IL MERCATO CULTURALE Il corso si svilupperà in due sezioni parallele: A) economia dei media; B) il mercato dell’arte ( figurativa ) Sono oggetto di studio comuni a tutti gli studenti: a) concetti generali relativi all’economia dei media e al mercato dell’arte; b) un libro di cultura generale; c) inoltre si dovrà approfondire lo studio di un particolare settore dei media (TV, cinema, musica, nuovi media) Frequentanti: due tesine, una sul mercato dell’arte e una su un settore media Non frequentanti: esame orale ( Doyle + arte + approfondimento su un settore media ) 1 PARTE A: I) II) III) IV) V) VI) Introduzione: cultura e comunicazione Mercato culturale:aspetti strutturali Il mercato televisivo Il mercato del cinema Il mercato musicale I nuovi media 2 Bibliografia per la parte comune ( punti I e II ) 1) Dispense lezioni ( non disponibili in alcuna copisteria ) 2) G.Doyle, Introduzione all’economia dei media, Hoepli, 2008 3) L.Zoja, La morte del prossimo, Einaudi ( facoltativo ), 2009 4) G.Ramello, Diritti di proprietà, incentivi economici e struttura concorrenziale, PDF, 2004 5) AGCM (2003), Indagine conoscitiva sul settore televisivo: la raccolta pubblicitaria (Ic 23 ) disponibile su www.agcm.it (pp.1-37) 6) P.Baudi di Vesme, F.Brigida, L’evoluzione dei media e della pubblicità in Italia, F.Angeli,2009, parti varie 7) A.Testa(2007),La pubblicità, il Mulino,capp. 5,6.7 3 PARTE A I) INTRODUZIONE 1) Cultura: vari significati, variati nel tempo. Contrapposizione al concetto di natura e di tecnica. a) Cultura come rappresentazione dello spirito. Classici e romanticismo: insieme di idee (informazioni ) che sono frutto dell’attività dello spirito e della mente e suoi prodotti più nobili e patrimonio di conoscenze di chi è colto (arte, filosofia, storia) ( es. cultura classica) b) Cultura come civiltà, prima interpretazione contemporanea: insieme di idee - conoscenze, tradizioni, modelli di comportamento, manifestazioni artistiche e religiose (nobili o popolari), etc trasmesse e usate sistematicamente, che caratterizzano di un gruppo sociale o di un popolo ( capitale sociale, cultura di un paese, etc. ); ( es. “sole” padano ) 4 c) Cultura materiale, seconda interpretazione contemporanea: ogni prodotto della mente umana ( abitudini, credenze, arte, musica, sport spettacolo, ricette culinarie, pubblicità, etc. ) fatto da un certo gruppo di persone in un dato momento, anche con finalità commerciali. E’ cultura tutto ciò che è espressione della mente umana, purchè non sia “tecnica” In questo corso intenderemo cultura nel senso inteso sub c 2) Le culture ( insieme di idee/informazioni aventi una valore/senso collettivo ) devono la loro esistenza alla memoria – più o meno materializzata - e ai segni che sono il veicolo comunicativo delle idee, ossia i “mattoni” della cultura. I segni possono essere rappresentazioni visive, linguistiche, etc. 5 3) I segni sono sempre beni pubblici ossia non escludibili ( una volta prodotti sono disponibili a tutti ) e non rivali ( il cui utilizzo da parte di una persona non è incompatibile con quello da parte di altre persone). Es. la luce di un faro, la musica trasmessa via etere, il Giudizio universale di Michelangelo, etc.. Pertanto , e paradossalmente, i beni pubblici non possono avere un “prezzo di mercato” 4) Memoria e segni ( idee ) che costituiscono cultura possono essere: a)Una risorsa collettiva (1b): rappresentazioni collettive di una conoscenza diffusa ( es. fiabe e tradizioni), o anche una libera espressione, individuale o collettiva, rivolta liberamente a terzi o alla collettività ( es. canzoni popolari, pittura rinascimentale). Se percepiti come segni di una civiltà, appartengono a tutta la collettività, che in essi si identifica. Es. La Divina commedia. 