1 1.1. IIL RISCHIO BIOLOGICO NEL LABORATORIO D DI MICROBIOLOGIA INTRODUZIONE Per sicurezza si deve intendere la consapevolezza che una specifica attività non presenta pericoli o che, nel caso li presenti, possono essere attuate efficaci misure di difesa. Sicurezza e salute sono un diritto di tutti. L’OMS definisce la salute non come “assenza di malattia”, ma come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale”, quindi per sicurezza si deve intendere la salvaguardia dell’integrità psicofisica e sociale di chi è coinvolto in una specifica attività. Un obiettivo fondamentale che deve essere costantemente perseguito nello svolgimento delle attività lavorative è il raggiungimento di elevati standard di sicurezza. A questo scopo, per ridurre i rischi per la salute di chi opera in una specifica attività, esiste una specifica legislazione. In Italia, la salute e la sicurezza sul lavoro sono regolamentate dal decreto legislativo 81/2008 (conosciuto come Testo Unico Sicurezza Lavoro) entrato in vigore il 15 maggio 2008 e dalle relative disposizioni correttive, ovvero dal D. Lgs. 106/2009. Questo decreto, che ha avuto molti precedenti normativi storici (risalenti al 1955 e 1956) ed altri più recenti (D. Lgs. 626/1994), recepisce in Italia, le direttive europee (3 agosto 2007, n. 123) in materia di tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, coordinandole in un unico testo normativo, che prevede specifiche sanzioni a carico degli inadempienti. I laboratori scolastici sono equivalenti ai luoghi di lavoro, quindi soggetti alla normativa sulla prevenzione e la sicurezza sul lavoro; ne consegue che gli studenti che accedono ad un laboratorio scolastico sono assimilati ai lavoratori. L’adozione di tutte le misure atte a garantire elevati standard di sicurezza in un laboratorio è un dovere che compete a tutti coloro che intervengono nella linea organizzativa, quindi al datore di lavoro, ai dirigenti, ai responsabili di laboratorio, agli operatori (docenti, studenti, tecnici ed altri). In ogni laboratorio deve essere individuato un responsabile avente anche le funzioni di formazione, informazione ed addestramento all’uso delle apparecchiature, delle sostanze presenti e di verifica delle attività svolte. Il responsabile ha il compito di provvedere alla redazione di opportune procedure per le lavorazioni effettuate ed è consigliabile che, con cadenza periodica, verifichi la rispondenza delle procedure alle attività svolte e, nel caso in cui questo non avvenga, a provvedere alle necessarie modifiche. 1.2. I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO IN UN LABORATORIO MICROBIOLOGICO I rischi in un laboratorio microbiologico sono dovuti alla presenza di vari elementi di pericolo che possono essere FIGURA 1.1 ◗ Il simbolo di pericolo biologico. schematicamente suddivisi in chimici, fisici e biologici (fig. 1.1) e comportamentali. Sono un elemento di pericolo in particolare: • le sostanze tossiche impiegate; • gli strumenti che producono alti livelli termici (ad es. beccuccio Bunsen), meccanici (ad es. centrifuga), pressori (ad es. autoclave); • gli agenti biologici impiegati; • l’impiantistica (gas, luce, ecc.); • l’organizzazione e la gestione delle diverse attività, per la presenza di molteplici tipologie di operatori che accedono nel laboratorio (docenti, ricercatori, personale tecnico) e di personale non preparato (studenti ed ospiti a vario titolo); • la carenza di informazione, formazione ed addestramento. In un laboratorio microbiologico vi sono vari fattori di rischio che possono essere suddivisi in: • chimici • fisici • comportamentali • biologici. 1 2 Le basi microbiologiche della Biochimica In definitiva in un laboratorio microbiologico i pericoli presenti sono comuni a quelli di tutti i laboratori e specificamente biologici, conseguenti alla manipolazione di agenti patogeni viventi (microrganismi, metazoi parassiti e colture cellulari). Dal momento che gli incidenti che avvengono più frequentemente in un laboratorio sono dovuti a disattenzione o ad un comportamento non adeguato alle specifiche situazioni, è fondamentale che, anche nel lavoro che presenta bassi livelli di pericolo, le attività siano rivolte al mantenimento di un comportamento di assoluta responsabilità e prudenza. La pericolosità degli agenti biologici è stabilita sulla base di diversi parametri, in particolare: infettività, patogenicità, trasmissibilità e neutralizzabilità. • L’infettività è la capacità di un microrganismo di penetrare e di moltiplicarsi all’interno di un ospite. • La patogenicità è la capacità di produrre una malattia. • La trasmissibilità è la capacità di un microrganismo di trasferirsi da un soggetto infetto ad uno sano. • La neutralizzabilità è la disponibilità di efficaci misure profilattiche (atte a prevenire la malattia) o terapeutiche. 1.3. IL RISCHIO BIOLOGICO IN LABORATORIO 1.4. LA CLASSIFICAZIONE DEGLI AGENTI BIOLOGICI Un soggetto esposto ad un rischio biologico può: 1) contrarre una malattia infettiva, ossia una forma morbosa determinata da un microrganismo capace di penetrare, moltiplicarsi e produrre effetti dannosi nel suo organismo. Lo stesso agente biologico può essere in grado di allontanarsi da esso e di penetrare in altri organismi; 2) contrarre un’intossicazione per l’assunzione di tossine elaborate dai microrganismi che possiedono la capacità di produrle; 3) contrarre una tossinfezione per l’assunzione simultanea di tossine e di germi patogeni; 4) contrarre un’infestazione per l’assunzione di metazoi nella fase infestante. In un laboratorio gli agenti biologici patogeni possono penetrare (infezione) negli organismi attraverso diverse vie d’ingresso. Le più comuni vie di infezione avvengono: • attraverso la cute (via transcutanea, per punture accidentali della cute integra o attraverso lesioni preesistenti); • per via digestiva (ingestione di contaminanti veicolati in particolare dalle mani); • per via respiratoria (inalazione di aerosol) prodotti dall’apertura di contenitori, di provette e capsule Petri o all’impiego di agitatori, siringhe, centrifughe. La protezione da agenti biologici è regolata dal Decreto Legislativo 81/2008. Le norme contenute in esso si applicano a tutte le attività lavorative in cui vi sia rischio di esposizione ad agenti biologici. Ai sensi di legge per agente biologico s’intende qualsiasi microrganismo, anche geneticamente modificato, coltura cellulare od endoparassita umano che può provocare