Margherita Benzi
Università Vita-Salute San Raffaele
Laurea specialistica in neuroscienze cognitive
Epistemologia delle scienze umane
AA 2005-2006
1. INTRODUZIONE AL CORSO
•
Che cos’è l’epistemologia?
-
due significati:
a. più ampio: teoria della conoscenza (in Italia anche: gnoseologia)
-
Che cosa è la conoscenza (ad es. distinta dall’opinione)?
(credenza vera giustificata)
- Come si giustifica?
- Sono affidabili le nostre tecniche per raggiungere e ottenere
conoscenza?
Cartesio:
- Qualche volta i nostri sensi ci ingannano. Come facciamo a sapere
che non ci ingannano sempre?
- Come facciamo a distinguere il sonno dalla veglia?
- Come facciamo a sapere che non siamo vittime di un demone
ingannatore?
(Oggi:Come facciamo a sapere che le nostre esperienze sono reali e non
illusioni prodotte da agenti esterni a cervelli immersi in una soluzione
fisiologica?)
b. più ristretto: filosofia della scienza
-
Cosa qualifica la conoscenza scientifica? che cosa è la scienza?
Che cosa la contraddistingue rispetto alle altre attività umane (cioè:
che cosa è che fa di un certo corpus di saperi, pratiche, metodi una
scienza?
Possibile risposta: la scienza è il tentativo di comprendere, spiegare,
descrivere fedelmente e formulare previsioni nel mondo in cui viviamo.
Ma: anche la religione può essere descritta come un tentativo di
comprendere e spiegare il mondo; anche l’astrologia può essere vista
come un’impresa volta a formulare previsioni. O consideriamo la
storia. Dunque la domanda non è banale.
Metodo: la scienza fa esperimenti, ma non tutte le scienze li fanno
(astronomia, econometria).
- Che cosa conta, nella scienza, come giustificazione?
La filosofia della scienza è il tentativo di individuare che cosa
contraddistingue la scienza rispetto alle altre attività umane.
Nel nostro caso l’impresa sarà resa più complicata, ma anche
più interessante, poiché ci occuperemo di epistemologia delle scienze
umane.
Gli studi più fecondi per la filosofia della scienza sono stati fatti in un
periodo nel quale il modello di scientificità era dato dalla fisica. Questo
ha fatto sì che le scienze umane, che presentano notevoli differenze
rispetto alle scienze della natura, fossero a lungo considerate delle
‘scienze imperfette’. Oggi questa visione mi sembra un po’ cambiata,
ma rimangono alcune domande fondamentali:
– che cosa sono le scienze umane?
– Sono diverse dalle scienze della natura?
– Sono “meno scienze” delle scienze naturali, per esempio la fisica?
Consideriamo, ad esempio, la psicoanalisi. Freud era convinto che
fosse, e che dovesse essere una scienza. Tuttavia la questione è
altamente controversa. Popper la vede come una ‘pseudoscienza’. Per
Popper una teoria è scientifica quando è falsificabile. Questo non vuol
dire che una teoria, per essere scientifica, deve essere falsa, o
falsificata. Vuol dire che deve essere possibile che si verifichi uno stato
di cose che è in contraddizione con la teoria. In altre parole, vuol dire
che una teoria non deve essere compatibile con ogni possibile stato di
cose. Se una teoria non può essere falsificata, è una teoria
pseudoscientifica. Ebbene, secondo Popper, la teoria freudiana è un
tipico esempio di pseudoscienza: qualunque sia il comportamento del
paziente, i freudiani riescono a spiegarla nei termini della loro teoria;
essi dunque non ammettono mai che la teoria, o parte della teoria, sia
sbagliata, non ammettono che essa abbia formulato delle previsioni che
sono state poi smentite dall’esperienza. Ecco le considerazioni di
Poppre in Congetture e confutazioni:
“L’elemento più caratteristico di questa situazione mi parve il
flusso incessante delle conferme, delle osservazioni, che “verificavano”
la teoria in questione; e proprio questo punto veniva sottolineato dai
loro seguaci [...] Ogni caso concepibile poteva essere interpretato alla
luce della teoria di Adler, o parimenti di quella di Freud. Posso
illustrare questa circostanza per mezzo di due esempi del
comportamento umano: quello di un uomo che spinge un bambino
nell’acqua con l’intenzione di affogarlo, e quello di un uomo che
sacrifica la propria vita nel tentativo di salvare il bambino. Ciascuno di
questi casi può essere spiegato con la stessa facilità in termini freudiani
e in termini adleriani. Per Freud, il primo uomo soffriva di una
repressione, per esempio, di una qualche componente del suo
complesso di Edipo, mentre il secondo uomo aveva raggiunto la
sublimazione. Per Adler, il primo soffriva di sentimenti di inferiorità
determinanti, forse, il bisogno di provare a se stesso che egli osava
compiere un simile delitto, e lo stesso accadeva al secondo uomo, che
aveva bisogno di provare a se stesso di avere il coraggio di salvare il
bambino. Non riuscivo a concepire alcun comportamento umano che
non potesse interpretarsi nell’una o nell’altra teoria. Era precisamente
questo – il fatto che dette teorie erano sempre adeguate e risultavano
sempre confermate – ciò che agli occhi dei sostenitori costituiva
l’argomento più valido a loro favore. Cominciai a intravedere che
questa apparente forza era in realtà il loro elemento di debolezza”.