6 >> alcuni problemi: chi e come si conserva questa memoria ? chi e come si finanzia questa libera espressione ? Esempi: i “Conservatori” musicali a che servono, chi ne fruisce, chi paga ? che differenza tra un Conservatorio e una scuola di musica ? I musei a che servono, chi ne fruisce, chi li paga ? che differenza tra un museo e una galleria d’arte o un collezionista ? b)una risorsa privata (1c): rappresentazioni operate da singole persone o insiemi di persone , che: i- hanno un interesse non solo individuale, ii- esprimono una conoscenza diffusa iii- hanno – ma non necessariamente - un contenuto artistico, iv - hanno una finalità commerciale e sono quindi elaborate per essere oggetto di scambio > il mercato culturale Oggi si producono e consumano sempre meno “oggetti”, e sempre più “simboli”: il mercato culturale è “il grande mercato”. 7 5) La comunicazione - di segni, idee, ossia dei beni culturali - può assumere varie modalità: a) trasmissione unidirezionale: l’informazione ( idea, segno) che viene trasferita da un “punto”, che “emette” verso altri, che “ricevono” con un ruolo tendenzialmente “passivo”. Prevale l’intenzione di “trasferire” ( o vendere ) ad altri qualcosa. Vi è una sorte di “regia” centralizzata che trasmette i segnali che essa stessa, o altri su suo “comando” producono. Esempio: musei, radio, TV; b) trasmissione interattiva, quando ciò che si persegue è soprattutto la relazione tra persone “pari” capaci o desiderose di scambiarsi reciprocamente dei segni, o idee. Esempio: telefonia, face book. La produzione di segni/informazione è tra due o più soggetti 8 c) trasmissione socializzata : il concetto d’interazione sfuma in quello di rete: molti soggetti sono coinvolti ( es. face book ) e quindi la trasmissione si socializza. Lo stesso carattere unidirezionale di certi tipi di trasmissione ( es. tv ) sfuma, poiché in vario modo i “riceventi” riportano le loro reazioni ai trasmittenti”, che ne tengono conto: il “popolo degli ascoltatori” rimanda la sua visione della trasmissione, che si adatta ai loro messaggi. Vi è una “mediazione” della comunicazione, che assorbe notevoli risorse umane. Comunicare: il diverso senso della comunicazione in condizioni di vicinanza e lontananza (Zoja) 9 6) I media sono i canali distributivi attraverso cui avviene la comunicazione culturale, nei sensi a), b), c): TV, quotidiani, web, rete telefonica. I media diventano mass media se prevale il carattere trasmissivo (a), - o anche (c) -, con un’origine e più destinatari più o meno interattivi. In questo caso le idee o rappresentazioni (cultura) sono prodotte da un “emittente”, (“cultura spazzatura” o “cultura collettiva” ? punti di vista diversi) e subite o rielaborate collettivamente o anche creativamente: processo topdown/down-top. È prevalente la finalità economica ( o quella propagandistica ) Quando invece i media hanno un’intrinseca finalità interattiva ( telefono, internet/ facebook ), non sono mass media nel senso sopra indicato, ma canali (reti) comunicativi che prevedono a priori un ruolo attivo di tutti i soggetti coinvolti. 10 La dimensione culturale in tal caso consiste essenzialmente nell’ interazione personale ( creazione diffusa di informazioni, di linguaggi e di sensi ). Anche in questo secondo caso può esservi una motivazione ( o relazione ) economica, o quanto meno un’opportunità economica, che consenta quanto meno di finanziare la rete Vi è oggi una sorta di convergenza ( o metamorfosi ) dei media: i mass-media diventano più “partecipati”, mentre i media (es. cellulare) diventano mass-media. 