Contributi pratici Virus della Rinotracheite Bovina Infettiva (BHV-1): identificazione diretta con un metodo di biologia molecolare (PCR) L’herpesvirus bovino sierotipo 1 (BHV-1), colpisce i bovini manifestandosi con patologie a carico degli apparati respiratorio (IBR o Rinotracheite Infettiva Bovina – predominante sottotipo 1.1) e genitale (IPV o Vulvovaginite Pustolosa Infettiva – predominante sottotipo 1.2). Questa infezione è diffusa in tutto il mondo e causa notevoli danni economici dovuti a morte degli animali, aborto, diminuzione della produzione di latte e perdita di peso corporeo. La IBR è caratterizzata da diversi gradi di coinvolgimento dei vari distretti dell’apparato respiratorio, con possibile interessamento oculare (cheratocongiuntivite). Nella bovina gravida, all’infezione respiratoria può succedere il coinvolgimento fetale e l’aborto, al quale talora residua una metrite. L’infezione dei genitali esterni (IPV) ad opera di determinati stipiti di BHV-1 induce la comparsa di vulvovaginite nella femmina e balanopostite nel maschio, entrambe a carattere pustoloso. La trasmissione può avvenire per via respiratoria o per via genitale. In alcuni Paesi europei (Svizzera, Austria, Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia) specifici piani di controllo hanno portato alla completa eradicazione, mentre in altri (Germania, Francia, Olanda, Belgio) tali piani sono attualmente in corso. Nel nostro Paese, dove l’infezione, sulla base di ripetute indagini sierepidemiologiche, pare coinvolgere oltre il 60% degli allevamenti da latte, il controllo dell’infezione vede primeggiare la provincia di Bolzano con il raggiungimento della qualifica di ufficialmente indenne (Decisione CE 2000/502 del 27/07/2000), mentre ha assunto il carattere dell’ufficialità nella provincia di Trento e nelle regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto, le quali hanno approvato dei piani di controllo obbligatori della malattia. Altre regioni come la Lombardia e il Piemonte prevedono l’adesione da parte degli allevatori solo su base volontaria. Per attivare un piano di eradicazione è necessario mantenere una scrupolosa gestione dell’azienda a livello sanitario applicando misure di profilassi diretta ed indiretta: pulizia e disinfezione dei ricoveri; isolamento o allontanamento dei capi positivi; massimo controllo per i nuovi capi introdotti in azienda, in fiere, mercati e pascoli; evitare contatti con altri allevamenti; massima cura nella gestione aziendale; piani vaccinali adeguati allo stato sanitario e alla tipologia dell’allevamento. Un passo fondamentale per l’azio- 298 Il Progresso Veterinario 8/2004 A. L. Langellotti 1,4,5, C. Sarasso 1,5, M.Valisi 2, M. Favilla 6,A. Stangalini 3 1 Laboratorio MTB, Novara; 2 Clonit srl, Milano; 3 Fleming Research Srl, Milano; 4 Università “Federico II”, Napoli; 5 Università “A.Avogadro”, Novara; 6 Dipartimento di Prevenzione ASL 13, Novara. ne di risanamento è rappresentato dall’introduzione di vaccini costituiti da virus vivi deleti del gene che codifica per la glicoproteina marker E (gE-). Con questo vaccino è possibile distinguere su base sierologica gli animali infetti da quelli vaccinati. Per verificare lo stato sanitario dell’animale sono disponibili commercialmente dei test diagnostici in ELISA per la rilevazione degli anticorpi specifici per le glicoproteine gB e gE. Nel caso della rilevazione degli anticorpi diretti alla glicoproteina gB, la rilevazione di questi risulta efficace solo dopo 7 giorni dall’infezione. Inoltre, per la rilevazione degli anticorpi specifici per la glicoproteina gE la rilevazione si ha solo dopo 11-17 giorni dall’infezione. Prove condotte in numerosi laboratori hanno mostrato una notevole variabilità nella sensibilità di questi test, soprattutto in animali con un basso titolo di anticorpi specifici. La Reazione a Catena della Polimerasi (PCR) rappresenta un eccellente strumento per una veloce e sensibile rilevazione di genomi virali in campioni biologici. In questo lavoro è stato