Popper aveva una concezione della scienza ispirata alle scienze
‘dure’ (=fisica, chimica, ecc.). Della psicanalisi sono state date
ricostruzioni più ‘soft’ ad esempio, (Spencer, Sherwood, Ricoeur), si è
parlato di una ‘svolta narrativistica’ della psicanalisi, nella quale il
paziente si emancipa da comportamenti coatti attraverso una sorta di
autoriflessione condotta mediante la costruzione di un testo, di un
‘racconto’ della propria storia, con l’aiuto del terapeuta. E’ chiaro che
qui stiamo parlando di una forma di attività molto diversa dalla fisica.
Si può ancora parlare di scienza? [Clinica vs Patologia].
2. IL NEOPOSITIVISMO
Introduzione
Tra le domande alle quali la filosofia della scienza di propone di
rispondere troviamo le seguenti:
•
•
•
•
•
La conoscenza scientifica è la forma privilegiata di conoscenza?
Come giustifichiamo la conoscenza scientifica?
Quali caratteristiche contraddistinguono la buona conoscenza
scientifica?
Come avviene la crescita della conoscenza scientifica?
Come si caratterizzano le nozioni di teoria, legge, spiegazione
scientifica?
Queste e analoghe domande vengono poste sia in generale, sia in
relazione alle singole discipline scientifiche. La filosofia della scienza
attuale deriva, per continuazione o per contrapposizione, dalla coerente
nota come neopositivismo (logico), o neoempirismo (logico)1. Il
neoempirismo si configura come una filosofia scientifica, nel duplice
senso, che aspira a un rigore commensurabile a quello scientifico e che
privilegia come campo di indagine i fondamenti della conoscenza
scientifica. Entrambi gli aspetti si riflettono nello speciale interesse
dedicato al tema del rapporto tra logica e filosofia e a quello dei
fondamenti empirici della conoscenza.
Il neopositivismo
1. Radici
1.1. Radici filosofiche:
Empirismo britannico del XVIII sec. (Locke,
Berkeley, Hume)
Positivismo (Auguste Comte (1798-1857)
1
Alcuni storici della filosofia distinguono tra neopositivismo logico e neoempirismo
logico, ma qui tralasceremo questa distinzione e useremo i due termini come
sinonimi; per brevità, useremo anche “neoempirismo” e “neopositivismo” senza
aggettivi.
Fenomenismo, Empiriocriticismo (E. Mach (18381916); Richard Avenarius (1843-969))
Ernst Mach [“Analisi delle sensazioni” 1866; “Conoscenza ed errore”,
1905]–Austriaco, fisico, filosofo e storico della scienza: Rinnovamento
dell’empirismo su base fenomenistica e antimetafisica.
a) Dissoluzione del concetto di “cosa”: nessuna delle entità riconosciute
dal senso comune o dalla scienza è una sostanza o una “cosa in sé” ; la
realtà è piuttosto un fluire nello spazio e nel tempo di dati di senso. I
fenomeni non hanno fondamenti extrafenomenici. Tra i fenomeni
sussistono relazioni funzionali .
b) Dissoluzione del concetto di causa: non vi sono cause, bensì
relazioni funzionali.
c) Dissoluzione del concetto di “io”: l’io è un complesso relativamente
persistente di dati e non una sostanza.