infezioni, allergie od intossicazioni. • I microrganismi sono entità biologiche, cellulari (protisti e monere) o meno (virus e viroidi), in grado di riprodursi o di trasferire materiale genetico; • Le colture cellulari sono il prodotto della crescita in vitro di cellule prelevate da organismi pluricellulari. • Gli endoparassiti sono metazoi in grado di penetrare all’interno di un organismo e di colonizzarne specifici distretti. Gli agenti biologici, in relazione alle loro caratteristiche, possono penetrare negli organismi attraverso diverse vie d’ingresso: • transcutanea • digestiva • respiratoria. Gli agenti biologici sono classificati in quattro gruppi per rischio d’infezione crescente: • gruppo 1. Comprende specie che presentano poche probabilità di causare malattie in soggetti umani (ad es. Saccharomyces cerevisiae); • gruppo 2. In questo gruppo sono inseriti agenti biologici che possono causare malattie in soggetti umani e costituire un rischio per i lavoratori (ad es. Bordetella pertussis). È poco probabile che questi agenti biologici si propaghino nella comunità. Sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche; • gruppo 3. Comprende specie che possono causare malattie gravi in soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori (ad es. HIV). Gli agenti biologici che appartengono a questo gruppo possono propagarsi nella comunità, ma di norma sono disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche; • gruppo 4. Le specie di questo gruppo possono causare gravi patologie in soggetti umani e costituiscono un serio rischio per i lavoratori. Presentano un elevato rischio di propagazione nella comunità (ad es. Variola virus mayor e minor). Non sono disponibili, di norma, efficaci misure profilattiche o terapeutiche. Nel caso in cui un agente biologico non possa essere attribuito in modo inequivocabile ad uno tra i gruppi sopraindicati, deve essere classificato nel gruppo di rischio più elevato. Gli obblighi del datore di lavoro e le misure di prevenzione e di protezione dei lavoratori dipendono dal grado di patogenicità dei microrganismi impiegati. Per le attività che contemplano l’uso di agenti biologici devono essere attuate tutte le misure tecniche, organizzative e procedurali finalizzate ad evitare o a ridurre al minimo l’esposizione. Gli adempimenti sono diversi a seconda che si utilizzino agenti TABELLA 1.1. Definizione dei laboratori in relazione al livello di biosicurezza Laboratorio di base Livello di biosicurezza 1 per microrganismi appartenenti al gruppo 1 Laboratorio di base Livello di biosicurezza 2 per microrganismi appartenenti al gruppo 2 Laboratorio di sicurezza Livello di biosicurezza 3 per microrganismi appartenenti al gruppo 3 Laboratorio di massima sicurezza Livello di biosicurezza 4 per microrganismi appartenenti al gruppo 4 Capitolo 1. Il rischio biologico nel laboratorio di Microbiologia 3 FIGURA 1.2 ◗ Area microscopica di un laboratorio didattico. FIGURA 1.3 ◗ Area destinata all’allestimento delle colture e dei preparati microscopici di un laboratorio didattico. biologici rispettivamente dei gruppi 1, 2, 3 o 4. Gli addetti alle attività per le quali vi sia un rischio per la salute, dovuto all’esposizione ad agenti biologici, devono essere sottoposti a sorveglianza sanitaria. Per ogni gruppo di rischio il D. Lgs. 81/2008 individua diversi livelli di contenimento; per questo i laboratori, dove sono manipolati i microrganismi, sono definiti in relazione alle loro caratteristiche progettuali (tab. 1.1). • un’area dotata di cappa aspirante per il lavoro con so- 1.5. L’ORGANIZZAZIONE DI UN LABORATORIO DI MICROBIOLOGIA DI BASE • Nell’allestimento di un laboratorio di microbiologia di base devono essere presi in considerazione diversi aspetti. Innanzi tutto è necessario curare la distribuzione delle diverse aree di lavoro, in modo tale che sia consentito uno sviluppo razionale di tutte le operazioni. Nella fase di progettazione è necessario tenere in considerazione il tipo di attività che in esso devono svolgersi. In una struttura didattica, ad esempio, l’area destinata all’osservazione microscopica (fig. 1.2) deve essere separata da quella in cui vengono svolte le attività che richiedono l’impiego di fiamme (figg. 1.3 e 1.4), così come avviene durante l’allestimento di preparati microscopici o delle colture microbiche. Per raggiungere i migliori risultati sono necessari in particolare: • un’area destinata all’osservazione microscopica in sicurezza, con un numero di postazioni adeguate a quello degli operatori e con la possibilità di eseguire osservazioni individuali; • un’area in cui ogni operatore disponga un’autonoma postazione dotata di quanto necessario per le attività previste; • un’area destinata alla sistemazione ed alla conservazione dei terreni di coltura disidratati. A questo scopo devono essere utilizzati armadi, in cui i terreni possono essere preservati da un’eccessiva ventilazione e riscaldamento. La disponibilità dei terreni deve essere ampia, in modo da permetterne la rapida preparazione, quando necessario; • apparecchiature refrigeranti per la conservazione di reattivi e dei terreni pronti all’uso, in grado di mantenere temperature tra 4 ed 8 °C; • apparecchi congelanti, in cui siano mantenute le temperature sotto il punto di congelamento, per la conservazione delle colture microbiche; • un impianto elettrico e di distribuzione del gas, correttamente collegati alle singole postazioni, per consentire un’autonoma attività ed evitare gli spostamenti tra le varie aree del laboratorio; stanze tossiche; • un’area dotata di cappa di sicurezza biologica che possa permettere un lavoro in condizioni adeguate; • un’area dotata di autoclave per la sterilizzazione con va• • pore sotto pressione e di stufa per il trattamento degli strumenti con calore secco; un’area destinata all’incubazione delle colture microbiche, dotata di celle termostatiche, con regolazione della temperatura da valori prossimi a 0 fino a 55-60 °C; un’area destinata alla decontaminazione dei materiali contaminati; un’area per il lavaggio dei materiali non contaminati. 1.6. LA SICUREZZA NEL LABORATORIO DI MICROBIOLOGIA DI BASE Dopo aver esaminato le caratteristiche organizzative di un laboratorio di base, prendiamo in considerazione gli aspet- FIGURA 1.4 ◗ Il beccuccio Bunsen consente la sterilizzazione per arroventamento di diversi strumenti; tuttavia il suo impiego richiede un’attenzione particolare per il calore della fiamma diretta e la possibile formazione di gas tossici. 