Pizzo Badile - Spigolo nord
Roccia
SCHEDA TECNICA
DISLIVELLO: 570 m al rifugio; 650 m all'attacco; 750 m alla cima
DURATA: 4/6 ore dall'attacco
DIFFICOLTA': prevalentemente IV; passaggi di IV+
AGGIORNAMENTO RELAZIONE: novembre 2001
Val Bondasca: un angolo straordinario delle nostre montagne. Ti colpisce
mentre stai ancora viaggiando in macchina lungo il fondo della val
Bregaglia: da una parte gli spigoli, le fughe infinite di placche, i canaloni
profondamente incisi del gruppo delle Sciore, dall’altra la massa scura del
Cengalo e il profilo inconfondibile del Pizzo Badile: squadrato, lineare,
perfetto. Uno spettacolo di granito davvero unico, che ha affascinato anche
gli artisti (penso soprattutto a un pittore come Giovanni Segantini). Su
queste montagne sono state compiute imprese leggendarie, come (per
citarne almeno due) il superamento della parete Nord-est del Badile da
parte del grande Cassin (1937) e la solitaria di Hermann Buhl sulla stessa
via (1952).
In mezzo a questo paradiso di granito si trova una delle salite di media
difficoltà più belle e conosciute delle Alpi. Con i suoi 750 metri di dislivello (e
con uno sviluppo di circa 1200 metri) lo spigolo nord del Pizzo Badile è
decisamente un’ascensione da non perdere. L’ambiente è fantastico e
bisogna goderselo in una bella giornata: si sale circondati dall’aria e dal
cielo, accarezzati dal vento leggero, mentre la vista corre via libera verso
altre montagne, verso i boschi e i prati della valle, verso l’azzurro che ci
sovrasta.
La roccia è nel complesso buona, in molti tratti ottima: un granito rugoso e
foggiato a placche per lo più adagiate che disegnano una linea continua e
netta tra le due grandi pareti nord-est e nord-ovest. Le difficoltà si
mantengono per lunghi tratti sul IV grado, con alcuni passaggi di IV+; nella
prima e nell’ultima parte l’arrampicata è meno difficile (III), ma sempre
bella e divertente. Le soste sono attrezzate con anelli cementati e lungo i tiri
di corda qualche spit è stato di recente aggiunto ai chiodi tradizionali. Un
piccolo assortimento di nut o qualche friend sono comunque sempre utili.
La via è molto frequentata, ma è anche molto lunga e le cordate dovrebbero
potersi distribuire lungo di essa senza creare grossi ingorghi. Ad ogni buon
conto noi abbiamo attaccato assai presto (non erano ancora le 6, ma non
eravamo affatto soli) e questo ci ha messo al riparo da ogni problema (a
parte un po’ di freddo sui primi tiri, che però sono abbastanza facili).
La salita si affronta dopo aver dormito al rifugio Sasc Foura del Club Alpino
Svizzero (50 posti, tel. 0041.81.8221252). Da Bondo (Val Bregaglia) si
segue la carrozzabile della Val Bondasca (si paga il pedaggio al negozioalbergo Dino Salis, in centro a Bondo) fino al parcheggio a quota 1330 circa.
Da qui (indicazioni) si stacca un bel sentiero che, dopo aver attraversato il
torrente su un ponte, sale un ripido costone boscoso fino al dosso dove
sorge il rifugio (1904 m, ore 1,30).
Dal rifugio si prosegue lungo il dosso (prolungamento verso il basso dello
spigolo nord del Badile) e su terreno misto di erba e grandi placche di
granito si sale fino a raggiungere due nevai che conducono ad una sella sul
filo dello spigolo (2 ore). Il primo nevaio è poco inclinato; il secondo è più
ripido e può richiedere l’uso dei ramponi in caso di neve dura.
Dalla sella (m 2550 circa) si segue il filo della cresta che all’inizio è largo e
facile (II); giunti sotto un primo risalto noi ci siamo spostati a sinistra dello
spigolo per poi raggiungerlo, lungo placche (III) non eccezionali per qualità
della roccia, alla selletta dopo il risalto. E’ invece meglio seguire lo spigolo
(stesse difficoltà). Ora si segue il filo di roccia ottima (III) fino alla base di
una grande placca liscia attraversata in alto da un risalto (placca Risch): la
si supera con un tiro di corda molto bello e ben chiodato (IV e IV+). Oltre la
placca lo spigolo si fa più sottile e più ripido, la roccia è sempre molto bella,
solida e fessurata. Le difficoltà sono ancora sul III e ci si diverte tantissimo.
