Migrazioni Tatjana Sekulić Università di Milano-Bicocca Sociologia dell’Educazione, 2 maggio 2016 L’alterità, lo straniero, l’immigrato, il rifugiato Michinobu Niihara, Il corpo silenzioso: vedere il mondo dall’interiorità del corpo, in Identità e movimenti sociali in una società planetaria, a cura di Luisa Leonini, Guerini Studio, Milano, 2003. “Immaginate di entrare in un “mondo sociale sconosciuto”. Incontrate “l’altro” attraverso un’improvvisa rottura nella vostra vita quotidiana. Non avete mai pensato che l’ambiente che vi circonda potesse a un tratto scomparire. L’incontro con “l’altro” sconvolge il vostro senso della realtà e vi priva del sapere e del giudizio di sempre. Di fronte a un futuro incerto, provate rabbia, ma non sapete bene verso cosa. Vi sentite nervosi, scontenti, ansiosi e disorientati. Siete abituati ad analizzare questioni complicate secondo una logica razionale. Incontrando “l’altro” tuttavia, perdete il controllo di ciò che vi circonda. “L’altro” confonde la vostra mente che cade in quella “oscura zona subito al di sotto del pensiero”. Imprigionati in quest’area non potete trovare una via d’uscita. Il mondo in cui eravate abituati a vivere appare distante. Siete diventati stranieri nella vostra stessa terra.” Georg Simmel, Excursus sullo straniero Sociologia, Edizioni di Comunità, Torino, 1998, pp. 580-582. o o o o o o straniero ≠ viandante viandante → oggi viene e domani va straniero → OGGI VIENE E DOMANI RIMANE → fissato in un ambito spaziale al quale non appartiene fin dall’inizio (determinatezza dei limiti analoga a quelli spaziali) → immette in esso qualità che non ne derivano e non possono derivarne. Ogni rapporto umano → VICINANZA E DISTANZA La distanza nel rapporto → il soggetto vicino è lontano L’essere straniero → il soggetto lontano è vicino Alfred Schutz, Lo straniero: saggio di psicologia sociale Saggi sociologici, UTET, Torino, 1979, pp. 375-389. Straniero: “… un individuo adulto del nostro tempo e della nostra civiltà che cerca di essere accettato permanentemente o per lo meno tollerato dal gruppo in cui entra.“ Quattro presupposti di base: o Le nostre esperienze sono sufficienti a dominare le situazioni future; o Le conoscenze trasmesse per eredità dai genitori, insegnanti, governi, tradizioni, abitudini sono affidabili; o Noi siamo in grado di manipolare e controllare gli eventi della nostra vita quotidiana grazie ad un sapere generale su di essi; o Le ricette e i sottostanti presupposti di base sono accettati e applicati dai nostri compagni di gruppo. Lo straniero: o il modello culturale → una probabilità soggettiva → deve essere verificata di volta in volta; o il modello culturale si presenta come incongruo, incoerente, non chiaro; o bisogno di una nuova definizione della situazione attraverso l’esplicita conoscenza dei suoi elementi → il loro che e anche il perché; o metro diverso da quello dei membri del gruppo di appartenenza: – gli attori sociali (membri del gruppo) si presentano allo straniero in quanto individui e non soggetti anonimi che svolgono le funzioni tipiche – egli è portato a considerarli in quanto tipici ↓↓↓↓↓ o o o Costruzione di un mondo di pseudo anonimità, pseudo - intimità, pseudo - tipicità mancanza del senso di distanza il modello culturale del gruppo di appartenenza → un campo di avventura, l’argomento discutibile da sottoporre all’analisi, una situazione problematica difficile da dominare o oggettività dello straniero → necessità di: – – o o acquisire la piena conoscenza degli elementi del nuovo modello culturale esaminare ciò che per il gruppo di appartenenza sembra di per sé evidente → esperienza dei limiti del “pensare come il solito” la dubbia lealtà dello straniero → “l’uomo marginale” Estraneità e familiarità → categorie generali della nostra interpretazione del mondo; Processo di analisi: definizione del fatto → ricerca del suo significato → trasformazione dello schema generale della nostra interpretazione affinché il fatto strano e il suo significato diventino compatibili con le nostre esperienze ↓↓↓↓↓ Il processo di adattamento sociale Pregiudizio e diffidenza Diversità e disuguaglianza Incontro-scontro nella vita quotidiana Vivere insieme: la cultura della diversità Amos Oz, Una storia di amore e di tenebra, Feltrinelli, Milano 2003. “La paura che abitava in ogni casa ebraica, una paura di cui non si parlava quasi mai, ce la iniettavano sotto di striscio, come un veleno, una goccia ogni ora, era la paura terrificante che forse eravamo davvero quelle persone non abbastanza monde, forse eravamo davvero troppo fastidiosi e invadenti, troppo intelligenti e avidi di denaro. Forse davvero la nostra buona educazione era inadeguata. Era una paura mortale, la paura di dare per disgrazia ai gentili una cattiva impressione, che in tal caso loro si sarebbero arrabbiati e ci avrebbero di nuovo fatto quelle cose tremende cui era meglio non pensare.” Robert. K. Merton, Teoria e struttura sociale, il Mulino 1992, prima edizione 1949. Capitolo XIII: Profezia che si autoadempie, pp. 765-789 Teorema di Thomas: “Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze.” Merton: “….Gli uomini non rispondono solo agli elementi oggettivi di una situazione, ma anche, ed a volte in primo luogo, al significato che questa situazione ha per loro. E una volta che essi hanno attribuito un qualunque significato ad una situazione, questo significato è la causa determinante del loro comportamento e di alcune conseguenze di esso.” “La profezia che si autoadempie è, all'inizio, una definizione falsa