Quali sono le conseguenze a breve e lungo termine dei disturbi

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Quali sono le conseguenze a breve e lungo termine
dei disturbi alimentari ?
Dott.ssa Gloria Fioravanti
La valutazione dello stato di salute e dei rischi fisici va sempre effettuata nel momento della presa in carico
del paziente con DCA. Il percorso medico comprende il coordinamento delle consulenze di altri specialisti
(ginecologi, cardiologi, gastroenterologi ecc.), la comunicazione alla famiglia dello stato di salute del
paziente se la persona è minorenne e il mantenimento di un contatto costante con il medico curante,
previa autorizzazione del paziente.
Le alterazioni biologiche dei DCA sono principalmente collegate alle patologiche modalità di alimentazione,
alle condotte di eliminazione e ai comportamenti compensatori e all’abuso di farmaci e sostanze (lassativi,
diuretici, droghe, alcol).
Le alterazioni dello stato nutrizionale e la malnutrizione sono presenti in tutti i DCA e se in alcuni casi
raggiungono dimensioni macroscopiche, in altri, pur rimanendo fattori di rischio importanti, possono non
evidenziarsi.
Complicanze mediche dell’anoressia nervosa
Nelle forme di tipo restrittivo il quadro clinico è dominato da una grave denutrizione caratterizzata dalla
progressiva riduzione del volume degli organi, del muscolo scheletrico e della massa ossea, mentre si ha un
certo grado di persistenza delle funzioni vitali dal momento che si attua un equilibrio fisiologico di tipo
adattivo. Nel caso di pazienti affetti di anoressia di tipo bulimico alla denutrizione cronica si aggiunge
spesso un grave squilibrio idroelettrico ed è frequente il riscontro di alterazioni all’ECG, soprattutto in
presenza di ipopotassiemia.
Tra le complicanze gastrointestinali sono comuni aspetti di ridotta motilità gastrointestinale responsabile
di ritardato svuotamento gastrico e precoce senso di ripienezza gastrica, sensazione di gonfiore, dolori
addominali e stipsi. Questa sintomatologia tende a migliorare con il progressivo recupero del peso e può
essere inizialmente gestita ricorrendo ad integratori liquidi e al frazionamento dei pasti giornalieri.
Le alterazioni a carico dell’apparato cardiovascolare sono molto frequenti e dipendono dalla durata,
severità e rapidità del calo ponderale. Nel sottopeso grave si realizza un’ipotrofia della muscolatura
scheletrica e anche di quella cardiaca con riduzione del volume delle camere cardiache, riduzione della
massa cardiaca e conseguente diminuzione della gittata cardiaca (Riggs et al., 2003). Queste alterazioni si
instaurano quando il peso è inferiore del 20% rispetto a quello ideale (Olivares et al., 2005) e migliorano
con il recupero ponderale per poi normalizzarsi con la guarigione clinica. Altri aspetti presenti sono la
bradicardia (frequenza cardiaca < 60 bpm) e l’ipotensione (pressione sistolica < 90 mmHg e/o pressione
diastolica < 50 mmHg).
In seguito ad avanzata malnutrizione proteico-energetica compaiono alterazioni ematologiche dovute alla
mancanza di ferro, folati, vitamina B12, la riduzione del numero di globuli bianchi e di piastrine, riduzione
dell’emoglobina e altre anomalie di vario genere che determinano una alterazione della funzione
immunitaria (Ballardini, Schumann, 2003°; Minsra et al., 2004; Vande Zande et al., 2004).
Il digiuno prolungato può determinare alterazioni metaboliche come ipoglicemia, spesso asintomatica,
ipercolesterolemia e riduzione dello zinco plasmatico e determinare alterazioni ossee con quadri di
osteopenia e osteoporosi che espongono a rischio di frattura 7 volte maggiore rispetto a quelle di coetanei
sani (Golden et al., 2002).
