POLANYI, K. Vince il Brain Trust. IN: POLANYI, K. Cronache della grande transformazione. Torino: Einaudi Paperbacks, 1993. p. 107-114. Página 107 Vince il Brain Trust Il segretario di Stato Hull, a nome della delegazione americana e con l'approvazione del Dipartimento di Stato, ha dichiarato alla Conferenza economica mondiale di Londra che gli Stati Uniti d'America attualmente considerano inopportune eventuali misure dirette a una stabilizzazione temporanea delle monete. L'America silura la Conferenza. La forma ufficiale della comunicazione non solo la rendeva particolarmente solenne, ma prova anche che tra il governo di Washington e la delegazione a Londra questa volta c'era completo accordo. Poiché il compito principale della Conferenza è, secondo tutti i sessantasei governi, la stabilizzazione delle monete, e poiché ugualmente unanime è il parere che una stabilizzazione temporanea è l'unica via ora percorribile, la Conferenza sembra per il momento fallita. Se le monete continueranno a oscillare, in effetti, non saranno possibili accordi internazionali né sulla riduzione dei dazi né sulla regolamentazione della produzione. Purtuttavia la Conferenza continua. Gli Americani, sui quali grava tutta la responsabilità del blocco dei lavori, sono rimasti. MacDonald d'altronde è dell'opinione che una rottura aperta o un aggiornamento provocherebbero un contraccolpo più grave che l'esistenza meramente formale, alla quale la Conferenza è adesso condannata. Per il momento anche la Francia è disposta a partecipare, sia pure solo per riguardo all'Inghilterra, con la quale, in considerazione del rifiuto americano, vuole piú che mai mantenersi in contatto. È possibile che la Página 108 Conferenza, dopo aver mancato il suo obiettivo principale, cerchi un surrogato in adempimenti secondari, forse anche nella speranza che la decisione americana non sia definitiva. Si sta elaborando un aggiustamento semiufficiale, per nascondere comunque l'insuccesso, dal momento che esso coinvolge le istituzioni più importanti per tutta l'umanità. Più cresce lo sdegno nei confronti degli Stati Uniti a Londra e a Parigi, più si cerca di salvare in primo luogo le apparenze. Non è per nulla facile, quindi, far comprendere a tutti la rilevanza di questi avvenimenti. L'ignoranza delle tendenze nazionalistiche e pianificatrici che operano nello sviluppo americano hà finora già fruttato cocenti delusioni ai governi europei. Ostacolate da correnti contrarie, turbate da influenze di vario tipo, ora contrastate per ragioni personali, ora invocate, tali tendenze autarchiche e inflazionistiche si sono attualmente imposte con la violenza di un terremoto. È ben vero che la posizione di Roosevelt non era la stessa prima e dopo aver assunto la sua carica o, cosa che viene proprio a coincidere, prima o dopo la crisi bancaria. Prima, Roosevelt riteneva sostenibile il mantenimento della parità aurea del dollaro non solo come ovvio principio politico e morale, ma anche perché pensava che la stabilità esterna del dollaro non fosse minacciata da un piano interno di aumento dei prezzi. Ci sono state inoltre dal 20 aprile, cioè da quando non fu più difesa la parità aurea del dollaro, alcune settimane di oscillazione, in cui gli espedienti per un rialzo dei prezzi si cercavano preferibilmente in campo internazionale prima che in quello nazionale: stabilizzazione della sterlina, diminuzione dei dazi, realizzazione del disarmo, e una sistemazione della questione dei debiti come contropartita di tutto ciò. Questi erano stati i punti che costituivano la meta principale delle iniziative prese in occasione della missione di Norman Davis, le quali culminarono nel messaggio di Roosevelt ai cinquantaquattro capi di Stato e nelle concessioni statunitensi riguardo alla neutralità in caso di guerra navale [Nota 1]. Non c'è dubbio, infine, che non solo i mandati che il Congresso pretendeva fossero rispettati, ma anche le prese di posizione della delegazione americana a Londra, erano intrisi di tante contraddizioni, che una spiegazione di atteggiamenti del genere sembra potersi trovare solo nel panico politico o nell'isteria valutaria: che rappresentano Página 109 pur sempre necessità pratiche o motivi razionali di