capitolo 2 - International Journal of Psychoanalysis and Education

International Journal of Psychoanalysis and Education - IJPE
2012 Vol. IV, n° 2
ISSN 2035-4630
(rivista scientifica telematica quadrimestrale edita all’URL: www.psychoedu.org)
L’Arte Gruppoanalitica:
dai fondamenti teorici ad un progetto di vita in una C.T. di Roma
Catia Ciancio22
Abstract
L„articolo espone inizialmente un excursus teorico di quelle radici storiche fondamentali nel
lavoro gruppoanalitico, per evidenziarne la funzionalità nella pratica clinica con pazienti
psichiatrici e presenta un progetto realizzato in una comunità terapeutica di Roma allo scopo
di proporre la possibilità di lavorare attraverso un approccio integrato, in senso artegruppoanalitico, alla riabilitazione psico-sociale dei pazienti.
Parole chiave: arte-gruppoanalisi, psicoterapia integrata, psicosi
The groupanalytic Art: the theoretical foundations for a project of life in TC of Rome
Abstract
This article exposes a theoretical excursus of fundamental historical roots in the group-work,
to underline the functionality in clinical practice with psychiatric patients and presents a
project which is carried out in a therapeutic community of Rome. This project aims to present
an opportunity to work in an integrated approach for the psycho-social rehabilitation of
patients according to a vision based on art-group analysis.
Keywords: art-group analysis, integrated psychotherapy, psychosis
22
Psicologa clinica, Gruppoanalista, responsabile di ProContinuum, Centro Clinico e Formazione.
Sponsorizzata dall’Associazione di Psicoanalisi della Relazione Educativa A.P.R.E.
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I fondamenti: dalla psicoanalisi alla gruppoanalisi
Per comprendere i fondamenti gruppoanalitici è importante riportarci a quei “semi”
che seppur non riconosciuti hanno generato una fertile teorizzazione.
Secondo Kaës (1999), nell„opera di Freud si possono rintracciare tre modelli che
riconduco in qualche modo al concetto di raggruppamento. Il primo consiste nella
mutua identificazione tra determinati soggetti, costituendo per la psicoanalisi la prima
manifestazione di un legame emotivo con un'altra persona che dà la possibilità di
creare lo spirito di corpo. Ciò è esposto, in “Totem e Tabù” e si basa sulla fine
dell'orda paterna, con l'uccisione del padre originario da parte dei fratelli (Freud, 191213).
In “Psicologia delle masse e analisi dell'Io”, Freud introduce un secondo modello di
raggruppamento, che si attua tramite l'identificazione: ogni singolo è un elemento
costitutivo di molte masse, tramite l'identificazione è soggetto a legami multilaterali e
ha edificato il proprio ideale dell'Io in base a modelli più diversi.
Il terzo modello è introdotto nella sopracitata opera e trattato più esaurientemente in
“Il disagio della civiltà” e si basa sulla mutua rinuncia alla soddisfazione sessuale
diretta.
Così ha inizio l„excursus, su quei fondamenti che, in qualche modo, prevedono un
approccio gruppo analitico, all„epoca inesprimibile. Il lavoro “archeologico” di Freud
verso la scoperta e poi la risignificazione, nel gruppo porta a “vedere l„universo con
gli occhi di un altro, vedere i cento universi che ciascuno vede, che ciascuno è”
(Proust, 1923).
A questo punto vorrei porre l„attenzione sul concetto di gruppalità interna: una
storia che si intreccia con altre storie, una “rete di relazioni che si estende al di là dei
confini spaziali [...]” (Napolitani, 1987, p. 37). Proseguendo in questo excursus,
troviamo lo psicoanalista americano Trigant Burrow che ha contribuito all'evoluzione
della terapia di gruppo. Secondo Burrow, infatti, il luogo e l'ambiente più adeguati per
la guarigione di disturbi sorti nel contesto dei rapporti sociali, è il gruppo, affermando
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a tal proposito “[…] Se la società ammala, il gruppo cura” (Burrow, 1927). Nel 1925,
Burrow introduce il termine "gruppoanalisi"23: il gruppo diviene, così, uno strumento
indispensabile al fine della cura dei pazienti, un agente attivo della terapia. Egli ritiene
che il materiale verbalizzato nella terapia individuale (fantasie, conflitti) possa
esprimersi anche in gruppi ampi, in cui vi riconosce le relazioni di transfert e l'uso dei
meccanismi di difesa. Sostiene che la peculiarità del gruppo consiste nel diminuire le
resistenze, in quanto la situazione reciproca e condivisa permette ai pazienti di
eliminare la segretezza, evidenziando così il carattere sociale del disagio individuale.
