Politecnico di Milano
I Scuola di Architettura - Milano
Corso di studio in Architettura
Direzioni incidenti
Trasformazione dell’area del mercato coperto di Plaza de la
Cebada a Madrid in un centro civico organizzato intorno a
un sistema di paesaggi interni.
Tesi di laurea magistrale di Federico Cabrini - matricola 208790
Relatrice: prof.ssa Antonella Contin
Anno accademico 2013/2014
1
2
Indice della relazione
Capitolo 1 - Descrizione dell’area
p. 8
1.1. Inquadramento generale della piazza
p. 8
1.2. La struttura del mercato
p. 10
1.3. Il progetto del 2007
p. 13
Capitolo 2 - Linee guida d’intervento
p. 15
2.1. Definizione dell’intervento
p. 15
2.2. Concetti base
p. 20
2.2.1. Edifici senza facciata
p. 20
2.2.2. Completamento / Ricostruzione critica
p. 24
2.2.3. Piani orizzontali sospesi
p. 27
2.2.4. Sovrapposizione di griglie
p. 28
2.2.5. Elemento unificante
p. 31
2.2.6. Dissoluzione della forma / Distruzione dell’oggetto
p. 33
2.2.7. Quarta dimensione del progetto
p. 36
Capitolo 3 - Descrizione del progetto
p. 38
3.1. Svuotamento / Riempimento
p. 38
3.2. Aperto / Chiuso
p. 38
3.3. Spazi spezzati
p. 39
3.4. 2 + 2 = 5
p. 41
3.5. Morfologia e funzioni
p. 42
3.6. Aspetti strutturali
p. 42
3.7. Usi non progettati
p. 43
Bibliografia
p. 44
Ringraziamenti
p. 55
3
Indice delle figure
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
17.
18.
19.
20.
21.
22.
23.
24.
25.
26.
27.
28.
29.
30.
31.
32.
33.
34.
35.
36.
37.
38.
39.
40.
Mappa storica della piazza
I principali elementi urbani
Scorcio tipico del quartiere
Pianta del mercato ottocentesco
Vista del mercato ottocentesco
Pianta del mercato moderno
Vista del mercato moderno
Rendering del progetto a volo d’uccello
Rendering del progetto a livello stradale
Aerofoto dell’area
Le vele come richiamo pubblicitario
Vista delle vele con panorama sui tetti della città
Le pareti esterne del mercato
Confronto pieno/vuoto fra la Galleria degli Uffizi e l’Unité d’Habitation
O.M. Ungers, progetto per Schloßplatz a Berlino
Esempio di piazza nordeuropea, secondo Camillo Sitte
G.B. Nolli, pianta di Roma, XVIII secolo
Confronto fra la pianta di Parma e quella di Saint-Dié
Grande Moschea di Cordova, l’esterno
Grande Moschea di Cordova, l’interno
Basilica di Santa Sofia a Istanbul, l’esterno
Basilica di Santa Sofia a Istanbul, l’interno
Sala Nervi a Roma, l’esterno
Sala Nervi a Roma, l’interno
Stazione di Saragozza-Delicias, l’esterno
Stazione di Saragozza-Delicias, l’interno
Mercado de la Cebada, l’esterno
Mercado de la Cebada, l’interno
Le Corbusier, Plan Voisin per Parigi
Mies van der Rohe, Seagram Building a New York
“Duck”, riportato in Venturi, “Learning from Las Vegas”
Hans Stimmann, piano urbanistico per il centro di Berlino
Le Corbusier, Scheletro in cemento armato
Giuseppe Samonà, Progetto per Montecitorio
Giuseppe Terragni, Progetto per il quartiere Cortesella a Como
Peter Eisenman, Wexner Center a Columbus
Giuseppe Terragni, Casa Lavezzari a Milano
Giuseppe Terragni, Casa Rustici a Milano
Peter Eisenman, Isolato al Checkpoint Charlie a Berlino
Le Corbusier, Parlamento di Chandigarh
4
p. 8
p. 9
p. 10
p. 11
p. 11
p. 12
p. 12
p. 13
p. 13
p. 15
p. 16
p. 16
p. 17
p. 17
p. 18
p. 18
p. 18
p. 19
p. 20
p. 20
p. 21
p. 21
p. 22
p. 22
p. 23
p. 23
p. 24
p. 24
p. 25
p. 25
p. 26
p. 26
p. 27
p. 27
p. 28
p. 29
p. 29
p. 29
p. 30
p. 30
41.
42.
43.
44.
45.
46.
47.
48.
49.
50.
51.
52.
53.
54.
55.
56.
57.
58.
59.