qualche specie. È tuttavia possibile svelare, riguardo a tutto ciò, la ragione unitaria di là dal movimento contraddittorio, il significato nell'apparente mancanza di significato. Il fatto è che dal profondo della crisi senza precedenti dell'economia americana si è fatto strada, fino a manifestarsi con accenti addirittura rivoluzionari, un movimento orientato alla pianificazione, che tende ad allontanare, inevitabilmente, il paese da qualsiasi coinvolgimento nella cooperazione internazionale e a farne uno dei grandi laboratori di esperimenti economici del nostro tempo. Che cosa vuole il Brain Trust? È facile comprendere il nocciolo del pensiero pianificatore in America, quale si incarna nell'ormai universalmente famoso Brain Trust, un gruppo di consiglieri personali di Roosevelt. Tale pensiero non è in sé né socialista né, in genere, anticapitalista, e nemmeno fascista. Esso consiste nel tentativo di porre fine alla crisi dell'economia americana. Alla crisi americana: sembra non interessi se anche altri paesi riescano a trovare una soluzione con lo stesso metodo. Qualsiasi mezzo che conduca allo scopo è ben accetto. Capitalismo o socialismo, proprietà privata o sociale, moneta aurea o cartacea, economia libera o vincolata, tutto appare ugualmente ammissibile. Il presupposto è che la crisi sia immediatamente ed effettivamente superata. La disoccupazione deve cessare, le aziende devono mettersi in marcia. Le banche malsane devono sparire e quelle buone funzionare. I gruppi protetti insolvibili, come gli agricoltori, devono essere sollevati dai debiti, le ferrovie e le società di assicurazione risanate, i mercati resi ricettivi e solidi. Questa enumerazione disordinata serve bene come espressione del pensiero che c'è dietro: la crisi è superata quando i suoi sintomi sono svaniti. L'unico criterio di azione è: ciò che ostacola la lotta contro quei mali dev'essere spazzato via. Nulla è sacro, nulla è inviolabile, nulla può sottrarsi alla presa: siano i diritti della rappresentanza popolare o le pretese dei creditori, l'autonomia delle società ferroviarie o la libertà dell'imprenditore, gli accordi tariffari dei sindacati o la sovranità dei singoli Stati, la legislaPágina 110 zione anti trust o i diritti degli Stati Uniti come creditori internazionali. La tesi di Stalin è che il socialismo sia possibile in un solo paese. In nome di quest'idea la sua dittatura domina in Russia. L'idea che regna nel Brain Trust è che sia possibile il superamento della crisi in un solo paese - ovvero, intanto, in America. Gli uomini del Brain Trust hanno ottenuto l'adesione di Roosevelt a tale idea. Fin dall'inizio è stato questo il senso della sua dittatura esercitata in forme democratiche. Se si presta bene attenzione ai seguenti brani del suo discorso inaugurale del 4 marzo, essi suonano - alla luce degli avvenimenti delle settimane scorse - quasi come una profezia: La natura ci colma coi suoi doni, ma manca la forza di utilizzarli per conseguire l'abbondanza. La responsabilità ricade soprattutto su coloro che gestiscono e dominano gli affari, a causa della loro ostinazione e della loro incapacità, dalle quali essi stessi sono stati annientati [...] La misura del risorgere dell'economia dipende da quanto conteranno i valori sociali di ordine più elevato invece del puro guadagno di denaro [...] Il nostro commercio esterno, sebbene di immensa importanza, è attualmente meno importante del ristabilimento di un’economia nazionale sana [,..] Io non risparmierò nessun tentativo per ridare slancio al commercio mondiale mediante l'adattamento intemazionale dell'eco nomia, ma lo stato di emergenza nel nostro paese non può aspettare che si arrivi a tanto [...] Ora siamo tutti pronti a sottomettere alla disciplina la vita e la proprietà, perché senza disciplina non ci può essere né progresso, né efficace direzione [...] Chiederò al Congresso l'unico mezzo che rimane per ovviare a questa crisi - cioè un ampio mandato esecutivo per combattere l'emergenza, cosi comprensivo come il potere che mi verrebbe attribuito per la difesa contro un'irruzione bellica nel nostro paese. Nello stesso discorso sono già racchiusi, in gran parte, gli altri elementi dell'universo ideale del Brain