La psicologia dello sviluppo si occupa di processi, non di prodotti, riguarda l’intero ciclo di vita. L’uomo è un organismo psico-biologico Obiettivi della valutazione clinica in età evolutiva: Identificare le ragioni che hanno portato il bambino alla valutazione Ottenere un quadro del funzionamento evolutivo del bambino Comprendere i fattori individuali, familiari e ambientali che possono influenzare le difficoltà del bambino DEVELOPMENTAL ASSESSMENT È necessario stabilire se è presente un’atipia dello sviluppo e in caso valutare se è necessario un trattamento Fasi della valutazione: 1. Segnalazione 2. Colloquio clinici con i genitori e altri adulti significativi Allo scopo di comprendere il significato e l’impatto dei sintomi in relazione al bambino, al suo sviluppo e al suo ambiente familiare Anamnesi => storia del bambino (dati socio anagrafici, anamnesi fisiologica, tempo libero, anamnesi patologica, scolarità del bambino), storia familiare (dati socio anagrafici, relazione con i fratelli, relazione con i genitori, storia familiare) 3. Esame psicodiagnostico del bambino Utilizzo del colloquio e di test standardizzati 4. Analisi della valutazione e elaborazione della diagnosi Diagnosi nosografica del disturbo e formulazione di una diagnosi psicopatologica dello sviluppo 5. Stesura del report psicologico-clinico e restituzione dei dati ai genitori Primo criterio basilare nel fare diagnosi: chiaro rapporto tra età anagrafica e età di sviluppo Uno stesso sintomo può far parte di quadri clinici diversi, ha caratteristiche ambigue, muta di significato a seconda del contesto ambientale, si trasforma nel tempo. Nel processo di diagnosi vengono prodotte: o o o Una diagnosi nosografica, che inserisce il sintomo all’interno di un quadro riconoscibile e confrontabile tra clinici Una diagnosi funzionale o profilo di sviluppo, costituisce il profilo dell’organizzazione delle diverse linee di sviluppo delle competenze Una diagnosi psicopatologica che descrive i vissuti soggettivi tramite il profilo oggettivo SVILUPPO PERCETTIVO E MOTORIO Forte legame tra sviluppo percettivo e motorio. Continua influenza tra sviluppo percettivo motorio e sviluppo cognitivo SVILUPPO PERCETTIVO Sensazione (le info che i nostri organi sensoriali sono in grado di rilevare) => percezione (integrazione e interpretazione delle sensazioni) Prima infanzia Immaturità del sistema percettivo, selezione di stimoli biologicamente e psicologicamente rilevanti per la sopravvivenza. Tecnica della preferenza visiva => vengono preferiti gli stimoli che determinano la massima attività neurale del sistema visivo (stimoli che ricordano il volto umano) Sensibilità gustativa e olfattiva: manifestazioni facciali ben differenziate Sensibilità sonora: in grado di discriminare i suoni (fino a 6 mesi anche contrasti fonetici non presenti nella lingua) e di individuarne la fonte Fanciullezza Aumento dell’attenzione sostenuta, dell’attenzione selettiva, delle strategie di esplorazione visiva SVILUPPO MOTORIO Il neonato è dotato di riflessi, comportamenti più o meno complessi che vengono prodotti in modo automatico in risposta a specifici stimoli (alcuni possono essere considerati come comportamenti acquisiti durante la vita fetale) Prima infanzia Prensione => sequenza si movimenti di raggiungimento (reaching) e abilità di coordinare e modulare i movimenti della mano e delle dita (gasping). Già alla nascita è presente il reaching precoce 4 mesi: tipologia di raggiungimento dell’oggetto a rastrello e prensione di tipo cubito-palmare 6 mesi: approccio parabolico, prensione radio palmare 9 mesi: approccio diretto, prensione radio digitale, emerge la presa a pinza Sviluppo del controllo posturale => legge encefalo caudale (il controllo del capo precede quello dell’asse corporeo a cui segue il controllo degli arti) Sviluppo postura seduta => dapprima solo se supportato da un adulto, poi i tronco appoggiato sulle braccia, a 7 mesi il bambino saprà sostenere il tronco, le mani sono libere di esplorare l’ambiente Locomozione automatica: più larga base di supporto, minor lunghezza e maggiore frequenza dei passi, l’appoggio del piede è di punta/pianta, la maggiore oscillazione del tronco e le braccia in posizione di guardia e prive di movimenti alterni Fanciullezza 2 anni => ampia varietà di competenze motorie (correre, salire le scale, calciare in maniera rudimentale una palla) 3 anni => crescente controllo delle abilità di corsa, stanno su un piede solo e salire le scale alternando il piede d’appoggio 3-6 anni => le diverse abilità motorie diventano sempre più stabili, coordinate e automatizzate. Crescente consapevolezza delle loro capacità che porta a sperimentare sentimenti di orgoglio e autostima o al contrario di inadeguatezza SVILUPPO PERCETTIVO ATIPICO La presenza di alcuni deficit percettivi può influenzare il normale percorso dello sviluppo motorio Difficoltà a tenere attiva l’attenzione a lungo e a sviluppare strategie attentive pianificate (DDAI). Se nel corso dello sviluppo alcuni comportamenti motori non divengono automatizzati, le risorse attentive non potranno rivolgersi ad altre attività Disturbo percettivo => difficoltà nella raccolta periferica che nella trasmissione dei dati, dovuta a una lesione; sia a livello di deficit sensoriale elementare sia a livello più corticale, oppure essere conseguenza di un problema legato alla rielaborazione dei dati (agnosia percettiva) e al loro riconoscimento (agnosia associativa) Ripensare il concetto di periodo critico, sostituendolo con quello di sviluppo sensibile SVILUPPO MOTORIO ATIPICO Lesioni a carico del sistema nervoso (paralisi cerebrali infantili congenite e acquisite). Paralisi cerebrale infantile spastica (emiplegia, displegia, tetraplegia), esistono altre forme che presentano sintomi come il tremore o movimenti coreici. Disturbo da coordinazione motoria: le prestazioni nelle attività quotidiane che richiedono coordinazione motoria sono sostanzialmente inferiori sulla base dell’età cronologica e del livello intellettivo del bambino. Una difficoltà di sviluppo delle abilità motorie può essere associato a ritardo mentale. I bambini con sindrome di Down sono più lenti nel portare a termine movimenti di presa, la dinamica del movimento appare diversa e più variabile rispetto a quella dei bambini normodotati. I bambini con sindrome di Williams hanno difficoltà nella pianificazione dei movimenti La diagnosi del disturbo dello sviluppo motorio => analisi dei General Movements, permette di confrontare le caratteristiche del bambino con quelle della popolazione di riferimento 1 anno: tono muscolare anomalo (in senso ipotonico o ipertonico). L’attività motoria del bambino è povera e la postura può essere stereotipata. Le classiche tappe dello sviluppo motorio vengono raggiunte con marcato ritardo 2 anni: il bambino non è in grado di afferrare oggetti utilizzando la presa a pinza 3 anni: incapacità di saltare, dapprima sollevando entrambe le gambe e poi su una gamba sola 4/5 anni: incapacità di afferrare e utilizzare adeguatamente una matita. SVILUPPO COGNITIVO Eredità di approcci filosofici differenti: Approccio empirista Conoscenza come induttiva e derivata dall’esperienza attraverso associazioni. Approccio razionalista I fenomeni psicologici comportano sempre strutture mentali più complesse in cui vi sono relazioni sistematiche tra una totalità e le sue diverse parti Piaget ritiene che buona parte dell’attività mentale consista nell’assimilazione delle informazioni alle strutture mentali. In Piaget le idee di sviluppo cognitivo attingono direttamente all’epistemologia costruttivista (accomodamento e equilibrazione) STADIO Senso motorio Pre operatorio ETA’ 0-2 anni 2-7 anni Operatorio 7-12 Concreto anni Operatorio Dai 12 Astratto anni DESCRIZIONE Il bambino comprende il mondo attraverso le azioni fisiche che esercita su di esso Si rappresenta mentalmente gli oggetti e comincia a comprendere la classificazione in gruppi, che esistono punti di vista differenti dal suo e iniziano a comparire i primi giochi di fantasia e una logica primitiva Esegue operazioni mentali a partire dall’esperienza concreta e giunge a conclusioni non comprese nella situazione stessa, compaiono nuove operazioni mentali È capace di operare su idee e conoscenze astratte, organizza le informazioni in modo sistematico e pensa in termini ipotetico-deduttivi Teorie innatiste Alla nascita è già presente qualche