4 Le basi microbiologiche della Biochimica TABELLA 1.2. Decreto legislativo N° 81/08. Allegato XLVII. Specifiche su misure e livelli di contenimento* Livelli di biosicurezza Misure di contenimento 2 3 4 1. La zona di lavoro deve essere separata da qualsiasi altra attività nello stesso edificio No Raccomandato Sì 2. L’aria immessa nella zona di lavoro e l’aria estratta devono essere filtrate attraverso un ultrafiltro (HEPA) o un filtro simile No Sì sull’aria estratta Sì sull’aria immessa e su quella estratta 3. L’accesso deve essere limitato alle persone autorizzate Raccomandato Sì Sì attraverso una camera di compensazione 4. La zona di lavoro deve poter essere chiusa a tenuta per consentire la disinfezione No Raccomandato Sì 5. Specifiche procedure di disinfezione Sì Sì Sì 6. La zona di lavoro deve essere mantenuta ad una pressione negativa rispetto a quella atmosferica No Raccomandato Sì 7. Controllo efficace dei vettori, ad esempio, roditori ed insetti Raccomandato Sì Sì 8. Superfici idrorepellenti e di facile pulitura Sì per il banco di lavoro Sì per il banco di lavoro e il pavimento Sì per il banco di lavoro, l’arredo, i muri, il pavimento e il soffitto 9. Superfici resistenti agli acidi, agli alcali, ai solventi, ai disinfettanti Raccomandato Sì Sì 10. Deposito sicuro per agenti biologici Sì Sì Sì 11. Finestra d’ispezione o altro dispositivo che permetta di vederne gli occupanti Raccomandato Raccomandato Sì 12. I laboratori devono contenere l’attrezzatura a loro necessaria No Raccomandato Sì 13. I materiali infetti, compresi gli animali, devono essere manipolati in cabine di sicurezza, isolatori o altri adeguati contenitori Ove opportuno Sì quando l’infezione è veicolata dall’aria Sì 14. Inceneritori per l’eliminazione delle carcasse di animali Raccomandato Sì se disponibile Sì sul posto 15. Mezzi e procedure per il trattamento dei rifiuti Sì Sì Sì con sterilizzazione 16. Trattamento delle acque reflue No Facoltativo Sì * Nota preliminare: Le misure contenute in questo allegato debbono essere applicate in base alla natura delle attività, la valutazione del rischio per i lavoratori e la natura dell’agente biologico di cui trattasi. ti che agiscono direttamente sulla sicurezza; prenderemo in considerazione gli elementi strutturali che svolgono un ruolo importante per la sicurezza degli operatori, oltre che le misure di protezione e le procedure che devono essere attuate (tab. 1.2). • L’illuminazione deve essere adeguata, evitando riflessi e luce troppo forte. • Le superfici dei banconi devono essere unite ai muri con • 1.6.1. Caratteristiche degli spazi e dotazioni • Muri, soffitti e pavimenti devono essere lisci, facili da pu- • lire, impermeabili ai liquidi e resistenti agli agenti chimici ed ai disinfettanti. • sostanze sigillanti, resistenti agli agenti chimici ed ai disinfettanti ed impermeabili all’acqua. Devono essere presenti lavabi dotati di acqua corrente. Le porte devono rispondere agli standard antincendio, devono chiudersi da sé ed avere panelli d’ispezione. Deve essere disponibile un’autoclave nel laboratorio stesso o nell’edificio in cui è collocato il laboratorio. Capitolo 1. Il rischio biologico nel laboratorio di Microbiologia 5 • Deve essere assicurato un flusso d’aria entrante senza • ricircolo, mediante aerazione meccanica o mediante finestre apribili. Devono essere presenti dotazioni di sicurezza che comprendono: 1) sistema antincendio; 2) impianto elettrico di emergenza; 3) illuminazione di emergenza; 4) docce di emergenza; 5) presidi di pronto soccorso; 6) dotazione per il lavaggio degli occhi. 1.6.2. Misure di protezione e procedure A questo punto esaminiamo le più importanti pratiche e procedure attuate in un laboratorio in cui avvenga la manipolazione di microrganismi o di altri agenti biologici che si pongono ad un livello di biosicurezza 1 e 2. 1.6.2.a. L’accesso in laboratorio • Tutte le attività che si svolgono in laboratorio devono es- FIGURA 1.5 ◗ I guanti in lattice costituiscono una misura di protezione individuale importantissima per evitare il contatto con gli agenti biologici. sere programmate per tempo. • L’accesso ad un laboratorio microbiologico deve essere consentito solamente al personale autorizzato. • Le persone ammesse in laboratorio devono essere pre• • • • viamente formate ed avvertite dei potenziali rischi. La documentazione comprovante l’avvenuta formazione deve essere conservata. Il simbolo internazionale di rischio biologico, con la specifica indicazione che l’accesso è consentito solo al personale autorizzato, deve essere esposto sulle porte dei locali dove si manipolano i microrganismi del gruppo di rischio 2 o superiore. Le porte del laboratorio devono essere mantenute chiuse. I bambini non sono mai autorizzati ad accedere ad un laboratorio in cui sono manipolati microrganismi ed altri agenti biologici potenzialmente patogeni. 1.6.2.b. Misure di protezione individuali • I capelli lunghi devono essere raccolti. • È vietato conservare cibi o bevande in qualunque zona delle aree di lavoro. • 1.6.2.c. Procedure • Tutti i campioni che giungono in laboratorio devono es- • • • • Gli indumenti protettivi utilizzati nel laboratorio biolo• • • • • gico devono essere conservati in armadietti o mobiletti distinti da quelli utilizzati per gli indumenti personali. Per tutto il tempo in cui si lavora in laboratorio devono essere indossati camici, uniformi o apposite divise per laboratorio con maniche lunghe, pantaloni e scarpe chiuse; gli indumenti da lavoro non devono essere indossati in aree diverse da quelle dei laboratori, quali uffici, studi, ecc.; Per tutte le attività in cui è previsto il contatto diretto o accidentale con sangue, liquidi biologici, animali o altri materiali potenzialmente infetti, occorre indossare guanti adeguati (fig. 1.5). Dopo l’uso, bisogna rimuovere i guanti facendo in modo che tale manovra non comporti un’esposizione a rischio; dopo essersi tolti i guanti è necessario lavarsi le mani. In caso di contaminazione, i dispositivi devono essere sostituiti e rimossi con adeguate procedure. Il personale deve lavarsi le mani prima e dopo la manipolazione di animali o materiale infetto e prima di abbandonare le aree di lavoro del laboratorio. Dispositivi di protezione individuale (DPI) devono essere indossati quando è valutato necessario proteggere occhi e viso da spruzzi, urti e sorgenti di radiazione ultravioletta artificiale. Nelle