.(2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.8 12 Ellis H. (2004) Clinical anatomy. A revision and applied anatomy for clinical students. Blackwell Science, Oxford 16 La vascolarizzazione dell’intestino crasso è garantita principalmente dalle arterie mesenteriche inferiori e superiori, mentre le arterie iliache interne provvedono all’apporto sanguigno di retto e ano. Il drenaggio venoso avviene principalmente attraverso la vena mesenterica superiore e quella inferiore, mentre retto e ano sono drenati dalle vene iliache interne.13 Fig.3 Arterie dell’intestino crasso14 13 Ellis H. (2004) Clinical anatomy. A revision and applied anatomy for clinical students. Blackwell Science, Oxford 14 Netter (2006) Atlante di anatomia umana interattivo, Elsevier 17 L’intestino crasso è suddiviso in cieco, colon, retto. Il primo tratto, lungo 8-10 centimetri, dell’intestino crasso è denominato cieco. Esso è localizzato nel quadrante inferiore destro (fossa iliaca destra) dell’addome. Presso l’apertura del cieco c’è una plica di membrana mucosa, nota come valvola ileocecale, che permette il passaggio dei materiali dall’intestino tenue a quello crasso e previene il reflusso dei contenuti dal colon nell’ileo poiché i contenuti del colon sono fortemente colonizzati da batteri, mentre l’intestino tenue ne è relativamente privo. Attaccata al cieco c’è una struttura tubuli forme a spirale chiusa su un’estremità chiamata appendice vermiforme contenente per lo più tessuto linfatico.15 Il colon è suddiviso nelle seguenti porzioni: ascendente, trasverso, discendente e sigmoideo. 1. Il colon ascendente si trova in posizione verticale sul lato destro dell’addome, estendendosi fino a livello della faccia inferiore del fegato. 16 2. Il colon trasverso attraversa orizzontalmente l’addome da destra a sinistra passando al di sotto del fegato e dello stomaco e sopra all’intestino tenue.17 3. Il colon discendente si trova in posizione verticale sul lato sinistro dell’addome e si estende da sotto allo stomaco fino alla cresta iliaca. 4. Il colon sigmoideo è quella porzione dell’intestino crasso che si prolunga al di sotto della cresta iliaca. Esso descrive una doppia curva ad S, continuandosi con la sua parte terminale nel retto. I 20-25 centimetri terminali del tubo intestinale costituiscono il retto, mentre l’ultimo tratto del retto, di pochi centimetri, è chiamato canale anale. 15 Moore K., Dalley A.F. (1999) Clinically Orientated Anatomy. LippincottWilliams & Wilkins, Philadelphia 16 Thibodeau G. , Patton K.T. ( 2002) Anathomy and Physiology, 5th edn. C.V. Mosby, New York, p.667 17 Watson R.(2000) Anatomy and Physiology for Nurses, 11th edn. Ballière Tindall, Royal College of Nursing, Edinurgh 18 CAPITOLO II LA STOMIA 19 2.1 DEFINIZIONE DI STOMIA Il termine stomia deriva da una parola di origine greca che, letteralmente, significa bocca/apertura; sta ad indicare una particolare situazione patologica per cui, in seguito ad un intervento chirurgico, l’intestino, anziché per normale via anale, si svuota del suo contenuto attraverso una nuova apertura creata artificialmente sulla parete addominale. Le principali sono le colostomie (55%) seguite dalle ileostomie (31%) e dalle urostomie (14%). Il cancro colorettale che determina il confezionamento di stomie è più frequente nei maschi, mentre le stomie confezionate per il cancro addominale sono più frequenti nelle donne.18 Per confezionare una stomia, l’intestino viene diviso chirurgicamente e le estremità vengono portate sulla superficie della parete addominale creando una stomia ad ansa o terminale. Una volta realizzate, le stomie dovrebbero avere un aspetto rosso tendente al rosa (molto simile all’aspetto dell’interno della bocca).19 La stomia si può configurare in tutto e per tutto come un nuovo organo, ma essendo sprovvista di terminazioni nervose non può essere controllato volontariamente.20 La fornitura di cure specializzate per le stomie incomincia nella fase preoperatoria, continuando attraverso la fase post-operatoria e nel periodo di riabilitazione – in effetti per tutta la vita del paziente. A causa della natura del paziente che “vive con una stomia per tutta la vita”, la cura e la gestione della stomia è supportata dalla disponibilità di cliniche per pazienti con stomie e agenzie di infermieri di comunità.21 Il trattamento delle complicazioni della cute peristomale, le modifiche nell'applicazione della stomia, l'accesso a prodotti per la stomia, l'assistenza finanziaria, la consultazione 18 RNAO, Registered Nurses Association of Ontario (2009) Ostomy Care and Management, Clinical Best Practice Guidelines 19 Porret T., McGrath A.(2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.18 20 Cimmino R., Rastelli G. (2002) A.I.O.S.S. 20 anni di noi, p.76 21 RNAO, Registered Nurses Association of Ontario (2009) Ostomy Care and Management, Clinical Best Practice Guidelines 20 dietetica e il supporto emotivo sono solo alcuni dei problemi nella risoluzione dei problemi sanitari richiesti dl paziente in ogni momento.22 2.2 CLASSIFICAZIONE DELLE STOMIE A seconda del tratto digerente interessato dalla patologia primaria, e che conseguentemente verrà interessato dal confezionamento di una stomia, queste ultime possono essere classificate con diverse denominazioni:23 - Esofagostomia, - Gastrostomia, - Ileostomia, - Ciecostomia, - Colostomia destra, - Trasversostomia, - Colostomia sinistra, - Sigmoidostomia. Il retto è l’unico tratto d’intestino che non può essere esteriorizzato.24 Le enterostomie possono essere classificate in base alla durata in:25 - Temporanee: quando la stomia viene confezionata come “protezione”e la canalizzazione della parte inferiore dell’intestino verrà ripristinata dopo qualche periodo di tempo, dopo la risoluzione di eventuali problemi patologici che hanno richiesto l’esclusione temporanea della funzionalità. - Definitive: quando il tratto di intestino che segue la stomia è escluso definitivamente dal transito delle feci del tratto distale dell’intestino o completamente asportato. 22 RNAO, Registered Nurses Association of Ontario (2009) Ostomy Care and Management, Clinical Best Practice Guidelines 23 Cimmino R., Rastelli G. (2002) A.I.O.S.S. 20 anni di noi, p.77 24 Cimmino R., Rastelli G. (2002) A.I.O.S.S. 20 anni di noi, p.77 25 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.18 21 Secondo la tecnica chirurgica utilizzata si suddividono invece in:26 - Terminali: principalmente definitive, permettono un’esclusione totale al transito della parte di intestino a valle. - Laterali o a doppia canna di fucile: possono essere sia temporanee che definitive. In questo tipo di stomia sia il moncone afferente (che drena all’esterno il contenuto intestinale) che l’efferente (che resta in comunicazione con il segmento colico escluso)vengono abboccati alla cute mentre le pareti posteriori delle anse interessate vengono fissate insieme per mantenere le due anse parallele e fisse. 26 Cimmino R., Rastelli G. (2002) A.I.O.S.S. 20 anni di noi, p.78 22 CAPITOLO III L’ILEOSTOMIA 23 L’ileostomia prevede che venga abboccato l’ileo alla superficie addominale. Solitamente viene praticata all’altezza della fossa iliaca destra.27 L’ileostomia non riceve segnali e poiché è sprovvista di sfintere anale l’intestino si svuoterà aritmicamente durante il giorno senza che lo si possa controllare. L’ileostomia non ha di solito, come fine l’alimentazione dato che il processo di assorbimento è nella sua fase finale a questo livello. Ha come fine la protezione di un’anastomosi sottostante o la completa interruzione, definitiva o meno, del circuito digestivo. Le deiezioni di questo tipo di stomia sono in genere liquide o di consistenza pastosa e abbastanza continue (in genere dopo i pasti), acquose con ingenti contenuti di sali ed enzimi digestivi.28 3.1 TIPI DI ILEOSTOMIE L’ileostomia può essere definitiva o temporanea. Le ileostomie definitive saranno sempre terminali e, se non si utilizzano particolari tecniche chirurgiche che ne permettono una parziale o totale continenza, sono difficili da gestire in quanto incontinenti e non riabilitabili tramite l’irrigazione. Questo tipo di stomia è difficile da gestire poiché si ha continua fuoriuscita di materiale liquido che è molto irritante per la cute. L’ileostomia temporanea può essere terminale o laterale e viene utilizzata allo scopo di proteggere anastomosi ileo-rettali o ileo-anali dopo colectomia totale e vengono chiuse dopo circa un mese dall’intervento chirurgico di confezionamento. L’ileostomia terminale prevede la rimozione dell’intestino crasso. L’ileo viene portato fino alla superficie della parete addominale e rovesciato per formare un’estroflessione dell’intestino solitamente lunga 3-5 cm. Questo tipo di ileostomia è spesso definito 27 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.21 28 Opuscolo Convatec, Prima dell’intervento di Colo e Ileostomia 24 ileostomia secondo Brooke dal nome del chirurgo, Brian Brooke, che ha inventato la procedura. 29 L’ileostomia ad ansa viene creata quando un’ansa dell’ileo viene portata fuori sull’addome all’altezza della fossa iliaca destra. È una stomia temporanea che viene solitamente creata per permettere all’intestino crasso di guarire. Viene portata sulla superficie della parete addominale una porzione di ileo, che viene sostenuta da una bacchetta di plastica che viene rimossa da tre a cinque giorni dopo l’intervento chirurgico. L’ansa dell’ileo viene tagliata lasciando unito solo un terzo della sua circonferenza. Viene eseguita nella maggior parte dei casi con la tecnica della cosiddetta “Stomia su bacchetta”. Tale tecnica permette al chirurgo di realizzare una stomia perfettamente escludente, infatti lo “sperone” che si viene a creare consente la fuoriuscita delle feci dall’ansa afferente della stomia, interrompendo il transito delle feci nell’ansa efferente.30 L’estremità funzionante o prossimale viene fatta sporgere e il lembo distale viene suturato a piatto sulla cute.31 Fig.4 Ileostomia ad ansa32 29 Black P. (2000) Holistic Stoma Care. Ballière Tindall, London http://www.nonsolostomia.com/stomie_gestione.html (30/03/2010) 31 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.22 32 Lega Cancro svizzera (2003) L’ileostomia,una guida della lega contro il cancro per malati e familiari, Impressum, Berna 30 25 3.2 FISIOPATOLOGIA Le persone possono subire un intervento chirurgico con il confezionamento di un’ileostomia per varie ragioni. Queste comprendono:33 - Morbo di Crohn; - Rettocolite ulcerosa; - Malattia diverticolare; - Poliposi adenomatosa familiare; - Carcinoma dell’intestino; - Lesioni traumatiche dell’area addominale; - Malformazioni nel neonato e nel bambino. 3.2.1 MORBO DI CROHN Il morbo di Crohn è un’infiammazione subacuta e cronica che coinvolge tutti gli strati della parete intestinale a partire dalla mucosa (lesione transmurale). 34 Sono riportati ogni anno circa 1-15 casi di nuova diagnosi di morbo di Crohn ogni 100.000 abitanti, l'incidenza è maggiore nelle aree urbane che in quelle rurali. La malattia colpisce più frequentemente le donne nella fascia d'età che va dai 30 ai 50 anni.35 È caratterizzata da periodi di remissione e da periodi di riacutizzazione. Il processo patologico inizia con edema e ispessimento della mucosa, dove cominciano a comparire le ulcere. Queste lesioni non sono a contatto l’una all’altra e sono separate da tessuto normale. Le fistole, le ragadi e gli ascessi si estendono fino al peritoneo e nel 50% dei casi si formano granulomi. Con il progredire della malattia, la parete intestinale si 33 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p. 34 34 Smeltzer S.C., Bare B.G. (2006) Brunner Suddarth, Nursing Medico Chirurgico, Milano, Casa Editrice Ambrosiana , p.1257 35 http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=4314 (01/04/2010) 26 ispessisce e diventa fibrotica, riducendo il lume intestinale. Qualche volta, le anse intestinali malate aderiscono ad altre anse intorno a loro.36 È noto che il morbo di Crohn ricorre più frequentemente nella regione ileocecale, ma anche in qualunque altro punto dalla bocca fino all’ano.37 Dato che il morbo di Crohn può colpire l’intero tratto gastrointestinale, non è possibile curarlo con resezione dell’intestino, quindi l’intervento chirurgico è colto a trattarne le complicanze come la stenosi, le fistole o l’occlusione intestinale. L’intervento può comprendere o meno il confezionamento di una stomia a seconda dell’estensione dell’area colpita dalla malattia e della sua sede. Tuttavia, se retto ed ano sono colpiti gravemente, può essere necessaria una colostomia o ileostomia permanente38. 3.2.2 RETTOCOLITE ULCEROSA La rettocolite ulcerosa è una patologia ulcerosa infiammatoria recidivante a carico dello strato mucoso e sottomucoso del colon e del retto. 39 In Italia la distribuzione della malattia non differisce da quella degli altri Paesi Europei con 5 -6 nuovi casi/100.000 persone/anno ed una prevalenza di 60 – 70 casi/100.000 persone; tali dati epidemiologici sono rimasti stabili negli ultimi 25 anni.40 Attacca la mucosa superficiale del colon provocando ulcerazioni multiple, infiammazione diffusa e desquamazione dell’epitelio del colon, con periodi alternati di remissione e riacutizzazione. Le lesioni si estendono con continuità, una adiacente 36 Smeltzer S.C., Bare B.G. (2006) Brunner Suddarth, Nursing Medico Chirurgico, Milano, Casa Editrice Ambrosiana , p.1257 37 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.36 38 Porret T., McGrath A.(2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.41 39 Smeltzer S.C., Bare B.G. (2006) Brunner Suddarth, Nursing Medico Chirurgico, Milano, Casa Editrice Ambrosiana , p.1258 40 http://www.ibdbrescia.it/malattie-retto02.html (01/04/2010) 27 all’altra. Il processo patologico ha inizio nel retto e può arrivare a coinvolgere l’intero colon.41 Nel lungo termine le persone possono andare incontro a danno epatico e colangite sclerosante ( infiammazione fibrotica dei dotti biliari ), ed è noto che hanno maggiori rischi di sviluppare un cancro del colon.42 Esitono diverse opzioni chirurgiche per trattare la retto colite ulcerosa:43 - Colectomia totale/parziale e conservazione di un’ileostomia con conservazione del moncone rettale; - Colectomia totale e anastomosi ileorettale; - Panproctolectomia e creazione di un’ileostomia permanente; - Proctolectomia ricostruttiva. 3.2.3 MALATTIA DIVERTICOLARE Un diverticolo è una sacca della mucosa che riveste l’intestino, che fuoriesce per erniazione attraverso un cedimento dello strato muscolare dell’intestino stesso. I diverticoli possono presentarsi in un qualsiasi punto del tratto gastrointestinale. La malattia diverticolare asintomatica è chiamata diverticolosi; tuttavia, se i diverticoli si infiammano, viene definita diverticolite.44 Si stima che un terzo dei sessantenni della popolazione occidentale sia affetto da diverticolosi.45 Si ritiene che questa alta incidenza sia dovuta alla dieta; pare infatti che 41 Smeltzer S.C., Bare B.G. (2006) Brunner Suddarth, Nursing Medico Chirurgico, Milano, Casa Editrice Ambrosiana , p.1258 42 Porret T., McGrath A.(2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.36 43 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.39 44 Knowels C., Lewis P.J. (2003) Risk assessment and classification of septic diverticular disease. In: I. Taylor & C. Johnson , eds. Recent Advances in Surgery, Vol.26.Royal Society of Medicine Press, London. 45 Shoetz D.J. (1993) Uncomplicated diverticulitis. In: B.C. Wolf, ed. Surgical Clinics of North America. WB Saunders, Philadelphia. 