m .co do Un Trombone al Circo Svizzero Guida teorico-pratica alla Sequenza V di Luciano Berio na to. jim Michele Fortunato A.A. 2011/2012 Esami di analisi musicale - I annualità /m ich ele fo rtu M° Franco Sbacco Christian Lindberg durante l'esecuzione della Sequenza V di Berio htt p:/ Figure 1: 1 m .co Contents 1 Premessa 3 2.1 Composizione e prima esecuzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 2.2 Il ricordo di Grock: Why?! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 2.3 Dietro le quinte! 7 2.4 Un copione davvero singolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 2.5 Entrare nella parte! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 2.6 Il virtuosismo: forma musicale della teatralità! 24 . . . . . . . . . . na to. 4 Conclusione jim . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 Il segreto per una buona performance Appendici 28 32 33 A. Note sul compositore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33 B. Grock, il Clown . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 p:/ /m ich ele fo rtu Bibliograa htt 4 do 2 Analisi della Sequenza V per Trombone 2 38 m .co Premessa do 1 Questo lavoro, come da titolo, si propone come una semplice guida teorico- jim pratica per una corretta esecuzione della Sequenza V per trombone solo di Luciano Berio. Per questo motivo, non si presenterà come un'analisi specica della sequenza in esame (lavoro che potrebbe fare soltanto uno studioso con alle spalle anni e anni di duro lavoro), ma bensì, servirà da modello per tutti quei trombonisti che sentono il desiderio di cimentarsi, o ancora più semplicemente di na to. conoscere, la Sequenza V, senza dover passare ore ed ore alla ricerca di analisi accurate che, ovviamente, sono consigliate per una perfetta esecuzione ed interpretazione del pezzo. Nella prima parte del lavoro, verranno esposti diversi argomenti: inizial- mente, le note sulla composizione e sull'idea che hanno alimentato la composizione della Sequenza V; passando poi per la fase di allestimento dello spet- rtu tacolo, ovvero, tutti quegli elementi che devono essere presi in considerazione prima di tuarsi nella partitura; per poi concludere con un'analisi abbastanza semplice e dettagliata di tutta la Sequenza V di Berio, soermandosi soprattutto sull'analisi dell'elemento teatrale che caratterizza l'intera sequenza. ele fo Nella seconda parte, invece, saranno riproposti esempi pratici dei movimenti che il solista dovrà saper gestire all'interno della parte, in linea con quelle che sono le caratteristiche teatrali presenti nel brano. Al termine di questo elaborato, verranno inserite due brevi appendici: nella prima possono essere trovate alcune note sul compositore della sequenza, Lu- ich ciano Berio; mentre, nella seconda, vi sarà una piccola biograa del personaggio htt p:/ /m principale della composizione, Grock. 3 do Nota dell'autore: La Sequenza V, per trombone, può essere intesa come un saggio di sovrapposizione di gesti e azioni musicali: l'esecutore com- jim bina e trasforma vicendevolmente il suono della sua voce e il suono propriamente strumentale; in altre parole egli deve compiere simultaneamente due azioni: suonare e cantare. Non è facile riuscire a coordinare le due azioni, e l'ecacia del pezzo risiede proprio in un rispetto scrupoloso degli intervalli fra voce e strumento: solo così è na to. possibile raggiungere quel grado di trasformazione prevista (vocalizzazione dello strumento e strumentalizzazione della voce) e fornire una materia idonea a ulteriori e sempre simultanei livelli di trasformazione. Come anche nella Sequenza III per voce, ho cercato, nella Sequenza V, di sviluppare musicalmente un commento fra il virtuoso e il suo strumento, dissociando i comportamenti per poi ricostituirli, trasformati, in unità musicali. Può dunque essere ascoltata e vista ich ele fo rtu anche come un teatro di gesti vocali e strumentali. (Luciano Berio) Estratto iniziale della partitura della Sequenza V di Berio htt p:/ /m Figure 2: m Analisi della Sequenza V per Trombone .co 2 4 m .co 2.1 Composizione e prima esecuzione La Sequenza V è una delle quattordici Sequenze composte da Luciano Berio (1925 - 2003) durante la sua carriera di compositore, che va dal 1958 no al di sequenze composte tra il 1958 ed il 1966. 1 do 2002 circa. Nello specico, la Sequenza V fa parte del primo gruppo della serie E' il 1964 quando Berio decide di comporre una sequenza per Stuart Dempster (1936 -), noto trombonista e compositore americano. Anche se parte jim della Sequenza fu eseguita nell'aprile del 1965 dal trombonista sloveno Vinko Globokar (1934 -), è noto che venne ucialmente eseguita nel marzo del 1966 da Dempster, a San Francisco. Il destinatario del pezzo, Stuart Dempster, era particolarmente interessato alla ricerca di nuove tecniche e di nuove sonorità al di fuori della tradizione na to. occidentale: sarà proprio per questo motivo e per la sua fama di virtuoso del trombone che verrà poi selezionato dal composito per collaborare, prima come collega diretto nella composizione della Sequenza, e dopo come primo esecutore uciale. E' indispensabile, dunque, sia nell'esecuzione che nell'ascolto, avere bene in mente questo approccio fortemente sperimentale dello strumento che permea /m ich ele fo rtu tutto il pezzo. Stuart Dempster (1936-) nell'atto di sperimentare nuovi strumenti musicali. p:/ Figure 3: htt 1 Maggiori informazioni su vita ed opere del compositore possono essere consultate nell'appendice A nella parte nale di questo lavoro. 5 m na to. Figure 4: jim do .co 2.2 Il ricordo di Grock: Why?! Karl Adrian Wettach, in arte Grock Nella Sequenza V fa capolino il ricordo di Grock (Adrian Wettach), l'ultimo grande clown. Grock era mio vicino di casa a Oneglia: abitava in una strana villa in collina, in una sorta di giardino orientale con piccole pagode, laghetti, ponti, ruscelli e salici piangenti. Con i compagni di scuola scavalcavamo i cancelli per rubare arance e mandarini dal suo giardino. Durante la mia infanzia, la vicinanza, l'eccessiva familiarità rtu col suo nome e l'indierenza degli adulti m'impedirono di comprendere il suo genio. Solo più tardi (avevo circa undici anni) ebbi la possibilità di assistere ad un suo spettacolo, sulla scena del Teatro Cavour di Porto Maurizio, e lo compresi. Durante uno dei suoi dicili e numeri musi- ele fo cali, una volta sola nel corso della serata, interrompeva improvvisamente l'azione e, ssando il pubblico con uno sguardo disarmante, domandava: warum? (perché?). Non sapevo se ridere o piangere e avevo voglia di fare tutt'e due le cose. Dopo quell'esperienza, non ho più rubato arance dal suo giardino. Questa Sequenza V, scritta nel 1966 per Stuart Dempster, vuole essere un omaggio a Grock e al suo metasico warum (in inglese why ) che è il nucleo generatore del pezzo. (Luciano Berio) L'intera sequenza, come citato precedentemente dal compositore, è costruita 2 ich sulla gura di Grock, nome d'arte di Karl Adrien Wettach (1880-1959) , famoso clown del Circo Svizzero, rinomato per la sua grande abilità nel suonare ventiquattro strumenti musicali dierenti e la facilità e la leggerezza con le quali riusciva a riempire i suoi spettacoli di schizzi musicali. /m La Sequenza V è esplicitamente dedicata alla memoria di questo comico geniale. Quindi, per una buona esecuzione, sarebbe un errore tralasciare gli elementi teatrali contenuti all'interno del brano, che rappresentano sia la gura del clown Grock come personaggio dello spettacolo, sia quello che potrebbe essere il modo di suonare il trombone da parte di un clown qualsiasi (Approccio p:/ 3 sperimentale dello strumento su un personaggio sperimentale) . htt 2 Un breve approfondimento sulla vita di questo importantissimo personaggio può essere trovato nell'appendice B al termine di questo lavoro. 