11 II) IL MERCATO ( INDUSTRIE ) DELLA CULTURA . ASPETTI STRUTTURALI A) MERCATO E COPYRIGHT 1)Cosa s’intende per mercato: “domanda” complessiva di un bene o servizio; “luogo” in cui s’incontrano domanda e offerta, determinandone un prezzo 2)La cultura – i segni che la rappresentano - è commerciabile se vi è una sua “domanda”, e quindi un “consumo”, e una sua “produzione”, e offerta. Tuttavia, in quanto bene pubblico, la cultura non potrebbe avere un prezzo. Vi sono quindi tre alternative: a)è prodotta e resa disponibile gratis, perché è un bene pubblico (es. feste popolari, monumenti pubblici ) b) è venduta a un prezzo (quadro, spettacolo teatrale, concerto rock, etc. ) diventando un bene commerciabile c) è riprodotto e la sua riproduzione venduta singolarmente a un prezzo (es. cd, poster,libro etc.). Ovviamente vi è un problema di canali di vendita 12 In questa parte A del corso ci occuperemo soprattutto del caso c): beni riproducibili e la cui riproduzione è venduta a un prezzo 3)Affinchè un prodotto culturale ( o segno) possa essere scambiato a un prezzo tra un venditore e un compratore è necessario introdurre un “trucco”: un diritto lo trasforma in bene privato. È quanto avviene con il copyright (il principale tra i diritti d’ autore ), che certifica l’esistenza di un dato bene-informazione e la sua proprietà, consentendo lo scambio dello stesso o di una sua riproduzione tra chi ha questo diritto – in genere il produttore (distributore) - e il consumatore. Attenzione: il copyright protegge l’espressione di un’idea ( parole, melodia, disegno, etc.) non il contenuto di un’idea. In altri termini protegge il significante, non il significato. 13 4)Il copyright si basa su: a) tecnologie di riproduzione, che evolvono nel tempo, spostando la frontiera delle possibilità di riprodurre e trasmettere i segni. Il supporto fisico ( disco, pellicola, carta, etc. ) è lo strumento che meglio offre queste due possibilità. La de-materializzazione del “supporto fisico” dovuta alla possibilità di digitalizzare ogni tipo di segno e trasmetterlo come tale ( internet ) muta drasticamente lo scenario; b) diritti, che definiscono i confini della sua fruibilità e riproducibilità. 7) I vari tipi di d.p.i.: cenni. i) Brevetto (patent) : tutela le invenzioni, o contenuti ideativi, atte ad avere un’applicazione industriale ( nuovi prodotti e processi produttivi, ma anche, recentemente, scoperte di piante e materiale genetico ) 14 ii) Marchio (trademark): diritto esclusivo che incentiva la creazione di informazioni (segni) funzionali agli scambi e al mercato ( altri da quello dell’informazione ). Finalità del marchio: segnalare la qualità dei prodotti e fissare la reputazione dei produttori. In realtà il marchio trasforma una “cosa” in un segno, che diviene oggetto di scambio. iii) Diritto d’autore : non protegge l’idea astratta, ma la sua rappresentazione, o forma espressiva, fissata in un supporto fisico. Questo diritto d’autore contiene un insieme di diritti, di cui: a) morali, non alienabili (attribuzione nominativa, immodificabilità, etc.); b) commerciali o copyright, alienabili: riproduzione, esecuzione, rappresentazione. Oggi il copy si estende anche nel campo industriale, come strumento di protezione: industrial design, software, etc. Criterio di originalità minimo dell’idea; durata: Europa 70 anni post mortem; USA 70 anni post mortem e 95 per le persone giuridiche 15 5)I diritti di proprietà intellettuale ( d.p.i. ) ( in particolare il copyright ). Diversi punti di vista a confronto: a- Platone>>Popper: le idee sono frutto del pensiero umano >> carattere collettivo – ogni nuova idea presuppone le idee passate e il più delle volte è frutto di un lavoro collettivo - e debbono avere una fruibilità pubblica. b- Verso la “privatizzazione” delle idee, ossia la nascita dei d.p.i.: i) i d.p.i. attribuiscono monopolio legale sullo sfruttamento delle idee: brevetti ( Venezia 1474, U.K.1624 ); diritto d’autore ( 1709, U.K. ), marchio. Innovazione giuridica molto importante. Nasce e si sviluppa la tecnologia della copia (Gutenberg, Edison, …) e quindi la le opportunità di vendere “copie”. Cresce il mercato delle idee ( o loro copie ), che diventano sempre più “merci”; importanza economica attuale del commercio delle idee: USA e UK; vantaggi introdotti dalla globalizzazione per chi sviluppa idee ( i grandi mercati globali della cultura ) 16 c- spiegazioni teoriche o “di principio” dei d.p.i. J.Locke ( 1632-1704 ): teoria del