aree di lavoro del laboratorio è vietato mangiare, bere, fumare, truccarsi e maneggiare lenti a contatto. • • • • • • • • • sere considerati potenzialmente patogeni, quindi fonte di rischio biologico. Le tecniche impiegate devono essere appropriate all’indagine svolta e frutto di una profonda conoscenza degli effetti prodotti sui microrganismi, sui materiali e sugli strumenti utilizzati. Tutte le attività devono essere eseguite in modo attento ad evitare la contaminazione dei campioni e delle colture microbiche allestite, da parte dei microrganismi presenti nell’aria, nel suolo e nelle persone. Tutte le attività devono essere eseguite in modo attento ad evitare la contaminazione degli strumenti, dell’ambiente e del personale da parte dei campioni utilizzati. Impiegare sui campioni esaminati e sulle colture esclusivamente materiali e strumenti sterili; accanto ai posti di lavoro devono essere posizionati i contenitori per la raccolta dei rifiuti speciali di tipo sanitario. Tutte le attività devono essere effettuate in modo da ridurre al minimo la formazione di aerosol e goccioline. Lavorare sotto cappa di sicurezza biologica durante tutte le operazioni che comportano la formazione di aerosol contenenti microrganismi infettanti. Aprire i flaconi e le provette in vicinanza di una fiamma. Ricorrere sempre alla decontaminazione dei prodotti e dei materiali contaminati prima del loro eventuale riutilizzo. Conservare i campioni fino al completamento degli esami. Seguire le metodiche ufficiali riconosciute ed approvate da organi ufficiali nazionali ed internazionali. Su ogni contenitore conservato nei refrigeratori o nei congelatori, deve essere indicato, in modo indelebile, il 6 Le basi microbiologiche della Biochimica • • • lavoro devono essere decontaminate con idonei germicidi. Tutti gli strumenti di lavoro devono essere regolarmente controllati nella loro efficienza e sottoposti a periodica pulizia e manutenzione e sostituiti qualora non possiedano requisiti in linea con la normativa vigente. Tutti gli strumenti contaminati devono essere decontaminati prima del loro riutilizzo. I contenitori di materiali non identificabili devono essere smaltiti secondo le procedure previste per la gestione dei rifiuti speciali. 1.7. FIGURA 1.6 ◗ Il materiale contaminato prima dello smaltimento deve essere sottoposto ad un trattamento di sterilizzazione in autoclave. • • • • • • • • • • • nome scientifico del materiale contenuto, il nominativo dell’operatore che lo ha riposto e la data. Tutti i libretti di istruzioni delle apparecchiature utilizzate devono essere custoditi in un luogo noto a tutti gli utenti in modo da poter essere consultati facilmente in caso di necessità. Evitare sempre il pipettaggio con la bocca. Per il pipettamento di tutti i liquidi adottare solo sistemi di tipo meccanico. Tutte le micropipette devono essere dotate di eiettore del puntale. Quest’ultimo deve essere eliminato insieme agli altri rifiuti speciali di tipo sanitario. Le micropipette devono essere sempre mantenute in posizione verticale e mai adagiate sul banco di lavoro. Al termine di ogni lavoro le micropipette devono essere decontaminate in modo adeguato. L’impiego dei campioni deve avvenire in contenitori secondari (portaprovette, vassoi, ecc.) che assicurino la posizione verticale. I contenitori secondari devono essere costituiti da materiale autoclavabile e resistente ai disinfettanti chimici e devono essere regolarmente decontaminati. I docenti ed i tecnici del laboratorio presenti durante le attività devono essere immediatamente avvisati nel caso in cui si verifichi sversamento di liquido, incidente od esposizione a materiale infetto. Per la gestione di ogni sversamento accidentale di liquidi contaminati con materiale patogeno è necessario predisporre e seguire le procedure scritte. Tutti i materiali e quanto non riutilizzabile devono essere decontaminati prima del loro smaltimento (fig. 1.6). 1.6.2.d. Cura dell’ambiente di lavoro • Il laboratorio deve essere costantemente tenuto in or- • dine, pulito e libero da qualsiasi materiale che non sia strettamente necessario. Al termine di ogni attività lavorativa o dopo sversamento di liquidi potenzialmente pericolosi tutte le superfici di LE CAPPE DI SICUREZZA BIOLOGICA Le cappe di sicurezza biologica (fig. 1.7) svolgono la funzione di ridurre al minimo il rischio di infezioni per via aerea, impedendo nell’ambiente di laboratorio la dispersione degli aerosol prodotti durante la manipolazione dei microrganismi. Si ricordi che i microrganismi contenuti negli aerosol costituiscono per gli operatori un’importante fonte di infezione. Esistono tre tipi di cappe di sicurezza biologica: le cappe di classe I, II, e III (tab. 1.3). La loro efficacia dipende dal flusso dell’aria, dalla capacità di contenimento, dall’impiego di filtri HEPA (High Efficiency particulate Airfilter) e, nel caso delle cappe I e II, dalla loro posizione nella stanza in relazione alle correnti di aria ed ai movimenti del personale, pertanto devono essere posizionate in punti esenti da correnti d’aria prodotti da porte, finestre e dall’impianto di aerazione. 1.7.1. Uso corretto delle cappe biologiche • Le cappe biologiche sono dotate di lampada a raggi ultraviolette (UV), oltre che di lampada a illuminazione convenzionale. FIGURA 1.7 ◗ Schema semplificato di una cappa di sicurezza biologica di classe I in cui è evidenziato il sistema di circolazione dell’aria. In rosso: l’aria contaminata attraverso un percorso obbligato viene inviata verso un filtro sterilizzante. In azzurro: l’aria sterile viene in parte eliminata all’esterno e, in parte, convogliata all’interno della cabina. Capitolo 1. Il rischio biologico nel laboratorio di Microbiologia 7 TABELLA 1.3. Classificazione delle cappe biologiche: tabella riassuntiva relativa alle loro caratteristiche ed ai possibili impieghi Protezione Classe I Caratteristiche Impieghi • Apertura frontale • Filtro HEPA nel sistema di scarico • Non proteggono il campione da contaminazione e Operatore Ambiente Campione Basso rischio gruppi 1 e 2* Buona Ottima Scarsa Medio rischio gruppi 2 e 3* Buona Ottima Scarsa Alto rischio gruppo 4* Ottima Ottima Buona sono adatte per utilizzi con agenti biologici a basso e medio rischio IIA IIB1 IIB2 III • Sono dotate di un’apertura frontale che permette l’ingresso dell’aria che presenta un flusso laminare verticale rispetto al piano di lavoro • L’aria in ingresso ed in uscita è filtrata da un