3 Appunti del M°Franco Sbacco 6 m .co 2.3 Dietro le quinte! Questa è, curiosamente, l'unica sequenza di Berio dove è richiesto uno specico abbigliamento: l'esecutore deve indossare il frack, con tanto di farfallino bianco, do oltre a dover eseguire tutto lo spettacolo sotto il raggio luminoso di un riettore, montato nella parte alta del palcoscenico. Negli appunti di Dempster, possono essere trovati molti consigli su come eseguire alla perfezione questa composizione. Innanzitutto, il raggio luminoso dovrebbe essere puntato soltanto sull'esecutore, seguendolo per tutta la perfor- jim 4 mance (dall'entrata del musicista/clown, no alla ne della sezione B , dove si troverà seduto al centro del palco). Naturalmente, le parole del compositore, a dierenza di quelle dell'esecutore, hanno la precedenza, ma, d'altra parte, data la grande collaborazione con Berio, Dempster assume un ruolo importantissimo na to. nella costruzione della performance. D'altro canto, l'introduzione del riettore puntato addosso al solista, riesce a ricreare alla perfezione quell'idea di solennità e serietà dichiarata dal compositore nelle note (eseguire la sezione B, come se ele fo rtu si stesse provando in una stanza vuota). Figure 5: A sinistra, Christrian Lindberg, A destra, David Bruchez Lalli Il leggio, secondo Berio, dovrebbe essere posizionato davanti alla sedia, posta ich al centro del palco, oggetto fondamentale dello spettacolo (ha accompagnato il 5 e tenuto basso, all'altezza delle ginoc- clown Grock in tutte le sue esecuzioni) chia. Ancora una volta, però, entra in gioco Dempster che consiglia vivamente di togliere completamente il leggio e memorizzare tutta la parte. Tuttavia non è da escludere l'idea che Berio abbia voluto eettivamente inserire il leggio in quella /m specica posizione, poiché sembrerebbe ricreare alla perfezione quello studiare in una stanza vuota che lui ha esplicitamente richiesto nella sezione B. Quindi, in questo caso, il suggerimento di Dempster è da prendere con molta cautela. Lo stesso vale per molti altri commenti del trombonista come, ad esempio, p:/ guardare in alto puntando verso una preda immaginaria e lentamente prendere htt 4 La Sequenza V è divisa in due sezioni, A e B, le quali verranno analizzate più avanti nel lavoro. 5 Sul sito www.youtube.it possono essere visualizzati moltissimi spettacoli del famoso clown Grock. 7 m .co la mira con il trombone, proprio come se si volesse sparare ; oppure far sorridere il pubblico in momenti precisi della sequenza; o ancora, la sezione B è meglio se eseguita con gli occhi chiusi , per enfatizzare la personalità dell'esecutore sul 6 do palco (in questo caso Dempster). 2.4 Un copione davvero singolare Berio utilizza una notazione molto particolare per mettere nero su bianco l'intera jim interpretazione della sequenza. Restando fedele alla sperimentazione (d'altronde, come si potrebbe scrivere con delle note un'intero spettacolo teatrale?!), il compositore fa una prima grande distinzione tra suoni vocali con altezza esatta e suoni vocali con altezza approssimativa, come anche tra note da suonare il più corto possibile e note che vanno tenute no al suono successivo. na to. La notazione può essere denita come una notazione mensurale. per tutta la prima sezione (A) la velocità è suggerita da una unità divisa all'inizio di ogni pentagramma (ad esempio: 6 ca) mentre i respiri sono stabiliti dall'esecutore (tranne per un'unica inspirazione nel nale, per un motivo che verrà spiegato in seguito). Al contrario, nella seconda sezione (B), anche se la notazione mantiene la sua proporzionalità, a determinare la velocità generale sarà la lunghezza di ogni unità di respiro: tutto ciò che è incluso tra le stanghette dividibattute froma un'unità di respiro; di conseguenza, il tutto deve essere eseguito con un solo - rtu ato, espirando o inspirando (quando richiesto). Tuttavia, il compositore chiede che la lunghezza delle unità di respiro deve essere diversa tra artisti e performance, introducendo così una certa componente variabile. Tale improvvisazione è anche perfettamente coerente con il fatto che Berio abbia voluto lasciare al ele fo pubblico un'idea di spontaneità nel modo di suonare, aiutato anche dai numerosi movimenti che vengono descritti con brevi segnali sulla partitura. 7 Altro grande elemento di teatralità è l'utilizzo di numeri da 1 a 7 per indicare la dinamica. La scelta di sette numeri per marcare la dinamica ha probabilmente le sue radici in Olivier Messiaen (1908-1992), nel suo De Valeurs et d'Intensites (1949), ma, a dierenza del brano per pianoforte di Messiaen, la numerica di Berio non fa riferimento a speciche indicazioni dinamiche (come piano, forte, ecc). E' complicato dare una corretta motivazione alla scelta di ich questa notazione, ma, molto probabilmente, ha voluto oltrepassare i limiti dinamici lasciando ampia liberta al solista anche in questo campo: 1 signica semplicemente il più piano possibile; 7, al contrario, il più forte possibile. In poche parole, Berio stabilisce i due conni estremi di una pratica notazionale /m che, in questo modo, diventa innita (non vi è alcun limite, almeno in teoria, a quante piano o forte un compositore possa scrivere). Questa tendenza verso l'estremità si estende anche alla dimensione tempo- rale dove Berio non utilizza la classica scrittura nel tempo, ma soltanto pallini p:/ neri e bianchi, che stanno ad indicare che quella nota, a quell'altezza precisa, deve essere suonata o il più breve possibile, nel caso sia tagliata verticalmente, htt 6 Baker 1994, intervista a Stiart Dempster. 7 Introduzione alla Sequenza V per trombone 8 solo. m .co o, se non ha tagli di alcun genere, eseguita il più a lungo possibile no alla nota successiva. In questo modo, il compositore riesce infatti ad ottenere il mas- simo dell'interpretazione teatrale dal trombonista solista per quanto riguarda la dimensione dinamica e la dimensione temporale della sequenza. do In un breve passaggio poco prima del termine della sezione A, Berio utilizza una sorta di semiograa collegata al movimento che il solista deve fare con la coulisse (slide). In tutto il brano, la posizione della sordina plunger (aperta, chiusa, e completamente chiusa) e il movimento ribattuto di questa all'interno jim della campana dello strumento, è indicato su una linea sotto il pentagramma (o, sordina aperta; +, sordina chiusa). Inne, la posizione dello strumento (alzato o abbassato) è talvolta indicata con frecce tratteggiate (più la linea è lunga, più lentamente dovrà essere alzato, o abbassato, il trombone). Verrà di seguito elencata la legenda di tutti i segni contenuti all'interno della na to. sequenza. I segni che non sono stati spiegati nella precedente presente (o analizzati molto rapidamente), verranno presi in considerazione nella sottosezione /m ich ele fo rtu seguente (2.5), assieme all'analisi dettagliata del pezzo. Figure 6: Legenda per la decodicazione della Sequenza V di Berio. In conclusione, questo nuovo modo di annotare elementi teatrali nella par- titura è sicuramente molto complesso ma, nello stesso tempo, incisivo e geniale p:/ (e richiede ovviamente una lettura molto accurata della parte, senza prendere htt minimamente in considerazione una prima vista). 