L’epistemologia di Mach influenzerà il radicale ripensamento
einsteniano dei concetti di spazio e di tempo.
1.2. Rivoluzione della fisica:
Quanto d’azione Planck (1900)
Struttura dell’atomo: J.J. Thomson (1904); E: Rutherford (1911)
Bohr (1913).
Meccanica ondulatoria: De Broglie (1923)
Meccanica quantistica e principio di indeterminazione:Heisenberg
(1925)
Equazione della funzione d’onda: Schrödinger (1926); equivalenza
concettuale della meccanica ondulatoria e della meccanica quantistica.
Einstein Relatività ristretta (1905); relatività generale (1916).
1.3 Matematica e geometria
Geometrie non euclidee
Il sistema geometrico di Euclide (circa 300 a.C.) era tradizionalmente
considerato un ideale formale del sapere, tanto da essere assunto come
modello per altri settori della ricerca. Paradigma di conoscenza valida a
priori (Kant); questo campo di conoscenze e di applicazioni muta tra la
fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento con la nascita delle
geometrie non euclidee.
Sviluppo di geometrie diverse da quella euclidea, ma altrettanto
coerenti al loro interno [K.F. Gauss, J. Boljai, N.I. Lobacevski, B.
Riemann]. Alcune conseguenze filosofiche:
• Perdita della certezza che i fondamenti delle teorie matematiche
siano intuitivamente veri e per questo universalmente evidenti
(svalutazione dell’intuizione).
• Il metodo assiomatico non è più garanzia di certezza assoluta, in
quanto sono possibili diversi sistemi assiomatici per la geometria.
Hilbert (1899: “I fondamenti della geometria”): geometria come
sistema ipotetico deduttivo nel quale si fa astrazione dal significato
intuitivo dei termini adoperati. Quindi sono possibili diversi sistemi
geometrici alternativi. Ma allora quale relazione tra geometria e
corretta descrizione dello spazio fisico? Discussione epistemologica
agli inizi del Novecento.
Indagine sui fondamenti della matematica
Teoria dei numeri naturali: il matematico italiano Giuseppe Peano
(1852-1932) costruisce un sistema assiomatico formalizzato,
costruito cioè per mezzo di simboli (solo tre: ‘zero’, ‘numero
naturale’ e ‘successore immediato’) assunti come primitivi. Ciò
garantiva che la certezza dei teoremi si fondasse solo sulla
deduzione logica dai cinque assiomi iniziali, che cioè non
dipendesse in alcun modo da nozioni intuitive, ma solo da rapporti
sintattici tra i simboli.
Gottlob Frege (1848-1925) e Bertrand Russell (1872-1970)
riuscirono poi a definire la stessa nozione di numero naturale
introdotta da Peano come primitivo, utilizzando solo la logica e la
teoria degli insiemi. La matematica si configura pertanto
sostanzialmente come un’estensione della logica.
Antipsicologismo: Frege operò inoltre “l’espulsione dei pensieri dalla
mente”, distinguendo tra l’atto psichico del pensare come processo
mentale interiore (oggetto della psicologia), e i contenuti oggettivi
del pensiero, di cui si occupano la logica e la matematica. La
psicologia non ha nulla a che fare con i fondamenti della logica e
della matematica. I contenuti oggettivi del pensiero (concetti e
proposizioni) sono indipendenti dall’atto del pensare: entità di tipo
platonico. Essi sono tuttavia esprimibili linguisticamente.
•
1.3. Radici logiche
Bertrand Russell
Russell elabora la dottrina dell’atomismo logico: in linea di
principio, mediante l’apparato logico sviluppato da lui e da A.N.
Whitehead nei Principia mathematica [1903], qualunque proposizione
sensata si sarebbe potuta analizzare in atomi logici, vale a dire
proposizioni elementari che descrivessero singole sensazioni. Tale
programma, se attuato, sarebbe stato conforme all’idea di Mach che
tutta la scienza, in ultima analisi, può essere ricostruita come
descrizione di sensazioni.