forma di rappresentazione elementare, a partire dalla quale attraverso arricchimenti e ristrutturazioni successive l’intero modulo prenderà forma Approccio costruttivista La conoscenza viene costruita dal soggetto attraverso le proprie azioni sull’oggetto Teorie neo-piagetiane Lo sviluppo del pensiero consiste nella capacità di elaborare una quantità crescente di informazioni (capacità limitata della memoria di lavoro) Neo costruttivismo La mente umana è suddivisa in moduli che presiedono ad ambiti diversi di conoscenza, ma nega che tale organizzazione modulare sia presente dalla nascita Approccio storico culturale Vygostrkij: La conoscenza e le funzioni psichiche superiori sono i risultato dell’interazione sociale. La società insegna ai bambini l’uso di strumenti (linguaggio, cultura) Bruner propone tre sistemi di codifica, che compaiono in successione, ma che poi una volta sviluppati coesistono: RAPPRESENTAZIONE ESECUTIVA (0-1 anno) La realtà viene codificata attraverso l’azione. La conoscenza è una conseguenza di azioni. Sperimentazione pratica RAPPRESENTAZIONE ICONICA (2-6/7 anni) La realtà viene codificata attraverso e immagini. Evocazione della realtà assente, ma senza descrizione. Imitazione e osservazione RAPPRESENTAZIONE SIMBOLICA La realtà viene codificata attraverso il linguaggio e altri sistemi simbolici astratti. È centrato sul pensiero, che collega i simboli ai significati Bruner identifica due diverse modalità di pensare la realtà e conoscerla (individuabili nei bambini al secondo anno di vita): Pensiero paradigmatico o logico scientifico (bambini organizzatori) Pensiero sintagmatico o narrativo (bambini narratori) SVILUPPO COGNITIVO TIPICO Stadio senso motorio (0-1 anno) Sei sotto stadi 1. 2. 3. 4. 5. 6. (1 mese): riflessi (1-4 mesi): reazione circolare primaria => prime assimilazioni reciproche tra schemi (4-8 mesi): reazioni circolari secondarie => migliore coordinazione tra scemi senso motori (8-12 mesi): coordinazione di schemi, emergono i primi mezzi e fini => intenzionalità (12-18 mesi): reazioni circolari terziarie => variazioni agli schemi per vederne gli effetti (18-24 mesi): funzione simbolica => invenzione di mezzi nuovi per risolvere i problemi Età prescolare, stadio pre operatorio (2-7 anni) Conquista dell’imitazione => imitazione differita, gioco simbolico, linguaggio Il linguaggio è egocentrico (monologo collettivo nel gioco). Tendenza a percepire e interpretare i mondo dal proprio punto di vista Pensiero intuitivo, sottoposto al primato della percezione => finalismo, animismo, artificialismo Teoria della mente => o o o A due anni esiste una psicologia del desiderio che interpreta le azioni sulla base dei desideri e spiega le reazioni emotive in base alla soddisfazione o meno del desiderio A 3 anni i bambini padroneggiano una più complessa psicologia della credenza-desiderio, riescono a prevedere che le azioni di una persona sono guidate anche dalle sue credenze e che esse possono anche essere false A 4 anni il bambino fornisce risposte corrette al compito della falsa credenza, emerge una distinzione tra realtà a credenza, una differenziazione tra stato effettivo delle cose e rappresentazione mentale Disegno => deriva dallo scarabocchio, un’attività percettiva motoria che si manifesta tra il quinto e il sesto stadio senso motorio (12-24 mesi). Solo intorno ai due anni e mezzo comincia a emergere un’intenzione rappresentativa. A 3-4 anni emerge il pupazzo testone, in cui una singola forma tondeggiante rappresenta contemporaneamente la testa e il corpo Età scolare, stadio operatorio concreto (7-12 anni) Pensiero progressivamente più razionale e logico. Acquisizione di concetti numerici e quantitativi. Acquisizione della conoscenza meta-cognitiva (come funzionano i processi cognitivi) Permane una rigidità del pensiero => centrazione tendenza a focalizzarsi sugli stadi e non sulle trasformazioni, mancanza di reversibilità Concezione sociale limitata => la correttezza di un atto è giudicata sulla base di variabili esterne trascurando quelle interne Adolescenza, stadio operatorio astratto (dai 12 anni) Pensiero ipotetico deduttivo, analisi combinatoria (capacità di analizzare le singole variabili), pensiero proposizionale), incremento abilità sociali. Permane una traccia di egocentrismo nel sottovalutare i problemi pratici coinvolti nel conseguimento di un futuro ideale per sé e per la società SVILUPPO COGNITIVO ATIPICO Il ritardo mentale non viene più descritto come un’entità nosologica unitaria, ma piuttosto come un insieme di sintomi con caratteristiche differenziali importanti. La presenza di vincoli biologici e genetici non impedisce di ipotizzare una forte influenza dell’ambiente sullo sviluppo Ritardo mentale Nelle persone con sindrome di Down (trisomia 21), si evidenzierebbe una carenza specifica nelle competenze verbali a fronte di competenze spaziali meno compromesse Nella sindrome di Williams (anomalia cromosoma 7), la competenza linguistica sarebbe in genere migliore in rapporto al QI, maggiormente danneggiate sarebbero invece le competenze visuo-spaziali ed eccezione del riconoscimento dei volti. Nelle situazioni di disabilità intellettiva, anche quando si parla di area preservata, molto raramente si fa riferimento a un livello di sviluppo normale Autismo Anomalie qualitative dell’integrazione sociale, nella comunicazione; ristrettezza degli interessi, tendenza esasperata alla ripetitività Meno del 50% delle persone con autismo presentano un QI inferiore a 70 Diverse teorie: Carenza della teoria della mente: incapacità di rappresentare gli stati mentali proprie e altrui, alla base dei deficit sociali e comunicativi Carenze della coerenza centrale: inabilità nell’integrare le informazioni quando un insieme rappresenta più della semplice somma delle parti Carenza delle funzioni esecutive: abilità di pianificare e organizzare l’azione, inibire risposte automatiche e nell’anticipare la progressione di un evento Malattia di Alzheimer Caratterizzata da morte dei neuroni, perdita id sinapsi, formazione di ammassi neuro fibrillari e di placche amiloidi. Progressivo assottigliamento e atrofia di diverse aree della corteccia cerebrale. Il processo colpisce anzitutto la corteccia entorinale e l’ippocampo e poi si diffonde al lobo temporale a quello frontale e spesso alche a quello parietale Occasionali manifestazione di amnesia anterograda e una diminuita abilità spaziale. Col progredire del processo degenerativo si manifestano sintomi più gravi e invalidanti. Il declino è influenzato dalle caratteristiche cognitive e socio culturali del paziente LA MEMORIA Può essere suddivisa in memoria a breve e a lungo termine. Modello costituito da tre componenti: o o o Magazzini sensoriali tampone (buffer) Conservano per un breve periodo l’informazione proveniente dai diversi canali sensoriali Magazzino a breve termine (MBT) Dove l’informazione può essere mantenuta attraverso la reiterazione Memoria a lungo termine (MLT) La parte del materiale che viene rielaborato viene conservato Modello della memoria di lavoro di Baddley => insieme atto a mantenere temporaneamente e a manipolare l’informazione durante l’esecuzione di differenti compiti cognitivi. Ha ipotizzato un sistema multi componenziale: Esecutivo centrale Sistema di controllo con capacità attentive, opera sui dati provenienti dai due sistemi subordinati Loop articolatorio Ha due componenti, il magazzino fonologico (passivo, mantiene in memoria l’info linguistica per alcuni secondi) e un processo di reiterazione di natura attiva basato sul linguaggio interno sub vocale Taccuino visuo spaziale Permette al ritenzione temporanea di informazioni visive e spaziali, sia la visualizzazione e la manipolazione di immagini mentali Episodic buffer Immagazzina le informazioni episodiche situate nello spazio e nel tempo, funziona da connessione temporanea tra i due sistemi subordinati dei memoria di lavoro Altri modelli di mantenimento temporaneo dell’informazione di focalizzano sul ruolo dell’attenzione e sui processi di attivazione. L’attenzione controllata è considerata fondamentale per modulare l’attivazione e rimuovere le distrazioni dal focus attentivo. Pasqual Leone parla di focus di attenzione o Mcapacity, ovvero la riserva di energia mentale che viene usata per l’attivazione degli schemi rilevanti per il compito, per riferirsi al concetto di memoria di lavoro. Mcapacity = e + K dove e risulta costante (quantità di operazioni mentali acquisite alla fine del secondo anno di vita) mentre K cresce di un’unità ogni due/tre anni fino all’adolescenza Per valutare la capacità delle memoria di lavoro di una la procedura di span. La prestazione di memoria aumenta velocemente fino all’età di 8 anni, poi manifesta un aumento più graduale. Per gli pan complessi, che coinvolgono maggiormente le funzioni dell’esecutivo centrale e i lobi frontali, richiedono uno sviluppo maggiore. SVILUPPO DELLA MEMORIA Sviluppo delle strategie di memoria Strategia = piano d’azione deliberato e controllato che ha l’obiettivo di migliorare una prestazione. 