9 m nella parte! .co Entrare Il clown Grock sul palco durante uno dei suoi spettacoli. rtu Figure 7: na to. jim do 2.5 Il termine sequenza, come citato dal compositore, può essere denito come la successione di campi armonici all'interno di un pezzo destinato ad uno stru- ele fo mento solista (Berio 1985). Sarà quindi necessario, prima di qualsiasi prova con lo strumento, analizzare nel modo corretto la partitura. Come accennato precedentemente, si può notare come Berio abbia esplicitamente denito, nell'introduzione della Sequenza V, una divisione del pezzo in una prima sezione, A, ed una seconda sezione, B: proprio per questo motivo all'inizio del primo e del quarto rigo sono state collocate le lettere A e B, che indicano rispettivamente l'inizio della prima e della seconda sezione. Ci si accorge subito di come la prima sezione sia piuttosto breve rispetto ich alla seconda: osservando i segni posti sul pentagramma si più notare come la scrittura si faccia via via sempre più densa di note e di azioni, no a raggiungere, sempre seguendo questo climax ascendente, quel perlplesso Why?. Questo raggiungimento così rapido del punto di massima tensione da parte del compositore, aumenta ancora di più la dierenza tra le due sezioni, facendo /m pensare che la sezione B sia di gran lunga sproporzionata rispetto alla sezione A. La spiegazione di tale spostamento del tempo può essere collegata con la recitazione stereotipata tipica della gura del pagliaccio, più semplicemente, htt p:/ richiama una delle loro stravaganti tecniche drammatiche. 10 m Estratto a1 della sezione A della Sequenza V per trombone solo di Berio. na to. Figure 8: jim do .co Analisi della sezione A Il brano iniza con due suoni accentati nel registro acuto dello strumento (la4 ) da suonare il più forte possibile (7 ), di breve durata e separati da circa 4-6 secondi di silenzio l'uno dall'altro. Il terzo suono è diverso, con un crescendo da 4 a 7, anticipando l'accento della nota con la sordina plunger. Il quarto tono è un mib4, abbastanza forte (6 ), che sottolinea l'andamento di questa prima sezione ich ele fo rtu scendendo di un intervallo di tritono (la4-mib4 ). Figure 9: Incipit della Sequenza V di Berio. Anche se molto breve, questo incipit, grazie alla rapida articolazione dello staccato combinata al fulmineo movimento dello strumento, il silenzio che separa /m le note, l'intervallo di tritono e la presenza di una dinamica per lo più costante, riesce a generare molta tensione. Come si può notare, questa parte iniziale richiama molto lo stile di una fanfara, anche se l'intervallo di tritono non è conforme alla serie armonica natu- p:/ rale (ma riesce perfettamente nell'intento di attirare l'attenzione del pubblico). Lo strumento dovrebbe essere alzato prima di ogni nota ed abbassato appena quest'ultima è stata suonata con un movimento tanto rapido quanto è corta la htt linea tratteggiata posta prima o dopo la nota in questione. 11 m .co Subito dopo la quarta nota (mib4 ), il compositore segna ancora una volta il movimento dello strumento ma, sorprendentemente, nessuna nota viene eseguita in questo punto della sequenza: sorprese di questo tipo sono all'ordine del giorno nello spettacolo di un clown e il fatto stesso che questo eetto può vere una do sua logica soltanto se c'è realmente qualcuno dall'altra parte ad osservare la scena (il pubblico) rivela la forte dipendenza teatrale che caratterizza tutta la Figure 10: na to. jim composizione. Finta nota nella prima sezione della Sequenza V di Berio. Il sollevamento e l'abbassamento dello strumento costituiscono così il tema rtu centrale di questa sottosezione di A che può essere denita come a1: precisamente, dall'inizio della sequenza, no alla ne del primo rigo, dove la linea ele fo tratteggiata viene posta in orizzontale ad un'altezza costante vicino alla note. Al contrario, l'argomento centrale della sottosezione seguente a2, che termina alla ne della prima sezione, quando entra in gioco il termine Why?, è la presenza di note rapide e di breve durata, caratterizzate da grandi salti intervallari e p:/ /m ich notevoli contrasti dinamici. Figure 11: Estratto a2 della sezione A della Sequenza V per trombone solo di Berio. htt In a2 la plunger viene utilizzata come mezzo di variazione del suono dello 12 m .co strumento, ed il compositore richiede, durante l'esecuzione, la pronuncia delle vocali [ U A I ]: prima soltanto come [ u ], poi come [ u a ] ed inne nella sua Pronuncia delle vocali [UAI] nella sottesezione a2 della Sequenza V di Berio. na to. Figure 12: jim do forma completa [ U A I ]. Grazie a questa tecnica, Berio, riesce apparentemente a dare una sorta di sensibilità umana allo strumento, ricreando il suono della parola Why che dovrà poi essere eseguito a parole (come una sorta di congurazione preverbale della rtu parola stessa). Poco prima della ne della sezione A (nella metà del terzo rigo) vi è l'inizio ele fo di una particolare linea spezzettata che si prolunga no alla domanda Why ? Semiograa nella sottosezione a2 della Sequenza V di Berio. ich Figure 13: Questa linea, come una sorta di semiograa appunto, rappresenta il movimento nervoso della coulisse (slide ) che il trombonista dovrà eseguire ed è il motore della ripetizione casuale delle note segnate sopra, all'interno di una linea orizzontale, che stanno ad indicare proprio degli impulsi liberi ad altezza inde- /m terminata. Come si può vedere, le note occasionali sono accompagnate da due note accentate nel registro basso, seguite poi dal loro eco nel registro acuto. In questo punto il movimento della coulisse è senza dubbio da considerarsi come htt p:/ un gesto puramente sico piuttosto che musicale. 13 m .co Nel momento nale, prima del misterioso Why?, Berio richiede un'udibile jim do inspirazione all'interno dello strumento; Inspirazione udibile all'interno dello strumento nella ne della sezione A della Sequenza V di Berio. Figure 14: na to. un eetto sottile che può avere due funzioni dierenti: da una parte ricorda il movimento iniziale del trombone, quando, dopo la quarta nota, segue una nota di silenzio; dall'altra, invece, pregura i suoni dominanti che verranno presentati successivamente e che caratterizzeranno tutta la sezione B. Prima di continuare con l'analisi della seconda sezione, è bene osservare con attenzione la struttura dei campi armonici all'interno del pezzo: anche se l'introduzione di nuovi campi non viene percepita dall'ascoltatore medio, è Figure 15: Successione dei campi armonici all'interno della sezione A della Sequenza V di ich Berio. ele fo rtu importante conoscerla perché così avrebbe voluto il compositore. Proprio all'interno di questa prima sezione vi è nascosta una serie dodecafonica: come punto di partenza iniziale troviamo le due note la4 e mib4. Da qui in poi vengono aggiunte diverse note che si uniscono, verso la ne della prima /m sezione, in una direzione discendente (ordine di apparizione: 9,10,11) raggiungendo il completamento della scala cromatica cromatica con il si3 (tralasciando gli intervalli di ottava). Tutta l'azione, ovviamente, sfocia nel Why? nale, contribuendo a creare una forte tensione nello spettatore. p:/ Molti campi armonici sono introdotti da note di breve durata e rapidi glis- sandi: tutto questo, ovviamente, è legato sempre all'elemento sorpresa relativo htt alla recitazione del clown. 