messo a punto un test pronto all’uso con metodo PCR per la rilevazione diretta e specifica del genoma virale di BHV-1 da vari materiali biologici (sangue periferico, seme e mucosa nasale di bovini infetti). Per garantire una sensibilità elevata del sistema diagnostico è stata allestita una PCR nested per le regioni geniche gB e gE, una relativa al gene della glico- Contributi pratici proteina B e l’altra relativa al gene della glicoproteina E. La PCR nested mediante due consecutive amplificazioni permette una rilevazione sensibilissima del genoma virale nei campioni biologici, nel caso del sangue periferico ad esempio si può arrivare a discriminare una sola copia di genoma virale in 107 leucociti. Inoltre, analizzando la presenza di entrambe le regioni geniche (gB e gE) è possibile distinguere gli animali infetti da quelli vaccinati con il virus deleto. I primer testati sono stati selezionati sulla base di dati bibliografici, controllando la loro specificità su banche dati genomiche internazionali. L’esecuzione del test si può sche- mer gE1/2 e gEN1/2. 6) in caso di negatività di questa seconda analisi l’animale sarà considerato vaccinato con il vaccino deleto, mentre in caso di positività l’animale sarà considerato infetto. Anche questo test, come tutti gli altri disponibili in commercio (ELISA, etc.), chiaramente non distingue gli animali infetti da quelli trattati con i vaccini tradizionali in cui il genoma virale è completo, ma dispone di maggiore sensibilità e rapidità oltre a fornire la possibilità di rilevare DNA in infezioni latenti e nel seme. Nei piani di eradicazione della malattia, dove l’impiego del vaccino tradizionale è proibito, questo test oggi molto usato per la fecondazione artificiale; 3) verificare la presenza del virus negli animali infetti distinguendoli da quelli vaccinati con il virus marker gE negativo. La bibliografia è disponibile sul sito: www.ilprogressoveterinario.it Fig. 2 Elettroforesi dei prodotti della prima e della seconda reazione di PCR (nested) sul gene gB. Campioni 1, 2 e 3 positivi. Campione 4 controllo negativo. Fig. 1 Mappa genomica del virus BHV-1 con la localizzazione dei geni delle glicoproteine. Sono indicate le regioni amplificate nelle prime reazioni di PCR e nelle PCR nested e le loro rispettive dimensioni. matizzare nelle seguenti fasi: 1) estrazione del DNA virale dai campioni biologici (tamponi nasali, seme, sangue) mediante Kit di estrazione specifici per i genomi virali; 2) esecuzione di una PCR nested sul gene gB utilizzando le due coppie di primer gB1/2 e gBN1/2; 3) corsa elettroforetica su gel di agarosio e rilevazione del prodotto amplificato; 4) in caso di negatività si potrà refertare l’analisi come negativa, in questo caso dato che il gene in questione è presente sia nel virus di campo che nel virus deleto della regione gE contenuto nel vaccino, l’animale oltre ad essere non infetto risulta anche non vaccinato. 5) in caso di positività come nella Fig. 2 verrà condotto un ulteriore test sul gene gE utilizzando due coppie di pri- potrebbe rivelarsi uno strumento sensibilissimo per: 1) accertare la presenza del virus nei capi di nuova introduzione nelle aziende; 2) certificare l’assenza del virus nel seme bovino fresco e criopreservato, Fig. 3 Elettroforesi dei prodotti della prima e della seconda reazione di PCR (nested) sul frammento del gene gE. Campione 1 e 3 positivi per il virus WT. Campione 2 positivo per vaccino deleto della regione gE. Campione 4 controllo negativo. Schema dell’interpretazione dei risultati del test in PCR Stato sanitario dell’animale Animale infetto Animale non infetto, non vaccinato Animale vaccinato con vaccino deleto e non infetto Animale vaccinato con vaccino tradizionale 299 Il Progresso Veterinario 8/2004 Esito test PCR Positivo 1° test (gB) Positivo 2° test (gE) Negativo 1° test (gB) Positivo 1° test (gB) Negativo 2° test (gE) Positivo 1° test (gB) Positivo 2° test (gE) Dichiarazione Positivo IBR Negativo IBR Negativo IBR Vaccinato con virus deleto Positivo IBR