Louis Kahn, Progetto per Filadelfia
Le Corbusier, Villa Savoye a Poissy
Kallmann, McKinnell, Knowles, Municipio di Boston
La pianta a scacchiera di Manhattan
Il piano di Hausmann per Parigi
Bernini, il colonnato in piazza San Pietro a Roma
Luigi Moretti, Palazzina San Maurizio a Roma
Le Corbusier, Progetto per il nuovo ospedale di Venezia
Sven Markelius, Piano per il centro di Stoccolma
Gabetti e Isola, Unità d’abitazione Olivetti a Ivrea
Renzo Piano, Centro Paul Klee a Berna
La Strip di Las Vegas
Frank Lloyd Wright, Museo Guggenheim a New York
Le Corbusier, Promenade architectural
e
Griglia di Calle de Toledo
Griglia di Calle de la Ruda
Griglia di Calle Humilladero
Griglia di Calle de la Cebada
Schema della sezione longitudinale
5
p. 31
p. 31
p. 32
p. 32
p. 32
p. 33
p. 34
p. 34
p. 35
p. 35
p. 35
p. 36
p. 37
p. 37
p. 39
p. 40
p. 40
p. 40
p. 41
Indice delle tavole
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
Sistemi di griglie
Struttura
Pianta al livello 0
Pianta al livello +4
Pianta al livello +8
Pianta al livello coperture
Sezioni
Vista assonometrica da ovest
Vista assonometrica da sud
6
Abstract
La tesi tratta del progetto di trasformazione dell’area di Plaza de la Cebada nel centro
storico di Madrid, attualmente occupata in gran parte da un mercato coperto in stato di
semi-abbandono.
In seguito all’annullamento del progetto municipale di costruzione di un polo commerciale
di lusso, l’area si trova oggi in attesa di una nuova destinazione, con il rischio di
trasformarsi sempre più in un luogo degradato.
La tesi propone la costruzione di un complesso edilizio integrato con la struttura del
mercato esistente, che per la sua forma particolare, con sei volte a vela, rappresenta un
luogo riconoscibile e memorizzabile per quell’area del centro.
7
Testo
Capitolo 1 – Descrizione dell’area
1.1 Inquadramento generale della piazza
L’area oggetto dell’intervento si situa nel pieno centro storico della città di
Madrid, a meno di un chilometro a sud della plaza Mayor.
Attualmente vi è una costruzione a pianta rettangolare, edificata nel centro di
uno slargo detto “Plaza de la Cebada”, risultante dalle vicende storiche che
lasciarono inedificato questo spazio, che tuttavia non si configurò mai come
una vera piazza urbana.
L’origine di questo spazio risale a molti secoli or sono, quando iniziò ad
essere utilizzato come zona di mercato, a ridosso dell’area più interna della
città (fig. 1). Da allora l’utilizzo si è mantenuto, pur con l’espansione urbana e
grazie alla costruzione di diverse strutture, come il mercato in ferro eretto alla
fine dell’ottocento, e l’attuale mercato a cupole risalente al 1959-62.
Figura 1- Mappa storica della piazza
Da ciò deriva che l’area è sempre stata dedicata al commercio e all’incontro
delle persone, ma secondo dinamiche del tutto diverse da quelle delle
piazze rappresentative, come la vicina plaza Mayor. Anche la stessa
morfologia della piazza risulta poco equilibrata, sia a causa della forma
irregolare (“a farfalla”), sia per l’aspetto dimesso delle costruzioni che la
fronteggiano. Oltre a ciò, il carattere della zona è da sempre popolare, e
anche nella struttura del centro di Madrid la zona è meno ambita rispetto alla
8
parte nord, più ricca e frequentata. Le attività commerciali che vi si svolgono
sono povere e in declino, e nonostante la posizione centrale manca un
passaggio frequente di persone esterne all’area.
La forma irregolare della piazza deriva dalla presenza, nei tempi antichi, della
prima cerchia di mura urbane, con la conseguente formazione di spazi di
mercato esterni alle porte, come la puerta de los Moros presente nelle
vicinanze.
Planimetricamente la piazza ha una larghezza media di 170 metri, e una
profondità di circa 80 metri, per un’area complessiva di circa un ettaro e
mezzo.
La piazza è lambita da due assi di una certa importanza: l’asse nord-sud
(calle de Toledo) è una strada radiale che congiunge la plaza Mayor con i
quartieri meridionali, ed è percorsa in sotterraneo dalla metropolitana, con la
fermata “La Latina” in prossimità della piazza stessa; da questo asse ha
origine una strada trasversale, detta Carrera de San Francisco, che conduce
come asse prospettico alla basilica di San Francisco el Grande, posta a circa
un chilometro e caratterizzata da una grande cupola che si configura come
landmark urbano (fig. 2).