14 m Estratto b1 della sezione B della Sequenza V per trombone solo di Berio. rtu Figure 16: na to. jim do .co Analisi della sezione B Mentre nella sezione A il trombone lavora su intervalli molto distanti, nella sezione B, Berio, sfrutta la capacità del trombone per creare glissandi tra le al- ele fo tezze precise contenute nella scala cromatica. Inoltre, a marcare ancora di più la distinzione fra le due sezione si possono notare subito molte dierenze: il solista dovrà suonare da seduto (seated ); i valori hanno una durata maggiore (anche se ovviamente non si può parlare di valori precisi); il suono, adesso, è costante e sempre presente; soprattutto, la richiesta della riproduzione simultanea del suono dello strumento con il canto. Considerando che il carattere della sezione A potrebbe essere considerato ich molto estroverso, nella sezione B il trombone assume un carattere decisamente più introverso. Tuttavia, questa sezione è ben lontana dal poter essere considerata stabile e precisa, anche perché, lentamente, per gradi, la notazione diventa sempre più densa di segni. Nell'analisi di questa seconda sezione verranno utilizzati dei numeri posti /m sopra le stanghette (non presenti nella partitura originale), restando però fedeli all'unità di respiro: la prima stanghetta dopo il Why? htt p:/ numero 1. 15 avrà così assegnato il m .co Anche se la partitura fa iniziare la sezione B precisamente dal quarto rigo, si può notare come essa invece abbia un senso se fatta iniziare dal sib2 posto subito dopo il Why? : in queste due prime misure (1-2), il trombone suona l'intervallo ascendente di tritono (sib2-mi3 ) che rappresenta una precisa inver- Figure 17: A sinistra, intervallo di tritono della sezione A; a destra, intervallo di tritono della rtu sezione B. na to. jim do sione dell'intervallo iniziale del pezzo. Considerando quindi che la sezione A inizia da un piano superiore, la sezione B inizia dal basso, con campi armonici gradualmente crescenti cromaticamente: ele fo è stato così ssato il contrasto tra le due sezioni. La prima sottoesione della sezione B (b1) è caratterizzata da dinamiche molto morbide e costanti (1 e 2 ) e, soprattutto, si sviluppa esclusivamente nel registro medio dello strumento. Anche se le note assumo qui un valore molto lungo e l'articolazione è più controllata rispetto alla prima sezione, la mancanza assoluta del silenzio (e quindi di un respiro per il solista) crea una tensione ich molto più complessa di quella iniziale: infatti, Berio, per riuscire a mantenere costante il suono per tutto il tempo, impone al trombonista una respirazione forzata all'interno dello strumento, cantando anche un suono vocale (ad altezza scritta o approssimativa che sia), il tutto accompagnato dall'uso percussivo della htt p:/ /m plunger sulla campana del trombone. 16 m .co Nelle note di introduzione, il compositore aerma che la transizione tra l'inspirazione e l'espirazione deve sempre avvenire senza notevoli interruzioni, in modo che in tutta la sezione B non vi siano interruzioi nel suono [...] (Berio 1966). In questo modo Berio stravolge completamente quella che è una do necessità pratica, soprattutto per i trombonisti, la respirazione, creando un impressionante respiro rumoroso, molto simile ad un lamento (che lui chiama snue ): la gura del clown triste, è la regola all'interno di qualsiasi spettacolo circense che si rispetti, ma, in questo caso, lo spettatore non saprà se ridere jim o se piangere, proprio come era accaduto al compositore durante il suo primo spettacolo di Grock. Il destinatario del pezzo, Stuart Dempster, come detto precedentemente, era na to. particolarmente interessato alla ricerca di nuove tecniche, nuove sonorità al di fuori della tradizione occidentale: amava in particolar modo quello che è lo strumento aborigeno per eccellenza, il didgeridoo. Per suonare questo strumento c'è bisogno della respirazione circolare: Berio esplorerà in modo completo questa tecnica nella Sequenza XI per fagotto. Tuttavia, già nella sezione B della Sequenza V vediamo che il compositore si avvicina molto alla tecnica chiedendo un suono sempre continuo, il più possibile senza interruzioni. rtu Naturalmente è dicile dire se il fascino di Dempster nel suonare il didgeridoo sia stato una reale fonte di ispirazione per Berio durante la composizione di questo pezzo, perché, molto probabilmente, non erano in stretto contatto in quel periodo, ma, comunque sia, Berio, doveva essere pienamente consapevole del potenziale di Dempster per poter scrivere note di durata così lunga. ele fo Insomma, elementi come il suono continuo, i colpi della plunger nella campana, la sempre presente tecnica del frullato con la lingua, i moltissimi glissandi, e l'unione simultanea della voce con il suono dello strumento, caratterizzano questa prima sottosezione di B, allontanando completamente lo strumento dall'uso tradizionale del tempo. ich Osservando più da vicino i suoni che Berio ha scelto per gli intervalli di htt p:/ /m respirazione, si può scoprire che anche in quelli vi è una certa logica armonica: 17 m .co do jim Figure 18: Intervalli di respirazione della sottosezione b1 della Sequenza V di Berio. dopo quattro battute di mib3 (di inspirazione), Berio fa una piccola devi- na to. azione al f3 nella misura 11, tornando poi a mib3 nella misura 13; successivamente, vi è di nuovo uno spostamente al f3 ma questa volta suonato ad altezza approssimativa (linea diagonale che taglia obliquamente la nota). In questo modo, il tono centrale viene modicato prima del passaggio a sib3 (misura 17). La sottosezione b2 (dalla misura 24 alla misura 46) è meno stabile di quella rtu precedente e presenta anche diverse variazioni: si noti subito come l'unità di htt p:/ /m ich ele fo respiro cambia radicalmente, tralasciando a volte l'inspirazione nella partitura. Figure 19: Estratto b2 della sezione B della Sequenza V di Berio. 18 m .co I due principali centri tonali sembrano essere sib e mib : dal sib3 della battuta Successione dei campi armonici nella sezione B della Sequenza V di Berio. na to. Figure 20: jim do 17 si passa al mib3 della battuta 35, per poi tornare a sib3 nella battuta 40. Il fatto che i campi armonici diventano instabili dalla misura 17, e che le unità di respiro sono tralasciate a partire dalla battuta 24, giusticano quindi il cambio dalla sottosezione b1 alla sottosezione b2. Il passaggio avviene molto gradualmente, e gli elementi di b1, anche se con minor frequenza, continuano ad essere presenti in b2: si osservi ad esempio l'uso della plunger, che questa volta compare completamente chiusa soltanto in rari casi nelle battute 28, 33 e ele fo rtu 34 per creare un ecace crescendo. Sordina plunger chiusa nella sottosezione b2 della Sequenza V di Berio; da sinistra verso destra: misura 28, misura 33 e misura 34. ich Figure 21: /m Un'altra indicazione a dimostrazione del cambiamento è il motivo cromatico mi2-fa#2-fa2 naturale-mi2, sotto forma di brevi note accentate nel registro basso che si protrae dalla battuta 16 alla battuta 25. A poco a poco si aggiungono sempre più note accentate di breve durata, ad un'altezza sempre maggiore p:/ che vedono il culmine nelle misure 30, 34 e 43, dove sono segnati staccati doppi e tripli: tutto questo lungo passaggio, serve per far capire allo spettatore che il htt buon, vecchio trombone è ora tornato. 19 m .co Tuttavia, gli elementi fuori dal comune continuano a non mancare e questa volta si presentano sotto forma di glissandi armonici (precisamente nelle battue 18, 24 e 29), ovvero suonando la stessa nota utilizzando posizioni dierenti ma jim do mantenendo il suono costante, Da sinistraa verso destra: misura 18, misura 24 e misura 29 della sezione B della Sequenza V di Berio. na to. Figure 22: e l'uso assolutamente uso non convenzionale del registro acuto nelle misure ele fo rtu 44-46 (dove si passa dalla chiave di basso alla chiave di violino). Figure 23: Da sinistra verso destra: misura 44, misura 45 e misura 46 della sezione B della Sequenza V di Berio. Queste note veloci, possibili grazie alla tecnica del doppio o del triplo staccato, e la rapida salita al registro estremamente elevato delle misure 43-46, generano un apice che in qualche modo si rifà al nale della sottosezione a2. ich Anche qui il risultato è Why?, ma questa volta viene pronunciato dal trombone, htt p:/ /m e non dall'esecutore, in un registro che contrasta fortemente con il precedente. 