4 fasi: 1. Deficit di mediazione: anche quando il bambino viene istruito all’uso della strategia la prestazione non migliora 2. Deficit di produzione: i bambini non usano spontaneamente la strategia, ma lo fanno se gli viene suggerita 3. Deficit di utilizzo: la strategia è utilizzata spontaneamente ma non produce benefici nel ricordo 4. Il bambino è in grado di utilizzare in modo maturo e sofisticato le strategie più utili per ogni specifico compito Cambiamento della capacità di memoria Riguarda la quantità di informazione che può essere contenuta entro il fuoco d’attenzione e influenza dunque la prestazione. Le capacità attentive sono collegate con lo sviluppo dei lobi frontali (maturano nell’adolescenza) Sviluppo della meta memoria Il basso livello di prestazione nei bambini più piccoli non sarebbe determinato tanto dai limiti delle capacità del sistema mnestico, quanto dalla capacità di utilizzarlo al meglio, attuando scelte deliberate. La meta memoria può essere intesa sia come conoscenza dei propri processi mentali, sia come controllo e autoregolazione di questi processi La memoria negli anziani Con l’aumento dell’età si evidenzia un decremento nella capacità della memoria di lavoro, soprattutto se è richiesto un processo attentivo e di controllo. Difficoltà nei compiti di memoria di lavoro più attivi. Questo è in linea con l’ipotesi che i lobi frontali siano implicate nel controllo dei meccanismi inibitori dal momento che sono maggiormente deteriorabili con il progredire dell’età Memoria a lungo termine Memoria esplicita Memoria implicita Memoria semantica Memoria episodica Memoria autobiografica Amnesia infantile: i ricordi tra i due e i cinque anni sono piuttosto scersi Ciò può essere dovuto al fatto che prima della comparsa del linguaggio i bambini non rappresentano l’organizzazione dei ricordi in forma narrativa, coerente come successivamente. Inoltre affinché si formino i ricordi autobiografici è necessario aver sviluppato il sé cognitivo, cioè la consapevolezza delle proprie capacità cognitive, che emerge solo tra i 18 e i 24 mesi La testimonianza infantile Paradigma della memoria episodica = i ricordi dei bambini più piccoli sono inferiori rispetto a quelli dei bambini più grandi e degli adulti. I bambini piccoli hanno una memoria meno efficiente nella rappresentazione degli eventi probabilmente derivata da una scarsa comprensione causale degli eventi stessi. Uno scarso livello di organizzazione e integrazione delle informazioni dell’originaria traccia mnestica la rende particolarmente suscettibile a deformazioni e modifiche originate sa successive informazioni fuorvianti. L’elevato grado di influenzabilità può dipendere anche dalla minore efficienza dei processi inibitori e alla difficoltà a discriminare la fonte originaria dei ricordi. I bambini sono maggiormente in grado di resistere alla suggestione nei casi in cui possono esplicitare le fonti dell’informazione e comprendere qual è l’origine die ricordi. L0uso di bambole o pupazzi può aumentare il ricordo e compensare la carenza di comunicazione nei bambini più piccoli ma vi è difficoltà a utilizzare le bambole come rappresentazione di sé stessi Si deve accettare la possibilità che il bambino risponda “non so” cercando di non forzare una risposta, questo permette di aumentare l’accuratezza del resoconto SVILUPPO ATIPICO DELLA MEMORIA Memoria di lavoro e disturbi dell’apprendimento Difficoltà specifiche nell’apprendimento matematico Livello intellettivo normale pari o superiore a 85. L’eziologia delle disabilità matematiche è multifattoriale: ridotta capacità del loop articolatorio (per mantenere temporaneamente a mente ad esempio i numeri) e dell’esecutivo centrale (ad esempio nelle operazioni di riporto e nella risoluzione di problemi); deficit nelle abilità visuo spaziali (errori si scrittura dei numeri e di incolonnamento); difficoltà a controllare i processi inibitori (controllare e eliminare le informazioni irrilevanti) Un training di memoria visiva produce significativi miglioramenti nell’abilità di lettura Memoria di lavoro e comprensione del testo Chiara relazione tra memoria di lavoro e abilità di comprensione del testo Disturbo specifico del linguaggio (DLS) Limitazione significativa in uno o più ambiti della competenza linguistica (comprensione, produzione, utilizzo del linguaggio in una i più componenti linguistiche), in assenza di deficit sensoriali, cognitivi, motori, affettivi o associati a grandi problemi di ordine socio-ambientale. Una causa può essere riscontrata nella riduzione della velocità di elaborazione delle informazioni e una ridotta capacità nella memoria di lavoro fonologica I fattori di rischio sono: essere parlatori tardivi, la familiarità per problemi del linguaggio, il genere, le otiti ricorrenti nei primi anni di vita Vari studi hanno messo in luce l’importanza del comportamento comunicativo genitoriale sullo sviluppo linguistico dei figli Rispetto ai bambini con DLS i dislessici presentano difficoltà con gli automatismi della lingua scritta, ma buona padronanza della lingua orale, che è al contrario carente nei bambini con DLS. In comune però hanno un deficit nella memoria di lavoro fonologica (funzione nei processi di mantenimento dell’informazione linguistica, in quelli di corrispondenza suono-lettere e di legame tra sequenza di lettere e fonologia ortografica Memoria di lavoro e ritardo mentale o Sindrome di Down La componente dell’esecutivo centrale sembra essere particolarmente deficitaria. La memoria di lavoro fonologica è carente specie se confrontata con il livello intellettivo e l’abilità linguistica del soggetto La memoria visuo spaziale sembra essere maggiormente preservata La memoria a lungo termine è carente sia rispetto ai normativi, che a altre forme di ritardo mentale Dissociazione tra memoria implicita e esplicita: sono particolarmente carenti in compiti di memoria esplicita ma hanno prestazioni simili a bambini normativi nella memoria implicita o Sindrome di Williams Abilità nel linguaggio e nel riconoscimento dei volti relativamente buone, presentano invece seri deficit nelle abilità spaziali Dissociazione tra memoria di lavoro spaziale e visiva Rispetto alla memoria a lungo termine spesso le loro prestazioni sono carenti, nella memoria implicita presentano particolari difficoltà nell’apprendimento di nuove procedure o Sindrome dell’X fragile Difficoltà nell’attenzione e nella regolazione del comportamento impulsivo. La memoria a lungo termine sembra essere meno deficitaria Deficit nell’esecutivo centrale, con conseguente carenza nei processi di controllo, di pianificazione e organizzazione dell’informazione passaggio da un concetto a un atro o Sindrome di Prader Willy Attenzione visiva più sviluppata rispetto a quella uditiva (a causa a una disfunzione cerebrale o a un’infezione cronica del canale uditivo), così come la memoria a lungo termine rispetto a quella a breve termine. Difficoltà soprattutto nella memoria verbale Notevole abilità nel risolvere puzzle SVILUPPO COMUNICATIVO E LINGUISTICO Il linguaggio è un codice, si può suddividere in differenti livelli: fonologico, lessicale, semantico, morfologico, sintattico, testuale, pragmatico, prosodico, intonazionale. Proprietà del linguaggio: arbitrarietà, produttività creativa, organizzazione modificabile, rapida evanescenza, auto-referenzialità, non direzionalità, trasmissione per generazione, distanziamento, relazionalità, convenzionalità, dualità, categorizzazione, referenzialità, oggettività. Solo nella specie umana queste caratteristiche sono contemporaneamente presenti Primo anno di vita Primi segnali di attaccamento: pianto, riso, espressioni facciali. Sono sistemi di segnalazione finalizzati a costruire una prima relazione di natura socio affettiva. Limite intrinseco