LA RIVISTA DELLA CANNABIS DAL 1985
GRATIS
Numero 6 - 2016
18
AMSTERDAM
Selezione e manutenzione delle
piante madri
I terpeni
36
Raccolto invernale outdoor
68
18+ Solo per adulti. Soft Secrets viene pubblicato sei volte all’anno dalla Discover Publisher BV, Paesi Bassi
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Nemmeno il più pessimista tra gli osservatori
avrebbe potuto prevedere una debacle del genere
ma, evidentemente, non c'è mai limite al peggio.
A due anni dal varo del progetto pilota voluto dai
Ministeri della Salute e della Difesa, la marijuana
medica coltivata dai militari a Firenze è finalmente
arrivata nelle farmacie italiane lo scorso ottobre. E il
risultato non poteva essere più deludente.
davanti a chi gli ha chiesto conto di questa
deludente prima partita, ha dovuto ammettere che
“per ora l’importazione dall’Olanda continuerà, e
l’ingresso della cannabis di Stato sarà graduale”.
La prima varietà di marijuana terapeutica
prodotta dallo Stato italiano si chiama FM 2
200 malati. La domanda reale di FM 2 – un nome
più scoraggiante non lo potevano certo trovare –
sarebbe però cinquanta volte più grande: stando
ai dati raccolti dall'Associazione Luca Coscioni, il
bacino potenziale d'utenza è di almeno diecimila
persone.
I giornali hanno parlato di 1600 barattoli
contenenti 5 grammi l'uno. La matematica
dice invece che in oltre 24 mesi, il
massimo che l'Istituto Chimico
Farmaceutico Militare è riuscito a
tirare fuori da 50 metri quadri di
serre e da 120 talee, sono stati 8
kilogrammi di prodotto. Nemmeno
un grower alle prime armi avrebbe
saputo fare di peggio. Eppure i
militari fiorentini erano coadiuvati
dal CRA-CIN di Rovigo e dall'equipe
del professor Grassi: una garanzia di
successo secondo la Lorenzin. Visti però
i risultati, sarebbe opportuno cominciare
a farsi qualche domanda.
Ricordiamo che, allo stato attuale, sono
tredici le Regioni che nel corso degli anni
hanno approvato leggi che consentono di
utilizzare medicinali a base di cannabis
per scopi terapeutici: Piemonte, Liguria,
Lombardia, Veneto, Friuli Venezia
Giulia, Emilia Romagna, Toscana,
Umbria, Abruzzo, Marche, Puglia,
Basilicata e Sicilia. In alcuni di
essi il trattamento è a carico
dei Servizi Sanitari Regionali, in
altri invece deve essere pagato
integralmente dal paziente.
Proprio per questo motivo diventa
importante la produzione italiana
che, almeno sulla carta, dovrebbe
abbattere i costi di importazione
dall’Olanda.
Prima fra tutte: quando ci impiegherà
effettivamente
l'Italia
a
smarcarsi
dall'importazione di Bedrocan dai Paesi Bassi? Il
colonnello Antonio Medica, direttore dell'Istituto
fiorentino, ha più volte spiegato alla stampa
che, una volta a pieno regime, lo stabilimento
sarà in grado di produrre il fabbisogno stimato
(decisamente al ribasso) dal ministero di Beatrice
Lorenzin, ovvero 100 kilogrammi l'anno. Ma
Anche in questo caso dunque bisognerà
pazientare ulteriormente. Come per il rinvio
a data da destinarsi sella proposta di legge
sulla legalizzazione, l'Italia, o per meglio dire,
i pazienti italiani dovranno aspettare ancora
prima di poter acquistare delle infiorescenze
di marijuana ad un prezzo accessibile. Peccato
che sia proprio il tempo il nemico più spietato
di un malato.
(Farmaceutico militare 2) e contiene i due principi
attivi, THC e CDC, in uguali percentuali (tra il 5%
e il 6%), come indicato nelle linee guida imposte
dal Ministero della Salute. Ora, considerando una
media di 1,5 grammi giornalieri a paziente, la
produzione “made in Italy” di cannabis medica
riuscirebbe a soddisfare appena le esigenze di
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3
EDITORIALE
AL PROSSIMO ANNO?
Giovanna Dark
Il 2016 doveva essere l'anno della cannabis in Italia. L'anno della
legalizzazione, della marijuana di Stato a 5 euro al grammo nelle
farmacie. L'anno del tanto agognato riscatto dallo stigma sociale per
pazienti e consumatori. Doveva ma invece non è stato.
Si è fatto un gran parlare di liberalismo, di libertà di cura, di fine
inevitabile e improcrastinabile del proibizionismo. A favore di un
cambio deciso di rotta sulla cannabis si sono espressi magistrati,
giudici e questori. La Direzione Nazionale Antimafia ha espresso
“parere positivo per tutte le proposte di legge che mirano a legalizzare
la coltivazione, la lavorazione e la vendita della cannabis e dei suoi
derivati” nel contesto di contrasto delle mafie e del terrorismo.
Anche l'Autorità Nazionale Anticorruzione, nella persona del suo
presidente Raffaele Cantone, ha auspicato che la politica possa valutare
positivamente il tema legalizzazione, credendo che una legalizzazione
intelligente possa evitare il danno peggiore per i ragazzi, ovvero, secondo
Cantone, quello di entrare in contatto con gli ambienti della criminalità.
Tra i nuovi amici di Maria (la nostra), si annoverano anche personaggi
illustri come l'oncologo Giovanni Veronesi e la superstar della penna
Roberto Saviano, che della cannabis pare aver fatto la sua nuova
Gomorra. Per non parlare dei VIP – attori, musicisti e artisti – che
si sono schierati pubblicamente dalla parte della marijuana libera,
prestando voci e visi a campagne di sensibilizzazione.
Insomma i presupposti per rendere la cannabis un topic
nazionalpopolare c'erano e sono ancora tutti. Eppure la legge che
doveva decidere delle sorti dle proibizionismo d'Italia, dopo una
capatina a montecitorio lo scorso 25 luglio, è stata subissata di
emendamenti e rinviata alle Commissioni giudicanti, dove sarà
lasciata a languire, con tutta probabilità, a tempo indeterminato.
Un enorme niente di fatto dunque, almeno per quest'anno di
(dis)grazia 2016. I più disillusi sono convinti che la proposta
dell'intergruppo guidato da Benedetto Della Vedova, finirà nel
dimenticatoio della Camera. I timidi ottimisti sperano invece che la
revisione delle Comissioni riunite possa essere il preludio ad una vera
e propria discussione parlamentare. La Bernardini e Civati, invece,
continuano imperterriti a raccogliere firme.
Vesta è la nuova varietà ibrida autofiorente sviluppata da
Buddha Seeds fra due note linee americane ed europee. Si
distingue per il vigore, raggiunge dimensioni medio-grandi, in
cui predomina la cima centrale, pesante e ricoperta di resina
aromatica. La struttura di questa pianta si apre in diversi rami
produttivi, che finiscono col ricoprirsi di cime dure, compatte e
resinose.
Ne servono almeno 50.000 per poter presentare la legge di iniziativa
popolare che i Radicali e Possibile, assieme alle associazioni Luca
Coscioni, A Buon Diritto e Antigone, vogliono presentare come
un'alternativa “dal basso” alla proposta dell'intergruppo, nella
speranza di “ricominciare a spingere per arrivare al voto”.
Vesta è una varietà facile da coltivare, resistente, adatta sia ai
coltivatori più esperti che ricercano piante di qualità superiore,
che ai coltivatori di cannabis inesperti che hanno bisogno di
piante resistenti e che sopportino lo stress.
Autocoltivazione libera fino a 5 piante, accantonamento del monopolio
di Stato, coltivazione a fini commerciali previa comunicazione
all'autorità, tracciabilità del prodotto (provenienza e livello di Thc,
il principio attivo), lontananza dalle scuole e divieto di pubblicità,
tassazione sono i principali punti della proposta di Legalizziamo! –
questo il nome della nuova coalizione pro cannabis libera.
È una vera delizia per il palato, in quanto unisce il meglio
delle due linee dei due continenti. La linea europea apporta
il primo sapore in bocca, di agrume fruttato fra il pompelmo
e il mandarino. Dall’altra parte, la linea americana conferisce
un sapore acido di Diesel che rimane a lungo in gola, anche
dopo aver finito di fumare. L’effetto è duraturo, rilassante e
piacevole, adatto all’utilizzo medico.
Banca: Buddha Seeds
Vesta
Genetica: linee europee e americane
Ciclo di coltivazione totale: 80 giorni
Dimensioni: medio-grandi
Sapore/aromi: agrumato, fruttato, diesel
Effetto: altamente psicoattivo, stimolante
C'è però anche la depenalizzazione dell’uso personale delle altre
droghe, sul modello del Portogallo, che non ha legalizzato la cannabis
ma già nel 2001 ha depenalizzato tutte le droghe con ottimi risultati dal
punto di vista sanitario. Come la legge dell’intergruppo, Legalizziamo!
prevede poi la possibilità di associarsi in cannabis social club (che
potranno avere fino a 100 iscritti, contro i 50 dell’intergruppo).
Tra settembre ed ottobre sono riusciti a raccogliere attorno alle
40.000 firme. Senza dubbio un buon risultato ma, come la storia ci
ha più volte dimostrato, le proposte di legge di iniziativa popolare
tendono ad essere risucchiate ne buco nero della trafila parlamentare,
per poi perdersi definitivamente nella memoria degli stessi firmatari.
E probabilmente quella di Legalizziamo! non farà eccezione.
Insomma, parafrasando il poco elegante detto, anche quest'anno, si
legalizzerà l'anno prossimo. Forse.
4
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Sono felice di presentarvi
le mie miss 7 Moby Dick
XXL auto e il mio angioletto.
Sono all’ultima fase con
alcune Moby, però c'è poca
GL΍HUHQ]DGDOODIDVHGL
tagli. Sarei felice di vedere
il risultato indoor, mentre
questo è outdoor, ma c’è
TXDOFKHSUREOHPDGLPX΍D
marrone che sto curando.
Buon raccolto a tutti e grazie a Soft Secrets, perché ho
imparato tanto da voi.
Ciao.
Ciao amico, grazie per aver
condiviso le tue Moby Dick
Auto! La Moby Dick generalmente è una pianta gigantesca, che raggiunge i 3 metri di
altezza. Fiorisce in novembre
inoltrato, ecco perché va bene
solo per i Paesi dell’Europa
del sud. La tua versione automatica sembra bella, ma un po’ piccola. Sembra che non
abbia ricevuto luce a sufficienza all’inizio della coltivazione. A parte tutto, felici fumate!
Anonimo
Mi spiace dire che la tua pianta sembra il gambo di un fagiolo.
Ma tua moglie è davvero in forma!
7
Caro Soft Secrets,
ecco la mia assistente Noemi sullo
sfondo e davanti potete vedere
cosa ci piace condividere. Alcuni
cloni di Black Destroyer di un
amico e un po’ di Green Poison
di Sweet Seeds. Spero che ve li
godiate e che scegliate
i nostri prodotti per
condividerli con i vostri lettori.
Ale e Noemi
Carine le piante e carina l’assistente!
Al quartier generale di Soft Secrets
dovremmo chiedere alle nostre assistente di vestirsi così! Parte delle foglie
delle tue piante sembrano essere
marce in alcuni punti. Togli sempre
le parti morte della pianta perché
attirano muffe e insetti!
Hola a tutti!
Che ne dite della mia coltivazione? Una Sweet Cheese di Sweet Seeds.
Spero tanto di vedere pubblicate le nostre foto sulla rivista Soft Secrets.
È stato veramente divertente ed entusiasmante. Speriamo di essere premiati da voi.
Ciao.
Beh, non possiamo fare molti commenti sulla tua pianta, ma di certo possiamo farti i complimenti per tua moglie. Sembra che sia pronta all’azione!
Ciao a tutti!
Nell'indecisione, ne ho mandate 2 (tra le 100 che abbiamo fatto)!
Qui riporto un campione di una Delicious Candy Auto e di una Frutta di Venus,
oltre a qualche fiore di Northern Lighs. Tutto sommato, non posso lamentarmi.
Una buona giornata a tutti! Saluti e grazie.
Un bel raccolto! Ben fatto a te e alla tua bellissima ragazza!
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PRODUCTS
ATAMI
Atami, l’ufficio di ricerca biotecnica leader sul mercato dei nutrimenti per piante e substrati, festeggia il suo 20° compleanno nel
2017. Atami ha raggiunto moltissime pietre miliari e successi in questi anni motivati dalla passione per le piante,
la profonda conoscenza biologica e le dita verdi.
Creata nel 1997, Atami si è concentrata nel diventare un fornitore
leader di nutrimenti per piante, stimolatori e substrati per gli amanti
di orticoltura. In onore del suo 20°
compleanno, Atami ha creato moltissimi modi per gli amanti di tutto
il mondo di orticoltura per celebrare questi due decenni di successo. Infatti, grazie alla motivazione
e ambizione, l’attenzione di Atami
sulla qualità ha garantito dei risultati ottimali nel loro uso.
La visione di Atami sulla nostra vita
quotidiana è la combinazione di tutti
i sensi per creare delle esperienze
importanti e memorabili. Ci sono
stati dei grandissimi progressi nel
know-how dei nutrimenti per piante e nell’accessibilità di hardware
sofisticati. Tuttavia la maggior parte
di queste innovazioni erano concentrate sul crescente incremento
delle piante. Inoltre, Atami punta a
diventare un catalizzatore per aiutare l’ambiente che, per Atami, è una
parte essenziale del futuri metodi
responsabili d’orticoltura.
Atami è diventata uno stile di vita
Con 20 anni di crescente esperienza, lo “stile di vita Atami” è diventato un’identità per molti clienti.
Conforme allo slogan di Atami
“innovazione naturale”, l’azienda
ha deciso di festeggiare il suo 20°
compleanno in un modo unico: il
lancio di una linea originale di prodotti di alta qualità per lo stile di vita
che include borse e abbigliamento.
L’attenzione per i dettagli è d’importanza capitale. L’uso di materiali di
alta qualità per riflettere correttamente l’immagine conosciuta del
marchio dell’azienda. Da oggi, l’esperienza Atami potrà essere goduta e comunicata in giardino e anche
in strada.
Borse Atami
L’elegante linea di borse è composta da una borsa “cross-body”,
una borsa “business” e un portafoglio da viaggio. Tutti e tre sono
prodotti in pelle di alta qualità. La
borsa “cross-body” ha quattro compartimenti per articoli come tablet,
caricatori, documenti di viaggio e
carte di credito. Unicamente disegnata per assicurare la sicurezza
dei prodotti dando anche una facile accessibilità al possessore della
borsa. La borsa “business” ha tre
compartimenti spaziosi per gran-
di articoli come laptop, libri e file.
È ideale per i viaggi e le riunioni
d affari. Ci sono anche dei piccoli spazi per immagazzinare carte
bancarie, telefoni e chiavi. Il portafoglio da viaggio è una soluzione
più piccola che completare i primi
due prodotti. Leggero e discreto,
dà facile accesso agli articoli di uso
quotidiano che sono facilissimi da
portare. Per la sicurezza ottimale,
è possibile metterlo sia sopra che
sotto i vestiti. È ideato con una cerniera sul retro per aggiungere spazio aggiuntivo per monete e soldi.
Tutte tre le borse sono disponibili
nei colori nocciola, rosso, cammello,
moro e nero.
Abbigliamento Atami
La linea d’abbigliamento è iniziata
con delle magliette alla moda create
dal team di design. La comunicazione ingegnosa del marchio Atami e
la continuazione di un forte senso
di stile sono stati lo scopo di questi
prodotti. Il tessuto di qualità è prodotto con cotone di 40 fibre lunghe
singolo. È trattato con enzimi lavati
e silicone per garantire una bella
sensazione “senza prurito” sulla
pelle. Queste stampe iconiche sono
disponibili in 4 colori.
Atami fiere e eventi
Tenete d’occhio l’evento del 20°
compleanno di Atami alle fiere vicino a voi. Potrete provare per primi
lo stile di vita Atami e incontrare
l’entusiastico team Atami. Durante
la vostra visita allo “stand del 20°
compleanno di Atami”, troverete
anche delle promozioni esclusive,
campioni gratuiti e la possibilità di
vincere dei grandi premi. Speriamo
di incontrarvi presto e di festeggiare
insieme il nostro 20° compleanno.
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York del 1961 e tabella del decreto ministeriale 27/7/1992. In Italia la coltivazione di Canapa è vietata (artr.28 e 73 del dpr 309/90) se non si è in possesso di apposita autorizzazione (art.17 dpr 309/90). In assenza di autorizzazione i semi potranno essere utilizzati esclusivamente per altri fini (zootecnico, collezionistico, etc). I semi vengono venduti con la riserva che essi non siano usati da terze parti in conflitto con la legge.
POLITICA
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Dei militari che producono e dei
pazienti che fuggono
DI CARLOS RAFAEL ESPOSITO
Cominciamo con una constatazione: parlando di cannabis terapeutica esiste una discrasia evidente fra
quello che il Governo dice, poco e
sempre con il timore di far dispiacere a qualcuno, quello che il Governo
fa, il mistero avvolge la produzione di cannabis nello Stabilimento
militare chimico farmaceutico di
Firenze e quello che i numerosi
pazienti italiani si aspettano dai
propri rappresentanti.
Con queste parole vogliamo testimoniare che di questo scarto d’intenti soffrono solo ed esclusivamente i pazienti. Gli unici che invece
dovrebbero trovare beneficio. Di
fatto il progetto pilota di produzione nazionale ha messo in mora le
tante alternative di autoproduzione sviluppatesi in seno alla società
negli anni precedenti, le ha esautorate del loro interessante punto di
vista, che nel corso degli anni aveva
acquistato una più che legittima credibilità e, al giorno d’oggi, i pazienti
che si organizzano per produrre
la propria medicina (in mancanza
di un constesto culturale-legislativo
che garantisca loro un approvvigionamento costante, di qualità e a
prezzi accessibili) sono nuovamen-
te guardati con sospetto e senza
considerare l’enorme coraggio che
mettono in gioco. Contro lo Stato
e contro la criminalità organizzata.
Soli con le loro convizioni. Intanto il
progetto pilota che abbiamo salutato come il fisiologico sviluppo della
nostra battaglia per il riconoscimento della cannabis come medicina
è dunque incredibilmente avvolto
nel mistero. A metà ottobre sul
sito dello Stabilimento chimico farmaceutico nella sezione: Progetto
Pilota Cannabis a Uso medico le
poche informazioni che l’internauta
può trovare sono: QUESTO SITO E’
IN ALLESTIMENTO GRAZIE.Ma grazie cosa? In quale paese civile un
progetto di tale portata può essere
ancora, non dopo due giorni, non
dopo due settimane o due mesi, ma
dopo ben due anni, descritto con la
laconica frase appena riportata?
Sul numero 6 del 2015, praticamente un anno fa, il responsabile dello
Stabilimento, Colonnello Antonio
Medica dichiarava a Soft Secrets:
“Al momento siamo alla fase finale dell’iter burocratico autorizzativo e prudentemente prevediamo
che per quel che riguarda il Bediol
entro fine 2015, o massimo entro
l’inizio del 2016, i primi quantitativi
di prodotto saranno disponibili per
i pazienti. Entro la fine del 2016,
disponendo già dell’autorizzazione, prevediamo di poter distribuire
anche il nostro Bedrocan. Il dossier
di produzione del Bediol è stato già
depositato all’AIFA.” Niente di tutto
ciò. Purtroppo i pazienti nostrani
non hanno ancora trovato in farmacia né il primo farmaco né il
secondo e non si capisce la motivazione di tali ritardi. Tra l’altro, in
un contesto internazionale, l’Italia è
un caso emblematico se vogliamo
capire come si sviluppi il percorso
che porterà al riconoscimento di
questo farmaco per tutti quelli che
ne avranno bisogno. Il nostro paese
infatti, rispetto a tanti altri paesi
europei e non si è dotato di una
legislazione che già dal 2007 riconosce alla cannabis autorevolezza
medica. Ma perché allora siamo
ancora a questo punto?
Perché ancora oggi le voci dei
nostri pazienti raccontano una
tragedia nazionale vissuta ai
margini dell’interesse pubblico? Perché in ospedale ci si deve
nascondere se si vuole consumare cannabis?
Come in America dove i pazienti, che non hanno la fortuna di
vivere dove la cannabis è legale o il suo accesso per motivi
medici regolato, sono costretti
a spostarsi per avere diritto alla
cura, anche nel nostro paese ha
luogo una situazione purtroppo
analoga. E’ recente la vicenda di
Fabrizio Pellegrini che finito in
carcere per coltivare cannabis,
nonostante una prescrizione medica e in una regione che ha già legiferato per regolare tale tematica,
sia costretto a riparare in Emilia
Romagna dove sembra, e glilo
auguriamo di cuore, possa finalmente curarsi a carico del Sistema
Sanitario Regionale, a differenza
della sua regione di provenienza,
l’Abruzzo che ha, in maniera del
tutto inspiegabile, escluso la sua
patologia, la sindrome fibromialgica,
da quelle rimborsabili dalla Regione.
Negli Stati Uniti ci sono pazienti che
fuggono, che emigrano dal Texas o
dal Kansas per andare in California
o in Minnesota come da noi ci sono
pazienti che scappano dall’Abruzzo
o dal Piemonte per rifugiare in
12
Emilia, in Toscana o nelle Puglie.
Tanti dei pazienti che ho interpellato al momento invece sono in
Spagna, condannati all’esilio per
potersi curare senza il costante
timore della polizia.
Vediamo di ascoltare il loro punto
di vista. L’unico che dovrebbe essere preso sul serio nel delineare le
politiche sanitarie del nostro paese.
In Sicilia ad esempio, nessuno dei
pazienti contattati può contare
sulla somministrazione del farmaco con o senza rimborso. Nessuno
sfugge al mercato nero che si impone con la potenza del crimine organizzato. Alessandro Raudino che
soffre di sclerosi ed è presidente
dell’associazione Cannabis cura
Sicilia mi spiega: “ Ho la prescrizione, ma devo acquistarla in farmacia intorno ai 25 euro al grammo.
Qui da noi abbiamo la stessa legge
pugliese, ma il sevizio sanitario
non la passa quindi per adesso mi
rifornisco al mercato nero e sinceramente non sono per niente soddisfatto. Anche Davide Schiera con
le problematiche causate dall’atassia di Friedrich, risponde in questo
senso: “ Non ho prescrizione e se
capita fumo con amici. Qualità di
strada. Non è buona e naturale al
100 %”. Cambia la patologia ma
non l’ingiustizia, Davide F.
Con il glaucoma e con grandi difficoltà di vista conferma: “Al momento
l'unico posto dove acquistare cannabis è sul mercato nero. Qualità?
Fumo ottimo. L'erba costa troppo.
Comunque sul mercato nero siamo
e sul mercato nero restiamo.
Cambiano le latitudini se ci spostiamo in Piemonte, ma non le problematiche. Mirella infatti riporta:
“ Uso il Sativex, me lo prescrive
il neurologo e me lo dispensa la
farmacia ospedaliera. Sono soddisfatta, ma purtroppo essendo un
estratto su base idro-alcolica, dopo
molti anni di assunzione mi provoca fortissimi bruciori alla lingua e
purtroppo il Bedrocan qui da noi è
solo a pagamento ed io non posso
permettermelo” Mirella ha una pre-
scrizione, traguardo importante,
ma ha sviluppato una certa intolleranza al Sativex e le infiorescenze
del Bedrocan (importate dall’Olanda) non può permettersele. Quindi
si accontenta con quel che può, con
buona pace di ogni cura davvero
mirata al suo benessere complessivo. Con la stessa patologia, la sclerosi, ma peggio di lei vive Enrico S.
che si sfoga:
“ Per me niente terapie, il Piemonte
a febbraio ha votato la norma
attuativa della legge Balduzzi, ma
ancora niente cure. Per questo sto
protestando rendendo pubblica la
mia protesta pacifica attraverso il
tag #FiglieconleFoglie. Io ho la prescrizione ma non ho la terapia gratuita, sono scoperto dalle terapie
compassionevoli. Non ho diritto né
al Bedrocan né al Bediol e quindi
fino al mese scorso acquistavo mai
meno di 480 grammi di "Bio erba di
Canapa" presso "Assocanapa SRL".
Anche Simone F. condivide la sua
esperienza: “ Al momento non ho
prescrizione e mi rivolgo al mercato
nero, altrimenti non la utilizzerei.
Era tanto che non mi rivolgevo più
al mercato nero, ma a breve sarò
costretto e se non sarà qualitativamente buona non la prenderò
neanche in considerazione.
Ora ho l'ultimo ciclo e verso i primi
di dicembre dovrei raccogliere. Ho
trovato due genetiche appropriate
al mio caso: l’ Mk Ultra di TH seeds
e la Critical Kush. Nel mio caso se
associo mare alla cannabis allora
il gioco è fatto, sto da dio. Infatti a
livello neurologico sicuramente la
Critical ha effetti ottimi, come sui
disturbi di ipersensibilità dei mielolesi, mentre l'MK è un antidolorifico
eccellente per me, praticamente
se uso costantemente cannabis mi
annulla il dolore.
Se invece interrompo è un delirio,
ad esempio quando venni ricoverato per 4 giorni in ospedale in
reparto rianimazione era un casino:
le contrazioni muscolari e i disturbi
di ipersensibilità emergono subito
( in pratica è come se avessi delle
scosse perennei) quando fumo
almeno sono gestibili. E’ Simone
un criminale? Per l’attuale legge la
risposta è ancora sbalorditivamente positiva.
C’è anche poi chi ha deciso di prendere il toro per le corna. In Italia si
parla tanto di filantropia, di necessità dei malati, ma alla fine quando
ci si riferisce alla cannabis come
terapia si è capito che la strada è
ancora lunga e che le vittime della
persecuzione culturale saranno
ancora molte. Quindi c’è chi come
Simone e Roberta si sono rifugiati
all’estero contro questa guerra che
penalizza proprio uno dei segmenti
più deboli della società, il malato.
Simone soffre di cefalea a grappolo
e Roberta di sindrome di Sjögren,
ecco il loro lucido resoconto: “ Ci
siamo trasferiti in Spagna, perché
in Italia né io né mio marito siamo
riusciti ad avere la prescrizione.
Ora viviamo in Catalogna e abbiamo l'alternativa dei Cannabis Social
Club che ci permettono di accedere alle marijuana. Sono proposte
diverse qualità a secondo delle esigenze o patologie e il nostro tenore
di vita è già decisamente migliorato grazie all’accesso costante al
nostro farmaco. La testimonianza
di questa coppia è decisiva perché
ci spiega che è possibile andare in
una direzione opposta a quella del
monopolio italiano.
I CSC producono una pianta che
da loro ottimi benefici e finalmente la loro quotidianità si è
trasformata dall’incubo di dover
trovare la propria medicina con il
rischio di essere arrestati, al sogno
di fare una tessera e di riceverla
secondo il loro bisogno e secondo la propria patologia. Non è
fanstascienza sono i nostri vicini
spagnoli. L’erba dei club va benissimo non deve essere per forza
prodotta dai militari. Il controllo
lo garantiscono pratiche di coltivazione che bisogna solo apprendere
( fertilizzanti biologici, attenzione a
muffe e batteri) non c’è bisogno di
chissa che tipo di strumentazione.
La terza regione dalla quale prendiamo spunto, ma da questo punto
di vista l’Italia è una costellazione di
ingustizie, è la civilissima Toscana,
dove però a dire dei pazienti intervistati non tutto funziona come
dovrebbe. Ad esempio, Elena M.
che soffre di morbo di Crohn mi
confida: “ Non ho la prescrizione e
trovo la cannabis al mercato nero.
Per quel che riguarda la qualità
sono soddisfatta, ma dubbiosa su
come la coltivino e con che tipo di
concimi utilizzino. Walter, invece,
aretino che soffre di artride remautoide, aggiunge: “ Ho la prescizione
del medico curante e trovo la cannabis all’ospedale.
A livello qualitativo sono appena
soddisfatto perché ci sono genetiche migliori per il mio caso, ciascuna malattia ha il suo strain, che
forse cambia addirittura da persona a persona. Nel mio caso le
indiche dominanti mi fanno meglio
delle sative, ma come si dice lo
scopriremo solo vivendo. ” L’ultima
persona che mi spiega la sua situazione è Emanuele, empolese, anche
lui emigrato/rifugiato in Spagna
come molti nostri connazionali. La
sua risposta è stringente, secca ed
fortemente esplicativa: “ Non ho
nessuna prescrizione, ma adesso
sono in Spagna e coltivo la mia
medicina senza la paura che si vive
in Italia. Sono soddisfatto della mia
medicina? Tantissimo.
Veniamo quindi alla conclusione:da
un lato i militari producono, sperimentano, compiono uno storico
progetto pilota. Ma la cannabis
non arriva nelle farmacie e dopo
due anni le informazioni sulla produzione nazionale sono poche e
incerte. Dall’altro lato i pazienti
continuano una lotta privata, contro la malattia e contro chi impedisce loro di ricevere il trattamento nelle condizioni più favorevoli.
Contro chi li reprime attraverso
una legge antistorica e immorale.
Decriminalizzare la coltivazione per scopo personale è l’unico passo avanti che chiediamo
ai nostri rappresentanti. Tutto
il resto è gioco politico, tutto il
resto è speculare sulle vite altrui.
14
BANCHE DEI SEMI
S.A.D.-S1 di Tommy Joao
(cannabiscafe)
LA SELEZIONE
Acquistò quindi un pacchetto originale di semi, all’epoca davvero costosi.
A tale proposito Manolo aggiunse: “I
semi sono molto costosi, quindi non
smettere mai di produrli in proprio.
Peraltro, se riuscissi a individuare un
esemplare eccellente, tanto di guadagnato. Durante la crescita, stacca da
ciascun esemplare un paio di talee. Se,
al momento della raccolta, ne individui
uno che incontra particolarmente i tuoi
gusti, conservalo per sempre”. Dopo
aver ricevuto questi consigli, Miquel
avviò la sua coltivazione in proprio.