Figura 2 - I principali elementi urbani
9
La piazza è contornata da edifici di origine medievale, con la tipica forma
allungata dei lotti, di altezza compresa fra i quattro e i sei piani, con facciate
più volte rifatte, ma senza mai giungere ad un elevato valore architettonico.
L’aspetto attuale delle costruzioni risale probabilmente alla fine ottocento,
senza elementi architettonici di grande valore. Una parziale eccezione è
costituita dagli edifici lungo la calle de Toledo, che a causa della relativa
importanza dell’asse presentano in alcuni casi un aspetto più elaborato, con
qualche elemento liberty e altezze più pronunciate.
Ai piani terreni si aprono solitamente attività commerciali, per lo più di
alimentari o di commercio di scarso valore (fig. 3).
Figura 3 - Scorcio tipico del quartiere
1.2 La struttura del mercato
Dopo secoli di utilizzo dell’area come mercato a cielo aperto, alla fine
dell’ottocento l’amministrazione cittadina ritenne, per questioni di decoro
urbano, di erigere una struttura permanente per ospitare le attività di
mercato, così da non disturbare la vita urbana e il traffico crescente.
Analogamente ad altre città, si costruì un edificio a struttura in ferro, con le
pareti laterali in vetro, secondo lo stile liberty tipico dell’epoca (fig. 4 e 5).
10
Figura 4 - Pianta del mercato ottocentesco
Figura 5 - Vista del mercato ottocentesco
Dopo alcuni decenni di utilizzo, il degrado del materiale, di manutenzione
costosa, suggerì di sostituire il mercato con un nuovo edificio a struttura di
cemento armato, costituita da pilastri che sostengono sei volte a vela,
disposte su due file, e muri esterni di riempimento in mattoni a vista.
Il nuovo edificio, costruito dal 1959 al 1962, risultò avere una lunghezza di 90
metri e una larghezza di 60 metri, mentre le volte sono di 25 x 20 metri.
L’altezza dell’edificio è di circa 10 metri all’imposta delle volte, e di 17 metri
alla sommità (fig. 6 e 7).
11
Figura 6 - Pianta del mercato moderno
Figura 7 - Vista del mercato moderno
Dopo pochi anni, a fianco del mercato, sul lato est, venne costruita una
piscina coperta con attrezzature sportive, che costituì un elemento di
richiamo per l’intero quartiere. Il carattere della zona rimase tuttavia molto
popolare, con episodi di degrado e piccola criminalità.
Per risolvere il problema del carico-scarico delle merci, che fino ad allora si
effettuava sulle strade pubbliche, con problemi di decoro e di intralcio al
traffico, negli anni novanta si costruì un piano interrato, accessibile mediante
due rampe. Ciò ebbe tuttavia uno svantaggio, ovvero la separazione del
mercato dai lati ovest e sud, dai quali fu impedito l’accesso pedonale.
12
1.3 Il progetto del 2007
Nel 2007 l’amministrazione cittadina di Madrid varò un progetto di
rinnovamento urbano dell’intero quartiere, prevedendo l’abbattimento del
mercato e della piscina coperta, e al loro posto la costruzione di uno
shopping-mall di lusso, contenente negozi di moda, un centro fitness, studi
professionali e spazi ricettivi di qualità. Nelle intenzioni dell’amministrazione,
ciò avrebbe innescato meccanismi di valorizzazione urbana, rendendo l’area
appetibile per gli investitori, anche grazie alla vicinanza alle aree più pregiate
del centro (fig. 8 e 9).
Figura 8 - Rendering del progetto a volo d'uccello
Figura 9 - Rendering del progetto al livello stradale
13
Il progetto fu contestato da varie associazioni di quartiere, che denunciarono
i rischi di gentrificazione della zona, analogamente a quanto avvenuto in
occasione di altri interventi, e lamentarono la scomparsa di spazi pubblici
molto utilizzati (anche se degradati) e la loro sostituzione con attività private
accessibili solo con costi elevati.
L’amministrazione proseguì tuttavia nei suoi intenti, che vennerò però
interrotti dall’improvvisa crisi economica, che comportò fra le altre cose il
blocco di quasi ogni attività edilizia. Nel frattempo però la piscina era già
stata abbattuta, lasciando nel degrado l’area su cui sorgeva, e molte delle
attività ospitate nel mercato coperto si erano trasferite altrove. Ne risultò una
situazione incresciosa, in cui non era possibile portare a termine i progetti
ambiziosi di alcuni anni prima, né ripristinare tutto come in precedenza.