labour-mixing e della proprietà: gli individui acquisiscono la proprietà dei beni originariamente presenti nello stato di natura in quanto per estrarli vi uniscono il proprio lavoro, ovvero una parte di sé. 1) “For this labour being the unquestionable property of the lobourer, no man but he can have a right to what that is joined to, at least where there is enough and as good left for others” (diritto di proprietà, ma con dei limiti); 2) “The same law of nature, that does by this means give us property, does also bound that property too…Nothing was made by God for man to spoil or destroy” ( deroghe al diritto di proprietà). Locke però non aveva ancora in mente la proprietà intellettuale. J.Bentham (1748-1832): elabora il paradigma utilitarista oggi accolto. “Which one man has invented, all the world can imitate. Without the assistance of the laws, the inventor would almost always be driven out of the market by his rival, who finding himself, without any expence, in possession of a discovery which has cost the inventor much time and expence, would be able to deprive him of all his deserved advantages, by selling at a lower price” 17 La teoria attuale. Il problema: poiché le idee sono un bene pubblico >> possibilità di “free riding” >> scarso incentivo a produrle. SOLUZIONE: appropriabilità, ossia attribuzione di diritti di proprietà che attribuisce all’ ideatore una “rendita monopolistica”. L’ ipotesi sottostante: si producono idee ( cultura ) in misura diretta con la remunerazione che se ne ricava. E’ sempre vero ? Copyright = monopolio: conseguenze Conseguenze economiche del monopolio legale sulle idee generato dal copyright: 1) il monopolio determina una perdita collettiva (prezzo più alto e meno quantità domandate ) = inefficienza; 2) quale è l’impatto del monopolio sulla creazione di nuove idee Esistono alternative al monopolio sui d.p.i. ? Sì. Pur riconoscendo il diritto di proprietà sulle idee si può pensare ad un sistema di licenza obbligatoria, previo pagamento di royalties ( es. medicine ), oppure a qualche forma di sostegno da parte di terzi ( es.editoria scientifica ), oppure open source. In questi modi cadono i limiti del monopolio, l’autore è pagato e un maggior numero di persone può accedere all’uso dell’idea. 8) Interrogativi aperti 18 a- il mercato è dominato dagli editori ( e/o da chi li sostiene finanziariamente ), prima ancora che dagli autori: quali effetti sulla libertà di espressione culturale ? b- chi è l’autore ? tenuto conto che: i) spesso vi è una pluralità di autori e di esecutori; ii) tutti attingono alla memoria collettiva c- l’incentivo monetario è decisivo ? chi sono i veri beneficiari ? d- la remunerazione degli autori dipende molto dalle società che raccolgono i diritti d’autore: il caso perverso della SIAE e- il futuro del copyright è incerto. L’ evoluzione tecnologica – digitale / Internet riduce drasticamente i costi di riproduzione e di trasmissione eliminando il supporto fisico. Oggi è possibile ottenere quasi tutto free via internet, se si è capaci. Pirateria ? naturale conseguenza del progresso tecnologico ? è necessario cambiare diritto e modalità di retribuire gli autori. B) PROBLEMI COMUNI A TUTTI I MEDIA 19 1) I media ( telefonia e internet ): a- il ruolo della rete ( economie di rete) b- l’evoluzione tecnologica e la interazione e conflitto con i mass m. 2) I mass media ( libri, musica, radio/TV, cinema, internet, etc. ): a- i mercati dei contenuti, o tipi d’informazione vendute: notizie; servizio; intrattenimento; pubblicità. Problemi: chi li produce ( make or buy )?; il ruolo delle star e il loro prezzo (rendita); l’evento e il proto = tipo, e ruolo dell’esclusiva. La fruibilità di uno stesso contenuto da parte di più media o canali di distribuzione o comunicazione): le “finestre” >> effetto sulla concentrazione del settore 20 b- L’editore ( libri, musica, giornale, tv) é chi compone il palinsesto: infatti si vende