La Coppa Barraca de Maria
LA SELEZIONE
DEL CLONE
BLACK DOMINA 98
Il clone élite Black Domina 98, altrimenti noto fra gli appassionati spagnoli del cannabis con il nome
“La Barraquera”, trae origine in ambiente Sweet Seeds, prima della fondazione di questa banca dei
H. Madera
semi. Uno dei fondatori, Manolo, ci racconta com’è avvenuta la sua selezione.
Manolo gestiva un famoso rock bar,
il “Gabba Gabba”, a Valenza, dove
si riunivano i rockettari locali ed un
gruppo di collezionisti di genotipi di
punk aveva il pallino per band musicali quali i Ramones, The Misfits e The
Cramps. Un componente di questa
coppia, Miquel un giorno raccontò a
chiara fama e di utilizzare semi adatti
alla coltura interna. All’epoca le uniche banche famose erano olandesi.
Il gestore del bar tirò quindi fuori un
QUESTO CLONE, SELEZIONATO NEL 1998, SI DIFFUSE IN SEGUITO
CON IL NOME DI BLACK DOMINA ’98
cannabis. Fra gli avventori del bar vi
erano anche alcuni fumatori di hashish, che coltivavano cannabis occasionalmente basandosi sulle caratteristiche delle varietà consumate
dai collezionisti. Una coppia di rocker
Manolo di voler cominciare a coltivare
cannabis in proprio e gli chiese consigli per avere successo nella sua prima
esperienza di coltivazione indoor.
Innanzi tutto, Manolo si raccomandò
di scegliere una banca dei semi di
catalogo di Sensi Seeds che conservava sotto il bancone. Per i suoi gusti
di punk rock, Miquel fu attratto dal
nome ‘Black Domina’: gli faceva pensare a una dominatrice nera con tanto
di stivali di pelle e frustino.
Un bel giorno, racconta sempre
Manolo, accadde ciò che non avrebbe mai più dimenticato: “Sono al bar
e sento all’improvviso una ventata
d’erba d’eccellente qualità. Mi volto,
per capire da dove provenisse questo
aroma fantastico. Il mio bar era bello
grande e Miquel, seduto a circa 10 m
da me, fumava al bancone. Gli chiedo:
“Ma quest’erba che stai fumando, con
questo stupendo profumo, che cos’è?”.
Mi risponde che si tratta di Black
Domina, una pianta che ha appena
raccolto ed essiccato. Gli chiedo se ha
conservato qualche talea e mi risponde di sì. Quindi me ne porta 4 cloni,
che dice di avere particolarmente
apprezzato. Di questi quattro ne riseleziono uno, decisamente superiore
rispetto ai fratelli; questa pianta è
oggi nota con il nome di Black Domina
’98. “All’epoca non era poi così facile
selezionare una madre di questo livello. Il più delle volte, quando si cerca
qualcosa non si trova mai. Ebbene
non bisogna cercare! Ci si può solo
“imbattere” in piante buone; non si sa
quando né dove questo accadrà ma,
prima o poi, incontri sul tuo cammino
una genetica eccellente e non te ne
vuoi più separare”.
Questo clone, selezionato nel 1998,
si diffuse in seguito con il nome di
Black Domina ’98. A detta di Manolo:
“Il nome potrebbe derivare da vecchie foto di madri bonsai che avevo
caricato su alcuni siti di cannabis:
avevo scritto 98 sulle loro etichette;
infatti ero solito specificare l’anno
di produzione della madre per tenere traccia dell’età. Cominciai quindi
a distribuire talee fra i collezionisti, con cui normalmente scambiavo
genotipi. Morale della favola, queste
15
piante finirono nei grow shop valenzani. Siamo collezionisti di genotipi; scambiare genetica è la nostra
passione. All’epoca non puntavamo a
raggiungere tutti i consumatori, volevamo semplicemente scambiare piante fra noi affinché i migliori genotipi
non andassero persi. Questo clone si
diffuse rapidamente in tutta Valenza
e dintorni e, sin dall’inizio, fece letteralmente impazzire i cannabicoltori: nel 2003 vinse il premio della
giuria popolare in occasione della
Coppa dell’associazione valenzana
più importante, “La Barraca de María”
– per questo motivo gli fu attribuito
il nomignolo “La Barraquera”. La sua
reputazione poi continuò a crescere,
prima al livello nazionale; poi, quando
molte banche dei semi come la nostra
cominciarono ad utilizzarlo per produrre semi di questo tipo, diventò noto
in tutto il mondo”.
COME TROVARE IL PROPRIO
“CLONE ÉLITE”
Conclusa la sua storia sulla scoperta di Black Domina, Manolo aggiunge: “Oggi sono un venditore di semi,
ma sono anche un collezionista di
genotipi. Per questo motivo vorrei
incoraggiare tutti i coltivatori a trovare il proprio genotipo preferito, a
collezionarlo sotto forma di clone:
ognuno di loro è in grado di scoprire
cloni élite straordinari, non è poi
3 SEMI
€27
La madre bonsai di Black Domina
così difficile. Chiunque, con un po’
di curiosità per le nuove genetiche
e sufficiente discernimento sulle
varietà di proprio gradimento, può
incontrare sul proprio percorso dei
cloni élite, piante da cui non vorrà
mai più separarsi. Questa è la mia
definizione di clone élite”.
“Nulla è impossibile. Gran parte dei
coltivatori non sono in grado di scoprire cloni élite perché nemmeno si
sforzano di farlo. Oggi esiste sul mercato un’ampia varietà di cloni prese-
3 SEMI
€30
lezionati, e allora si accontentano di
quello che c’è. Se invece si sforzassero
di cercarne altri, il pool genetico, e la
cannabis in generale, ne beneficerebbero. Spesso si ritiene questa ricerca
appannaggio delle banche dei semi. Vi
posso però assicurare che molte delle
mie varietà preferite le ho scoperte nei
primi anni della mia esperienza di cannabicoltore: da allora ho sempre conservato quelle che più mi piacciono”.
In quanto alla differenza fra selezione
di piante regolari e selezione di varie-
3 SEMI
€25,50
tà femminizzate, Manolo ci assicura
che non sussiste: “Dire che si possono
fare selezioni di qualità solo a partire
da cloni élite di piante regolari è puro
talebanismo: equivale a dire che qualsiasi novità è sbagliata. Un clone élite
è una pianta di cui non possiamo più
fare a meno, che sia regolare o femminizzata. Una femmina femminizzata è
geneticamente identica ad una regolare: posso dirlo non solo in base alle
mie conoscenze di genetica, ma anche
per l’esperienza che ho accumulato
nel corso degli anni. Per creare nuove
varietà ho conservato ed utilizzato
cloni élite creati con semi femminizzati o regolari, senza distinzione, riscontrando un comportamento identico
perché non vi è differenza genetica fra
questi due tipi di femmine. Ad esempio, Blue Monster, da cui derivano le
qualità di Cream Caramel, è una femminizzata risultante dall’incrocio di
Black Domina ’98 con una selezione di
Blueberry del 1999. Abbiamo conservato questa Blue Monster per diversi anni e l’abbiamo utilizzata sia in
Cream Caramel che nella sua versione auto-fiorente. È un vero e proprio
clone élite. Che si debba procedere a
selezioni solo a partire da piante femminizzate è una balla!”
CARATTERISTICHE
Non c’è dubbio che Sensi Seeds abbia
usato una genetica “afghani” per crea-
16
re questa varietà. Il clone ’98 è facile
da coltivare, resistente, ha una resa
medio-alta ed un forte e piacevole
aroma muschiato. La sua distanza
internodale è molto corta, con bud
centrali prominenti e rami laterali corti
e solidi. I bud sono senz’altro di buona
qualità, densi ed altamente resinosi.
È un’Indica tipica, ben adatta alla
coltivazione interna. Tuttavia anche
all’esterno si rivelerà una vera “bes-
zione di Sweet Afgani Delicious S1®
(varietà SWS02). Il processo di ‘selfing’ è normalmente molto efficace
con varietà omogenee, altrimenti ci
sarebbe troppa variabilità nella discendenza. L’omogeneità di S.A.D.-S1
dimostra che Black Domina ’98, da
cui ha mosso i passi la banca dei
semi, è un genotipo ben stabilizzato.
Sweet Seeds ha inoltre utilizzato
Black Jack® (SWS01), una selezione
cui Black Domina ha conferito le sue
qualità attraverso il clone élite Blue
Monster. Black Domina contribuisce
inoltre al patrimonio genetico di Moham
Ram® (SWS09), incrocio di una SAD-S1
con una White Widow, che presenta
toni floreali, rapida fioritura e crescita rigogliosa. Black Domina è stata
anche utilizzata in diverse auto-fiorenti di Sweet Seeds, quali Moham Ram
Auto® (SWS32), Cream Caramel Auto®
(SWS22), S.A.D. Auto® (SWS24), Black
Bud della S.A.D.-S1 di Dracworlf
(cannabiscafe)
…È FACILE DA COLTIVARE, RESISTENTE, HA UNA RESA MEDIO-ALTA
ED UN FORTE E PIACEVOLE AROMA MUSCHIATO
tia” ricca di resina. Pur essendo molto
resinosa, la principale caratteristica
per cui si è deciso di selezionare il
di Jack Herer incrociata con Black
Domina ’98. Questa pianta è una F1,
sono state cioè incrociate due varie-
Jack Auto® (SWS21) e Blow Mind Auto®
(SWS57), con ulteriori retro-incroci
finalizzati a fissarne le caratteristiche.
S.A.D.-S1 di Erpicota
(cannabiscafe)
Inversione di sesso nella
Black Domina
Semi della S.A.D.-S1 in formazione
S.A.D. di Cuco (cannabiscafe)
S.A.D.-S1, foto tratta dal catalogo
tà differenti, in modo da ottenere
un vigore ibrido molto più elevato
rispetto a quello di SAD-S1. Il dolcissimo aroma ereditato dalla Domina
esalta il fondo dolce di questo incrocio che assume, durante la crescita,
un aspetto colonniforme, con bud
densi e una breve distanza internodale, mentre Jack Herer le conferisce
un aroma incensato con note citriche,
rami laterali più grandi e una più elevata produzione floreale.
Oltre a Sweet Seeds (prima banca
a vendere le discendenti di questa straordinaria selezione di Black
Domina), molte altre banche dei
semi utilizzano attualmente questa
varietà, in quanto le sue incredibili
qualità permettono di annoverarla
fra i cloni più diffusi dell’universo
iberico del miglioramento vegetale. Alcuni esempi includono
Sugar Black Rose di Delicious
Seeds, Black Dream di Eva Seeds,
Anesthesia di Pyramid Seeds, La
Moreneta di Pepita Seeds, Karibeña
di Kannabia Seeds, Black Dance di
Reggae Seeds e Royal Domina di
Royal Queen Seeds.
S.A.D.-S1 matura
clone ‘98 è il suo profumo intenso,
davvero degno di nota.
DISCENDENZA
Questo clone élite è una pianta dalle
caratteristiche molto personali, tale
da essere considerata un esemplare perfetto di Indica. Per questo motivo, Sweet Seeds ha voluto
testarla mediante un auto-impollinazione ‘S1’, cioè un’auto impollinazione con discendenza di prima
generazione, allo scopo di evitare
l’introduzione di genetiche estranee, che ne avrebbero diluito le
proprietà caratteristiche. Da ciò si
è ottenuta la S.A.D.-S1, abbrevia-
Un’altra importante varietà con genetica Black Domina è Cream Caramel®
(SWS04), fra le più premiate varietà
della scena cannabica spagnola, a
S.A.D.-S1 di Jazzman (cannabiscafe)
S.A.D.-S1 di Dracworlf (cannabiscafe)
Tricomi di Sweet Afgani
Delicious S1 (2)
18
COLTIVAZIONE INDOOR
Due Hollands Hope molto diverse.
SELEZIONE E
MANUTENZIONE
DELLE PIANTE MADRI
Qualsiasi pianta può essere usata come madre. Mediante la riproduzione asessuata otterremo talee identiche alla stessa, con le stesse qualità e gli stessi
difetti. L’ideale è dunque selezionare l’esemplare che rappresenta al meglio
le caratteristiche che vogliamo ottenere. Questo non richiede un lavoro extra
nella coltura, ma solo un po’ di tempo, prendere appunti e osservare un po’ di
più ogni pianta. La ricompensa sarà una coltura più omogenea e un raccolto
più abbondante e saporito.
Anche se della stessa varietà, ogni
pianta è unica e ha le sue caratteristiche distintive. Alcune banche
di semi dispongono di varietà i cui
esemplari sono piuttosto simili fra
di loro, sia a livello di periodo di
crescita che di fioritura, ma anche a
livello di raccolto e qualità dell’erba.
In altre banche, lo sviluppo delle
piante è completamente diverso.
Selezionando le piante migliori come
madri per la riproduzione, non solo
conosceremo di più le nostre piante,
ma riusciremo anche a preservare
i tratti e le sfumature che vogliamo ottenere in maniera costante. I
cloni che otterremo da queste piante saranno geneticamente uguali.
Saranno tutti femmina se lo è la
madre. Potremo conservare l’esemplare con più sapore, la pianta con
la produzione più elevata o quella
che porti a termini la fioritura prima.
Per conservare le madri in buono
stato per il tempo necessario è fondamentale fare anche alcuni piccoli
lavori di manutenzione, perché massimizzeremo la produzione di cloni
TricomaTeam ([email protected])
piante hanno almeno due mesi di
età. Dovremo segnare i cloni con
lo stesso numero o lettera della
progenitrice. Le talee verranno fatte
radicare e successivamente verranno fatte crescere mentre termina
il ciclo di vita dei semi e vengono
selezionati i migliori.
Durante la fioritura dovremo inoltre prendere nota delle dimensioni finali della pianta, che non presentino segni di ermafroditismo
e delle settimane che ci hanno
messo a maturare le cime. Se un
parassita o una muffa ha attaccato le piante, dobbiamo prenderne
nota, perché alcune delle varietà
più squisite del mercato producono fiori enormi che sono troppo
sensibili alle muffe e si possono evitare o minimizzare i danni
selezionando un esemplare più
resistente.
Una volta che l’erba si è fatta
essiccare, si calcolerà anche il suo
peso e si farà una delle prove più
importanti. È qui che sapremo se
la nostra erba vale e quale delle
piante è più intensa e potente. Al
momento di provarla e usando le
annotazioni prese in precedenza,
potremo decidere quali esemplari
rimarranno nella coltivazione e
quali no.
Si può prelevare una talea con una
certa frequenza in alcune varietà
senza perdere qualità. È il modo
più rapido per ottenere le nostre
madri desiderate, anche se l’ideale
sarebbe far fiorire le talee e tenere come madre il seme originario.
Se dovete fare molte talee in ogni
raccolto, può essere interessante
anche prendere nota della velocità
ed eviteremo che fioriscano o, nel
peggiore dei casi, muoiano.
Selezione
I tratti che normalmente sono tenuti in maggior considerazione nella
selezione sono sapore, produzione,
velocità di fioritura, resistenza ai
parassiti e alle muffe, facilità di coltivazione, tempo di cura e dimensioni.
Una volta scelta la varietà, dobbiamo determinare le caratteristiche
che vogliamo preservare. Maggiore
è il numero di semi germinati, più
saranno le nostre possibilità di trovare la nostra madre perfetta.
Dovremo prendere nota dal
momento in cui seminiamo. Se un
seme ci mette tanto a germogliare o si ammala, può essere che
abbia problemi per il resto della sua
vita. Durante la crescita prenderemo nota del vigore generale delle
piante, delle sue dimensioni, della
distanza internodale e del colore
delle foglie. È nella fase vegetativa che dobbiamo ottenere le talee,
almeno due per esemplare, per
sicurezza e se possibile, quando le
Madre de Diesel.
19
nutriente molto importante per
lo sviluppo delle piante e che, con
il passare del tempo, dovremo
aggiungere in piccole quantità
all’acqua d’irrigazione.
La quantità di nutrienti nell’acqua
d’irrigazione non deve essere alta,
ma non dobbiamo trascurarla in
nessun momento. Il pH deve essere fra 6 e 6,5 e l’EC fra 1 e 1,2. Nel
prelevare le talee bisogna ridurre, i
Ogni tanto conviene potare le radici
e la frequenza di questa procedura è determinata dalle dimensioni
del vaso. Questo processo ritarda
la crescita di alcuni giorni, ma è
fondamentale perché la pianta non
occupi tutto il vaso e fiorisca o non
si atrofizzi.
Per evitare malattie e muffe alle
radici conviene aggiungere micorrize al substrato. Si consiglia anche
SI POSSONO EVITARE O MINIMIZZARE I DANNI SELEZIONANDO UN
ESEMPLARE PIÙ RESISTENTE
Future madri possibili.
di radicamento delle talee e della
loro facilità di crescita dopo questa
fase così stressante.
Manutenzione
Con alcuni passi piuttosto semplici avremo piante sane che ci
forniranno migliaia di cloni per
il tempo desiderato. La terra e il
vaso che useremo determineranno ampiamente il numero di talee
che potrà produrre e il tempo
in cui una pianta potrà sopravvivere. Come sempre, più vasi
significano più piante, per cui
cercheremo di usare un buon
vaso con un buon substrato ricco
di nutrienti, soprattutto azoto,
giorni precedenti, la quantità di sali
accumulati per agevolare il processo di radicamento.
L’illuminazione delle madri dovrà
durare fra 18 e 24 ore e sarà
sufficiente illuminarle con fonti a
basso consumo da 105, 200 o 250
w. Con delle lampadine al sodio la
crescita e la produzione di talee
sarà superiore.
di usare un insetticida e fungicida come misure preventive per
proteggere la pianta da muffe e
parassiti. Alcuni dei prodotti più
consigliati come misure preventive sono l’olio di neem e la coda
di cavallo. Con questi controlli,
le nostre piante saranno sempre
sane e vigorose e conserveranno
tutte le sfumature e le proprietà
che abbiamo selezionato.
Wilma’s Lawn & Garden®
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21
RUGGINE DELLA CANAPA E ACARI
TARSONEMIDI
Gli acari tarsonemidi e la ruggine
dalla canapa sono una minaccia
relativamente nuova per le coltivazioni. Hanno cominciato a fare
la loro comparsa alcuni anni fa
e ora questi piccoli acari stanno
diventando un problema diffuso in
molte, molte coltivazioni: indoor,
outdoor e serre.
Tarsonemi del ciclamino
Minaccia per la coltura: da bassa
ad alta
Nomi: Acaro, acaro giallo del tiglio,
acaro argenteo, acaro tropicale,
acaro peperoncino, acaro bianco,
acaro delle foglie, tarsonema del
ciclamino, Stenotarsonemus pallidus
Fra le specie che attaccano la cannabis figurano: Polyphagotarsonemus
latus, specie Acari
Nomi: Acaro, acaro giallo del tiglio,
acaro argenteo, acaro tropicale, acaro
peperoncino, acaro bianco, acaro
delle foglie, tarsonema del ciclamino
(Stenotarsonemus pallidus)
Fra le specie che attaccano la cannabis figurano: Polyphagotarsonemus
latus, specie Acari Gli acari tarsonemidi
(Polyphagotarsonemus latus) e i tarsonemi del ciclamino (Stenotarsonemus
pallidus) hanno un ciclo vitale e provocano danni molto simili, ecco perché
vengono trattati insieme in questa
sezione. Prima di tutto vengono caratterizzati e poi vengono riassunti sintomi e misure di controllo.
Gli acari tarsonemidi e i tarsonemi
del ciclamino vivono e si alimentano
di molte piante, fra cui la cannabis.
Migrano verso le foglie più basse e
infestano rapidamente le piante. I
sintomi possono essere facilmente
confusi con una carenza di azoto.
Non fanno ragnatele.
Minaccia per la coltura: da bassa
ad alta
Individuare gli acari tarsonemidi: Gli acari adulti aggressivi sono
microscopici, lunghi circa 0,1 mm e
hanno otto zampe. Le larve hanno
sei zampe e sono affamati alla schiusa delle uova. Hanno una dimensione di meno della metà del ragno
rosso. Le ninfe dal corpo morbido
si muovono rapidamente. Il colore è
Questa foglia mostra segni di grave infestazione di ruggine della canapa.
bianco semitrasparente, giallognolo
e di altri toni di colore. Gli acari tarsonemidi si riproducono in modo
più prolifico a temperature comprese fra i 21,1ºC e i 26,7ºC. Le lunghe
uova (0,08 mm) hanno una serie di
circa 30 protuberanze biancastre,
forma ovale con una superficie circolare fuoriuscente e si attaccano
con forza alle foglie. L’adulto ha una
fascia dorsale scura. Ogni femmina
può produrre da 40 a 50 uova in
tutta la vita. Si schiudono in due-tre
giorni, con fame. Dopo aver mangiato due-tre giorni, iniziano la fase di
pupa per diventare adulte.
Individuare i tarsonemi del ciclamino: Lunghi meno di 0,2 mm, questi acari dall’aspetto ceroso hanno
quattro coppie di zampe e sono
incolori, verdi o brunastri. I tarsonemi del ciclamino hanno molte
caratteristiche in comune con gli
acari tarsonemidi. I tarsonemi del
ciclamino maschio hanno un artiglio molto forte alla fine di ogni
quarta zampa.
Questi acari evitano la luce e preferiscono le temperature molto umide
e fresche (15,6ºC). Si nascondono
nelle cime, sotto le foglie e in altre
aree protette del fogliame. Le uova
sono lisce e si schiudono in circa
11 giorni se deposte in luoghi bui
e umidi.
Danni: Gli acari secernono un
regolatore della crescita della pianta o tossina, quando si alimentano.
E alcuni acari possono causare
numerosi danni in poco tempo! I
danni derivanti dall’alimentazione
degli stessi deformano e distorcono le giovani cime e foglie. Le
punte delle foglie possono arricciarsi e intere foglie possono ripiegarsi, incresparsi, accartocciarsi,
diventare friabili ed essere sfregiate. Gli internodi si accorciano, le
punte in crescita non si sviluppano
abbastanza e la crescita generale
è sottosviluppata. Le nuove parti
possono annerire e morire. I danni
sono simili a quelli degli erbicidi e
possono anche essere confusi con
malattie virali, carenze di micronutrienti o ferite da erbicidi.
I danni possono fare la loro comparsa settimane dopo che gli acari sono
stati controllati. I danni di solito non
vengono rilevati finché non arrivano
a un certo punto. Le foglie danneggiate non si riprenderanno. Ci vorrà
un microscopio per rilevare gli acari,
perché una lente d’ingrandimento
tradizionale non è sufficientemente
potente per vederli.
Causa: Gli acari microscopici o
microacari riescono a coprire brevi
distanze e sono dispersi per lunghe
distanze dal vento o attaccandosi
agli esseri umani, agli utensili o a
insetti alati (afidi, mosche bianche,
ecc.) e facendosi dare un passaggio. Gli acari maschio traportano
le uova sulle foglie nuove. Migrano
sulla cannabis da molte piante, per
esempio ma non esclusivamente,
da piante domestiche, violetta africana, ciclamino, begonia, bocca di
leone, impatiens, margherita ger-
22
Questi microscopici acari della ruggine della canapa (Aculops cannabicola)
hanno infestato le piante di Cannabis in una serra ben protetta dell’Università
dell’Indiana.
bera, fucsia, margherita, azalea,
edera, camelia, gelsomino, lantana, calendula, uva e ortaggi ospite,
come barbabietola, fagiolo, cetriolo, melanzana, peperone, patata e
pomodoro. Gli acari sono diffusi
anche come parassiti nelle serre di
alcune colture.
Prevenzione: I tarsonemi del ciclamino non sopportano le temperature al di sopra dei 33,3ºC, ma il
ragnetto sì. Se si riduce l’umidità
al 30%, non riescono a svilupparsi
diventando adulti, ma le condizioni
nella maggior parte delle colture
sono perfette perché i ragnetti proliferino. Non permettete agli acari
tarsonemidi di entrare nella stanza
di coltura o nella serra. È più difficile
fare prevenzione con questi acari e
si moltiplicano con il caldo. Utilizzate
substrati certificati senza pesticidi.
Tenete l’area di coltura ben pulita. Indossate indumenti e calzature
pulite nella stanza di coltura e nella
serra. Non mettete piante ornamentali o alimentari che attirano i
tarsonemi del ciclamino e gli acari
tarsonemidi.
È importante eliminare gli acari tarsonemidi prima della fioritura perché le piante non riescono a riprendersi se entrano in fioritura con
danni provocati dagli stessi.
Controllo biologico: Alcuni acari
predatori locali controllano alcune aree in modo efficiente. Due
nemici naturali, Euseius stipulatus e
Typhlodromus ovalis, vengono attualmente valutati come agenti biologici
per controllare questi acari.
L’Amblyseius californicus mangia i
ragnetti rossi e gli acari tarsonemidi Polyphagotarsonemus latus. Se
non c’è alimento per i predatori, se
ne vanno o muoiono. L’Amblyseius
californicus può anche mangiare polline per rimanere in vita.
Fragola (Ricinus communis L.) e
margaritas (genebra) sono alcuni
degli alimenti con polline.
Spray: Gli acari tarsonemidi e i
tarsonemi del ciclamino non sono
suscettibili ad alcuni composti di
dinitrofenolo e piretroidi sintetici. Immergere completamente le
piante in un bagno acaricida è
estremamente efficace per trattare le piccole piante. Fenbutatin,
diazinone e dicofol (Kelthane)
sono sostanze chimiche molto
forti che sconsiglio, ma che si
sono dimostrate efficaci per controllare gli acari.
Ruggine della canapa
Minaccia per la coltura: da bassa
ad alta
Nomi: ruggine della canapa, acari
Fra le specie di ruggine della canapa che attaccano figurano: Aculops
cannabicola
Individuare: La ruggine della
canapa non è conosciuta, ma
questo spaventoso parassita sta
diventando sempre più famoso
perché è difficilissimo da tenere sotto controllo. Gli acari sono
molto piccoli, lunghi solo 0,2 mm
e hanno solo due paia di zampe
attaccate al corpicino color beige
pallido. Anche se la ruggine della
canapa è praticamente impossibile da vedere a occhio nudo, la
si può distinguere da altri acari
distruttivi perché non lascia
ragnatele. A 27ºC, la ruggine della
Questa fotografia di Karl Hilling li ritrae sul peziolo di una foglia largo circa 2 mm.
canapa raggiunge un ciclo di vita
di 30 giorni.
Danni: Si alimenta di tutti i tipi di
pianta di cannabis. Vive e si alimenta soprattutto di foglie, pezioli
e meristemi. I danni dovuti a questo si evidenziano nell’arricciarsi
delle foglie sulle punte, seguito
da clorosi e necrosi. Le foglie e i
pezioli diventano fragili. Le infestazioni fanno diventare le foglie
di colore beige a causa dei corpi
di questi acari! Questi acari si alimentano di stigmi femmina, rendendoli sterili. Consumano anche
ghiandole di resina che possono
ridurre notevolmente la produzione di resina. La ruggine della
canapa si alimenta delle piante
di cannabis finché l’ospite non è
morto. Questi acari si riuniscono
nella parte superiore della pianta
quando muore. La ruggine della
canapa trasmette anche virus.
Causa: S’introduce nelle coltivazioni a causa di pratiche poco igieniche, di stock contaminati e anche
per sfortuna. Gli acari della ruggine della canapa si nascondono
sulle piante indoor e in serra. Si
ritiene svernino su semi contaminati indoor e outdoor. I minuscoli acari si diffondono facilmente
alle piante circostanti attraverso le
gocce d’acqua. Anche il vento può
trasportarli molto lontano.
Prevenzione: Tenete pulita e disinfettata l’area di coltura. Introducete
solo stock privo di parassiti nella coltivazione. Disinfettate i semi. Tenete
la coltura a una temperatura inferiore ai 21ºC e un’umidità del 50% per
rallentare il processo riproduttivo.
Eliminate le foglie e le piante fortemente danneggiate dalla coltura.
Controllo biologico: La muffa
Hirsutella thompsonii è un patogeno
degli acari della ruggine della canapa,
ma non l’ho mai trovato in commercio.
Spray: Gli acaricidi e gli spray
allo zolfo sono piuttosto efficaci.
Assicuratevi di nebulizzare sulle
foglie completamente.
Questo brano è tratto dal capitolo 24, “Diseases & Pests” della Cannabis Encyclopedia (596 pagine, oltre 2.000 immagini a colori, formato A4) di Jorge Cervantes, disponibile ovunque in inglese.
L’edizione spagnola sarà disponibile a gennaio 2017. Per maggiori informazioni, visitate il sito di Jorge, www.marijuanagrowing.com.
24
BANCHE DEI SEMI
INDUSTRIAL PLANT
DIMENTICHERAI CHE IL TEMPO PASSA
Bud enormi, densi e appiccicosi, ricchi di resina, un periodo di fioritura
relativamente breve e una dimensione media rendono questa varietà
una delle preferite dei coltivatori che operano in interno, per la sua
resa abbondante e di qualità. TricomaTeam ([email protected])
Anche questa volta la banca Dinafem non delude, grazie
a un altro fantastico incrocio derivante da una Afghani
e una Thai: pianta di dimensione media, estremamente
facile da coltivare, con distanza internodale contenuta,
pochi rami e stelo centrale pronunciato. Durante la
formazione dei fiori, la sua grandezza si raddoppia,
andando così ad aumentare ulteriormente lo spazio
libero fra rami laterali e stelo centrale. È stata
selezionata espressamente per coltivazioni all’intero
con illuminazione artificiale e produce una resa
abbondante dopo una fioritura estremamente breve.
Il rapporto Sativa/Indica è di 50/50. Almeno due o
tre fenotipi diversi possono distinguersi in una stessa
coltura, con nette differenze in termini di colore,
quantità di pistilli e odore, nonché nella colorazione
finale dell’erba dopo l’essiccazione. I tratti dell’Indica
sono visibili tanto nella grande quantità di palline
dense di resina che si formano lungo tutti i rami,
quanto nello straordinario bud centrale. Il suo gusto
ed i suoi effetti sono abbastanza simili a quelli di
un’Afghani, ma gran parte delle influenze derivano
dalla sua genitrice Thai. Fresca e dolce al palato, si
distingue per il gusto di limone e spezie. L’effetto
è equilibrato fra mente e corpo, senza alcuna
prevalenza di questi due universi. È pertanto ideale
per il rilassamento.