Si decise quindi di indire un concorso di idee, a cui non ha ancora fatto
seguito una decisione definitiva.
14
Capitolo 2 – Linee guida d’intervento
2.1 Definizione dell’intervento
Il primo problema che si presenta è la definizione dello spazio nel suo
carattere: si tratta di uno spazio vuoto da riempire? oppure di una piazza da
ridefinire? oppure ancora di un organismo edilizio complesso da far
nascere?
La risposta a queste domande non è univoca, e costituisce una scelta
progettuale fondamentale, che ha la precedenza su ogni altra
considerazione.
La traduzione pratica di queste domande si concretizza da subito nella scelta
di cosa fare dell’esistente struttura del mercato, tuttora in buono stato di
conservazione anche se funzionalmente in semi-abbandono.
Una possibile linea d’intervento potrebbe prevedere la rimozione totale del
mercato e la sua sostituzione con una nuova struttura, così da superare
l’attuale rapporto critico fra il mercato e l’intorno.
Tuttavia si è ritenuto che le vele costituiscano un elemento architettonico
qualificante, più che di disturbo, perché nonostante la loro qualità
architettonica non eccelsa, si tratta comunque di elementi facilmente
memorizzabili per gli abitanti e per i fruitori occasionali (fig. 10, 11 e 12).
Oltre a ciò, anche dopo l’eventuale rimozione del mercato, lo spazio
risultante non riuscirebbe a configurarsi come vera piazza, a causa della
forma estremamente irregolare e della bassa qualità dell’edilizia circostante.
Figura 10 - Aerofoto dell'area
15
Figura 11 - Le vele come richiamo pubblicitario
Figura 12 - Vista delle vele con panorama sui tetti della città
Resta comunque un problema rilevante nel rapporto del mercato esistente
con lo spazio intorno: infatti l’attuale struttura parallelepipeda è calata
casualmente nello spazio, e crea diverse aree di risulta, di forma irregolare e
di utilizzo incerto; inoltre le facciate sono alti muri di mattoni, estremamente
pesanti e scuri, che danno un effetto di soffocamento a strade già di per sé
strette e poco luminose (fig. 13).
16
Figura 13 - Le pareti esterne del mercato
Si è ritenuto pertanto di conservare la struttura delle vele, con i pilastri che le
sostengono, integrandola in un nuovo complesso edilizio costituito di una
successione di piani orizzontali, che possa rapportarsi in modo diverso con
l’intorno, qualificandolo con la sua stessa presenza.
Il concetto di piazza che qui si ricerca non è quello dello spazio classico,
uniformemente disegnato come nel caso della plaza Mayor, ma dello stesso
spazio configurato “in negativo”, dove è il pieno (che contiene un altro
vuoto) che con la sua presenza disegna, caratterizza e orienta lo spazio
esterno (fig. 14 - 18).
Figura 14 - Confronto vuoto/pieno fra la Galleria degli Uffizi e l'Unité d'Habitation
17
Figura 15 - O.M. Ungers, progetto per Schloßplatz a Berlino, 1994
Figura 16 - Esempio di piazza nordeuropea, secondo Camillo Sitte
Figura 4 - G. B. Nolli, pianta di Roma, XVIII secolo
18
Figura 18 - Confronto fra la pianta di Parma e quella di Saint-Dié
19
2.2 Concetti base
Edifici senza facciata
Edifici la cui funzione si svolge principalmente all’interno, senza particolari
necessità di auto-rappresentazione, o in cui la necessità di autorappresentazione interna sopravanza quella esterna, possono fare a meno
delle facciate, e dell’immagine esterna complessiva, perché questa viene
sostituita dall’immagine interna (fig. 19 - 28).
Figura 19 - Grande Moschea di Cordova, l'esterno
Figura 20 - Grande Moschea di Cordova, l'interno
20
Figura 21- Basilica di Santa Sofia a Istanbul, l'esterno
Figura 22 - Basilica di Santa Sofia a Istanbul, l'interno
21
Figura 23 - Sala Nervi a Roma, l'esterno
Figura 24 - Sala Nervi a Roma, l'interno
22
Figura 25 - Stazione di Saragozza-Delicias, l'esterno
Figura 26 - Stazione di Saragozza-Delicias, l'interno
23
Figura 27 - Mercado de La Cebada, esterno
Figura 28 - Mercado de la Cebada, l'interno
Completamento / Ricostruzione critica
L’ambientamento degli edifici del Movimento Moderno all’interno di un
tessuto storico e uniforme si presenta spesso problematico e poco
equilibrato. Gli edifici moderni pretendono un’unicità e una monumentalità di
oggetto singolo e concluso, che non si accordano con la composizione
complessiva e auto-rappresentante tipica dell’edilizia storica.