sempre un insieme di “informazioni” e mai una sola “informazione” ( motivi) . Problema: in un mondo di internet quale è la funzione dell’ editore? c- la distribuzione dell’informazione: i) le reti distributive dei “supporti” fisici (carta, pellicole, cd); ii) i canali (onde elettromagnetiche;cavo;altro). I diversi costi dei canali distributivi e la loro sostituibilità. Le innovazioni tecnologiche riguardano soprattutto la distribuzione: il digitale e la convergenza. Problema: il ruolo della regolazione 21 d- l’ascolto(domanda)dei consumatori: i) La competizione tra e nei media per “catturare” il tempo – scarso – dei consumatori. Obiettivo: max. info x unità di tempo data la capacità di elaborare informazioni. ii) I nuovi mass media che si aggiungono nel tempo, per effetto delle nuove tecnologie o norme non “eliminano” mai quelli precedenti: convivono con specializzazioni diverse. Es. radio e televisione, etc. iii) L’evoluzione dell’ascoltatore, anche grazie ai nuovi mezzi di comunicazione: da passivo ad attivo. l “prosumer”, ossia come gli ascoltatori contribuiscono alla produzione di contenuti. Il ruolo delle “comunità” di fan ( es. Lost, Un posto al sole, Il grande fratello ) 22 e) il mercato pubblicitario: i media diffondono contenuti per catturare l’ascolto al fine di veicolare informazione pubblicitaria che viene loro pagata e che a sua volta diviene “cultura” diffusa. Il 50% delle entrate dei m.m. derivano da pubblicità. L.Zoja: il mercato vende il superfluo sollecitando l’autocompiacimento La dimensione del mercato: poco meno di 10 md. su m.m., quasi raddoppiato se si considera “area allargata” (sponsorship, cartelloni, pagine gialle, etc. ) Rapporto spesa pubbl./spesa famiglie = 0.85% ( in media Europa), ma varia moltissimo da settore a settore (2006): 2.77 comunicazioni , 1.79 servizi vari; 1.08 alimentari; 0.97 vestiario; 0.86 trasporti; 0.37 istruzione, etc. I maggiori utenti pubblicitari italiani ( Baudi-Brigida, pag.31 ) 23 Pubblicità e concorrenza: prezzo e differenziazione ( >> pubblicità) come strumenti concorrenziali; effetti sulla concentrazione. I m.m. operano su due mercati dal lato dell’ offerta : informazione al pubblico ( vs. domanda di contenuti ) e contatti pubblicitari (vs. domanda imprese) Le organizzazioni che operano su questo mercato ( cfr. AGCM, Ic 23 e A.Testa ): i) Gli inserzionisti (associazioni imprese, etc. ) che vogliono comunicare ( fare pubblicità ) ii) Le agenzie di pubblicità, che organizzano per gli utenti le campagne pubblicitarie. Raramente questa funzione è “internalizzata” negli inserzionisti 24 iii) I centri media, che pianificano le promozioni pubblicitarie sui m.m. e comprano spazi pubblicitari per conto di i) e ii) iv) I concessionari di pubblicità, che vendono per conto dei media spazi pubblicitari. Questa funzione è “internalizzata” nei m.m. maggiori, non in quelli piccoli ( Publitalia_Mediaset; Sipra_RAI; L’espresso_Manzoni) v) Chi tutela la “qualità” della pubblicità: Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria ( sospensione, ma non sanzione ) e AGCM ( pubblicità ingannevole ) ( sospensione e sanzione ) 25 vi) Il prezzo della pubblicità. Dipende da due fattori: costo contatto (che a sua volta dipende dal mezzo e dal tipo di persone persone contattate ) e dal n. persone contattate Il costo contatto è frutto di una contrattazione tra concessionari e centri media ed è molto variabile, anche per lo stesso tipo di media. Dipende molto dal tipo di persone che si vogliono contattare e dalla capacità del m.m. di contattarle ( grandi numeri vs. nicchie di ascoltatori) Il numero di persone dipende dal mezzo. vii)Ripartizione della pubblicità per mezzo e per soggetto (pagg. 9,17,21-22,23,24,26-27-28,41 AGCM ) (pagg.294,296 Baudi-Brigida ) 26 Nelle lezioni che seguono esamineremo il funzionamento di alcuni dei principali mercati dei mass media e dei media: 1) Televisione; 3) Cinema/ musica; 4) Nuovi media 27