CAPITOLO 5 Tacito Tacito nacque nella Gallia Narbonese tra il 55 e il 58 a.C.. Frequentò a Roma la scuola di oratoria e inizio la carriera politica sotto Vespasiano e Tito, giungendo ai vertici con Domiziano. Questore tra l’80 e l’82, tribuno della plebe nell’85, membro del collegio sacerdotale nell’88, fu allontanato da Roma fino al 93 e poi fu console suffectus (per la seconda parte dell’anno) nel 97. Tacito compose l’Agricola, Germania, Historiae e Annales, ma non trascurò l’attività di oratore sostenendo l’accusa di malversazione contro il proconsole d’Asia Prisco. Morì nel 117 d.C.. Agricola, è un opera composta nel 97 dedicata al suocero, morto nel 93. Germania, è un opera etnografica composta nell’98 quando Traiano si trovava sul fronte germanico; comunque dall’opera emerge anche un significato politico, in quanto presentava un popolo che costituiva un pericolo per l’impero. Con le sue 2 opere storiche, Tacito ci ha lasciato una narrazione del principato che va dalla morte di Augusto nel 14 d.C. fino alla morte di Domiziano nel 96: • Annales: dalla morte di Augusto a quella di Nerone; • Historiae: dagli avvenimenti del 69 fino alla morte di Domiziano. Il Dialogus de oratoribus, è uno scritto che si inserisce nella tradizione del dialogo ciceroniano e si riferisce ad una discussione, a cui Tacito aveva assistito, tra 4 oratori dell’epoca; Tacito non esprime il suo punto di vista, ma sembra essere d’accordo con le opinioni di uno di loro, Curiazio Materno, il quale dice che il riconoscimento della necessità del principato, non esclude la fiducia nel recupero dell’eloquenza repubblicana. Tacito, sostiene che lo storico non si avvale della filosofia, ma indaga in modo autonomo sul comportamento umano, in una prospettiva politica. Inoltre Tacito esclude un intervento divino negli avvenimenti umani, di cui reputa responsabili gli uomini stessi. Tacito sostiene che in occasione della fine della repubblica, ci fu un ingiusta cessione della libertà in cambio di una misera pace, tuttavia Tacito è convinto dell’importanza dell’impero e non nutre rimpianti per la repubblica. Forse è proprio questo pessimismo, che ha impedito a Tacito di descrivere l’epoca di Traiano, come un periodo felice. La distinzione tra morale e politica, non risparmia nemmeno il senato, per nulla riscattata dalle gesta dei suoi oppositori, che sacrificarono la loro vita senza alcun vantaggio per la comunità. Forse fu proprio un senso di colpa condiviso con il senato, ad indurre Tacito a scrutare a fondo una storia che riguardava la sua esperienza personale. La lettura dell’Agricola, con i ritratti contrapposti di Domiziano e Agricola, sembrerebbero smentire le dichiarazioni di imparzialità fatte da Tacito; anche se comunque la parzialità, non è una ragione sufficiente per mettere in discussione la sincerità della sua ricerca. Il metodo pragmatico, consisteva nella conoscenza obiettiva degli eventi attraverso la ricostruzione delle loro cause. Sul modello di Tucidide, Tacito era molto interessato all’aspetto politico, riguardante lo scontro tra senato e principe, mentre dava poca importanza all’aspetto militare, prediletto invece da Polibio. © Federico Ferranti S.T.A. & Dimitri Verdecchia www.quintof.com