Trust: lotta alla disoccupazione «con strumenti da economia di guerra»; sviluppo delle fonti di energia del paese; ritorno alla terra mediante colonizzazioni dirette dallo Stato; moratoria delle esecuzioni giudiziarie riguardanti l'agricoltura; rialzo dei prezzi agricoli; riunificazione, controllo, pianificazione dei mezzi di trasporto e delle vie di comunicazione, come pure dei servizi pubblici; controllo molto severo delle banche e degli investimenti; infine, «mezzi di pagamento sufficienti, ma sani». Página 111 L'atteggiamento ambiguo degli Usa. Com'è possibile che - nonostante la volontà di Roosevelt, cosí chiaramente impressa nel discorso inaugurale, di anteporre le esigenze dell'economia nazionale a quelle dell'economia mondiale e di non rinunciare, se necessario, a esperimenti monetari - l'America possa presentarsi come l'alfiere della valuta aurea, richiedendo insistentemente la stabilizzazione della sterlina? Anche prima di assumere la presidenza, l'influenza di Roosevelt sulla politica estera era molto grande; fu allora che l'America rappresentò assieme alla Francia, nel comitato di esperti a Ginevra, il punto di vista dell'immediato ritorno all'oro. Con questo obiettivo, anzi, essa si batté allora perché fosse indetta la Conferenza sull'economia mondiale, riguardo alla quale, invece, l'Inghilterra si dichiarò quasi disinteressata; il 27 febbraio, poi, il Cancelliere dello scacchiere Neville Chamberlain esaltò la sterlina, affermando che essa «è più stabile dell'oro», e la City iniziò la sua campagna a favore di un bilancio inflazionistico. Ancora a metà febbraio, in effetti, i migliori osservatori dei fatti americani ritenevano che una riduzione volontaria individuale dei debiti potesse essere sufficiente per risolvere, senza arrivare alla liquidazione, il problema della insolvibilità delle imprese agricole e per evitare misure protettive inflazionistiche. All'inizio di aprile, però, prendeva già avvio la grande offensiva di politica estera di Roosevelt; l'America sembrò riportare su tutti gli scenari della politica mondiale un'attività equiparabile soltanto a quella dei tempi di Wilson. Cordell Hull tenne il discorso in cui si lamentava della politica fortemente protezionistica degli Usa, alla quale egli attribuiva la colpa della crisi economica mondiale; Roosevelt lanciò un appello a tutti i capi di stato, invocando, di fronte al crollo dell'economia, della moneta e del credito, una collaborazione internazionale per salvare il mondo. L'America mise su casa a Ginevra... La spiegazione dell'enigma sta in primo luogo nel fatto che il Brain Trust e i sostenitori dell'isolazionismo riuscirono ad avere un influsso decisivo solo con l'abbandono della parità aurea del dollaro, e che, in secondo luogo, essi sapevano che il tempo avrebbe portato le loro aspirazioni a concordaPágina 112 re con quelle dei sostenitori della linea internazionalista. Essi coniarono una formula che divenne l'asse invisibile della diplomazia economica americana. Un programma incentrato sull'aumento dei prezzi. Solo se non si verificasse l'aumento dei prezzi in oro con la collaborazione internazionale, l'America dovrebbe decidersi per un aumento nazionale dei prezzi, non importa se in oro o in carta. In breve, o inflazione mondiale in compagnia con altri o, se no, inflazione solo in America. Si approfitta inoltre, a questo riguardo, dell'ambiguità del concetto di stabilizzazione; esso denota infatti cose diverse, a seconda che come stabile s'intenda solo il rapporto fra le monete oppure anche il livello dei prezzi. Si ottiene cosi di restare capaci di trattativa, anzi di guida in campo internazionale e allo stesso tempo di conservare mano libera per l'inflazione in America. L'«aut aut» americano. Questa situazione era conosciuta a MacDonald ancora prima di andare a Washington. Già alla fine di marzo Raymond Moley e Herbert Freis ebbero lunghe discussioni con l'ambasciatore inglese Lindsey. Gli obiettivi che in quell'occasione il Brain Trust sosteneva si conoscono dal discorso radiofonico di Moley del 20 maggio. Egli ricordava ai suoi ascoltatori che «nonostante tutto il commercio estero costituisce solo una percentuale piccola del commercio totale degli Stati Uniti». È