Neuropsicologia del linguaggio (Capitoli 1,2,5,6,7)

1.1 Neuropsicologia e linguaggio
L’oggetto della neuropsicologia è lo studio della relazione tra fenomenologia e basi nervose delle
funzioni cognitive, vale a dire dei comportamenti più articolati degli organismi complessi. Studia
quindi il rapporto tra cervello e mente.
L’associazione (sommarsi) di sintomi si chiama sindrome.
1.2 Linguaggi e lingue storico-naturali
Il linguaggio inteso come abilità tipicamente umana è tra i codici comunicativi più sofisticati e
potenti e consente di modulare lungo una gamma praticamente illimitata l’espressione dei concetti.
Le lingue storico-naturali sono caratterizzate da:
A- uso del canale vocale per la produzione ed uditivo per la comprensione.
B- doppia articolazione, sono ciò costituite da un numero limitato di unita non significanti (i
fonemi) grazie a cui vengono formate una quantità illimitata di unità significanti (le parole).
C- creatività, vale a dire la possibilità di produrre enunciati mai uditi ma che siano
comprensibili.
La scienza che le studia è la linguistica.
Le diverse modalità di produzione di un fonema vengono chiamate allofoni, che in fase di
percezione il cervello dell’ascoltatore classifica e giudica come un unico fonema di una data lingua.
I fonemi consonantici italiani possono essere classificati così:
1. Sonori: differente vibrazione delle corde vocali, differente sonorità.
2. Occlusivi: Durante la produzione di un fonema occlusivo il passaggio dell’aria viene
momentaneamente ostruito in alcuni punti del tratto vocale (es. sulle labbra per b,p, in
prossimità dei denti per d,t, nel palato per g,k).
3. Costrittivi: quando il flusso dell’aria deve passare attraverso un’apertura molto stretta del
tratto vocale.
4. Affricati: iniziale occlusione delle strutture vocali a cui segue una costrizione.
5. Nasali: l’aria fluisce attraverso le fosse nasali perché il palato è sollevato e
contemporaneamente vi è un’occlusione.
6. Liquidi: parziale restringimento del tratto vocale durante la loro produzione.
I fonemi vocalici vengono distinti in base alla posizione assunta dalla lingua.
La morfologia studia la concordanza delle parole, il morfema è la più piccola unità linguistica
dotata di significato.
La semantica studia il significato delle parole.
La sintassi studia le modalità con cui le parole vengono collegate per comunicare mediante frasi.
La pragmatica studia la conoscenza delle regole di adattamento ottimale dell’uso di una lingua al
contesto.
2.1 Filogenesi del linguaggio
La comparsa del linguaggio articolato è stata funzionalmente equiparata ad uno di quei processi di
selezione naturale che hanno permesso la sopravvivenza ed il successo della specie.
Due teorie:
A- “catastrofica”, avvenuta in maniera improvvisa;
B- transizione graduale e lentissima dall’epoca dei rumori a quella dei suoni linguistici.
Importanti per la nascita del linguaggio anche i cambiamenti cerebrali, dato che le aree corticali
risultano attive in compiti linguistici e la cui lesione produce deficit nella capacità di produrre e/o
comprendere il linguaggio.
2.2 Ontogenesi del linguaggio
Ontogenesi = insieme dei processi di sviluppo.
L’uomo sembra possedere una sorta di istinto all’uso del linguaggio.
I neonati sono in grado di percepire fondamentali contrasti fonemici di tutte le lingue, finché non
vengono immersi in una sola di queste.
2.3 Sviluppo della percezione e del riconoscimento dei suoni del linguaggio
La voce umana, specie quella materna, viene percepita già all’interno dell’utero.
Un gruppo di adulti nord americani non riconosce la differenza tra due vocali svedese, è stato
dimostrato che un gruppo di neonati americani riusciva a discriminarle con la stessa abilità di un
gruppo di neonati svedesi. Si può quindi affermare che la capacità di attivare particolari strutture del
cervello viene stimolata con l’esposizione ai suoni di una lingua durante l’infanzia. Una mancata
esposizione a suoni non presenti nella propria lingua madre porta ad un decadimento di alcune
strutture nervose atte a discriminare questi suoni.
Quindi entro il primo anno di età gli esseri umani sono pronti ad apprendere tutte le lingue, capacità
che perdono poi.
I bambini alla nascita possono riconoscere (e preferire) la lingua della propria madre.