È anche fra le varietà più rapide e produttive presenti
sul mercato. All’interno impiega solo dalle sette
alle otto settimane per giungere a maturazione.
All’esterno può essere raccolta dalla fine di settembre
all’inizio di ottobre. La resa all’interno è di circa 625
g/m2, mentre all’esterno supera un chilo per pianta,
in condizioni ottimali. Il basso rapporto foglie-bud
facilita la potatura e riduce il tempo impiegato
nella cura della pianta, rispetto ad altre varietà che
richiedono maggiore attenzione.
Industrial Plant è particolarmente adatta ai
cannabicoltori commerciali, che puntano a rese
elevate, senza però sacrificare la qualità. L’unico
problema sta nel fatto che è piuttosto sensibile
alla botrite. In un ambiente particolarmente umido
può essere attaccata dai funghi, data la grande
dimensione dei bud e la sua bassa resistenza a simili
attacchi. In ambienti esterni, per evitare problemi
ed ottenere i migliori risultati, si raccomanda di
coltivarla in climi temperati o caldi.
Coltivazione
Come tutte le altre piante Dinafem finora da noi
degustate, tutti i semi di Industrial Plant da noi
germinati hanno germogliato entro uno o due
giorni senza problemi. La crescita di questa varietà
è uniforme e la quantità di rami secondari e di bud
nuovi è costante. Non richiede una grande quantità
di nutrienti, né nella fase vegetativa, né durante la
fioritura; è una pianta piuttosto forte e robusta. Data
la brevità del periodo di fioritura, bisogna evitare
l’insorgenza di qualsiasi tipo di problema giacché
non si avrà il tempo sufficiente per rimediarvi.
Alla comparsa della prima radice, la pianta dev’essere
trapiantata in un sostrato di terriccio. Entro un breve
lasso di tempo, dopo la crescita in vasi di poco
meno di un litro, è opportuno travasarla in vasi di
maggiore capienza, almeno di sette litri. I vasi finali
in cui abbiamo coltivato questa varietà avevano una
capacità di 18 litri, con differenze significative nel
peso finale di ciascun esemplare.
Nelle prime due settimane della sua fase vegetativa,
è necessario procedere a due applicazioni successive
di stimolatore di radici. Nelle due o tre settimane
successive, si dovrà applicare, per una o due volte,
uno stimolatore della crescita. Per contro, se il
sostrato di terriccio usato è abbastanza ricco di
nutrienti, la pianta non avrà bisogno di ulteriori
nutrimenti.
Dopo poco meno di un mese, previo taglio di un
certo numero di talee finalizzate alla selezione di
una madre, abbiamo provocato la fioritura delle
piante. I cloni ricavati dai vari semi di Industrial Plant
hanno radicato rapidamente, senza peraltro perdere
Un bud ricco di resina.
vigore. Si tenga presente che se si prelevano talee,
le stesse sono generalmente idonee, ma la quantità
di cloni che una madre Industrial Plant è in grado di
produrre è solitamente inferiore rispetto a quella di
altre varietà.
possiamo dire che la spuntatura dei fiori si è rivelata
fra le più facili. Abbiamo individuato diversi fenotipi,
all’interno dei quali, tutti gli esemplari erano omogenei,
di conseguenza, non abbiamo potuto orientare la nostra
scelta su una madre specifica.
Variando il fotoperiodo,la pianta smette immediatamente
di crescere e la distanza internodale si accorcia. Presto
saranno visibili i primi pistilli, che aumenteranno in
numero e dimensione. Una piccola dose di stimolatore di
fioritura, applicato circa a metà di questa fase, aumenterà
la produzione e quantità di tricomi. Dopo alcune
La resa rappresenta la caratteristica più importante
di questa pianta, con esemplari di peso minimo pari
a 25 g, cresciuti in vasi da sette litri, fino ad arrivare
ad 80 g in vasi da diciotto litri.
Dopo le operazioni di essiccatura e pesatura, non
resta che degustare l’erba. La pianta presenta un
aroma e gusto leggeri con retrogusto agrumato
e note speziate che ricordano l’hashish. La
grande quantità di tricomi che ricoprono i bud
rendono questa pianta particolarmente adatta
a produrre ogni tipo di estratto. L’effetto non
è troppo forte, ma piacevole e abbastanza
durevole; produce anche un gradevole senso di
rilassamento cerebrale e corporale ed è quindi
perfetta per alleviare corpo e mente.
A metà della fioritura.
settimane i bud saranno durissimi e coperti di cristalli di
THC scintillanti. Nel nostro caso, alla maturazione dei fiori,
li abbiamo potati e trasportati nella zona di essicazione.
La rimozione dei sali, effettuata dodici o quindici giorni
prima della raccolta, permetterà di ottenere un’erba
dal gusto e colore altamente apprezzabili. A memoria
Un bud laterale.
Cogollo lateral
QUIZ
SOFT SECRETS
GROW
QUIZ
Di Stoney Tark,
illustrazioni di Jim Stewart
25
7) Quali sono i due nomi con cui viene
chiamato comunemente il fungo Botrite?
14) Durante la fase vegetativa, qual è l’umidità
relativa corretta della stanza di coltura?
A.
B.
C.
D.
A.
B.
C.
D.
Oidio e bruciatura delle punte
Muffa grigia e imputridimento delle cime
Afidi e muffa
Muffa e tripidi
8) Un coltivatore può unire nutrienti
organici diversi in un sistema
idroponico?
15) Qual è il nome del fungo bianco
polveroso che cresce sulle foglie?
A. Sì, continuando a pulire i tubi bloccati
B. No, poiché la dimensione dei minerali chelati
non è adatta alle piante in acquacoltura
C. Forse, dato che la radice delle piante
assorbirà comunque i nutrienti
D. Sì, ma i nutrienti idroponici vanno
mischiati controllando l’EC
A.
B.
C.
D.
2) La potatura ad aria porterà le radici a:
9) Se avete una pompa ad aria
compressa e create batteri, che tipo
di batteri state producendo?
A.
B.
C.
D.
A.
B.
C.
D.
A.
B.
C.
D.
1) Come si chiama la tecnica che utilizza
un filtro attraverso cui crescono le
piante?
A.
B.
C.
D.
SOG
LST
SCROG
THC
Morire
Creare nuove radici
Clonare le radici
Rendere più stabili le radici
3) Cosa significa LST?
A.
B.
C.
D.
Level Strain Tactic
Low Stress Technique
Long Stem Trimming
Large Sativa Terpenes
4) È possibile prendere cloni dalle
piante autofiorenti?
A.
B.
C.
D.
Sì, assolutamente
No, perché non staranno in fase vegetativa
No, per le dimensioni troppo limitate
Sì, ma solo indoor
5) Come viene chiamata la pianta utilizzata
come fonte dei cloni?
A.
B.
C.
D.
Pianta padre
Pianta rivegetata
Pianta madre
Clone F1
6) Durante la fioritura, quale dovrebbe
essere l’umidità relativa nella stanza di
coltura?
A.
B.
C.
D.
30%-40%
10%-20%
90-100%
Al di sotto del 10%
Aerobici
Anaerobici
Compost di tè
Estratto ad acqua fredda
10) Quando si prendono cloni, a che
temperatura dovrebbe essere il
propagatore una volta che i cloni vi
sono contenuti?
A.
B.
C.
D.
10 gradi centigradi
29 gradi centigradi
24 gradi centigradi
18 gradi centigradi
11) Quando essiccate la cannabis, quale
dovrebbe essere l’umidità relativa della
stanza di essiccatura?
A.
B.
C.
D.
50%
75%
30%
0%
12) Come viene chiamato l’ormone
responsabile della dominanza apicale?
A.
B.
C.
D.
Auxina
Gibberellina
Etilene
Tiamina
13) Perché è consigliabile riparare i nutrienti
dalla luce diretta?
A.
B.
C.
D.
Per evitare che si formino alghe sulla superficie
Per non far entrare gli insetti
Per accelerare il rilascio alle radici delle piante
Perché le radici muoiono sotto la luce
Meno del 15%
70%
Più del 90%
30%-50%
Imputridimento delle cime
Oidio
Infestazione da acari
Muffa bianca
16) Cosa significa O.G. quando si parla
di O.G. Kush?
Original Gangsta
Ocean Grown
Original Government
Official Genetic
17) Cosa significa GPW?
A.
B.
C.
D.
Give Plants Water
Give Phosphorus Weekly
Grown Pharmaceutical Weed
Gram per Watt
18) Cosa decompone la luce diretta
del sole in una cima di Cannabis
essiccata?
A.
B.
C.
D.
THCV
CBD
THC
Nulla
19) Quando si coltiva Cannabis, cosa
significa Photo Tropical?
A. Che la si può coltivare solo in
condizioni tropicali
B. Che la pianta cambierà a seconda del
ciclo di luce
C. Che ha genetica Ruderalis
D. Che la pianta può essere coltivata sia
indoor sia outdoor
20) Il termine CBD è l’acronimo di:
A.
B.
C.
D.
Tetraidrocannabinolo
Cannabidiolo
Decarbossilato
Rosin Tech
Controlla le risposte a pagina 78!
NUOVO
SITO WEB
SoftSecretsItalia
27
Arrivano centinaia di domande e alcune si ripetono più
delle altre. Ecco alcune delle domande più frequenti. Le FAQ
sono importanti perché riguardano gli aspetti centrali della
coltivazione. Godetevi la vostra coltura!
ȩ&RPHVLSUHSDUDXQDFROWXUD"
ȩ4XDOªLOIDWWRUHSL»LPSRUWDQWHSHUFROWLYDUHGHOOȢHUED
IDYRORVD"/DWHUUDODWHPSHUDWXUDLQXWULHQWLRDOWUR"
ȩ/HSLDQWHSLDQWLFHOOHVLVWDQQRDOOXQJDQGRFRVDIDUH"
ȩ&RPHVLIRU]DODILRULWXUD"
ȩ4XDOLOXFLDQGUHEEHURXVDWH"
ȩŠPHJOLRSL»IDFLOHFROWLYDUHLQDFTXDFROWXUDRLQWHUUD"
ȩ&RPHVLFDSLVFHVHOHSLDQWHVRQRPDWXUH"
ȩ/D&2IXQ]LRQD"&RPHVLXVD"
ȩ/HIRJOLHLQIHULRULVWDQQRLQJLDOOHQGRFRVDIDUH"
ȩ&RPHVLULGXFHDOPLQLPROȢRGRUHLQGLFDWLYRSURGRWWR
GDOOHSLDQWH"
ȩ&RPHVLFRQWUROODOȢDVFRPLFHWR"
Vorrei alcuni suggerimenti per coltivare. Non ne so nulla. Cosa
GHYRIDUH"
M., Carteret, New Jersey
PRIMA DI PROGETTARE una coltura o di acquistare attrezzatura,
dovresti leggere almeno un libro sulla coltivazione di marijuana.
Ci sono vari libri di ottima qualità scritti da autori diversi. Anche
se le tecniche descritte nei libri sono un po’ diverse, potranno
tutte aumentare le tue probabilità di successo.
Piuttosto di cercare di avviare una coltivazione utilizzando
una tecnica fatta di tentativi, che spesso porta all’acquisto
di attrezzatura cara e superflua per poi fallire, la prima volta
usa l’esperienza di altri per creare una coltura produttiva. Le
informazioni sono l’attrezzatura più economica e più efficace
che tu possa acquistare. Pensale come a un software per la tua
coltivazione. Anche con attrezzatura del valore di migliaia di
dollari, la coltura non può essere gestita bene senza sapere
come farlo.
Oltre a ciò, ci sono molti video e canali video che offrono
dimostrazioni di tecniche e metodi di coltura diversi.
Puoi anche seguire dei corsi direttamente alla Università
Oaksterdam di Oakland, in California. Le lezioni vanno dai seminari
che durano un fine settimana ai corsi intensivi da 14 settimane.
Io ti consiglio Marijuana Growers Handbook. Ti aiuterà a ottenere
una coltura di successo già al primo tentativo.
48$/Š,/)$7725(3,›,03257$17(3(5&2/7,9$5(
'(//Ȣ(5%$)$92/26$"/$7(55$/$7(03(5$785$,
1875,(17,2$/752"
BUD LOVER, Internet
IL FATTORE PIÙ IMPORTANTE a incidere sulla qualità dell’erba
che stai coltivando è la genetica della pianta. A prescindere da
quanto una pianta sia coltivata bene, può raggiungere solo il
8VDXQPDQXDOHGLLVWUX]LRQLSHUDLXWDUWLDOOȢLQL]LR7LVXJJHULVFR0DULMXDQD*URZHUV+DQGERRN
suo potenziale genetico. Il modo più economico per migliorare
la propria coltura è quello di trovare varietà migliori.
Le condizioni ambientali valorizzano il potenziale della
vostra coltura, o meglio, le piante non riescono a raggiungere
il loro pieno potenziale se le loro esigenze di base non
vengono soddisfatte. La luce, i nutrienti nell’acqua, la CO2 e
la temperatura sono i fattori limitanti.
/HSLDQWHSLDQWLFHOOHVLVWDQQRDOOXQJDQGRFRVDIDUH"
Le piante sono troppo grandi per la serra e devono essere
potate e snellite.
LE PIANTE soffrono per insufficienza di luce. Si tratta di un
problema diffuso. Le pianticelle si allungano verso la luce
per cercare un’intensità luminosa superiore. La soluzione è
quella di fornire luce più chiara.
&RPHVLIRU]DODILRULWXUD"
LA MARIJUANA VIENE DEFINITA una pianta a giornata
breve perché fiorisce dopo un ciclo di lunghe notti (buio):
la pianta misura il numero di ore di buio ininterrotto ogni
notte, mediante un ormone chiamato fitocromo. Durante il
giorno, la presenza della luce rossa mantiene il fitocromo in
28
L’allungamento delle pianticelle è sintomo d’intensità luminosa insufficiente. Supportate le pianticelle utilizzando dei paletti da spiedino e somministrate più luce.
forma attiva, che previene la fioritura. Al buio, il fitocromo
torna gradatamente alla sua forma inattiva, consentendo la
fioritura. Quando l’ormone si accumula a un certo livello, il
che avviene quando il periodo di buio è sufficientemente
lungo, la pianta fiorisce.
Quando il coltivatore crea questo periodo critico di 12 ore di
buio ininterrotto in ogni ciclo di 24 ore, sta “forzando la fioritura”.
Quando si mantiene il regime 12/12 di luce e buio, la pianta
passa rapidamente dalla crescita vegetativa alla fioritura. I
primi fiori compaiono 5-10 giorni dopo la forzatura.
4XDOLOXFLDQGUHEEHURXVDWH"
La tecnologia luminosa sta evolvendo rapidamente.
Da 30 anni a questa parte, le fonti al sodio ad alta
pressione single-ended sono le più usate. Ciononostante,
adesso esistono altri tipi di luci sul mercato. In base ad
alcuni esperimenti e resoconti di coltivatori, le fonti HPS
double-ended sono più efficaci, in quanto emettono più
luce utilizzabile rispetto alle single-ended. Sulla base
dell’emissione di luce e dei test di coltura, la resa sembra
aumentare del 20-30%.
Le moderne luci LED aumentano il tasso di crescita rispetto alle
fonti HPS concentrando la luce sul canopo della coltivazione
e fornendo solo uno spettro di luce che le piante possono
utilizzare.
Le fonti LED attualmente sono le più efficaci per la coltura
indoor. Il motivo è che producono uno spettro luminoso
ristretto, quindi solo lo spettro utilizzato dalle piante può
essere prodotto, risparmiando energia. Allo stesso tempo, le
luci vengono diffuse in modo più uniforme sulla coltivazione
e c’è una gamma inferiore di aree di luce calda e fredda e
dato che le fonti sono posizionate in prossimità della punta
del canopo, non fuoriesce molta luce dalla coltura. Può essere
un problema per le fonti HPS nelle colture con passaggi o
spazi fra le piante. Alcune fonti LED nuove producono anche
luce con uno spettro più ampio, producendo uno spettro utile
alla pianta che non viene emesso da altre fonti.
ŠPHJOLRSL»IDFLOHFROWLYDUHLQDFTXDFROWXUDRLQWHUUD"
I substrati di coltura in generale sono più clementi se si fanno
errori come l’eccessiva fertilizzazione e un pH sbagliato dell’acqua.
Se segui le istruzioni, tieni in considerazione le condizioni delle
piante e preferisci un sistema che favorisce una crescita rapida,
prova l’acquacoltura.
Sta a te la scelta. Fai quello che ritieni più adatto. Una
coltivazione non dovrebbe diventare fonte di stress. Non c’è
un modo giusto o sbagliato, a condizione che le piante siano
sane e rigogliose.
La marijuana ha bisogno di un lungo periodo di buio per
fiorire. Questa tenda per la privazione di luce viene usata
quotidianamente per limitare la luce a 12 ore.
C
www.dinafem.org
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Di
Dist
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Contattaci su
[email protected]!
30
,SLOXFFKLELDQFKLJOLVWLJPLIDQQRSDUWHGHOILRUHIHPPLQLOH
&RPHVLFDSLVFHVHOHSLDQWHVRQRPDWXUH"
LE PIANTE VARIANO A SECONDA DI quanto tempo ci
mettono a maturare sulla base della varietà e delle
condizioni. La maturazione è visibile quando gli ovari
si abbassano e si gonfiano man mano che si riempiono
,ILRULPDVFKLRVHPEUDQRSLFFROHSDOOLQHILQFK«QRQVLDSURQRULYHODQGRXQILRUHDSHWDOL
di THC. I pilucchi bianchi chiamati stigmi seccano e
cambiano colore, le punte dei tricomi, dove si producono
e s’immagazzinano i cannabinoidi, si riempiono di
resina, tendendo la membrana. La resina di colore
chiaro comincia a diventare di colore latteo o ambrato.
Allo stesso tempo, l’intensità dell’odore aumenta
notevolmente. Le piante sono mature. È giunto il
momento del raccolto.
/D&2IXQ]LRQD"&RPHVLXVD"
La CO2 (ANIDRIDE CARBONICA) è un gas inerte composto
di carbonio e ossigeno. In un processo chiamato fotosintesi,
le piante usano energia luminosa per suddividere l’acqua
nei due elementi che la compongono: ossigeno e idrogeno.
L’ossigeno, sotto forma di gas, viene rilasciato nell’atmosfera.
L’idrogeno si lega con la CO2, per produrre zucchero. Lo zucchero
viene usato dalla pianta per alimentare il metabolismo, ossia
il processo vitale. L’eccedenza si lega con altri elementi, come
materia prima per la crescita.
L’aria contiene circa 400 parti per milione (ppm) di CO2. Ciononostante,
sotto l’intensa luce delle stanze di coltivazione, le piante possono usare
la CO2 a un ritmo più rapido e crescere molto più velocemente quando
l’aria viene arricchita con la stessa, che arriva a circa 1.500 ppm.
Il tasso di crescita aumenta in proporzione alla presenza di CO2. Ci
sono due modi per somministrare CO2 alla coltivazione: mediante un
generatore che brucia propano o gas naturale, producendo calore e
vapore acqueo o usando un serbatoio di CO2. I sensori che regolano
le ppm di CO2 nell’aria controllano entrambi.
/HIRJOLHLQIHULRULVWDQQRLQJLDOOHQGRFRVDIDUH"
Primo piano di una cima con stigmi e tricomi.
La cosa più probabile è che le piante soffrano per la carenza
31
, VHUEDWRL GL &2 FRQ VHQVRUH IRUQLVFRQR IDFLOPHQWH JDV R
DUULFFKLVFRQROȢDULD6LSX´XVDUHDQFKHXQJHQHUDWRUHGL&2
di azoto (N). è la carenza più diffusa che si riscontra nella
coltivazione di marijuana.
Per costruire i tessuti, le piante usano N. Quando c’è una carenza, la
pianta passa l’azoto dalle parti vecchie alle nuove parti. La soluzione
è quella di aggiungere un fertilizzante ad alto contenuto di N.
Nitrogeno, fosforo e potassio sono sempre elencati sulle
confezioni dei fertilizzanti nello stesso ordine, sotto la
dicitura N-P-K.
Le foglie ingiallite che si presentano alla fine della fioritura non sono
un problema da risolvere. Per far maturare le cime, la pianta usa l’azoto.
Come si riduce al minimo l’odore indicativo prodotto dalle
SLDQWH"
Ci sono vari modi per eliminare l’odore in una coltivazione.
Il metodo più facile è quello di usare un filtro al carbonio.
Lo si può mettere nella coltura per pulire l’aria circolante.
I generatori di ioni negativi e i generatori di ozono fanno
precipitare le molecole dell’odore, lasciando l’aria fresca.
Ciononostante, neutralizzano anche gli odori nelle piante,
quindi non andrebbero usati nella stanza di coltura, ma
nelle stanze adiacenti o nel sistema di sfiato per pulire
l’aria in uscita.
Le spore di ascomiceto sono ovunque e si godono le condizioni nelle colture di marijuana. Sembrano un rivestimento bianco polveroso
sulle foglie.
cucchiaio di bicarbonato in un litro d’acqua. Mescolare
e nebulizzare.
ȩ3UHSDUDUHXQRVSUD\DOOHHUEHLPPHUJHQGRFXFFKLDLR
di origano e 1 cucchiaio di chiodi di garofano macinati
a 28 grammi di alcol. Lasciare in immersione alcune
ore. Aggiungere acqua fino a un litro e aggiungere un
pizzico di polvere di lecitina essiccata o una goccia
di detergente. Mescolare o scuotere. Lasciare in
&RPHVLFRQWUROODOȢDVFRPLFHWR"
L’ascomiceto è endemico nelle coltivazioni di marijuana.
Sembra zucchero finemente semolato sulle foglie. Come
misura preventiva, gli spray fungicidi e i fungicidi biologici
permettono alle muffe di non germinare e attaccare il
tessuto delle piante.
Anche se non è patogeno, le cime infette non possono
essere utilizzate. La maggior parte dei metodi utilizzati per
concentrare la cannabis non lo eliminano.
Ecco alcuni modi per controllare le piante e vedere se sono
già infette:
ȩ3UHSDUDWHXQRVSUD\DOGLODWWHHELFDUERQDWRGL
sodio. La ricetta: aggiungere 85 grammi di latte e 1
L’ascomiceto ha infettato la pianta.
immersione altre ore. Filtrare e nebulizzare.
ȩ8VDUHXQIXQJLFLGDDOOHHUEH
ȩ8VDUHXQIXQJLFLGDELRORJLFRFRPH6HUHQDGHpFKH
usa s. subtilis, un batterio che si alimenta di muffa,
come principio attivo. Un problema nel suo utilizzo
è che aumenta la conta batterica, il che lo rende
inammissibile in alcuni dispensari, anche se l’ingestione
non è pericolosa.
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t7BSJFUJFTGSPNUIFNPTUSFTQFDUFEHVJEF
t
t&TTFOUJBMJOGPSNBUJPOGPSDPOTVNFSTBOEHSPXFST
t
t4UVOOJOHQIPUPTUIBUCSJOHZPVSJHIUJOUPUIFHBSEFO
t
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BANCA DEI SEMI
33
American Beauty
Alcuni anni fa una banca dei semi dell’Oregon nota in tutto il mondo, TGA
Subcool, immetteva sul mercato uno dei suoi gioielli, che presto molti avrebDr. Underground
bero conosciuto con il nome di Plushberry.
Plushberry 22 S1 = American Beauty
Dall’ottica di TGA si trattava di un
lavoro di selezione molto interessante ed avvincente in quanto
una delle genitrici, la famosa Black
Cherry Soda, esisteva solo sotto
forma di clone. Inoltre questa
linea era fra le prime a presentare
caratteristiche variabili da Berry a
Kush. L’origine di questa talea non
è perfettamente nota. Secondo
alcuni si tratta di una variante
di Purple Kush, altri dicono che
sia imparentata con Bubba Kush:
logicamente anche questa ipotesi
è plausibile poiché si potrebbe
trattare di una variante della celebrata Purple Kush. Black Cherry
Soda è famosa negli USA per il suo
uso in ambiente sanitario e per la
sua potenza.
Tornando a Plushberry, il lavoro
di selezione consisteva nel creare
un incrocio fra una talea del tipo
summenzionato, un vero fenomeno noto come Space Queen.
A partire da questa base genetica, ottenuta incrociando diverse varietà di chiara fama come
Romulan e Cinderella 99, il risultato non poteva che
essere straordinario. Romulan è
in buona parte di
origine indica; la
sua genetica esatta è però incerta e sono state
avanzate svariate
teorie per poterne ricostruire la
provenienza. Per
contro, la provenienza
della
C99 è un po’ più
certa. Secondo la
leggenda si tratta
di una femmina
eccezionale, selezionata da semi
prelevati a loro
volta da un bud di
Jack Herer, a cui
fu dato il nome
di Princess. Dopo
Macro di Black Cherry Soda
averla fecondata
con un ibrido di Shiva Skunk x Jack
Herer, Princess fu poi impollinata, per 3 generazioni consecutive,
con maschi di propria discendenza; pertanto la sua progenie è al
99% di genetica Princess, di qui il
nome “Cinderella 99”.
scorta (alcuni pacchetti acquistati
a suo tempo dall’unico grow shop
che vendesse i semi di questo produttore in Spagna). Cominciammo
così a lavorare a questo progetto,
che culminò con la creazione di
American Beauty.
Princess x ( Shiva Skunk x Jack
Herer ) = Princess 50% = P50
Princess x P50 = Princess 75 % = P75
Princess x P75 = Princess 88 % = P88
Princess x P88 = Princess 99 % =
Cinderella 99
Alcuni anni dopo il nostro partner della comunità cannabis TGA
smise di produrre Plushberry
rimuovendola dal suo catalogo.
Questa mossa colse di sorpresa
molti consumatori – basti leggere
le critiche positive su questa genetica nei vari forum web: alcuni
persino indicano Plushberry come
varietà preferita, in un catalogo
all’epoca di soli 20 varietà o giù di
lì. Questa notizia colse alla sprovvista anche noi. Fortunatamente,
però, avevamo ancora un po’ di
Prima di tutto, germinammo tutti
i semi che avevamo a disposizione, oltre ad alcuni esemplari di
Plushberry x Plushberry, prodotti
alcuni anni prima dal nostro amico
Nacho, con un maschio molto resinoso (alcune foto di questo maschio
eccezionale sono riprodotte nell’International Cannagraphic Magazine).
Fra le piante ottenute dalla germinazione, selezionammo poi alcune
madri ma, per le ulteriori fasi del
nostro progetto, la scelta cadde infine sulla numero 22. La quantità di
resina prodotta dalla pianta fu eccezionale, altrettanto fu il suo aroma
con note di Cherry e Kush.
Andiamo fieri della presenza di
questa varietà nel nostro catalo-
34
TGA Subcool’s Plushberry
go. È una pianta davvero eccellente, con abbondante resina che
fuoriesce dalla pagina inferiore
aroma più forte e penetrante, i
calici sono talmente grandi da
sembrare fecondati. Durante la
American Beauty, “green hay”
NELLA PROGENIE ABBIAMO
POTUTO RISCONTRARE ALCUNI
ESEMPLARI DI GROSSO CALIBRO
E AD ALTO RENDIMENTO.
delle foglie e tonalità cangianti
dal rosso vivo al rosso scuro. Il
“fieno” verde che cresce ha un
crescita la pianta forma torrette
a forma di coda di volpe e la fioritura non supera le 9 settimane.
Nella progenie abbiamo potuto
riscontrare alcuni esemplari di
grosso calibro e ad alto rendimento. Se si tiene anche presente che è possibile coltivare i
propri ibridi a partire da questa
genetica di base, non possiamo
che raccomandare vivamente di
provarla: ciò vale tanto per i
coltivatori che non abbiano mai
avuto l’opportunità di coltivare
la versione regolare quanto per
quelli che, dopo averla provata
la prima volta, se ne sono innamorati e desiderano ora ripetere
l’esperienza.
Esprimiamo la nostra profonda gratitudine ai nostri amici di
Softsecrets per il loro aiuto. Un
forte abbraccio dal team di Dr.
Underground a tutti i coltivatori
ed amici del nostro straordinario
mondo del cannabis!
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36
SCIENZA DELLA CANNABIS
Odore e psicoattività
L’EFFETTO ENTOURAGE DELLA CANNABIS
Oltre al nostro amato THC, la resina della cannabis contiene centinaia di
molecole diverse. Negli ultimi anni si è cominciato a capire che le differenze fra gli effetti prodotti dalle diverse varietà di cannabis sono dovute
alla sinergia che si produce dalla combinazione di tutte queste molecole.
L’azione dei cannabinoidi, dei terpenoidi e dei flavonoidi presenti in ogni
pianta si unisce per generare una psicoattività esclusiva e tipica di questa
varietà. È quello che si chiama effetto entourage della cannabis.