20 m .co do Estratto b2 della sezione B della Sequenza V di Berio. jim Figure 24: Questo è l'inizio della sottosezione b3: cambia la tensione dinamica, che si porta da 6 a 2; ritorna nalmente una singola battuta di silenziosa respirazione; c'è di nuovo un mescolamento tra la voce umana e la voce dello strumento; Quella silenziosa na to. insomma, tutti gli elementi presenti nella sottosezione b1. unità di respiro (misura 51) richiama sia l'inizio del pezzo (a1), sia gli intervalli ele fo rtu di inalazione presenti in b1 e in b2; Da sinistra verso destra: estratto della della sottosezione a1; misura 5 della sottosezione b1; misura 35 della sottosezione b3 misura 51 della sottosezione b3 della Sequenza V per trombone solo di Berio. Figure 25: /m ich i suoni vocalici [ U A I ] delle battute 46, 47, 50, rinviano alla sottosezione a2; Da sinistra verso destra: estratto della sottosezione a2; misura 46, misura 47 e misura 50 della sottosezione b3 della Sequenza V di Berio. htt p:/ Figure 26: 21 m .co il frullato della lingua tra le misure 46-47 si ripresenta come nelle sottosezioni jim do b1 e b2; Esempio della tecnica del frullato presente in tutte le tre sottosezioni di B della Sequenza V di Berio, rispettivamente: b3; b1; b2. na to. Figure 27: l'intervallo ascendente di tritono sulle note lunghe sib2-mi3-fa3, contenuto nelle misure 52-54, è ripreso dall'inizio di b1, che a sua volta era un riesso ele fo rtu inverso dell'intervallo di apertura (a1). Gli intervalli di tritono che ripercorrono all'interno della Sequenza V di Berio, rispettivamente, b3, b1, a1. Figure 28: Naturalmente, la polifonia tra voce e strumento nelle misure 48-55 si ricollega all'elemento polifonico presente nelle sottosezioni b1 e b2. Questa volta, però, lo sviluppo è leggermente più ordinato: notare ad esempio come nelle ul- ich time battute il compositore faccia intrecciare la voce umana con il suono dello p:/ /m strumento, per poi nire all'unisono con un simpatico gioco di scambio sonoro. Da sinistra a destra: misura 54, misura 55 e misura 56 della sezione B della Sequenza V di Berio. htt Figure 29: 22 m .co In conclusione, la sottosezione b3 presenta un nale molto espressivo, contenente numerosi riferimenti a tutte le precedenti sottosezioni, adando così un senso conclusivo della coerenza formale. do Conclusioni formali Analizzando, alla ne, la forma complessiva della Sequenza V, si possono os- servare diversi momenti di tensione: nella sezione A, si passa dalla sottosezione jim a1 alla sottosezione a2 con un crescendo costante; viceversa, nella sezione B, si raggiunge un livello di tensione, culminante in b1, prima di stabilizzarsi ad un livello relativamente elevato nelle sottosezioni b2 e b3. Si può notare dalla precedente analisi come, nella sezione B, le sottosezioni b1 e b3 vengono costruite sul campo armonico di mib, mentre, la sottosezione na to. b2, è molto più instabile: inizia e nisce con lo stesso tono, sib, creando quindi una sottosezione a parte. È interessante notare che si potrebbe percepire sib come dominante di mib (in un tradizionale caso di contesto tonale). Indipendentemente dal fatto che si potrebbero dare diverse descrizioni di carattere tonale riguardanti lo spostamente intorno a mib e sib nella sezione B, è certo che questi due campi armonici rappresentano una sorta di contrasto armonico tra loro. Quindi, la struttura tonale sviluppata nella sezione B, sembra Berio dei campi armonici. rtu costituire una manifestazione adeguata dell'idea accennata in precedenza da Come detto prima, vari riferimenti oltre i conni formali contribuiscono a creare una certa coerenza rispetto alla forma globale della sequenza. Tuttavia, il ele fo passaggio tra le due sezioni principali è caratterizzato da un forte contrasto: la dierenza nel registro dello strumento, le nuove tecniche adottate, l'introduzione di un suono continuo, e anche il fatto che l'esecutore è seduto anziché in piedi. Berio spinge lo strumento verso una sperimentazione sempre maggiore, partendo da a1, raggiungendo il culmine in b1, per poi ristabilizzarsi nella sottosezione b3: potrebbe anche essere interpretato come il cambiamento radicale htt p:/ /m ich dello strumento nel corso della storia dell'arte occidentale. 23 m .co 2.6 Il virtuosismo: forma musicale della teatralità! Gli elementi teatrali sono presenti in molte delle Sequenze di Berio: è proprio La polifonia applicata al trombone Chi ha detto che il trombone è uno strumento monodico? do questo il lo conduttore di tutta la serie. Berio, all'interno della partitura della Sequenza V, riesce a dimostrare il contrario, sperimentando jim diverse forme di polifonia strumentale applicate al trombone: 8 in a2, le note accentate all'interno del movimento della coulisse ; na to. il motivo cromatico nel registro basso nelle misure 16-25 della sezione B; Motivo cromatico nel registro basso nelle misure 16-25 della sezione B della Sequenza V di Berio. Figure 30: rtu la polifonia attraverso le dinamiche e i registri contrastanti nelle misure 40- ich ele fo 41; Polifonia dinamica nelle misure 40-41 della sezione B della Sequenza V di Berio. /m Figure 31: una polifonia nei registri nelle misure 46-48; Figura:13. htt p:/ 8 Vedi 24 m .co do Figure 32: Polifonia dei registri nelle misure 46-48 della sezione B della Sequenza V di Berio. e, inne, il dover cantare e suonare contemporaneamente, che va considero 9 jim come la massima estensione di questa tendenza verso il pensiero polifonico . Questa sperimentazione della polifonia sul trombone può sembrare una forte contraddizione, dal momento che, essendo questo uno strumento monodico, l'elemento polifonico non è molto consueto. Così, la polifonia è certamente uno dei problemi principali che rendono la sezione B più complicata rispetto na to. alla precedente: nonostante la natura utopistica di questo gioco polifonico sul trombone, va riconosciuto che Berio è riuscito a sviluppare un sistema per creare /m ich ele fo rtu una vera polifonia (cantando e suonando contemporaneamente). htt p:/ 9 Vedi . Analisi della sezione B 25 e vocalizzazione dello stru- Come da titolo, vera polifonia spiegata precedentemente, è un chiaro esempio della fusione tra voce e strumento che il compositore richiede da subito nelle note do di introduzione alla Sequenza V: i suoni strumentali sono spesso combinati con i suoni vocali: l'artista deve sempre ottenere una somiglianza di colore e attacco tra i due . In verità, la sezione B, presenta nell'insieme tutti gli elementi si concluderà denitivamente con lo stesso tono, facendo jim di questa fusione: intrecciare il canto ed il suono dello strumento. Anche il suono vocalico [ U A I ], che fa riferimento all'esplosione vocale Why?, rappresenta la genialità di Berio per far parlare il musicista con il proprio strumento. Ma, nella Sequenza V, l'unione del corpo con lo strumento non è ottenuta na to. soltanto attraverso la fusione di voce e suono dello strumento. Loscopo non è soltanto quello di presentare un ritratto musicale del trombone come strumento in sé, ma anche il trombonista come strumentista. A causa della fusione di voce e strumento, viene quindi distorta la tradizionale immagine