Ludwig Wittgenstein
Ludwig Wittgenstein (1889-1951), Tractatus logico-philosophicus
[edizione tedesca 1921; edizione inglese 1922]. Da che cosa deriva la
necessità della logica? Dal fatto che le verità della logica, debitamente
analizzate, risultano null’altro che tautologie (= proposizioni non
falsificabili dall’esperienza, sempre vere; es.: “piove o non piove”). Le
conoscenze vere a priori (= indipendentemente dall’esperienza) sono
vere per ragioni linguistiche, non metafisiche. La stessa filosofia si
configura come analisi del linguaggio, in grado di rivelarne l’autentica
struttura logica. Vi sono solo due tipi di proposizioni significanti, le
tautologie e le proposizioni empiriche. Tutte le altre, tra cui le
proposizioni metafisiche, sono insignificanti e la maggior parte dei
problemi filosofici nasce da fraintendimenti e dall’uso improprio del
linguaggio.
2. Cenni storici: Il Circolo di Vienna
A Vienna, a partire dal 1907, iniziano le riunioni di un gruppo
di giovani studiosi per discutere problemi scientifici e filosofici. Nel
1928 viene fondato il circolo “Ernst Mach”Alcuni nomi: Herbert Feigl,
Philip Frank, Hans Hahn, Otto Neurath, Philip Frank, Rudolf Carnap. Il
gruppo è in contatto col “Circolo di Berlino”, al quale appartengono, tra
gli altri, Hans Reichenbach, Carl Gustav Hempel, Richard von Mises.
Rudolf Carnap
Nel 1929 Carnap, Hahn e Neurath redigono un “manifesto” dal
titolo Il circolo di Vienna. La concezione scientifica del mondo.
L’avvento del nazismo segnò la fine dei due circoli: i loro esponenti
furono costretti ad emigrare, per lo più negli Stati Uniti. Il
neopositivismo influenzò profondamente la filosofia accademica
americana. Rapporti con il pragmatismo e con la filosofia analitica
inglese.
N.B. Interlocutori importanti: Russell, Wittgenstein (Il Tractatus
logico-philosophicus fu un testo di riferimento fondamentale), Popper
(che avvierà con gli esponenti del neopositivismo un vivace dialogo).
3. Le idee
3.1 - I fase
Tre aspetti programmatici contenuti nel “manifesto” del ’29:
a. nuova filosofia: logica e enunciati osservativi
b. superamento della metafisica
c. unificazione della scienza attraverso la messa a punto di un metodo
unico
a. logica ed enunciati osservativi
Nel “Manifesto” si afferma che gli unici enunciati dotati di senso sono
enunciati osservativi oppure espressioni logiche o matematiche
(enunciato osservativo = un enunciato che descrive il risultato di una
osservazione o di un esperimento). I problemi tradizionali della
filosofia sono irrisolvibili perché non dotati di senso.
Programma filosofico: ricostruire come deve essere una buona teoria
scientifica sulla base di questi elementi [Carnap, La costruzione logica
del mondo (1928)]
Dati dell’esperienza: l’unica cosa che possiamo dire di conoscere in
modo certo e irrevocabile, il resto è il risultato di un processo di
astrazione.
• Come giustifichiamo la conoscenza scientifica?
• Come stabiliamo per mezzo di osservazioni ed esperimenti
enunciati che non riguardano dati sensoriali?
Carnap: i concetti impiegati entro un certo ambito scientifico possono
essere analizzati come “costruzioni logiche” edificate a partire da
concetti più elementari. I concetti delle scienze naturali possono essere
ricondotti a espressioni relative a dati di senso.
Fenomenismo (Schlick, Carnap1):I dati dell’esperienza sono espressi
mediante enunciati osservativi. Ricaviamo gli oggetti fisici dai dati
sensoriali.
Gli enunciati della fisica possono essere tradotti in enunciati su dati
sensoriali.
Le teorie scientifiche sono insiemi di proposizioni traducibili in
protocolli osservativi.
Problema: Un enunciato osservativo descrive la mia esperienza e non
è verificabile intersoggettivamente.
Proposta alternativa: Fisicalismo (Neurath, Carnap2): le asserzioni
osservative non riguardano le nostre sensazioni, ma oggetti fisici. Gli
“enunciati di base” della scienza dovrebbero essere costruiti a partire da
un vocabolario fisicalistico. Ciò rende possibile verificare
sperimentalmente le loro asserzioni.
b. superamento della metafisica
• Contesto della scoperta e contesto della giustificazione
L’impresa scientifica è caratterizzata dall’esigenza inderogabile di
trovare una giustificazione per ogni sua asserzione, comunque essa sia
stata trovata.