2.4 Lo sviluppo della produzione vocale nel bambino
Entro i primi 11-18 mesi di vita del bimbo si ha un abbassamento della laringe, determinante per la
capacità di produrre e modulare i suoni necessari al linguaggio.
Nella fase delle prime vocalizzazioni, intorno ai 3 mesi di vita, i bambini producono suoni nei quali
gli adulti tendono a riconoscere associazioni consonante-vocale. Intorno al quarto-quinto mese
accresce il repertorio di suoni e vi è combinazione aritmica di sillabe. Verso il sesto mese si
manifestano le prime combinazioni di consonanti e vocali con ripetizione di sillabe uguali. Dal
settimo mese inizia la produzione di sillabe ben formate, caratterizzate dalla combinazione di una
consonante più una vocale. Tra gli 11 e i 13 mesi di vita comincia la produzione di fonemi affettivi
e di quelli indicativi.
La capacità di comprendere suoni linguistici precede sempre la capacità di produrli.
Studi recenti hanno evidenziato che le bambine acquisiscono prima dei maschi la capacità di
produrre in maniera corretta i suoni di una lingua.
2.5 Tappe maturative e acquisizione della prima lingua
1 mese: stabilimento contatto visivo e riconoscimento volti.
3 mesi: sorrisi a chi sta a stretto contatto. Sorrisi frequenti con interazione linguistica.
4 mesi: orientamento occhi e testa in direzione dei suoni.
6 mesi: selezionamento suoni in ascolto.
La prima parola è mediamente pronunciata intorno agli 11 mesi (i più precoci a 8, i più lenti a 18).
Dai 12 ai 18 mesi enunciazione di parole che sintetizzano il valore di una frase.
Tra i 10 ed i 20 mesi il vocabolario del bimbo raggiunge circa le 50 parole.
Verso i 24-36 mesi inizia a produrre frasi lunghe ma telegrafiche, senza cioè elementi grammaticali
obbligatori.
Fra i 3 e i 5 anni le frasi si allungano progressivamente e diventano più corrette, il vocabolario
cresce molto.
A 6 anni il linguaggio è simile a quello dell’adulto, partecipa attivamente ai discorsi.
A 8 anni raggiunge una competenza grammaticale simile all’adulto.
A 10 anni il bimbo è in grado di comprendere numerosi aspetti pragmatici della comunicazione
verbale, apprezza le battute umoristiche e riesce a comprendere i significati non letterali delle
espressioni verbali.
2.6 Meccanismi alla base dell’apprendimento del linguaggio articolato
2.6.1 Il fenomeno del contagio
E’ ritenuto essere un vero e proprio istinto sociale basato su uno schema imitativo complesso
codificato nella specie umana a livello genetico e si basa sull’imitazione involontaria del neonato di
espressioni e fonemi semplici.
2.6.2 Il comportamento ecolalico
Ripetizione di parole o frasi senza che queste siano necessariamente comprese, rappresenta il
tentativo del bambino di imitare i modelli sonori appena uditi.
Queste si riducono con la maturazione del lobo frontale, sede delle funzioni cognitive più
complesse
2.6.3 L’accomodazione vocale
Consiste nella tendenza a rendere la propria espressione verbale sempre più simile alle
caratteristiche vocali dell’interlocutore.
2.6.4 Sensibilità al ritmo del linguaggio
Sembra innata e si manifesta ancor prima che il neonato inizi a parlare.
Quindi oltre all’integrità di strutture anatomo-fisiologiche e di precise funzioni cognitive, una piena
maturazione e sviluppo del linguaggio sono strettamente legati agli stimoli di cui questi processi
necessitano e che dipendono fortemente dalla ricchezza e completezza della società linguistica nella
quale l’individuo è immerso.
5.1 Architettura neurofunzionale del linguaggio inferita da casi clinici
Pazienti con lesioni anteriori mostrano soprattutto disturbi sintattici, quelli con lesioni posteriori
mostrano problemi lessicali.
Pazienti con afasia (alterazione più o meno grave della comprensione e della produzione del
linguaggio conseguente a lesioni cerebrali successive all’acquisizione del linguaggio) di Wernicke
hanno maggiori difficoltà nella formazione del participio di verbi irregolari, pazienti con afasia di
Broca presentano maggiori difficoltà nella formazione dei verbi regolari.
5.2 Nascita dell’afasiologia
Gli antichi si limitarono a descrivere delle associazioni di sintomi, senza farsi domande specifiche
sull’organizzazione del linguaggio nel cervello.