del musicista: avviene, appunto, quel fenomeno che il compositore denirà come la vocaliz- zazione dello strumento e la strumentalizzazione della voce (Berio 1985). Inne, tutte le diverse trasformazioni strumentali della parola Why?, così come le imitazioni vocali del suono del trombone che si trovano nella Sequenza rtu V, possono essere considerati esponenti essenziali dell'importantissimo processo di fusione tra musica e linguaggio, preoccupazione primaria per il compositore /m ich ele fo italiano. Il clown Grock durante uno dei suoi spettacoli mentre esegue bicordi con il solo utilizzo della voce. htt p:/ Figure 33: 26 m strumentalizzazione della voce mento .co [ U A I ]: m .co Humor e alienazione L'impostazione teatrale di tutta la Sequenza V sottolinea una certa sproporzione formale che contribuisce ad avvolgere il pezzo in un ambiente molto umoristico. do Tuttavia, anche se l'umorismo è una caratteristica onnipresente nelle opere di Berio, questa volta non è tenuto sotto la supercie, ma si manifesta nella sua forma più pura e tradizionale, generando una certa caratteristica ironica che distacca il pubblico dalla musica. jim Questo eetto di allontanamento può benissimo essere concepito come il concetto di Verfremdung, sviluppato dal poeta e drammaturgo tedesco Bertolt Brecht (1898-1956), che Berio ha anche riconosciuto come fonte di ispirazione: quel Why? pronunciato nel bel mezzo del pezzo è il risultato in un equilib- rio incredibile tra l'azione di un clown e una questione di vita o di morte 10 . na to. L'esecutore qui passa temporaneamente fuori dal suo ruolo, sia come trombonista che come clown, dando voce ad una giustapposizione piuttosto inaspettata di questioni esistenziali e banali. In questo contesto, un trombonista classico, non dovrebbe agire come un clown sul palco: il pubblico medio non si aspetta di vedere un clown, tantomeno un trombonista che improvvisamente aronta il pubblico con domande esistenziali nel mezzo di un'esecuzione. Dunque, l'uso del Verfremdung brechtiano da parte di Berio nella Sequenza V contribuisce alla distorsione della tradizionale immagine del ruolo del musicista: trasformazione rtu acustica rispetto a un modello ereditato (Berio 1985). Di conseguenza, la conoscenza degli elementi teatrali da parte di chi ascolta è assolutamente fondamentale per riuscire a decifrare il signicato musicale contenuto in questo pezzo. ele fo Virtuosismo della conoscenza Il dover suonare e cantare simultaneamente è soltanto una delle dierenti caratteristiche virtuosistiche (la più impegnativa) che si possono trovare in questa sequenza . Inoltre, i frequenti e improvvisi cambi di registro, come anche note particolarmente veloci, soprattutto nel registro acuto, rendono la Sequenza V accessibile soltanto ai più grandi virtuosi dello strumento. Secondo Berio, infatti: ich il virtuosismo nasce spesso da un conitto, una tensione tra l'idea musicale e lo strumento, tra il concetto e la sostanza musicale (Berio 1985). Ogni volta che vengono presentati i limiti dello strumento o si oltrepassanmo i tradizionali conni dello stesso, si violano anche le ipotesi e le aspettative di chi ascolta. Tuttavia, gli elementi virtuosistici presenti nella Sequenza V, non sono lim- /m itati alla dimostrazione di semplici competenze tecniche, ma anche di element che fanno emergere la realtà musicale racchiusa nel corpo del musicista: le mie sequenze sono sempre scritte con questo tipo di interpretazione in mente, in cui il virtuosismo è, soprattutto, un virtuosismo della conoscenza (Berio p:/ 1985): grande maestro di questa tecnica fu infatti Grock che, come si è os- servato precedentemente, rappresenta una rara forma di virtuosismo teatrale trasmessa attraverso il pensiero musicale. htt 10 Rasmussen, compositore e scrittore danese, 194727 m Il segreto per una buona performance .co 3 Nelle precedenti sezioni si è parlato di come Berio sia stato inuenzato dagli spettacoli di Grock e, soprattutto, dal suo particolare carattere di clown, ma non coinvolto in tutti i movimenti teatrali presenti nel brano. do è stato preso in considerazione come l'esecutore (il solista) venga di conseguenza Per spiegare ciò, verranno analizzate di seguito alcune delle routine più famose del Clown Grock: tutti i suoi spettacoli ruotavano intorno alla musica, era un vero e proprio clown jim musicale. Questo sarà molto utile per una futura esecuzione del brano perché, per ottenere una performance ideale, c'è bisogno di calarsi completamente nella mentalità aperta e stravagante di Grock. Quindi, cosa c'è di meglio nell'analizzare quelle caratteristiche che rendevano i suoi spettacoli tanto geniali? Per una na to. migliore ricerca, si consiglia di analizzare attentamente tutti i suoi spettacoli (che possono essere trovati online, soprattutto sul sito www.youtube.it): soltanto così ci si può rendere conto della sua grande abilità. ich ele fo rtu L'ingresso sul palco Figure 34: Il clown Grock poco prima di entrare in scena. Tutti i Clown che si rispettano hanno trascorso moltissimi anni della loro carriera a sviluppare il loro personale modo di camminare, perché sarà proprio quello il /m primo impatto con il pubblico, il loro marchio di fabbrica. Grock, con la sua camminata da incompetente, tutto curvo e con le gambe storte, entrava timidamente da dietro la tenda, come un sempliciotto di paese, ma con un grande cappello a cilindro in testa. L'abito era così piccolo che p:/ le maniche raggiungevano soltanto la metà dei suoi avambracci, il collo della camicia non in ordine, una stramba cravatta, la vita dei pantaloni tirata n su al petto, guanti bianchi che accentuavano le sue enormi mani e, ovviamente, i htt capelli molto spettinati. 28 m .co All'interno di questo semplice ingresso, sono in gioco moltissimi elementi teatrali: la postura, il movimento dei piedi, l'espressione facciale e moltissime altre azioni che possono essere controllate soltanto dopo anni ed anni di studio. Dunque, il movimento geniale di Grock è il risultato di oltre 60 anni di studio del do corpo come strumento in relazione allo spettacolo. Proprio per questo, bisognerà sviluppare una corretta entrata teatrale per l'ingresso della Sequenza V di Berio: jim il segreto sta nel riuscire a catturare lo spirito del pezzo. La semplicità di Grock Il pubblico paga per assistere ad un concerto, perché la musica è magia, la ma- na to. gia giusta che riesce a tenerti in tensione, a trasportarti in un altro mondo, dimenticando così i problemi del momento. Come si fa a sorprendere nel modo corretto? qual'è il segreto per lasciare un'esecuzione impressa nella mente di tutti gli spettatori? Bisogna infondere in tutta l'esecuzione una grande semplicità e grazia tecnica che riesca a meravigliare anche chi ascolta da molto lontano. Ovviamente Grock è il risultato di anni di formazione. Bisogna saper eseguire la Sequenza con molta semplicità e naturalezza, anche se si è ben consapevoli delle rtu grandi dicoltà tecniche e del grande studio che stanno dietro ad ogni spettacolo, soprattutto a questo: il pubblico non deve percepire lo sforzo, ma bensì deve essere coinvolto per tutta la durata dell'esecuzione, grazie alla passione e all'amore per la musica che il solista riesce a trasmettere attraverso di essa. Nelle sue più alte manifestazioni, la musica a volte va oltre al semplice suono, ele fo arriva a toccare anche rappresentazioni simboliche che rappresentano l'identità stessa dell'uomo: fa parte del genio di Grock riuscire a catturare una simile htt p:/ /m ich profondità nella semplicità apparente delle sue azioni. 