28 la carenza di fibre alimentari sia la causa principale dello sviluppo di questa patologia.46 Si ritiene che la mancanza di fibre determini un aumento della pressione intraluminale che, a sua volta, provoca un’erniazione della mucosa intestinale attraverso la parete muscolare. In questo modo le feci si raccolgono nelle sacche provocando infiammazione, formazione di ascessi, perforazione e formazione di fistole tra il colon e la vescica, la vagina o l’intestino tenue.47 Queste condizioni sono indicazioni della necessità di intervento chirurgico. Se è necessario un’intervento d’urgenza solitamente si effettua una procedura secondo Hartmann: il colon sigmoideo e la parte superiore del retto vengono escissi, il moncone rettale viene chiuso e lasciato in sede e il colon sigmoideo viene portato in superficie sulla parete addominale a formare una colostomia terminale.48 3.2.4 POLIPOSI ADENOMATOSA FAMILIARE (FAP) La FAP è una rara malattia ereditaria che in genere colpisce gli adolescenti. La prevalenza della malattia è stimata dalla letteratura mondiale in circa 1 caso su 11.000 nati.49 È una condizione patologica per cui un gran numero di polipi adenomatosi cresce nel colon. Questi polipi sono pre-maligni e se non vengono trattati evolveranno in cancro del colon. Il trattamento della FAP è di tipo chirurgico e implica la rimozione del colon. Generalmente si effettua una proctolectomia con ileostomia permanente, una colectomia con anastomosi ileorettale o una proctolectomia ricostruttiva. In molti 46 Sher M.E., Cheney L., Ricciardi J. (1999) Diverticular disease. In: T. Porret & N. Daniel, eds. Essential Coloproctoly for Nurses. Whurr Publishers, London. 47 Sher M.E., Cheney L., Ricciardi J.(1999) Diverticular disease. In: T. Porret & N. Daniel, eds. Essential Coloproctoly for Nurses. Whurr Publishers, London. 48 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.42 49 http://www.discat.unige.it/chirurg/nuno_40.html ( 01/04/2010) 29 ospedali la tasca ileo-anale è l’approccio preferito per le persone giovani dato che permette la completa rimozione di colon e retto evitando la stomia permanente.50 3.2.5 CANCRO COLORETTALE I tumori del colon-retto comprendono le neoplasie del colon, del retto, della giunzione retto-sigmoidea e dell’ano. Nel 1997 è stato stimato che nell’unione Europea siano stati diagnosticati 220.973 nuovi casi di tumore colo-rettale mentre 110.921 soggetti sono deceduti per questa causa.51 In Italia nel 2002 si stima siano stati diagnosticati 37.733 nuovi casi. In Emilia-Romagna, nel 2004, 3.977 persone hanno avuto una diagnosi di tumore del colon-retto.52 L’incidenza cresce con l’età (è massima dopo gli 85 anni) ed è maggiore in individui con una familiarità specifica, con patologie infiammatorie dell’intestino, con polipi intestinali o affetti da colite ulcerosa.53 Può colpire qualunque parte dell’intestino crasso, sebbene si trovi più spesso nel colon sigmoideo e nel retto. Nella maggior parte dei casi, si sviluppa da un polipo adenomatoso che, nel tempo, da polipo benigno diventa maligno.54 Quando aumenta la malignità, il cancro può estendersi in tutta la circonferenza o nel lume dell’intestino causando un’occlusione. In seguito il cancro finirà per estendersi ulteriormente, infiltrandosi nella parete dell’intestino e all’interno degli organi come il fegato attraverso il sistema linfatico e il sangue.55 50 Nougeras J., McGannon E.(1999) Familial adenomatosus polyposis. In: T. Porret, N. Daniels, eds. Essential coloproctology for nurses. Whurr Publishers, London 51 Ferlay J., Bray F., Sankila R. and Parkin DM. EUCAN: Cancer incidence, mortality and prevalence in the European union 1997, version 4.0 IARC No.4, Lyon, IARCPress, 1999 52 http://www.saluter.it/wcm/colon/pagine/fattori_rischio.htm ( 01/04/2010) 53 Smeltzer S.C., Bare B.G. (2006) Brunner Suddarth, Nursing Medico Chirurgico, Milano, Casa Editrice Ambrosiana, p. 1275 54 Weiss E., Johnson T.(1999) Colorectal cancer. In: T. Porret, N. Daniel, eds. Essential coloproctology for nurses, Whurr Publisher, London 55 Porret T., McGrath A.(2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.44 30 Fig.5 Metastasi del tumore maligno del colon-retto. Le frecce indicano le possibili sedi di impianto delle cellule tumorali provenienti dal cancro del colon.56 I sintomi dipendono dalla localizzazione del cancro, dallo stadio della patologia e dalla funzione del tratto intestinale in cui la neoplasia si sviluppa. Il sintomo più comune è il cambiamento delle abitudini intestinali. Il secondo sintomo in ordine di frequenza è la perdita di sangue con le feci. Altri sintomi sono anemia apparentemente ingiustificata, anoressia, dimagrimento e fatigue. I sintomi più spesso associati a una lesione neoplastica del lato destro dell’intestino sono un sordo dolore addominale e melena. I sintomi associati a una lesione del lato sinistro dell’intestino sono quelli caratteristici di un’occlusione (dolore e crampi addominali, riduzione del calibro delle feci, stipsi, distensione), nonché la presenza di sangue rosso vivo nelle feci. I sintomi associati a lesioni del retto sono tenesmo (sforzo inefficace e doloroso alla defecazione), dolore 56 http://www.corriere.it/sportello-cancro/dizionario/voci/tumori_colon-retto_varieta.shtml (01/04/2010) 31 rettale, sensazione di svuotamento incompleto dopo la defecazione, alternanza di stipsi e diarrea, presenza di sangue nelle feci.57 La crescita del tumore può causare un’occlusione intestinale parziale o totale. L’estensione del tumore e l’ulcerazione dei vasi sanguigni circostanti può causare un’emorragia. Possono svilupparsi perforazioni, ascessi, peritonite, sepsi e shock.58 L’intervento chirurgico può essere curativo o palliativo. Nel caso in cui si ritenga che il tumore non possa essere rimosso completamente o se ci sono metastasi, si può effettuare un intervento palliativo per alleviare i sintomi e prevenire l’occlusione intestinale. È possibile che sia confezionata una stomia che può essere temporanea o permanente. 59 Il tipo di chirurgia dipende dalla posizione e dalle dimensioni del tumore. Un cancro che interessa una zona relativamente piccola può essere rimosso tramite coloscopia. Le procedure chirurgiche includono:60 - Resezione parziale con anastomosi (asportazione parziale del tumore e di una parte integra di intestino alle due estremità della crescita neoplastica, nonché dei vasi sanguigni e dei nodi linfatici). - Resezione addomino-perineale con colostomia permanente del sigma (asportazione del tumore e di parte del sigma, di tutto il retto e dello sfintere anale). - Colostomia provvisoria seguita da resezione parziale e anastomosi, quindi il riabboccamento della colostomia (il che consente inizialmente una decompressione dell’intestino, in preparazione della resezione). - Colostomia permanente o ileostomia (per il trattamento palliativo di lesioni occludenti non asportabili). 57 Smeltzer S.C., Bare B.G (2006) Brunner Suddarth, Nursing Medico Chirurgico, Milano, Casa Editrice Ambrosiana, p. 1276 58 Smeltzer S.C., Bare B.G. (2006) Brunner Suddarth, Nursing Medico Chirurgico, Milano, Casa Editrice Ambrosiana, p. 1276 59 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.46 60 Smeltzer S.C., Bare B.G.(2006) Brunner Suddarth, Nursing Medico Chirurgico, Milano, Casa Editrice Ambrosiana, p. 1277 32 - Costruzione di un reservoir colon-anale chiamato “tasca a J”. Viene praticato in due momenti: prima viene costruita un’ileostomia temporanea per drenare i liquidi intestinali, poi la nuova “tasca a J” viene collegata al moncone anale. Dopo circa 3 mesi, l’ileostomia viene rivoltata e la continuità intestinale viene ripresa. Lo sfintere anale e la continenza sono preservati. La colostomia è la creazione, per via chirurgica, di un’apertura nel colon. Può costituire una diversione temporanea o permanente e consente lo svuotamento del contenuto intestinale. La consistenza del materiale drenato dipende dalla posizione dello stoma, che a sua volta dipende dalla localizzazione del tumore e dalle condizioni dei tessuti adiacenti. Grazie al miglioramento delle tecniche chirurgiche, oggi solo un terzo dei soggetti con cancro colo rettale è sottoposto a colostomia.61 3.3 PRINCIPI DI CONFEZIONAMENTO CHIRURGICO Per un adeguato confezionamento e posizionamento chirurgico della stomia è necessario rispettare alcuni principi: - La resezione va condotta sulla base della vascolarizzazione del segmento coinvolto.62 - L’intestino che forma la stomia non deve essere sottoposto a tensioni quando viene portato sulla superficie della parete addominale (potrebbe avvenire una retrazione).63 - L’incisione della laparotomia deve essere lontana dalla sede della stomia (le cicatrici possono provocare problemi di adesione e perdite dalla sacca).64 61 Smeltzer S.C., Bare B.G. (2006) Brunner Suddarth, Nursing Medico Chirurgico, Milano, Casa Editrice Ambrosiana, p. 1277 62 Giulietti P., Marrano N.(2005) Manuale di chirugia generale per scienze infermieristiche, Bologna, Monduzzi editore, p. 308 63 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.19 64 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.19 33 - Per quanto possibile, prima dell’intervento bisognerebbe contrassegnare la sede ottimale della stomia (altrimenti le persone potrebbero avere dei problemi nell’autogestione dello stoma).65 3.3.1 TECNICA DI BROOKE La costruzione di un’ileostomia terminale definitiva è tecnicamente assai più impegnativo che il confezionamento di una colostomia definitiva, poiché il contenuto ileale è assai più liquido e ricco di enzimi proteolitici di quello colico, ciò comporta l’assoluta necessità di realizzare la stomia con un’appropriata eversione e protrusione dell’ileo, senza compromettere il suo supporto vascolare, per evitare disfunzioni dello stoma o l’irritazione cutanea. L’ileostomia terminale definitiva sec. Brooke viene confezionata esteriorizzando il tenue attraverso un orifizio transmuscolare, a livello del muscolo retto. L’ansa deve essere esteriorizzata con facilità con tutto il suo mesotelio e deve fuoriuscire per almeno 4-5 cm dalla superficie cutanea, il tramite interno viene riperitoneizzato per evitare l’incarcerazione dell’ansa e successivamente si ribalta la parete del tenue a manicotto per poi fissata alla cute con punti staccati.66 3.3.2 Le ileostomie ILEOSTOMIA LATERALE AD ANSA laterali o “loop ileostomy” cioè ad ansa sono caratterizzate dall’abboccamento alla cute di un’ansa ileale senza interruzione effettiva della continuità intestinale, e di conseguenza presentano due orifizi uno afferente e uno efferente. Vengono “rese terminali” utilizzando una bacchetta posta al di sotto dell’ansa che permette l’esclusione completa del segmento efferente cioè dell’ansa a valle e il ribaltamento completo della parete del segmento a monte, facilitando la gestione dell’ileostomia stessa. 65 66 Black P. (2000) Holistic Stoma Care, Ballière Tindall, London http://www.aistom.org/pagine/eventi/articoli-scientifici.html (01/04/2010) 34 Hanno una serie di vantaggi quali: - Consentire una completa diversione del transito fecale a valle; - La forma tondeggiante dello stoma favorisce la facile applicazione dei dispositivi di raccolta riducendo in maniera significativa i rischi di perdite di materiale enterico e quindi di irritazione cutanea; - Esiste la possibilità attraverso l’apertura distale di studiare l’intestino a valle; - Queste stomie possono essere chiuse utilizzando una piccola incisione peristomale senza necessità di ricorrere a una laparotomia. Gli accorgimenti più importanti per il corretto confezionamento di questo tipo di ileostomie sono i seguenti: - Si impiega una bacchetta in plastica per mantenere l’ansa stessa esteriorizzata che viene fatta passare attraverso il mesentere dell’ansa subito sotto di essa; - La bacchetta può essere posta direttamente sulla cute ( in questo caso deve essere rimossa intorno alla 14° giornata di post-operatorio per evitare decubiti) o affondata in un tunnel sottocutaneo costruito subito al di sopra dell’aponevrosi del muscolo obliquo esterno a cui viene fissata e da cui viene rimossa al momento della chiusura della stomia. - L’ansa viene orientata in modo da porre sul lato inferiore dell’incisione cutanea la porzione afferente del tenue, in modo da distendere correttamente l’ansa a monte dell’ileostomia; - L’apertura della parete del tenue deve avvenire sul margine antimesenterico nella sede in cui l’ansa distale emerge dalla parete e non sull’apice dell’ansa esteriorizzata. Tale apertura non deve interessare più della metà dell’ansa, a questo punto il margine libero dell’ansa efferente viene fissato direttamente alla cute con punti staccati, mentre il tenue afferente viene everso e ribaltato sull’orifizio a monte, a formare come un manicotto, e poi fissato al resto del perimetro dell’orifizio cutaneo. Le ileostomie laterali semplici, senza cioè eversione della mucosa dell’ansa afferente della stomia, devono essere confezionate esclusivamente quando risulta difficile 35 esteriorizzare il tenue (come in caso di infiammazione o mesentere corto) o quando lo scopo dell’ileostomia è di esteriorizzare una piccola perforazione ileale. Le ileostomie laterali possono essere rese terminali attraverso la chiusura dell’ansa distale manuale o con una suturatrice meccanica. Questo configura l’esclusione totale del segmento a valle e ciò si rende necessario quando non è possibile per ispessimento del tenue un’eversione completa dell’ansa afferente. L’indicazione principale al confezionamento di un’ileostomia laterale è la protezione di un’anastomosi a valle.67 67 http://www.aistom.org/pagine/eventi/articoli-scientifici.html (01/04/2010) 36 CAPITOLO IV L’ASSISTENZA PERIOPERATORIA “Non c’è “l’ospedale”, “l’intervento”, “la chemioterapia”, ma per il malato ci sono persone, volti, parole, sorrisi, ascolto, sostegno e comprensione, che costruiscono la sua esperienza, che farà poi parte della storia narrata di malattia e guarigione”68 68 Paintbrush J.(2007) The penny drops: diario di uno stomizzato, la vita che rinasce, Campanotto editore, Prato, p.10 37 Il confezionamento di una stomia porta il paziente a vivere l’intervento subito come una sorta di mutilazione rispetto ad altri interventi addominali. Sacchetto, stomia e stomizzato sono parole misteriose, dietro le quali vive tutto un mondo di persone con sentimenti, paure, speranze, sconfitte e successi. L’intervento chirurgico modifica considerevolmente l’aspetto fisico, rendendo l’individuo diverso dalla normalità che vuole tutti perfetti nella mente e nel corpo.69 Oggi le persone arrivano all’intervento chirurgico con informazioni di carattere generale: di qui nasce la necessità di formare il personale, allo scopo di aiutare il paziente stomizzato a superare la trasformazione psico-fisica subita e accompagnarlo verso il reinserimento sociale. Con un insegnamento competente l’infermiere può creare un contesto nel quale il paziente e i familiari potranno capire il perché degli interventi terapeutici e condividerne le scelte. Il piano di assistenza ha inizio nella fase preoperatoria perchè comprendere come il paziente percepisce la stomia e l’impatto che essa avrà sul suo stato di salute e sul suo stile di vita sono informazioni fondamentali per pianificare gli interventi. È comunque frequente che il paziente provi emozioni negative che ovviamente dovranno essere prese in considerazione insieme agli accertamenti circa il grado di dipendenza e le eventuali limitazioni relative alle attività di vita quotidiana che questo intervento provoca.70 L’intervento proposto al paziente riveste caratteristiche psicologiche di mutilazione; non solo, esso è spesso associato alla conoscenza di una situazione di malattia che si identifica comunemente con la morte, infatti la diagnosi di cancro riveste nell’immaginario collettivo e personale tale rappresentazione. L’intervento si colloca quindi nello spazio simbolico dell’estremo sacrificio del corpo (malato) con lo scambio di una parte di sè per il raggiungimento della guarigione 69 Colaiocco M.E., L’assistenza e la riabilitazione della persona con derivazione urinaria e intestinale. In: Roveron G., Rastelli G. (2006) Atti XXI corso in Stomatoterapia Coloproctologia Disfunzioni del pavimento pelvico “A.I.O.S.S. Pensieri ed azioni” 5-6-7-8 ottobre 2006. 