José T. Gállego
Gli effetti psicoattivi prodotti dal consu- Il termine “effetto entourage” è stato
mo di cannabis sono dovuti soprattut- coniato nel 1998 da Shimon Bento all’azione di un cannabinoide in par- Shabat in collaborazione con Raphael
ticolare, il delta9-tetraidrocannabinolo, Mechoulam, scienziato israeliano di
più conosciuto come THC, che si lega origine bulgara, professore di chimiai recettori cannabinoidi cerebrali CB1 ca medica all’Università Ebraica di
e CB2. Ciononostante, la pianta di can- Gerusalemme e noto per aver isolato,
nabis contiene altri composti attivi del determinato la struttura e sintetizzato
THC che influiscono anche sull’effetto per la prima volta il delta-9-tetraidroglobale. Sono state isolate fino a 480
cannabinolo, il THC. Per Ben
componenti naturali diverse
Shabat e Mechoulam
nella resina della cannaera evidente che
bis e l’elenco continua
la combinazioad aumentare: 66
ne di tutte
cannabinoidi, 27
le compocomposti azotanenti della
ti, 18 aminoaciresina
di, 3 proteine,
produ6 glicoproteiceva un
ne, 2 enzimi,
effetto
34 zuccheri
mage composti
giore
legati
agli
rispetstessi,
50
to
a
idrocarburi, 7
qualsialcoli semplici,
asi com13 aldeidi, 13
ponente
Durante la fioritura si produce
chetoni, 21 acidi
isolata.
la maggior parte dei terpeni
semplici, 22 acidi
Vale a dire
della cannabis.
grassi, 12 esteri semche
l’effetto
plici, 1 lattone, 11 stegenerale prodotroidi, 120 terpeni, 25 fenoli
to dalla pianta di cannon cannabinoidi, 21 flavonoidi, 1
nabis è il risultato della
vitamina, 2 pigmenti e altri 9 elementi. combinazione degli effetti di ciascuna
delle molecole presenti nella resina.
Quando nel 1985 è stato messo in Sebbene la scienza non sappia ancora
vendita il Dronabinol, ossia il primo con esattezza come avvenga, ci sono
farmaco a base di cannabis legalizzato sempre più evidenze che confermano
per trattare gli effetti secondari della l’effetto entourage.
chemioterapia e che conteneva THC
puro, i medici hanno scoperto che la L’effetto entourage spiega perché le
maggior parte dei pazienti preferiva diverse varietà di cannabis hanno
continuare a consumare marijuana. varie proprietà medicinali ed effetti
Dicevano che gli effetti del Dronabinol psicoattivi, anche quando la conerano troppo forti e spesso sgradevoli. centrazione dei principali cannabinoidi è simile. L’effetto del THC
Con il tempo, si è notato che il con- non è modulato solo dal resto dei
sumo di THC puro tende a generare cannabinoidi, perché anche il resto
ansia in molti consumatori, mentre delle componenti contribuisce in
il cocktail di cannabinoidi, terpeni, modo sostanziale. Per esempio, si
flavonoidi e altre sostanze contenuto sa che alcuni terpeni riducono l’annella cannabis sembra agire modu- sia, incrementano il flusso sanguilando e moderando questi effetti.
gno cerebrale e l’attività corticale
del cervello, eliminano i patogeni
respiratori o hanno effetti antinfiammatori.
Vari studi scientifici
hanno dimostrato che i
terpeni presenti nella
cannabis
hanno
effetti biologici sul
consumatore, agendo come anticancerogeni, fungicidi,
antimicrobici, antivirali,
antinfiammatori o antiparassitari. Favoriscono
inoltre la penetrazione dei cannabinoidi
attraverso la pelle o la
barriera ematoencefalica.
Ci sono anche terpeni che si
legano ai recettori cannabinoidi cerebrali.
I TERPENI
I terpenoidi costituiscono il maggior
gruppo conosciuto di fitochimici e ce
ne sono da 15.000 a 20.000 diversi.
Oltre 200 terpeni diversi sono stati
isolati nella resina della cannabis. I
terpeni, e non i cannabinoidi, sono i
responsabili dell’aroma della cannabis. Non si conosce il ruolo che ha la
maggior parte degli stessi nell’effetto
globale della marijuana, ma non ci
sono dubbi sul fatto che influiscano.
Ci sono vari terpeni le cui proprietà si
conoscono meglio. I terpeni hanno lo
stesso precursore geranilpirofosfato
dei cannabinoidi. Sono abbastanza
potenti e incidono sul comportamento animale e umano, quando s’inalano dall’ambiente, anche se in concentrazione limitata.
Il contenuto relativo dei vari terpeni è
determinato per ereditarietà genetica
mentre il contenuto totale in rapporto
al peso dipende maggiormente dalle
condizioni di coltivazione. Secondo
uno studio del 2011, realizzato su
16 varietà diverse, gli undici terpeni
presenti in maggior concentrazione
sono, dal più al meno abbondante:
ſPLUFHQH žSLQHQH žWHUSLQROHQH
OLPRQHQHWUDQVſRFLPHQHſSLQHQH
žWHUSLQHQH ſFDULRILOOHQH FLQHRORžIHOODQGUHQHHŢFDUHQH
I terpeni possono costituire fra il 10%
e il 30% della resina. I più abbondanti
nella resina fresca sono i monoterpeni mircene, limonene e pinene,
anche se, essendo molto volatili, evaporano durante il processo di essiccatura e di conservazione. I sesquiterpeni come il cariofillene, essendo
meno volatili, rappresentano una
percentuale maggiore nei campioni
essiccati e soprattutto negli estratti
decarbossilati con calore.
Le conifere sono fonte di
pinene.
Terpene
Concentrazione
media
ſPLUFHQH
46,1%
žSLQHQH
14%
žWHUSLQROHQH
10,2%
Limonene
7,3%
7UDQVſ
ocimene
6,6%
ſSLQHQH
6,1%
žWHUSLQHQH
3,6%
ſFDULRILOOHQH
1,2%
1,8-Cineolo
1,1%
žIHOODQGUHQH
0,7%
ŢFDUHQH
0,6%
Concentrazione media di terpeni (come
percentuale del totale di terpeni) in 16
varietà di cannabis. Dati estratti da
Casano, S. (2011)
La pianta di cannabis sintetizza i vari
terpenoidi con obiettivi concreti. Per
esempio, i fiori hanno una maggior
quantità di terpeni con proprietà insetticide come il limonene e il pinene,
mentre le foglie basse hanno una concentrazione maggiore di sesquiterpenoidi amari che evitano che gli animali erbivori le mangino. Le proprietà
insetticide dei terpeni non sono dovute
solo alla sua azione farmacologica sugli
insetti, perché le sue proprietà fisiche
rendono la resina sufficientemente
appiccicosa per agire come trappola
per gli insetti. In teoria, con un’attenta selezione si potrebbero sviluppare
37
varietà resistenti agli insetti, facendo in
modo che siano particolarmente ricche
di limonene e pinene per sfruttare le
proprietà insetticide di questi terpeni.
È fondamentale conoscere bene le
varietà di cui facciamo uso e gli effetti che producono. È molto più facile
quando si fa uso di varietà da talee
che, a parità di metodo e di condizioSecondo lo studio realizzato da ni di coltivazione, producono sempre
Casano en 2011, le varietà a pre- cannabis con lo stesso chemiotipo.
dominanza indica sono caratteriz- Sarebbe inoltre interessante conosce]DWH GDOOD SUHVHQ]D GL ſPLUFHQH LQ re un’analisi chimica in dettaglio di
concentrazione relativamente alta, ogni varietà con le percentuali di ogni
VHJXLWR GD OLPRQHQH R žSLQHQH cannabinoide e di ogni terpene.
come secondo terpene più abbondante, mentre le varietà a predomi- Una pratica diffusa fra i consumananza sativa sono caratterizzate da tori più esperti è quella di mescoun profilo di terpeni più comples- lare varietà diverse di cannabis per
so in cui alcune varietà hanno
ottenere l’effetto desiderato.
žWHUSLQROHQH R žSLQHQH
Per esempio, una saticome terpene più
va molto stimolante
abbondante, mene con tendenza a
tre in altre predogenerare ansia
PLQDLOſPLUFHQH
può
essere
seguito
da
mescolata
žWHUSLQROHQH
con un’inR
WUDQVſ
dica molto
ocimene. Altri
rilassante
studi succesper ottesivi
hanno
nere
un
scoperto che
effetto stila variabilità
molante ma
del profilo di
senza ansia.
terpeni di indiUtilizzando
I pinoli contribuiscono
che e sative è
una propora modulare la
così grande che
zione
diversa
psicoattività del THC.
non risulta chiaro se
dell’una e dell’altra
si possano o meno sudvarietà, si può adattadividere le varietà nelle due
re l’effetto al gusto persocategorie classiche.
nale di ogni consumatore.
Cosa influisce sul contenuto dei terpeni di una pianta? La genetica della
varietà, il momento del raccolto o la
composizione della terra in cui cresce
influiscono sui terpeni di ogni pianta,
sia a livello di concentrazione relativa di
ogni terpene, sia a livello di contenuto
totale dei terpeni. La ampia variabilità
della composizione di terpeni potrebbe
servire per caratterizzare i biotipi cannabici e per valutare il loro potenziale
terapeutico, ma serve ancora ricerca
per capire bene i diversi chemiotipi.
APPLICAZIONE PRATICA
DELL’EFFETTO ENTOURAGE
Chi fa uso di cannabis può applicare le
conoscenze attuali sui terpeni per conseguire il tipo di effetto più adatto a
ogni occasione.
I granelli di pepe nero
contengono cariofillene,
pinene e mircene.
Un altro vantaggio della miscela di
varietà è che si ottiene un effetto psicoattivo ma potente maggiormente
tollerato. Per quello che sappiamo,
questa ipotesi non è avallata da nessuno studio scientifico, ma molti consumatori lo hanno verificato nella
pratica. Provate: unite tre o quattro
varietà con effetti e origini diversi.
Oltre a mescolare varietà diverse, si
può modificare l’effetto psicoattivo
aggiungendo altre fonti di terpeni alla
cannabis. Per esempio, tradizionalmente sono stati usati frutti e piante
ricche di determinati terpeni per contrastare gli effetti collaterali sgradevoli
derivanti da un consumo elevato di
THC. Probabilmente il rimedio più antico contro l’uso eccessivo di cannabis è
il limone. Già nel X secolo, il persiano
Al-Razi consigliava il consumo di frutta
acida, il che è stato suffragato nel XIII
secolo dal famoso medico arabo ibn
Sina (Avicenna). Durante il XIX secolo,
vari scienziati e viaggiatori consigliavano il consumo di limone o di
limonata. Bisogna tenere in considerazione che molti di questi viaggiatori erano venuti a sapere di
questi rimedi durante i loro viaggi
in Nord Africa, dove alla limonata
si aggiungeva la buccia del limone
oltre al succo. Il succo di limone non
contiene molti terpeni, ma la buccia è
naturalmente ricca di limonene.
Un altro rimedio tradizionale contro
gli effetti collaterali di una dose eccessiva di cannabis sono i pinoli. Già nel
I secolo d.C. Plinio il Vecchio, nella
sua Storia Naturale, consigliava questa
frutta secca ricca di pinene, un terpene
che modera gli effetti del THC.
attivo, anche se questa teoria è stata
completamente smentita dall’ampio
articolo sul Mango pubblicato da El
Cannaseur sul numero 5 del 2015 di
Soft Secrets Spagna.
Le varietà ricche di pinene in
genere sono stimolanti
e attive. Il limonene
rende la cannabis
allegra e antidepressiva. Se la
varietà è ricca
di mircene,
gli
effetti
calmanti
aumentano.
Se si mangia
o si annusa
la buccia del
limone, i pinoli o la resina
di pino, il pepe
L’odore caratteristico di
nero e il mango
limone e gli agrumi è
mentre si fa uso di
dovuto al limonene.
cannabis, si possono
modificare le proporzioni
dei vari terpeni che arrivano al
Infine, i granelli di pepe nero offrono un cervello e si può quindi modulare
buon antidoto contro l’eccesso di THC, l’effetto psicoattivo. Sebbene non sia
grazie alla loro combinazione di pinene possibile dare indicazioni più concreche offre chiarezza mentale, mircene te, la non tossicità di questi alimenti
che è sedativo e beta cariofillene che è consente di giocare e sperimentare
ansiolitico. Si possono masticare alcuni fino a ottenere i risultati desiderati. In
granelli di pepe o semplicemente annu- un futuro non molto lontano, probabilmente sceglieremo quale varietà di
sare il pepe appena macinato.
Il mango è un frutto molto ricco di cannabis consumare, concentrandoci
mircene e secondo alcuni autori, se non solo sulla quantità di THC che
si consuma un’ora prima di fumare contengono, ma anche sui terpeni e
cannabis, s’intensifica l’effetto psico- sul resto dei cannabinoidi presenti.
Nella medicina ayurvedica indù si consiglia
di fumare con la
cannabis anche
un pizzico di
polvere
di
radici secche
di
calamo
aromatico (Acorus
calamus)
per
contrastare gli
effetti negativi del THC.
Questa pianta
contiene betaasarone che, come
il pinene, è un inibitore dell’acetilcolinesterasi.
BIBLIOGRAFIA:T
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numero 5 2015, pag. 37 a 39.
TASSONOMIA DELLA CANNABIS
39
È POSSIBILE SUDDIVIDERE TUTTI GLI
STRAIN ESISTENTI IN INDICA E SATIVA?
INDICA COSA
INDICA
Di CBG Foto: Dinafem
Qualche volta, a me e a molti dei miei
amici, capita di passare la canna e
notare un effetto diverso. Come se
l'erba appena fumata fosse a volte
narcotica o euforizzante o rilassante;
magari ti manda in fissa con mille
pensieri oppure rilassa totalmente il
corpo, ma non ha effetti sulla testa.
Chiaramente la prima domanda è: ma
cosa sto fumando? Quasi sempre si
tratta di autoproduzioni casalinghe di
appassionati che scelgono di utilizzare
selezioni di genetiche nuove provenienti da ogni parte del mondo. La
risposta è il nome dello strain, cioè
la varietà di cui si tratta. Siccome
però non tutti i nomi si riferiscono
a uno standard conosciuto, diventa
praticamente molto difficile fumare
la medesima Cannabis con lo stesso aroma ed effetto. Diciamo che nel
mondo cannabico vi sono alcune linee
guida sui sapori che uno strain deve
avere, ma non vi sono categorizzazioni sul contenuto di cannabinoidi e
terpenoidi. Questo porta a un po’ di
confusione, quando ci si deve confrontare con altri appassionati senza avere
un campione rappresentativo di ciò di
cui si parla. Purtroppo dove è illegale
(o alegale), hanno luogo dinamiche
di scarsa condivisione di materiale
e conoscenze: per segretezza il tuo
vicino potrebbe essere un gran breeder e tu potresti non scoprirlo mai. Il
proibizionismo, oltre a creare disagio e terrore, ha anche contribuito ad
accrescere l'ignoranza, alimentando
leggende e falsi miti su svariati strain.
Un esempio tra tutti? Qual è stata la
prima Kush è una domanda a cui si
può rispondere con diverse versioni
di storie tutte underground; mentre se
fosse stato legale all'epoca dei fatti,
allora sapremmo per certo l'origine di
un filone di breeding ben battuto negli
ultimissimi tempi.
Al nome dello strain viene a volte
accompagnata la dicitura indica o
sativa o mix delle due. Ed è una distinzione comunemente riconosciuta
dalla cultura cannabica: le piante di
indica sono basse, molto ramificate, dalla fioritura rapida con grandi infiorescenze, con foglie larghe e
dal verde più intenso. L'effetto normalmente è narcotico, sedativo e in
azzardato l'ipotesi che esistano diversi genotipi in relazione al chemiotipo
espresso, in quanto sappiamo che i
cannabinoidi sono regolati dai geni: se
il contenuto di cannabinoidi è il risultato dell'espressione genica, possiamo parlare di genotipi e associarvi il
rispettivo chemioprofilo. Altri studiosi
invece ipotizzano di poter studiare e
catalogare i costituenti minori della
parte quelli già conosciuti. Entrambe
le caratteristiche fanno propendere gli
studiosi per una sola specie ramificata in diverse varietà. Come al giorno
d'oggi succede con le razze canine,
sono tutte interfertili e se incrociate
danno luogo sempre a canidi. Parlando
della nostra beneamata Canapa, siamo
però in dovere di considerare varietà differenti dal punto di vista dei
LA CANAPA APPARTIENE TUTTA ALLA MEDESIMA SPECIE, MA NON DOBBIAMO ESCLUDERE L'ESISTENZA DI NUMEROSE VARIETÀ.
generale rilassante. Le piante sativa
invece presentano internodi allungati, infiorescenze poco compatte,
scarsa ramificazione e foglie strette
e molto allungate. L'effetto di uno
strain di sativa è energetico, tonico,
enterogeno, adatto all'utilizzo diurno.
Purtroppo però queste affermazioni
sono fallaci. L'errore diffuso è associare un determinato effetto a una
determinata morfologia della pianta. Purtroppo quindi indica e sativa sono una distinzione morfologica
della pianta che nulla ci può dire sul
contenuto di cannabinoidi e terpenoidi
della medesima fumata. Anche dai
laboratori abbiamo uguale riscontro:
non vi sono test che evidenzino un
determinato chemiotipo indica o un
chemiotipo sativa: entrambe le varietà funzionano per svariate patologie,
ma sempre presentano differenze
intrinseche dovute ai diversi costituenti. Inoltre, anche un nome di uno
strain non è sempre garanzia di un
determinato chemiotipo. Qualcuno ha
resina della Canapa, esclusi quindi i
fitocannabinoidi, al fine di ottenere
un indicatore di un determinato biotipo: non è un’idea poi così strana, ma
dovrebbe tener conto anche dei cannabinoidi per via del suddetto effetto
entourage. Naturalmente, queste
ricerche vengono effettuate tenendo conto che a parità di condizioni
ambientali e di trattamento, si ottiene
il medesimo chemiotipo. Un clone di
una pianta coltivata in determinate
condizioni riprodurrà esattamente lo
stesso risultato finale. Per valutare
un chemiotipo si deve quindi coltivarlo nelle migliori condizioni possibili
e confrontarlo con un altro prodotto
risultante dalle stesse condizioni.
Nessuno però si è mai soffermato su
indica o sativa, perché indica o sativa
non dice nulla sui cannabinoidi né
sui terpenoidi. La Canapa appartiene
tutta alla medesima specie, perché
interfertile se incrociata e soprattutto
non presenta nuovi cannabinoidi, a
cannabinoidi espressi: le varietà di
Hortapharma monocannabinoide ottenute grazie al breeding selettivo o il
canapone industriale sono effettivamente e morfologicamente piante dal
sapore diverso e dall'effetto tutt'altro
che simile. Una Super Lemon Haze e
una Exodus Cheese sono della medesima specie, ma differiscono nel contenuto di costituenti chimici, quindi nel
sapore e nell'effetto.
Ciò ci deve portare a riconsiderare la
dicitura indica o sativa e soprattutto
a ripensare al loro utilizzo tra i consumatori. Non vi sono differenze di
effetto tra una pianta cresciuta tozza
e ramificata o una sviluppatasi alta e
spigata. Numerosi strain definiti sativa
presentano un forte effetto sedativo,
mentre altri considerati indica sono
saporiti quanto energetici, come si nota
spesso degustando i fiori dei coffee
shop. È indiscutibile che una Amnesia
Haze renderà difficile prendere sonno,
mentre una 1024, che sulla carta risulta
40
con analisi a basso costo e ripetibili
anche a casa mia.
sativona, sarà nella maggior parte dei
casi un valido aiuto al relax serale.
Un utilizzatore di Canapa terapeutica avrà
notevoli difficoltà ad assumere il corretto
medicamento, se gli si prescriverà un
determinato chemiotipo, cioè se non saprà
esattamente quali sostanze cercare nei
fiori. Nella mia esperienza di dealer in
un Cannabis Club devo interpretare cosa
mi chiedono i soci, per poter consigliare
al meglio quale tra i prodotti disponibili
possa soddisfare le loro richieste. A volte
una scelta casuale tra le sative disponibili
a menù si tramuta in un errore. Provate voi
ad andare in ufficio la mattina dopo aver
consumato una varietà definita sativa, ma
ricca in mircene: solo alzare i gomiti dalla
scrivania vi costerà uno sforzo tremendo.
No, non siamo di fronte agli OGM e tantomeno alle erbe spruzzate di farmaci.
Semplicemente si è scoperto che, grazie
alle centinaia di principi attivi riscontrabili nella Canapa, si possono incrociare e
selezionare individui dalle caratteristiche
peculiari. Questo procedimento si chiama
breeding selettivo ed è la strada battuta
dai breeder professionisti per ottenere
varietà con caratteri ancora inediti (nuovi
rapporti THC/CBD, senza cannabinoidi,
senza THC né CBD, ecc.).
Al giorno d'oggi, con la varietà crescente di strain disponibili, siamo di fronte
a numerosi sapori nuovi e a un’infinità
di effetti lontani dal mero rilassamento
delle canne di tanti anni fa. Proprio
ora dobbiamo quindi introdurre tra di
noi distinzioni in più quando parliamo
di strain di marijuana. Coltivare sativa o indica è riduttivo e fuorviante,
quando si potrebbe e dovrebbe specificare il chemiotipo, così da rendere
meglio usufruibile ai consumatori il
prodotto della raccolta. Prima o poi
avremo modo di confrontare diversi
fiori parlando di chemiotipi, in modo da
poter chiaramente esplicare la tipologia di principi attivi, e quindi l'effetto,
agli utilizzatori finali. Per ora dobbiamo impegnarci a sapere di più senza
accontentarci di indica, sativa o mix.
In Spagna va di moda definire ibride le
varietà risultanti da un incrocio indica
pura con sativa pura, senza tener conto
dell'impossibilità di definire cosa sia
un’indica e una sativa pura. E l'effetto
delle ibride qual è? Diverso caso per
caso, ovviamente.
La scienza viene in aiuto di noi grower
hobbistici fornendoci i mezzi per analizzare e studiare i nostri prodotti.
Purtroppo lo stato d’illegalità in cui
si trova la Canapa nella maggioranza
degli Stati al mondo e il costo delle
analisi di laboratorio rendono difficile
uno studio casalingo dei propri prodotti. Un’analisi con uno strumento da
laboratorio del costo di centinaia di
migliaia di euro può costare fino a trecento euro a campione: decisamente
tanto per un hobby. Quel che si può fare
in casa è però qualcosa di simile, non
strumentale, solamente meno accurato ma comunque veritiero: un’analisi
colorimetrica. La colorimetria, come
suggerisce il nome, è un’analisi basata
sul colore assunto dalla nostra analisi.
A seconda del colore e dell’intensità
del nostro campione, possiamo dedurre qualche considerazione in merito
al contenuto di principi attivi del nostro prodotto. Naturalmente va ribadito
che ogni risultato ottenuto andrebbe
comprovato strumentalmente in laboratorio per averne la certezza e una
quantificazione credibile. Io mi cimento spesso in queste prove colorimetriche e se un giorno otterrò risultati
fuorvianti, investirò in analisi di laboratorio strumentali più serie, ma per
ora mi limito a comprovare la presenza
o l'assenza dei principali cannabinoidi
La prima analisi che consiglio è il test
per il CBD di Beam. Su Google si può
trovare la ricetta portata alla conoscenza di tutti da parte di Chimera sul
forum di ICMAG: le parole chiave sono
"CBD Beam's test". È un test veloce e
alla portata di tutti, per valutare se un
campione contiene CBD. I materiali occorrenti sono: un piattino di ceramica o un
piatto d'orologio bianco, dell’Idrossido
di Potassio (KOH) e dell'etanolo (l'alcool
buongusto a 96 gradi per i liquori è
facilmente reperibile e non ha un costo
eccessivo). Si tritura un grammo di prodotto da analizzare e lo si decarbossila
in un forno per 5 minuti a 100 gradi. Poi
s’immerge il campione decarbossilato
in 10 ml di alcool e si lascia in infusione
una decina di minuti avendo cura di agitarlo spesso per favorire la soluzione.
Trascorsi i dieci minuti si prelevano 0,2
ml di soluzione e si lasciano evaporare
sul piattino di ceramica bianco da caffè.
Nel giro di altri dieci minuti tutto l'alcool
sarà evaporato, lasciando sul piattino
residui invisibili che sono i cannabinoidi
disciolti dal nostro campione. Dopodiché
si aggiungono quattro gocce di reagente
preparato secondo questa ricetta: 95%
alcool etilico e 5% idrossido di potassio. Dopo altri cinque minuti si noterà
un cambiamento di colore sul nostro
piattino da caffè: se il residuo contiene CBD, noteremo un colore violaceo
maggiormente intenso quanto più CBD
contiene il nostro campione. Questa analisi è utile soprattutto per gli utilizzatori
terapeutici che vogliono comprovare la
tipologia di prodotto che consumano,
maggiormente negli ultimi tempi quando sempre più banche di semi offrono
varietà ad alto contenuto di CBD. Oppure
un'altra analisi colorimetrica fattibile in
casa è la cromatografia a strato sottile, la TLC, dall’acronimo inglese Thin
Layer Cromatography. La TLC permette
di avere un profilo dei cannabinoidi presenti nel campione analizzato e un'idea
di massima sulla loro quantità. Sempre
su internet si trova il procedimento completo per svolgere TLC in maniera facile
ed economica nella propria cucina.
Le analisi colorimetriche sono un
buon inizio per conoscere meglio i
prodotti che si assumono, affinché ci
si renda conto della grande varietà
di tipologie ed effetti presenti nel
mondo della Cannabis che non si può
ricondurre, nella sua varietà, a due
tipologie (indica e sativa).
42
PUNTO LEGALE
Quando la droga uccide
STORIE DI ABUSI, OMICIDI E SUICIDI NEL QUOTIDIANO
PROIBIZIONISMO ITALIANO
Novembre è riconosciuto come il
mese dei morti, un mese in cui ci
si ricorda che anche e soprattutto a
chi non c'è più, bisogna portare gran
rispetto. In questo numero, dopo le
ultime e sconcertanti dichiarazioni
della magistratura in merito al caso
di Stefano Cucchi, abbiamo deciso
di accantonare per un attimo sentenze, proposte, e cavilli burocratici
per concentrarci su quelle che sono
le tragiche conseguenze della legge
di Giovanna Dark
stessa.
Lo scorso 3 ottobre, i periti giudiziari del processo
voluto da Ilaria Cucchi per fare luce sulla morte
del fratello, hanno affermato davanti ai giudici che
la morte di Stefano è da attribuire ad un violento
attacco epilettico. Un evidente, nonché ennesimo
colpo di spugna per cercare di nascondere sotto al
tappeto le responsabilità del sistema Stato nella
morte di un detenuto preso in custodia. Negli
anni purtroppo, diversi episodi come questi hanno
caratterizzato le cronache nostrane. Storie di abusi,
di violenze e di morte provenienti da un luogo che
fa della protezione la sua funzione principale.
Peccato che in Italia esistano due pesi e due
misure soprattutto in merito alla giustizia e
che se sei etichettato dalle forze dell'ordine
come “tossico”, le probabilità che tu esca dal
carcere illeso sfiorano lo zero. C'è infatti un
odio quasi atavico che gli sbirri (passatemi il
termine) sembrano covare nei confronti dei
detenuti per reati legati alla droga. Un odio che
può definirsi politico nella misura in cui colpisce
statisticamente di più i consumatori di marijuana;
ovvero l'equivalente della zecca comunista,
nell'immaginario tanto caro agli uomini in divisa.
Prima e dopo Stefano, purtroppo ce ne sono stati
tanti altri. Quello che segue è solo un piccolo
elenco che ho messo assieme guardando indietro
nelle cronache degli ultimi 10-15 anni.
+ Stefano Cucchi, 31 anni, muore il 22 ottobre
2009 nel reparto detentivo dell’Ospedale
“Sandro Pertini” di Roma, dopo essere passato
per il Tribunale, il carcere di Regina Coeli e
l’Ospedale Fatebenefratelli. Otto giorni fatali
durante i quali la famiglia ha tentato invano
di mettersi in contatto con il proprio caro e
con i medici che lo avevano in cura, in barba
alle tutele che per legge e per convenzioni
internazionali sono garantite alle persone in
stato di fermo.
+ Federico Aldrovandi, studente ferrarese di 18
anni. Il 25 Settembre 2005 una volante sarebbe
stata avvertita da una donna preoccupata dalla
presenza di un ragazzo che, forse, camminava
in modo strano, forse cantando. Quando arrivò
la volante seguì una collutazione. All'arrivo sul
posto il personale del 118 trovava il paziente
“riverso a terra, prono con le mani ammanettate
dietro la schiena, era incosciente e non
rispondeva". Il giovane morì sul posto. Secondo
un'indagine medico–legale dall'esame autoptico
la causa ultima di morte sarebbe stata “un'anossia
posturale”, dovuta al caricamento sulla schiena di
uno o più poliziotti durante l'immobilizzazione. I
tribunali, su insistenza della formidabile mamma
Patrizia, hanno perseguito i suoi 4 assassini in
divisa ma oggi, 11 anni dopo, questi sono tutti
nuovamente al loro posto.
+ Manuel Eliantonio, 22 anni, muore il 25 luglio
2008, nel carcere Marassi di Genova, coperto di
lividi e di segni di violenze, ufficialmente dopo
aver inalato del gas butano. Stava scontando
una condanna a 5 mesi per resistenza a pubblico
ufficiale e lesioni. La sua pena avrebbe dovuto
terminare il 4 settembre ma, come accaduto a
Federico, l'etichetta da tossico affibbiatagli dalle
forze dell'ordine è stata un'evidente scusante
(ed un alibi avallato dalla magistratura) per
assassinarlo impunemente finché era in custodia.
+ Aldo Bianzino, 44 anni, muore il 14 ottobre
2007, nel carcere “Capanne” di Perugia, dove
era detenuto da meno di 48 ore a seguito
del ritrovamento nel suo guardino di alcune
piante di marijuana e di 30 euro in contanti:
tanto bastò alle autorità per definirlo come
pericoloso spacciatore. L’autopsia fece risalire le
cause della morte a un aneurisma cerebrale ma.
Incensurato, pacifista, di professione falegname,
lascia la moglie, anch'essa imputata e che morirà
di lì a poco, e un figlio, Rudra, ora diciassettenne,
senza più una famiglia e con pochissimi mezzi a
disposizione per poter chiedere pubblicamente
la verità sulla morte di entrambi i suoi genitori.
+ Stefano Frapporti, 50 anni muore suicida il
21 luglio 2009 nel carcere di Rovereto (TN).