Le alterazioni endocrine sono più frequenti nelle pazienti AN rispetto a quelle BN e coinvolgono in
particolare gli assi ipotalamo-ipofisi-ovaio, ipotalamo-ipofisi-tiroide e ipotalamo-ipofisi-surrene. Queste
alterazioni determinano le seguenti disfunzionalità:
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amenorrea
blocco dello sviluppo sessuale e fisico se l’AN compare in fase prepuberale
alterazioni nella funzionalità tiroidea
anomalie endocrine
alterazioni strutturali a livello cerebrale, rappresentate da atrofia cerebrale con dilatazione
ventricolare, allargamento dei solchi cerebrali, aumento del liquido cefalo-rachidiano, riduzione
della sostanza bianca e grigia. Questo quadro è definito “pseudoatrofia” (Herholz, 1996).
Insufficienza renale e, nei casi più gravi, nefropatia cronica (Takakura et al., 2006)
Alterazioni idroelettriche
Nei casi più gravi di AN può insorgere insufficienza respiratoria (Gradini et al, 2009).
Complicanze mediche della bulimia nervosa
Anche nella BN possono essere presenti complicanze legate al deficit nutrizionale ma sono più
caratteristiche quelle conseguenti al Binge (abbuffata) o al purging (vomito auto indotto). Le complicanze
gastrointesinali sono caratterizzate dai sintomi gastroesofagei e i segni a carico del cavo orale consistenti in
microlesioni e nell’erosione dello smalto dentale che determinano ipersensibilità ai denti alle variazioni
caldo/freddo, gengiviti e parodontiti. La sintomatologia gastroesofagea è clinicamente predominante e
comprende esofagite, erosioni e ulcerazioni esofagee, raramente si rilevano la presenza di pancreatiti o
dilatazione gastrica. Particolare attenzione deve essere posta all’eventuale presenza di sangue nel vomito.
Frequenti sono anche i segni a carico del colon, come colite disfunzionale e disturbi dell’alvo, dalla stipsi alla
diarrea secondaria all’uso di lassativi.
La malnutrizione, il vomito autoindotto e l’abuso di lassativi e diuretici può causare polmonite ab ingestis e
squilibri idroelettrici come l’ipokaliemia e l’iponatriemia, con conseguenze in rari casi fatali.
Complicanze mediche della sindrome da alimentazione incontrollata
La maggior parte delle complicanze mediche della sindrome da alimentazione incontrollata è correlata
all’obesità a cui generalmente è associata (Grucza et al., 2007). Nella popolazioni cliniche di obesi la
prevalenza di questa sindrome è estremamente variabile e va dal 7,5 al 30% (Ricca et al., 2000).
Questi soggetti presentano una maggiore frequenza di diabete di tipo II, ipertensione, disturbi alla vista,
asma, osteoporosi e sintomatologia gastrointestinale rispetto alla sola popolazione obesa (Bulik et al.,
2002; Crowell et al., 1994).
Per quanto riguarda le complicanze strettamente legate all’obesità, una delle più temibili è la sindrome
metabolica, condizione che colpisce circa il 20-25% della popolazione generale (Cranford, 2003), ed è
caratterizzata da obesità viscerale, dislipidemia, alterazioni del meccanismo glucidico e ipertensione
arteriosa (Grundy et al., 2005). Alla base di questa sindrome si ritrova una resistenza all’azione insulinica,
accompagnata da uno stato proinfiammatorio e protrombotico. Risultano inoltre aumentati i livelli
circolanti di grassi acidi liberi, angiotensina II e adipochine, che mantengono lo stato dismetabolico alla
base di tale sindrome.
Un’altra complicanza medica che può associarsi alla sindrome da alimentazione incontrollata è la presenza
di ovaio policistico, un disordine endocrino che può causare infertilità ( Naesen et al., 2006).
BIBLIOGRAFIA
Ballardini B. Schumann R.; La riabilitazione psiconutrizionale nei disturbi dell’alimentazione, 2011,
Editore: Carrocci, Roma.
Dalle Grave R. Come vincere i disturbi dell'alimentazione. Un programma basato sulla terapia cognitivo
Comportamentale, 2011, Editore: PositivePress, Milano.
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