70 Cainini, M.D., Tadini L., La stomia: problemi reali e potenziali. In: Roveron G., Rastelli G. (2006) Atti XXI corso in Stomatoterapia Coloproctologia Disfunzioni del pavimento pelvico “A.I.O.S.S. Pensieri ed azioni” 5-6-7-8 ottobre 2006. 38 sperata. Spesso il paziente accede alla chirurgia dopo trattamenti neo-adiuvanti (chemioterapia) che fiaccandone il corpo, hanno messo a dura prova l’equilibrio psicologico del paziente, in quanto non sono comunque sentiti come risolutivi, semmai per il tempo dei trattamenti il paziente si è angosciosamente interrogato sull’evoluzione della malattia. Questi aspetti si rilevano nei contesti nei quali l’informazione, precisa e puntuale ha contribuito a creare l’attesa dell’evento e tale contesto consente al paziente di investire psicologicamente sul tempo e sull’intervento stesso, vissuto sempre come risolutivo.71 La fase preoperatoria comprende: l’irrigazione dell’ansa efferente se l’intervento previsto è una ricanalizzazione; il colloquio informativo, il disegno preoperatorio, la preparazione intestinale, la tricotomia, l’igiene della cute, il digiuno e la profilassi antibiotica quando l’intervento previsto è il confezionamento di una stomia. Il rapporto con il chirurgo, attento a dare informazioni chiare, precise e puntuali, la competenza dell’equipe infermieristica, se possibile coadiuvata dall’apporto di uno stomaterapista che abbia acquisito esperienza nelle tecniche di gestione dei materiali e nell’educazione dei pazienti, permetteranno rapidamente di far evolvere una condizione di depressione verso una presa di coscienza della possibilità di condurre una vita familiare, professionale e sociale normale. 72 4.1 L’INFERMIERE STOMATERAPISTA Il termine stomaterapista sta ad indicare un infermiere specializzato competente nell’assistenza e riabilitazione alla persona con stomia intestinale o urinaria e/o con incontinenza uro-fecale.73 Le funzioni dell’infermiere stomaterapista sono sancite dal D.M. n°739 del 14/09/1994 e dagli ordinamenti didattici della professione infermieristica.74 71 Donà M.(2005) Assistenza infermieristica al paziente con derivazione intestinale: dalla dipendenza all’autonomia. In: Rivista Infermieri Informati, IPASVI Vicenza, anno V, numero 3 72 Gujot M., Conge M., Montandon S. (2000) Sistemi di derivazioni digestive. Gestione tecnica e approccio relazionale di fronte agli ileo e colostomizzati temporanei e definitivi. Encycl. Mèd. Chir. Editions Scientifiques et Mèdicales Elsevier SAS, Paris, Tecniche chirurgiche- Addominale, p.9. 73 Cimmino R., Rastelli G. (2002) A.I.O.S.S. 20 anni di noi, p.79 74 Cimmino R., Rastelli G. (2002) A.I.O.S.S. 20 anni di noi, p.79 39 Fondamentalmente sono due i pilastri su cui si deve basare l’attività dello stomaterapista:75 - La professionalità; - La sensibilità e l’umanità. La professionalità va intesa come perfetta conoscenza della materia, in quanto sia le stomie, sia le patologie proctologiche sia le disfunzioni del pavimento pelvico possono ingenerare lo sviluppo di problemi funzionali che richiedono l’adozione di interventi complessi di prevenzione, cura, educazione e riabilitazione. La sensibilità e l’umanità, che talvolta possono sembrare qualità marginali o superflue, esprimono invece la volontà e la disponibilità a instaurare un rapporto di fiducia ed empatia con la persona assistita, elemento indispensabile con questa tipologia di pazienti. Le attività svolte dall’infermiere stomaterapista possono essere riassunte in:76 - Clinico-assistenziali: fornendo assistenza mirata e personalizzata durante il ricovero ospedaliero, per poi continuare nell’ambulatorio stomizzati, identificando i bisogni di salute della persona assistita e formulando i relativi piani assistenziali instaurando al contempo un rapporto di fiducia. - Consulenze: l’infermiere stoma terapista opera presso strutture ospedaliere, sanitarie ed ambulatoriali. - Educazione: è una funzione che si integra con quella clinico-assistenziale; l’educazione è finalizzata ad una corretta gestione della stomia, dei presidi contenitivi ed alla tecnica dell’irrigazione intestinale. - Ricerca: aspetto fondamentale per la crescita della professione. In ambito infermieristico migliora e ridefinisce i modelli assistenziali, che promuovono l’evoluzione della stomaterapia. Ridurre o risolvere i disturbi funzionali del paziente, mantenere e preservare la sua dignità, lavorare sul “qui” e “ora” per favorire il coping e la qualità della vita, aiutarlo ad oscillare tra l’area illusionale e quella della realtà, svolgere una funzione di 75 Zanotti R. e A.I.O.S.S. (2006) Coloproctologia, stomia e incontinenza, diagnosi infermieristica e percorsi di assistenza, Carocci Faber editore, Roma, p.23-24 76 Cimmino R., Rastelli G. (2002) A.I.O.S.S. 20 anni di noi, p.80-81 40 maternage, ovvero “accogliere e contenere l’altro”: questo è in conclusione il ruolo dell’infermiere stomaterapista.77 4.2 L’IRRIGAZIONE TRANSCORRENTE DELL’ANSA EFFERENTE PER INTERVENTO DI RICANALIZZAZIONE78 L’irrigazione transcorrente dell’ansa efferente è una procedura che viene effettuata con periodicità settimanale nei pazienti per cui è previsto un intervento di ricanalizzazione. Questa procedura è rivolta a pazienti non complicati, operati di resezione del retto con ileostomia di protezione. Per paziente non complicato si intende avente un decorso postoperatorio regolare, con rimozione dei drenaggi in 6°-10° giorno postoperatorio, senza esistenza clinica di fistola anastomotica. La procedura consiste nell’irrigare l’ansa intestinale efferente con lo scopo di detergere la mucosa dai residui mucosi e al contempo attuare una riabilitazione dei muscoli del pavimento pelvico invitando il paziente a trattenere il liquido dell’irrigazione per qualche secondo prima di evacuare dall’ano naturale. In questo modo si ottiene la pulizia del tratto intestinale a riposo e si evita l’indebolimento dei muscoli del pavimento pelvico in attesa dell’interveto di ricanalizzazione. Il protocollo del percorso riabilitativo prevede: 1) In 14° giorno postoperatorio prima visita chirurgica presso ambulatorio stomizzati: a) Richiesta di Rx clisma opaco con Gastrografin; b) Richiesta di coloscopia; c) Impostazione preparazione intestinale. 2) In 21° giorno postoperatorio inizio di irrigazioni transcorrenti dell’ansa efferente con periodicità settimanale. 3) Ricanalizzazione entro 45 giorni dall’intervento. 77 Valera L.(2005) Corso di formazione stomaterapisti, A.I.O.S.S. 2005-2006 Veneroni L.(2008) Protocollo ospedaliero: programma di riabilitazione nei pazienti con ileostomia da condurre alla ricanalizzazione, AUSL Rimini 78 41 4.3 IL COLLOQUIO INFORMATIVO Il cammino del paziente verso l’accettazione della stomia inizia prima dell’intervento. In questa fase il ruolo dell’equipe è quello di dare informazioni semplici e chiare al paziente ed ai suoi familiari riguardo le conseguenze che l’intervento e la successiva situazione comporterà. E’ importante stabilire quante nozioni debbano essere date a ciascun paziente e con quali particolari, giacché il troppo potrebbe aumentare l’ansia e la negatività di tale momento. Questa fase ha come obiettivo il realizzare un buon rapporto di fiducia con il paziente. E’ dimostrato che un paziente ben preparato prima dell’intervento chirurgico, avrà un basso livello d’ansia e quindi un miglior adattamento nel postoperatorio. Per eseguire un corretto accertamento infermieristico in fase pre-operatoria bisogna valutare globalmente il paziente considerando sia l’aspetto della sfera psico-sociale che l’aspetto fisico generale. Mediante un’accurata anamnesi l’infermiere individua le preoccupazioni del paziente chiaramente legate all’intervento. Durante il colloquio informativo sull’intervento chirurgico e sul confezionamento della stomia, il paziente si rende conto che sarà alterato il suo schema corporeo per questo è fondamentale chiarire qualsiasi dubbio. In base alle capacità di comprensione e al desiderio di conoscere o meno i dettagli, ci si potrà avvalere dell’ausilio di foto, disegni per spiegare la tecnica chirurgica.79 Prima dell’esecuzione dell’intervento è necessario anche un consenso informato e scritto da parte dell’assistito. Tale permesso scritto protegge la persona da interventi non concordati e protegge il chirurgo da reclami per operazioni non autorizzate. L’infermiere può richiedere all’assistito di firmare il modulo e può fare da testimone; tuttavia è responsabilità del medico fornire un’adeguata informazione. Prima che la persona firmi il consenso informato, il chirurgo dovrebbe offrire un’informazione semplice e chiara relativamente alle implicazioni della chirurgia: benefici, alternative, possibili rischi, complicanze, alterazioni dell’aspetto, disabilità, rimozione di parti del 79 Proietto M. (2009) Preparazione all’intervento chirurgico: colloquio e disegno preoperatorio. In: atti A.I.O.S.S., corso di formazione e aggiornamento. 42 corpo, così come di quanto si può aspettare nel periodo postoperatorio, sia a breve che a lungo termine.80 4.4 IL DISEGNO PREOPERATORIO La pratica di eseguire un disegno preoperatorio rappresenta a tutt’oggi un elemento fondamentale nella prevenzione delle complicanze dovute al mal posizionamento si rivela comunque di basilare importanza anche nel dare al paziente portatore di stomia la possibilità di raggiungere l’autonomia nella maniera più semplice possibile. Tale attività viene svolta in tutti quei pazienti che dovranno effettuare interventi demolitivi che non permettono una ricanalizzazione attraverso la via di eliminazione naturale.81 Prima che lo stomaterapista entrasse a far parte del team multidisciplinare, l’individuazione della sede delle stomie era lasciata al chirurgo e spesso veniva decisa dopo che la persona era già stata anestetizzata e verso la fine dell’operazione. Sebbene non sembri esserci alcuna evidenza che le stomie posizionate dagli stomaterapisti siano migliori di quelle posizionate dal chirurgo, è molto probabile che sia così: lo stomaterapista di solito ha trascorso del tempo con la persona, gli ha fatto domande sul suo stile di vita e sul modo di vestire e lo ha visto in diverse posizioni, tutto ciò potrebbe influenzare la sede della stomia.82 Quando lo stomaterapista incontra la persona per la prima volta, mentalmente deve fare un accertamento delle caratteristiche fisiche della persona: alto, basso, magro, grasso, maschio, femmina e ogni evidente disabilità fisica. Dovrà ricavare dalla persona informazioni sullo stile di vita, l’attività del tempo libero, lo sport e il tipo di lavoro. Se la persona è impiegata, è importante sapere se la natura del lavoro, dato che chi solleva 80 Smeltzer S.C., Bare B.G. (2006) Brunner Suddarth, Nursing Medico Chirurgico, Milano, Casa Editrice Ambrosiana, p. 481 81 Zanotti R. (2006) Coloproctologia, stomia e incontinenza: diagnosi infermieristiche e percorsi di assistenza. Carocci Faber, Roma, p. 95 82 Padilla G., Grant M. (1985) Quality of life as a crace nursing out come variable. In: Advances in nursing science 43 dei pesi, chi pratica sport di contatto, gli operai e coloro che svolgono un lavoro pesante che comporta sforzo fisico possono essere predisposti a un’ernia parastomale o al prolasso della stomia.83 Quando lo stomaterapista deve decidere dove posizionare la stomia, deve tenere presenti le seguenti informazioni essenziali: - Il tipo di intervento chirurgico e di stomia; - Se la persona ha delle evidenti disabilità e fa uso di cinghie o cinture per supportare arti artificiali; - Se la persona porta occhiali od apparecchi acustici; - Se la persona comprende la principale lingua parlata; - Se la persona è in grado di dare il consenso Se lì intervento comporta il confezionamento di una colostomia, questa verrà realizzata all’altezza della fossa iliaca sinistra, mentre se si tratterà di un’ileostomia o di un’urostomia essa verrà realizzata nella fossa iliaca destra.84 Per un corretto posizionamento alla persona viene chiesto di sdraiarsi sul letto con il cuscino sotto la testa e le braccia lungo il corpo: mettere le braccia dietro alla testa porterebbe l’addome in una posizione più alta del necessario e questo porterebbe a un posizionamento errato della stomia. Mentre la persona rimane sdraiata occorre esaminare l’addome per individuare segni di precedenti interventi chirurgici, pieghe cutanee, ossa del bacino, avvallamenti, piaghe della cute e problemi come la psoriasi o l’eczema. Le aree che devono essere evitate per la scelta della sede della stomia sono:85 - Il giro vita; - Le ossa del bacino; - Zone ove siano presenti precedenti cicatrici; - Le aree inguinali; 83 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.58-59 84 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.60 85 Porret T., McGrath A.(2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.60 44 - Pieghe di grasso e protuberanze; - L’ombelico; - Zone ove siano presenti fistole o drenaggi; - Zone sotto il seno; - La sede dell’incisione; - Le aree in cui sono presenti problemi cutanei; - Le aree attraversate dalle cinghie di arti artificiali; - Le aree in cui la stomia potrebbe essere a rischio di occlusione in caso di perdita o di acquisto di peso. Dopo aver esaminato l’addome, l’infermiere individua il muscolo retto: questo muscolo addominale è il “corsetto” naturale dell’addome ed è il muscolo che aiuta ad alzare la testa dal cuscino. Esso viene individuato dall’infermiere distendendo pollice e indice in mezzo all’addome, appena al di sotto dell’ombelico e chiedendo alla persona di sollevare la testa dal cuscino. Sarà così possibile sentire il muscolo e spesso anche vederlo. L’ideale sarebbe che il chirurgo potesse posizionare la stomia attraverso questo muscolo, tenendo in considerazione il segno effettuato dallo stomaterapista.86 Lo stomaterapista rileva quindi i punti di repere che delimitano la superficie addominale (creste iliache, arcata costale, linea alba e giro vita) al cui interno viene disegnata la stomia. Si segna con la penna un cerchio a metà tra la cresta iliaca e l’ombelico. Per valutare che il cerchio disegnato sia sempre visibile, sia sempre su una superficie piana e che la posizione scelta sia comoda per il paziente gli si chiede di cambiare posizione e di indicare con un dito l’area disegnata. Il cerchio deve essere lontano almeno 3 cm da pliche e cicatrici. Sull’area disegnata viene poi applicata la placca e si fanno nuovamente assumere al paziente diverse posizioni, per verificare che la placca non dia fastidio e rimanga adesa alla cute. A questo punto si esegue il disegno definitivo con un pennarello indelebile, segnando la superficie interna del bordo della placca.87 Il disegno preoperatorio è fondamentale perché consente di ridurre i problemi nel periodo postoperatorio: mal posizionamento, difficoltà di gestione, scarsa aderenza della 86 87 Black P.