filtro HEPA • Quando la cappa viene accesa, l’aria dell’ambiente viene aspirata dalla griglia posta alla base dell’apertura frontale e dopo il passaggio attraverso il filtro HEPA viene immessa dall’alto nella camera di lavoro • Possiedono una chiusura totale ed ermetica e • • • • funzionano a pressione negativa Le manipolazioni all’interno della cappa avvengono tramite guanti inseriti nella struttura stessa della cappa da qui la denominazione di “glove box” (guanto box)’. Possiedono un filtro HEPA sull’aria in ingresso ed un doppio filtro HEPA sull’aria in uscita Permettono una protezione totale operatore e dell’ambiente Sono perciò adatte per la manipolazione ad alto rischio biologico, e utilizzabili anche in caso di manipolazioni con agenti cancerogeni ed antiblastici * Per individuare il gruppo di appartenenza degli agenti biologici occorre fare riferimento al D. Lgs. 81/2008 Allegato XLVI • Lavorare solo con lampada UV spenta in quanto questo • • • • • • • • tipo di radiazione può provocare gravi alterazioni oculari. L’uso di questa lampada deve essere limitato esclusivamente alle fasi precedenti e successive all’attività lavorativa. Non lasciare all’interno delle cappe biologiche materiali che possono essere risucchiati dal filtro (fogli di carta, di plastica, ecc.). Iniziare le attività solo dopo quindici minuti dall’accensione della cappa a pieno flusso in quanto i filtri HEPA devono essere attivati per intrappolare le particelle piccole (0,1-0,3 μm). Questo intervallo di tempo permette anche la depurazione dalla polvere depositata all’interno della cappa nel periodo di inattività. Pianificare le operazioni in anticipo; tutto il necessario deve essere posto nella cappa prima di iniziare le attività, per evitare che qualsiasi materiale passi attraverso la barriera d’aria, fino alla fine delle operazioni. È necessario porre le apparecchiature ad almeno 10 cm all’interno del piano di lavoro ed eseguire il trasferimento del materiale microbico, il più in fondo possibile sul piano di lavoro. Lavare accuratamente le mani con sapone germicida prima e dopo le attività. Impiegare guanti in lattice sia per limitare l’introduzione di germi all’interno della cappa, sia per proteggere le mani dell’operatore. Dopo le attività pulire la superficie della cappa con un germicida appropriato (ad esempio alcol al 70% e procedere ad un trattamento microbicida con un ciclo di 15 minuti di UV). Mantenere al minimo l’attività nella stanza. L’apertura di porte e finestre ed il passaggio delle persone provoca • • • turbolenze che consentono ai microrganismi di attraversare la barriera d’aria. Evitare bruschi movimenti delle braccia per la stessa ragione. Gli apparecchi contaminati non devono essere spostati dalla cappa fino a quando non siano stati decontaminati. I puntali delle pipette ed i materiali in vetro devono essere chiusi prima di portarli all’esterno della cappa. Nel caso di fuoriuscita o di sversamento di materiale biologico, le superfici ed il materiale all’interno della cappa devono essere decontaminati, prima di essere rimossi. Pulire accuratamente il piano di lavoro e le pareti con disinfettanti idonei e controllare che ogni traccia di materiale biologico sia stata eliminata. Al termine delle operazioni mantenere accesa la ventilazione per 15 minuti in modo che il flusso d’aria purifichi l’area di lavoro. Filtri HEPA (Efficiency Particulate Air) prevengono la contaminazione particellare; sono costituiti da fogli di microfibre di vetro ripiegati più volte. L’efficienza filtrante è la capacità di trattenere particelle di 0,3 μm di diametro con un’efficacia compresa tra il 99,97% e il 99,99%. I filtri HEPA sono raggruppati in 5 classi (da H10 a H14) con prestazioni crescenti. 8 Le basi microbiologiche della Biochimica • Periodicamente (ogni mese) pulire la parte esterna della • cappa con un detergente e pulire internamente la cappa (anche sotto il piano di lavoro) con un decontaminante specifico. Eseguire le idonee prove comprovanti l’efficienza dell’apparecchiatura ogni sei mesi. 1.8. PROCEDURE DA SEGUIRE NEL CASO DI SVERSAMENTO O DI ESPOSIZIONE AGLI AGENTI BIOLOGICI 1.8.1. Sversamento di materiale infetto • Indossare due paia di guanti; • coprire il materiale con carta assorbente imbevuta di disinfettante; • lasciare agire per 30 minuti; • maneggiare con le pinze i frammenti di vetro eventualmente presenti; • eliminare i materiali contaminati in appositi contenitori per rifiuti biologici (autoclavabili); • pulire e disinfettare la superficie contaminata; • autoclavare o immergere per 24 ore nel disinfettante tutto il materiale utilizzato. 1.8.2. FIGURA 1.9 ◗ L’autoclave è uno degli strumenti fondamentali del laboratorio di microbiologia per la sua efficacia nei trattamenti antimicrobici, in quanto consente la sterilizzazione con il calore umido sotto pressione. Esposizione agli agenti biologici Nel caso di puntura o taglio: • aumentare il sanguinamento; • detergere con acqua e sapone; • disinfettare la ferita utilizzando i prodotti contenuti della cassetta del pronto soccorso (fig. 1.8). Nel caso di contatto cutaneo: • lavare la zona con acqua e sapone. Nel caso di schizzi negli occhi: • sciacquare gli occhi con acqua; • informare tempestivamente il personale docente o tecnico dell’accaduto; • recarsi al pronto soccorso per l’esecuzione degli even- tuali interventi maggiori (es. suture) e se indicato nella scheda di sicurezza dei prodotti impiegati (frasi S). 1.8.3. Rottura di provette o di altri contenitori all’interno di centrifughe • Fermare il motore e lasciare la centrifuga chiusa per almeno 30 minuti; • indossare guanti di gomma spessa; • aprire i rotori o i contenitori a tenuta, recuperare con le • • • pinze i frammenti di vetro o plastica e riporli in contenitori idonei. Posizionare le provette integre in un contenitore diverso; autoclavare o immergere in un disinfettante per 24 ore (a seconda del tipo di materiale) tutte le provette rotte, i frammenti di vetro, i contenitori. Usare varechina diluita 1:5 o alcol etilico almeno al 70%; facendo attenzione alla compatibilità chimica pulire il rotore e gli accessori con disinfettante, pulire l’interno della centrifuga e lasciare agire un disinfettante per tutta la notte, quindi lavare con acqua e asciugare; trattare come rifiuti biologici tutti i materiali contaminati. 