Per raggiungere questo tipo di consapevolezza bisogna attendere le scoperte di Pierre Paul Broca.
Studiò un paziente che perse l’uso del linguaggio a 30 anni, pur mantenendo intatta l’intelligenza.
Piano piano questo paziente perse anche l’uso di mano e gamba destra, morendo poi per setticemia
successiva ad una cancrena alla gamba. Grazie all’autopsia Broca scoprì che, come pensava, Tan
aveva una lesione alla parte sinistra del cervello. Egli suggerì quindi che la facoltà del linguaggio
articolato fosse indipendente dalla comprensione verbale e dalla comunicazione non verbale.
Il fatto che la facoltà di linguaggio non fosse rappresentata bilateralmente nei due emisferi fu di
difficile accettazione.
Successivamente Wernicke cercò di spiegare come il cervello organizzava il movimento volontario
ed il linguaggio. Propose che la corteccia cerebrale fosse organizzata in un mosaico di aree
collegate anatomicamente e dedicate a specifiche funzioni; quando due strutture del cervello
venivano attivate congiuntamente esse tendevano a rimanere regolarmente associate, facendo via
via diminuire l’energia necessaria per eccitare quello stesso circuito.
Descrisse l’afasia sensoriale, spesso chiamata “afasia di Wernicke”.
5.4 Osservazione clinica e semeiologia afasiologia nel paziente adulto
E’ lecito sospettare un disturbo afasico del linguaggio in una persona adulta quando questa
improvvisamente perde la capacità di esprimersi e di comprendere il linguaggio, oppure quando di
colpo inizia a commettere numerosi errori mentre parla.
Già in questa fase bisogna porre attenzione alle alterazioni della quantità e della qualità
dell’eloquio. Le prime comportano un aumento o riduzione del ritmo di produzione nell’unità
tempo, le seconde una serie di sintomi che possono riguardare il livello fonologico (sostituzione
lettere), il livello semantico (parola non consona a descrivere ciò che si deve dire) o il livello
sintattico (grammaticalmente scorretto).
Bisogna inoltre considerare che un paziente afasico presenta molto spesso deficit non strettamente
linguistici, in relazione alla sede e all’estensione della lesione (lentezza nella comprensione,
riduzione dell’attenzione, perdita di pensiero astratto, ecc).
Vanno inoltre considerati i sintomi che insorgono spesso in concomitanza con quelli afasici perché
legati a lesioni di strutture vicine o in parte sovrapposte a quelle che inducono afasia.
5.5 Valutazione formale del linguaggio nel soggetto adulto monolingue: i test standardizzati
Una precisa diagnosi di afasia deve basarsi su test standardizzati che prendano in considerazione i
molteplici piani delle lingue storico-naturali.
Il livello fonologico è esplorato in uscita tramite analisi della generazione dei suoni e delle sillabe
ed in entrata tramite la discriminazione e l’identificazione degli stessi.
Il livello semantico è esplorato tramite analisi dell’abilità di comprendere, scegliere e produrre
parole con funzione semantica.
L’esistenza di alterazioni sintattiche può essere già molto evidente dall’analisi dell’eloquio
spontaneo che potrebbe evidenziare deficit nella generazione di unità sintatticamente organizzate in
presenza di conservata abilità di recupero delle parole.
6.1 Classificazione sindromica dell’afasia
1 – Afasia globale: è la forma più grave. Eloquio stentato o totalmente assente, comprensione molto
compromessa. Generalmente vi è lesione della maggior parte delle aree del linguaggio dell’emisfero
sinistro. Può essere associata sia ad una paralisi degli arti di destra sia ad una perdita delle capacità
visive dell’emicampo destro.
2 – Afasia di Broca: espressione verbale non fluente, agrammatismo. Comprensione verbale buona.
Lesione circoscritta al lobo frontale sinistro.
3 – Afasia transcorticale motoria: eloquio spontaneo ridotto, ripetizione compromessa. Poco
frequente.
4 – Afasia transcorticale mista: molto rara e grave. Non vi è eloquio spontaneo, non comprende ma
ripete. È in genere prodotta da gravi avvelenamenti da ossido di carbonio che distruggono
determinate aree corticali.
5 – Afasia di Wernicke: espressione verbale fluente ma con parafasie fonemiche. Comprensione
verbale deficitaria. Lesione situata nel lobo temporale sinistro.
6 – Afasia di conduzione: eloquio fluente con parafasie fonemiche. Comprensione uditiva buona,
ripetizione particolarmente compromessa.