(2000) Holistic Stoma Care. Ballière Tindall, London. Dossier Infad (2007) Stomie intestinali: gestione del paziente nel periodo perioperatorio 45 sacca. Il mal posizionamento è una delle complicanze più frequenti e soprattutto è causa di alterazioni cutanee gravi in caso di stomie definitive.88 4.5 LA PREPARAZIONE INTESTINALE Prima di un intervento chirurgico elettivo sul colon-retto l’intestino dei pazienti viene preparato per prevenire le infezioni del sito chirurgico. Alcuni studi osservazionali e l’esperienza pratica avevano mostrato che lo svuotamento dell’intestino prima di un intervento chirurgico si associava a una riduzione di morbilità e mortalità.89 Gli scopi della pulizia intestinale sono quindi: - Ridurre vomito ed aspirazione durante l’anestesia; - Prevenire le contaminazioni in campo operatorio da parte di materiale fecale; - Ridurre la nausea postoperatoria, il vomito, la distensione gastrica o l’ostruzione intestinale. Ci sono vari tipi di preparazione intestinale: - Polietilenglicole (PEG), è una soluzione osmotica bilanciata non assorbibile che non determina cambiamenti rilevanti dell’equilibrio idroelettrolitico. Per essere efficace ne è necessaria l’assunzione di un grando volume di liquidi (4L) in un periodo di tempo breve. - Sodio fosfato, è una soluzione iperosmotica a volume ridotto, meglio tollerata del polietilenglicole, ma che può essere associata a squilibri idroelettrolitici e a cambiamenti della mucosa colica. - Enteroclisma evacuativo, ovvero l’infusione di sostanze lubrificanti, acqua o medicamenti attraverso una sonda posizionata nell’ampolla rettale. 88 Barp A., Brazzale R., Cimmino C. et al. (2007) Le complicanze del complesso stomale. In: Gruppo di ricerca A.I.O.S.S. C. Saracco, Clinica infermieristica in stomaterapia: dalle evidenze agli strumenti operativi. Hollister 2007 89 Dossier Infad (2008) Assistenza al paziente nel periodo pre operatorio 46 4.6 LA TRICOTOMIA Le infezioni delle ferite chirurgiche sono, come frequenza, la terza causa delle infezioni nosocomiali fra i pazienti ospedalizzati. Recenti studi indicano che tali infezioni possono aumentare la lunghezza della degenza di circa 7,4 giorni e comportano inoltre costi aggiuntivi. In particolare, singoli studi, hanno suggerito che la pratica di eseguire la tricotomia attraverso l’uso di rasoi porta ad un aumento dell’incidenza delle infezioni chirurgiche postoperatorie. Studiando l’effetto della rimozione dei peli tramite rasoio infatti si è visto che tale rasatura produce piccoli tagli nella cute che vengono colonizzati da organismi che possono poi portare all’infezione. Recentemente poi, è stata fatta una revisione sistematica su diversi tipi di studi che aggiungono forza all’indicazione di evitare, come pratica routinaria, la tricotomia preoperatoria. Se è vero che la contaminazione è un fattore rischio, è anche vero che la maggioranza delle infezioni dei siti chirurgici può essere attribuita alla stessa flora batterica del paziente. In particolare la cute, le mucose e i visceri cavi sono spesso colonizzati dalla flora endogena e quindi i metodi adottati per diminuire l’incidenza delle infezioni delle ferite chirurgiche devono prevedere interventi che riducano l’impatto della flora endogena sulla zona da incidere o sugli strati più profondi. La tricotomia è stata tradizionalmente sempre considerata come una strategia preventiva al rischio infettivo anche se le evidenze disponibili la indicano invece come un possibile fattore di rischio.90 I 3 metodi correntemente usati per la tricotomia sono il rasoio manuale, il rasoio elettrico e la crema depilatoria. Le linee guida per la prevenzione delle infezioni del sito chirurgico dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta affermano che la rasatura preoperatoria del sito chirurgico effettuato la notte precedente l’intervento è associata a un rischio di infezioni del sito chirurgico significativamente superiore rispetto all’uso di creme depilatorie o alla non rasatura.91 L’aumento del rischio di infezioni associato all’uso del rasoio manuale è attribuibile a microlesioni 90 Best Practice (2003) L’impatto della tricotomia preoperatoria sull’incidenza delle infezioni delle ferite chirurgiche. 91 Mangram A.J., Horan T.C., Person M.L. et al. (1999) Guideline for prevention of surgical site infection. Infection control and hospital epidemiology 47 della cute che diventano nicchie ecologiche idonee alla proliferazione batterica. La rasatura immediatamente precedente l’intervento chirurgico sembra associarsi ad un minor tasso di infezioni del sito chirurgico rispetto alla rasatura effettuata 24 ore prima.92 La ricerca sulla prevenzione delle infezioni delle ferite chirurgiche ha trovato che non è necessario eseguire la tricotomia per diminuire il rischio infettivo. Comunque la decisione circa la rimozione dei peli sul sito chirurgico deve tener presente anche il problema del potenziale accesso alla zona e il problema della visibilità. Per questo la tricotomia può rendersi necessaria per diverse ragioni ma non deve essere considerata come misura preventiva delle infezioni delle ferite chirurgiche. Il metodo più comunemente utilizzato, la rasatura con lametta, ha dimostrato di provocare una maggior incidenza d’infezione. E’ stato dimostrato che la tricotomia eseguita con rasoio elettrico è più sicura e comporta un minor rischio d’infezione delle ferite rispetto all’uso delle lamette a prescindere dall’orario in cui viene eseguita. Anche l’uso di sostanze depilatorie è più sicuro dell’uso della rasatura. Comunque gli studi sulle creme riportano casi di eventi avversi quali irritazioni cutanee e allergie e per questa ragione l’uso del rasoio elettrico deve essere preferito all’uso delle sostanze depilatorie.93 4.7 L’IGIENE DELLA CUTE La cute è popolata da milioni di batteri che contribuiscono a mantenere un equilibrio microbico che ostacola l’instaurarsi di germi patogeni. Questa popolazione batterica viene chiamata flora residente. Altri batteri (flora transitoria) invece sono presenti sulla cute per un breve periodo perché si trasferiscono da altre persone o dall’ambiente.94 Consigliare al paziente di fare un bagno o una doccia con un antisettico prima dell’intervento chirurgico è ancora oggi una pratica diffusa, per rimuovere il più 92 Dossier Infad (2007) Assistenza al paziente nel periodo pre operatorio. Best Practice (2003) L’impatto della tricotomia preoperatoria sull’incidenza delle infezioni delle ferite chirurgiche. 94 Dossier Infad (2007) Assistenza al paziente nel periodo pre operatorio. 93 48 possibile dalla cute la flora transitoria e in parte quella residente e prevenire le infezioni del sito chirurgico.95 Si usano di solito la Clorexidina al 4% in detergente o una preparazione di Triclosan; ci sono prove che a seguito del loro utilizzo vi sia un’effettiva riduzione della colonizzazione batterica cutanea.96 Rimane però ancora da chiarire se questa diminuzione batterica riduca anche le infezioni del sito chirurgico. Le linee guida per la prevenzione delle infezioni del sito chirurgico, sulla base di studi che misuravano la riduzione della colonizzazione batterica cutanea e non il tasso di infezioni della sede chirurgica, raccomandano di fare eseguire al paziente una doccia o un bagno con una soluzione antisettica la sera antecedente o il giorno dell’intervento chirurgico.97 4.8 LA PROFILASSI ANTIBIOTICA L’infezione del sito d’incisione o dei tessuti molli è una complicanza comune a qualunque procedura chirurgica, ma potenzialmente evitabile. Un certo grado di contaminazione batterica del sito chirurgico è inevitabile per la presenza sia della flora batterica del paziente stesso sia di quella ambientale.98 La profilassi antimicrobica è indicata per tutte le operazioni che comportano un accesso endoviscerale in condizioni controllate, ovvero gli interventi classificati come pulitocontaminati e nelle operazioni definibili pulite che richiedono l’innesto di protesi vascolari od ortopediche e in situazioni in cui un’eventuale infezione del sito chirurgico potrebbe essere un evento catastrofico.99 La decisione finale sui benefici e i rischi della profilassi antibiotica per ogni singolo paziente dipende da:100 - Rischio di infezione del sito chirurgico; 95 Mangram A.J., Horan T.C., Person M.L. et al. (1999) Guideline for prevention of surgical site infection. Infection control and hospital epidemiology 96 Byrne D.J., Napier A., Phillips G. et al. (1991) Effect of whole body disinfection on skin flora in patients undergoing elective surgery. Journal of hospital infection 97 Dossier Infad (2007) Assistenza al paziente nel periodo pre operatorio. 98 Dossier Infad (2007) Assistenza al paziente nel periodo pre operatorio. 99 Mangram A.J., Horan T.C. Person M.L. et al. (1999) Guideline for prevention of surgical site infection. Infection control and hospital epidemiology 100 Piano Nazionale Linee Guida (2003) Antibiotico profilassi perioperatoria nell’adulto. Zadig, Milano. 49 - Potenziale gravità dell’eventuale infezione del sito chirurgico; - Efficacia della profilassi per quel determinato intervento; - Conseguenze della profilassi per quel determinato intervento. Il principio della profilassi antibiotica è di raggiungere un adeguato livello di antibiotico nel siero e nei tessuti per un tempo superiore a quello dell’operazione chirurgica. Le linee guida per la prevenzione delle infezioni del sito chirurgico dei CDC raccomandano di somministrare la prima dose di antibiotico per via endovenosa in un tempo tale da consentire il raggiungimento di concentrazioni antimicrobiche del farmaco nel siero e nei tessuti al momento dell’incisione chirurgica.101 4.9 ASSISTENZA POSTOPERATORIA Nell’immediato postoperatorio è di fondamentale importanza il supporto clinicoassistenziale alla persona: durante questo periodo la persona è incapace di prendersi cura della stomia e quindi questa rimane una responsabilità dell’infermiere. In aggiunta alle osservazioni post-operatorie di routine che sono necessarie in seguito a un intervento chirurgico maggiore, in conseguenza della presenza della stomia sono necessarie anche osservazioni specifiche e un particolare monitoraggio: per facilitarne l’osservazione, la stomia dovrà essere apparecchiata con un grande sacchetto trasparente, in modo che sia possibile la visione dello stoma e delle caratteristiche delle feci.102 Si valutano il colore e le dimensioni dello stoma, che dovrebbe essere da rosa a rosso vivo e appare lucido. Viene eseguito il monitoraggio del drenaggio fecale, che dovrebbe iniziare circa 72 ore dopo l’intervento. Poiché lo stoma non ha uno sfintere di controllo, il drenaggio di materiale liquido dall’intestino tenue è continuo.103 101 Mangram A.J., Horan T.C., Person M.L. et al. (1999) Guideline for prevention of surgical site infection. Infection control and hospital epidemiology 102 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.70 103 Smeltzer S.C., Bare B.G. (2006) Brunner Suddarth: Infermieristica medico-chirurgica, Casa editrice Ambrosiana, p. 1264 50 La maggior parte delle persone che hanno subìto un intervento chirurgico con confezionamento di una stomia ha un’incisione laparotomica mediana: la medicazione deve essere cambiata ogni qualvolta si sporca e non dovrebbe mai essere collocata sotto il sacchetto della stomia in quanto questo non aderirebbe perfettamente e potrebbero esserci delle perdite. Come supporto alla stomia può essere posizionata una “bacchetta”, un’astina di plastica realizzata appositamente per supportare una stomia ad ansa. Fig.6 Stomia laterale su bacchetta104 La bacchetta è posizionata sotto l’ansa dell’intestino e al di sopra della cute e impedisce all’ansa di retrarsi nella cavità addominale. Solitamente si lascia in sede per tre-cinque giorni e viene rimossa su parere del chirurgo. La rimozione del presidio viene effettuata normalmente dallo stomaterapista.105 Poiché la persona perde molti liquidi nel periodo immediatamente successivo all’intervento, per determinare il suo fabbisogno di liquidi occorre rilevare accuratamente le quantità di liquidi introdotti ed eliminati, inclusi il volume urinario e le perdite con le feci. Per rimpiazzare le perdite si somministrano liquidi per via endovenosa per 4-5 giorni dopo l’intervento. L’assistenza nell’immediato postoperatorio prevede anche l’aspirazione naso gastrica, che ha lo scopo di impedire l’accumulo di materiale nello stomaco. Dopo la rimozione 104 RNAO, Registered Nurses’s Association of Ontario (2009) Clinical best practice guidelines: Cura e gestione delle stomie, p.76 105 Porret T., McGrath A.(2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.76 51 del sondino la persona può cominciare a bere liquidi e la sua dieta viene gradualmente arricchita ; viene anche sorvegliata per sintomi di nausea e rigidità addominale.106 Per garantire la protezione della stomia, prevenire le complicanze e attivare la riabilitazione nel periodo postoperatorio sono previste alcune procedure che rientrano nel processo di cura definito stoma care (igiene della stomia, utilizzo di accessori e presidi). Gli obiettivi assistenziali specifici sono: - mantenere l’integrità della cute peristomale; - favorire e mantenere la permanenza in situ del presidio; - favorire l’autonomia della persona rispetto alla gestione della stomia; - promuovere lo stato di benessere e sicurezza. Questi obiettivi sono perseguibili se si ottimizzano le procedure esistenti e se già nell’immediato postoperatorio ( 24-48 ore ) si iniziano ad attuare manovre di buona prassi come: - utilizzare la placca a protezione totale ( garantisce la protezione su tutta la superficie d’appoggio ) e la sacca trasparente a fondo aperto per poter rimuovere il materiale organico senza scollegare la sacca e quindi traumatizzare l’area. La sacca trasparente consente inoltre di controllare la mucosa stomale; - Effettuare la prima sostituzione del presidio dopo 48 ore; - Detergere la stomia e la cute peristomale con acqua tiepida e sapone senza utilizzare sostanze irritanti e lesive per i tessuti ( etere, alcol, disinfettanti ); - Coinvolgere precocemente il soggetto e chi lo assiste allo stoma care. Se è stato rimosso il retto o l’ano, il paziente avrà una ferita che va trattata come una normale ferita chirurgica, tenendola coperta con garze e controllando le perdite o l’eventuale drenaggio di sostanze organiche.107 106 Smeltzer S.C., Bare B.G.(2006) Brunner Suddarth: Infermieristica medico-chirurgica, Casa editrice Ambrosiana, p. 1268 107 Dossier Infad (2007) Stomie intestinali: gestione del paziente nel periodo perioperatorio 52 4.10 SOSTITUZIONE DEL SISTEMA DI RACCOLTA Di prassi non occorre cambiare il sacchetto postoperatorio in modo routinario, infatti può rimanere in sede fino a 5 giorni. Esso va sostituito solo se lo richiede lo stomaterapista, se c’è una perdita dalla stomia o se occorre un’osservazione più accurata della stomia o della cute peristomale . È importante ricordare che108: - Dopo l’intervento chirurgico l’addome può presentare ematomi od essere dolente; - La procedura può essere dolorosa; - È possibile che la persona sia molto sensibile a proposito della stomia e sarà particolarmente colpita da ogni segno di disgusto espresso dalla mimica dell’infermiere. Perciò occorre fare in modo di non reagire negativamente nel momento della sostituzione del sacchetto in quanto questo rinforzerà la sensazione d’inaccettabilità che prova la persona e ostacolerà il suo adattamento psicologico109; - La persona sarà ben consapevole del cattivo odore proveniente dalla stomia, sia durante il suo svuotamento che durante la sostituzione del sacchetto per cui è consigliabile usare un deodorante spray dopo la procedura per assicurarsi che non rimanga del cattivo odore. Se la persona è in grado di muoversi e recarsi in bagno, questo è l’ambiente migliore in cui effettuare il cambio della sacca: è un luogo privato e, una volta a casa,quasi certamente sarà quello il luogo in cui lo farà, stando in piedi o seduto sulla toilette.110 Se la sostituzione del sacchetto deve avvenire a letto, è necessario garantire la privacy tirando le tende. 108 Porret T., McGrath A.(2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.77 109 Ewing G. (1989) The nursing preparation of stoma patients for selfcare, Journal of advanced nursing 14 110 Porret T., Joels J.