24
La monumentalità funziona solo nel caso di edifici che hanno una funzione
particolare e un carattere emergente; in caso contrario si ottiene un effetto di
squilibrio (fig. 29 - 31).
Figura 29 - Le Corbusier, plan Voisin per Parigi
Figura 30 - Mies van der Rohe, Seagram Building a New York
25
Figura 31 - "Duck", riportato in Venturi, Learning from Las Vegas
Al contrario, cercare di ridurre un edificio emergente al classico tessuto
urbano “banale e ordinario” lo svilisce e ne nasconde l’importanza. Va anche
considerata la necessità di un salto di scala, che consenta la trasformazione
del tessuto storico, in modo da creare delle relazioni con l’intero corpo della
metropoli (fig. 32).
Figura 32 - Hans Stimmann, piano urbanistico per il centro di Berlino
Pertanto è opportuno mediare in modo conveniente fra questi due poli
opposti, cioè considerare la funzione emergente e a grande scala
dell’edificio, facendo sì che eventuali attriti con il tessuto intorno creino effetti
di monumentalità e non di estraneità.
26
Piani orizzontali sospesi
Gli edifici che evidenziano la dimensione orizzontale attraverso la ripetizione
di piani orizzontali sospesi consentono di mantenere una possibilità più ricca
di percorsi al piano stradale, e consentono di differenziare gli schemi
funzionali a seconda del piano e delle esigenze.
Questa fu un’innovazione fondamentale del Movimento Moderno, tanto da
essere inserita da Le Corbusier nei suoi “cinque punti” della nuova
architettura, con il nome di plan libre. Secondo questa concezione, la
riduzione della struttura portante a una trama di pilastri avrebbe consentito di
progettare ogni piano in maniera indipendente, senza più la necessità di far
corrispondere le piante ai diversi livelli (fig. 33 - 35).
Figura 33 - Le Corbusier, Scheletro in cemento armato
Figura 34 - Giuseppe Samonà, Progetto per Montecitorio
27
Figura 35 - Giuseppe Terragni, progetto di risanamento del quartiere Cortesella a Como
Sovrapposizione di griglie
Progettare seguendo due o più diversi sistemi di orientamento (griglie) dà al
progetto una ricchezza che supera quella della semplice somma dei sistemi
utilizzati.
Un esempio rilevante di questo processo progettuale sono le prime opere di
Peter Eisenman, disegnate a partire dalla sovrapposizione di diversi sistemi
di griglie, fra loro incrociate (fig. 36).
Un processo simile fu proprio anche di alcuni esponenti del Razionalismo,
fra cui Giuseppe Terragni, in cui la somma e la composizione di elementi
semplici, appartenenti a sistemi distinti, crea una ricchezza che diviene punto
di forza del progetto (fig. 37 - 38).
28
Figura 36 - Peter Eisenman, Wexner Center a Columbus
Figura 37- Giuseppe Terragni, Casa Lavezzari a Milano
Figura 38 - Giuseppe Terragni, Casa Rustici a Milano
29
Nel caso del mio progetto, la presenza delle griglie come prolungamento
degli orientamenti esistenti stabilisce un rapporto con la città storica; la
sovrapposizione di griglie diversamente orientate crea spazi diversificati e
irregolari, alcuni angusti e di dimensioni ristrette, e altri più ampi. Al contrario
una struttura univoca e regolare disegnerebbe solo spazi uniformi.
Queste differenze di spazi, attraverso differenze di luce creano una struttura
funzionale esplicita: distinguono fra usi pubblici e usi privati; fra spazi
serventi e spazi serviti; fra luoghi di rappresentazione e luoghi riservati.
Si riportano di seguito alcuni esempi di architetture celebri che riprendono
questo concetto (fig. 39 - 41).
Figura 39 - Peter Eisenman, Isolato al Checkpoint Charlie a Berlino
Figura 40 - Le Corbusier, Parlamento di Chandigarh
30
Figura 41 - Louis Kahn, Progetto per Filadelfia
Elemento unificante
Un tema importante della storia dell’architettura è quello di mascherare le
differenze e le contraddizioni, unificandole attraverso un elemento
ordinatore. Vi possono essere facciate uniformi che nascondono usi diversi;
vi possono essere sistemi che visti in pianta appaiono uniformi ma in alzato
non lo sono; vi possono essere sistemi complessi sottoposti a uno schema
funzionale o visuale uniforme.
Questo modo di procedere non sopprime la complessità, ma la inserisce per
quanto possibile in un sistema ordinato, anche a posteriori.