7 – Afasia transcorticale sensoriale: eloquio fluente, deficit fonemici e semantici, gravi deficit di
denominazione. Comprensione uditiva compromessa, ripetizione relativamente conservata. Lesioni
generalmente estese.
8 – Afasia anomica: eloquio spontaneo fluente, informativo e grammaticalmente corretto.
Comprensione e ripetizione conservate. Espressione ostacolata dall’incapacità di reperire parole
6.2.1 Afasie e cervello poliglotta
Una persona bilingue è raro abbia una conoscenza perfetta di tutte le lingue che usa.
Vi sono diversi tipi di recupero in soggetti bilingui:
- parallelo (miglioramento contemporaneo)
- selettivo (una lingua migliora, l’altra no)
- successivo (prima una poi l’altra)
- antagonistico (una migliora, l’altra peggiora).
Il diverso recupero pare essere influenzato soprattutto dall’età di acquisizione e dalla competenza in
una data lingua.
Sintomo tipico è lo switching (commutazione), un altro è il mixing (mescolamento). Vie è poi
l’incapacità di tradurre.
6.2.2 Afasia nel linguaggio dei segni
Lesioni che producono afasie simili rispetto a quelle in soggetti che utilizzano lingue storiconaturali.
6.2.3 Afasia crociata
Afasia in pazienti destrimani con lesione nell’emisfero destro. Rarissima.
6.2.4 Afasia nei mancini
Il 20/30% dei mancini mostra afasia dopo una lesione all’emisfero destro, per il resto sia ha afasia
con lesioni all’emisfero sinistro come per i destrimani.
Va comunque sottolineato che tipicamente l’afasia nei mancini è meno grave che nei destrimani e
generalmente il recupero è maggiore e più veloce.
6.3 Il linguaggio oltre il linguaggio: la pragmatica ed i suoi disturbi
Per comprendere un enunciato le informazioni veicolate dal puro codice linguistico possono non
essere sufficienti ma devono essere integrate da informazioni provenienti dal contesto, che è un
elemento indispensabile perché l’informazione linguistica è in genere sottoderminata, cioè non
veicola tutti i possibili significati, anzi in alcune circostanze fornisce informazioni ambigue.
6.3.1 La pragmatica della comunicazione
Le capacità pragmatiche consentono di inferire il significato della comunicazione verbale
utilizzando indizi non linguistici che il parlante fornisce in modo a volte del tutto inconsapevole.
6.3.2 Disturbi della pragmatica in pazienti cerebrolesi
E’ stato visto che le lesioni all’emisfero destro possono compromettere in maniera rilevante alcune
componenti non linguistiche della comunicazione verbale.
Disturbo tipico è la difficoltà o incapacità di formulare e comprendere le figure retoriche.
Problemi nell’organizzare coerenza e coesione logica dei discorsi, nel rilevare il senso di richieste
linguistiche indirette e nel comprendere lo humor.
6.4.1 Lettura
Tre principali tipi di alterazione dei processi di lettura:
- dislessia profonda: caratterizzata da errori semantici e dal fatto che i nomi vengono letti più
facilmente dei verbi. Incapacità di leggere le non-parole.
- dislessia superficiale: via non lessicale conservata, quella lessicale-semantica danneggiata.
Leggono correttamente ma hanno problemi con le lingue dall’ortografia opaca, mentre sarà
difficile scoprirli in lingue dall’ortografia trasparente (come l’italiano).
- dislessia fonologica: rara, deficit specifico della via non lessicale con problemi nella lettura
delle non-parole e delle parole sconosciute, conservando comunque capacità nel leggere.
6.4.2 Scrittura
Le abilità di scrittura possono essere compromesse in persone con lesioni cerebrali, rari i casi di
disgrafia pura.
Tre tipi di disgrafia:
- disgrafia profonda: danno della via non lessicale comporta difficoltà di scrittura delle nonparole ed il danno della via lessicale comporta il verificarsi di paragrafie semantiche.
- disgrafia superficiale: riflette un danno selettivo della via lessicale. Nelle lingue ad
ortografia trasparente non è praticamente dimostrabile, perché quasi tutte le parole possono
essere scritte utilizzando meccanismi di conversione sublessicale.
- disgrafia fonologica: scrittura di non-parole specificatamente danneggiata. Scrittura di
parole conosciute è possibile nei casi in cui vengono comprese.