della situazione che determina un nuovo comportamento che rende vera quella che originariamente era una concezione falsa.” Opinioni sociali e realtà sociale Il nesso tra la profezia che si autoadempie e i pregiudizi etnici e razziali: l'opinione basata sul pregiudizio diventa fatto tangibile, fatto reale indiscusso. In-groups e out-groups “Gruppi esterni etnici (Sumner) sono tutti quelli che consideriamo differenti da ‘noi stessi’ in termini di nazionalità, razza o religione. L'opposto del gruppo esterno etnico è naturalmente l'in-group etnico, costituito delle persone che ‘vi appartengono’ .” “Non vi è niente di fisso o di eterno nei confini che separano gli in-groups dagli out-groups. Mutando le condizioni, mutano le linee di separazione.” VIRTU' DEL PROPRIO GRUPPO E VIZI DEL GRUPPO ESTERNO - “alchimia morale” - trasformazione delle virtù in vizi e viceversa da parte dell'in-group. - Io sono risoluto / Tu sei ostinato / Egli è cocciuto - L’esempio dei ‘tre Abe’:Abe Lincoln / Abe Cohen / Abe Kurokawa Abe n°1: industrioso, risoluto, perseverante, economo, risparmiatore, frugale, in gamba, acuto, intelligente, uomo di ampie vedute, fedele alla causa della libertà; Abe n°2 e 3: mentalità di sgobboni, incurante disprezzo per gli standard americani, la loro concorrenza sleale, avari, miserabili, accattoni, furbi, astuti, scaltri, parassiti della società; “Le virtù morali sono tali solo quando siano gelosamente limitate a quelli che fanno parte dell'in-group; l'attività approvata da gente sbagliata non è un fatto degno di ammirazione ma di disprezzo. E' chiaro, infatti, che solo con questo sistema che considera le virtù sociali diritto esclusivo dell'élite, gli uomini al potere possono conservare i loro tratti distintivi, il loro prestigio e il loro potere.” “Quel che è da rilevarsi è che l'ingiusta barriera di protezione che circonda l'in-group ha come conseguenza quella di escludere i membri del gruppo esterno dal trattamento che generalmente si accorda agli esseri umani.” “Nonostante le apparenze superficiali, il pregiudizio e la discriminazione nei confronti di un gruppo esterno non sono motivate da ciò che il gruppo esterno fa, ma sono profondamente radicati nella struttura della nostra società e nella psicologia sociale dei suoi membri.” “Il cerchio tragico e vizioso della profezia che si autoadempie può essere spezzato: "la definizione iniziale della situazione che ha messo in moto il circolo deve essere abbandonata; solo quando la supposizione iniziale è messa in dubbio ed è indotta una nuova definizione della situazione, il corso successivo degli eventi smentisce quella supposizione; solo in questo caso l'opinione non produce la realtà.” Herbert Blumer, Pregiudizio di razza e posizione sociale, 1958 - Interazionismo simbolico - Il pregiudizio esiste fondamentalmente nel senso di posizione del gruppo - Bisogna porre attenzione sul processo collettivo attraverso il quale un gruppo razziale definisce e ridefinisce un altro gruppo - Dimensione relazionale tra i gruppi razziali - Schema di identificazione razziale diviene necessario come contesto del pregiudizio razziale - Il processo attraverso il quale il gruppo razziale forma l’immagine di sé e degli altri – il senso della posizione sociale Ulrich Beck, Come i vicini divengono ebrei: la costruzione politica dello straniero, in I rischi della libertà, il Mulino, Bologna, 2000, pp. 167-192. Passaggio dalle immagini dello “straniero” alle immagini del “nemico” Due errori teorici nella spiegazione delle esplosioni della violenza e le spinte nazionalistiche in Europa in quanto risposte alla oppressione delle origini, delle identità etniche, della cultura e della lingua popolare: – ipostatizzazione dell’identità culturale – confondere l’identità culturale con i calcoli di potere in gioco nella definizione delle immagini del nemico Per capire la costruzione e sulla rappresentazione sociale di immagini del nemico specifiche: - concentrarsi sul modo in cui le diverse immagini dello straniero vengono costruite – sul piano culturale, politico, burocratico, da parte della percezione della società civile - distinguere chiaramente tra gli stereotipi sugli stranieri diffusi nel mondo della vita quotidiana da una parte e le immagini del nemico dall’altra “L’etnicità non è una variabile originaria della differenziazione sociale, ma piuttosto una impalcatura politico-burocratica.” o nella modernità riflessiva la costruzione del nemico viene politicizzata in due sensi: − − o attraverso la politicizzazione della questione di sicurezza attraverso la costruzione burocratica dello straniero ‘trasformazione dei vicini in ebrei’: − − − processo attivo di costruzione minaccia sempre incombente nel tempo presente “gaia” difesa della società aperta e dello stato di diritto liberale “I pregiudizi etnici possono morire, ma muoiono lentamente. Si può contribuire alla loro scomparsa non insistendo che la loro sopravvivenza è irragionevole e dannosa, ma eliminando quei sostegni che certe istituzioni della nostra società forniscono loro.” Robert K. Merton, Teoria e struttura sociale, il Mulino La società plurale oltre la tolleranza “La circostanza generale del tollerare sta nel fatto del pluralismo – cioè nella presenza potenzialmente conflittuale di molti punti di vista, codici e convinzioni nella stessa società” Anna Elisabetta Galeotti The Case of Charlie Hebdo: what toleration can teach? Paper presentato nell’ambito della Scuola estiva «Rethinking the culture of toleranze», Università di Milano-Bicocca, 14-20 Settembre 2015.