Prima Burrow e poi Foulkes giungono alla gruppoanalisi e ne rivendicano
l„imprescindibile specificità, dichiarando come il presupposto essenziale che distingue
dalla prospettiva psicoanalitica, sia considerare il conflitto individuale come un
sintomo di un conflitto sociale (Burrow, 1927).
Foulkes, che già conosceva le opere di Burrow, dopo un lungo lavoro con 50
pazienti, mette a punto alcuni elementi di metodo ed inizia a fissare le prime regole
(rispetto al numero delle sedute, alla durata, all'argomento, al setting), fondamentali a
quella che diventerà, come la definisce De Marè (1972), l'analisi mediante il gruppo:
quel sistema inter-azionale che mira a coinvolgere il soggetto nella sua dinamica
(Ancona, 1999).
Foulkes ritiene che il grande merito del suo predecessore sia quello di aver
attribuito al gruppo un ruolo di primo piano. Tuttavia, osserva che il gruppo non viene
trattato in senso dinamico, ossia come una rete d'interazione e che la filoanalisi non è
una forma di terapia, in quanto solo la specie nel suo insieme potrebbe rimediare
all'errore filogenetico.
Funzionamento e fattori terapeutici del gruppo
Nel 1940, Bion e Foulkes avviano al Northfield hospital, dove erano ricoverati i
soldati impegnati nella seconda guerra mondiale, una vera e propria sperimentazione
23
Termine in seguito sostituito, da Burrow, con quello di “filoanalisi”.
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della funzione terapeutica del gruppo. Nello specifico, Bion (1961) ha sviluppato un
vasto modello teorico per chiarire le formazioni e i processi della vita psichica nei
gruppi, per cui distingue due modalità del funzionamento psichico nei piccoli gruppi:
1) gruppo di lavoro: prevalgono le esigenze dei processi secondari che organizzano
la rappresentazione dell‟oggetto e dell‟obiettivo del gruppo, l‟organizzazione del suo
compito e dei sistemi di comunicazione richiesti per la sua realizzazione.
2) gruppo di base: dominano i processi primari sotto forma di assunti (o postulati)
di base in tensione con il gruppo di lavoro.
Nello specifico, la corrente della Group-analysis è costituita da S.-H. Foullkes, J.
Richman e H. Ezriel su basi teoriche e metodologiche notevolmente diverse da quelle
di Bion. Foulkes (1964, 1973) ha conservato le idee centrali del Gestaltismo e
dell„approccio strutturale del comportamento, dove la totalità precede le parti e non è
la somma dei suoi elementi. In senso lato, la gruppoanalisi è un metodo d„indagine
delle formazioni e dei processi psichici che si sviluppano in un gruppo e basa i
concetti e la tecnica su alcuni dati fondamentali della teoria e del metodo
psicoanalitici:
1) scelta di ascoltare, comprendere ed interpretare il gruppo in quanto totalità nel
“qui e ora”;
2) considerazione del solo transfert del gruppo sull‟analista fra i membri di un
gruppo;
3) nozione di risonanza inconscia;
4) tensione comune e denominatore comune dei fantasmi inconsci del gruppo;
5) nozione di gruppo come matrice psichica e quadro di riferimento di tutte le
interazioni.
La considerazione foulkesiana vede il funzionamento della mente, come un
fenomeno trans-personale e trans-generazionale, con il sedimentarsi delle modalità
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relazionali familiari. Ecco, quindi, l„analisi attraverso il gruppo (by the group),
attraverso il processo che si attua dalla matrice di base per evolvere in quella
dinamica. Il gruppoanalista, amministratore democratico, direttore di quell„orchestra
dove le diverse note hanno il potere di creare una sinfonia armonica, pone attenzione
al processo, attraverso il quale il gruppo attraversa emozioni, affetti, pensieri del
singolo membro. In tal modo, si assesta nella mente del terapeuta un gruppo, che tende
a superare la dicotomia individuo-gruppo e si concentra sul processo comunicativo, in
cui assumono rilevanza tanto l„individuo quanto il gruppo nel suo insieme.
La gruppoanalisi, ponendo l„attenzione sul qui ed ora della situazione terapeutica,
sposta l„accento sulle prospettive di guarigione, sulla direzione in cui debbono aver
luogo i cambiamenti e sul modo di ottenerli.