(1996) Continuing care in the community. In: C. Myers, ed: Stoma Care Nursing: a patient centred approach. Arnold, London 53 L’ileostomia tende ad essere nella sua fase meno attiva due ore dopo aver mangiato o al mattino, prima di aver fatto colazione, perciò quello sarà il momento migliore dato che ci sono meno probabilità che la stomia funzioni mentre si sta sostituendo il sacchetto.111 Se si nota che il sacchetto perde, occorre sostituirlo immediatamente per prevenire la dermatite e la contaminazione della ferita addominale. Non bisogna mai cercare di sigillare il sacchetto con cerotti o garze assorbenti. 4.10.1 PROCEDURA PER L’IGIENE E L’APPARECCHIATURA DELL’ILEOSTOMIA112 Obiettivi: - Mantenere le caratteristiche normotrofiche della cute peristomale; - Garantire l’adesività del sistema di raccolta; - Favorire il benessere psico-fisico della persona con stomia. 111 Erwin-Toht P., Doughty D. (1992) Principles and procedures of stomal management. In: B. Hampton, R. Bryant, eds. Ostomies and continent diversions. Mosby Year Book, St. Louis 112 Gruppo di ricerca “Mosé le tavole” (2003), Gli strumenti operativi per l’assistenza in stomaterapia 54 55 56 4.11 LA SCELTA DEL SISTEMA DI RACCOLTA PIÚ CORRETTO Le persone assistite che si devono sottoporre a un intervento chirurgico con confezionamento di una stomia si adatteranno alla loro nuova immagine corporea e si integreranno di nuovo nel loro ambito sociale più facilmente se avranno ricevuto messaggi di empatia durante il periodo che va dalla fase pre-operatoria fino al loro ritorno in comunità.113 L’uso del sistema di raccolta più corretto è uno dei fattori che maggiormente contribuisce al benessere fisico e psichico della persona. I progressi tecnologici hanno rivoluzionato la gamma d’assortimento dei presidi attualmente disponibili: i sacchetti attuali non assomigliano neppure lontanamente a quelli del passato, quando le sacche erano fatte di plastica e cambiarne una era quasi una procedura chirurgica. Attualmente i presidi di raccolta sono dotati di adesivi ipoallergenici e coperture protettive per evitare l’irritazione cutanea. Il materiale che fuoriesce dalla stomia può danneggiare la cute non protetta, in particolare i portatori di ileostomia sono a rischio a causa dell’alto contenuto di enzimi nell’affluente.114 I presidi per la cura delle stomie sono disponibili in varie forme, il tipo usato dipende da numerosi fattori diversi per ogni persona: - tipo di stomia e suo affluente; - sito della stomia; - sensibilità cutanea; - fase della riabilitazione della persona; - capacità cognitive e motorie della persona; - stile di vita della persona. Esistono quattro principali categorie di sistemi di raccolta: • SISTEMA DI RACCOLTA MONOPEZZO In questo sistema placca e sacchetto sono sigillati insieme. Il sistema monopezzo può avere un foro pre-tagliato che dovrebbe adattarsi perfettamente intorno alla 113 114 Black P. (2000) Practical Stoma Care, Nursing standard 14 Dyer S.(1988) Stoma care: Choosing the right appliance. Professional nurse 3 57 stomia, oppure è possibile che debba essere tagliato dalla persona. L’intero sistema di raccolta viene rimosso, eliminato e sostituito con uno nuovo, secondo necessità. Questi sacchetti sono tendenzialmente discreti, ma necessitano che la persona sia abile e ben motivata per gestirli.115 Fig. 7 Sistema di raccolta monopezzo116 • SISTEMA DI RACCOLTA A DUE PEZZI È composto da una placca di base (flangia) di materiale dermoprotettivo adesivo e una sacca. Il vantaggio di questo tipo di sistema è che la sacca può essere rimossa senza togliere la placca causando quindi un trauma minore alla cute, lo svantaggio è costituito dal fatto che è tendenzialmente più rigido sull’addome e meno discreto sotto i vestiti a causa dell’anello di plastica sulla sacca e sulla flangia (meccanismo di aggancio).117 Fig. 8 Placca per sistema a due pezzi118 115 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.85 116 www.convatec.it (26/06/10) 117 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.86 118 www.convatec.it (26/06/10) 58 • SACCA TRASPARENTE È consigliata per almeno le prime 48 ore successive all’intervento chirurgico per consentire l’osservazione e il monitoraggio del colore e dell’effluente della stomia.119 Fig. 9 Sacca trasparente120 • SACCA OPACA Molte persone preferiscono la sacca opaca per ragioni estetiche: il materiale opaco e la copertura sintetica sottraggono alla vista le feci. Attualmente le coperture sintetiche sono color carne e quasi assomigliano alla biancheria intima, cosa che ha un impatto positivo sull’immagine corporea.121 Fig. 10 Sacca opaca Tutte le quattro principali categorie si sistemi di raccolta sono disponibili anche con un assortimento di sacche a fondo chiuso o aperto. 119 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.86 120 www.convatec.it (26/06/10) 121 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.86 59 La sacca a fondo aperto ha un’estremità aperta che viene sigillata con una clip e permette di svuotarne il contenuto quando occorre ( utile per stomie che producono feci semi-formate o liquide, come l’ileostomia ). Le sacche chiuse non hanno altra apertura che quella da applicare sopra la stomia. Hanno un filtro integrato a base di carbone che permette la fuoriuscita dei gas senza cattivo odore. 4.12 L’ALIMENTAZIONE Spesso, dopo l’intervento, le persone pensano che dovranno cambiare radicalmente la loro alimentazione e ridurre drasticamente la quantità di cibo da assumere. Questo non è necessario, ma le persone devono essere consapevoli che può essere necessario fare alcune piccole variazioni nell’assunzione di cibo e liquidi. All’inizio molti cibi possono provocare un aumento dei gas, ma dopo alcuni mesi molti atomizzati si rendono conto che possono mangiare senza problemi quegli stessi alimenti che inizialmente sembravano problematici. Quindi, per gli stomizzati, la chiave per un’alimentazione sana è la sperimentazione del cibo. Non ci sono alimenti che devono essere evitati o esclusi, cibi che possono provocare un eccesso di meteorismo sono: birra, cavoletti di Bruxelles, cavolo, cavolfiore, cetriolo, uova, fagioli, cipolle, cibi piccanti.122 Alcuni suggerimenti generali sono:123 - Masticare il cibo a lungo; - Cercare di consumare tre pasti al giorno con orari regolari; - Bere almeno due litri di liquidi al giorno; - Assumere regolarmente frutta e verdura; - Quando si prova un cibo nuovo per la prima volta, mangiarne inizialmente una piccola porzione e poi aumentare gradualmente la dose fino a una porzione normale; 122 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.124 123 Bradley M. (1997) Essential elements of ostomy care. American journal of nursing 67 60 gli ileostomizzati dovrebbero inoltre essere consapevoli di alcune problematiche: - Le persone ileostomizzate perdono più acqua e Sali attraverso l’ileostomia rispetto a prima dell’intervento chirurgico per cui dovranno bere più di due litri al giorno per compensare questa perdita, per la stessa ragione dovranno aggiungere sale nel cibo sul piatto e in cottura;124 - Certi alimenti che sono molto ricchi di fibre e difficile da digerire possono “bloccare” temporaneamente la stomia, per cui tutti i cibi ad alto contenuto di fibre come le noci, il sedano e il granoturco dolce devono essere masticati bene.125 124 125 Black P. (1997) Practical stoma care, Nursing Standard 11 Farbrother M. (1993) What can I eat? Nursing times 89 61 CAPITOLO V LE COMPLICANZE STOMALI: CLASSIFICAZIONE, PREVENZIONE E TRATTAMENTO 62 Ci sono numerosi problemi che possono affliggere i portatori di stomia. I problemi possono presentarsi nell’immediato periodo postoperatorio, durante l’ospedalizzazione o dopo la dimissione.126 Questi problemi vengono classificati in complicanze psicologiche e fisiche.127 Dopo il confezionamento della stomia circa il 39% delle persone con colostomia e il 55% di quelle con ileostomia e urostomia avranno dei problemi nel gestire la stomia.128 Nonostante l’evoluzione delle tecniche chirurgiche e dei presidi utilizzati, la percentuale di insorgenza di complicanze oscilla comunque tra il 28 e il 70 %. La maggior parte dei problemi compaiono nel corso del primo anno dopo l’intervento chirurgico129: circa il 40% dei soggetti che hanno subito un’ileostomia si trovano ad affrontare complicanze di moderata rilevanza, meno del 20% di queste richiede l’intervento chirurgico.130 Le complicanze possono essere dovute a causa di: - difetti chirurgici; - alterazioni della parete addominale; - errori nella gestione della stomia. Oltre a determinare un marcato peggioramento della qualità di vita, le complicanze stomali e peristomali possono essere causa di: reintervento chirurgico, ritardo nella dimissione, protrarsi della convalescenza, uso di una maggior quantità di presidi. Le complicanze più frequenti sono: - mal posizionamento della stomia - emorragia intra e peristomale - ischemia e necrosi - edema - alterazioni cutanee peristomali - erniazione 126 Collet K. (2002) Pratical aspects of stoma management. Nursing standard 6 Lawson A. (2003) Complications of stomas, In: D.C. Elcoat, ed. Stoma care nursing, Hollister Ltd, Berkshire 128 Lyon C., Smith A. (2001) Abdominal stomas and their skin disorders: an atlas of diagnosis and management. Martin Dunitz, London 129 Wade B. (1989) A stoma is for life, Scutari press, Harrow 130 Kirsner J., Shorter R.(2000) Inflammatory bowel disease, Philadelphia, W. B. Saunders 127 63 - prolasso - retrazione - stenosi I problemi legati alla stomia si possono risolvere educando le persone e aiutandole a compiere alcuni cambiamenti nella gestione della stomia mediante l’uso di accessori specifici.131 6.1 MALPOSIZIONAMENTO Il requisito basilare nella scelta del sito della stomia è che l’area circostante ne permetta una corretta apparecchiatura. Occorre valutare correttamente il sito anatomico (distanza dalle sporgenze ossee e dall’incisione laparotomica), le variazioni dovute alle varie posizioni che il corpo assume durante la vita quotidiana, la presenza o meno di un addome pendulo e le abitudini del soggetto (posizione della cintura). Inoltre, la stomia confezionata ad addome aperto subirà inevitabilmente uno spostamento dopo la chiusura della laparotomia, per cui è doveroso verificare sempre che il passaggio attraverso la parete addominale non determini delle curvature dell’ansa intestinale, tali da creare difficoltà di evacuazione. Per ovviare a tali inconvenienti occorre stabilire preoperatoriamente, con l’ausilio dello stomaterapista, il sito esatto della stomia tenendo in considerazione tutti i parametri precedentemente esposti. 132 Il trattamento consiste nella’adattamento dei vari sistemi di raccolta con l’ausilio di film, pasta e polveri protettive o nel re intervento chirurgico con riconfezionamento dello stoma in sede più idonea. 131 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.94 132 Aloesio R. (2006) Congresso Satellite al XX° Congresso Nazionale di Fisiopatologia Chirurgica – SIFIPAC- Cuneo 64 6.2 EMORRAGIA Consiste in una perdita di sangue di varia entità proveniente dalla zona peristomale o dal viscere stesso. Può essere causata da eccessiva esteriorizzazione dell’ansa, emostasi difettosa, coagulopatie o particolari terapie ( FANS, chemioterapia, radioterapia ). Il trattamento consiste nell’applicazione di impacchi freddi o medicazioni compressive, nella sospensione della terapia farmacologica scatenante e, se necessario, nell’emostasi chirurgica.133 Fig 12 Emorragia peristomale134 6.2 ISCHEMIA E NECROSI Condizione che si instaura per insufficiente apporto di sangue arterioso nella sede della stomia; la mucosa apparirà prima pallida, poi violacea (cianosi) e infine nera (necrosi).135 L’ischemia o la necrosi possono portare l distacco del tessuto, che a sua volta potrebbe richiedere un intervento chirurgico di revisione.136 133 Gasperini (2009) Complicanze stomali. Corso riparazione tessutale Convatec Gasperini (2009) Complicanze stomali. Corso riparazione tessutale Convatec 135 Erwin-Toth P., Doughty D. (1992) Principles and procedures of stomal management 136 Lee J. (2001) Common stoma problems: a brief guide for community nurses. British Journal of community nursing 6 134 65 Gli interventi utili a monitorare l’insorgenza di ischemia o necrosi prevedono l’applicazione di un sacchetto trasparente e l’osservazione dello stoma ogni quattro ore e prendere nota del colore e della dimensione della stomia.137 Fig 13 Stomia necrotica138 6.3 EDEMA Consiste nell’aumento della componente idrica interstiziale dello stoma dovuta ad un ostacolato deflusso venoso. Lo stoma può apparire teso e lucido. Quando l’edema si risolve, occorrerà diminuire la dimensione del foro per essere sicuri che tutta la cute peristomale sia protetta. Lo stomaterapista insegnerà alla persona come controllare la sagoma della placca e come adeguarla alla stomia che si è ridotta di misura.139 Fig 14 Edema dello stoma140 137 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.71 138 Gasperini (2009) Complicanze stomali. Corso riparazione tessutale Convatec 139 T. Porret, A. McGrath (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.75 140 Gasperini (2009) Complicanze stomali. Corso riparazione tessutale Convatec 66 6.4 ALTERAZIONI CUTANEE PERISTOMALI È importante mantenere la pelle intatta e sana. La cute persitomale deve presentarsi come la pelle del lato dell'addome senza la stomia ossia integra e non irritata. Tenendo presente questo sarà più facile rendersi conto se si è in presenza di alterazioni cutanee.141 L’incidenza delle complicanze peristomali è difficile da determinare. Una revisione della letteratura riporta un’incidenza del 43 % per i soggetti con ileostomia entro un anno dall’intervento.142 Tale percentuale è determinata da diversi fattori: tipo di stomia, tempo di comparsa della lesione ( post-operatorio precoce, post-operatorio tardivo), tipologia delle complicanze stesse (derivazioni intestinali oppure urinarie). Appare evidente come una larga percentuale delle persone sottoposte ad intervento chirurgico, sia esso di derivazione urinaria oppure intestinale, abbia almeno una esperienza di un qualsiasi tipo di complicanza nell’arco di tempo in cui sono portatrici di stomia. Si pensa che orientativamente 1/3 delle persone colostomizzate e 2/3 delle persone ileostomizzate e urostomizzate presentino almeno una lesione peristomale.143 6.4.1 IDENTIFICAZIONE E VALUTAZIONE DELLE ALTERAZIONI CUTANEE PERISTOMALI Le lesioni cutanee peristomali possono avere diverse caratteristiche e presentare vari livelli di gravità, occorre quindi procedere ad una loro identificazione e classificazione, che dovrebbe essere “letta” allo stesso modo da tutti gli operatori sanitari.. 141 http://www.convatec.it/it/cvtit-prstsknhit/cvt-portallev1/0/detail/0/534/924/lintegrita-della-cuteperistomale.html (04/06/10) 142 Salvadena G. (2008) Incidence of complications of the stoma and peristomal skin among individuals with colostomy,ileostomy, ans urostomy. A systematic review. Journal of wound ostomy continence nursing 143 Bosio G., Pisani F. et al. (2006) Studio osservazionale multicentrico sulle alterazioni cutanee peristomalipost-enterostomie (S.A.C.S.) classificazione delle alterazioni peristomali 67 La valutazione è il punto di partenza per prepararsi a prevenire, trattare o gestire un soggetto portatore di una lesione cutanea. Se si utilizza un linguaggio comune nel definirle e nel descriverle si avrà, come risultato, il rafforzamento dei giudizi clinici, l’adozione di uno schema universale per quanto concerne la documentazione e migliori strumenti per procedere ad una valutazione dei trattamenti e dei risultati.144 Fattori senz’altro da considerare sono i seguenti: - sede anatomica; - classificazione della lacerazione dello strato tissutale; - dimensione, profondità ed eventuali sottominature e tunnelizzazioni; - aspetto della lesione e dell’area cutanea circostante; - eventuale drenaggio dell’essudato e sue caratteristiche: quantità, colore, consistenza; - dolore e sensibilità locale se e quando percepiti dal paziente. 