Figura 42 - Le Corbusier, Villa Savoye a Poissy
31
Figura 43 - Kallmann, McKinnell, Knowles, Municipio di Boston
Figura 44 - La pianta a scacchiera di Manhattan
Figura 45 - Il piano di Hausmann per Parigi
32
Figura 46 - Bernini, Colonnato in piazza San Pietro a Roma
Nel caso della Cebada questa funzione viene assunta dalle vele, ma
secondo una scansione temporale opposta a quella più consueta: non
aggiungo un elemento ordinatore a una struttura caotica esistente, ma
mantengo un oggetto uniforme esistente, e gli affido la funzione di elemento
ordinatore per una struttura complessa (e in un certo senso caotica) che
vado ad aggiungere ad esso.
Dissoluzione della forma – distruzione dell’oggetto
Il Movimento Moderno ha teorizzato e concretizzato l’idea dell’edificio come
oggetto singolo, concluso in sé stesso e in definitiva senza rapporti con gli
edifici circostanti, con i quali la relazione è mediata dallo spazio verde.
Questa concezione teorica, applicata nella pratica si è dimostrata molto
meno pura di quanto doveva essere nelle intenzioni dei teorici. L’inserimento
degli edifici del Moderno con una forma conclusa negli spazi irregolari della
città storica non ha fatto altro che spostare l’irregolarità negli spazi di risulta,
a cui è difficile assegnare un uso convincente.
A partire dal secondo dopoguerra, alcuni architetti hanno tentato di superare
queste prescrizioni, cercando di applicare alla definizione della forma dei
criteri che derivassero dalla situazione preesistente. Uno di questi tentativi
33
consisteva nella progressiva dissoluzione dell’edificio con forma unitaria, a
favore di soluzioni più articolate (fig. 47).
Un importante esempio fra i primi è il progetto per l’ospedale di Venezia di
Le Corbusier, in cui l’architetto svizzero concepisce un organismo
complesso, che da un lato si spegne nella città storica, dall’altro risulta quasi
invisibile rinunciando a porsi come landmark, dall’altro ancora suggerisce
un’estendibilità teoricamente infinita (fig. 48).
Gli sviluppi più recenti, a partire dal piano di Markelius per la city di
Stoccolma, si rivolgono ad un uso del suolo e dei dislivelli come assunto
principale del progetto; i dislivelli naturali diventano così parte della
costruzione, costituendo ora il pavimento interno, ora il tetto dell’edificio.
Alcuni progetti si spingono a nascondere l’intero volume nel terreno (fig. 49 51).
Figura 47 - Luigi Moretti, Palazzina San Maurizio a Roma
Figura 48 - Le Corbusier, progetto per il nuovo ospedale di Venezia
34
Figura 49 - Sven Markelius, Piano per il centro di Stoccolma
Figura 50 - Gabetti e Isola, Unità d'abitazione Olivetti a Ivrea
Figura 51 - Renzo Piano, Centro Paul Klee a Berna
35
Quarta dimensione del progetto, ovvero il tempo del movimento
La modernità ha introdotto prepotentemente nella nostra vita il concetto di
movimento. Soprattutto dall’introduzione dell’automobile, siamo venuti a
conoscenza di un modo molto diverso di percepire gli spazi, per i quali alle
tre dimensioni classiche se n’è aggiunta una quarta, quella del tempo.
Non si tratta di un elemento del tutto nuovo (basti pensare alle strade dei
pellegrini, verso Santiago o verso Roma), ma è indubbio che questa
concezione si sia enormemente diffusa nell’ultimo secolo.
La quarta dimensione ha prodotto degli oggetti architettonici progettati
espressamente per essere percepiti in movimento: l’architettura pubblicitaria
delle autostrade, la Strip di Las Vegas, le parkways americane, sono spazi
che risulterebbero stranianti, se per assurdo venissero percorsi a piedi,
come il centro di una città medievale (fig. 52).
La dimensione del movimento tuttavia non si limita all’uso automobilistico:
per esempio il Museo Guggenheim progettato da Frank Lloyd Wright, visto in
tre dimensioni ha una forma rotonda a spirale; ma considerando la quarta
dimensione, appare come un percorso lineare e rettilineo (fig. 53).
La fruizione mobile degli spazi è stata teorizzata da Le Corbusier con il suo
concetto di promenade architecturale, ovvero nello studio di un percorso
interno intorno al quale sono disposti spazi e funzioni (fig. 54).