delle prime manifestazioni comunicative: sono determinate da stati fisiologici del bambino o da stimoli esterni, non sono ancora pienamente intenzionali. Non si più parlare di competenza comunicativa, ma di efficacia comunicativa Vi sono tre posizioni riguardo allo sviluppo dell’intenzionalità comunicativa: Stretta dipendenza tra sviluppo linguistico e cognitivo (modello piagetiano). Due tappe fondamentali nella capacità di utilizzare in maniera intenzionale i segnali comunicativi: o Sviluppo di forme proto richiestive (8-9 mesi), il bambino utilizza un oggetto sociale noto all’adulto per raggiungere uno scopo o Sviluppo di forme proto dichiarative (10-12 mesi), il bambino sperimenta la capacità comunicativa di commentare come mezzo per ottenere qualcosa Lo sviluppo comunicativo non è subordinato a quello cognitivo, sin dalla nascita è attribuita intenzionalità comunicativa alle azioni del bambino. L’integrazione progressiva tra l’ambito esperienziale fisico e sociale, comporta che l’uno possa essere usato in funzione dell’altro, consentendo lo sviluppo dell’intersoggettività secondaria Importanza dell’ambiente sociale nella progressiva consapevolezza che il bambino acquisisce rispetto all’efficacia dei propri segnali e comportamenti comunicativi. Il bambino passa dalla scoperta del valore causale delle sue azioni a un loro uso controllato e finalizzato Alla fine del primo anno i bambini sanno una decina di parole. Utilizzano i gesti deittici (mostrare e indicare) e quelli referenziali (origine sociale). Al crescere del numero di parole la frequenza dei gesti diminuisce. Le lallazioni non sembrano avere una specifica funzione comunicativa. Se nei primi mesi i suoni prodotti non hanno caratteristiche della lingua di appartenenza, a ridosso della comparsa delle prime parole ne condividono i tipi di suoni e le forme delle sillabe Da uno a tre anni Apprendimento di nuove parole anche in contesti in cui il bambino semplicemente assiste alle interazioni 18 mesi => ampliamento del vocabolario, inserimento nel lessico di verbi, aggettivi, articoli, preposizioni, … Grazie al linguaggio le categorie costruite sulla base percettivo-motoria di adeguano alle ripartizioni categoriali della cultura di appartenenza (convenzionalizzazione) Ora si può parlare di competenza linguistica e comunicativa Età prescolare e scolare Verso i 3-4 anni l‘acquisizione del linguaggio può dirsi terminata Il linguaggio viene usato soprattutto a scopo narrativo. La stile materno con cui la madre racconta un’esperienza determina la modalità in cui il bambino stesso la rievoca I termini psicologici esplodono nel lessico infantile attorno ai 3 anni: termini emotivi, morali, valutativi e dopo 4 anni anche cognitivi La consapevolezza metalinguistica si sviluppa in età scolare Competenza comunicativa => la comunicazione diventa riflessiva e consapevole, regolata da norme convenzionali, adattata ai contesti e agli interlocutori. SVILUPPO COMUNICATIVO ATIPICO I bambini nati pretermine hanno più alti tassi di problemi di funzionalità del linguaggio Per quanto riguarda la comprensione, i disturbi si manifesta nell’incapacità di riconoscere i suoni delle parole (livello fonologico), i significati (livello lessicale semantico) o le regole formali ((livello morfosintattico). Per quanto concerne la produzione i disturbi si caratterizzano per l’emissione errata di suoni, per l’incapacità di generare parole o di usare le regole morfosintattiche Se consideriamo le funzioni e i processi coinvolti, essi possono essere di natura sensoriale (sordità), oppure centrale (afasie). Origine: acquisite (le normali funzioni linguistiche non hanno avuto modo di svilupparsi e la loro successiva compromissione non pregiudica totalmente lo sviluppo cognitivo comportamentale del soggetto) o evolutive (manifestati fin dalle prima fasi dello sviluppo, in genere su base genetica; la mancata evoluzione della funzione linguistica ha ripercussioni che coinvolgono tutto lo sviluppo) Sindrome di Down Il linguaggio è un’area particolarmente colpita. Le prime parole compaiono in ritardo, verso i 24 mesi e il loro ritmo di acquisizione è piuttosto lento. Risulta più compromessa la sintassi e la morfologia, in quest’ultima le difficoltà riguardano le parti più astratte e complesse del discorso (i funtori liberi) Sindrome di Williams Acquisizione del linguaggio a memoria, ciò spiegherebbe la grande quantità di termini lessicali conosciuti e la loro apparente fluenza verbale ma al tempo stesso la tendenza a usare le regole morfosintattiche in maniera rigida, non analizzata Disturbi specifici del linguaggio (DSL) Ritardo o arresto nell’acquisizione del linguaggio, con errori fonologici, deficit nella sintassi, errori semantici, anomie e sostituzioni di nomi. Assenza di un ritardo cognitivo Ipotesi di deficit della memoria fonologica L’indice predittivo per capire se un ritardo nell’acquisizione del linguaggio diventerà un DSL è la difficoltà di comprensione Autismo Nelle forme più gravi il deficit linguistico di manifesta con ecolalie, frasi fatte o significati particolari o anomali. Le difficoltà linguistiche hanno indotto a trovare forme comunicativo-espressive non vincolate all’interazione faccia a faccia. In questi testi si trova una grande ricchezza lessicale. Deficit di attenzione e iperattività (ADHD) Difficoltà negli aspetti pragmatici del linguaggio, incluso parlare eccessivamente e interrompere gli altri; questi problemi sono correlati con un deficit delle funzioni esecutive Corea di Huntington e morbo di Parkinson In termini sintattici i pazienti con Corea di Huntington producono frasi più corte e utilizzano meno proposizioni grammaticali. Rispetto ai loro coetanei con Morbo di Parkinson, le persone con Corea di Huntington producono frasi più corte e sintatticamente più semplici LO SVILUPPO SOCIALE Insieme di processi attraverso cui l’individuo da un lato acquisisce la capacità di interagire con gli altri e di costruire relazioni e legami stabili, e dall’altro interiorizza le regole e gli strumenti della cultura e della società. Avviene su molteplici piani: Individuali: processi di comprensione, di attribuzione e di rielaborazione dei significati delle esperienze vissute Interindividuali: all’influenza che le relazioni costruite con gli altri esercitano sulle esperienze stesse Socioculturali: le norme, le credenze e le rappresentazioni sociali che orientano l’azione, la comprensione individuale e la costruzione di relazioni Lo sviluppo sociale e la socializzazione sono dimensioni distinte ma complementari di un unico percorso evolutivo Competenza sociale => capacità di interagire efficacemente con l’ambiente per il raggiungimento di ogni obiettivo sociale. Le singole abilità che la costituiscono risentono dei modelli socio-culturali di riferimento La socializzazione precoce La competenza sociale del bambino si costruisce nel contesto di relazione con il caregivers. Due fondamentali istanze evolutive: bisogno di legarsi ad altri membri della propria specie (garantisce la sopravvivenza) e bisogno di separarsi dagli altri (consente di definirsi come entità differenziata) Gli aspetti che consentono di approfondire la socializzazione primaria sono: l’esistenza di abilità sociali di base, la costruzione di un legame di attaccamento, l’acquisizione della consapevolezza di sé L’età prescolare Fase di costante ricerca della socialità allo scopo di sperimentare le nuove possibilità offerte dalle acquisizioni evolutive. Le prime forme di gioco con i pari portano a: tollerare l’assenza dell’adulto, favorire le prime forme di intimità, costruzione di significati condivisi, vivere emozioni intense, controllare le proprie modalità espressive, esercitare ruoli differenti, strutturare le prime forme di pensiero narrativo La fanciullezza Le relazioni con i compagni diventano più selettive e costituiscono il prodotto di scelte e preferenze La costruzione di un senso del “noi” predispone ad importanti acquisizioni sul piano dello sviluppo morale. L’amicizia richieda un impegno nei confronti del partner e il rispetto del vincolo posto dalla relazione stessa Adolescenza L’adolescente deve compiere una sintesi originale tra le varie parti di sé riconosciute nelle precedenti fasi di esplorazioni e identificazione. Tale processo avviene grazie al continuo confronto con i pari, alle pregresse relazioni familiari, ma richiede anche momenti di solitudine e riflessione