La gruppoanalisi, come progetto riabilitativo…
Secondo Foulkes, il progetto terapeutico di una gruppoanalisi è simile alle altre
psicoterapie per quanto attiene alla catarsi, al transfert, ai processi di identificazione e
controidentificazione, di differenziazione e di proiezione. Tuttavia, nella situazione di
gruppo agiscono alcuni fattori terapeutici che si possono ritenere specifici di un
gruppo condotto gruppoanaliticamente, come ad esempio la condivisione e il
rispecchiamento che facilitano l„espressione del materiale rimosso, questo, infatti,
viene riconosciuto più facilmente in altri, permettendo una discussione ed un„analisi
che,
anche
se
riferita
ad
altri
membri
dello
stesso
gruppo,
è
rivolta
contemporaneamente al singolo. Assume particolare importanza anche il fattore,
attraversa di essa, infatti, si instaura una comunicazione inconscia tra due o più
membri del gruppo. Infine, la polarizzazione consente ai vari membri la
rappresentazione di un fenomeno unico attraverso più persone, ciò significa che ogni
soggetto rappresenta un particolare aspetto di un problema ambivalente mostrandosi
così eterogeneo.
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In tale direzione, Foulkes prospetta la realtà fenomenico-psicologica per la quale il
soggetto umano, sin dall„inizio, si costituisce “in relazione a” un gruppo originario dal
quale l„individuo viene artificiosamente estrapolato. Posso qui citare Diego Napolitani
che ha ulteriormente e più efficacemente teorizzato:
“Si è” in quanto parte di una storia altrui, in quanto soggetto ad una trama transpersonale e
transgenerazionale. L'esserci è il momento emergente della disposizione autopoietica che sottrae l'uomo
dalla sua condizione di soggetto per acquisire la posizione di progetto: questa posizione qualifica
l„attualità singolare dell'individuo non solo nel senso del suo qui ed ora ma anche nel senso del suo
possibile attuare trasformazioni del proprio rapporto col mondo (Napolitani, 1987, pp. 183-194).
L'esperienza personale di cui do in questo lavoro testimonianza, “è” in quanto
utilizza tale teorizzazione e da quanto dirò della mia esperienza si evince come tale
modello sia tributario non solo della psicoanalisi, della psicologia sociale, della
sociologia, dell'antropologia e, infine, attualmente delle neuroscienze.
La Comunità Terapeutica: un progetto integrato in una C.T. di Roma
Una premessa...
In Italia, la riforma dell„assistenza psichiatrica ha preso avvio dall„impegno
professionale ed umano di Franco Basaglia, il quale, per attenuare la sofferenza
psichica del paziente psichiatrico e contenere le sue forme di espressione, ha
dimostrato attuabile una forma di assistenza che non si limitasse solo a sfruttare le
nuove opportunità offerte dagli psicofarmaci.
L„idea innovativa di Basaglia è stata quella di utilizzare un nuovo strumento
terapeutico, soprattutto per far riemergere e recuperare le potenzialità individuali degli
stessi pazienti, finalizzando la “cura” al soddisfacimento dei loro personali bisogni e
non omologandoli alle aspettative sociali che consideravano la “diversità” come un
limite o un difetto d'integrazione.
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Con la legge 180, l„impegno terapeutico si è focalizzato sul mantenimento e sul
recupero dell„integrazione del soggetto nel tessuto sociale, con la realizzazione di
progetti personalizzati da parte di équipes multiprofessionali. In quest„ottica, le
strutture territoriali, quali CSM e Comunità Terapeutiche, oltre ad assolvere a compiti
terapeutici secondo un modello clinico, hanno da sempre disposto di finanziamenti,
per promuovere attività tese a facilitare la riabilitazione e il reinserimento dei pazienti.
È da porre in rilievo la Comunità Terapeutica con autogoverno dei pazienti
organizzata da Fabrizio Napolitani, prima a Kreuzlinger presso il Sanitorium Bellevu
di L. Binswanger24 e poi a Roma. In tal modo, viene a costituirsi il prototipo delle
Comunità
Terapeutiche
caratterizzate
dalla
cooperazione
di
diverse
figure
professionali quali, psichiatri, psicologi, assistenti sociali, infermieri e dal
coinvolgimento dei pazienti psicotici.