6.4.2 CLASSIFICAZIONE DELLE LESIONI CUTANEE PERISTOMALI In ambito scientifico vi sono numerosi sistemi di classificazione delle ferite, in particolare per la stadiazione delle ulcere da pressione. Questi sistemi identificano la lesione sulla base delle condizioni degli strati del tessuto interessato. Questi strumenti non descrivono la lesione nella sua globalità ma forniscono solo una descrizione anatomica della sua profondità.145 Lo schema di classificazione proposto nel 1989 dalla NPUAP ( National Pressure Ulcer Advisory Panel) nel corso della Consensus Conference è ancora oggi quella più in uso; a sua volta essa deriva da precedenti sistemi di classificazione proposti da Shea e dall’International Association for Enterostomal Therapy ( IAET ).146 Un’ulteriore precisa classificazione che prende in considerazione tutti gli aspetti locali si può ottenere mediante l’utilizzo della scala di Sessing; essa si prefigge di determinare 144 Sidoli O. (2005) Progetto cometa: l’utilizzo delle medicazioni avanzate nel trattamento delle lesioni cutanee peristomali e delle fistole, AIOSS/Braun, elaborato vincitore di progetto di ricerca nazionale in evidence based nursing 145 Hess C.T.(1999) Guida clinica alla cura delle lesioni cutanee, Milano, Masson 146 AISLeC, Associazione Infermieristica per lo Studio delle Lesioni Cutanee (2000) Linee guida integrali dell’AHRQ per la prevenzione e trattamento delle lesioni da decubito 68 le caratteristiche della lesione ulcerativa tra le quali l’essudato, l’odore, eventuali ulteriori aree ulcerate attorno alla lesione primaria e uno eventuale stato di sepsi.147 La classificazione NPUAP ( tabella 1 ) distingue le lesioni in quattro stadi, tenendo però conto di alcune limitazioni: l’identificazione di lesioni di stadio I potrebbe risultare difficile per le persone di carnagione scura; in presenza di escara non è possibile valutare lo stadio della lesione fino a che l’escara non si sia staccata o la ferita non sia stata sbrigliata.148 Stadio Caratteristiche Eritema della cute intatta che non scompare alla digitopressione. Eritema, Stadio I edema ed iperemia reattiva che dura più di 24 ore. Lieve desquamazione. Il paziente può provare sensazione di tensione o dolore. Rappresenta la lesione che preannuncia l’ulcera cutanea. Lesione a spessore parziale che coinvolge l’epidermide o il derma o Stadio II entrambi. La lesione è superficiale e si presenta clinicamente sottoforma di abrasione, flittene, disepitelizzazione o fessurazione o cratere di scarsa profondità. Risposta antinfiammatoria limitatamente alla cute. Perdita totale di spessore cutaneo che comporta il danneggiamento o la Stadio III necrosi del tessuto sottocutaneo, in grado di estendersi in profondità sino alla fascia sottostante, senza però oltrepassarla. La lesione si presenta clinicamente sottoforma di cratere profondo, associato o meno a tessuo adiacente sotto minato. Perdita totale di spessore cutaneo con distruzione estesa, necrosi del tessuto Stadio IV o danneggiamento del muscolo, osso o strutture di supporto. Tabella 1 Nel 2006 viene pubblicato lo studio SACS ( Studio Alterazioni Cutanee Stomali ): uno studio appositamente nato per descrivere le lesioni cutanee peristomali che propone una 147 Marino A., Ivaldo M. (2000) L’organo cute- anatomia: l’epidermide, il derma, la vascolarizzazione, l’innervazione; MilanoSpringer Verlag Italia 148 AISLeC, Associazione Infermieristica per lo Studio delle Lesioni Cutanee (2000) Linee guida integrali dell’AHRQ per la prevenzione e trattamento delle lesioni da decubito 69 classificazione semplice ed immediata in grado di permettere un’identificazione chiara ed unitamente accettata dello stato della lesione e che permette di accantonare stadiazioni nate per descrivere tipologie di lesioni caratterizzate da una base eziopatogenetica totalmente diversa ( EPUAP ).149 Fig 15 Classificazione delle alterazioni cutanee peristomali ( studio SACS)150 Come per la mammella si è convenuto di identificare dei quadranti intorno allo stoma per poter descrivere anche da un punto di vista topografico le lesioni: TI, TII, TIII, TIV, TV. TI = margine superiore sinistro TII = margine superiore destro TIII = margine inferiore destro TIV = margine inferiore sinistro TV = totale 149 Bosio G., Pisani F. et al. (2006) Studio osservazionale multicentrico sulle alterazioni cutanee peristomalipost-enterostomie (S.A.C.S.) classificazione delle alterazioni peristomali 150 Bosio G., Pisani F. et al. (2006) Studio osservazionale multicentrico sulle alterazioni cutanee peristomalipost-enterostomie (S.A.C.S.) classificazione delle alterazioni peristomali 70 Fig 15 Topografia delle alterazioni cutanee peristomali (SACS)151 Esempio di classificazione con S.A.C.S. : Fig 16 L3, T III, T IV152 151 Bosio G., Pisani F. et al. (2006) Studio osservazionale multicentrico sulle alterazioni cutanee peristomalipost-enterostomie (S.A.C.S.) classificazione delle alterazioni peristomali 152 Bosio G., Pisani F. et al. (2006) Studio osservazionale multicentrico sulle alterazioni cutanee peristomalipost-enterostomie (S.A.C.S.) classificazione delle alterazioni peristomali 71 6.4.3 PRINCIPALI LESIONI E LORO TRATTAMENTO Le complicanze cutanee peristomali più facilmente riscontrabili sono le seguenti: • Follicoliti : da rimozione traumatica dei peli a seguito di sostituzione di sacche di raccolta o di medicazioni; i follicoli piliferi possono infiammarsi o infettarsi.153É consigliata la semplice depilazione della zona peristomale per prevenire questa tipologia di problema, in caso di sussistenza del problema è opportuno consultare un dermatologo per individuare il tipo di trattamento più adatto.154 Fig.17 Follicolite peristomale155 • Dermatiti: numerosi pazienti sottoposti a chirurgia stomale sviluppano una patologia cutanea, definita dermatite peristomale. Sono state identificate tre cause principali: 156 - contaminazione cutanea fecale; - trauma provocato dalla protesi (dermatite traumatica); - intolleranza verso i materiali che compongono le protesi stesse(dermatiti da contatto). 153 Sidoli O.(2005) Progetto cometa: l’utilizzo delle medicazioni avanzate nel trattamento delle lesioni cutanee peristomali e delle fistole, AIOSS/Braun, elaborato vincitore di progetto di ricerca nazionale in evidence based nursing 154 http://www.convatec.it/it/cvtit-sknsmpcit/cvt-cntsngcol/0/detail/0/542/928/simposio-sulle-alterazionicutanee-peristomali-pun.html (04/06/10) 155 Gasperini (2009) Complicanze peristomali, Corso riparazione tessutale Convatec 156 Gibelli G., Giudici V., Rocchi P. (1999) Le stomie addominali,complicanze e principi di stoma terapia. Settimo milanese, La Litotipo 72 Responsabili delle dermatiti da contaminazione sono per l’ileostomia le caratteristiche delle feci emesse: prevalentemente liquide, pH alcalino (7,5), ricche di enzimi digestivi, molto irritanti anche per la cute sana.157 Le lesioni cutanee devono essere protette dagli affluenti della stomia usando spray barriera, salviette, creme/paste o polveri protettive da applicare sulla cute circostante. Per riempire le pieghe e gli avvallamenti peristomali si possono usare prodotti riempitivi in pasta o adesivi. La corretta applicazione della barriera cutanea è fondamentale al fine di ostacolare problemi della cute peristomale: è la zona dove viene fatto aderire il dispositivo di raccolta; se la pelle è irritata diventa più difficile far aderire la barriera alla cute. Fig 18 Corretta applicazione della pasta barriera158 Bisogna inoltre prendere in considerazione la scelta di un dispositivo alternativo, con la corretta misura del foro della sacca ed educare la persona sulla necessità e su come prendersi cura della propria cute.159 Le dermatiti traumatiche sono dovute all’azione meccanica esercitata dalla protesi, la lesione cutanea avviene a livello dello strato cutaneo superficiale. 157 Gibelli G., Giudici V., Rocchi P.(1999) Le stomie addominali,complicanze e principi di stoma terapia. Settimo milanese, La Litotipo 158 http://www.convatec.it/it/cvtit-prstsknhit/cvt-portallev1/0/detail/0/534/924/lintegrita-della-cuteperistomale.html (04/06/10) 159 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.94 73 Le dermatiti da contatto sono spesso provocate, oltre che dai materiali costitutivi la protesi, anche dal contatto di effluenti sulla cute sana o già compromessa. Fig.19 Dermatite da contatto160 Le categorie di allergeni più frequentemente responsabili delle dermatiti allergiche riguardano i conservanti, gli unguenti, e soprattutto i farmaci per uso topico quali gli antibiotici, gli anestetici, i corticosteroidi, i FANS, gli antistaminici e gli antisettici.161 Il trattamento consiste nel rimuovere la parte irritante e ciò può rendere necessario cambiare il tipo di sistema di raccolta in uso. Se questo non è accettabile si può ricorrere all’uso di pellicole protettive effetto barriera in forma di spray, crema o salviette. L’uso di bende idrocolloidali protettive per la cute fornisce un ambiente ideale per favorire la guarigione della cute irritata o lacerata.162 Prima dell’intervento chirurgico, nelle persone con cute sensibile può essere indicato un patch test degli adesivi usati nei dispositivi per stomia.163 • Pioderma gangrenoso: Forma acuta, infiammatoria, purulenta e batterica di dermatite; generalmente associata a retto colite ulcerosa o a una patologia 160 Gasperini (2009) Complicanze peristomali, Corso riparazione tessutale Convatec Lodi A., Mancini L.L., Coassini A. (2000) La dermatite o eczema allergico da contatto nella sindrome da stasi e nell’ulcera cutanea. Milano, Springer Verlag, Italia 162 Porret T., McGrath A.(2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.95 163 Burch J. (2004) The management and care of people with stoma complications, British Journal of nursing 13 161 74 cronica grave.164 Si presenta sottoforma di ulcere infette e dolorose dalla forma irregolare, con bordi rilevati, dal rosso al violaceo che possono essere adiacenti allo stoma o in altra posizione. Il trattamento consiste nell’associazione di un debridment autolitico ad una medicazione idrocolloidale e ad una terapia sistemica a base di corticosteroidi, ciclosporine, azatioprina, talidomide, dapsone, antibiotici e gammaglobuline.165 Fig.20 Pioderma gangrenoso166 • Candidosi: lesione sostenuta da funghi della famiglia Candida, in particolare dalla Candida Albicans. Si presenta con prurito e ed eritema. Fattori predisponenti sono: umidità, antibiotici, calore e chemioterapia.167 Il trattamento prevede di mantenere la zona asciutta. Fig 21 Candidosi168 164 Sidoli O.(2005) Progetto cometa: l’utilizzo delle medicazioni avanzate nel trattamento delle lesioni cutanee peristomali e delle fistole, AIOSS/Braun, elaborato vincitore di progetto di ricerca nazionale in evidence based nursing 165 Gasperini (2009) Complicanze peristomali, Corso riparazione tessutale Convatec 166 Gasperini (2009) Complicanze peristomali, Corso riparazione tessutale Convatec 167 Sidoli O. (2005) Progetto cometa: l’utilizzo delle medicazioni avanzate nel trattamento delle lesioni cutanee peristomali e delle fistole, AIOSS/Braun, elaborato vincitore di progetto di ricerca nazionale in evidence based nursing 168 Gasperini (2009) Complicanze peristomali, Corso riparazione tessutale Convatec 75 • Fistole: anomalo tramite di passaggio tra una cavità o un condotto a una superficie aperta o a un'altra cavità. Può essere dovuto ad una incompleta chiusura congenita di parti o può derivare da ascessi, lesioni o processi infiammatori.169 Spesso una fistola emette secrezioni anche purulente che possono causare lesioni cutanee molto complesse. La cura di una fistola è quasi sempre piuttosto impegnativa ed il trattamento può essere sia medico sia chirurgico.170 Fig 22 Fistola viscero-cutanea171 Fig 23 Fistola peristomale172 169 Clayton L.T.(1994) Dizionario enciclopedico di scienze mediche, MC-Graw Hill, Milano Sidoli O. (2005) Progetto cometa: l’utilizzo delle medicazioni avanzate nel trattamento delle lesioni cutanee peristomali e delle fistole, AIOSS/Braun, elaborato vincitore di progetto di ricerca nazionale in evidence based nursing 171 Corso Convatec (2009) Stomaterapia di base e complicanze stomali 170 76 Fig 24 Fistola transtomale173 • Deiscenza muco-cutanea: distacco totale o parziale dello stoma dalla cute peristomale; favorito da infezioni, fistole, retrazioni, radioterapia chemioterapia.174 Fig 25 Distacco muco-cutaneo parziale175 172 Corso Convatec (2009) Stomaterapia di base e complicanze stomali Corso Convatec (2009) Stomaterapia di base e complicanze stomali 174 Corso Convatec (2009) Stomaterapia di base e complicanze stomali 175 Barp A., Brazzale R., Cimmino C. et al. (2007) Le complicanze del complesso stomale, In: Gruppo di ricerca AIOSS (a cura di) C. Saracco Clinica infermieristica in stoma terapia. Dalle evidenze agli strumenti operativi, Hollister 173 77 e I disturbi della cute peristomale costituiscono quindi la preoccupazione principale delle persone che si occupano dell cura di una stomia. Il 45% dei pazienti stomizzati soffre di irritazioni a carico della cute peristomale e solo il 20% cerca assistenza per la risoluzione dei problemi.176 Si evince che la protezione della cute peristomale è alla base della cura della stomia e la prevenzione si rivela cruciale per il recupero e per il benessere del paziente. Le chiavi per il successo prevedono:177 - il posizionamento corretto della stomia; - istruire i pazienti sugli accorgimenti per mantenere la pelle sana e renderli in grado di distinguere la cute integra dalla cute che presenta delle alterazioni; - utilizzare il dispositivo di contenimento più adatto; - effettuare visite di controllo presso operatori sanitari esperti nel follow-up. 6.5 ERNIAZIONE Può avvenire attorno alla stomia ed è chiamata ernia parastomale. È più diffusa nelle colostomie terminali, si presenta nel 20-25% dei casi178 e prevale tra gli anziani a causa del loro minore tono muscolare. Il grado di ernia parastomale può variare da una piccola protuberanza ad una grande ernia, e la stomia può trovarsi sull’apice o retratta sotto la protuberanza dell’ernia. Tra le ragioni per cui si può formare un’ernia parastomale ci sono il posizionamento della stomia al di fuori del muscolo retto, l’apertura attraverso la parete addominale 176 Herlufsen P., Olsen A.G., Carlsen B. , et al. (2006) Study of Peristomal Skin Disorders in patients with permanent stomas. British Journal of Nursing.Vol 15 177 Rolstad B.S., Erwin-Toth P. (2004) Peristomal Skin Complications: Prevention and Management. Ostomy Wound Management 178 Wade B. (1989) A stoma is for life. Scutari Press, Harrow 78 piuttosto larga al momento dell’intervento chirurgico, l’aver subito numerose procedure chirurgiche e il sollevamento di pesi. Fig.26 Ernia parastomale179 L’intervento di correzione chirurgica è necessario solo in casi estremi e comunque permane il rischio di ernia nella nuova sede. Solitamente per alleviare questo problema è sufficiente l’educazione della persona e un trattamento conservativo con l’uso di una cintura di supporto della sacca e una guaina contenitiva addominale.180 Fig. 27 Cintura di supporto per la sacca da stomia181 179 RNAO, Registered Nurses’s Association of Ontario (2009) Clinical best practice guidelines: Cura e gestione delle stomie, p.72 180 Porret T., McGrath A.