individuale L’esperienza sociale dell’adolescente comprende anche l’appartenenza a gruppi sociali allargati, a modelli di cultura e comportamenti giovanili condivisi. Il gruppo è stato definito come un laboratorio sociale. Sul piano emotivo-affettivo il gruppo di coetanei si pone come un contenitore e fornisce sicurezza emotiva. Sul piano socioculturale, l’appartenenza a un gruppo di pari permette di avvicinarsi a modelli valoriali e culturali alternativi a quelli familiari e rappresenta un confronto e una verifica continua delle proprie esplorazioni L’età adulta e anziana L’età adulta si caratterizza per la formazione di un legame di coppia di tipo stabile, che implica l’assunzione di nuove responsabilità verso sé stessi e il partner Genitorialità: comporta la ridefinizione dei significati del proprio universo relazionale, così come dell’identità personale. Occorre effettuare una serie di accomodamenti per accogliere fisicamente e mentalmente il figlio. La genitorialità come compito di sviluppo implica soprattutto due aspetti: la costruzione della relazione con i figli e l’acquisizione di una nuova identità comprendente al suo interno la dimensione della generatività Nella terza età vengono mantenute le amicizie più intime a scapito dei rapporti più superficiali; vengono rafforzati e recuperati i legami all’interno della cerchia familiare. Sfida normativa del pensionamento => implica una ristrutturazione delle proprie giornate. La morte di un familiare, così come la prospettiva della morte imminente può avviare percorsi si revisione dell’esistenza e a comprendere il senso della propria esistenza. SVILUPPO SOCIALE ATIPICO L’infanzia Ritiro sociale: condizione definita da una bassa frequenza di interazioni con gli altri e da un’alta frequenza di comportamenti solitari o o o Ritiro sociale passivo Condizione solitaria contraddistinta da attività esplorativa e di costruzione, condotta in modo quieto e sedentario. Il comportamento non appare associato a indici di disadattamento ed è accettato da insegnati e compagni. Ritiro sociale attivo Bassa frequenza di interazione con i compagni che si accompagna a comportamenti chiassosi e turbolenti, a giochi prevalentemente di tipo funzionale e senso motorio. Il comportamento appare correlato a aggressività e a disturbi di esteriorizzazione Reticente Connesso a inibizione e timidezza, ed è caratterizzato dal tipico comportamento da spettatore Tutti i soggetti mostrano dall’età scolare in poi sintomi di interiorizzazione e di esternalizzazione. Non favorisce l’acquisizione delle necessarie competenza di tipo reazionale che garantiscono un corretto sviluppo sociale ed agisce come ulteriore rinforzo a una condotta già di sé a rischio Il ritiro sociale passivo appare, almeno in età scolare, il meno a rischio Adolescenza Duplice direzione: definizione di sé/relazione con gli altri Percorsi atipici potrebbero orientarsi nella direzione della diffusione dell’identità, una sorta di continua esplorazione superficiale, che non comporta un impegno stabile ma transitorio Comportamenti atipici si realizzano attraverso la messa in atto dei condotte pericolose per la salute fisica e psichica, spesso devianti. Rispetto alla direzione evolutiva della ridefinizione delle relazione con gli altri non è semplice individuare traiettorie tipiche o atipiche. In questa fase la solitudine è in parte fisiologica, in parte patologica, le modalità con cui viene affrontata possono prefigurare percorsi evolutivi tipici oppure a rischio Età adulta e anziana Genitorialità difficile => a volte una gravidanza si presenta in fasi in cui l’individuo sta affrontando altri compiti di sviluppo come ad esempio l’adolescenza. Un altro tipo di genitorialità difficile è l’adozione. In altri casi a causa di fattori genetici, prenatali o perinatali, il bambino viene alla luce con una malattia o una generale condizione di svantaggio Pensionamento => può attivare risorse in termini di nuove progettualità o al contrario enfatizzare il senso di inutilità e di vuoto avvertito al difuori della realtà produttiva lavorativa. o o o Alcuni anziani costretti ad abbandonare ruoli lavorativi di prestigio di fatto non affrontano la sfida e non rinunciano mai al loro lavoro (blocco di identità) Altri individui permangono in una condizione simile alla moratoria, esplorando nuove possibilità senza individuarne di soddisfacenti e rimpiangendo il loro lavoro che comunque smettono di svolgere Alcuni anziani tendono a vedere l0uscita dal mondo del lavoro come un’ulteriore indicate del loro declino e rinunciano ad affrontare i cambiamenti e accettandoli con estrema sofferenza La morte => la morte del coniuge risulta correlata con la ricerca del senso attraverso due temi temporali; il tempo della morte sponsale e la percezione del tempo paradossale SVILUPPO EMOTIVO E RELAZIONALE L’uomo mette in atto dei processi valutativi di appraisal, ovvero dei processi attraverso cui dà un giudizio sugli eventi in maniera interessata, attribuendo loro un significato di natura personale, basato sul benessere soggettivo. Le emozioni comprendono tre livelli di funzionamento: Fisiologico: le modificazione nell’attività del sistema nervoso Espressivo: le manifestazioni e le condotte verbali e non Fenomenologico cognitivo: il vissuto, la particolare situazione soggettiva che caratterizza un’esperienza emotiva Precursori dell’emozione e sviluppo precoce Durante il terzo trimestre di gestazione il feto è in grado di connettersi naturalmente alla madre sentendo e riconoscendo la sua voce Il sorriso compare alla nascita come segnale riflesso (carattere endogeno). Dal terzo mese il sorriso acquisisce la caratteristica di risposta strumentale. A partire dal quarto mese esso viene espresso in maniera coordinata e articolata L’imitazione prodotta allo scopo di riprodurre l’esperienza emotiva di collegamento intersoggettivo che il bambino sperimenta Regolazione emotiva => capacità di modulare e gestire l’intensità dell’arousal (attivazione emotiva) Infanzia ed età prescolare Sei mesi => accresciuta capacità di esprimere e comprendere una vasta gamma di emozioni, compare la comparsa del gioco con gli oggetti, che viene utilizzato come elemento di mediazione nell’interazione con l’adulto (intersoggettività secondaria) Tra i 7 e i 9 mesi l’accresciuto interesse per il mondo esterno si dimostra nel prolungarsi del tempo di gioco con l’adulto. Compare la paura per l’estraneo Dai 9 ai 12 mesi il bambino dimostra una crescente capacità di iniziativa nell’ambito della condivisione degli stati affettivi, della regolazione emotiva, delle intenzioni dell’adulto e della comunicazione intenzionale, fino ad arrivare alla definizione dei primi pattern di attaccamento Al secondo anno di vita l’attaccamento è ormai consolidato. Quattro categorie: Sicurezza (B): buon equilibrio tra bisogno d’esplorazione e di attaccamento, c’è una buona regolazione emotiva Insicurezza evitante (A): sbilanciamento a favore dell’esplorazione che penalizza la ricerca dell’attaccamento Insicurezza ambivalente resistente (C): accentuazione dei comportamenti d’attaccamento e di dipendenza a scapito della capacità di autonomia Disorganizzato (D): collasso di mettere in atto strategie coerenti per realizzare e mantenere la vicinanza con il caregiver, si assiste alla disregolazione emotiva In età prescolare (3-6 anni) si assiste al consolidamento dei pattern di attaccamento, la comparsa e l’affinamento delle abilità linguistiche, del gioco simbolico e di un crescente senso di controllo e padroneggiamento; diventano importanti i ruoli sessuali. Emergono emozioni complesse come l’orgoglio, la colpa e la vergogna, la consapevolezza dell’altro assume una crescente importanza nell’esperienza emotiva del bambino Età scolare Progressi fondamentali in cinque aree: o o o o o Autoregolazione: attraverso il linguaggio il bambino impara a regolare le proprie emozioni Crescente abilità nel sostituire le azioni impulsive con pensieri, parole, gioco, fantasia; il gioco diventa il principale mezzo di assimilazione delle regole e del rispetto dell’altro Il rapporto tra pari e il sentimento di amicizia, all’interno della famiglia di imparano le regole di socializzazione delle emozioni e le regole di esibizione I legami di attaccamento si sviluppano contemporaneamente con più persone affettivamente significative Comprensione degli stati emotivi: i bambini cominciano a capire che i fattori