1.9. I TRATTAMENTI ANTIMICROBICI FISICI E CHIMICI FIGURA 1.8 ◗ Cassetta per pronto soccorso. Per disinfezione s’intende un processo finalizzato a ridurre, tramite uccisione, inattivazione od allontanamento/diluizione, la maggior quantità di microrganismi quali, batteri, virus, funghi, protozoi, spore. La sterilizzazione (fig. 1.9) è un processo che uccide tutte le forme microbiche comprese le spore. La decontaminazione è qualsiasi processo in grado di rimuovere/uccidere microrganismi. Per germicida chimico s’intende una sostanza o miscela in grado di uccidere i microrganismi. Per ogni approfondimento relativo ai trattamenti fisici e chimici si fa riferimento a quanto trattato nel capitolo 6. Capitolo 1. Il rischio biologico nel laboratorio di Microbiologia 1.10. DECRETO LEGISLATIVO 81/2008; Allegato XLVI: Elenco degli agenti biologici classificati 1) Sono inclusi nella classificazione unicamente gli agenti di cui è nota la possibilità di provocare malattie infettive in soggetti umani. I rischi tossici o allergenici, eventualmente presenti, sono indicati a fianco di ciascun agente in apposita colonna. Non sono stati considerati gli agenti patogeni di animali e piante di cui è nota l’innocuità sull’uomo. In sede di compilazione di questo primo elenco di agenti biologici, non sono stati considerati microrganismi geneticamente modificati. 2) La classificazione degli agenti biologici si basa sull’effetto esercitato dagli stessi sui lavoratori sani; non tiene conto dei particolari effetti sui lavoratori la cui sensibilità potrebbe essere modificata da altre cause come malattie preesistenti, uso di medicinali, immunità compromessa, stato di gravidanza o allattamento, fattori dei quali è tenuto conto nella sorveglianza sanitaria di cui all’art. 41. 3) Gli agenti biologici non inclusi nei gruppi 2, 3 e 4 dell’elenco non sono implicitamente inseriti nel gruppo 1. Per gli agenti di cui è nota per numerose specie la patogenicità per l’uomo, l’elenco comprende le specie più frequentemente implicate nelle malattie, mentre un riferimento di carattere più generale indica che altre specie appartenenti allo stesso genere possono avere effetti sulla salute dell’uomo. Quando un intero genere è menzionato nell’elenco degli agenti biologici è implicito che i ceppi e le specie definiti non patogeni sono esclusi dalla classificazione. 4) Quando un ceppo è attenuato o ha perso geni notoriamente virulenti, il contenimento richiesto dalla classificazione del ceppo parentale non è necessariamente 9 applicato a meno che la valutazione del rischio da esso rappresentato sul luogo di lavoro non lo richieda. 5) Tutti i virus che sono già stati isolati nell’uomo e che ancora non figurano nel presente allegato devono essere considerati come appartenenti almeno al gruppo 2, a meno che sia provato che non possono provocare malattie nell’uomo. 6) Taluni agenti classificati nel gruppo 3 ed indicati con doppio asterisco (**) nell’elenco allegato possono comportare un rischio di infezione limitato perché normalmente non sono veicolati dall’aria. Nel caso di particolari attività comportanti l’utilizzazione dei suddetti agenti, in relazione al tipo di operazione effettuata e dei quantitativi impiegati può risultare sufficiente, per attuare le misure di cui ai punti 2 e 13 dell’allegato XLVII ed ai punti 2, 3, 5 dell’allegato XLVIII assicurare i livelli di contenimento ivi previsti per gli agenti del gruppo 2. 7) Le misure di contenimento che derivano dalla classificazione dei parassiti si applicano unicamente agli stadi del ciclo del parassita che possono essere infettivi per l’uomo. 8) L’elenco contiene indicazioni che individuano gli agenti biologici che possono provocare reazioni allergiche o tossiche, quelli per i quali è disponibile un vaccino efficace e quelli per i quali è opportuno conservare per almeno dieci anni l’elenco dei lavoratori che hanno operato in attività con rischio di esposizione a tali agenti. Tali indicazioni sono: A: possibili effetti allergici; D: l’elenco dei lavoratori che hanno operato con detti agenti deve essere conservato per almeno dieci anni dalla cessazione dell’ultima attività comportanti rischio di esposizione T: produzione di tossine V: vaccino efficace disponibile. 10 Le basi microbiologiche della Biochimica BATTERI E ORGANISMI SIMILI N.B. Per gli agenti che figurano nel presente elenco la menzione “spp” si riferisce alle altre specie riconosciute patogene per l’uomo. Agente biologico Actinobacillus actinomycetemcomitans Actinomadura madurae Actinomadura pelletieri Actinomyces gerencseriae Actinomyces israelii Actinomyces pyogenes Actinomyces spp Arcanobacterium haemolyticum (Corynebacterium haemolyticum) Bacillus anthracis Bacteroides fragilis Bartonella bacilliformis Bartonella (Rochalimea) spp Bartonella quintana (Rochalimea quintana) Bordetella bronchiseptica Bordetella parapertussis Bordetella pertussis Borrelia burgdorferi Borrelia duttonii Borrelia recurrentis Borrelia spp. Brucella abortus Brucella canis Brucella melitensis Brucella suis Burkholderia mallei (pseudomonas mallei) Burkholderia pseudomallei (pseudomonas pseudomallei) Campylobacter fetus Campylobacter jejuni Campylobacter spp. Cardiobacterium hominis Chlamydia pneumoniae Chlamydia trachomatis Chlamydia psittaci (ceppi aviari) Chlamydia psittaci (ceppi non aviari) Clostridium botulinum Clostridium perfringens Clostridium tetani Clostridium spp. Corynebacterium diphtheriae Corynebacterium minutissimum Corynebacterium pseudotuberculosis Corynebacterium spp. Coxiella burnetii Edwardsiella tarda Ehrlichia sennetsu (Rickettsia sennetsu) Ehrlichia spp. Eikenella corrodens Enterobacter aerogenes/cloacae Enterobacter spp. Enterococcus spp. Erysipelothrix rhusiopathiae Classificazione Rilievi 2 2 2 2 2 2 2 2 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 3 3 3 3 3 3 2 2 2 2 2 2 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 3 2 2 2 2 2 2 2 2 V T T, V T, V (Continua) Capitolo 1. Il rischio biologico nel laboratorio di Microbiologia BATTERI E ORGANISMI SIMILI (Continuazione) Agente biologico Escherichia coli (ad eccezione dei ceppi non patogeni) Escherichia coli, ceppi verocitotossigenici (es. O157:H7 oppure O103) Flavobacterium meningosepticum Fluoribacter bozemanae (Legionella) Francisella tularensis (tipo A) Francisella tularensis (tipo B) Fusobacterium necrophorum Gardnerella vaginalis Haemophilus ducreyi Haemophilus influenzae Haemophilus spp. Helicobacter pylori Klebsiella oxytoca Klebsiella pneumoniae Klebsiella spp. Legionella pneumophila Legionella spp. Leptospira interrogans (tutti i