Figura 52 - La Strip di Las Vegas
36
Figura 53 - Frank Lloyd Wright, Museo Guggenheim a New York
Figura 54 - Le Corbusier, Promenade architecturale
37
Capitolo 3 – Descrizione del progetto
3.1 Svuotamento / Riempimento
Per rimediare alla sostanziale estraneità dell’edificio odierno rispetto al
quartiere circostante, si è ritenuto opportuno di trasformare l’attuale rapporto
fra pieni e vuoti nel suo opposto.
L’edificio che ospita il mercato viene svuotato dalle sue funzioni, e le sue
pareti esterne, così come le strutture interne, vengono completamente
demolite, lasciando in piedi solo la struttura portante, ridotta a puro
scheletro.
L’edificio pertanto non esiste più come tale, e viene trasformato in una piazza
coperta, mantenendo però la struttura delle vele, simbolo e memoria del
quartiere.
Parallelamente, gli spazi vuoti – di risulta – interclusi fra il vecchio mercato e il
quartiere circostante vengono occupati da una serie di strutture, che
disegnano ambienti interni destinati alla circolazione o alla sosta pedonale, e
spazi chiusi adibiti ad uso commerciale o sociale.
Si realizza così una sostituzione del pieno al vuoto, e del vuoto al pieno,
secondo una logica di svuotamento / riempimento.
3.2 Aperto / Chiuso
Il significato che si intende dare all’intervento, costituito da aspetti di curiosità
e interesse, suggerisce di trattare questi obiettivi in modo architettonico,
introducendo elementi inattesi che creino carattere ed evitino la monotonia.
Per far ciò, si è pensato di invertire il rapporto fra spazio aperto e spazio
chiuso, rendendolo opposto a quello che ci si potrebbe attendere dalla
semplice funzione degli spazi: la piazza interna, dal carattere aperto, è
chiusa superiormente dalle vele del vecchio mercato; i passaggi interni della
nuova costruzione, pur avendo la funzione di corridoi distributivi, sono aperti
superiormente e vengono illuminati dalla luce naturale.
38
3.3 Spazi spezzati
La definizione interna degli spazi è stata studiata pensando a disegnare una
successione continua e fluida di paesaggi interni sempre diversi; per
raggiungere questo obiettivo si è agito sulla pianta e sugli alzati.
In pianta, si è tentato di eliminare le visioni assiali e simmetriche, nelle quali
l’occhio tende verso l’obiettivo finale, trascurando ciò che è posto sui lati; il
disegno dei percorsi avviene secondo assi continuamente spezzati, dove
l’occhio intuisce la presenza di direttrici lineari principali, ma è
continuamente fermato da ostacoli e sporgenze, che segnalano la presenza
di spazi e passaggi laterali. Questo disegno così vario tende anche a inibire
un uso frettoloso degli spazi, a vantaggio di un’esperienza più attenta.
Il sistema di linee spezzate su cui si basa l’intero progetto deriva dalla
sovrapposizione di quattro griglie ricavate dalla lettura del luogo, orientate
secondo la Calle de Toledo, la Calle de la Ruda, la Calle Humilladero e la
Calle de la Cebada. Quest’ultima corrisponde all’orientamento del mercato
esistente (e pertanto delle vele conservate) e ha funzione di raccordo fra le
altre tre e di memoria della preesistenza (fig. 55 - 58).
Figura 55 - Griglia di Calle de Toledo
39
Figura 56 - Griglia di Calle de la Ruda
Figura 57 - Griglia di Calle Humilladero
Figura 58 - Griglia di Calle de la Cebada
40
In alzato, si sono previsti sistemi di percorsi differenziati a seconda del piano,
creando un gran numero di visuali di carattere diverso.
Si è considerato il rapporto del complesso edilizio con l’intorno e le aree di
risulta attualmente esistenti, evitando di costruire masse troppo abbondanti
in vicinanza delle abitazioni per non togliere la luce, e contemporaneamente
però riempire gli spazi di risulta.
I nuovi volumi raggiungono un’altezza di poco inferiore a quella della
struttura del vecchio mercato, che in tal modo sembra nascere da un suolo
tormentato e in movimento (fig. 59).
Figura 59 - Schema della sezione longitudinale
3.4 2 + 2 = 5
Il progetto ufficiale risultato dal concorso del 2007 è “perfetto” e concluso,
ma forse meno interessante di quanto è possibile fare in quel luogo.
Nel mio progetto, ho preferito un approccio diverso, tentando di giungere a
una soluzione più complessa e contradditoria, ritenendola più ricca e
interessante.
In molti punti, il progetto presenta elementi di ambiguità: sono strade interne
o corridoi? È una piazza, oppure un patio, oppure un foyer? Quali sono gli
spazi aperti e quali quelli chiusi? Le cupole sono parte del progetto, oppure il
progetto corre sotto le cupole, assunte come preesistenza? Eccetera.