mentali possono sia determinare sia influenzare le emozioni. Attorno ai 9 anni si arriva a una piena comprensione delle emozioni miste e delle emozioni morali Pubertà e adolescenza Tempo che viene lasciato all’individuo perché acceda e si adatti, dal punto di vista affettivo, cognitivo e sociale al ruolo e all’identità di adulto. Il benessere emotivo dell’adolescente si gioca sulla capacità di trovare e mantenere un equilibrio tra il coinvolgimento emotivo con la famiglia e gli interessi per il gruppo degli amici. La creazione dei primi legami sentimentali di coppia offrono una nuovo occasione di integrazione dei legami di attaccamento Lo sviluppo emotivo si contraddistingue per la capacità di essere consapevoli delle emozioni proprie e altrui, di utilizzare e padroneggiare un lessico emotivo ampio e articolato di saper collegare in maniera opportuna le emozioni a specifici suoli sociali e a riuscire a comprenderne le cause anche in termini di stati mentali, con una crescente regolazione e controllo nei confronti della loro vita emotiva e relazionale Età adulta e invecchiamento Le emozioni vengono intese come strumenti che si possono utilizzare come strategie per conoscere e intervenire sulle informazioni che provengono dalla realtà Nell’anziano è presente un intatto funzionamento relativo alla memoria emotiva, capacità che si associa a una buona capacità di regolare le emozioni in generale. Si concorda sul declini di prestazione nella capacità di riconoscimento di alcune emozioni come la paura e, in misura minore, la rabbia SVILUPPO EMOTIVO E RELAZIONALE ATIPICO Resilienza: capacità di comportarsi in maniera competente in condizioni avverse o di riprendersi da esperienze di natura negativa e traumatica in maniera rapida e efficace. Si tratta di una competenza di natura individuale, spesso a base temperamentale, la cui origine è intrinsecamente relazionale (implica specifiche transazioni tra l’individuo e l’ambiente familiare, caratterizzate da una certa intensità, frequenza e durata nel tempo) Infanzia Attaccamento disorganizzato => può avere un’origine traumatica solo nel caso in cui si subisce una perdita precoce o si verificano episodi di maltrattamento o abuso, oppure il trauma può essere eminentemente relazionale. Due modalità principali attraverso cui influenza lo sviluppo relazionale: Verificarsi puntuale del trauma, cioè a situazioni di vita del bambino in cui affettivamente subisce episodi e comportamenti di natura traumatica Si verifica attraverso un meccanismo specifico di trasmissione de trauma tra le generazioni, gli stati mentali del genitore influenzano direttamente quelli del bambino attraverso al percezione delle emozioni Disturbo d’ansia da separazione => paura o ansia eccessiva e inappropriata che riguarda la separazione da coloro cui l’individuo è attaccato. Frequente la richiesta di continua attenzione da parte dell’adulto Disturbo reattivo dell’attaccamento => prima dei 5 anni. Consiste in modalità di relazione sociale disturbate e inadeguate rispetto all’età del soggetto. Si distinguono due tipi: Tipo inibito: incapacità di porsi in relazione con altri secondo le modalità normative, è eccessivamente vigile, resistente ai tentativi di approccio o ambivalenza Tipi disinibito: il bambino si mostra eccessivamente socievole, incapace di scegliere figure di attaccamento; è frequente in bambini istituzionalizzati Disturbo specifico del linguaggio (DSL) => i bambini con questo disturbo spesso presentano problemi dal punto di vista emotivo Età scolare e adolescenza Disturbi da esternalizzazionione => difficoltà nel controllare le manifestazioni impulsive e aggressive. L’attaccamento prevalente è quello di tipo disorganizzato. Esperienza pervasive delle emozioni, come al rabbia. Emozioni come la paura e la vergogna vengono inibite e non vengono riconosciute. Risulta deficitaria la capacità di comprendere le emozioni degli altri in maniera adeguata. Risultano particolarmente carenti le abilità di coping e di regolazione emotiva. Alcuni deficit nell’area della regolazione emotiva possono coincidere con i problemi di natura disinibitoria propri del disturbo da deficit di attenzione e iperattività e possono altresì rappresentare un meccanismo chiave nell’insorgenza di particolari forme di comportamento antisociale A partire dalla tarda adolescenza una parte di questi ragazzi può presentare un vero e proprio disturbo di personalità Disturbo di personalità antisociale => la competenza emotiva sembra particolarmente carente sotto il profilo dell’abilità di empatizzare per l’altro (deficit capacità empatiche) Età adulta Disturbo borderline di personalità => funzionamento deficitario della competenza emotiva che solo parzialmente è sotto il controllo della consapevolezza e della volontà. La disregolazione emotiva dipende da una specifica forma di vulnerabilità emotiva in cui sono coinvolti tre componenti di base: Sensibilità agli stimoli emotivi Intensità della risposta Lento ritorno alla condizione di funzionamento di base La disregolazione emotiva coinvolge l’intera gamma degli stati emotivi, rendendoli particolarmente intensi, dolorosi e di difficile sedazione. Ciò comporta una disregolazione anche sul piano dei comportamenti, ossia sul piano delle strategie d’azione naturalmente collegate alle emozioni LO SVILUPPO MORALE Due questioni fondamentali: il benessere e la cura di altre persone e i diritti e la giustizia nelle relazioni interpersonali La coscienza è un insieme di processi cognitivi, affettivi e relazioni che influenzano e guidano il modo in cui gli individui agiscono Approccio cognitivo evolutivo Lo sviluppo della regola si evolve parallelamente allo sviluppo cognitivo del bambino (teoria stadiale di Piaget). Si focalizza sulla dimensione del giudizio e del ragionamento morale Piaget si interessa a come i bambini si rapportano alle regole: Pratica della regola: Fino ai 5 anni l’applicazione della regola è acritica e regolata dall’esterno. Nello stadio operatorio prevale l’interesse sociale per il gioco, il bambino coopera per trovare un accordo sulle regole. Col progredire dello sviluppo cognitivo i bambini incrementano la loro capacità cooperativa e si interessano alla regola in quanto tale Coscienza della regola: Inizialmente il bambino non ha alcun interesse per la natura delle regole, successivamente (pensiero preoperatorio) il bambino imita le regole apprese da altri, considerandole immutabili, l’origine della regola è esterna (eteronimia). Solo successivamente, verso i 10 anni le regola è considerata il prodotto di un accordo reciproco tra le parti Lo sviluppo morale segue un percorso evolutivo analogo: fino ai 5 anni il bambino vive in una condizione pre-morale non mostrando alcun interesse per le regole. Successivamente vi è il realismo morale e poi il soggettivismo morale. Realismo morale: i doveri morali e l’obbedienza alle regole sono visti come entità concrete, giuste in sé, rigide e immutabili. Eteronimia della morale. Caratteristiche salienti di questa fase sono: responsabilità oggettiva giustizia retributiva, sanzione espiatoria Soggettivismo morale: le regole morali non sono considerate immutabili, ma fondate sulla cooperazione e sulla reciprocità. Caratteristiche salienti sono: responsabilità soggettiva, giustizia distributiva, sanzione per reciprocità Koelberg => teoria stadiale dello sviluppo morale. Si fonda sui principi di: universalità, evoluzione degli schemi, serialità degli schemi). Individua tre livelli di ragionamento morale: 1. Pre convenzionale: analogo a quello del realismo morale di Piaget, prevalente nei bambini fino a 910 anni. Le norme morali e sociali sono vissute come esterne a sé e non sono oggetto di riflessione 2. Convenzionale: gli obblighi, le regole e le aspettative sono sperimentate come componenti salienti del sé 3. Post convenzionale: i giudizi morali sono formulati a partire da principi generali di libertà, equità e solidarietà Teoria degli ambiti Ambito morale => concetti di benessere, giustizia e diritti umani, che sono dipendenti dalle caratteristiche intrinseche delle relazioni interpersonali. Le prescrizioni morali sono: obbligatorie, generalizzabili, impersonali Ambito convenzionale => sono degli standard concordati riguardanti il comportamento sociale e dono determinate dal sistema sociale di riferimento. Le regole sociali sono stabilite dall’autorità, non sono universali e non sono generalizzabili