“E’ legittimo cercare con ogni mezzo; tuttavia ciò che viene trovato
deve reggere al controllo” (Manifesto del Circolo di Vienna, 1929).
Scoperta: elementi soggettivi, anche a-razionali (associazioni di idee,
intuizioni, ecc.).
Giustificazione: deve avere un riscontro oggettivo (ossia, per i
neopositivisti, intersoggettivo): controllabilità, riproducibilità.
• Concezione verificazionista del significato:
dire che un enunciato è significante equivale a dire, per Carnap, che
esso può essere impiegato per fare un’asserzione razionalmente
giustificabile. Nella Costruzione logica del mondo il fatto che un
enunciato abbia significato deriva da un semplice requisito: la sua
traducibilità in enunciati su termini osservativi. Successivamente
Carnap cambierà idea.
Anche per Schlick la verificabilità empirica rappresenta la
condizione di significanza: solo gli enunciati empiricamente verificabili
hanno un significato. Il significato è legato alla verificabilità. Enunciati
non verificabili sono privi di significato cognitivo (etica, estetica,
metafisica) [NB. Questo significa che non appartengono alla scienza,
non che non siano importanti nella vita di ciascuno di noi]. Le
condizioni di verità sono le condizioni di verificazione.
• Decidibilità (in linea di principio) di ogni enunciato significante
Procedure di decisione per un enunciato significante: si applicano in
successione le definizioni costitutive fino a ottenere una serie di
enunciati osservativi; se i mezzi tecnici lo consentono, si realizzano le
condizioni per sperimentare la situazione percettiva rappresentata in un
enunciato osservativo; in un numero finito di passi, si può, in linea di
principio, accertare se essa si verifica o meno.
c.unificazione della scienza attraverso la messa a punto di un
metodo unico
•
•
•
Vi è un unico metodo scientifico
Unificazionismo: diversi livelli; il livello base è la fisica;
predominanza della fisica
A livello diacronico, crescita cumulativa per successive
generalizzazioni e incorporazione nelle nuove teorie delle teorie
precedenti; es.: la termodinamica come caso particolare della
meccanica statistica, la meccanica newtoniana come caso
particolare della meccanica relativistica.
Caratteristiche della scienza:
Paradigma di razionalità - Quando si esce dal campo della
matematica pura, si resta nell’ambito del discorso razionale soltanto se
è possibile stabilire conclusivamente la validità della asserzioni
controllandone la conformità alla struttura dei “dati osservativi”. In
entrambi i casi (matematica pura e osservazione), si ottiene una risposta
oggettivamente giusta, ossia fissata da un’autorità sottratta dalle
decisioni degli uomini e perciò irriducibile alle loro predilezioni
(scienza come paradigma di razionalità).
• Oggettività - intersoggettività.
• Responsabilità sociale - Chi fa un’asserzione con pretese di verità
deve essere in grado di indicarne il metodo di verifica.
• La scienza è un’impresa cumulativa
“Conoscenza su conoscenza viene guadagnata in una lenta e prudente
costruzione, e ognuno apporta solo ciò che può giustificare e di cui può
rispondere davanti alla totalità dei suoi collaboratori. E’ così
accuratamente aggiunta pietra su pietra e costruito un edificio, sul quale
ogni futura generazione può continuare a lavorare.” [Carnap]”
Norma metodologica forte:
Dato il requisito della traducibilità di ogni enunciato significante in un
enunciato su un insieme finito di osservazioni, l’unico precetto
metodologico su come fare della buona scienza, o su cosa accettare
come “scientifico” è:
Accettare tutti gli enunciati di cui sia stata dimostrata
osservativamente la verità, e ogni conseguenza logica di questi.
Il compito dello scienziato si esaurisce nell’accertamento sperimentale
di enunciati in cui occorrono solo termini percettivi; ci penserà poi la
logica a trasmettere, attraverso i suoi rigidi ed affidabili canali, la verità
al resto del sistema, che non è altro che una formulazione più
complessa del contenuto dei primi.
Problemi e critiche:
1. Termini disposizionali (es.: solubile, fragile): non sono
immediatamente traducibili in enunciati osservativi.