L’orientamento degli spazi deriva dalla sovrapposizione e interazione di
diverse griglie; questo dovrebbe simboleggare la ricchezza degli spazi della
città storica, che non è mai derivata da un progetto coerente, ma sempre da
una somma di progetti o casualità che possono anche essere in
contraddizione fra loro. Le griglie rappresentano quindi la concretizzazione –
41
ma contemporaneamente anche l’astrazione – dei diversi caratteri di cui si
compone la città.
La sovrapposizione delle griglie crea automaticamente degli spazi ampi
affiancati da spazi angusti, e quindi facilita la disposizione delle funzioni di
servizio (es bagni, scale, spazi tecnici), evidenzia certi punti a discapito di
altri (l’irregolarità crea interesse!), vivacizza l’immagine.
3.5 Morfologia e funzioni
Il complesso conta quattro diverse funzioni, ordinate una di seguito all’altra
in direzione est-ovest.
Partendo da est, si ha l’area commerciale, adiacente all’importante asse
urbano di Calle de Toledo e alla stazione della metropolitana; un altro
elemento preesistente limitrofo a quest’area è il Teatro de la Latina,
particolamente frequentato durante le ore serali.
Alla parte commerciale segue la parte sociale, posta parzialmente sotto la
struttura del vecchio mercato, che comprende una biblioteca e altri spazi
pubblici di quartiere.
Segue la piazza interna, riparata superiormente dalle vele, ma aperta lungo
le pareti laterali, così da configurarsi come spazio aperto.
Infine, verso ovest viene posizionata la piscina coperta, la cui mancanza è
oggi particolarmente sentita dalla cittadinanza; all’angolo nord-ovest si è
ipotizzata una torre panoramica, con vista sulle emergenze monumentali del
centro di Madrid.
3.6 Aspetti strutturali
L’edificio ha struttura portante classica e di concezione semplice, fatta di
pilastri o setti continui in calcestruzzo armato che sostengono delle travi
organizzate secondo una maglia quadrangolare deformata, che sostengono
le solette. Non vi sono particolari difficoltà costruttive, perché il passo degli
42
elementi risulta abbastanza contenuto, per evidenziare visivamente la
presenza di direzioni prevalenti.
La presenza di muri di riempimento non portanti è contenuta al minimo
indispensabile, in nome della corrispondenza fra struttura edilizia e struttura
architettonica.
Lo scheletro del vecchio mercato, composto dai grandi pilastri che
sostengono le vele, non viene toccata in quanto non bisognosa di interventi;
le parti nuove vengono semplicemente aggiunte e affiancate all’esistente.
3.7 Usi non progettati
Questo edificio, non avendo un carattere concluso, assume il ruolo di base
su cui si innesteranno gli usi futuri. Tutta la struttura non deve configurarsi
come un oggetto concluso e immodificabile, ma potrà essere
progressivamente arricchita da superfetazioni leggere e temporanee, come
dehors, piantumazioni, e se necessario anche segnali e insegne
pubblicitarie. In particolare si auspica l’uso della vegetazione, prevedendo la
possibilità di piantumazioni lungo il limite delle terrazze.
43
Bibliografia
- [1] Banham, R.; “Architettura della prima età della macchina”, Milano,
Marinotti, 2005.
- [2] Contin, A.; “Atlante”, Milano, CLUP, 2003.
- [3] Eisenman, P.; “La fine del classico”, Venezia, CLUVA, 1987.
- [4] Le Corbusier; “Verso una Architettura”, Milano, Longanesi & C.,
1973.
- [5] Lynch, K.; “L’immagine della città”, Venezia, Marsilio, 2004.
- [6] Rowe. C.; “Collage City”, Cambridge, MIT Press, 1983,
- [7] Sitte, C.; “L' arte di costruire le città. L'urbanistica secondo i suoi
fondamenti artistici”, Milano, Jaca Book, 1981.
- [8] Venturi, R.; “Complessità e contraddizioni nell’architettura”, Bari,
Dedalo, 1980.
- [9] Venturi, R.; Scott Brown, D.; Izenour, S.; “Imparando da Las Vegas.
Il simbolismo dimenticato della forma architettonica”, Venezia, CLUVA,
1985.
44
Ringraziamenti
Desidero ringraziare la relatrice, professoressa Antonella Contin, per avermi
accordato una fiducia non sempre scontata; i miei genitori, per avermi
sostenuto in questi anni; l’ingegner Fiore Uliana, per il prezioso aiuto; gli
architetti Anna Arioli, Samuele Frosio e Raffaele Pe, per i loro consigli e
suggerimenti.
45