Ambito personale => serie di comportamenti e regole le cui conseguenze ricadono unicamente sul soggetto che li mette in atto. Secondo la teoria degli ambiti già a 2 anni e mezzo i bambino possiede un’embrionale distinzione tra ambito morale e convenzionale Radici affettive dello sviluppo morale L’esperienza morale non può essere pienamente compresa se non viene preso in considerazione anche il vissuto emozionale che ad essa si accompagna Empatia e moralità => l’empatia è un’attivazione di processi psicologici che fanno sì che una persona abbia sentimenti che sono più congruenti con la situazione di un’altra persona che con la propria Sviluppo dell’empatia: o o o o o Stadio zero: pianto reattivo del neonato; questa modalità primaria, definita come contagio emotivo è attivata da un meccanismo primitivo di imitazione motoria Stadio uno: a 6 mesi di vita, empatia egocentrica; il bambino che è entrato in empatia con lo stato mentale dell’altro cerca di consolare soprattutto sé stesso dalla condizione di sofferenza emotiva che sta sperimentando Stadio due: a 2 anni, si notano e prime connessione con il comportamento morale. In presenza di un pari che vive un disagio, il bambino potrebbe cercare di alleviare la sua condizione, si tratta di empatia quasi egocentrica in quanto la distinzione tra sé e altro non è del tutto compiuta e il bambino non riesce a decentrare del tutto il proprio punto di vista da quello dell’altra persona Stadio tre: empatia in risposta alla situazione dell’altro; il consolidarsi di una teoria della mente consente al bambino di distinguere i confini del sé da quelli dell’altro, rendendolo consapevole che i bisogni dell’altro possono essere diversi dai propri Stadio 4: l’empatia per la condizione esistenziale dell’altro implica la capacità di astrarre il pensiero Perché si verifichi un comportamento morale è necessario che l’empatia si trasformi in simpatia, ossia un sentimento di preoccupazione per la condizione altrui che spinga a prendersi cura della persona sofferente e che contribuisce alla promozione di più alti livelli morali. Il distress empatico tende a trasformarsi in simpatia. Se però il distress empatico è troppo elevato si verifica l’effetto paradosso dell’empatia: livelli troppo elevati di distress empatico si trasformano anche in personal distress e agiscono in modo avversivo rispetto alla messa in atto di comportamenti morali. Questo fallimento è spesso imputabile a una ridotta capacità di regolazione emotiva L’orientamento morale prosociale Maggiore enfasi sulla differenza tra empatia e simpatia: la prima è una risposta affettiva che si genera dalla seconda, anche se può derivare direttamente dalla capacità di assumere la prospettiva dell’altra persona, e consiste in un sentimento di dispiacere o preoccupazione per un altro in condizioni di sofferenza Il disagio personale è valutato negativamente perché tende ad allontanare le perone dal comportamento di aiuto. Mette in luce due importanti caratteristiche del comportamento pro sociale: la prima è che vi sono importanti differenze individuali, la seconda è che questo comportamento tende a mantenersi negli anni Interiorizzazione morale e coscienza La formazione della coscienza morale avviene in concomitanza con le vicissitudini del complesso edipico. I bambini non assimilano passivamente gli stimoli ambientali, al li selezionano attivamente e li rielaborano. Gli studiosi hanno messo in luce alcuni fattori che influiscono sulla trasmissione dei principi morali Accuratezza della percezione: chiarezza con cui il figlio percepisce i valori dei genitori Ridondanza: tendenza dei genitori di ribadire in più occasioni il loro punto di vista Coerenza tra valori e comportamento Clima effettivo e relazionale positivo Flessibilità genitoriale rispetto ai livelli di comprensione dei bisogni del bambino L’esito della socializzazione morale dipende da quanto i genitori saranno capacità di adeguare il proprio stile educativo alle specifiche caratteristiche del bambino Origine della coscienza morale Un primo modo di indagare la comparsa di una struttura di coscienza nel bambino è osservare gli effetti emotivi e comportamentali in risposta alle sensazioni e alle ricompense degli adulti. Così da valutare quali siano le aspettative e gli standard di riferimento interno in relazione ad diversi comportamenti. Oggetto di queste ricerche sono due comportamenti della coscienza: le emozioni morali e la condotta morale Un passaggio fondamentale nella formazione della coscienza morale avviene quando i bambini percepiscono sé stessi come agenti causali e quindi responsabili delle proprie azioni. Ben presto il bambino ubbidisce non solo per la paura di una punizione, ma per la precoce adesione ai principi morali standard interiorizzati Tra i 2 e i 5 anni sembra compiersi il percorso che conduce allo sviluppo della coscienza, che avviene in concomitanza con l’emergere di una teoria della mente Obbedienza centrata sulla situazione: Il bambino è cooperativo ma non aderisce con entusiasmo alle richieste dell’adulto, la sua disponibilità è limitata alle singole situazioni e la sua risposta effettive è neutrale Obbedienza centrata sull’impiego: Il bambino collabora con entusiasmo alle attività familiari e sembra aderire con partecipazione ai valori familiari. È solo in questo caso che l’obbedienza infantile può essere considerata un embrione di sé morale che si fonda sulla percezione di sé come buono SVILUPPO MORALE ATIPICO Nei casi di persone con disabilità intellettiva si potrebbe non verificare una progressione degli stadi evolutivi del ragionamento morale rapida come quella dei coetanei con sviluppo tipico, o raggiungere gli stadi più avanzati Bullismo tra bambini Sistematico abuso di potere nel quale un bambino esercita il proprio potere in senso fisico, psicologico, sociale su altri individui più deboli (vittime) al fine di infliggere loro un danno diretto o indiretto. Il vantaggio che consegue all’aggressore può essere materiale o simbolico Oltre al bullo e alla vittima sono presenti: gli aiutanti del bullo, i sostenitori del bullo, gli spettatori passivi e i difensori della vittima Un deficit delle capacità empatiche e perspective taking è considerato una tipica caratteristica psicologica dei soggetti prevaricanti anche se, negli ultimi anni si ritiene che un a minore capacità d sintonizzarsi affettivamente con l’altro li induca a non percepire a livello emotivo il grado di sofferenza della vittima. Al contrario posseggono buone capacità di prospective taking grazie a una più sviluppata teoria della mente, grazie a cui riescono a cogliere gli stati mentali delle loro vittime così da coglierne più facilmente le debolezza Il bullismo non è un fenomeno riconducibile alle sole caratteristiche personali dei soggetti coinvolti, ma ha anche a che fare con il clima di gruppo Anti-socialità e delinquenza in adolescenza Gli adolescenti coinvolti in attività delinquenziali possono avere alcune specifiche caratteristiche atipiche: Ritardo nello sviluppo del giudizio morale (fondati più sull’analisi dei costi e benefici o sulla reciprocità pragmatica, non posseggono gli standard interni autoregolatori per la condotta) Distorsione sistematica della realtà in chiave egocentrica (inadeguate capacità di prespecitve taking conducono a una visione del mondo incentrata su di sé) Distorsioni cognitive della realtà sociale (tendenza a colpevolizzare gli altri per la loro immortalità, tendenza a ipotizzare sempre il peggio, ad avere una prospettiva dell’esistenza negativa) Fattori di moderazione che facilitano il passaggio da un livello basso di sviluppo morale a un’azione delinquenziale: Credenze e valori dominanti nel contesto di vita del soggetto Età dei soggetti (un ritardo dello sviluppo morale ha più effetto nella tarda adolescenza) Intelligenza (fattore di protezione) Istituzionalizzazione Meccanismi di disimpegno morale Secondo Bandura la condotta trasgressiva è regolata da due tipi di sanzioni: Quelle sociali => espongono la persona a una punizione o una censura da parte della società Quelle internalizzate => espongono a sentimenti dia autocondanna e riprovazione diminuendo il senso di autostima e di auto rispetto. Sono soprattutto le sanzioni interne a determinare il comportamento individuale. Bandura ritiene che i principi morali non siano sempre attivi nel regolare la condotta, bensì vengano attivati e disattivati a seconda delle