Era un muratore provetto e stimato dalla
sua comunità. Con la legge non aveva mai
avuto problemi, fino a quando una pattuglia
di Carabinieri lo ferma, contestandogli una
manovra errata in bicicletta. Questo porta
inspiegabilmente alla perquisizione della
sua casa, dove le forze dell'ordine trovano
43
ma la vergogna monta inesorabile e il timore
di essere considerato un “drogato” da familiari
e compagni di lavoro è un peso troppo grande
per un ragazzo “normale” come lui. Per questo
quella sera Cristian non torna a casa, nonostante
telefoni alla mamma per avvertirla del ritardo con
cui sarebbe rincasato. Poi il ritrovamento della
macchina, quella stessa notte, nei pressi del fiume
Brenta, la conferma meno di una settimana dopo,
quando lo stesso fiume restituisce il suo giovane
corpo privo di vita.
+ Bruno Bardazzi, 21 anni, di Prato, giovane
operaio incensurato fermato e denunciato per
presunto spaccio dai Carabinieri che gli trovano
1,7 grammi di hashish. Si è ucciso per la vergogna
di una condanna a quattro mesi. L’assassinio di
Bruno Bardazzi è cominciato nella primavera
del 1992, quando fu costretto a subire la prima
violenza da parte dei Carabinieri: la perquisizione
della macchina, la scoperta di un pezzettino di
fumo, la denuncia; è continuato nei tribunali; si è
precisato con la pubblicazione della notizia della
condanna; si è concluso con l’impiccagione.
dell’hashish e un'ottima scusa per arrestarlo.
Il giorno stesso viene rinvenuto morto,
impiccato in cella.
suoi confronti non sono state approntati tutti
quegli interventi specialistici che il grave e
disperato quadro clinico avrebbe richiesto.
+ Simone La Penna, 32 anni, muore il 26
novembre 2009 nel carcere di Regina Coeli
(Rm). La sua è una storia simile a quella di
Stefano Cucchi: i tre camici bianchi, accusati
di omicidio colposo, non avrebbero vigilato
doverosamente sulle condizioni di salute di La
Penna. E questo nonostante Simone fosse già
allora affetto da una grave forma di anoressia
contratta durante la permanenza in carcere:
il 32enne viterbese morì all’interno del
penitenziario della Capitale dopo aver perso
più di quaranta chili. Stava scontando una pena
di 2 anni e 4 mesi a seguito di una condanna
per detenzione di stupefacenti.
A riprova del fatto che i pestaggi compiuti
dagli agenti non sono eventi rarissimi (anche
se, fortunatamente, è raro che provochino la
morte dei detenuti che li subiscono) c’è il
numero consistente di procedimenti penali
dei quali danno notizia i giornali e che non è
così difficile registrare.
+ Riccardo Boccaletti, 38 anni, muore il
24 luglio 2007 nel carcere di Velletri. Era
detenuto in attesa di giudizio per reati legati
alla droga. Dopo il suo ingresso in carcere
ha cominciato ad accusare inappetenza,
vomito, astenia e progressivo peggioramento
anoressico, arrivando a perdere oltre 30 chili
di peso in pochi mesi. Nonostante le sue
scadenti e precarie condizioni di salute, nei
In alcuni casi, invece, sono stati proprio i giornali
e il clamore mediatico a dare il colpo di grazia.
Persone che in carcere non ci avevano ancora
messo piede ma che, essendo accusate di reati
legati alla droga, sono state sbattute in prima
pagina dagli annoiati quotidiani locali. Le
comunità iniziano a bisbigliare e le famiglie a
soffrire, mentre i ragazzi, per la vergogna e per
la consapevolezza di avere una vita rovinata da
una stupidaggine, decidono di togliersi la vita.
+ Alberto Mercuriali, un ventottenne di Castrocaro
Terme, morto suicida il 9 luglio del 2006. Allo
bastato ricevere il foglio di notifica per la
detenzione di una modica quantità di hashish per
scrivere una laconica lettera di scuse e suicidarsi
con il gas di scarico della propria auto. È successo
ormai quasi 10 anni fa, i giornali lo avevano
dipinto con un tossico criminale e lui non c’è
stato, ha preferito togliersi la vita piuttosto che
affrontare un’esistenza da “segnato”.
+ Giuseppe Ales, 23 anni, siciliano e incensurato.
Nel marzo 2005 i carabinieri gli piombano
in casa, trovano due vasetti con la marijuana
appena germogliata e fanno scattare subito
le manette. Il giorno dopo il giovane legge il
suo nome sui giornali, assieme a quelli di altri
ragazzi arrestati per qualche pasticca di ecstasy
e di altri ancora che abitano in un’altra città al
di là del Canale di Sicilia, che con lui hanno
in comune solo l’età. L’impatto è micidiale. I
genitori, anziani coltivatori, sono sconvolti: il
figlio è un “drogato”. A Giuseppe crolla il mondo
addosso. Prende una corda, la lega forte al
soffitto e si lascia andare.
+ Cristian Brazzo, 21 anni, faceva l’operaio e viveva
a Vigodarzere, un comune alle porte di Padova.
Una sera d’estate come tante altre, gli amici, la
macchina e tre grammi di hashish. Poi qualcosa
va storto, un controllo di routine dei carabinieri,
il sequestro del “fumo”, l’accompagnamento in
caserma. Nulla di grave, nulla di irreparabile,
+ Alessandro Maciocia, 25 anni viene trovato in
possesso di 2,5 grammi di hashish, ma vicino a lui
un minore con 250 gr. Viene arrestato e accusato
di “concorso”. Non regge il peso e si suicida con
il gas di scarico della propria auto. Lascia un
biglietto: «non centro niente».
+ Marco Pettinato, 26 anni, incensurato,
abitava a Isolabella, un piccolo comune a 30
Km da Torino. Lavorava al prosciuttificio Rosa
ed è presidente della locale sezione della
Pro Loco. Nel giugno 2002 su segnalazione
di uno “strano via vai” proprio nei locali
della Pro Loco, i Carabinieri intervengono
ed arrestano Marco perché in possesso di
una modica quantità di hashish. Arrestato e
denunciato per detenzione ai fini di spaccio,
viene condannato a 4 mesi di reclusione. In
settembre, si impicca con la propria cintura
ad una porta del locale campo di calcio. A
trovarlo è la madre.
Di tutte queste persone, la memoria è stata
in qualche modo sporcata, offesa e negata
da una magistratura e da un sistema Stato
che pur di non ammettere i propri errori e
punire i responsabili, prefersce il vilipendio
di una persona impossibilitata a difendersi.
Rimandare la discussione sulla legalizzazione
deve essere considerata una mancanza di
rispetto anche nei loro confronti.
ESTRAZIONI
45
Reperimento e uso dei terpeni
Abbiamo già parlato in un altro numero del fatto
che i terpeni sono i responsabili principali dell’aroma
e del sapore della cannabis. Avete capito perfettamente che i suoi effetti nell’esperienza psicoattiva,
le proprietà organolettiche e le qualità medicinali
portano queste molecole aromatiche a soddisfare le
ossessioni dei selezionatori, degli estrattori e di chi
fuma. Oggi vedremo come si possono concentrare e
alcuni modi per consumarli.
Chi lavora la cannabis sta ottenendo
terpeni in modi diversi. Nei dispensari americani da tempo si possono
acquistare delle boccette di terpeni di
OG Kush, Tangie o di qualsiasi varietà
del produttore. Si tratta inoltre di prodotti che non dovrebbero contenere
THC, quindi è possibile addirittura
Dr. Ray (@rayback420)
matografia. Per questo si acquisiscono i diversi terpeni necessari e si miscelano con precisione.
Ovviamente (e non si fa in eccesso)
bisogna studiare il procedimento
e la materia prima da cui i terpeni
utilizzati sono statti estratti, sapere
se sono uniti ad altri in quantità
un classico per estrarre essenze in
aromatica, per questo si trovano
informazioni ovunque.
Funzionano molto bene le trappole
di condensazione collegate al forno a
vuoto. Queste trappole raffreddano
UNA FRAZIONE DI GOCCIA TRASFORMA
ESTRATTI INSIPIDI IN UNA PRELIBATEZZA
l’aria che estraiamo dal forno prima
che arrivi al vuoto. In questo modo
condensiamo i terpeni che abbiamo
fatto evaporare durante il processo di
scarico e li raccogliamo nella boccetta.
È un metodo fantastico che raccoglie
i terpeni che altrimenti perderemmo. Nel prodotto finale ottenuto in
questo modo si possono trovare piccole tracce di qualche cannabinoide
e del solvente che abbiamo usato
nell’estrazione. Nel numero seguente
esploreremo questa tecnica in dettaglio con Feisal di Oil Hunters.
La bibliografia è ampia sull’estrazione
di essenze mediante altre tecniche
con risultati diversi, a partire da fluidi
supercritici fino a tecniche che usano
il microonde. Il fatto è che alcune
sono molto complicate e altre produrrebbero direttamente un certo tipo
di estratto ricco di terpeni, ma con
una predominanza di cannabinoidi e
questo sappiamo farlo, vero?
METODI DI CONSUMO
PIÙ DIFFUSI
Boccette con terpeni
che non passerà molto tempo prima
di vederle nei negozi. Il brutto è che
se sono buoni, sono davvero cari e
sarà dura pagare questo prezzo. Un
noto estrattore americano, con cui
ho trascorso momenti piacevoli a una
fiera, diceva sempre che in futuro tutti
gli estratti più richiesti saranno consumati in miscela con queste aromatiche essenze. Vediamo se il tempo gli
darà ragione...
sufficiente per dare una nota sgradevole o se includono ingredienti
o tracce di qualcosa di strano che
non vorremmo. Potrebbe succedere che questi terpeni vengano
estratti da piante mediante tecniche idonee o abbiano un’origine
molto diversa. Parliamo di prodotti
che consumeremo soprattutto per
inalazione, quindi questi aspetti
sono fondamentali.
ALCUNI MODI PER
OTTENERLI
Ho letto in alcuni forum di persone
che usavano alambicchi e strumenti di distillazione semplici con risultati variabili. Si può anche estrarre
direttamente dalla nostra cannabis per stripping, ossia una distillazione più elaborata e che offre
risultati migliori. Questo metodo è
Probabilmente la prassi più facile,
meno raccomandabile e più diffusa è quella di duplicare il profilo
aromatico di una varietà analizzata
in precedenza mediante gascro-
malmente cristalli di CBD e THC a
concentrazioni che sfiorano il 100%)
sono molto insipidi, poiché non
sono altro che THC o CBD puro.
Questo concentrato insipido è gradevole quando s’ingerisce, ma chi lo
inala mediante vaporizzatore, dab
Probabilmente il modo di consumo più diffuso è in miscela con
estrazioni per dab. Chi usa questo
tipo di estratti, a partire da quelli
conservati nei dispensari americani, fino a chi produce olio in
Europa hanno già provato a fare
estrazioni di questo tipo oppure
progettano di farlo. Basta applicare un millesimo di una goccia a un
dab di un’estrazione insipida per
trasformarla in un “cannone” da
acquolina in bocca. A livello organolettico la differenza si nota, ma
anche la texture cambia. I monoterpeni sono liquidi estremamente
volatili che servono da dissolvente
organico per i cannabinoidi e le
cere da estratto e la conseguenza
è che quanti più terpeni mettiamo,
meno solida sarà la resina.
L’applicazione a prodotti di cannabinoidi isolati è particolarmente
interessante. Questi prodotti (nor-
o lo fuma, se lo gode molto più con
un po’ di terpeni. Con o senza cannabinoidi si possono trovare anche
sali da bagno con terpeni di alcune
varietà. Un bagno di CBD con aromi
di Shiska è una prelibatezza… Vero?
I terpeni si usano anche come ingrediente in molte cartucce per E-joint.
Questi liquidi sono stati sviluppati
molto negli ultimi anni, grazie alla
Ricerca e Sviluppo e si trovano già
cartucce con oltre il 90% di THC,
arricchite con terpeni. Questi terpeni
aggiunti possono essere varietà specifiche o anche preparati con sapore
e fragranza intense che rendono il
tutto molto più discreto. Densità,
sostanza e sapore in ogni tiro.
Alcuni si godono i suoi terpeni semplicemente mettendone una quantità infima in una bevanda. Non si
tratta neanche di una goccia, basta
intingere la punta di uno stuzzicadenti nella boccetta e poi metterlo
nella bevanda. Il sapore che danno le
nostre varietà preferite alla bevanda
è piuttosto evidente e le sue proprietà vengono sfruttate al 100%. Se lo
si consuma con bevande gasate, si
può provare quello che gli americani
chiamano “The terp burp” (tradotto:
il rutto “terp”): i gas espulsi sotto
forma di rutto hanno un sapore e
una fragranza d’erba. Questo modo
di consumarlo sembra un po’ assurdo, ma vale la pena provarlo.
Benvenuti nel regno dei terpeni!!!
Campionatore headspace per
l’analisi dei terpeni in un GC-MS
Hindu Kush
Coltivatore: Sensi Seeds
POLITICA
47
C'è un giudice a Berlino?
C'è un Ministro a Roma?
Il caso del paziente cannabis Fabrizio
Pellegrini, nonostante la detenzione
domiciliare comminata a pochi passi
dal carcere bolognese della Dozza,
nella disponibilità del prete progressista Don Giovanni Nicolini, è sintomatico della situazione paradossale in
cui si trovano i pazienti che necessitano di cannabis, stretti tra preti, movimenti, avvocati e politici farlocchi. Per
fortuna che il suo nuovo e battagliero
legale Vincenzo di Nanna, del Foro
di Teramo, promette battaglia per
quello che sta diventando uno scandalo internazionale in attesa di una
nuova sentenza per coltivazione, in
una battaglia ormai sempre più estesa nel vecchio continente per difendere il diritto costituzionale a curarsi.
Enrico Fletzer
Ma Fabrizio non è il solo a lottare
in Europa: Willi Wallner del Cannabis
Social Club di Salisburgo, di professione camionista, si trova sotto accusa in questi giorni per coltivazione e
possesso di cannabis, in un Paese di
ampie vedute liberali come l'Austria,
sede delle Nazioni Unite, che da anni
discutono vacuamente della necessità
di rendere più diffuse per uso medico
le cosiddette sostanze controllate.
È una lotta di tutti, pazienti e non, per il
diritto alla salute e al buon senso, che
ormai è inarrestabile.
Ed è grazie a un paziente di Mannheim,
che ha combattuto in dieci anni
di ricorsi, che il 6 aprile è arrivato
il verdetto del Giudice del Tribunale
Amministrativo Federale, che ha
imposto al Ministero della Sanità di
permettergli di coltivare la cannabis
limitatamente fino al 2017, con precise
indicazioni sulle modalità di coltivazione, la non accessibilità a terzi di un
numero cospicuo di piante, secondo
alcune indiscrezioni addirittura 130.
Il termine del permesso al 57enne
malato di sclerosi multipla potrebbe
coincidere con la Legge in programma
in cui il trattamento sarebbe coperto
dalle casse malattia. Solo in quel caso
il diritto a coltivare potrebbe decadere.
A questo punto si aprirebbe anche
il dibattito sul fatto che la cannabis
in realtà costituisce uno strumento
importante per una gamma molto
ampia di patologie.
Come afferma Alberto Sciolari,
Vicepresidente del Collettivo Pazienti
Impazienti Cannabis: “Dal punto di
vista italiano, l'atteggiamento fattivo
della Germania è un approccio devastante: danno per scontato che i giudici avrebbero obbligato l'Ente Federale
per il farmaco a concedere altri 'permessi di coltivazione' ai pazienti non
in grado di pagarsi la cannabis privatamente in farmacia, perché lì il diritto
alla salute è evidentemente e concretamente un diritto primario, mentre
da noi in Italia, questo diritto è scritto
solo sulla Carta Costituzionale.
digenza economica e una rete di solidarietà ancora embrionale non hanno
permesso altro che la possibilità di
entrare nel limbo di arresti domiciliari
senza rete e senza comunicazione.
Un plauso alla Germania che fissa una
scadenza precisa diretta alle assicurazioni, mentre da noi sarebbe indirizzata al Ministero e/o alle Regioni,
il mancato rispetto della quale non
mette comunque in discussione il
diritto del paziente ad auto-coltivarsi
la cura. Sarebbero argomentazioni
potentissime per convincere il nostro
ti affetti da cancro. Disturbi gastrointestinali, sindrome di Tourette, epilessia
e altri disturbi psichiatrici concorrono
a un altro 3,5-4%. Fra diagnosi psichiatriche figurano disturbi ansiosi generalizzati, personalità borderline, dipendenze, disturbo da stress postraumatico e disturbi ossessivo-compulsivi, ma
anche disturbi respiratori.
Balza agli occhi che nella risposta non
vengano citate le 'evidenze scientifiche definitive', di norma usate dalle
istituzioni per giustificare la limitazione a quasi zero della cura. Al contra-
UNICA ECCEZIONE IL CANCRO, SI CAPISCE, PERCHÉ LÌ LE CIFRE DEL BUSINESS SONO STRATOSFERICHE. NON SCHERZIAMO CON LE COSE SERIE.
Al punto di stabilire per Legge la copertura dei costi della cura, come rimedio
per evitare il diffondersi delle autocoltivazioni legali tra i pazienti. In Italia
si preferisce la più sbrigativa minaccia
del carcere. Emerge a questo punto
il passaggio mancante, ovvero una
presa di posizione concreta e fattiva dei giudici, nonostante i vari commenti fatti, da Saviano alla Direzione
Antimafia. Fa fede di questa discrasia o meglio, aberrazione, la vicenda
del musicista Fabrizio Pellegrini, che
dovrebbe spingere sul giudiziario con
denunce e ricorsi, e chiedere autorizzazione alla Lorenzin. Nel suo caso l'in-
Ministero ad aprire alla cura per tutte
le indicazioni dai pazienti.
Un altro dato importante emerge dalle
interpellanze dei Verdi al Bundestag,
che hanno pubblicato i dati relativi ai
pazienti che hanno ottenuto il permesso speciale. La maggioranza soffre
di dolore cronico, per un totale di 438
pazienti che costituiscono il 62%, fra
cui figurano casi di spasticità da sclerosi multipla, un paziente su quattro e
seguono i pazienti con ADHD e depressione, con il 12%. Il Governo ha anche
dichiarato che il 4,5% dei pazienti soffre di anoressia, notoriamente, pazien-
rio, quasi seguendo le indicazioni di
Grotenhermen e Hazekamp, partono
dalle necessità del paziente e necessariamente dalle prescrizioni che ha ottenuto dal rispettivo medico (la Germania
non è l'Olanda...), ma dalla statistica
dei gruppi emergono con prepotenza
indicazioni psichiatriche per la cannabis che farebbero drizzare i capelli e
tutti i peli alla Lorenzin: ADHD, depressione, ansia, borderline, dipendenza da sostanze, PTSD, stati maniacali
ossessivo-compulsivi. Unica eccezione
il cancro, si capisce, perché lì le cifre
del business sono stratosferiche. Non
scherziamo con le cose serie”.
RM
RM
SV
CULTURA CANNABICA
49
Anche perché la ganja è considerata una
pianta Ital, pura e vitale, che ti porta a
raggiungere la trance e il contatto con Dio,
dai Rasta chiamato Jah.
La cannabis è quindi vista come un mezzo per
portare pace e prosperità in chi l’assume e di
conseguenza nel mondo, veicolata dalla musica
reggae ad innalzare gli spiriti delle persone
verso il divino. L’erba va quindi legalizzata.
Nessuno è più antiproibizionista dei Rasta,
che considerano la ganja una creazione di
Dio e le leggi che la vietano come figlie
del demonio. In quanto pianta del Creato,
dovrebbe semplicemente crescere libera
e selvaggia (senti “Wild and Free” di Ziggy
Marley!), senza nemmeno il bisogno di essere
coltivata. Ed i tentativi di reprimere chi la
consuma sono concepiti come il tentativi del
diavolo di reprime Dio. Se in Italia il prete
cattolico converte il pane e il vino nel corpo di
Cristo con la preghiera, analogamente l’adepto
RastafarI, pronunciando una preghiera prima
del consumo di ganja (“Gloria al Padre e
Creatore, come era all’inizio, è ora e sarà
sempre”), trasforma l’erba nel Signore. La
percezione è quella che lo spirito del Signore
viva nella pianta di ganja e passi in chi
l’assume, un pò come da molto tempo credono
i credenti in Shiva.
Rasta & ganja
In diverse culture c’è un uso sacro della ganja, dai sadhu dell’India, ai sufi ed i
pellerossa, ma solo una sembra attecchire trasversalmente in tutto il mondo, la
filosofia RastafarI.
Nata in Giamaica nel 1930, data
dell’incoronazione di Ras Tafari Haile
Selassie I sul trono dell’ultimo Imperatore d’
Etiopia (per dare un’idea storica, colui che per
primo sconfisse il fascismo quando Mussolini
tentò di colonizzare il Corno d’Africa), sta
lentamente allargando il numero di fedeli
in tutto il mondo, grazie al messaggio
universale e pacifico del suo leader naturale.
Le buone vibrazioni Rasta, garantite anche
dal consumo di ganja (non obbligatorio
tra i RastafarI!) hanno contagiato anche il
mondo occidentale, e pure in Italia si vedono
sempre più uomini e donne che portano i
capelli a trecce e vestono con i colori della
bandiera etiope: verde, giallo e rosso.
Il rapporto tra Rasta e Ganja è piuttosto
controverso, e se un occidentale vuol
per comprenderlo fino in fondo, deve
necessariamente ribaltare la propria mente,
Di Davide Calabria ([email protected])
accettando una cultura africana. E’ necessario
approcciarsi alla ganja con un tocco di
misticismo (hai presente la canzone “Natural
Mystic” di Bob Marley!?!?), anche perché i
semi d’erba sono stati portati in Giamaica
dai lavoratori giunti dall’India a metà del
XIX secolo, con tutta la contemplazione
tipica della loro nazione. Queste persone
hanno tramandato ai giamaicani anche l’uso
della parola ganja per definire la cannabis, e
quello del cilum per il consumo.
I giamaicani hanno quindi iniziato ad
associare il consumo di cannabis con la
lettura della Bibbia, il libro donato loro dai
colonialisti nel tentativo di convertirli a
qualche sorta di cristianesimo occidentale.
Il misticismo e l’apertura mentale innescata
dalla cannabis hanno però portato ad una
nuova interpretazione biblica, molto più
letterale e realistica rispetto a quella
del catechismo italiano. I RastafarI sono
la continuazione dell’ebraismo e della
cristianità originali, e vedono nella figura
di Haile Selassie, Cristo risorto di tutte le
religioni, Dio fatto carne. Credono che la
ganja sia il famoso Albero della Vita del libro
sacro, con riferimenti anche in altri passi,
come, per esempio, nella Genesi 3:18 (“Spine
e cardi produrrà per te e mangerai l’erba
campestre”) e nell’Apocalisse di Giovanni
22:2 (“le foglie dell’albero servono a guarire
le nazioni”). Secondo tradizione Rasta, la
cannabis fu ritrovata anche sulla tomba del
Re biblico Salomone, forte, bello e saggio,
grazie alla conoscenza della pianta sacra.
La bibbia autorizza il Rasta ad assumere
cannabis come cibo, medicina (è storicamente
risaputo le sue proprietà siano benefiche
per il raffreddore, l’asma e, per esempio, il
glaucoma) e per favorire la meditazione.
La cannabis occupa in definitiva un posto
speciale tra le altre piante del Creato ed
è usata in cerimonie e riti. Il suo uso non
è rivolto ad andare fuori testa, allo sballo,
ma dev’essere esercitato con autodisciplina,
prestando attenzione alla propria interiorità.
Così facendo, si raggiunge una certa maturità
sul tema, che, accompagnata dall’abitudine
di mangiare sano (Ital), preferendo la dieta
vegetariana e vegana, o perlomeno seguendo
le indicazioni bibliche sui cibi puri e impuri
(Levitico 11), porta ad avere uno spirito pulito.
Maturità e igiene spirituale aprono le porta
al consumo di ganja tramite il Calice, che
diversamente rispetto alla cultura cattolica
legata al vino, è costituito da una noce di
cocco svuotata e riempita d’acqua a far da
filtro, forata in due punti per inserirci un cilum
carico d’erba e un tubo come bocchetta, a volte
di bambù, per inalare quando il braciere è
acceso. Quando assunto tra fratelli, il Calice va
ritualmente fatto girare a destra, seguendo la
rotazione terrestre, per trovare una maggiore
armonia con il Creato.
I Rasta più puri considerano droghe come il
caffè e il tabacco velenose e assumono cannabis
al naturale. Altri preferiscono mischiarla in modo
bilanciato con il tabacco, soprattutto quando
la consumano in lunghe sedute di gruppo per
discutere. Così facendo si sente meno la fame,
la sonno e si riesce a star seduti a ragionare. Il
Reasoning, questo il nome inglese per definire
questa pratica, rivolge il consumo di cannabis
al ragionare su questioni che riguardano la
comunità, e gli argomenti possono spaziare dal
mondo degli affari, alla politica,
l’economia e l’ambiente. Per ragionare bisogna
entrare dentro se stessi, e per farlo bene bisogna
non essere pieni di sé, ma lasciare spazio a
Dio, ponendosi come un tempio vivente, grazie
all’erba. La ganja è quindi considerata l’incenso
per purificare il tempio, il corpo, atto a stimolare
discorsi con una vena spirituale. Sfruttando il
miglioramento del respiro, che dà vitalità, l’erba
è usata anche per favorire la meditazione, intesa
50
in senso yogico, ed entrare maggiormente in
unione con il Creato. Attraverso l’ascolto delle
sensazione apre al piacere e porta alla voce
interiore, quella di Dio.
Un consumo oltre la mondanità, quindi, volto
alla conoscenza di sé e del soprannaturale
rapporto con il Creatore, per trovare il proprio
Io interiore, reso luminoso dal Dio, e portarlo
con sé nella vita quotidiana. Un’erba per
creare una cultura divina, opposta al mondo
diabolico creato dall’uomo che la vieta.
E se tra i fratelli Rasta, il fumare rappresenta
il metodo più comune d’assunzione, le sorelle
spesso preferiscono mangiarla, con altri cibi
salutari, e berla in tisane per prevenire
dolori e malattie. Quest’ultimo metodo, in
caso di necessità, è ritenuto molto valido
anche contro le nausee della gravidanza.
Inutile quindi cercare di fare il lavaggio
del cervello al Rasta, definendo l’erba come
demotivante o con altre accezioni negative.
lettura della Bibbia. E’ di conseguenza un
mezzo eccezionale contro l’omologazione e
per trovare uno spazio incline alle proprie
attitudini, grazie alle visioni naturali che
fino a 2 once (57 grammi) d’erba, è vendibile
dietro ricetta medica e coltivabile nel numero
massimo di 5 piante a persone. La legge
permette anche l’uso religioso, lasciando ai
puntare sul turismo rurale, i Rasta e il
reggae, rendendo entro il 2017 la cannabis
legale per i turisti. Secondo il piano, sarà
possibile beneficiare della cannabis con
IL RAPPORTO TRA RASTA E GANJA È PIUTTOSTO CONTROVERSO, E SE UN OCCIDENTALE VUOL PER COMPRENDERLO FINO IN FONDO, DEVE NECESSARIAMENTE
RIBALTARE LA PROPRIA MENTE, ACCETTANDO UNA CULTURA AFRICANA.
genera. Nonostante la filosofia RastafarI
sia evidentemente pacifica e amorosa nei
confronti della vita e del Creato, Universo
incluso, è stata negli anni motivo di
persecuzione. La criminalizzazione della
ganja è nata, secondo i Rasta, per reprimere
il loro credo gioioso, che è rivelato
assumendola. Ciò rende il Rasta un facile
bersaglio, e non si contano perquisizioni
Rasta la possibilità di possederla e coltivarla
senza limiti quantitativi nei luoghi di culto.
Una decisione che sembra assecondare una
sentenza storica a livello mondiale, quella
della Cassazione italiana, che nel 2008
accolse il ricorso di una persona che si
dichiarava RastafarI, trovata in possesso
di 100 grammi d’erba, e colpevolizzata
da un tribunale con l’accusa di spaccio,
un’autocertificazione di bisogno medico,
ed i non residenti potranno rifornirsi in
chioschi autorizzati da una licenza a vendere
cannabis nei pressi dei luoghi turistici. Quella
Rasta è una filosofia amante della verità e per
chi in Italia volesse comprendere più a fondo
questa cultura, il consiglio è di rivolgersi al
sito internet Rastafari-regna.com.
Il portale è amministrato da Ras Matyas,
teologo RastafarI e maestro di mistica, che sta
lavorando per la più antica organizzazione
Rasta, l’Ethiopian World Federation, al fine di
portare sezioni in Italia, ed al quale ho posto
un paio di domande di approfondimento:
,Q TXHVWR SHULRGR VWRULFR VSHVVR LO
consumo di cannabis è privo di
consapevolezza e giudicato dai benpensanti
FRVDIULYROD'RYHVLSRQHLO5DVWD"
Il Rasta rifiuta il radicalismo edonistico
che spesso promuove la liberalizzazione
della ganjah. La nostra è una posizione
eminentemente spirituale e culturale,
considerandola parte delle nostre pratiche
meditative e medicinali. Noi siamo contrari
al concetto occidentale di sballo, inteso
come sospensione delle facoltà mentali e
dell'equilibrio morale: fumiano piuttosto per
migliorare queste facoltà e questo equilibrio,
nella prospettiva del servizio di Dio e delle
nostre famiglie.
Alla lunga sarà il Rasta a cambiare la mentalità
occidentale, vedendo il rallentamento
innescato dalla cannabis come un fattore
positivo. La ganja ti fa letteralmente scendere
dal treno in corsa della nostra società, definita
Babilonia, ed è un fattore che ti allontana dal
materialismo tipico di questo mondo che la
vieta. Anziché tendere a correre verso qualche
centro cittadino alla ricerca di successo,
consumandola consapevolmente si finisce col
preferire la campagna, per meglio rapportarsi
con la natura, Dio e trovare un proprio spazio
nel Creato. Rendendo irrisorio il materialismo,
la persona che la consuma è più sobria, umile
e rispettosa dei precetti religiosi. Quando
una persona la consuma, tende ad essere
soddisfatta per quello che già si possiede, e
ciò rende la salvezza una questione spirituale,
svincolata dai beni terreni.
