Pizzo Badile Spigolo Nord L'elegante spigolo nord del Pizzo Badile riserva una tra le più classiche e storiche arrampicate su granito del gruppo MasinoBregaglia e non solo. La salita, pur su difficoltà contenute, richiede un buon grado di allenamento, presenta circa 750 metri di dislivello su più di 1000 metri di sviluppo di sola arrampicata, suddivisi in poco meno di una quarantina di tiri di corda. Purtroppo, l'alta frequentazione della via può a volte creare scoccianti ingorghi di cordate che, nonostante l'ambiente d'alta montagna in cui si è immersi, possono far perdere il gusto della salita. La roccia è ottima lungo la maggior parte della via, ma richiede attenzione nella parte alta, nei punti dove si sono verificati franamenti anche recenti. La via è discretamente attrezzata: ci si trovano grossi anelli alle soste (costanti all’inizio, rari nella parte alta) e qualche spit in via, aggiunti ai pochi chiodi preesistenti; possibile un’integrazione a dadi o friends. Si deve tenere anche presente che una volta giunti in vetta la discesa lungo la via stessa non si presenta nè breve nè facile; può valere la pena completare una traversata con una discesa lungo la più agevole normale italiana verso il rifugio Gianetti, anche se questo comporta un lungo intinerario di rientro al rifugio Sasc Fourà. Attenzione infine anche al meteo: in caso di maltempo i temporali estivi possono essere particolarmente violenti. Difficoltà: Sviluppo: Esposizione: Chiodatura: Materiale: Salite: D (qualche tratto di IV e punti di IV+) 39 lunghezze, 1000 m N discreta, da integrare 6 rinvii, dadi, friend, 2 corde 22.08.97 Mirko, Silvano Avvicinamento Da Chiavenna, in valle Spluga, si entra in Svizzera e si raggiunge Bondo; una strada sterrata a pagamento (informarsi in paese) porta in val Bondasca sino al parcheggio in località Laret dove si lascia l'auto (1368 m). Si prende il sentiero che costeggia il torrente sino ad una deviazione, dove occorre prendere a destra scendendo ad attraversare il torrente stesso. Il sentiero si fa ripido e risale nel bosco lungo un costone sino a raggiungere la capanna Sasc Fourà (1904 m, ore 1.30), dove normalmente si pernotta. Dal rifugio si prende il sentiero verso la capanna Sciora; si sale fino a raggiungere a quota 2250 metri un bivio (ore 1 dal rifugio). Qui si deve seguire la traccia verso destra che, attraverso placche, sfaciumi rocciosi e tratti erbosi (ometti) risale il dosso soprastante verso la base dello spigolo nord vero e proprio. Ci si sposta verso ovest verso due nevai che si possono salire direttamente (senza problemi il primo, più ripido il secondo) o aggirare lungo placche rocciose non difficili, sino a raggiungere una selletta sullo spigolo dove è posto l'attacco (2590 m, ore 2 dal rifugio). L1-L39 Indicativa la distribuzione in lunghezze, che nella parte alta non risultano obbligate; considerare un numero di tiri variabile tra i 35 e i 40. Si attacca dalla forcella spostandosi in diagonale verso la sinistra dello spigolo per un breve tiro su facili lastroni (II). Si prosegue su terreno più impegnativo (III) per placchette appoggiate, ora verso destra, per aggirare il risalto roccioso a monte dell’attacco; si deve superare tra le altre una placca più impegnativa (IV, spit, uno dei singoli punti più delicati dell’itinerario) prima di raggiungere un'altra selletta sul filo della cresta. Il tratto successivo di cresta è singolarmente esposto, le rocce formano una lama affilata poco ripida, superabile eventualmente a cavalcioni. Si continua quindi per quattro o cinque tiri lungo il filo di cresta o poco a destra, tra placche fessurate e rari risalti più ripidi, con arrampicata divertente e non troppo impegnativa su roccia sempre ottima (III); si raggiunge la base di un'evidente placca (placca Risch), da superare direttamente stando sul lato sinistro; in uscita si dovrà aggirare a destra il risalto roccioso che sbarra la prosecuzione della via (inizialmente IV poi IV+, chiodi e spit lungo la placca). Ora lo spigolo diventa piuttosto ripido ed aereo, anche se non troppo difficile (III); si sale per qualche lunghezza nei pressi del filo sfruttando le numerose fessure dell’ottimo granito. Raggiunta una lama staccata, la si rimonta con un passaggio piuttosto esposto (III+, chiodi) quindi si prosegue per un paio di tiri più facili stando dapprima sulla destra del filo di cresta (III), poi lungo il filo stesso, ed infine spostandosi sul versante nord occidentale (III+) ad un caratteristico corridoio, per evitare un grosso blocco roccioso strapiombante. Superato il