29 m .co Un problema di dualità Violinista: Sto cercando un musicista Grock: Io sono un musicista Grock: Il violino [Mostra un violino ridicolmente piccolo] Violinista: Questo qui? E' troppo piccolo Grock: Posso fare suoni anche molto gravi se vuoi Violinista: Che cosa vuoi dire? do Violinista: Che strumento suoni? jim [Grock mima in modo esilarante un contrabbasso con la produzione di suoni multifonici vocali.] Il precedente è un estratto di uno degli spettacoli di Grock: sarà proprio nella sezione B della Sequenza V che Berio renderà omaggio a questa grande qual- na to. ità del clown, quella di saper riprodurre con la semplice voce suoni multifonici. Come si è visto nell'analisi, infatti, il solista deve cantare e suonare contemporaneamente, anche se Berio ovviamente non riprende l'aspetto comico di questa caratteristica ma, al contrario, il pezzo si sposta su una dimensione molto più interiore, quasi angosciante. Questo è dato dal fatto che, i clown, si perdersi in due mondi completamente diversi e, nei momenti più inaspettati, riescono a riunirsi in un solo istante, impressionando il pubblico (Why? ). I più grandi musicisti dovrebbero saper fare la stessa cosa. rtu Come si può creare musica, come nella seconda metà del Berio, che riesca a mostrare l'allegria e la tristezza allo stesso momento? Questa dualità è tra le forme più misteriose dell'arte, in risonanza con inniti signicati simbolici. In alcuni aspetti, essere un artista può signicare spendere la propria vita cercando ele fo di catturare sensazioni indescrivibili che all'improvviso si rivelano nella profonda esistenza umana ma, queste sensazioni, non possono essere ricercate chi sa dove, ma, bensì, vengono fuori all'improvviso soltanto attraverso uno studio intenso e costante. Grock era uno sciocco, ma nello stesso momento molto saggio, proprio come era felice e nello stesso tempo triste, eppure non era mai forzato: tutto era governato cone grande naturalezza. Attraverso una lunga pratica, queste dualità htt p:/ /m ich sono diventate una parte del suo essere. 30 m na to. jim do .co Warum? Il clown è inconsapevole della sua stupidità: proprio come un bambino piccolo che cerca di esprimere qualcosa che secondo lui ha un'importanza serissima. Al rtu centro di tutto questo modo di fare sta proprio la parola warum (perché ), una semplice parola che Grock utilizzava nei suoi spettacoli all'improvviso, senza preavviso e, soprattutto, senza motivo alcuno, semplicemente perché si sentiva di dirla. Ovviamente l'impatto con il pubblico era straordinario, dato che è ele fo proprio quello che ci si aspetta in uno spettacolo di un clown: perché?. Perché quel clown ha detto perché?, sarà una prima risposta a quella bizzarra azione da parte del pubblico; che porterà la mente a pensare Perché sono venuto a vedere questo stupido spettacolo?; per nire chiedendosi Perché sto ridendo?. Ogni nota, all'interno di questa logica, deve essere suonata come se fosse la chiave di tutta la frase, che a sua volta deve essere la chiave di tutto il brano: si provi quindi ad eseguire la Sequenza V soppesando ogni nota scritta nel pentagramma, proprio come se si stesse pronunciando quel warum così singolare: ich verrà fuori una così grande risonanza simbolica che la vostra esecuzione rimarrà htt p:/ /m impressa nella mente del pubblico per tutta la vita. 31 m Conclusione .co 4 do In conclusione, si può notare come lo strumento sia uscito comlpetamente fuori dai ranghi tradizionali: in questo modo, non ci sono limiti per la musica, né tanto meno per il musicista: la musica stessa deriva da qualcosa di più profondo del suono, è una forma di pensiero e d'essere. jim Il suono è semplicemente il mezzo attraverso il quale essa viene trasmessa. E' a questi livelli fondamentali che lo studio deve puntare prima di mettersi a suonare: comprendere i signicati più profondi che risiedono nella musica. Se fatto correttamente, anche un gesto del braccio o della mano può creare un tipo na to. di musica senza suono: Si poteva sentire la musica quando Louis Armstrong rideva, o parlava, o anche appena entrava sul palco. Ai più alti livelli, la musica è una forma o modo di essere. (Conant) E' quando il nostro fare musica cattura e riette queste qualità essenziali della vita che la musica diventa magia. Semplicità, eleganza e assolutamente virtuo- rtu sismo. In tanti modi il clown riesce a rivelare la natura essenziale della musica: attraverso i tempi e la padronanza del corpo vengono alla luce i movimenti, che fanno luce sulla condizione umana. Quindi, per tutti i trombonisti, è bene divertirsi nello studio della Sequenza V di Berio, soprattutto ora che si può vedere ele fo quanto sia profondamente permeata dello spirito di uno dei più grandi clown htt p:/ /m ich che il mondo abbia mai conosciuto, Grock. Figure 35: Bruno Brolli, Il clown Grock. 32 m .co Appendici jim do Appendice A: Nota sul compositore Luciano Berio (1925-2003). na to. Figure 36: Luciano Berio è nato ad Oneglia, in Liguria, il 24 ottobre del 1925 da una famiglia di solida tradizione musicale. Inizia gli studi musicali con il padre Ernesto e con il nonno Adolfo, entrambi compositori. Fin dai primi anni Cinquanta Berio si aerma come una voce autorevole tra i giovani dell'avanguardia musicale. Di questo periodo sono le composizioni Cinque Variazioni (1952-53), rtu Chamber Music (1953), Nones (1954), Serenata (1957). Nel dicembre del 1954, insieme a Bruno Maderna, costituisce presso la RAI di Milano il primo studio di musica elettronica italiana, inaugurato l'anno successivo con il nome di Studio di Fonologia Musicale. È in questa sede che ha modo di sperimentare nuove ele fo interazioni tra strumenti acustici e suoni prodotti elettronicamente (Momenti, 1957; Diérences, 1958-59) ed esplorare soluzioni inedite nel rapporto suonoparola (Thema. Omaggio a Joyce, 1958; Visage, 1961). Tra la ne degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta l'interesse di Berio si focalizza ulteriormente sulla ricerca di nuove e complesse combinazioni timbriche (Tempi concertati per 4 solisti e 4 orchestre, 1959; Sincronie per quartetto d'archi, 1964). La ricerca sulle risorse espressive della vocalità femminile, sollecitata dalla voce di Cathy Berberian, procede con Epifanie (1959-60, poi conuito in Epiphanies del 1991- ich 92), Circles (1960) e Sequenza III per voce (1965). La concezione drammaturgica implicita in queste opere vocali si precisa e ana nei primi lavori realizzati per il teatro, quali Allez-Hop (1959, da Calvino), Passaggio (1962) e Laborintus II (1965), entrambi su testo di Sanguineti. Luciano Berio si è spento a Roma il 27 maggio del 2003. Nella sua ultima /m opera, Stanze (2003, per baritono, tre cori maschili e orchestra, su testi di Celan, Caproni, Sanguineti, Brendel e Pagis) l'autore dà voce a un'ultima intima sintesi della propria poetica. L'impegno di Berio per la musica si è esteso anche ad altre attività quali la direzione d'orchestra, la concezione di stagioni concertistiche e p:/ la promozione della musica contemporanea (Incontri Musicali, rivista e cicli di concerti inaugurati nel 1956). La ricerca musicale di Berio si caratterizza per l'equilibrio raggiunto tra htt una forte consapevolezza della tradizione ed una propensione alla sperimen- 33 m .co tazione di nuove forme della comunicazione musicale. Nelle sue varie fasi creative il compositore ha sempre cercato di mettere in relazione la musica con vari campi del sapere umanistico: la poesia, il teatro, la linguistica, l'antropologia, l'architettura. L'interesse per le diverse espressioni della musicalità umana ha 11 do condotto a una rivisitazione