La ganja è dunque vista come un rifugio
dalle pressioni del mondo degli uomini,
specialmente quando accompagnata dalla
a prescindere in dogane e aeroporti, per
esempio. Alcuni profeti e cantanti reggae
Rasta, del calibro di Bob Marley, Peter Tosh e
Lucky Dube, per esempio,
sono addirittura morti in circostanza a molti
sembrate dubbiose.
preconfezionata dalla legge italiana.
Praticamente tocca a Dio stabilire di quanta
ganja ha bisogno un Rasta, non un uomo. Ora
il Ministro del Turismo Edmund Bartlett si è
reso conto dell’impennata di turismo nello
Stato del Colorado (USA), a seguito della
legalizzazione ludica
UN’ERBA PER CREARE UNA CULTURA DIVINA, OPPOSTA AL MONDO DIABOLICO CREATO DALL’UOMO CHE LA VIETA.
Qualche Nazione, però, sta finalmente
capendo che non c’è niente di male e
legalizzando la cannabis. Tra queste la
Giamaica, dove dal 2015 è legale possedere
(quando
quello
italiano?
Sveglia
Franceschini!), che ha portato a una crescita
del 175% delle prenotazioni alberghiere,
e il Governo caraibico sta pensando di
2) Che rapporto esiste tra fuoco,
L5DVWDHO
DUGHUHODFDQQDELV"
Mentre il nostro corpo è fatto di acqua e
terra, il nostro spirito è composto di aria e
fuoco. Attraverso il fumo cosciente, dunque,
alimentiamo quella parte più interiore e
spirituale della nostra sostanza. Il Fuoco è
il primo elemento creato da Dio in principio,
e la sua esperienza ci riporta alla realtà
originaria e intangibile da cui tutto proviene.
Nel fuoco vi è anche il potere di purificazione
dalle impurità morali e fisiche della società
umana, ed è con questa coscienza che la
ganjah viene assunta tra i Rasta, per l'esame
di se stessi e la propria correzione spirituale.
Secondo la tradizione Rasta, i prossimi
1000 anni saranno nel segno di RastafarI
(Apocalisse di Giovanni 20, Il regno dei mille
anni). I Rasta, quindi, salveranno il mondo,
con 1000 anni di ganja per guarire le nazioni
e questo pianeta malato. La ganja, nella sua
interezza come pianta, tornerà a nutrire,
vestire e curare l’uomo e la Terra.
Così com’era, sarà, ma questa volta con
a maggior consapevolezza, derivata dalla
ragione scientifica che l’ha investigata
anche in questi anni bui, e la guida dei
Rasta verso la luce e un mondo giusto. Lunga
vita ai Rasta.
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CANNABUSINESS
53
Quello che non ti aspetti da Israele
DA PIÙ DI 50 ANNI LO STATO MEDIORIENTALE GUIDA
LA RICERCA SULLA CANNABIS MEDICA
Poche persone al di fuori dell'industria della cannabis legale associano Israele alla marijuana. Eppure la piccola nazione della diaspora – poco più grande della
nostra Puglia, nonostante le cicliche appropriazioni inebite in territorio palestinese – risulta essere uno tra i leader mondiali quando si parla di pionieri nella ricerca
di Giovanna Dark
e nello sviluppo di farmaci a base di cannabinoidi.
Negli anni '60, agli albori della war on
drugs, lo scienziato israeliano Raphael
Mechoulam – più volte citato sulle
pagine di questo giornale, proprio in
riferimento alla marijuana medicale –
partendo da dell'hashish libanese confiscato dalla polizia, fu uno dei primissimi
ricercatori ad isolare il cannabidiolo,
l'ormai celeberrimo CBD, fino ad allora
non annoverato tra i componenti principali della cannabis.
Poco dopo, nel 1964, fu sempre il dottor
Mechoulam, a determinare la struttura del
Delta-9-tetraidrocannabinolo (THC):
l'équipe coordinata dal chimico e biologo,
oggi 86enne e con 200 studi sulla cannabis
medicale all'attivo, era composta da Yechiel
Gaoni e Habib Edery e l'intera ricerca fu portata avanti all'Istituto Weizmann di Rehovot, a
circa 20 kilometri da Tel Aviv.
Usando la sua credibilità e soprattutto i
risultati delle sue straordinarie analisi come
garanzia, Mechoulam convinse il ministro
della Sanità israeliano a creare un programma di sperimentazione diretta di cannabis
medica, sostenuto e finanziato dal governo.
Nel 1992 il ministero legalizzò l'uso della
marijuana medica e come primo provvedimento venne istituto un programma di
somministrazione di cannabis medicale che,
in vigore tutt'ora, viene usato da circa 23.000
pazienti israeliani per la cura di patologie
gravi. Sebbene nello stato mediorientale
l'uso ludico della cannabis rimanga illegale e
severamente punito (con pene fino a 3 anni
di reclusione pe il semplice possesso), l'approccio liberale della nazione in merito agli
studi sulla pianta funge tuttora da esempio
per le altre nazioni nel caso in cui si debba
ottenere l'approvazione per la ricerca clinica
ed agricola. E la nostra è una tra quelle, se si
pensa che il modello di individuazione delle
patologie interessate e quello riguardante le
modalità di distribuzione e somministrazione
presente nelle proposte di legge attualmente in elaborazione e discussione, sembrano
ricalcati dalle linee guida del ministero israeliano, il Misrad HaBri'ut. Il che non è necessariamente un male.
Lo scorso mese, ad esempio, il dottor Adi Eran, capo del dipartimento di
neurologia pediatrica allo Shaare Zedek
Medical Center a Gerusalemme, ha ottenuto il permesso del governo per la
primissima sperimentazione certificata
della cannabis nel trattamento dell'autismo negli adulti e nei bambini.
Un'altra iniziativa decisamente lodevole
del ministero della Salute israeliano è stata
quella lanciata lo scorso anno per la sensibilizzazione all'utilizzo di farmaci alternativi: una campagna online pensata in modo
da rendere più agevoli le interminabili
ISRAELE E IL SUO GOVERNO HANNO POSTO DECISAMENTE
POCHI PALETTI ALLA RICERCA SULLA MARIJUANA MEDICINALE, MOSTRANDO UNA TENDENZA MOLTO LIBERALE
procedure burocratiche alle quali si devono sottoporre i pazienti per ricevere il farmaco. Alla faccia del fertility day nostrano
e del ministro del fail Beatrice Lorenzin, che
per salvaguardare la continuità della razza
italica ruba da google image la foto di un
afroamericano che fuma un bong e dice di
evitare le “cattive compagnie”, gli specialisti
del ministero della Sanità di Isreale insegnano ai pazienti come utilizzare in modo
proprio il farmaco cannabinoide, che si può
fumare, inalare, ingerire assumere tramite
gocce o anche con una crema cutanea.
I medici che ne raccomandano l’uso
sono oncologi, specialisti del dolore,
reumatologi e talvolta anche i medici
di famiglia possono prescriverne l’uso
a pazienti che secondo loro non hanno
altre possibilià di cura.
I trattamenti servono a combattere problemi neurologici cronici come la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson, dolori cronici
per malattie come il cancro, fibromialgie
o amputazioni, ai quali si aggiungono
problemi legati all’alimentazione come l’anoressia e altre complicazioni alimentari,
dove la funzione della cannabis è quella
di stimolare l’appetito.
Per quanti hanno fiutato l'enorme business generabile dal mercato della cannabis medica, l'atteggiamento adottato
da Israele nei confronti della ricerca sui
cannabinoidi – ovvero il semplice lasciarla
libera di operare, proteggendola dall'ingerenza della politica e dai colpi di coda
della legge sulle droghe, tuttora di stampo proibizionista – dovrebbe servire da
esempio per i legislatori in tutto il mondo.
Al contrario dell'Italia ma anche dei più
liberali Stati Uniti, Israele e il suo governo
hanno posto decisamente pochi paletti
alla ricerca sulla marijuana medicinale, sia
essa di puro stampo scientifico-divulgativo
o più strettamente clinico-sperimentale. La
nazione mediorientale ha infatti istituito
specifiche policies che rendono possibile
54
l'investigazione scientifica con restrizioni
minime, eliminando dall'altro lato gli ostacoli giuridici che inficiano la ricerca.
Ma c'è di più. Lo scorso giugno il governo israeliano ha annunciato la redazione
di linee guida per la regolazione a livello
nazionale dell'uso di cannabis nella ricerca
scientifica, mentre in agosto i ministeri della
Sanità e dell'Agricoltura hanno ufficialmente dichiarato che a partire dalla metà del
2017, per i ricercatori nazionali e non, sarà
messa a disposizione una nuova struttura,
interamente dedicata, che andrà sotto il
nome di Centro Nazionale per la Ricerca
sulla Cannabis Medica.
Il centro verrà gestito sotto la supervisione
di un secondo centro, già istituito dal ministero dell'Agricoltura, il Volcani Center che a
livello globale vanta un curriculum di tutto
rispetto in materia di studi agronomici. Nirit
Bernstein è una collaboratrice di lunga data
del Volcani Center, e la sua area di competenza riguarda gli effetti dell'ambiente sulle
piante. Negli ultimi 3 anni si è concentrata
sulla cannabis, in special modo sulla possibilità di ottimizzare le sue pratiche di coltivazione; intervistata dal cannamagazione The
Cannabist, ha dichiarato che “ci sono molte
più cose ancora sconosciute, rispetto a quelle
verificate” sulla biochimica, sulla fisiologia e
sull'impatto medico della marijuana. “Oltre ai
pricipali cannabinoidi, THC e CBD, la cannabis
contiene più di 100 altri cannabinoidi ed oltre
300 metaboliti secondari aggiuntivi: la magia
della cannabis sta proprio nella combinazione di questi minuscoli elementi”.
Quello che al momento però manca di
più alla ricerca sulla canapa medica sono i
fondi: in Israele, così come negli Stati Uniti
e in Europa. In Israele la raccolta fondi viene
gestita sia privatamente che dal settore
pubblico. Se il Colorado ha approvato una
spesa di soli 9 milioni di dollari per la ricerca
sugli sviluppi delle applicazioni mediche,
temendo che la DEA sequestri i laboratori;
il vantaggio che gli imprenditori e i ricercatori israeliani stanno mettendo a frutto per
guadagnare un gap di know-how e tecnologia nei confronti dei concorrenti, è dato
soprattutto dalle politiche liberali del paese
in materia. E si tratta di un’operazione che a
quanto pare sta riuscendo, visto che anche
il Quartz, uno dei più influenti quotidiani
online di economia e finanza, ha definito
Israele come “l’epicentro del business della
leader di aziende hi-tech, agro-tech, e, ovviamente, investitori. "Siamo interessati all’Italia
e tutta l’Europa, l’Australia e l’Africa, questi
sono i mercati emergenti secondo noi".
Nel frattempo, il governo israeliano – Likud e
socialisti, al contrario del nostro parlamento,
non si azzuffano sulla canapa ma anzi collaborano – sta studiando la strategia migliore
per trarre il massimo vantaggio da questa
nuova ventata liberale. Recentemente ci
sono stati infatti diversi annunci sulla possibilità di esportare la marijuana medica coltivata
Batya, a sud di Tel Aviv, aveva emesso una
sentenza religiosa che dichiarava la cannabis terapeutica come kosher e quindi
conforme ai dettami religiosi che regolano
la dieta e la nutrizione degli ebrei osservanti.
Fino ad allora, mai nessuno si era mai chiesto se fosse il caso di calare anche la cannabis nelle necessarie certificazioni relative a
cibo e bibite. La cannabis generalmente si
fumava, e per questo il problema in Israele
non si poneva ma quando la pianta viene
utilizzata per produrre derivati che possono
anche includere l'ingestione, allora occorre
NEGLI ULTIMI DUE ANNI LE AZIENDE USA HANNO INVESTITO SU
ISRAELE CIFRE CHE SFIORANO I 50 MILIONI DI DOLLARI IN START-UP,
BREVETTI FARMACEUTICI E DISPOSITIVI DI SOMMINISTRAZIONE
cannabis mondiale”, raccontando come
sempre più grandi investitori stiano dirigendo il proprio denaro nel paese ebraico per
finanziare le ricerche sulla cannabis. Il CEO
di iCan Saul Kaye ha dichiarato alla agenzia
Reuters che negli ultimi due anni le aziende
a stelle e striscie hanno investito su Israele
cifre che sfiorano i 50 milioni di dollari in
start-up, brevetti farmaceutici e dispositivi
di somministrazione, come i vaporizzatori
Secondo Saul Kayne oggi in Israele ci sono
già 150 aziende coinvolte nel "business" della
cannabis terapeutica. Il suo incubatore iCan
(crasi di Israel Cannabis) si occupa delle startup che vogliono buttarsi in questo settore, e
anche se si tratta di un mercato agli inizi Kaye
è entusiasta: "La differenza con l’hi-tech di 20
anni fa è che abbiamo una base di utenti già
pronta ad acquistare i prodotti", ha spiegato.
Kaye e il suo team hanno anche lanciato
"CannaTech", conferenza che porta a Tel Aviv
in Israele, proprio come ora fa l'Olanda. E la
nostra italia, visti i risultati a dir poco disastrosi
dell'Istituto Chimico Farmeceutico di Firenze,
potrebbe essere uno dei paesi ad importare.
seguire un preciso protocollo che non preveda l'uso di pesticidi, la possibile presenza
di insetti, l'utilizzo di ingredienti impuri, di
attrezzature dedicate, eccetera.
Non si sarebbe in Israele se non ci si fosse
poi posti il problema di offrire agli utenti un prodotto che fosse anche kosher,
elaborato cioè seguendo una serie di
obblighi che devono esser certificati da
un'apposita commissione rabbinica. Se
coltivata in Israele, secondo la provvisioni
della shmita - come l'uomo al settimo
giorno, anche la terra dave riposare ogni
sette anni deve riposare - la cannabis
è automaticamente kosher, se coltivata
fuori dallo Stato ebraico la shmita non
vale e quindi occorre lo hechsher l'approvazione di coltivazione kosher.
Il rabbino Menachem Genack, direttore
della Orthodox Union ha affermato d'esser "lieto di concedere la certificazione per
prodotti di cannabis medica sviluppati per
alleviare il dolore e la sofferenza in conformità con la legge, ricordando come per
"l'ebraismo la salute sia una priorità" e che
quindi "incoraggia l'uso della medicina per
migliorare la salute o ridurre il dolore.
Era il 2013 quando un rabbino ortodosso
di spicco della città israeliana di Mazkeret
Utilizzare prodotti di cannabis medica
consigliati da un medico non dovrebbe
essere considerato come un chet, un
atto peccaminoso, ma piuttosto come
un mitzvah, un imperativo, un comandamento". Ci sarà qualche prete o imam
pronto ad affermare altrettanto?
56
GROWING MARIJUANA
LA FARMACIA DEL VILLAGIO
L'ORTICA DIOICA, UNA PIANTA BENEFICA
riconoscere per via dei suoi peli urticanti; maggio
è il mese migliore per raccoglierla poiché in
questo periodo dell'anno gli elementi contenuti
nella pianta raggiungono il massimo livello. Il
processo di estrazione prevede la macerazione
in acqua fredda della pianta intera ad esclusione
delle radici. Sebbene una fonte di calore accelera
la preparazione dell'estratto, lo stesso ne risentirà
in termini di qualità, perdendo parte della sua
composizione. Le proporzioni per la macerazione
sono di 1:10 utilizzando foglie fresche e di 1:50
se si utilizzano parti secche.
Delle innumerevoli piante che popolano il regno
dei vegetali, l'Ortica dioica occupa un capitolo a
parte, per via delle sue innumerevoli proprietà
benefiche e per la stretta connessione che ha
con la Cannabis. Sgradita dai più, la pianta di
ortica è comunemente conosciuta per il prurito
che provoca quando entra in contatto con la
pelle. L'ortica è una pianta erbacea perenne,
molto spesso cresce in luoghi incolti, zone
umide e d'ombra, con un alta concentrazione di
azoto, ma anche in presenza di letame oppure
nei pressi di rovine, come le abitazioni in
disuso. Gli usi che se ne possono fare di questa
pianta sono tra i più svariati, infatti è utilizzato
in ambito culinario essendo un elemento ad
alto valore nutrizionale, ma anche nel campo
della medicina, per trattare artriti, reumatismi
e problemi alla vie urinarie oppure nel settore
tessile, come fibra e in anche in agricoltura ha
un ampio spettro di applicazione.
Anche se non tutti i sistemi di classificazione
sono d'accordo, l'Ortica dioica e la Cannabis
Sativa L., fanno parte dello stessa famiglia cioè
quella delle Urticaceae.
Come la Cannabis, anche l'Ortica è una pianta
dioica, per via della presenza di fiori maschili e
femminili su individui differenti. Alcuni ricercatori
stanno studiando delle possibili interazioni tra
la pianta di cannabis e l'ortica coltivate nello
stesso ambiente, come ad esempio l'aumento
di oli essenziali da parte della cannabis.
Ma ora andiamo a vedere come può esserci utile
nella coltivazione di marijuana. Il preparato
di ortica è estratto a partire dalla pianta, per
macerazione della stessa. La disponibilità di
elementi che lo compongono, lo rende idoneo
in molte situazioni; è ad alto contenuto di ferro e
silicio, inoltre è ricco di azoto, magnesio, potassio,
microelementi, tracce di elementi ed enzimi.
L'acido salicilico e l'acido formico, contenuti in
abbondanza, lo rendono un validissimo agente
anticrittogamico, contro afidi e ragno rosso. Può
essere utilizzato anche come fungicida preventivo
contro oidio e altri malattie fungine. È anche un
ottimo fertilizzante, infatti è molto efficace per
trattare carenze nutrizionali, inoltre promuove la
produzione di clorofilla, che insieme all'elevato
contenuto di ferro, lo rendono adatto per curare
eventuali clorosi ferriche. Risulta utile anche
per fare germinare i semi, infatti avendo delle
proprietà immunostimolanti, fornisce gli elementi
necessari in ogni fase di crescita, stimola lo
sviluppo di un sistema immunitario forte,
garantendo delle piante resistenti e vigorose.
Non meno importante è la funzione di attivatore/
stimolatore della vita microbica del terreno e
lo si può utilizzare anche per accelerare la
decomposizione del compost. In commercio è
molto facile trovare delle aziende che producono
un ottimo estratto di ortica, ma è altrettanto
facile prepararlo in casa.
Innanzitutto procuriamoci il materiale iniziale
per preparare l'estratto. Abbiamo bisogno di
un contenitore preferibilmente di ceramica o
terracotta, evitate metalli trattati al di fuori
dell'acciaio inossidabile; una rete con maglie
sottili, una corda, un imbuto, una maglia non
troppo spessa da utilizzare come filtro e delle
bottiglie di vetro dove conservare il preparato. Per
quanto riguarda il tipo di ortica di cui abbiamo
bisogno, si tratta del genere Urtica dioica che
è molto diffusa in tutta Europa e la si può
Passiamo alla parte pratica: sminuzziamo la
pianta in piccole parti, per agevolare il contatto
con l'acqua, riempiamo il contenitore di ceramica
con 10 litri di acqua fredda e immergiamo
all'interno 1kg di foglie e rami freschi dell'ortica
appena sminuzzata. Chiudiamo il contenitore
con la rete e fissiamola con la cordicina. La rete
permette lo scambio di ossigeno con l'ambiente
circostante ma allo stesso tempo impedisce agli
insetti di avvicinarsi e contaminare la soluzione.
Conserviamo il contenitore in luogo buio e
asciutto, per esempio una cantina. Una volta al
giorno scuotiamo il contenitore per amalgamare
meglio il contenuto. Lasciamo macerare la
soluzione per circa due settimane, quando la
schiuma sarà scomparsa del tutto, passiamo alla
fase di filtraggio. Sostituiamo la rete che chiude
il contenitore con la maglia che utilizzeremo
come filtro; fissiamo la maglia con la corda al
contenitore, inseriamo l'imbuto nella bottiglia
di vetro e versiamo all'interno la soluzione di
acqua, foglie e rami di ortica. Il contenuto solido
verrà trattenuto dalla maglia mentre la soluzione
acquosa finirà all'interno di ciascuna bottiglia. Il
tempo di macerazione può variare da poche ore ad
alcune settimane: se il processo di macerazione
dura 12/24 ore, otterremo un estratto molto
leggero; al contrario, se la soluzione la lasciamo
macerare per una settimana o più, otterremo un
preparato molto concentrato, da diluire per ogni
sua applicazione.
9HGLDPROHPRGDOLW¢GLVRPPLQLVWUD]LRQH
ɕ SUHSDUDWRGLRUWLFDPDFHUDWRRUH
va polverizzato direttamente sulla pianta,
come repellente contro afidi e ragno rosso;
ɕ SUHSDUDWRGLRUWLFDPDFHUDWRVHWWLPDQH
diluito in acqua, con la proporzione
di 100 ml/litro, stimola la germinazione di semi,
se immersi per venti minuto; bagnare le talee
interamente prima del trapianto, ha effetto
insetticida e assicura alle future piantine una
forte base nutrizionale;
ɕ GLOXLWRLQDFTXDPOOLWURSROYHUL]]DUHOD
pianta intera, per trattare clorosi ferriche;
ɕ GLOXLWRLQDFTXDPOOLWURLUULJDUHLO
substrato, attiva la vita microbica del terreno,
fornendo inoltre una base nutrizionale completa;
ɕ L UHVWL GHO SURFHVVR GL SUHSDUD]LRQH
mischiati con il compost, ne accelerano la sua
decomposizione.
Insomma di motivi per averlo sempre in case ce
ne sono davvero tanti!
[email protected]
CANNATAINMENT
57
Guardate High Mantainance!
LO SHOW PERFETTO PER LA NUOVA CANNABIS-ERA
Ogni era ha i suoi miti, i suoi simboli e le sue narrazioni. Quando si
parla di rock si pensa ad Elvis, alla
Fender e a The Wall. Ora che ormai
anche la cannabis è assurta all'olimpo del mainstream, cominciano ad
affacciarsi prodotti che possono ambire allo status di “cult”. Se Game of
Thrones è l'apoteosi del fantasy e Twin
Peaks rappresenta ancora a 25 anni
di distanza il meglio del noir, High
Mantainance può di certo sperare di
ritagliarsi uno spazio in quella che un
giorno sarà la “Cannabis Hall of Fame”.
di Giovanna Dark
High Maintenance nasce e si sviluppa attorno al
personaggio di “The Guy” - anonimo sostantivo che
gli anglofoni usano per definire una persona X –, un
affabile ed affidabile fattorino che consegna buste di
marijuana, rigorosamente in bicicletta, nel quartiere
newyorkese di Brooklyn. Ogni episodio ruota attorno
ad uno dei suoi clienti e racconta, in un tempo che
varia dagli 8 ai 30 minuti, una storia che di fictional ha
molto poco.
almeno negli States, è assurta ad essere un prodotto
di consumo quotidiano che non necessita più della
censura mediatica, ma può tranquillamente essere
inserito in un contesto narrativo adatto a qualunque
tipo di pubblico.
L'idea è nata dal duo composto da moglie e marito,
Katja Blichfeld e Ben Sinclair – che nella serie veste
i panni proprio di “The Guy” – ed ha debuttato sul
canale online Vimeo nello scorso 2012, riscontrando
una buonissima risposta dal pubblico delle web serie
e guadagnandosi ben 6 stagioni. Il prodotto è stato
quindi notato dal gigante della TV on demand HBO, che
ha cominciato a trasmettere la nuova stagione a partire
dallo scorso 16 settembre.
Nella serie si assume, ad esempio, come normale che
The Guy viva spacciando marijuana e consegnandola
a domicilio. Ogni episodio è dedicato a una consegna,
ai clienti che l’hanno richiesta e alle loro motivazioni,
e si sviluppa nelle loro case. The Guy si fa pagare
piuttosto caro per i suoi servizi, 50 dollari: i suoi clienti,
però, non assomigliano per niente allo stereotipo del
fattone che tanto piace ai comunicatori istituzionali
nostrani. Sono persone con età e storie diverse tra
loro ma – e qui forse si trova il limite della serie
americana – tutte provenienti da una precisa fascia
sociale: prevalentemente bianchi, di classe media, con
case piccole e abitudini più o meno costose.
La serie porta davanti alla telecamera l'uso mainstream
che ormai viene fatto della cannabis e i suoi inevitabili
e visibili effetti sulla società. High Maintenance è
brillante nella misura in cui riesce a ritrarre tutto quello
che sta succedendo attorno al mondo della cannabis,
ora che finalmente non viene più demonizzata e,
Tutti gli episodi sono intitolati con un nome proprio, il
nome di una persona che non vediamo, ma che viene
citata durante una conversazione tra i personaggi. La
marijuana potrebbe essere vista come un pretesto nella
serie, il filo conduttore discreto su cui però si muove
inevitabilmente tutta la narrazione.
NUOVA GENETICA DI FUSIONE!
TANGIE
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In High Maintenance si parla, in ordine sparso, anche di
morte, matrimonio, figli, Airbnb, birdwatching, pasqua
ebraica, corsi di autodifesa, topi, asessualità, identità
di genere, catering alternativi, nipoti preadolescenti,
musical, femminismo, moda, ospiti insopportabili,
solitudine, gente che si attrezza per l’apocalisse, coppie
aperte, insegnamento, turisti europei, agorafobia,
contatori Geiger, cancro.
È chiaro che la serie strizza l'occhio soprattutto ai
venti-trentenni con qualche dimestichezza, presente
o passata, con le droghe leggere, ma la varietà degli
argomenti e il realismo dei personaggi la rendono
perfettamente godibile anche per chi ha un’età diversa
e per chi non ha mai fumato marijuana in vita sua.
Anche lo spettro emotivo su cui si muove tutta la serie
si estende parecchio: ci sono episodi più propriamente
comici, altri drammatici, altri onestamente strazianti.
In High Maintenance, specialmente nei primi episodi, si
può ammirare infatti una vasta umanità: c'è il ventenne
innamorato di una ragazza homeless, c'è un comico
traumatizzato dagli abusi che ha subito da piccolo,
una maestra delle elementari che si autodefinisce
“asessuata” e un hacker metafisico. C'è della genuina
commedia “da stoner e per gli stoner” ma non manca la
NUOVA SEEDBANK IN UK: G-13 LABS!
satira sociale. Quello in cui di certo la serie riesce meglio,
sta però nel dipingere la personalissima complessità
umana di ogni personaggio. Ogni cliente è un soggetto
più che credibile, almeno per gli standard della grande
mela e delle grandi metropoli in generale, in cui l'animo
umano ha un pathos decisamente più marcato.
High Mantainance è uno show che merita di essere
visto nella misura in cui riesce a dipingere fedelmenete
i benefici della cannabis nella quotidiana gestione di
quell'immenso incasinassimo garbuglio che è la vita
nell'epoca contemporanea. “The Guy” ha, parafrasando
il famoso spot, l'antidoto al logorio della vita moderna
e grazie ad esso offre anche connessioni, empatia, e
una generale idea che forse non tutto è perduto, finchè
siamo ancora in grado di scambiarci qualcosa.
Ora che HBO si è accaparrata i diritti della serie, non
sarà così facile reperire le puntate online come ai bei
tempi in cui erano in streaming gratutito su Vimeo. Gli
episodi non sono mai stati doppiati in italiano e anche
i sottotitoli non sono facilisismi da trovare, se non si è
degli smanettoni. Ma l'esercito degli instancabili che
anima i siti di stream e sub provvederà sicuramente a
colmare il vuoto. Perchè High Mantainance è davvero
uno show che merita.
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POLITICA
59
Intervista con Melissa Wilcox
dell'Associazione Americana
per l'Accesso Sicuro alla Cannabis
47.055 persone sono morte nel 2014
negli Usa per overdose di antidolorifici
legali ed illegali. Sono 125 persone al
giorno, 5 all'ora, come afferma lo scrittore Don Winslow. Sulla spinta di questa emergenza, il Presidente Obama
ha promulgato un decreto sulle
dipendenze. Contemporaneamente,
l'Amministrazione chiude gli occhi
sulle alternative terapeutiche esistenti, anche perché, come ampiamente studiato dalle Autorità Sanitarie
sudtirolesi, la cannabis si presenta come una valida alternativa per
diminuire o sostituire gli oppioidi.
Di questa crisi abbiamo parlato con Melissa Wilcox di ASA,
Americani per l'Accesso Sicuro.
Enrico Fletzer
Perché un tale sviluppo catastrofico con persone che ormai si
rivolgono direttamente al mercato
FODQGHVWLQR GHOO
HURLQD H QRQ DO
PHGLFR"
Ci sono molti fattori che hanno contribuito all'epidemia. Per molti anni
i medici statunitensi si sono affidati in maniera esagerata agli oppioidi
per il trattamento del dolore e molti
riferiscono che, nonostante fossero
gior parte di queste cliniche è stata
chiusa con delle Leggi che le hanno
messe al bando, ma molte di queste
hanno operato per anni, aumentando
il problema della dipendenza da oppiacei. Per quelli che soffrono di dolore
cronico e che usano oppioidi da tanto
tempo, la tolleranza che si sviluppa
spinge la gente a usare dosi più alte di
oppioidi per ottenere l'effetto, esponendoli a un maggior rischio di overdose accidentale.
MOLTI PAZIENTI RIPORTAVANO
COME LA CANNABIS POTESSE
RIDURRE I SINTOMI DI ASTINENZA
IN CASO DI CESSAZIONE DELL'USO
DEGLI OPPIOIDI.
coscienti dei rischi di dipendenza e del
potenziale di overdose accidentali, in
assenza di alternative, continuavano
a voler fornire sollievo ai loro pazienti
affetti da dolore cronico. Le industrie
farmaceutiche produttrici di farmaci
oppioidi hanno in parte contribuito
all'epidemia. Ci sono state tante cosiddette “cliniche del dolore” che hanno
reso l'accesso molto facile a chiunque
avesse bisogno di una ricetta. La mag-
Alcuni di questi pazienti si sono indirizzati verso l'eroina e altri potenti
oppioidi per ottenere l'effetto ricercato. Inoltre, dal momento che gli
oppiacei possono creare dipendenza,
molti hanno cercato inutilmente di
disintossicarsi. Fino a poco tempo fa,
prima della nuova Legge firmata dal
Presidente Obama (il CARA Act), c'è
stato scarso sostegno per le persone
dipendenti da oppioidi.