serotipi) Listeria monocytogenes Listeria ivanovii Morganella morganii Mycobacterium africanum Mycobacterium avium/intracellulare Mycobacterium bovis (ad eccezione del ceppo BCG) Mycobacterium chelonae Mycobacterium fortuitum Mycobacterium kansasii Mycobacterium leprae Mycobacterium malmoense Mycobacterium marinum Mycobacterium microti Mycobacterium paratuberculosis Mycobacterium scrofulaceum Mycobacterium simiae Mycobacterium szulgai Mycobacterium tuberculosis Mycobacterium ulcerans Mycobacterium xenopi Mycoplasma caviae Mycoplasma hominis Mycoplasma pneumoniae Neisseria gonorrhoeae Neisseria meningitidis Nocardia asteroides Nocardia brasiliensis Nocardia farcinica Nocardia nova Nocardia otitidiscaviarum Pasteurella multocida Pasteurella spp. Peptostreptococcus anaerobius Plesiomonas shigelloides Porphyromonas spp. Classificazione Rilievi 2 3(**) 2 2 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 3 2 3 2 2 2 3 2 2 3(**) 2 2 2 2 3 3(**) 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 V V V V V (Continua) 11 12 Le basi microbiologiche della Biochimica BATTERI E ORGANISMI SIMILI (Continuazione) Agente biologico Prevotella spp. Proteus mirabilis Proteus penneri Proteus vulgaris Providencia alcalifaciens Providencia rettgeri Providencia spp. Pseudomonas aeruginosa Rhodococcus equi Rickettsia akari Rickettsia canada Rickettsia conorii Rickettsia montana Rickettsia typhi (Rickettsia mooseri) Rickettsia prowazekii Rickettsia rickettsii Rickettsia tsutsugamushi Rickettsia spp. Salmonella arizonae Salmonella enteritidis Salmonella typhimurium Salmonella paratyphi A, B, C Salmonella typhi Salmonella (altre varietà serologiche) Serpulina spp. Shigella boydii Shigella dysenteriae (tipo 1) Shigella dysenteriae, diversa dal tipo1 Shigella flexneri Shigella sonnei Staphylococcus aureus Streptobacillus moniliformis Streptococcus pneumoniae Streptocoocus pyogenes Streptococcus spp. Streptococcus suis Treponema carateum Treponema pallidum Treponema pertenue Treponema spp. Vibrio cholerae (incluso El Tor) Vibrio parahaemolyticus Vibrio spp. Yersinia enterocolitica Yersinia pestis Yersinia pseudotuberculosis Yersinia spp. Classificazione 2 2 2 2 2 2 2 2 2 3(**) 3(**) 3 3(**) 3 3 3 3 2 2 2 2 2 3(**) 2 2 2 3(**) 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 3 2 2 Rilievi V V T V Capitolo 1. Il rischio biologico nel laboratorio di Microbiologia 13 VIRUS (*) Agente biologico Classificazione Adenoviridae LCM-Lassa Virus Complex (Arenavirus del vecchio mondo) Arenaviridae Virus complex Tacaribe (Arenavirus del nuovo mondo) Virus Lassa 4 Virus della coriomeningite linfocitaria (ceppi neurotropi) 3 Virus della coriomeningite linfocitaria (altri ceppi) 2 Virus Mopeia 2 Altri LCM-Lassa Virus complex 2 Virus Guanarito 4 Virus Junin 4 Virus Sabia 4 Virus Machupo 4 Virus Flexal 3 Altri virus del complesso Tacaribe 2 Astroviridae Bunyaviridae 2 Bhanja 2 Virus Bunyamwera 2 Germiston 2 Virus Oropouche 3 Virus dell’encefalite californiana 2 Hantavirus Nairovirus Phlebovirus Hantaan (febbre emorragica coreana) 3 Belgrado (Dobrava) 3 Seoul-virus 3 Sin Nombre (ex muerto Canyon) 3 Puumala-virus 2 Prospect Hill-virus 2 Altri hantavirus 2 Virus della febbre emorragica Crimea/Congo 4 Virus Hazara 2 Virus della febbre della Rift 3 Febbre da flebotomi 3 Virus toscana Caliciviridae V 2 Altri Bunyaviridae noti come patogeni 2 Virus dell’epatite E 3(**) Norwalk-virus 2 Altri Caliciviridae 2 Coronaviridae Filoviridae Rilievi 2 2 Virus Ebola 4 Virus Marburg 4 (Continua) 14 Le basi microbiologiche della Biochimica VIRUS (*) (Continuazione) Agente biologico Flaviviridae Hepadnaviridae Herpesviridae Classificazione Rilievi Encefalite d’Australia (Encefalite della Valle Murray) 3 Virus dell’encefalite da zecca dell’Europa Centrale 3(**) Absettarov 3 Hanzalova 3 Hypr 3 Kumlinge 3 Virus della dengue tipi 1-4 3 Virus dell’epatite C 3(**) D Virus dell’epatite G 3(**) D Encefalite B giapponese 3 V Foresta di Kyasanur 3 V Louping ill 3(**) Omsk (a) 3 Powassan 3 Rocio 3 Encefalite inverno-estiva russa (a) 3 Encefalite di St. Louis 3 Virus Wesselsbron 3(**) Virus della Valle del Nilo 3 Febbre gialla 3 Altri flavivirus noti per essere patogeni 2 Virus dell’epatite B 3(**) V, D Virus dell’epatite D (Delta) (b) 3(**) V, D Cytomegalovirus 2 Virus d’Epstein-Barr 2 Herpesvirus simiae (B virus) 3 Herpes simplex virus tipi 1 e 2 2 Herpesvirus varicella-zoster 2 Virus Herpes dell’uomo tipo 7 2 Virus Herpes dell’uomo tipo 8 2 V V V V D Virus linfotropo B dell’uomo (HBLV-HHV6) 2 Orthomyxoviridae Virus influenzali A, B e C 2 Orthomyxoviridae trasmesso dalle zecche Virus Dhori e Thogoto 2 Papovaviridae Virus BK e JC 2 D (d) Papillomavirus dell’uomo 2 D (d) Virus del morbillo 2 V Virus della parotite 2 V Virus della malattia di Newcastle 2 Virus parainfluenzali tipi 1-4 2 Virus respiratorio sinciziale 2 Parvovirus dell’uomo B 19 2 Paramixoviridae Parvoviridae V (c) (Continua) Capitolo 1. Il rischio biologico nel laboratorio di Microbiologia 15 VIRUS (*) (Continuazione) Agente biologico Picornaviridae Poxviridae Reoviridae Retroviridae Rhabdoviridae Togaviridae Classificazione 2 Virus Coxsackie 2 Virus Echo 2 Virus dell’epatite A (enterovirus dell’uomo tipo 72) 2 V Virus della poliomelite 2 V Rhinovirus 2 Bufalopox virus (e) 2 Cowpox virus 2 Elephantpox virus (f ) 2 Virus del nodulo dei mungitori 2 Molluscum contagiosum virus 2 Monkeypox virus 3 Orf virus 2 Rabbitpox virus (g) 2 Vaccinia virus 2 Variola (mayor & minor) virus 4 V Whitepox virus (variola virus) 4 V Yatapox virus (Tana & Yaba) 2 Coltivirus 2 Rotavirus umano 2 Orbivirus 2 V Reovirus 2 Virus della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) 3(**) D Virus leucosi umane a cellule T (HTLV) tipi 1 e 2 3(**) D SIV (h) 3(**) Virus della rabbia 3(**) Virus della stomatite vescicolosa Alfavirus Rubivirus (rubella) Toroviridae Rilievi Virus della congiuntivite emorragica (AHC) V 2 Encefalomielite equina dell’America dell’est 3 Virus Bebaru 2 Virus Chikungunya 3(**) Virus Everglades 3(**) Virus Mayaro 3 V Virus Mucambo 3(**) Virus Ndumu 3 Virus O’nyong-nyong 2 Virus del fiume Rosas 2 Virus della foresta di Semliki 2 Virus Sindbis 2 Virus Tonate 3(**) Encefalomielite equina del Venezuela 3 V Encefalomielite equina dell’America dell’Ovest 3 V Altri alfavirus noti 2 2 V 2 (Continua) 16 Le basi microbiologiche della Biochimica VIRUS (*) (Continuazione) Agente biologico Virus non classificati Agenti non classici associati con le encefaliti spongiformi