dunque chiaro come il sole che gran parte delle difficoltà del paese sono - egli continuava - di natura interna. Una conferenza internazionale che volesse superare queste difficoltà solo con l'intesa su misure internazionali, sarebbe condannata necessariamente all'insuccesso. Ogni paese deve comandare a casa propria e l'incontro dei rappresentanti dei diversi paesi - concludeva Moley - può essere utile più che altro per coordinare le misure nazionali separatamente prese. Una pubblicazione ufficiosa espresse inequivocabilmente il 29 maggio l'alternativa nel cui ambito doveva muoversi l'atteggiamento della delegazione americana a Londra: Noi non cercheremo di prescrivere ai governi di altri paesi la particolare politica economica che vorranno adottare; resta comunque il fatPágina 113 to che la politica di Roosevelt richiede, in generale, o un'azione internazionale unitaria oppure una nuova e altamente significativa politica dell'isolamento, affinché questo paese possa portare a termine il suo piano economico interno senza interferenze dall'esterno. Conformemente a ciò il governo prepara misure legislative che lo abilitino o a collaborare con tutti gli altri popoli, se essi sono disposti a ciò, o altrimenti a disporre nuove barriere commerciali lungo gli estesi confini del nostro paese. Non è infondata la sensazione che si lasci mano libera a Londra a Cordell Hull solo per rendere manifesto al popolo americano che la via della stabilizzazione è inaccessibile. Non soltanto perché ogni annuncio, ogni «minaccia» di stabilizzazione farebbe precipitare i prezzi americani delle materie prime e dei titoli, che sono aumentati molto più del corso dei cambi; ma perché alla Conferenza di Londra un'ipotesi di stabilizzazione sulla base di un'inflazione mondiale naufragherebbe a causa dell'opposizione francese, mentre una stabilizzazione senza ulteriore aumento dei prezzi non è praticamente più in questione per l'opinione pubblica americana, che ha fede nell'inflazione. Perché il dollaro doveva calare. Il 20 aprile gli Usa hanno abbandonato insieme con la parità aurea il loro sistema economico tradizionale. Oggi si sa, in tutto il mondo, che cosa stava dietro la decisione del 20 aprile. Non il panico monetario, non l'intenzione di ricondurre l'Inghilterra al gold standard, non, almeno non in primo luogo, l'obiettivo di un alleggerimento generalizzato dei debiti mediante la svalutazione del denaro: ma niente meno che l'eliminazione consapevole dei vincoli che distinguono un'economia liberale da un'economia pianificata. Quando questo avvenne, MacDonald, presidente della Conferenza di Londra oltre che Primo ministro, era in alto mare, in viaggio per Washington. Questa circostanza, il cui valore simbolico non può passare inosservato, attesta chiaramente quanto poco l'America si preoccupasse della Conferenza sull'economia mondiale. Roosevelt si è fatto dare dal Congresso gli ampi poteri che di solito la Costituzione mette a disposizione del Presidente solo in tempo di guerra. Ogni delega concessagli, sia che riguardi la moneta o i dazi o l'organizzazione inPágina 114 dustriale, prospetta una politica di isolamento. L'ordine del giorno del Congresso sulla politica estera contenente la delega di quei poteri è appena passato, che già gli Stati Uniti si ritraggono dalla Conferenza sull'economia mondiale. Mentre questa continua a riunirsi senza i suoi rappresentanti, il governo americano si accinge a sfruttare il prossimo mezzo anno di libertà dal Congresso [Nota 2] per mettere in moto la nuova macchina. Il presidente Roosevelt spiega: «La nuova legislazione rappresenta un altissimo sforzo per stabilizzare per sempre i numerosi fattori che costituiscono il benessere del popolo americano e garantiscono il mantenimento dello standard di vita americano». L'America va incontro a una grande avventura. Si comincia con l'inflazione. [1° luglio 1933]. NOTAS Nota 1 – página 108 [Nella seconda metà del maggio 1933 gli Usa si dimostrarono disponibili nei confronti del piano inglese e del principio della consultazione, cambiando posizione rispetto a un mese prima (cfr. art. precedente, Da Losanna a Washington)]. Nota 2 – página 114 [Aggiornatosi il 16 giugno, fino al gennaio 1934].