Da questi presupposti, ad oggi, l„obiettivo delle comunità terapeutiche è quello di
riabilitare alla vita quotidiana, attraverso uno spazio dato al paziente, in cui poter
riorganizzare una sua progettualità e ritornare all„interno di quei sistemi sociali che
organizzano la vita fuori dell„ospedale psichiatrico. I pazienti della comunità
terapeutica condividono, con altri, azioni quotidiane ed esperienze significative.
L„attività del Laboratorio di Espressività attraverso l„arte è mirata a promuovere la
reintegrazione delle capacità dei singoli, alterate o limitate dalla patologia, nell„ambito
dell„espressione gestuale e motoria e, soprattutto, della manifestazione dei propri
vissuti emotivi. La partecipazione all„attività di gruppo, attraverso il disegno in
gruppo, offre ai pazienti l„occasione di rapportarsi tra loro e di interagire in un
contesto favorevole e protetto, facilitando la reciproca conoscenza, la condivisione
emotiva, la confidenza e la fiducia. L„attività è finalizzata soprattutto all„integrazione
di quegli aspetti disgregati dell„Io, che caratterizza anche lo stile di relazione degli
24
Lavoro presentato al III Congresso mondiale di psichiatria nel 1961 a Montreal.
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utenti. Quindi, attraverso gli aspetti proiettivi del disegno e la possibilità di
reintegrazione veicolata dalle dinamiche di gruppo, si propone gradualmente una
visione di insieme, più globale ed accessibile.
Il laboratorio si basa su un approccio di psicoterapia integrata, in cui i concetti
cardini della gruppoanalisi, tra i quali il rispecchiamento, la risonanza e la
condivisione, si intersecano con quelli propri dell„arteterapia che, basata sul processo
creativo, utilizza l„espressione artistica come strumento privilegiato di accesso,
comunicazione
ed
espressione
dei
propri
contenuti
interni.
Nell„anno 2008, a partire dal mese di luglio, è stato approvato quello che chiamo
uno dei “progetti di vita” possibili all„interno di Comunità terapeutiche: tale progetto
dal titolo “Laboratorio espressivo attraverso l„arte”, oggi è divenuto “Dipingere
emozioni”, è stato avviato e continua nella Comunità Terapeutica”Mario Gozzano”
dell„ASL RM-B sita in Salone. Come emerso dalla riunione d„equipe, il lavoro svolto
finora ha cominciato a promuovere evoluzioni visibili, attraverso lo stile del disegno,
nelle modalità comportamentali patologiche di ciascun partecipante e una maggior
condivisione nell„interazione di gruppo rilevata nell„attività di laboratorio, così come
nella quotidianità della vita in comunità. In tal modo, si è potuto rilevare come,
attraverso la proposizione di un disegno di gruppo, in cui sia lo spazio (il foglio) che
gli strumenti (colori, matite, etc.) sono unici per tutto il gruppo, emergano dinamiche
di potere e modalità che il gruppo elabora per la risoluzione di conflitti, nonché il
modo in cui ciascun membro si relaziona al gruppo.
L„attività ha cominciato a svolgersi nel modo seguente:
1) accordarsi con i pazienti sul metodo generale, in questo caso della produzione
del disegno in gruppo;
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2) si procederà gradualmente iniziando da produzioni individuali, poi di coppia, al
fine di promuovere la collaborazione mantenendo la libera espressione di ognuno;
3) raccogliere i contenuti dei disegni dei singoli pazienti;
4) favorire una costruzione collaborativa del punto di vista del paziente;
5) discutere e riformulare gli episodi ed i resoconti del paziente seguendo
l„approccio integrato.
Gli obiettivi del progetto sono: promuovere l„autonomia nella fase di allestimento
del laboratorio e di riordino finale; sviluppare un modello condiviso del disegno di e in
gruppo, garantendo una collocazione all„espressione personale e alla produzione finale
del gruppo; facilitare l„espressione di valutazioni generali su di Sé e/o sulla propria
storia personale; potenziare la coesione di gruppo attraverso l„atto creativo del disegno
di gruppo e la condivisione della storia di gruppo; allestire una mostra rappresentativa
del lavoro svolto.
Il tutto si “muove” attraverso il gruppo di 12 pazienti psicotici con la partecipazione
e condivisione di tre operatori della comunità e di due conduttori25.