(2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.94 181 http://www.convatec.it/it/cvtit-productsit/cvt-products/0/proddett/0/397/687/cinturaaddominale.html/[link-prod?franchise=46&typesearch=187&proddett=687 (06/06/10) 79 6.6 PROLASSO Si verifica quando l’intestino fuoriesce dall’apertura cutanea rendendo la parte estroflessa più lunga. È frequente nelle persone con colostomia ad ansa, specialmente in quella con colostomia sul trasverso.182 Fig 28 Prolasso stomale183 La ragione di questo problema può essere fatta risalire ad un inadeguato fissaggio della stomia alla parete addominale al momento dell’intervento chirurgico.184 Si raccomanda di posizionare la stomia attraverso il muscolo retto in modo da ridurre il rischio di prolasso della stomia. Il prolasso può essere molto stressante per la persona, per cui avrà bisogno di sentirsi rassicurata sul fatto che non si tratta di una condizione grave. La persona deve anche essere a conoscenza che una stomia gonfia può essere a rischio di trauma o necrosi. Si può ricorrere all’utilizzo di una sacca più grossa per incorporare il prolasso. Per prevenire il frizionamento tra stomia e sacchetto si può mettere dell’olio per neonati all’interno della sacca.185 Solitamente l’intervento chirurgico non è indicato , a meno che la persona non riesca a tollerare il prolasso, o se si verifica un’occlusione intestinale o se si sviluppa una 182 Collet K. (2002) Pratical aspects of stoma management. Nursing Standard 6 RNAO, Registered Nurses’s Association of Ontario (2009) Clinical best practice guidelines: Cura e gestione delle stomie, p.75 184 Lawson A. (2003) complications of stomas. In: D.C. Elcoat, ed. Stoma care nursing. Hollister Ltd,Berkshire 185 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.95 183 80 necrosi. Alcuni prolassi possono essere ridotti per mezzo di compresse fredde applicate sulla stomia o usando una guaina contenitiva di supporto addominale senza apertura.186 6.7 RETRAZIONE Avviene quando la stomia recede al di sotto del livello cutaneo a causa di una tensione. Questo causa un effetto di avvallamento attorno alla stomia e si possono verificare problemi di perdite. La causa della retrazione può essere l’aumento di peso, la rimozione prematura della bacchetta o il distacco muco cutaneo. Questo sistema si risolve efficacemente ricorrendo all’utilizzo di un sistema di raccolta convesso per far protendere in fuori la stomia, ottenendo quindi un sicuro sigillo attorno ad essa. Per aumentare la sicurezza è consigliabile anche usare un sistema a due pezzi con una cintura.187 Fig 29 Altezza dello stoma188 186 Borwell B. (1996) Managing stoma problems. Professional nurse, MacMillan ;agazines Ltd, London Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.96 188 RNAO, Registered Nurses’s Association of Ontario (2009) Clinical best practice guidelines: Cura e gestione delle stomie, p.71 187 81 6.8 STENOSI Avviene quando l’apertura (lume) si restringe a causa della formazione di tessuto cicatriziale dovuto a necrosi, infezione, retrazione o distacco muco cutaneo. Può rendere difficoltoso il passaggio delle feci che si possono raccogliere intorno alla stomia provocando ulcerazione e infiammazione della cute. Nel lungo termine si rende necessario un intervento chirurgico di revisione, ma il trattamento da intraprendere nel frattempo consiste nell’uso di un dilatatore per allargare l’apertura della stomia.189 189 Collet K. (2002) Pratical aspects of stoma management. Nursing Standard 6 82 CAPITOLO VI INDAGINE OSSERVAZIONALE SULLE COMPLICANZE STOMALI E PERISTOMALI NELLE ILEOSTOMIE, COLOSTOMIE E UROSTOMIE EFFETTUATA PRESSO IL CENTRO INCONTINENTI E STOMIZZATI A.RI.STOM. E L’U.O. DI CHIRURGIA GENERALE E D’URGENZA DELL’AUSL DI RIMINI 83 In letteratura si possono trovare moltissimi studi che si sono occupati di complicanze stomali in genere e, in particolare, di quali si manifestano negli individui portatori di stomie differenti: colostomia, ileostomia, urostomia. Come è stato illustrato nella prima parte di questo lavoro, lo sviluppo di complicanze a carico della stomia, oltre a determinare un marcato peggioramento della qualità di vita, può essere causa di reintervento chirurgico, ritardo nella dimissione, protrarsi della convalescenza e uso di una maggior quantità di presidi.190 Per quanto riguarda le stomie uro-digestive, spesso la causa primaria di problematiche è da imputarsi ad errori di progettazione iniziale, da esecuzione, e cura non adeguata nelle fasi pre e postoperatorie.191 Per questi motivi la vigilanza sulla comparsa di complicanze diventa importante: saper prevenire, riconoscere, valutare e trattare precocemente l’insorgenza di una complicanza può fornire un valido supporto nel migliorare la qualità di vita della persona stomizzata. 6.1 IL CAMPIONE, IL METODO D’INDAGINE E LA DESCRIZIONE DEL QUESTIONARIO Il campione è composto complessivamente da 75 soggetti divisi in tre gruppi da 25, rispettivamente in colostomizzati, ileostomizzati e urostomizzati. Il numero del campione risulta limitato poiché i soggetti che presentano maggiore affluenza all’ambulatorio sono quelli con confezionamento recente della stomia, e quindi necessitano di essere seguite per la corretta educazione alla gestione, o quelli che presentano complicanze e quindi di recano all’ambulatorio frequentemente per poter effettuare le medicazioni. Si è ritenuto non includere nello studio i soggetti stomizzati che non si sono presentati in ambulatorio. Lo studio è stato redatto dopo aver svolto un periodo di tirocinio di un mese in entrambi i reparti durante i quali, oltre al reclutamento dei soggetti per lo studio, sono anche state consultate un centinaio di cartelle cliniche. 190 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.94 191 Cimmino R., Rastelli G.(2002) A.I.O.S.S. 20 anni di noi 84 I soggetti sottoposti al questionario osservazionale generale e sul grado di dipendenza192 sono stati reclutati presso l’ambulatorio “Incontinenti e Stomizzati A.Ri.Stom” e l’ U.O. di “Chirurgia Generale e d’Urgenza”, entrambi appartenenti all’AUSL di Rimini. Lo strumento utilizzato per le rilevazioni è ispirato alla scheda di osservazione generale e del grado di dipendenza193 redatta da A.I.O.S.S. ( Associazione Italiana Operatori Sanitari di Stomaterapia ). La valutazione è riferita al momento della somministrazione. Il questionario è strutturato in modo da garantire l’anonimato, l’individualità e la riservatezza della compilazione. È costituito da 15 items a risposta chiusa ed è suddiviso in 3 sezioni: una sezione generale nella quale si indagano i dati anagrafici del soggetto, le abilità motorie e lo stile comportamentale; in un secondo punto sono richieste informazioni sulla tipologia di stomia ( colo-, ileo-, uro- ), il periodo di confezionamento, la tipologia di presidio utilizzato e la presenza di eventuali complicanze stomali; infine viene presa in considerazione la competenza nell’autocura, indagando il grado di autonomia o la necessità di intervento da parte di un caregiver, il livello di informazione/conoscenza del materiale necessario e la conoscenza delle fasi relative alla gestione della stomia , nonché delle attività socio ricreative che si possono svolgere. Il questionario è stato consegnato, previa richiesta di permesso alla Direttrice del Centro Stomizzati e alla Coordinatrice dell’ U.O. di Chirugia, ai pazienti portatori di stomia afferenti ai due servizi nel periodo di tempo tra il 9/8/2010 e il 17/9/2010. I dati raccolti sono stati confrontati con quelli presenti in letteratura, in particolare con quelli emersi dalla distribuzione del questionario A.I.O.S.S. a livello nazionale (1.111 schede). 192 Zanotti R. e AIOSS (2006) Coloproctologia, stomia e incontinenza: diagnosi infermieristica e percorsi di assistenza. Carocci editore, Roma 193 Zanotti R. e AIOSS (2006) Coloproctologia, stomia e incontinenza: diagnosi infermieristica e percorsi di assistenza. Carocci editore, Roma, p125 85 6.2 I RISULTATI COLOSTOMIA ILEOSTOMIA UROSTOMIA ETÁ % M F F M F 2 1 1 1 1 1 4 10,7% Meno di 40 40-49 M 4% 50-59 3 2 3 2 4 2 21,3% 60-69 6 3 4 2 3 2 26,7% 70-79 3 2 5 3 6 3 29,3% Più di 80 3 2 60% 40% % 1 60% 40% 8% 56% 44% Tabella 2 Età e sesso dei soggetti Dal grafico emerge che in tutti e tre i gruppi la percentuale dei maschi è superiore a quella delle femmine: 60% di maschi e 40% di femmine nelle colostomie e ileostomie, 56% di maschi e 44% di femmine nei soggetti urostomizzati. Per quanto riguarda l’età, troviamo il 4% dei pazienti con età inferiore ai 40 anni e l’8% con età superiore agli 80 anni. Il restante 88% si distribuisce con andatura crescente tra i 40 e i 79 anni, con un picco del 29,3% tra i 70 e 79 anni. In letteratura troviamo che tra il 1989 e il 1998 vi è stato un aumento dell’incidenza del cancro al colon retto, una delle principali cause di confezionamento di una stomia, corrispondente al 21,2% negli uomini e al 1.5% nelle donne. 194 194 Borgatti L., Mattei M., Russo F. (2009) Gestione delle stomie e aspetti psicologici. Centro studi EBN, Bologna 86 Distribuzione delle stomie per fasce d'età 10 9 8 9 7 6 5 4 3 2 1 0 5 6 6 5 5 9 8 5 5 70-79 1 0 > 80 3 2 1 0 < 40 40-49 50-59 Colostomie 60-69 Ileostomie Urostomie Meno del 5% dei pazienti ha una età inferiore ai 40 anni mentre più della metà ha una età superiore ai 60 anni, un picco di incidenza lo si trova tra i 70 e 80 anni. 195 Le esistenti evidenze dimostrano che il sesso degli individui non è un fattore di rischio indipendente per le complicazioni.196 Analizzando altri studi, si può segnalare una rewiew pubblicata nel 1990, relativa a complicanze dermatologiche in pazienti portatori di colostomia e ileostomia; lo studio, condotto su 362 pazienti dal 1 gennaio 1984 al 31 dicembre 1985 ( 93 conclusero l’indagine: 58 ileostomie e 35 colostomie ) mise in evidenza la probabilità di una correlazione tra età e problemi cutanei peristomali e il notevole numero di pazienti che erano seguiti da uno stoma terapista per il trattamento di essi.197 195 Comb J.(2003) Role of the stoma care nurse: patients with cancer and colostomy.Br J Nurs. Jul 24Aug 13;12(14):852-6 196 RNAO, Registered Nurses Association of Ontario (2009) Ostomy Care and Management, Clinical Best Practice Guidelines 197 Hellman J., Lago C.P. (1990) Dermatologic complications in colostomy and ileostomy patients 87 TIPO DI COLOSTOMIA ILEOSTOMIA TEMPORANEA 4 20 PERMANENTE 21 5 UROSTOMIA % STOMIA 32% 25 68% Tabella 3 Tipi di stomia nei tre gruppi di soggetti Il 32% dei soggetti è portatore di una stomia temporanea, rispettivamente 4 colostomizzati e 20 ileostomizzati; il restante 68% è portatore di una stomia permanente, così suddiviso nei tre gruppi: 21 colostomizzati, 5 ileostomizzati e tutti i 25 urostomizzati. Distribuzione del tipo di stomia 30 25 20 15 10 5 0 Colostomie Ileostomie Temporanea 88 Urostomie Permanente COMPORTAMENTO ABILITÁ MOTORIA DOMICILIO SCOLARITÁ DATI DEMOGRAFICI COLOSTOMIA ILEOSTOMIA UROSTOMIA % ELEMENTARE 9 7 6 29,3% MEDIA 11 7 11 38,7% SUPERIORE 4 9 7 26,7% UNIVERSITÁ 1 2 1 5,3% VIVE SOLO 7 6 8 28% VIVE CON ALTRI 18 19 CONSERVATA 21 24 17 72% 23 90.7% 1 5.3% PROBLEMI DX 3 ARTI INFERIORI SX 1 1 1 4% PROBLEMI DX ARTI SUPERIORI SX 15 14 14 57,3% PAURA/ANSIA 8 10 10 37,3% RIFIUTO DELLA 2 1 1 5,4% STABILE/ CONTROLLATO SITUAZIONE Tab.4 Informazioni socio-demografiche Per quanto riguarda l’aspetto socio-demografico vengono prese in considerazione le variabili di : scolarità ( elementari, medie, superiori, università ), domicilio ( se vive solo o con altri ), abilità motoria ( se conservata o compromissione di arti inferiori/superiori ) e stile comportamentale ( controllato, paura/ansia, rifiuto della situazione). 89 Distribuzione della scolarità 12 10 8 11 11 9 9 7 7 7 6 6 4 4 2 2 1 1 0 Elementari Medie Colostomie Superiori Ileostomie Università Urostomie Dai dati emerge che il livello di scolarità maggiormente rappresentato è quello delle scuole medie inferiori ( 38,7% ), seguito dal livello elementare (29,3%), superiore (26,7) e infine quello universitario (5,3%). In letteratura il livello di scolarità più rappresentato è quello elementare.198 198 Zanotti R. e AIOSS (2006) Coloproctologia, stomia e incontinenza: diagnosi infermieristica e percorsi di assistenza. Carocci editore, Roma, p37 90 Ditribuzione del domicilio 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 18 7 19 17 8 6 Vive solo Colostomie Vive con altri Ileosotmie Urostomie Il 72% dei soggetti intervistati dichiara di vivere con altre persone, il 28% vive da solo. I dati si distribuiscono in modo pressoché omogeneo nei tre gruppi di studio. Questi dati sono sovrapponibili a quelli emersi dalla letteratura.199 199 R. Zanotti e AIOSS (2006) Coloproctologia, stomia e incontinenza: diagnosi infermieristica e percorsi di assistenza. Carocci editore, Roma, p37 91 Distribuzione dell'abilità motoria 30 25 21 24 23 20 15 10 3 5 0 1 1 1 1 0 0 0 0 0 0 Compr. Arto sup. Dx Compr. Arto Sup. Sx 0 Conservata Compr. Arto inf. Dx Colostomie Compr. Arto inf. Sx Ileostomie Urostomie Il 90,7% dei soggetti riferisce un’abilità motoria conservata, il restante 9,3% si distribuisce tra compromissione alla’arto inferiore destro e sinistro. Nessun soggetto intervistato presenta compromissione degli arti superiori. Non ci sono sostanziali differenze di distribuzione dei dati nei tre gruppi di soggetti. I dati emersi sono sovrapponibili a quelli della letteratura, dove i soggetti con abilità motoria conservata sono più dell’80%.200 200 Zanotti R. e AIOSS (2006) Coloproctologia, stomia e incontinenza: diagnosi infermieristica e percorsi di assistenza. Carocci editore, Roma, p38 92 Distribuzione dello stile comportamentale 16 15 14 14 14 12 10 10 10 8 8 6 4 2 2 1 1 0 Stabile Colostomie Ansia/Paura Ileostomie Rifiuto della situazione Urostomie Il 57,3% dei soggetti riferisce uno stile comportamentale stabile e controllato, il 37,3% riferisce ansia e paura, il restante 5,4% rifiuto della situazione. Relativamente all’umore e allo stile comportamentale, dai dati della letteratura emerge che il 76% dei soggetti indagati si mantiene stabile, il 50% non presenta ansia e paura, il 61% non rifiuta, esita o rinuncia alla propria situazione.201 201 Zanotti R. e AIOSS (2006) Coloproctologia, stomia e incontinenza: diagnosi infermieristica e percorsi di assistenza. Carocci editore, Roma, p38 93 PERIODO DI COLOSTOMIA ILEOSTOMIA UROSTOMIA % CONFEZIONAMETO % % % Tot. < 3 MESI 2 8% 4 16% 3 12% 12% 3-6 MESI 2 8% 9 36% 4 16% 20% 6 MESI-1 ANNO 3 12% 5 20% 7 28% 20% 1-3 ANNI 5 20% 4 16% 6 24% 20% 3-5 ANNI 4 16% 3 12% 5 20% 16% > 5 ANNI 9 36% 12% Tabella 5 - Periodi di confezionamento della stomia Il dato “distanza dall’intervento” varia da un periodo inferiore ai 3 mesi ad uno superiore ai 5 anni. Considerando tutti e tre i tipi di stomia, le percentuali maggiormente rappresentate sono quelle che vanno da 3 a 6 mesi, dai 6 mesi a 1 anno e da 1 a 3 anni, con una percentuale del 20% ognuna. L’andamento cresce gradualmente da sotto i 3 mesi, si stabilizza tra 3 mesi e 3 anni e decresce dai 3 anni a oltre i 5. 94 Distribuzione dei periodi di confezionamento 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 9 9 7 6 5 4 5 4 3 2 < 3 mesi 4 3 5 4 3 2 3-6 mesi 6 mesi- 1 anno Colostomie 1-3 anni Ileostomie 3-5 anni 0 >5 anni Urostomie Andando ad analizzare i tipi di stomia singolarmente emerge che le colostomie raggiungono il picco nel periodo di confezionamento oltre i 5 anni (36%), le ileostomie nel periodo dai 3 ai 6 mesi (36%) e le urostomie dai 6 mesi a 1 anno (28%). 