trasmissibili (TSE) (i) Classificazione Rilievi Virus dell’epatite non ancora identificati 3(**) D Morbillivirus equino 4 Morbo di Creutzfeldt-Jacob 3(**) D (d) Variante del morbo Creutzfeldt-Jacob 3(**) D (d) Encefalite spongiforme bovina (BSE) ed altre TSE degli animali a queste associate 3(**) D (d) Sindrome di Gertstman-Strausser-Schneinker 3(**) D (d) Kuru 3(**) D (d) (*) Vedi introduzione punto 5. (**) Vedi introduzione punto 6. (a) Tick-borne encephalitis. (b) Il virus dell’epatite D esercita il suo potere patogeno nel lavoratore soltanto in caso di infezione simultanea o secondaria rispetto a quella provocata dal virus dell’epatite B. La vaccinazione contro il virus dell’epatite B protegge pertanto i lavoratori non affetti dal virus dell’epatite B contro il virus dell’epatite D (Delta). (c) Soltanto per i tipi A e B. (d) Raccomandato per i lavori che comportano un contatto diretto con questi agenti. (e) Alla rubrica possono essere identificati due virus, un genere “bufalopox” e una variante. del virus “vaccinia”. (f ) Variante del “Cowpox”. (g) Variante di “Vaccinia”. (h) Non esiste attualmente alcuna prova di infezione dell’uomo provocata da retrovirus di origine scimmiesca. A titolo di precauzione si raccomanda un contenimento di livello 3 per i lavori che comportano un’esposizione a tali retrovirus. (i) Non esiste attualmente alcuna prova di infezione dell’uomo provocata dagli agenti responsabili di altre TSE negli animali. Tuttavia a titolo precauzionale, si consiglia di applicare nei laboratori il livello di contenimento 3 (**), ad eccezione dei lavori relativi ad un agente identificato di “scrapie” per cui un livello di contenimento 2 è sufficiente. Capitolo 1. Il rischio biologico nel laboratorio di Microbiologia PARASSITI Agente biologico Classificazione Rilievi Acanthamoeba castellanii 2 Ancylostoma duodenale 2 Angiostrongylus cantonensis 2 Angiostrongylus costaricensis 2 Ascaris lumbricoides 2 A Ascaris suum 2 A Babesia divergens 2 Babesia microti 2 Balantidium coli 2 Brugia malayi 2 Brugia pahangi 2 Capillaria philippinensis 2 Capillaria spp. 2 Clonorchis sinensis 2 Clonorchis viverrini 2 Cryptosporidium parvum 2 Cryptosporidium spp. 2 Cyclospora cayetanensis 2 Dipetalonema streptocerca 2 Diphyllobothrium latum 2 Dracunculus medinensis 2 Echinococcus granulosus 3(**) Echinococcus multilocularis 3(**) Echinococcus vogeli 3(**) Entamoeba histolytica 2 Fasciola gigantica 2 Fasciola hepatica 2 Fasciolopsis buski 2 Giardia lamblia (Giardia intestinalis) 2 Hymenolepis diminuta 2 Hymenolepis nana 2 Leishmania brasiliensis 3(**) Leishmania donovani 2 Leishmania aethiopica 2 Leishmania mexicana 2 Leishmania peruviana 2 Leishmania tropica 2 Leishmania major 2 Leishmania spp. 2 Loa Loa 2 Mansonella ozzardi 2 Mansonella perstans 2 Naegleria fowleri 3 Necator americanus 2 Onchocerca volvulus 2 Opisthorchis felineus 2 Opisthorchis spp. 2 Paragonimus westermani 2 Plasmodium falciparum 3(**) (Continua) 17 18 Le basi microbiologiche della Biochimica PARASSITI Continuazione) Agente biologico Classificazione Plasmodium spp. (uomo e scimmia) 2 Sarcocystis suihominis 2 Schistosoma haematobium 2 Schistosoma intercalatum 2 Schistosoma japonicum 2 Schistosoma mansoni 2 Shistosoma mekongi 2 Strongyloides stercoralis 2 Strongyloides spp. 2 Taenia saginata 2 Taenia solium 3(**) Toxocara canis 2 Toxoplasma gondii 2 Trichinella spiralis 2 Trichuris trichiura 2 Trypanosoma brucei brucei 2 Trypanosoma brucei gambiense 2 Trypanosoma brucei rhodesiense 3(**) Trypanosoma cruzi 3 Wuchereria bancrofti 2 2 Rilievi (**) Vedi “Introduzione”, punto 6. FUNGHI Classificazione Rilievi Aspergillus fumigatus Agente biologico 2 A Blastomyces dermatitidis (Ajellomyces dermatitidis) 3 Candida albicans 2 Candida tropicalis 2 Cladophialophora bantiana (es. Xylohypha bantiana, Cladosporium bantianum o trichoides) 3 Coccidioides immitis 3 A A Cryptococcus neoformans var. neoformans (Filobasidiella neoformans var. neoformans) 2 A Cryptococcus neoformans var. gattili (Filobasidiella bacillispora) 2 A Emmonsia parva var. parva 2 Emmonsia parva var. crescens 2 Epidermophyton floccosum 2 Fonsecaea compacta 2 Fonsecaea pedrosoi 2 Histoplasma capsulatum var. capsulatum (Ajellomyces capsulatum) 3 Histoplasma capsulatum duboisii 3 Madurella grisea 2 Madurella mycetomatis 2 Microsporum spp 2 Neotestudina rosatil 2 Paracoccidioides brasiliensis 3 Penicillium marneffei 2 Scedosporium prolificans (inflantum) 2 Sporothrix schenckii 2 Trichophyton rubrum 2 Trichophyton spp. 2 A A A Capitolo 1. Il rischio biologico nel laboratorio di Microbiologia 19 QUESITI DEL CAPITOLO 1 1) Dai una definizione di sicurezza in relazione alle attività lavorative. 2) Qual è la definizione che l’OMS dà dello stato di salute di un individuo? 3) Quali sono i riferimenti normativi relativi alla salute ed alla sicurezza sul lavoro in Italia? 4) A quali figure compete la sicurezza in un laboratorio scolastico? 5) Quali sono i principali fattori di rischio presenti in un laboratorio microbiologico scolastico? 6) Quali sono le principali fonti di rischio biologico in un laboratorio microbiologico scolastico? 7) Sulla base di quali parametri è stabilita la pericolosità degli agenti biologici? 8) Sulla base di quali aspetti gli agenti biologici sono suddivisi in quattro gruppi di rischio? 9) In che modo deve essere organizzato un laboratorio di microbiologia di base? 10) Quali aspetti devono essere presi in considerazione nell’esame del livello di sicurezza di un laboratorio di microbiologia scolastico? 11) In che modo deve essere regolato l’accesso in un laboratorio di microbiologia? 12) Quali sono le principali misure di protezione individuali da adottare in un laboratorio di microbiologia? 13) Metti in evidenza le principali procedure da adottare in un laboratorio di microbiologia. 14) Quale ruolo svolgono le cappe biologiche in relazione alla classe di appartenenza? 15) Quali sono le principali procedure da adottare nell’uso delle cappe biologiche? 16) Quali caratteristiche possiedono i filtri HEPA? 17) Quali procedure devono essere adottate nel caso di sversamento di materiale infetto? 18) Quali procedure devono essere adottate nel caso di esposizione ad agenti biologici? 19) Dai una definizione di disinfezione, sterilizzazione e decontaminazione. 20) Quali agenti biologici sono inseriti nell’allegato XLVI del Decreto Legislativo 81 del 2008? 21) Su quali effetti si basa la classificazione degli agenti biologici?