Lungo questo tratto si incontra una lama staccata da sormontare con un bel
passaggio (III+) esposto e assai bello. Più avanti un grosso testone
strapiombante costringe a passare sul versante nord-ovest (destra), in un
corridoio evidente e caratteristico. Sul secondo tiro dopo il corridoio (ancora
sul versante nord-ovest) bisogna superare due brevi strapiombi a lame
(IV+), poi si ritorna sul filo con un nuovo tiro molto bello (IV). Si giunge così
alla zona della frana, caratterizzata da rocce rotte e chiare. Si supera una
parete vicina allo spigolo e se ne raggiunge di nuovo il filo, qui foggiato a
lama sottile ed esposta. Segue una placca con caratteristiche fessure
longitudinali e poi un diedro inclinato (roccia non molto sicura) che riporta in
cresta al di sopra della frana. Ora si segue il filo di roccia nuovamente molto
bella; le difficoltà ritornano sul III e con arrampicata sempre divertente si
raggiunge la cima (3308 m; 4-6 ore).
Discesa: alcune cordate ridiscendono lo spigolo a corde doppie. Non è però
una soluzione consigliabile: la lunghezza è notevole e il percorso non segue
sempre il filo e nemmeno la via di salita. E’ decisamente meglio utilizzare la
via normale italiana del versante sud, che in circa 2,30 ore conduce al
Rifugio Gianetti (PD, ci sono tracce di passaggio e sono possibili alcune
doppie su anelli di calata). Questo implica la soluzione del problema logistico
dei mezzi di trasporto. Noi siamo stati fortunatissimi: un amico che ha la
casa in Val Masino ci ha portati fino in Val Bondasca e il giorno dopo ci è
venuto incontro fino al Rifugio Gianetti. Grandioso.
Purtroppo non sono in grado di descrivere "personalmente" in modo
dettagliato questa via di discesa. Lo faccio permettendomi di riportare "al
contrario" la descrizione della via di salita come si trova nella guida di Miotti
e Mottarella (Editore Melograno, 1982). Dalla cima ci si abbassa verso
destra per sfasciumi (attenzione alle altre cordate), placchette e un canalino
fino sul filo della cresta sud del Badile. Per uno o l'altro di due camini
paralleli si scende alle rocce alla sinistra della cresta, abbassandosi lungo di
esse per circa 70 metri (fin qui, all'inizio di stagione è possibile trovare
neve). Per una cengia si torna a destra fin sulla cresta sud; ci si abbassa
lungo di essa per una quarantina di metri, poi si scende a sinistra
raggiungendo, per una rampa e poi delle lame, un canale. Lo si scende per
circa 15 metri, se ne esce a sinistra, si scendono altri 20 metri e poi si
rientra a destra nel canale che si percorre per altri 25 metri fino ad una
cengia. Qui non bisogna farsi tentare da tracce che portano verso il basso
(difficile!!): bisogna seguire la cengia verso sud (destra) dapprima in salita
per 25 metri, poi in leggera discesa per circa 80 metri fino alla croce
Castelli-Piatti (di nuovo nei pressi della cresta sud). Ci si cala in uno stretto
camino (corda doppia), si percorre (all'inizio a carponi) una cengia che porta
sul filo della cresta sud. Lo si percorre brevemente, poi ci si abbassa a
destra (ovest) per cenge fino a metter piede sui pendii che per detriti,
gande e liste erbose, conducono al rifugio Gianetti.
NOTA: Il 9 agosto 1998 una frana nella parte centrale dello spigolo ne ha
cambiato la forma e anche la difficoltà, perché il percorso imposto dalla
frana presenta un passaggio di V. Per quanto ho potuto capire, questo tratto
si trova dopo il "corridoio evidente e caratteristico" sul versante nord-ovest
e prima delle "rocce rotte e chiare" di cui parlo nella relazione.
BIBLIOGRAFIA
Gianluca Maspes, Giuseppe Miotti, MASINO BREGAGLIA DISGRAZIA, Montagne per quattro stagioni,
Arti Grafiche Ramponi, 1996 (Guide dalle Guide)
G. Miotti, L. Mottarella, SUL GRANITO DELLA VAL MASINO, Editore Melograno, 1982
Aldo Bonacossa, Giovanni Rossi, MASINO-BREGAGLIA-DISGRAZIA, Volume I CAI-TCI (Guida dei
Monti d'Italia), 1977
Luca Fiorucci, Giuseppe Miotti, DIMENSIONE QUARTO, LE PIU' BELLE ARRAMPICATE DELLE ALPI
CENTRALI, Edizioni L'Arciere-Vivalda, 1994