95 PRESIDIO DI COLOSTOMIA ILEOSTOMIA UROSTOMIA RACCOLTA % % % % Tot. MONOPEZZO 21 84% 6 24% 14 56% 54,7% DUE PEZZI 4 16% 19 76% 11 44% 45,3% Tabella 6 - Presidi di raccolta utilizzati Il presidio di raccolta in generale più utilizzato è il monopezzo, con il 54% di rappresentanza, ne fanno uso l’84% dei colostomizzati e il 56% degli urostomizzati. Il 76% degli ileostomizzati utilizza un presidio a due pezzi. Distribuzione del presidio di raccolta utilizzato 25 21 19 20 14 15 11 10 6 4 5 0 Monopezzo Colostomie Due pezzi Ileostomie 96 Urostomie COLOSTOMIA ILEOSTOMIA NESSUNA UROSTOMIA % 11 7 10 37,3% 14 18 15 62,7% COMPLICANZA COMPLICANZE Tabella 8 - Risultati della scala di valutazione delle complicanze Il 62% dei soggetti intervistati presenta complicanze. Le ileostomie sono la categoria più rappresentativa. Distribuzione delle complicanze 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 18 14 11 15 10 7 Nessuna Complicanza Colostomie Complicanze Ileostomie 97 Urostomie CONDIZIONI DELLA COLOSTOMIA ILEOSTOMIA UROSTOMIA CUTE PERISTOMALE % % % % Tot. INTATTA 20 80% 12 48% 13 52% 60% IRRITATA 3 12% 9 36% 9 36% 28% LESIONI 2 8% 4 16% 3 12% 12% Tabella 7 - Condizioni della cute peristomale La cute peristomale risulta intatta nel 60% dei soggetti, irritata nel 28% e presenta lesioni nel 12%. Troviamo maggiori percentuali di soggetti con cute peristomale irritata e lesioni negli ileostomizzati ( 52% ) ed urostomizzati ( 48% ). Distribuzione delle condizioni della cute peristomale 25 20 20 15 12 13 9 10 5 9 4 3 2 3 0 Intatta Colostomie Irritata Ileostomie 98 Lesioni Urostomie COLOSTOMIA ILEOSTOMIA UROSTOMIA % MEDIA D.S. 63,2% 10 3,6 14% 2,3 3,3 4,2% 0,6 0,94 ALTERAZIONE 5 CUTANEA 13 12 PERISTOMALE 7 ERNIA 2 PROLASSO STENOSI 2 1 1 8,5% 1,3 0,47 RETRAZIONE 1 2 2 10,1% 1,6 0,47 Tabella 9 - Risultati dei singoli items della scala di valutazione delle complicanze La complicanza maggiormente rappresentata è l’alterazione cutanea peristomale, presente nel 63,2% dei soggetti con complicanze, seguita dall’ernia ( 14% ), dalla retrazione ( 10,1% ), dalla stenosi ( 8,5% ), infine dal prolasso ( 4,2%). Distribuzione dei risultati dei siingoli items della scala di valutazione delle complicanze 14 12 10 8 6 4 2 0 13 12 7 5 2 2 0 0 Alterazione cutanea peristomale Ernia Colostomie 0 0 1 1 Prolasso Stenosi Ileostomie Urostomie 99 1 2 2 Retrazione L’alterazione cutanea peristomale si riscontra maggiormente nei soggetti con ileostomia e urostomia; l’ernia la troviamo soltanto nella colostomia; retrazione e stenosi sono distribuite in modo pressoché omogeneo nei tre gruppi di soggetti, il prolasso è presentato solo dall’ileostomia. COLOSTOMIA ILEOSTOMIA UROSTOMIA % MEDIA D.S. AUTOCURA 15 13 16 58,7% 14,7 1,24 CURA DA 10 12 9 41,3% 10,3 1,25 24 24 23 94,6% 23,7 0,47 23 24 23 93,3% 23,3 0,47 22 22 21 86,6% 21,7 0,47 PARTE DI CAREGIVER CONOSCENZA MATERIALI CONOSCENZA CURA CONOSCENZA ATTIVITÁ CHE SI POSSONO SVOLGERE Tabella 10 - Dati sull’autonomia nella cura della stomia e sulla conoscenza Dai dati emerge che il 58,7% dei soggetti si autocura, il 42,3% è aiutato da un caregiver. Le conoscenze sui materiali, sulle fasi di cura della stomia e sulle attività che si possono svolgere si mantengono buone in tutte e tre le classi di soggetti, con percentuali che oscillano tra l’86,6% e il 94,6%. 100 In letteratura202, in riferimento all’autocura, il 67% delle persone osservate risultano autonome mentre il 27% fanno riferimento a un caregiver. L’81% dei pazienti conosce il materiale utilizzato, il 79% conosce le fasi di cura della stomia e il 57% dimostra particolare interesse/motivazione verso le attività che può svolgere. In letteratura tali variabili sono inoltre state messe a confronto con il dato “distanza dall’intervento” ed è emerso che: - con l’aumentare dei giorni dall’intervento operatorio si rafforza l’attività di cura svolta dal soggetto e diminuisce quella richiesta al caregiver; - la conoscenza dei materiali e delle fasi non subisce notevoli cambiamenti tranne nell’immediato post-operatorio, dove il soggetto risulta meno informato; - la motivazione tende ad aumentare con il passare dei giorni, come del resto la capacità di gestione e la competenza a gestire lo stile di vita. Distribuzione del grado di autonomia e delle conoscenze 30 25 20 15 15 24 24 23 23 24 23 Conoscenza materiali Conoscenza cura 22 22 21 16 13 10 10 12 9 5 0 Autocura Cura da parte di un caregiver Colostomie Ileostomie 202 Conoscenza attività che si possono svolgere Urostomie Zanotti R. e AIOSS (2006) Coloproctologia, stomia e incontinenza: diagnosi infermieristica e percorsi di assistenza. Carocci editore, Roma, p38-39 101 6.3 DISCUSSIONE Come detto in precedenza, lo sviluppo di complicanze a carico della stomia, oltre a determinare un marcato peggioramento della qualità di vita, può essere causa di reintervento chirurgico, ritardo nella dimissione, protrarsi della convalescenza e uso di una maggior quantità di presidi.203 In una rewiew pubblicata nel 2008 da Salvadena relativa all’incidenza delle complicanze stomali e peristomali in individui con colostomia, urostomia e ileostomia si confrontano 21 studi pubblicati in Inghilterra tra il Gennaio 1990 e l’Agosto 2007, riportando il numero di complicanze emerse tra i partecipanti allo studio. I tipi di complicanze più comunemente riportati erano retrazione, ernia, prolasso, alterazione cutanea peristomale e necrosi.204 Herlufsen riporta uno studio del 2006 condotto su 202 persone con ileostomie, colostomie e urostomie permanenti. Le complicazioni si verificarono nel 45% ed erano classificate come medie (57%) moderate (33%) o gravi (10%). I tipi di lesioni cutanee includevano erosioni, macerazioni, eritema e dermatiti irritative. Collettivamente esse contano il 77% di tutte le complicazioni. I disordini della cute peristomale persistevano per più di tre mesi nel 76% dei casi, ma l’80% non ricercava una cura da un professionista. I clienti con una ileostomia aveva tassi di complicazioni molto elevati (57%) dopo le urostomie (48%) e colostomie (35%).205 L’indagine, pur esaminando un numero limitato di persone, è perfettamente in linea con gli studi che si sono occupati di questo argomento. 203 Porret T., McGrath A. (2006) La persona stomizzata: assistenza, cura e riabilitazione, McGraw Hill, p.94 204 Salvadena G. (2008) Incidence of complications of the stoma and peristomal skin among individuals with colostomy,ileostomy, ans urostomy. A systematic review. Journal of wound ostomy continence nursing 205 RNAO, Registered Nurses Association of Ontario (2009) Ostomy Care and Management, Clinical Best Practice Guideline 102 Il questionario utilizzato ha permesso di indagare non solo l’aspetto clinico, quello delle complicanze relative alla stomia, ma ci ha anche fornito importanti informazioni sociodemografiche e sulle condizioni di autocura, che hanno contribuito ad arricchire lo studio, fornendo un quadro generale delle caratteristiche dei pazienti afferenti all’ambulatorio. I risultati dell’indagine osservazionale hanno evidenziato che l’età media dei pazienti stomizzati afferenti al centro si distribuisce con andatura crescente tra i 40 e i 79 anni, con un picco del 29,3% tra i 70 e 79 anni. Le evidenze scientifiche, dimostrano che vi è influenza con l’età sulle complicazioni stomali e peristomali. L’età era associata ad un probabile aumento di precoci complicanze stomali e peristomali in due studi. Le ricerche hanno anche indagato circa l’influenza di fattori indirettamente associati all’età, come la percezione sensoria, alterazione delle funzioni cognitive, o diminuzione delle fini abilità motorie, conducendo a raccomandazioni sull’importanza di valutare l’impatto di questi fattori sulle abilità dei pazienti anziani per gestire le stomie e valutare le complicanze.206 Il 68% di soggetti è portatore di una stomia permanente, percentuale alla quale contribuiscono soprattutto colostomizzati e urostomizzati; l’80% degli ileostomizzati ha infatti una stomia temporanea. Grazie alle nuove tecnologie, terapie, tecniche chirurgiche ( suturatici meccaniche, interventi in laparoscopia), e diagnosi precoce, si è ottenuta una drastica riduzione delle colostomie definitive e si è avuto un aumento delle stomie intestinali temporanee. L’aumento delle stomie intestinali temporanee è avvenuto anche a livello Europeo, prendendo ad esempio la statistica di alcuni paesi si può notare che durante il trimestre Gennaio-Marzo 2004 le stomie temporanee superano notevolmente le stomie definitive.207 206 RNAO, Registered Nurses Association of Ontario (2009) Ostomy Care and Management, Clinical Best Practice Guideline 207 http://www.nonsolostomia.com/stomie_gestione.html ( 23/09/10) 103 N° stomie N° stomie temporanee definitive 4632 2928 1704 Francia 3461 2340 1121 Germania 7865 4446 3419 Spagna 818 637 181 Paese Europeo N° nuove colo-ileo Italia Tab. 11 – Confezionamento nuove stomie in Europa nel trimestre Gennaio-Marzo 2004 Per quanto riguarda l’aspetto socio-demografico: il livello di scolarità maggiormente rappresentato è quello delle scuole medie inferiori con 38,7% di soggetti, il 72% degli intervistati dichiara di vivere con altre persone, il 28% vive da solo, più del 90% riferisce un’abilità motoria conservata, il 57,3% riferisce uno stile comportamentale stabile e controllato, il 37,3% riferisce ansia e paura, il restante 5,4% rifiuto della situazione. In merito al periodo di confezionamento, considerando tutti e tre i tipi di stomia, le percentuali maggiormente rappresentate sono quelle che vanno dai 3 a 6 mesi, dai 6 mesi a 1 anno e da 1 a 3 anni, con una percentuale del 20% ognuna. Il presidio di raccolta in generale più utilizzato è il monopezzo, con il 54% di rappresentanza, ne fanno uso l’84% dei colostomizzati e il 56% degli urostomizzati. Il 76% degli ileostomizzati utilizza invece un presidio a due pezzi. Il 62% dei soggetti intervistati presenta complicanze, il 72% degli ileostomizzati intervistati ne fanno parte. La cute peristomale risulta intatta nel 60% dei soggetti, irritata nel 28% e presenta lesioni nel 12%. 104 La complicanza maggiormente rappresentata è l’alterazione cutanea peristomale, presente nel 63,2% dei soggetti con complicanze, seguita dall’ernia ( 14% ), dalla retrazione ( 10,1% ), dalla stenosi ( 8,5% ), infine dal prolasso ( 4,2%). L’evidenza scientifica sostiene costantemente l’associazione tra tipi di stomie e incidenza di complicazioni peristomali, in particolare sostiene le seguenti conclusioni: - le ileostomie sono associate ad un’alta incidenza di problemi cutanei peristomali rispetto alle colostomie;208 - le urostomie sono associate ad un’alta incidenza di problemi cutanei peristomali rispetto alle colostomie. L’incidenza delle patologie stomali, riportata da casistiche nazionali ed internazionali è del 70%, dato, questo, che deve far riflettere e che giustifica l’attenzione che gli operatori dei Centri di Riabilitazione rivolgono verso la prevenzione ed il trattamento di tali patologie.209 Il 58,7% dei soggetti si autocura, il 42,3% è aiutato da un caregiver. Le conoscenze sui materiali, sulle fasi di cura della stomia e sulle attività che si possono svolgere si mantengono buone in tutte e tre le classi di soggetti, con percentuali che oscillanno tra l’86,6% e il 94,6%. Le evidenze affermano che l’educazione sulla corretta cura della stomia è imperativa poiché permette di identificare rapidamente i segni e i sintomi delle complicazioni.210 Redman si riferisce alla preparazione dell’autogestione come “all’addestramento che le persone necessitano in condizioni di salute croniche per essere in grado di assumere i farmaci e a mantenere i regimi terapeutici, continuare la vita di tutti i giorni come il lavoro, la famiglia e trattare del futuro, inclusi i cambiamenti nella pianificazione della propria vita, della frustrazione, della rabbia e della depressione” che accompagnano una condizione cronica. Una stomia non sempre è considerata come una condizione cronica, 208 Duchesne J.C., Wang Y.Z., Weintraub S.L., Boyle M., Hunt J.P. (2002) Stoma complications: a multivariate analysis. American Surgeon, 68(11) 209 http://www.robertoaloesio.it/Stomie_2.htm#1 (23/09/10) 210 RNAO, Registered Nurses Association of Ontario (2009) Ostomy Care and Management, Clinical Best Practice Guideline 105 ma vivere con una stomia richiede che il paziente impari molte abilità di autogestione.211 6.4 CONCLUSIONI L’indagine è stata svolta su soggetti valutati presso “l’Ambulatorio Incontinenti e Stomizzati A.Ri.Stom.” e l’U.O. di “Chirurgia Generale e d’Urgenza” di Rimini. Ricordiamo che il campione è composto complessivamente da 75 soggetti divisi in tre gruppi da 25 rispettivamente in colostomizzati, ileostomizzati e urostomizzati. Confrontando i risultati ottenuti con quelli presenti in letteratura, si può affermare che l’indagine, pur esaminando un numero limitato di persone, è perfettamente in linea con gli studi che si sono occupati di questo argomento. L’assistenza al paziente stomizzato è sicuramente uno degli ambiti in cui l’infermiere ha trovato una maggiore autonomia d’azione: si é visto come la figura dell’infermiere stomaterapista aiuti il paziente e i familiari ad acquisire altri punti di vista e nuovi significati in merito alla malattia, agli interventi, alle terapie, alla stomia; a osservare non solo ciò che è “rotto”, ma a sviluppare la capacità di vedere ciò che ancora si può realizzare nonostante la presenza della malattia e delle limitazioni a essa connesse. Dall’analisi è emerso che la maggior parte dei soggetti intervistati presenta complicanze legate alla stomia, le stesse complicanze variano col tipo di stomia, con notevole aumento di difficoltà nell’autocura e compromissione della qualità di vita. Concludendo, adottando un approccio multidisciplinare al problema, numerose situazioni cliniche possono essere riconosciute precocemente e facilmente trattate, permettendo in tal modo di portare un miglioramento della qualità di vita del paziente stomizzato. 211 RNAO, Registered Nurses Association of Ontario (2009) Ostomy Care and Management, Clinical Best Practice Guideline 106 APPENDICE 107 108 109 BIBLIOGRAFIA 110 AISLeC, Associazione Infermieristica per lo Studio delle Lesioni Cutanee (2000) Linee guida integrali dell’AHRQ per la prevenzione e trattamento delle lesioni da decubito Aloesio R. (2006) Congresso Satellite al XX° Congresso Nazionale di Fisiopatologia Chirurgica –SIFIPAC- Cuneo Anthony C.P, Kolthoff N.J. (1977) Fondamenti di anatomia e fisiologia dell’uomo, Milano, Casa Editrice Ambrosiana, p. 404 Barp A., Brazzale R., Cimmino C. et al. (2007) Le complicanze del complesso stomale. In: Gruppo di ricerca A.I.O.S.S. 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In particolare vorrei ringraziare per il prezioso aiuto la prof.essa Mele Costanza, che come relatrice di questo lavoro ha messo a disposizione la sua immensa pazienza, competenza e disponibilità e che ha mostrato sincero interesse per il tema trattato. Un caloroso ringraziamento va a tutto il personale dell’A.Ri.Stom. e all’U.O. di Chirurgia, in particolare a Giuseppina Messina, infermiera stomaterapista nonché correlatrice di questa tesi, che ringrazio per i preziosi consigli, la continua disponibilità e tutto il tempo che ha sempre trovato da dedicare a questo studio; ringrazio la signora Luisa Ridolfi, responsabile del centro, per la preziosa opportunità che mi ha dato, quella di poter effettuare un tirocinio presso l’ambulatorio di stomaterapia, permettendomi di fare un’esperienza a diretto contatto con la realtà di cui ho parlato nel lavoro da me svolto. Ringrazio inoltre i due infermieri stomaterapisti Domenico Ciotti e Agnese Amantini per la disponibilità e la comprensione che hanno sempre dimostrato durante tutto il periodo di tirocinio da me svolto. Ringrazio le mie tutors prof.essa C.Mele e P. Di Giacomo per avermi accompagnata lungo questo cammino con la loro continua disponibilità. Ringrazio i miei genitori per avermi sempre sostenuto e incentivato. Ringrazio Luca per avermi letteralmente supportato e sopportato durante questi tre anni. Ringrazio le mie compagne di avventure, Giulia, Valentina e Francesca, per l’amicizia che abbiamo costruito in questi anni, che sono stati speciali soprattutto grazie a loro. Infine ringrazio tutti i pazienti che ho incontrato, che attraverso le emozioni da loro trasmesse mi hanno fatto capire di aver fatto la scelta giusta. 118