7.1 Valutazione del linguaggio nel bambino
Lo sviluppo normale o patologico del linguaggio nel bambino viene misurato mediante specifiche
batterie di test che valutano le abilità di comprensione, ripetizione e produzione di sillabe, parole e
frasi.
Poiché non tutti i bambini hanno le stesse prestazioni si è stabilito che un punteggio in un
determinato test che si discosta per più di due deviazioni standard rispetto alla norma debba essere
considerato patologico.
Siccome l’acquisizione del linguaggio è un processo continuo non è possibile usare per i bambini di
età differente la stessa batteria di test.
7.2.1 Le afasie acquisite
Sono disturbi derivanti da traumi cranici e tumori cerebrali o da infezioni virali e malattie vascolari.
Presentano quadri simili ai diversi tipi di afasie dell’adulto.
Tendenza a perdere la capacità di esprimersi fluentemente, fino a vero e proprio mutismo.
Dopo l’evento traumatico nel giro di qualche mese è recuperata in maniera apparentemente
soddisfacente la capacità di parlare, dopo qualche anno è ristabilito completamente.
Restano comunque lievi deficit a livello di comprensione degli aspetti più complessi.
7.2.2 L’afasia-epilessia
L’afasia non dipende dalla gravità dell’epilessia, è correlata con la presenza di anomalie
epilettiformi continue, ci sono quindi disturbi nell’attività elettrica del cervello.
Inizialmente i bambini perdono la capacità di comprendere il linguaggio, poi vi è deterioramento
delle funzioni espressive. Gli episodi afasici non si presentano più dopo i 14 anni, perdurano però
difficoltà linguistiche e di apprendimento scolastico.
7.2.3 Afasie congenite dovute a paralisi cerebrali infantili
Per paralisi cerebrale si intende un deficit neurologico stabile e non progressivo durante o nei primi
mesi dopo la nascita. Le cause sono diverse (es. basso peso alla nascita, incompatibilità di gruppo
sanguigno tra madre e figlio, meningite neonatale).
Si hanno fenomeni di spasticità e non coordinazione motoria.
Alcuni non hanno problemi di linguaggio, la maggior parte sì.
7.3 Disturbi specifici nel linguaggio
- Disturbo comprensione: forma più grave, lungo periodo riabilitativo e trattamenti
farmacologici. Spesso è associato a disturbo nell’espressione e nell’articolazione.
- Disturbo dell’espressione: comprensione nella norma ma deficit espressivo. Spesso
associato a disturbo dell’articolazione.
- Disturbo dell’articolazione: sviluppo dell’articolazione tardivo e spesso distorto.
7.4 Dislessia evolutiva
La dislessia è un disturbo dell’apprendimento della lettura che colpisce bambini con intelligenza
normale e frequentemente si associa alla disgrafia.
Vi sono tre tipi di dislessia:
- dislessia linguistica: leggono a velocità normale ma commettono numerosi errori
caratterizzati dalla sostituzione e dall’omissione di lettere e parole.
- dislessia percettiva: leggono lentamente, ma non commettono errori di lettura.
- dislessia mista: leggono lentamente e commettono molti errori.
Sono ancora sconosciute le cause.
7.5 Disturbi del linguaggio nel ritardo mentale
Si definisce ritardo mentale uno sviluppo intellettivo inferiore a un quoziente intellettivo
complessivo di settanta.
Le cause più note sono sindromi genetiche (come quella di Down).
7.6 Autismo
E’ una grave malattia cronica che si manifesta durante i primi tre anni di vita e che si caratterizza
come un isolamento del bambino rispetto al mondo esterno, che sembra dipendere da un disturbo
nella capacità innata di sviluppare il contatto affettivo con gli altri.
7.7 Sordità
Per la maggior parte cause ereditarie, altre cause frequenti sono alcune malattie o complicazioni di
gravidanza o parto.
Diversi tipi di sordità:
- sordità trasmissive: dipendono da un danno che ha colpito le strutture dell’orecchio, spesso
sono reversibili;
- sordità neurosensoriali: dovuta a lesioni dell’orecchio interno o del nervo uditivo;
- sordità miste: malattie che colpiscono sia l’orecchio medio che quello interno;
- sordità centrali: sono più rare e possono essere dovuti sia a malattie vascolari che a tumori,
sia a rare forme di epilessia.
L’esposizione uditiva al linguaggio nei primi anni di vita è un fattore essenziale per l’acquisizione e
lo sviluppo del linguaggio. È quindi molto importante, per quanto non facile, stabilire fin dai primi
mesi di vita se un bambino ha problemi uditivi.