L„approccio integrato che definisco “arte-gruppoanalitico”, si basa essenzialmente
sul concetto cardine dell„arteterapia, la quale favorisce l„espressione dei propri
contenuti interni, attraverso simboli e metafore e coinvolgendo il soggetto in attività
che implicano un impegno sensoriale e cinestesico e i presupposti teorici
gruppoanalitici. L„espressione artistica funge infatti da fattore di protezione,
contenimento e da oggetto mediatore nella relazione tra l„utente e il terapeuta e, così,
pur rispettando i meccanismi di difesa, in qualche modo li aggira e favorisce la libera
espressione
del
proprio
mondo
interiore
e,
se
possibile,
una
maggiore
autoconsapevolezza e attivazione di risorse creative. In un„ottica integrata, il disegno
attraverso il colore, la forma, il tratto, consente di promuovere in pazienti psicotici, il
25
La dr.ssa Catia Ciancio e la dr.ssa Giusi D„Apolito.
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processo “simbolico”26 che non può essere pensato, che non può esistere proprio
perché non concreto. Risulta, così, importante continuare a favorire la libera
espressione di ogni paziente attraverso la creazione di un disegno individuale e
personale, da riorganizzare e rielaborare in un prodotto unico: il disegno di gruppo che
sarà oggetto di discussioni, fatte di proiezioni e condivisioni emotive.
L„attività di laboratorio si attua attraverso elementi che concorrono a restituire
sicurezza all„esperienza di una reciproca e libera espressione di sé: da un lato,
l„ambiente protetto nel quale si svolgono, assicura il contenimento nei limiti
dell„accettabile, di espressioni e comportamenti propri ed altrui, per la presenza
rassicurante dei conduttori del gruppo; dall„altro, la dimensione ludica che caratterizza
tali attività, sdrammatizza i contenuti di ciò che viene espresso od agito, attenuandone
le più drammatiche implicazioni emotive.
In una seconda fase del laboratorio, successiva al disegno da parte di ciascun
paziente, le creazioni vengono disposte al centro dando movimento concreto al
disegno di gruppo, come fossero le tesserine di un puzzle ed ognuno, a turno
decidendo quando esprimersi (quindi non in senso rotatorio), presenta il proprio
disegno, descrivendolo. Gli altri membri del gruppo intervengono sottolineando
proprie riflessioni partendo dai singoli prodotti artistici e spaziando con le
associazioni.
26
Come sottolinea Diego Napolitani:”Il simbolo […] è un nesso che non è intelligibile se non
all„interno di una sua propria struttura connettiva: il primo elemento di questa struttura è la catena
simbolica […], ma perché un„espressione acquisti compiutamente il suo valore simbolico, essa si deve
costituire anche come elemento connettivo tra chi la propone e chi la coglie e può fruirne […]. ‗Capire„
un simbolo significa perfezionarlo in quanto lo si verifica come elemento atto a essere inserito nella
propria personale catena simbolica o come elemento facilitante lo sviluppo di proprie attività
simboliche. Il simbolo è quindi sempre momento di una prassi trasformativa di senso […]. Il discorso
analitico è – o dovrebbe essere – per eccellenza un discorso simbolico”. (Napolitani, 1987, pp. 156157).
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Al termine di ogni incontro, si è rivelato importante effettuare un post group con gli
operatori che partecipano al gruppo, al fine di favorire le associazioni e i significati
emersi durante il laboratorio.
Concludo sottolineando che questo lavoro non si propone come un mero riassunto
teorico, ma come la ricerca di quelle radici storiche fondamentali nel lavoro
gruppoanalitico, là dove le storie dei pazienti, membri di un gruppo, “si intrecciano le
une con le altre aprendosi al riattraversamento delle proprie gruppalità interne [...]”
(Napolitani, 1987).
Bibliografia
Ancona, L. (1999). Psicoanalisi e gruppo-analisi a confronto. Gli Argonauti, 68, 2947.
Bion, W.R. (1961), Esperienze nei gruppi. Roma: Armando, 1971.
Burrow, T. (1927). The group method of analysis. Psychoanalyic Review, 14, 3, 268280.
De Marè, P. (1972). Prospettive di psicoterapia di gruppo. Roma: Astrolabio.
Freud, S., (1912-13). Totem e tabù. OSF 7, 3-164.
Foulkes, S.H., (1964), Analisi terapeutica di gruppo. Torino: Boringhieri, 1967.
Foulkes, S.H., (1973), La psicoterapia gruppoanalitica: metodo e principi. Roma:
Astrolabio, 1976.
Kaës, R., (1999). Le teorie psicoanalitiche del gruppo. Roma: Borla, 2006.
Napolitani, D. (1987). Individualità e gruppalità. Milano: IPOC, 2006.
Proust, M. (1923). La prigioniera. Milano: Mondadori, 1970.
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