2. Leggi scientifiche (enunciati quantificati universalmente). Come
verificare asserzioni relative a un dominio infinito con asserti relativi a
insiemi di dati di osservazione finiti? (verificabilità e decidibilità?)
Duhem
Le teorie scientifiche sono sottodeterminate rispetto a gruppi di leggi
sperimentali: diverse teorie, ognuna internamente coerente ma tra loro
incompatibili, possono essere usate per rendere conto degli stessi dati
sperimentali. Nessuna teoria scientifica è derivabile logicamente dalle
leggi osservative, mentre queste, a loro volta, sono ricavabili da sistemi
di ipotesi che differiscono nelle loro differenze quantitative e si
contraddicono formalmente, ma tra loro non è possibile discriminare
sperimentalmente. Un’infinità di leggi matematiche tra loro diverse
possono concordare sui dati (sottodeterminazione delle teorie).
L’accettazione di una teoria non può essere giustificata logicamente
sulla base dei dati disponibili.
Neurath
Un’accettazione non garantita è alla base degli enunciati osservativi o
protocollari: carattere vago, inevitabilmente approssimato degli
enunciati di osservazione; dipendenza del significato dei termini in essi
occorrenti dal contesto linguistico e teorico globale, condizionamento
che le teorie scientifiche operano sulla scelta degli enunciati
osservativi ritenuti rilevanti ai fini delle capacità predittive delle teorie.
3.2 - II fase (liberalizzazione)
Risposta a 1 (termini disposizionali):
Norma metodologica più debole:
In seguito al dibattito negli anni Trenta si assume come requisito
l’osservabilità in linea di principio.
Risposte a 2):
• Carattere ipotetico delle teorie:
Si adottano provvisoriamente enunciati o ipotesi che, pur non
conseguendo dagli enunciati osservativi accettati, ricevono da essi
sostegno probatorio sufficiente. Neurath: Se un enunciato dedotto dalle
teorie in vigore è contraddetto dai dati osservativi, s’impone una scelta
al fine di mantenere una coerenza globale del sistema: si possono
modificare le ipotesi o cancellare l'enunciato protocollare che che ha
generato la contraddizione.
• Conferma al posto del verificazionismo:
Teorie come “macchine per la previsione”. Le teorie non sono “vere”
ma provvisoriamente accettate.
• Metodo:
il discorso sul metodo diventa più complicato e importante: quand’è
che una teoria è sufficientemente confermata da poter essere accettata
(provvisoriamente)? Come dobbiamo decidere se, per mantenere la
coerenza, dobbiamo scartare l’ipotesi oppure l’enunciato protocollare
in contrasto con essa? Come scegliere tra teorie rivali ben confermate?
• Razionalità
Se cade il mito della certezza degli enunciati osservativi di base, viene
a mancare uno dei pilastri della razionalità come canone universale.
Neurath parla di “pseudorazionalismo”. Neurath contesta che la
filosofia della scienza debba produrre una metotologia normativa:
meglio affidarsi alla storia della scienza, alla sociologia della comunità
scientifica, alla psicologi. Parimenti, l’assenso sui dati osservativi è il
risultato di un addestramento all’interno di una certa comunità
scientifica. Tuttavia Neurath non deriva da queste considerazioni
l’incommensurabilità delle teorie e il rifiuto del carattere cumulativo
della scienza.
Riferimenti bibliografici
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Carnap, R. Foundations of Logic and Mathematics, in International
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Carnap, R. Empirismo semantica e ontologia, 1950. Trad it. in
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Hahn, H., Carnap, R., Neurat, O. Wissenschaftliche Weltauffassung.
Der WienerKreis, Wien 1929,
trad.it. Il circolo di Vienna. La concezione scientifica del mondo.
Laterza, Roma-Bari 1979.
Hempel, C.G. La formazione dei concetti e delle teorie. Feltrinelli,
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Neurath, O. (1932-33) Protokollsätzei, Erkenntnis 3, 204-214, trad.it.
Proposizioni protocollari, in O. Neurath, Sociologia e neopositivismo,
Ubaldini, Roma 1968.
Russell, La conoscenza del mondo esterno (1914)
Wittgenstein L., Tractatus logico-philosophicus, London 1922, trad.it.
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