circostanze e della convenienza personale. Questa operazione è resa possibile dall’azione dei meccanismi di disimpegno morale, la cui funzione è di disimpegnare temporaneamente la condotta dei principi morali Se non si attivala sanzione interna, l’individuo non vive il senso di biasimo per aver trasgredito al proprio principio morale, l’autostima non ne risulta intaccata e in più vengono perseguiti una serie di vantaggi personali INTERVENTO CLINICO E RIABILITATIVO DELLO SVILUPPO La psicopatologia dello sviluppo nasce attorno agli anni ’70, si occupa dello sviluppo e delle sue deviazioni, studiando l’origine e l’evoluzione dei pattern individuali di comportamento disadattato. Multi fattorialità dei disturbi dello sviluppo => Greenberg evidenzia quattro generali domini di rischio; Caratteristiche interne del bambino (vulnerabilità biologica, funzioni neuro cognitive, temperamento) Qualità delle relazioni primarie di attaccamento Stile educativo parentale e strategie di socializzazione Ecologia familiare (eventi critici, stress e traumi, risorse organizzative familiari, rete sociale) Tipi di intervento: o o o Intervento preventivo Riabilitazione primaria (proteggere i soggetti sani) Riabilitazione secondaria (danno non ancora manifesto a livello clinico, ma presente) Intervento terapeutico o clinico Intervento riabilitativo o abilitativo (prevenzione terziaria) Qualunque tipo di intervento deve essere preceduto da una fase si valutazione (assesment) o inquadramento diagnostico. Necessario un approccio globale integrato che comprenda un esame attento del funzionamento psicologico del bambino, delle caratteristiche del sistema di accudimento-cure e dell’esperienza interpersonale e dei pattern interattivi tra il bambino e il caregivers nel loro specifico contesto di vita AREE DI INTERVENTO CLINICO L’ICD 10 suddivise in un modello multi assiale i disturbi: Asse I: disturbi internalizzati (disturbi d’ansia) e esternalizzati (disturbo oppositivo provocatorio e della condotta, disturbi da deficit di attenzione e iperattività) Asse II: disturbi dello sviluppo motorio, del linguaggio, dell’apprendimento, disturbi generalizzati dello sviluppo Asse III: ritardo mentale ASSE I Disturbi da internalizzazione Iper controllo sul comportamento, prevalenza di modalità rappresentative distorte e disfunzionali quali la catastrofizzazione e la autosvalutazione (distorsione cognitiva) Scala comportamentale più usata è la Child Behavioral Checklist (CBCL), la scala d’ansia per l’età evolutiva, la Children’s Depression Scale Programmi di tipo cognitivo comportamentale, con obiettivo principale quello di aiutare il bambino a riconoscere i segnali dell’impellente arousal ansioso e di fare in modo che essi servano come indicatori per l’utilizzo di adeguate strategie di gestione dell’ansia Intervento pedagogico di acquisizione di abilità per gestire l’ansia. Ampliamento del lavoro terapeutico con la coppia genitoriale, aiutarli a ripristinare un contesto di condivisione emotiva e di comunicazione sulle aree emozionali critiche e interesse e sulla funzione svolta dal sintomo Disturbi da esternalizzazione Disturbi della condotta e disturbo oppositivo provocatorio Disturbi relativamente stabili, che possono evolvere in disturbo antisociale L’ottica preventiva sembra la più valida. Sono stati indentificati alcuni fattori di rischio biologico, psicosociale e familiare Maggiore efficacia terapeutica di interventi multimodali e multi sistemici, che vadano a influire sui diversi fattori che contribuiscono all’emergere del disturbo. Prevedono un intervento individuale, familiare, extra familiare ed eventualmente anche psicofarmacologico Attività specifiche di parent training. Con il bambino si usa un approccio cognitivo comportamentale, diversi programmi di training e autocontrollo (Anger Copy Program) Deficit di attenzione e iperattività Ambiti di possibile intervento: miglioramento delle abilità auto regolative del bambino, coinvolgimento delle figure genitoriali nel contenimento e nella gestione educativa quotidiana, sostegno degli insegnati nel contesto scolastico ASSE II Entità cliniche descrittivamente eterogenee ma con caratteristiche evolutive e biologiche simili: Esordio precoce nell’infanzia Decorso naturale che tende alla cronicizzazione con un lieve miglioramento spontaneo con la crescita Disturbi funzionali fortemente correlati con la maturazione biologica del sistema nervoso centrale ma non sono solitamente correlati a una malattia neurologica né a alterazioni macroscopiche del SNC Base familiare ereditaria per disturbi uguali o simili Molto più frequenti nei maschi che nelle femmine Disturbo evolutivo della funzione motoria Lo sviluppo del bambino ai test di sviluppo psicomotorio deve risultare inferiore a 2 deviazioni standard nel settore motorio grossolano e/o fine Vanno distinti gli interventi per la riabilitazione della motricità grossolana e fine. Questi interventi vengono praticati dal fisioterapista Disturbo specifico del linguaggio Test di linguaggio standardizzato per la comprensione dell’espressione verbale semantica e sintattica (prebody Picture Vocabolary Test e Test di ricezione grammaticale Trog di Bishop). Devono mancare alterazioni neurologiche, sensoriali, anatomiche e una sindrome da alterazione globale dello sviluppo psicologico. Il trattamento è affidato al logopedista. Disturbo specifico della letto-scrittura Strumenti standardizzati in grado di misurare la lettura delle abilità di accuratezza, comprensione del testo letto, il dettato nella abilità di accuratezza e l’intelligenza. Si usano in genere strumenti compensativi e dispensativi che integrino le due difficoltà Terapeuta come base sicura che declina il suo ruolo in sintonia con le caratteristiche particolari del disturbo, del singolo bambino e del funzionamento familiare Disturbi generalizzati dello sviluppo Strumenti standardizzati la CHATT (9 domande ai genitori e asservazione diretta del bambino basata su 5 item) per fare diagnosi precoce. Sono necessari strumenti si screening e diagnosi precoce. È necessario per fare una presa in carico tempestiva capace di migliorare la prognosi, serve inoltre per richiedere una consulenza genetica da parte dei genitori se volessero altri figli Non esistono cure, il trattamento è finalizzato a ottenere miglioramenti nelle aree della comunicazione, dell’interazione sociale, degli interessi personali e degli schemi d’azione o o o Metodo ABA (Applied Behaviour Analysis): trattamento educativo basato sui principi della terapia del comportamento, almeno 20 ore alla settimana Metodo TEACHC (Treatment Education of Autistic and related Comunication Handicapped Children): apprendimento altamente strutturato e organizzato che prevede principalmente compiti visuo-motori AAC (Augmentative and Alternative Communication): promozione della comunicazione con l’ausilio di strumenti visivi e tecniche comportamentali di rinforzo Il trattamento dovrebbe prefiggersi degli obiettivi comportamentali e comunicativi nei contesti di vita del bambino che siano misurabili, che presuppongano un ambiente strutturato e routine, che prevedano tempi con un educatore in rapporto 1:1, che siano individualizzati sulle caratteristiche del bambino, che privilegino il canale visivo e visuo-motorio, che prevedano una collaborazione continua tra genitori e professionisti RITARDO MENTALE Ritardo mentale lieve: QI 50-69 Ritardo mentale medio: QI 35-49 Ritardo mentale grave: QI 20-34 Ritardo mentale profondo: QI ≥10 Ridotta prestazione cognitiva e competenza sociale che è diretta conseguenza del ritardo mentale sia dell’influenza dell’ambiente sociale e della cultura di crescita Il soggetto con ritardo mentale lieve raggiunge il pensiero operatorio concreto di Piaget. Il soggetto con ritardo mentale medio raggiunge il pensiero rappresentativo di Piaget. Il soggetto con ritardo mentale grave si ferma al pensiero senso motorio di Piaget Il piano terapeutico va concorda con la famiglia e con tutte le altre agenzie sociali del soggetto L’iniziale comunicazione della diagnosi è la difficoltà principale. Il lavoro clinico dovrà lavorare su due livelli: l’accoglienza, la condivisione empatica, il contenimento e l’elaborazione emozionale in gioco; dall’altro dovrà fornire un adeguato supporto sul piano della comprensione della condizione del figlio, offrendo chiare informazioni sulla diagnosi e sugli aspetti prognostici futuri.