Perché questo fenomeno riguarda
in scala minore altri Paesi
“privilegiati”, dove esiste un
approccio abbastanza equilibrato
DOO
XWLOL]]RGLDQWLGRORULILFL"
Io penso che Lei abbia già risposto. Non
sono molto al corrente delle pratiche di
gestione del dolore in altri Paesi,
ma come diceva, io penso che i
medici di altri Paesi abbiano attuato un approccio più equilibrato alla
gestione del dolore. E forse vi è
una minore pressione da parte delle
industrie farmaceutiche nella prescrizione degli oppiacei.
La maggior parte dei paesi del
mondo non ha accesso né agli
oppiacei né agli oppioidi. Per
non parlare della cannabis come
PHGLFLQD,OFDVRGHOO
$IJKDQLVWDQ
è piuttosto impressionante. Cosa
SRVVRQRIDUHO
$6$HOHDOWUH
associazioni per la riforma delle
SROLWLFKHVXOOHGURJKH"
Uno degli obbiettivi principali di ASA
è un lavoro di lobby nei confronti sia
dei Parlamenti Federali che Statali per
attuare programmi efficaci sulla cannabis medica, per dare ai pazienti accesso
alla cannabis medica in quanto opzione di trattamento terapeutico.
ASA mira all'educazione congiunta di
medici e pazienti, con una serie di
mezzi (programmi, eventi educativi,
risorse online, ecc.. ASA ha anche sta-
bilito dei gemellaggi con un istituto di
ricerca della Repubblica Ceca per fare
ulteriori ricerche nel campo dei benefici della cannabis come medicina.
Può la cannabis in quanto droga
di uscita essere utilizzata in casi
di dipendenza da oppioidi oppure come ausilio per modulare la
JHVWLRQHGHOGRORUHFRQO
XWLOL]]R
GLHQWUDPEH"
Gli studi hanno dimostrato che la
cannabis agisce in concerto con gli
oppiacei per ridurre la quantità di
oppioidi necessari e in alcuni casi
per sostituire gli oppiacei in assoluto.
Molti pazienti riportavano come la
cannabis potesse ridurre i sintomi di
astinenza in caso di cessazione dell'uso degli oppioidi.
Ultima domanda, ma non per
LPSRUWDQ]D,OGLULWWRGHLSD]LHQWL
di accedere al trattamento con
ODFDQQDELVLQFOXGHDQFKHO
DXWRPHGLFD]LRQHHO
DXWRFROWLYD]LRQH
VSHVVRHVFOXVHGDOOHDXWRULW¢"
Ci sono 25 Stati negli Usa, oltre al
Distretto di Columbia, la capitale
Washington, che hanno programmi
medici completi. Le regole di ogni programma variano ampiamente da Stato
a Stato e in alcuni territori i pazienti
sono autorizzati a coltivare piante per
uso personale, il cui numero è generalmente limitato.
WWW.ZAMNESIA.COM
SCIENZA DELLA CANNABIS
61
I FITOCANNABINOIDI NEL JOINT
IN UN TIRO DI SPINELLO NON C’È SOLO THC
La pianta della Cannabis è una fonte preziosa per l'umanità. Da una pianta
si ottengono numerosi sottoprodotti dai più diversi campi d'utilizzo, come
da nessun altro rappresentante del mondo vegetale. Nella storia dell'uomo sono diversi gli esempi dell'utilizzo di questa pianta fin dai tempi
remoti, basti ricordare le tracce di semi trovate nelle tombe in Estremo
Oriente datate migliaia di anni fa.Ai giorni nostri è al centro delle ricerche
in campo medico, grazie a una classe di sostanze contenute nelle ghiandole,o meglio dire,nei tricomi ghiandolari che la ricoprono: i cannabinoidi.
Di CBG
I cannabinoidi sono una classe di composti
terpenofenolici e sono i responsabili, assieme ai
terpeni, dell'effetto ricercato dai fumatori di canne.
Da quando sono stati scoperti gli endocannabinodi,
si è cominciato a definirli più propriamente
fitocannabinoidi per identificarne la provenienza
vegetale. I fitocannabinoidi trovati sinora nella
Cannabis sono circa una settantina e possiamo
suddividerli in dieci gruppi differenti: il primo gruppo
è quello dei cannabinoidi di tipo CBG, una classe
di composti ad azione antibiotica, analgesica ed
antinfiammatoria. Il CBG o cannabigerolo è stato il
primo ad essere identificato e risulta essere, nella sua
forma acida, il precursore biosintetico del THCA. Giusto
per capirci, i cannabinoidi che si assumono fumando
sono in forma neutra perché vengono decarbossilati
dal calore della combustione della canna; la pianta
di Cannabis produce la versione carbossilata e cioè
acida dei cannabinoidi. Per questo su una pianta a fine
fioritura troveremo molto THCA e poco THC, mentre
in un tiro di spinello avremo molto THC e pochissimo
THCA (il THC è il delta-9-tetraidrocannabinolo, mentre
il THCA è l'acido tetraidrocannabinolico).
Il secondo gruppo è quello dei simil-CBC, come
il cannabicromene. Anche questi hanno un’azione
antibiotica, analgesica e antinfiammatoria. Il terzo
gruppo è quello dell'arcinoto CBD. Il cannabidiolo
è molto di moda tra le banche di semi negli ultimi
anni, è da sempre presente in grandi concentrazioni
nella canapa tessile e lo si può considerare il
maggior cannabinoide espresso dopo il THC. Il CBD
è un potente ansiolitico e antispasmodico, con le
note proprietà analgesiche dovute alla sua azione
miorilassante. Una curiosità: il CBDA è stato il primo
cannabinoide a esser scoperto nella sua forma acida.
A seguire troviamo il gruppo dei delta9THC,
formato da ben due tipologie di acido e otto
differenti isomeri dalle proprietà analgesiche,
euforiche, antiemetiche e antiossidanti. Il quinto
gruppo è forse il meno famoso ed è quello dei
simil-delta8THC, una classe di composti che si
stima siamo il 20% meno potenti dei precedenti
delta9THC. Dopodiché vengono i gruppi dei CBL
e dei CBE, dalle proprietà farmacologiche ancora
sconosciute. L'ottavo gruppo riguarda il famoso
CBN e il CBND, che sono i prodotti dell'ossidazione
del THC e del CBD rispettivamente, hanno
principalmente un'azione anticonvulsiva e sedativa.
Il CBN è il responsabile delle vertigini quando si
fuma un prodotto potente, per così dire "datato".
Il nono gruppo è quello dei simil CBT, meglio
conosciuto come cannabitriolo, mentre l'ultimo
gruppo, il decimo, include tutti i cannabinoidi non
ascrivibili ai nove gruppi appena descritti: CBCN,
CBT, CBR, cis-THC, per citarne alcuni.
Come abbiamo appena visto, sono tanti e abbiamo
prova che agiscano diversamente se combinati,
rispetto a quanto non facciano singolarmente. Tale
effetto si chiama Effetto Entourage. All'Effetto
Entourage di una buona fumata, contribuiscono anche
altri costituenti oltre ai fitocannabinoidi e sono i
famosi terpeni, i terpenoidi e i flavonoidi. I terpeni e
i terpenoidi appartengono al medesimo gruppo di
composti dell'isoprene. Si tratta di atomi di carbonio e
idrogeno legati assieme con eventualmente qualche
intruso, per rendere più interessante la molecola: i
gruppi costituenti diversi da carbonio e idrogeno sono
la caratteristica che differenzia un terpenoide da un
terpene, formato appunto da solo carbonio e idrogeno.
I terpeni e i terpenoidi sono i responsabili del profumo e
del sapore dei nostri fiori, grazie ai loro peculiari profumi.
Hanno inoltre una spiccata funzione farmacologica
nel nostro organismo, contribuendo all'espletamento
dell'azione dei fitocannabinoidi. Nella cannabis sono
presenti almeno 140 terpenoidi diversi e la loro presenza
è assicurata fino al picco di produzione individuato alla
fine della fioritura. L'essiccatura delle piante determina un
calo del contenuto totale,che proseguirà incessantemente
arrivando a dimezzarsi in tre mesi dal taglio. I flavonoidi
sono presenti in numero di poche decine, tra i quali
figurano la cannaflavina A e la omologa B, entrambe
riscontrabili unicamente nella Cannabis.
Mi servirebbero due pagine per poter raccontare
quale effetto hanno i flavonoidi e i terpenoidi
nella fumata. Alcuni potrebbero interagire mitigando
gli effetti collaterali dei cannabinoidi, ma non ne
abbiamo ancora conferma. Fortunatamente sono in
corso numerosi studi sull'argomento condotti dai
migliori ricercatori (la comunità cannabica ringrazia)
e nei prossimi mesi ne sapremo certamente di più.
Un giorno i grower avranno la possibilità di scegliere
il seme in base al contenuto di costituenti chimici
desiderato nel raccolto e gli utilizzatori terapeutici
verranno invece guidati dal medico alla tipologia di
Cannabis più adatta alla loro malattia.
Le avventure di Giovanni Fuma
ALL’INIZIO DELLA
FIORITURA
BUONGIORNO
RAGAZZE!
COME
STATE?
FARETE
DELLE BELLE
CIME PER
IL VOSTRO
PAPÀ?
ASCOLTAMI BENE
SOLDATO!!!
È UN ATTACCO DI
RAGNI ROSSI!!!
POCO DOPO AL GROWSHOP
AIUTO! DELLE PALLE
ROSSE CON OTTO
ZAMPE E PIENE
DI PELI HANNO
ATTACCATO
LE PIANTE!!!
IL NEMICO DI JAH!
DA QUESTO MOMENTO,
È ALLERTA MASSIMA!!
FORZA SOLDATO! TI
FACCIO VEDERE COME
POLVERIZZARE QUESTI
BASTARDI!!
IL PIANO D’ATTACCO
È SEMPLICE!
NESSUNA PIETÀ E
NESSUN PRIGIONIERO!
APPLICAZIONE IMMEDIATA!
IL NAPALM
È PRONTO
PER
L’ATTACCO!!!
ADESSO
PRENDI QUESTO
INSETTICIDA...
E BRUCIA
QUELLE FACCE
DI CAZZO...
TUTTO
CHIARO?
MMH...
SÌ
SIGNORE!
OK! PROBLEMA RISOLTO!
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SETTE SETTIMANE VADANO
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64
BANCHE DEI SEMI
SUGAR BLACK ROSE:
UNA CAMPIONESSA
IBERICA
Dopo un lavoro così lungo e difficile, il
risultato è una pianta dalla resa elevata, in
termini di grammi di prodotto e resina, con
livello di THC pari al 16-18% ed un effetto
decisamente rilassante. Le caratteristiche
sono simili a quelle di Sugar Black Rose, con
un seme centrale importante e taglia media
di circa 80 cm. L’abbondante ramificazione
consente un raccolto copioso, pur restando
una pianta discreta alla vista. Il suo sapore
è convincente e piacevole per la particolare
dolcezza – matura a 75 giorni.
Sugar Black Rose di Delicious Seeds è la pianta più premiata della Spagna, con almeno ben 26 coppe vinte negli
anni dal 2010 al 2016. Rubén, fondatore di Delicious Seeds e selezionatore di SBR , ci spiega come è stata svilup- SUGAR BLACK ROSE
pata e si è poi diffusa negli Stati Uniti.
J. Searcher EARLY VERSION
Il gene “auto” è stato introdotto utilizzando
una Northern Lights Auto; la Sugar Black Rose
ha così ricevuto un tratto “auto” di qualità;
Northern Lights Auto è infatti caratterizzata da
una struttura solida, una taglia ragguardevole
e resina abbondante; la Northern Lights è
anche stata utilizzata come genitrice di Black
Domina: si introducono così nell’ibrido tratti di
una famiglia genetica affine. In questo incrocio,
la pianta che si è commercializzata come Sugar
Black Rose Early Version è una versione rapida
della varietà femminizzata in cui, tuttavia, non
sono comparsi esemplari auto-fiorenti.
Sugar Black Rose è una pianta robusta e
resistente, con distanza internodale corta. Al
palato si presenta con ricchi sapori di papaya,
mango e frutta tropicale; strutturalmente
presenta diversi rami laterali; il tenore di THC
può arrivare fino al 25%.
I migliori risultati sono stati osservati in
un fenotipo che non assomiglia alle piante
genitrici, pur presentando caratteristiche
evolute: genera molta resina e tende ad
assumere colorazioni scure, se alla fine della
fioritura la temperatura scende, o quando viene
coltivata in modo adeguato.
È una pianta con molto vigore. In un test
consistente nel piantare un seme in un vaso
collocato all’esterno il 7 luglio, alla data del 1°
settembre l’esemplare misurava già 2,5 m. Se
le si assicura un giusto apporto di nutrienti, la
pianta li assimilerà massimizzando la resa. Per
l’abbondante quantità di resina ed i suoi ampi
tricomi è possibile ricavarne estratti eccellenti.
Fin tanto che sarà impollinata, la pianta resterà
sempre carica di resina.
Sugar Black Rose e SBR sono marchi registrati
di Delicious Seeds.
IL PROCEDIMENTO DI
SELEZIONE
Questa varietà risulta da un incrocio fra due
delle specie di cannabis più famose in Spagna,
Critical Bilbo e Black Domina Barraquera. In
questo caso, Black Domina è stata utilizzata
come femmina mentre Critical Bilbo ha subito
un’inversione di sesso per essere impiegata
come maschio: una scelta alquanto insolita
perché Critical Bilbo normalmente produce
piccole quantità di polline ed è generalmente
usata come femmina. In questi anni Delicious
Seeds ha considerato prioritario conservare
le madri nelle migliori condizioni ambientali
possibili, per evitare corruzioni genetiche a
carico delle genitrici.
DEEP MANDARIN
Sugar Black Rose in un dispensario di Portland
Auto ed un’altra linea di Black Domina Auto,
quindi incrociando le talee élite ottenute con
Northern Lights Auto. Per ciascuna linea sono
poi stati selezionati fenotipi della prima
generazione che potessero rappresentare
degnamente la Critical Bilbo e la Domina
Barraquera e si è quindi continuato, sempre per
ciascuna linea, con ulteriori incroci. In questa
fase sono comparse le prime auto-fiorenti.
Si sono quindi selezionati le discendenti più
simili alle genitrici per effettuare un altro
incrocio, andando così a creare Critical Bilbo
Auto e Domina Barraquera Auto. Dopo aver
creato le due linee, queste sono state incrociate
fra loro e si è quindi ottenuta la Sugar Black
Rose Auto. Benché il processo fosse ormai
stato completato, la banca ha comunque
effettuato un altro incrocio per stabilizzare,
nel pool genetico, le caratteristiche SBR e
rimuovere tracce di Northern Lights Auto.
Alla generazione F5, hanno poi cominciato a
commercializzare il prodotto.
Successivamente, dopo essere arrivati
alla generazione F7, hanno usato ancora la
generazione F5 per ridurre la taglia, altrimenti
la varietà si sarebbe evoluta più verso il lato
Sativa, aumentando le dimensioni e ritardando
la fioritura. Dal momento che le autofiorenti derivano da selezioni dirette, senza
cioè l’uso di talee, è alquanto comune che
l’omogeneità diminuisca. Perché un prodotto
sia il più possibile stabile, Delicious Seeds
normalmente impiega il minor numero di
maschi, tre al massimo per ciclo. Inoltre i semi
di ogni pianta sono conservati in un sacchetto,
contrassegnato a sua volta da un’etichetta
su cui vengono annotare le caratteristiche
della pianta. La confezione finale venduta sul
mercato conterrà quindi solo semi prelevati
da un unico sacchetto, per assicurarne la
provenienza dalla stessa pianta.
Prima di immetterla sul mercato sono state
condotte alcune analisi di laboratorio. Delle
200 piante coltivate, 10 sono state analizzate:
in queste ultime il tenore di CBD è risultato
essere più elevato rispetto a quello di THC.
Ripetuto il test l’esito è stato invariato ed
hanno infine deciso di commercializzarla.
Nel tipo di incrocio presente oggi sul mercato
sono notati esemplari ricchi di CBD che
crescono con un diverso rapporto CBD: THC
(ad es. 1:1, 2:1 o 3:1): ciò dà ai coltivatori
la possibilità di scegliere la proporzione di
cannabinoidi desiderata.
CONCORSI DI CANNABIS
Delicious Seeds ha cominciato a competere
nei concorsi di cannabis già a partire dal
2010. Da allora la fama di Sugar Black
Rose è cresciuta esponenzialmente fino a
diventare oggi la varietà più premiata della
Spagna. Ciò non sorprende perché Sugar Black
Rose risulta dall’unione delle due talee élite
iberiche più famose, Critical Bilbo e Black
Domina Barraquera.
La pianta produce semi molto caratteristici:
ovali ed ellittici. Ciò è dovuto al fatto che il bud
è molto denso e, pertanto, il seme è costretto
a crescere piatto. Pur essendo difficile ottenere
una grande quantità di semi quando il bud è
folto, Delicious Seeds ha sviluppato un metodo
per rendere gli esemplari talmente carichi di
semi da vederli spuntare dai bud.
SUGAR BLACK ROSE
AUTO
Ci sono voluti due anni e svariati incroci per
ottenere la versione auto-fiorente di questa
varietà. Questo progetto è stato avviato
creando innanzi tutto una linea di Critical
Per creare una versione ricca di CBD, Sugar Black
Rose è stata incrociata con Dieseltonic, fenotipo
di Dancehall della Reggae Seeds, selezionato
da Resin Seeds. Il contributo della Dieseltonic
al prodotto finale è un ricco contenuto di
CBD ed un gusto intenso di mandarino, che
caratterizza alcune piante Diesel. Per questo
sapore di mandarino, Delicious Seeds ha deciso
di non commercializzarla come Sugar Black
Rose CBD; hanno infatti pensato che il nome
sarebbe stato fuorviante per il consumatore.
La pianta è ovviamente una discendente di
Sugar Black Rose ma il gusto cambia rispetto
all’ibrido originale. È quindi una varietà diversa
ed è per questo che il produttore ha deciso di
conferirle una diversa “personalità”.
Budder di Sugar Black Rose
Sugar Black Rose impollinata
In meno di sei anni, Sugar Black Rose ha vinto
26 coppe. Alla Delicious Seeds sono convinti
che i premi potrebbero essere di più, perché
alcuni non sono nemmeno noti alla banca.
Peraltro, il più delle volte i cannabicoltori
battezzano le piante da presentare ai concorsi
65
con nomi differenti; in particolare nella
categoria degli estratti le piante vengono
designate con nomi immaginari.
Sugar Black Rose, che ha vinto la maggior
parte dei premi, è stata sviluppata in ambiente
esterno, nella zona di Teruel, a un’altitudine di
1200 m. Con un buon sostrato, un’abbondante
esposizione al sole, una fertilizzazione di tipo
organico ed infine il contributo dell’aria pura,
la pianta visto migliorare la produzione di
resina ed il gusto.
BHO di Sugar Black Rose
Crumble di Sugar Black Rose
Dopo aver sputato SBR, le forbici
restano piene di resina
Questa varietà risulta da una talea selezionata
da Jordi, uno dei collaboratori più anziani
di Delicious Seeds. In ogni caso, per poter
avvantaggiarsi appieno di Sugar Black Rose
non serve coltivare una talea élite; analisi
di laboratori indipendenti commissionate dai
dispensari statunitensi hanno rilevato fino
al 25% di tenore di THC, in alcuni esemplari.
Molti premi sono stati assegnati nella
categoria degli estratti. Per la quantità di
semi di grande calibro, i risultati sono stati
eccellenti, che l’estratto sia stato o meno
realizzato con l’impiego di solventi.
L’ESPERIENZA NEGLI
STATI UNITI
Rubén aveva già saputo, dai database
consultabili su internet, che Sugar Black Rose
è disponibile in vari dispensari statunitensi.
La scorsa estate si è recato sul posto, per fare
un’esperienza diretta, ed ha constatato che
la SBR era coltivata con vari metodi e se ne
ricavavano persino degli estratti. In base alla
ricostruzione effettuata da Rubén, il primo
breeder a coltivare questa pianta è stata
la Emerald City Patients di Seattle. Da lì la
varietà si è poi diffusa dapprima a Washington
e poi a Portland, per arrivare infine a Denver,
città dalla quale ha poi raggiunto, via via, gli
altri stati del paese.
Quando raccontava al personale dei dispensari
da lui visitati di essere lui il selezionatore di
Sugar Black Rose, alcuni non gli credevano, né
lo degnavano di attenzione. In altri dispensari,
invece, i proprietari spuntavano da dietro al
bancone e si precipitavano ad abbracciarlo.
In alcuni dispensari, il personale non sapeva
nemmeno che esistessero semi femminizzati
e, quando hanno saputo che Sugar Black Rose
è disponibile in 4 versioni (femminizzata,
precoce, auto e ricca di CBD) sono andati
letteralmente fuori di testa. Infine il miglior
trattamento Jordi l’ha ricevuto nei dispensari
di Portland. In particolare vicino Portland, a
Beaverton, ha trovato un esemplare di SBR
delizioso, coltivato organicamente.
I migliori estratti di SBR li ha invece trovati a
Seattle, uno di tipo ‘live resin’ realizzato con
CO2, di aspetto alquanto chiaro e trasparente
ed un ‘crumble’, come viene chiamato negli
Stati Uniti quella che in Europa prende il nome
di “moonrock”. Il live resin è risultato quello di
aspetto più gradevole, ma Jordi ha apprezzato
il sapore del crumble. Nel dispensario dove l’ha
acquistato gli hanno detto che con Sugar Black
Rose hanno ottenuto rese fino al 20%, con un
tenore di THC fino all’85%.
Nel suo viaggio Jordi ha osservato che la
qualità degli esemplari dipende molto dal
luogo – ad esempio in Oregon tutti gli
esemplari sono di qualità superiore e coltivati
organicamente, mentre a Denver prevalgono
metodi di coltivazione commerciali, con
fertilizzanti minerali, pur essendo stata
preservata l’essenza della SBR. Come Rubén ci
ha spiegato: “Molto dipende dalla struttura di
legalizzazione di ciascun stato. Quanto a me,
sono a favore del metodo orizzontale, in cui
ogni produttore può fare tutto: pertanto un
produttore che punta sulla qualità è in grado
di controllare l’intero processo produttivo;
ciò contrasta con il modello verticale, in cui
si può controllare solo una parte del processo
e cominciano così proliferare migliaia di
aziende parallele”.
Anche se l’obiettivo di questa missione era di
visitare i luoghi dove si lavora con la Sugar
Black Rose , nelle sua visita Rubén ha scoperto
che, in realtà, la sua varietà più conosciuta
negli USA era la Cotton Candy, ma vi diremo di
più al riguardo nel nostro prossimo articolo...
66
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Vicenza
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12
68
COLTIVAZIONE OUTDOOR
ben arieggiata, perché altrimenti
potremmo avere problemi con gli
agenti patogeni. Una serra poco
arieggiata è peggio di una serra
sotto le intemperie.
Selezione di vasi e substrato
RACCOLTO INVERNALE
OUTDOOR
Finale di fioritura della serra
installata sul balcone con quattro
piante in vasi da dieci litri.
Quando si parla di coltivazione outdoor a tutti vengono in mente le immagini di orti, balconi, serre o colture guerrilla dispersi fra le montagne in
primavera e in estate. È comunque possibile ottenere un raccolto outdoor
Huguillo.
in pieno inverno, come stiamo per dimostravi.
Può essere piuttosto sorprendente pensare di ottenere un raccolto
outdoor invernale e può risultare
persino complicato a causa delle
diverse condizioni climatiche di questo periodo dell’anno e dei vari fattori o parametri che possono incidere sulle nostre piante.
condizioni non sono esattamente le
più adatte a livello di umidità e temperatura. Ciononostante, dobbiamo
sottolineare che le cime che raccoglieremo saranno ricoperte da più
resina di quelle ottenute d’estate,
grazie allo spettro di frequenze della
luce invernale.
I primi aspetti che ci vengono in Selezione del luogo e preparazione
mente sono la mancanza di ore Per cominciare, cercheremo una
zona e la lasceremo nelle
di luce, le basse temperature,
condizioni richieste
l’umidità, il vento, la
per mettere le
pioggia, la grannostre piante.
dine, la neve
Dobbiamo
e persino
cercare di
le gelate…
sceglieÈ tutto
re una
vero,
zona
ma se
orientaseleziota verso
niamo
sud
e adate
ben
tiamo
protetun luogo
Talea di Critical messa in serra
ta dai forti
che abbia
nell’orto, con terreno coperto.
venti invernale condizioni
li o dalle piogge,
minime e seguiacome anche dall’inmo alcune indicazioquinamento luminoso di lamni, il risultato può arrivare a
essere più che interessante. Bisogna pioni o di altre luci che può incidere
tenere in considerazione, prima sulle nostre piante, perché questo
di cominciare, che la produzione tipo di raccolto invernale si basa
per pianta sarà inferiore di quella soprattutto sullo sfruttamento del
ottenuta in un raccolto estivo, dato fotoperiodo naturale invernale.
che le piante non hanno tempo a
sufficienza per crescere prima di Per questo, è sempre bene prepacominciare la fase di fioritura e le rare una piccola serra che le tenga
L’operazione seguente sarà quella
di selezionare i contenitori o i vasi
e il substrato che utilizzeremo per
le nostre pianta. Il fotoperiodo di
luce equivale alla fioritura e tutto
ciò che mettiamo outdoor durante
questa fase comincia a fiorire, per
cui non avrà molto tempo per crescere o svilupparsi nel suo periodo
vegetativo (tranne i dieci o quindici
giorni soliti in cui le sue dimensioni
raddoppieranno prima di cominciare a sviluppare i fiori). Sarebbe
abbastanza esagerato e superfluo
utilizzare contenitori o vasi di oltre
dieci litri e ci impedirebbe di mettere una quantità superiore di piante.
Inoltre, spenderemmo troppo, non
sfruttando tutta la terra in vasi
di dimensioni maggiori che non
garantirebbero un miglioramento sostanziale nel risultato finale. Sollevate i vasi dal pavimento
di circa trenta centimetri affinché
non siano a contatto diretto con lo
stesso, per evitare che le radici e
la terra stiano a una temperatura
molto bassa, poiché questo può
fare una grande differenza.
protette e un po’ più coperte e che
protegga anche le cime dalla pioggia (evitando però che nella parte
superiore della serra si formino
sacche di acqua dovute alla piog- Come substrato, è consigliabile utigia) e dall’eventuale inquinamento lizzarne uno di qualità e pronto,
luminoso. Quando si prepara la con guano di pipistrello e humus di
serra, oltre alla pioggia, dobbiamo lombrico, con una buona miscela
tenere in considerazione anche che di torba e perlite, che dobbiamo
il vento che può esserci su un bal- smuovere per bene prima di riempicone in inverno di solito è piuttosto re i contenitori o i vasi con lo stesso.
forte e a seconda delle aree geo- Garantirà un apporto aggiuntivo e
un ambiente più che ottimagrafiche, anche più che forte.
le per lo sviluppo delle
Secondo quanto mi è
radici delle nostre
stato detto da alcuni
piante.
coltivatori che coltivano in outdoAlimentazione
or in inverno
e nutrienti
da più di dieci
Dobbiamo
anni, i temfare attenporali venzione a non
tosi sono
eccedere
un nemico
né con il
pericoloso
numero
che in più di
d’irrigazioni
un’occasioalla settimane ha fatto
na, né con
quasi volare
la quantità di
le serre per
Serra prefabbricata installata sul
acqua di ogni
averle aperbalcone per il raccolto invernale,
con quattro piante in vasi da
irrigazione. La
te troppo nella
dieci litri.
richiesta di acqua
parte inferiore per
delle piante non
d
arieggiarle, poiché
sarà la stessa di un
sono entrate folate
raccolto estivo. Non faredi vento che hanno quasi
sollevato la coltura per la forza mo le tre irrigazioni abituali nei
del vento e perché non era ben mesi più caldi del raccolto estivo
fissata al balcone. Bisogna quindi e basterà farne una o al massiverificare che la struttura che pre- mo due a settimana. Le piante
disponiamo sia solida e ben fissata non solo si alimentano attraverso
al balcone, affinché resista in caso i capillari delle radici, ma anche
di pioggia abbondante senza che il attraverso gli stomi delle foglie,
soffitto ceda o si affossi toccando mediante lo scambio di umidità
le nostre piante. Bisogna lasciare con l’ambiente o con il mezzo che
parti della serra aperte perché sia le circonda.
69
Per quanto concerne l’alimentazione, dobbiamo tenere in considerazione il tempo minimo di sviluppo
vegetativo che avranno le piante.
Usate uno stimolatore radicolare
un paio di volte, un nutriente di crescita finché la pianta non manifesta
i primi sintomi dell’inizio della fioritura, momento in cui passeremo
a utilizzare il nutriente di fioritura
(compreso uno stimolatore per le
cime, se si vuole), fino a due settimane o dieci giorni prima del raccolto.
Si consiglia anche l’utilizzo di varietà
con fioritura breve o media nel caso
delle talee, ossia, indiche o in loro
mancanza, ibridi, che contengano
una percentuale superiore di indica
rispetto alla sativa e se possibile,
varietà di cui conosciamo il comportamento (poiché partiremo avvantaggiati e con sicurezza), per ottenere un raccolto più veloce possibile.
per questo dovremo tenere in considerazione le condizioni di temperatura invernali e quanto sarà
fredda e umida la terra. Non usate
la terra madre come substrato in
cui mettere la pianta direttamente,
perché è preferibile usare contenitori anche in serra, in modo tale
che le radici saranno più protette
e la temperatura della terra che
le circonda non sarà così bassa.