costante di diversi repertori della tradizione orale. Le Sequenze jim L'indagine sulle potenzialità idiomatiche dei singoli strumenti dà avvio nel 1958, con la Sequenza I per auto, alla serie delle quattordici sequenze per strumenti solisti (l'ultima, del 2002-03, è per violoncello). L'insieme di questi brani solistici e dei relativi Chemins (elaborazioni per insieme strumentale di alcune Sequenze) evidenzia il peculiare carattere di work in progress del comporre di Luciano na to. Berio, inteso potenzialmente come un incessante processo di commento e di elaborazione che prosegue e prolifera da un pezzo all'altro. ele fo rtu Appendice B: Grock, il Clown ...Il mio nome di nascita non conta più. Io sono Grock. L'altro è il nome degli ich anni oscuri... Karl Adrien Wettach (in arte Grock) La vita di Karl Adrien Wettach Grock (10 gennaio 1880, Reconvilier, Svizzera - 14 luglio 1959, Imperia , Italia ), /m nome originale di Karl Adrien Wettach, era un famoso clown del circo svizzero, rinomato per i suoi errori al pianoforte ed al violino. Dal padre, orologiaio e a tempo perso musicista ed acrobata, apprende i primi rudimenti della sua arte. Fin da ragazzo dimostra la sua vocazione ar- p:/ tistica, allestendo con la sorella Jeanne uno spettacolo di varietà che si esibisce in alberghi e locali pubblici. Ben presto si unisce ad una carovana di zingari tzigani, ove prende dimestichezza con ogni genere di strumenti musicali ( ne htt 11 Wikipedia, enciclopedia libera: it.wikipedia.org 34 m .co suona magistralmente quattordici fra i quali un minuscolo violino) e con ogni specialità dell'arte circense. Esordisce nel circo di Fiame Wetzel nel 1894 e dal 1906 al 1913 fa coppia con il clown Antonet riscuotendo ovunque il favore del pubblico. Nel 1930 si stabilisce con la moglie italiana Ines Ospiri ad Imperia. do Nel 1951 crea un suo circo mobile con il quale si esibisce in tutte le città eu- ropee. Termina la sua carriera circense il 31 Ottobre 1954 ad Amburgo davanti ad almeno sessanta inviati speciali venuti da tutti i principali paesi del mondo. Abbandonato il circo e gli spettacoli musicali, si ritira nella sua meravigliosa 1956. Muore ad Imperia il 14 Luglio del 1959. jim villa di Imperia limitando le sue apparizioni ad alcuni spettacoli televisivi nel La sua maschera non fece mai trapelare l'eventuale fede politica; molto più ricercato dai governanti che disponibile a schierarsi su un preciso versante: si sa infatti che tanto il Re d'Italia, quanto i Sovrani di molti Stati Europei e Hitler na to. stesso, abbiano encomiato l'opera dell'artista e ne abbiano vantato l'amicizia, senza mai essere apertamente contraccambiati. La sua vita fu dominata da una costante: ogni atto, ogni gesto, ogni idea, ogni passione fu la sintesi tra l'uomo e la maschera portata sul volto, misteriosa e mai n in fondo identicabile. Ecco dunque svelato il mistero del clown Grock, un mito per il pubblico, un 12 /m ich ele fo rtu modello per molti artisti, un uomo corteggiato dai potenti della terra. Figure 37: Maschera del clown svizzero Charles Adrien Wettach, meglio conosciuto come p:/ Grock. htt 12 http://www.gmserv.com 35 m 2 Christian Lindberg durante l'esecuzione della Sequenza V di Berio Estratto iniziale della partitura della Sequenza V di Berio . . . . 3 Stuart Dempster (1936-) nell'atto di sperimentare nuovi strumenti musicali. 4 Karl Adrian Wettach, in arte Grock . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 A sinistra, Christrian Lindberg, A destra, David Bruchez Lalli Legenda per la decodicazione della Sequenza V di Berio. . . . 7 Il clown Grock sul palco durante uno dei suoi spettacoli. 8 Estratto a1 della sezione A della Sequenza V per trombone solo di Berio. . . . . . . . . 11 Estratto a2 della sezione A della Sequenza V per trombone solo di Berio. 15 19 20 21 22 23 24 26 28 p:/ 29 30 31 13 13 14 14 . 15 A sinistra, intervallo di tritono della sezione A; a destra, intervallo di tritono della sezione B. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Intervalli di respirazione della sottosezione b1 della Sequenza V di Berio. . . Estratto b2 della sezione B della Sequenza V di Berio. . . . . . . . . . . . Successione dei campi armonici nella sezione B della Sequenza V di Berio. . . Sordina plunger chiusa nella sottosezione b2 della Sequenza V di Berio; da sinistra verso destra: misura 28, misura 33 e misura 34. . . . . . . . . . . Da sinistraa verso destra: misura 18, misura 24 e misura 29 della sezione B della Sequenza V di Berio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Da sinistra verso destra: misura 44, misura 45 e misura 46 della sezione B della Sequenza V di Berio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Estratto b2 della sezione B della Sequenza V di Berio. . . . . . . . . . . . Da sinistra verso destra: estratto della della sottosezione a1; misura 5 della sottosezione b1; misura 35 della sottosezione b3 misura 51 della sottosezione b3 della Sequenza V per trombone solo di Berio. . . . . . . . . . . . . . . Da sinistra verso destra: estratto della sottosezione a2; misura 46, misura 47 e misura 50 della sottosezione b3 della Sequenza V di Berio. . . . . . . . . Esempio della tecnica del frullato presente in tutte le tre sottosezioni di B della Sequenza V di Berio, rispettivamente: b3; b1; b2. . . . . . . . . . . . . . . Gli intervalli di tritono che ripercorrono all'interno della Sequenza V di Berio, rispettivamente, b3, b1, a1. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Da sinistra a destra: misura 54, misura 55 e misura 56 della sezione B della Sequenza V di Berio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Motivo cromatico nel registro basso nelle misure 16-25 della sezione B della Sequenza V di Berio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Polifonia dinamica nelle misure 40-41 della sezione B della Sequenza V di Berio. /m 27 12 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ich 25 . Estratto b1 della sezione B della Sequenza V per trombone solo di Berio. rtu 18 12 Successione dei campi armonici all'interno della sezione A della Sequenza ele fo 17 11 . . . . . . . . . Pronuncia delle vocali [UAI] nella sottesezione a2 della Sequenza V di Berio. . Semiograa nella sottosezione a2 della Sequenza V di Berio. . . . . . . . . Inspirazione udibile all'interno dello strumento nella ne della sezione A della Sequenza V di Berio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . V di Berio. 16 . . . . . . . . . na to. 14 6 7 9 11 13 5 10 10 12 4 . . . . . . . Incipit della Sequenza V di Berio. . . . . . . . . . . . . Finta nota nella prima sezione della Sequenza V di Berio. 9 1 . . . . . . . . . . jim 5 htt . . . . . . do 1 .co List of Figures 36 16 18 18 19 19 20 20 21 21 21 22 22 22 24 24 34 35 36 htt p:/ /m ich ele fo rtu na to. jim 37 m .co 33 Polifonia dei registri nelle misure 46-48 della sezione B della Sequenza V di Berio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il clown Grock durante uno dei suoi spettacoli mentre esegue bicordi con il solo utilizzo della voce. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il clown Grock poco prima di entrare in scena. . . . . . . . . . . . . . . . Bruno Brolli, Il clown Grock. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Luciano Berio (1925-2003). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Maschera del clown svizzero Charles Adrien Wettach, meglio conosciuto come Grock. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 26 28 do 32 37 32 33 35 m .co References [Berio, Luciano (1966). 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