Anche con i semi autofiorenti si Sollevate i vasi di qualche centiottengono risultati molto buoni se metro dal pavimento per evitare
scegliamo la varietà adatta e non il contatto diretto con lo stesso,
Non dobbiamo soroptiamo per varietà sative.
oppure isolate addiritprenderci se vediaIl grande vantaggio
tura la parte della
mo che il ciclo
che ci offrono
pavimentazione
della
pianta
è che si
che si utilizza
è più lento
svilupnella
serra
in inverno
con
della
rispetto a
normale
quanto
plastinon faccia
ca nera:
in estate,
questo
poiché è
migliorepiuttosto
rà le conabituale
dizioni
che
sia
dell’area
più lento
di coltuper la temra, il che
peratura
agevolerà
Talea di Widow pronta per
e la manpano
una cresciessere trapiantata outdoor per
Inizio della fioritura.
canza di luce.
a prescinta breve e la
il raccolto invernale.
In alcuni casi,
dere dal fotofioritura delle
vedendo che queperiodo di luce,
nostre piante.
sto sviluppo è lento,
poiché mancano i fotoplasi può commettere l’errore
sti (gli indicatori cellulari che hanno
Un altro grande vantaggio
di concimare di più del necessario le piante per sapere se è giorno o del raccolto invernale è che di
o di somministrare più acqua del notte). Dato che non incide il fotope- solito si ottengono piante di alteznecessario, il che ci porterà ad riodo di fioritura, non incide nean- za o dimensione piuttosto ridotte,
avere un problema reale provoca- che l’inquinamento luminoso che che non vengono notate e che
to da noi stessi. Ricordate quello potrebbe avere la nostra pianta e non necessitano d’irrigazione che
che diciamo sempre dell’irrigazio- potremmo addirittura dire che non le porti a essere viste, ricercate o
ne e del dosaggio dei nutrienti: le farebbe male.
addirittura rubate. Questo avver“meno è più”.
rebbe non solo per le dimensioni
Vantaggi, inconvenien- contenute, ma anche per il fatto
Semi autofiorenti o
ti e trucchi
che si trovano fuori dal loro ciclo
In questa colti- vitale naturale in outdoor, che
WDOHH"
Per
questo
vazione
non comprende il periodo dalla primatipo di raccoldovremo pre- vera all’estate.
to
invernaoccuparci
le sarebbe
dei paras- Inoltre, nel caso in cui il nostro
consigliato
siti
che raccolto estivo sia stato attaccato
coltivare
di solito dai parassiti, dagli agenti patoa
partire
attacgeni, da furti o da una stagione
da
talee
cano
e estiva poco adatta e non siamo
di
pianinvadoriusciti a ottenere un raccolto
te
madri
no
le sufficiente per le necessità di
selezionanostre
autoconsumo di ogni coltivatote e con
piante
re, il raccolto invernale sarà una
una radice
d’estate,
buona soluzione per ottenere un
sana e ben
sebbene
raccolto extra outdoor e anche
sviluppata
dovremo
se non sarà molto produttivo, ci
(il che agevoprestare
permetterà di compensare quelerà notevolattenzioste perdite.
Cima che si è formata
mente il buono
ne agli agenti
correttamente in pieno
sviluppo
della
patogeni, per- Non richiede molto lavoro. La cura
raccolto invernale.
pianta) o a partire
ché a causa delle della pianta è comoda e veloce,
da semi autofiorencondizioni ambientali dato che si tratta di un esemplare di
ti, perché sono quelli che
potrebbero presentarsi dimensioni ridotte, che in generale
garantiscono i migliori risultati. se non facciamo le cose per bene. si taglia e si pulisce in modo rapido
Ciononostante, se usiamo talee Basta infatti mantenere l’area di col- e facile. Provoca anche una minor
non molto grandi o molto svilup- tura sufficientemente pulita e venti- quantità di resti di residui vegetali
pate per essere cresciute indoor, lata e non eccedere con l’irrigazione. come gambi e foglie, il che è molto
ci metteranno più tempo ad acclicomodo e lo spazio che può occupamatarsi o ad adattarsi al nuovo Può presentarsi anche il caso in cui re ogni pianta nella fase dell’essiccaambiente, quanto più tempo si usa una serra per la coltivazione tura è molto ridotto rispetto a quello
hanno passato in indoor.
(oltre a balconi o grandi finestre) e che occuperebbe d’estate.
70
COLTIVAZIONE
ALLA FINE
DEL CICLO
TAGLIARE, SECCARE, FUMARE IN
SUCCESSIONE
Di CBG
Alla fine di ogni fioritura giunge
il momento del taglio. Quando le
ghiandole di resina sui fiori sono di
colore ambrato, ci siamo. Questo è
considerato il segnale della maturazione delle nostre piante e possiamo
finalmente raccogliere. Sì perché è
bene ricordare ai meno esperti che
le settimane di fioritura scritte sui
pacchetti dei semi sono indicative
e non vanno seguite alla cieca. Un
po’ come i minuti di cottura della
un'erba ben coltivata è rotondo, nel
senso che i vari sapori si sposano
senza stonare. Una stonatura è un
sapore troppo forte al palato, una
nota fuori posto. Una haze profuma
e sa di quei sapori haze, dovuti alla
miscela di differenti molecole naturalmente prodotte dalla Cannabis
chiamate terpeni. I terpeni sono tra
le molecole che si possono trovare
negli oli essenziali. Sappiamo che
si deteriorano molto rapidamente
si risparmierebbe lavoro, lasciando
qualche fogliolina tra le cime, che si
può rimuovere al momento del grinder. Quando ero piccolo mi capitava
spesso di dire "ti mando una canna
ma leva le foglie", non sono passati
che pochi lustri ed è già una buona
pratica diffusa quella di rimuovere
le foglie dagli impasti delle canne. A
leggere queste parole sicuramente
qualcuno in Italia è piedi in aria
dal ridere. "Al mio paese se gli dai
servare la maggior parte del sapore
e del profumo prestando attenzione
alle sorgenti di luce e all'aria che
ossidano le molecole portandoci via
l'aroma dai fiori. Il trim è un sottoprodotto perfetto per quella che è
la ciliegina sulla torta di una buona
fumata: le estrazioni da aggiungere
senza ritegno ai grandi cannoni d'erba. Apro una parentesi per consigliare di provare un mix di fiori e del
fumo o dell'ice della stessa genetica.
TUTTI PROVANO A PRESERVARE LA MAGGIOR PARTE DEL SAPORE
E DEL PROFUMO PRESTANDO ATTENZIONE ALLE SORGENTI DI
LUCE E ALL'ARIA CHE OSSIDANO LE MOLECOLE PORTANDOCI VIA
L'AROMA DAI FIORI.
pasta. Se si potesse poi assaggiare l'erba come si fa con la pasta,
sarebbe perfetto. Per poter godere
di una fumata del proprio raccolto bisogna però attendere almeno
ancora dieci giorni. Le cime devono
seccarsi e diventare croccanti per
essere grindate facilmente e avere
un sapore completo di erba ben coltivata. Sempre se non si vuole mettere in pratica il curing, perché in tal
caso si dovrà attendere minimo un
mese in più, durante il quale le cime
saranno chiuse ermeticamente in
un barattolo di vetro con poca aria
all’interno. I fiori devono perdere
umidità e conservarsi piacevoli al
gusto e l'aroma così sarà valorizzato: un'erba sa di erba indiscutibilmente e sa anche di un insieme
di sapori che riconducono a nomi
tra gli strain più famosi. Il corpo di
dal momento della raccolta in poi,
a causa dell'ossigeno dell'aria che
le ossida e della luce. Perciò quando vogliamo seccare le nostre cime
dobbiamo anche pensare all’aria e
alla luce come due nemici.
la terra, anche quella si fumano!",
"Qua fa così schifo che la gente
smette di fumare". Ci sarà sempre chi non capendo un accidente,
fumerà banalità convinto di consumare prodotti pregiati.
Ci sono grower che trimmano le
cime lasciando qualche foglia in più,
di modo da permettere un’essiccatura meno veloce alle infiorescenze.
Altri invece preferiscono rimuovere
tutte le foglie separando già le più
grandi dal trim più piccolo e più
resinoso. Per preservare la maggior
parte del sapore delle cime sarebbe bene non compiere una pulizia
ostinata delle foglioline, in quanto i
fiori sarebbero troppo esposti all'aria, seccherebbero troppo rapidamente col risultato di avere ancora
un sapore troppo agre. E in più
L'essiccatura deve avvenire in un
locale buio ma areato, senza odori
persistenti capaci di trasferirsi sulle
cime. Sì, questa caratteristica dell'erba è micidiale: prende l'odore del
contenitore o del luogo dove la conservi, per questo si consiglia sempre
l'impiego di barattoli in vetro puliti
e di non mettere l'erba a seccare
in cantina. Nei forum su internet si
trovano esperimenti di grower con
bustine capaci di mantenere un’umidità controllata oppure con deumidificatori professionali e humidor
autocostruiti. Tutti provano a pre-
Un'esperienza di gusto per chi come
me ogni tanto adora rinfrescare
il palato e comunque spezzare il
gusto di un raccolto monogenetica.
Consiglio di aggiungere anche del
rosin, l'estrazione a caldo ottenibile
anche con la pressa per i capelli. Su
Youtube si trovano video ricette su
come estrarre il rosin rapidamente
dalle cime.
Ogni raccolto è il risultato di sforzi
di ogni genere da parte del coltivatore e questo rende più soddisfacente assaporare un buon sapore,
sempre uguale dal naso al palato
e poi in gola con un retrogusto. Se
poi si è sicuri della provenienza dei
semi allora si può confrontarne il
sapore con altri semi dello stesso
strain e avere un raffronto con un
sapore conosciuto.
GK
Forza della Natura!
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pipistrelli
RACCOLTO ED ESSICCATURA
73
VENTI ANNI
DI RACCOLTA
TRUCCHI E TECNICHE DI UN COLTIVATORE CON ESPERIENZA
La raccolta è il momento più importante di tutto il ciclo di coltivazione. Durante molti raccolti indoor e outdoor ho provato tutti i tipi
di sistemi e ho imparato a far fronte a molte situazioni diverse.
José T. Gállego
CONTROLLO DI PARASSITI NELLE ULTIME
SETTIMANE
Nell’ultimo mese di fioritura, tutto quello
che si mette sulle cime può lasciare resti
che vanno a finire nei polmoni. Se volete
essere certi che le cime che coltivate
sono davvero sane, non dovrete usare
insetticidi o fungicidi tossici durante la
fioritura, soprattutto nell’ultimo mese.
Ma cosa si può fare se compare un
parassita sulle cime? Può essere il
ragno rossa, la mosca bianca, i bruchi, la
bianca. La pressione dell’acqua può
portare una parte delle ghiandole di
resina delle cime a staccarsi, ma a
volte è meglio che lasciare che gli
insetti si accampino dilagando. Contro i
bruchi si usa BT, un bacillo innocuo che
si può fumigare fino all’ultimo giorno.
Il problema è che è efficace sono sui
bruchi giovani.
Per eliminare gli adulti, bisogna raccoglierli
uno a uno a mano oppure agitare la pianta
con forza perché si stacchino, seguendo
È relativamente facile da uccidere
fumigando con acqua ossigenata disciolta in quattro parti di acqua, ma
ricompare subito. L’acqua ossigenata diventa acqua semplice in pochi
minuti e non lascia alcun residuo
tossico sulle cime, pertanto si può
fumigare quante volte si vuole. Se si
usa l’acqua ossigenata quasi tutti i
giorni, si può tenere sotto controllo
l’infezione per un paio di settimane
finché le piante non saranno pronte
per il raccolto.
EL AGUA OXIGENADA SE CONVIERTE EN SIMPLE AGUA EN
CUESTIÓN DE MINUTOS Y NO DEJA NINGÚN RESIDUO TÓXICO
SOBRE LOS COGOLLOS
botrite o l’oidio. Se il parassita comincia
a proliferare e non si fa nulla per fermarlo, potrebbe vanificare il lavoro di
vari mesi in poche settimane.
Esistono varie tecniche e prodotti che si
possono utilizzare fino al giorno del raccolto.
Con un compressore d’aria, avremo
un getto d’aria compressa che può
servire per eliminare molti insetti
dalle foglie, come ragno rosso, mosca
bianca, afide o cocciniglia. È un lavoro
lento, perché bisogna farlo foglia per
foglia, girarla e soffiare per eliminare
uova e insetti. Con un’aspirapolvere
si ottiene un effetto simile con il
vantaggio che gli insetti finiscono nel
sacchetto dello stesso.
L’acqua, soprattutto a pressione, può
servire per lavare piante e cime che si
sono riempite di ragno rosso o mosca
una tecnica conosciuta come “il meneito”.
Contro la botrite la soluzione migliore
è la prevenzione da quando le piante
sono giovani. Una volta che le cime si
sono ingrossate, se s’infettano, c’è solo
una cosa da fare, ossia tagliare la cima,
eliminare, gettare tutte le parti ammuffite
ed essiccare il prima possibile il resto per
evitare che s’infetti. Nelle aree asciutte
dove la botrite non prolifera eccessivamente, si può lasciare il resto della
pianta affinché porti a termine la maturazione, ma nelle regioni con autunno
umido e piovoso, in genere i coltivatori
tagliano e raccolgono la pianta completa
non appena una cima risulta infettata.
Non vale la pena lasciare il resto perché
arrivi a maturazione, in condizioni così
favorevoli per le muffe, perché le cime
s’infetteranno una dopo l’altra.
L’oidio è una muffa sempre più frequente nelle colture di cannabis.
ANTICIPARE IL LAVORO DI CURA
Questa volta avete centrato l’obiettivo.
Una grande piantagione di guerrilla,
una terrazza piena di piante enormi
o un indoor con varie fonti lumino-
Curare anticipatamente le foglie è
particolarmente utile nelle colture
guerrilla ad alta densità.
Le mie forbici preferite dopo una sessione di cura.
se: insomma, una quantità notevole di
lavoro di cura e tutte le piante saranno
pronte nello stesso momento, fra dieci
giorni per l’esattezza. È ciò che succede
quando si seminano molte talee della
stessa varietà.
Dal punto di vista della produttività,
il raccolto sarà fantastico come vi
aspettavate. Ciò che non era previsto
era che i quattro amici che sarebbero
dovuti venire ad aiutarvi avrebbero
deciso di cambiare i propri piani e
di andare a un festival per tutto il
fine settimana. Adesso vi tocca quindi raccogliere vari chili di piante da
soli. Cosa fare in una situazione del
genere? Prima di tutto bisogna tenere in considerazione che il momento
ottimale per raccogliere non è un solo
giorno. Le piante sono più o meno
pronte per dieci giorni, o anche due
settimane, per cui non serve fare
tutto il lavoro nello stesso momento.
Inoltre, una buona tecnica per anticipare il lavoro senza interrompere
la maturazione delle cime è quella
di curare le foglie più grandi e senza
resina prima di potare la pianta. Negli
ultimi giorni prima del raccolto, le
piante non fanno più molta fotosintesi
né assorbono troppi nutrienti, poiché vivono soprattutto dei nutrienti
immagazzinati nei tessuti.
La cura anticipata delle foglie grandi
non solo non compromette la qualità
delle cime, ma può arrivare anche
a essere vantaggiosa. Senza foglie
grandi che facciano ombra, la luce
solare penetra fino alle cime più
basse contribuendo alla loro maturazione. D’altro canto, l’aerazione delle
cime migliora, il che riduce la probabilità che compaiano muffe e altri
74
Curare il maggior numero di foglie
possibile della cima per ottenere
la qualità migliore.
L’aria compressa permette di liberarsi delle uova di mosca bianca
senza insetticidi.
Tagliare ogni ramo con un pezzo
di gambo affinché serva da gancio
per appenderlo.
parassiti. Quando si tagliano le foglie,
la cura delle foglie rimaste sarà più
rapida e consisterà, sostanzialmente,
nel tagliare le punte che fuoriescono
dalle cime.
TECNICHE DI RACCOLTA
Nel corso degli anni, ho provato a tagliare le piante intere, ramo per ramo o
addirittura cima per cima. Ogni sistema
ha vantaggi e inconvenienti. Le piante si
possono raccogliere intere se non sono
eccessivamente grandi e se le si cura
prima di tagliarle, mentre sono ancora
nella terra o nel vaso. Il vantaggio principale nel lavorare sulle piante intere è che
occupano poco spazio per l’essiccatura,
molto meno di quello che occuperebbero
se si tagliano tutti i rami. L’inconveniente
principale è che l’essiccatura è più lenta,
pertanto, se le condizioni di essiccatura
non sono perfette, ci sono più probabilità
che compaiano muffe o altri parassiti.
Se si dispone invece di un’area di essiccatura molto arieggiata o se il clima è estremamente asciutto, forse conviene rallentare
l’essiccatura affinché il sapore finale non
risulti troppo grezzo.
La raccolta ramo per ramo è la più pratica e
diffusa, perché consente di lavorare comodamente seduti. Di solito metto un vassoio
sulle ginocchia e curo le piante sopra lo
stesso per raccogliere tutte le foglie che poi
utilizzo per fare hashish e altri estratti. Se
si taglia ogni ramo con un pezzo di gambo
centrale, questo funge da gancio e appendere i rami nell’area di essiccatura sarà più
facile. Tempo fa organizzavo l’area di essiccatura mettendo delle corde da una parete
all’altra su cui appendevo le piante intere o
i rami grandi. Adesso ho cambiato tecnica e
utilizzo piccoli essiccatoi smontabili, disponibili in commercio per stendere il bucato in
casa. Sono molto pratici perché si possono
muovere e piegare quando non si usano.
Inoltre, ci sta molta erba in ciascuno di essi,
soprattutto se i rami sono dritti e le cime
dense. Conviene posizionare un ventilatore
diretto ai rami per favorire l’essiccatura.
Anche se si è sempre detto che è meglio
che le piante appese non si tocchino fra di
loro, nella pratica e se il raccolto è abbondante, è quasi impossibile, ma con un ventilatore sempre acceso, si evita il rischio.
Nelle piante grandi o nelle piantagioni
molto dense, le cime superiori maturano prima di quelle inferiori e può essere
una buona idea raccogliere prima i rami
più alti e lasciare la base delle piante
una o due settimane in più affinché portino a termine la maturazione.
L’essiccatura più rapida si ottiene separando le cime dei rami e mettendole su
vassoi a griglia che si possono impilare a
vari livelli. Se c’è poca umidità e abbondante ventilazione, le cime ci mettono
fra i tre e i cinque giorni a seccare. Un
inconveniente di questo sistema è che
le cime rimangono un po’ schiacciate
sul lato che tocca la rete, a meno che
non le si giri ogni giorno. Un’essiccatura
così rapida non è certo la soluzione più
consigliata per ottenere un buon sapore
finale, a meno che la velocità non sia
necessaria. Per esempio, se compare
Palline di charás staccate dalle
forbici.
botrite su una pianta, conviene separare
le cime e farle essiccare quanto prima.
CURA
La miglior cura si ottiene con forbici
buone e a mano. Non vale la pena comprare forbici economiche, perché tagliano
male, perdono affilatura in poco tempo,
si rovinano e quindi rallentano il lavoro.
La cosa migliore è cercare fra le marche migliori un modello che pesi poco
e che sia comodo. Personalmente mi
piacciono le forbici relativamente corte,
con la punta fine e con un’impugnatura
ergonomica e di plastica. Sono molto
leggere, maneggevoli e la punta permette
di entrare nella cima per tagliare tutte le
foglie dalla base, incluso il peziolo. Tenete
pulite le forbici, staccando con attenzione
la resina attaccata e oliatele un po’ (io uso
l’olio di mandorle perché ha poco odore
ed è naturale e non tossico), almeno ogni
due o tre ore di lavoro: taglieranno meglio
e vi stancherete meno le mani.
Bisogna eliminare tutte le foglie grandi
che crescono fuori dalle cime e il maggior
numero possibile delle foglie che escono
dalla cima, anche se ricoperte di resina.
La cima curata meglio è quella con meno
foglie e pertanto, con una maggiore proporzione di foglie. Le foglie ricoperte di
resina si eliminano quando si cura ma
non si buttano o si scartano e sono il
materiale perfetto per preparare hashish
e altri concentrati.
La resina che si accumula sulle forbici
è l’ambrosia del coltivatore, una charás delicato, intenso e deliziosamente
aromatico, che ha il sapore e la psicoattività della marijuana ma la potenza
incredibile dell’hashish a fusione completa. Non sprecatelo, tenetelo qualche
giorno perché finisca di essiccarsi. Se
non riuscite ad aspettare prima di provarlo, ammassatelo almeno un po’ fra
le dita, perché il calore corporeo aiuterà
a decarbossilarlo e gli permetterà di
esprimere tutta la sua potenza.
Negli ultimi tempi mi sono abituato a raccogliere usando guanti in lattice, perché
ero stanco di avere l’odore della marijuana permanentemente attaccato alle
dita. Ho anche dell’abbigliamento che
uso quando curo le piante e mi cambio
poi prima di uscire. Il coltivatore non si
rende conto perché il suo olfatto è saturo, ma quando fa questo lavoro puzza
d’erba. Chi non si abitua a raccogliere
coi guanti e deve lavarsi bene le mani,
deve passarle con l’olio, sfregarle l’una
contro l’altra finché la resina si scioglie
e lavarle poi con sapone concentrato per
piatti, come Fairy. Per eliminare poi il
resto dell’odore, sfregarle con succo di
limone funziona molto bene.
FOGLIE E RESTI
Per i coltivatori che ricercano un effetto
psicoattivo, la cannabis non è come il
maiale, di cui si usano tutte le parti. In
realtà, tranne i gambi e le radici, tutte le
parti della pianta contengono, in misura
minore o maggiore, cannabinoidi. In
pratica, solo le parti ricoperte di resina ne contengono a sufficienza perché
valga la pena sfruttarle per i loro effetti
psicoattivi. Le foglie senza resina di una
pianta di solito sono numerose e molto
grandi, mentre le foglie ricoperte di
resina sono molto più piccole.
Durante la cura conviene mettere da
parte le foglie senza resina, affinché
non si mischino con quelle che si possono sfruttare. Maggiore sarà la concentrazione di ghiandole di resina nei
resti della cura, superiore sarà la qualità dell’hashish prodotto con queste.
I tre sistemi più diffusi per estrarre la
resina dalle foglie sono l’hashish a secco
usando un filtro girevole, l’hashish ad
acqua (ice-o-lator) con ghiaccio e sacchi
a maglia o BHO con l’aiuto del butano
come solvente. L’hashish ad acqua si
può ottenere con le foglie fresche, subito dopo la cura. L’hashish a secco e il
BHO richiedono l’essiccatura preliminare
delle foglie. Conviene stenderle bene e
muoverle spesso affinché essicchino in
modo uniforme e non compaiano muffe.
Se la quantità di foglie non è elevata, la
soluzione migliore è essiccarle con cura
e filtrarle a secco: l’hashish risultante è
quello di miglior qualità dal punto di vista
organolettico. Se la quantità è invece
enorme, la soluzione più consigliabile
è fare ice-o-lator con le foglie fresche,
perché si evita il fastidio di essiccare le
foglie e si ottiene un prodotto potente e
di grande qualità quasi al momento. Il
BHO ha i suoi problemi e rischi, il maggiore dei quali è senza dubbio il fatto di
lavorare con gas infiammabile. Non serve
una grande intelligenza per fare estratti
con gas in casa, ancora di più quando si
possono ottenere grandi risultati senza
usare solventi.
Quando le piante sono essiccate,
il ragno rosso si arrampica fino al
punto più alto.
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BELPAESE
A DATA DA DESTINARSI
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IL PARLAMENTO ARCHIVIA LA PROPOSTA SULLA LEGALIZZAZIONE: SE NE RIPARLERÀ, FORSE, NEL 2017.
Non sono bastate le parole del presidente dell'Autorità
Nazionale Anti-corruzione Raffaele Cantone, nemmeno quelle
della Direzione Nazionale Antimafia guidata da Franco Roberti,
del febbraio 2015, secondo cui “senza alcun pregiudizio ideologico, proibizionista o antiproibizionista che sia, si deve
registrare il totale fallimento dell’azione repressiva”. A Roma
la politica pare essere sorda, o in altre faccende affaccendata:
il disegno di legge che avrebbe potuto permettere la legalizzazione della cannabis è stato infatti rispedito dalla Camera
in commissioni riunite Giustizia e Affari Sociali in attesa di
futuro vaglio. Il peso dei quasi 2000 emendamenti presentati
quasi esclusivamente dai centristi (con chiaro intento ostruzionista) ha quindi avuto la meglio, come programmato. Dopo
la pausa estiva, e dopo non aver trovato spazio nel calendario
di settembre in cui inserire la discussione, i deputati hanno
infatti deciso di rinviare la legge in commissioni riunite.
di Giovanna Dark
La proposta di legge per legalizzare la cannabis
voluta dall'intergruppo formato da più di 200
parlamentari e senatori, dopo un passaggio lampo a
Montecitorio la scorsa estate, rischia di languire tra
i faldoni delle commissioni riunite della Camera per
un bel po’: le voci ufficiali dicono a data da destinarsi.
Fino a metà novembre la Camera sarà impegnata
nella sessione di bilancio, poi l’attenzione dei partiti
sarà assorbita dal referendum costituzionale e dalle
probabili ricadute del voto sul governo.
rimane comunque lo stralcio della proposta.
Lo spacchettamento - puntando tutto sull’uso
terapeutico – rimane infatti da sempre la via
preferita dalla maggioranza del gruppo del
Partito Democratico, che però non si è mai riunito
per discutere della legge.
Nella rosea ipotesi in cui si andasse
effettivamente al voto, con le attuali forze in
campo, la Camera potrebbe approvare la parte
del provvedimento riguardante la cannabis a
scopo terapeutico e bocciare quella riguardante
l’uso ricreativo, rendendo di fatto vana la
speranza di cambiamento e lasciando in mano
alle istituzioni la responsabilità della produzione
e distribuzione di cannabis medica. Il tutto
insomma si risolverebbe con un gigantesco e
deludente niente di fatto.
Eppure, fosse la cecità politica o anche solo
ingenuità, tra i promotori dell'iniziativa pare
ci sia ottimismo da vendere. "Il rinvio del
provvedimento sulla legalizzazione della cannabis
alle Commissioni referenti apre ad un accordo in
"Gli oltre 1800 emendamenti presentati
- prosegue Farina - non offrono particolari
contributi, perché quasi esclusivamente
ostruzionistici, e non rappresentano un
particolare ostacolo da superare. Anche perché il
ritorno in Aula del provvedimento è, comunque,
nelle mani delle opposizioni cui è formalmente
intestato”.
In tanti infatti avevamo pensato che questo
temporaneo accantonamento della proposta
fosse il frutto di una strategia politica
dell'esecutivo, atta a concentrarsi sul referendum
codtituzionale, nello spasmodico tentativo di
legittimare “il buon governo” di Matteo Renzi.
L'altra metà della coalizione, istericamente
contraria al provvedimento, avrebbe potuto usare
il rinvio della proposta di legge come moneta di
scambio nella campagna referendaria. E invece
no. In un tafazziano tentativo di salvare la
proposta, sono stati proprio i relatori a decidere
di far scomparire il testo dall'arena politica
vera e propria e di rimandare la discussione
alle commissioni che, con tutta probabilità, ne
IL PESO DEI 1300 EMENDAMENTI PRESENTATI
QUASI ESCLUSIVAMENTE DAI CENTRISTI ( CON
CHIARO INTENTO OSTRUZIONISTA ) HA QUINDI
AVUTO LA MEGLIO, COME PROGRAMMATO
La festa del 25 luglio (si disse che quello era
un giorno storico: la prima volta di un ddl sulla
cannabis in Aula alla Camera) è quindi già stata
abortita perché, quel che pare, è che la legge non
verrà approvata quest’anno e, molto probabilmente,
nemmeno nel 2017. E, forse, non se ne farà nulla,
perlomeno fino alla fine di questa legislatura.
voluto necessariamente trasformare il dibattito in
una questione di governo e di fiducia. I gruppi di
Partito Democratico e Movimento 5 Stella per ora
non hanno ancora preso una posizione univoca in
merito ma, vista la carica politica che è stata data
alla questione, è più che probabile che prima del
ventilato voto diano indicazioni ai loro parlamentari.
Il Nuovo centro Destra di Angelino Alfano, assieme
ad Area Popolare, guida il fronte proibizionista e ha
Il timore più grande di Benedetto Della Vedova
e dei promotori dell’iniziativa bipartisan
quella sede. Accordo che non potrà riguardare
soltanto l'accesso agli usi terapeutici ma anche gli
altri punti di riforma, tra i quali la coltivazione per
uso personale. Il ritorno in commissione non è la
fine dell'iter di questo importante provvedimento
atteso da anni e da molti". A pronunciare queste
parole è stato il deputato di Sinistra Italiana,
Daniele Farina, relatore del provvedimento sulla
legalizzazione della cannabis, all'indomani del
rinvio in commissione della proposta.
faranno carne da macello. O comunque qualcosa
di molto diverso da quanto preventivato.
«È tutto fermo nelle Camere – ha spiegato al
Corriere Pippo Civati – e lo stallo non riguarda
solo la cannabis. Ma su questa voglio chiarire
una cosa: il ritorno in commissione per discutere
il provvedimento è stata una nostra scelta, non
ci sono speculazioni politiche da fare». E magari
vogliono pure l'applauso...
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RISPOSTE del quiz sulla
coltivazione a pagina 25:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
C
B
B
B
C
A
B
B
A
C
11.
12.
13.
14.
15.
16.
17.
18.
19.
20.
B
A
A
B
B
B
D
C
B
B
Collaboratori: Franco Casalone, Ed Rosenthal,
Jorge Cervantes, Enrico Fletzer, Clod,
Giovanna Dark, Davide Calabria, Hugo
Madera, Carlos Rafael Esposito, Kali Mist,
J. Searcher e tanti altri.
Traduzioni: Valefizz
Indirizzo redazione:
Soft Secrets Italia
E-mail: [email protected]
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