corridoio si rimane a destra dello spigolo sul versante nord occidentale oltrepassando una zona di difficoltà contenute ma con roccia mediocre a causa di una frana di fine anni '90. Si guadagna una sosta alla base di un tratto di parete abbastanza ostico. Da qui il tiro da effettuare comporta il superamento di un breve strapiombo piuttosto faticoso, provvisto però di buone lame (IV+, spit e chiodi). Si prosegue per un nuovo tiro lungo una placchetta (IV, chiodi), quindi si torna con arrampicata sempre varia e divertente al filo dello spigolo. Proseguendo lungo il filo (III, qualche passaggio di IV) si raggiunge la zona della frana del 1950, dove la roccia diventa più chiara e richiede un po' di attenzione. Superata una paretina, si prosegue lungo lo spigolo per un tratto non difficile ma sottile ed aereo fino alla base di una liscia placca. La si risale per fessure (IV con passaggi di IV+, spit e chiodi), quindi si supera un diedro obliquo di roccia grigia non eccezionale (IV, chiodi), che permette di evitare un ripido risalto roccioso. Riguadagnato il filo di cresta, si percorre la parte alta dello spigolo su roccia ottima con bella arrampicata non difficile (III). Si evita l'evidente torrione dell'anticima occidentale abbassandosi leggermente sul versante di nord-est sino ad una lunga cengia che permette poi di tornare in cresta (III) senza troppi problemi. Le ultime facili rocce conducono finalmente in vetta (dall'attacco ore 4-6). Discesa Ci sono due opportunità: è possibile ridiscendere lungo la stessa via di salita ricorrendo a numerossissime calate in doppia (soluzione lunga e con alto rischio di ingarbugliamenti e perdite di tempo nel caso vi siano molte cordate ancora impegnate nella salita, oltre alla possibilità di sbagliare linea nella parte bassa) oppure si può optare per una discesa lungo la più facile via normale italiana verso il rifugio Gianetti (soluzione ancora più lunga ma decisamente meno noiosa). In questo caso ci si abbassa sul versante meridionale lungo una traccia di sentiero, per sfasciumi, rocce mobili e qualche placchetta rocciosa; si scende inizialmente per un’ampia bocca di canale (attenzione alla ghiaietta che ricopre la roccia), quindi ci si sposta progressivamente verso la cresta sud, su terreno via via più ripido. Individuati due camini paralleli, se ne discende uno, si rimane tra le rocce a sinistra della cresta e ci si abbassa ancora con facile arrampicata per una settantina di metri sino ad una cengia. La si segue verso destra, di nuovo verso la cresta sud. Si scende prossimi alla cresta per 40 metri circa, quindi ci si sposta ancora sul lato sinistro per raggiungere una rampa di roccette facili. Si segue la rampa, si raggiunge un canale e lo si segue per una sessantina di metri; a tratti può essere più facile costeggiare il canale per più facili gradini, sul suo lato sinistro. Dopo un tratto ripido un po’ delicato (ricorrere eventualmente ad una doppia) si raggiunge una rampa più appoggiata attraversata da un sistema di cengette; una in particolare, molto lunga e comoda, si sviluppa verso destra in direzione della cresta. Qui si abbandona definitivamente il canalone (che prosegue più ripido e complicato attraverso la parete) in favore della cengia; col canalone si abbandonano anche le difficoltà dell’arrampicata. Si segue la cengia inizialmente in piano, quindi per un breve tratto di leggera salita; ci si trovano anche alcuni ometti ad indicare la giusta direzione. Raggiunta la cresta sud la si segue su terreno elementare per un’ottantina di metri di discesa, fino ad incontrare la croce Castelli-Piatti. Ci si trova al culmine di un salto piuttosto ripido, solcato da un caminetto: è possibile scenderlo con una breve doppia oppure in arrampicata (III, ma molto facile restando incastrati nel camino). Si approda ad una nuova cengia, da seguire sempre verso destra. Si costeggiano i roccioni aggettanti della cresta e si arriva al culmine di un sistema di placchette che scendono ripide sul versante ovest. Ci si abbassa per le placche sfruttando alcune cenge (eventualmente utile un’ultima doppia) e si raggiunge il facile pendio morenico, traguardo della cresta sud. Da qui, per detriti, tratti erbosi e sentiero si scende al rifugio Gianetti (2534 m, ore 2-3 dalla vetta). Ora i più fortunati ed organizzati potranno scendere ai Bagni di Masino (1172 m) in un paio d'ore: occorrerà disporre di un mezzo per tornare a recuperare l'auto in val Bondasca. In alternativa (soluzione comune) dal rifugio Gianetti (dove spesso si pernotta) per ritornare alla capanna Sasc Fourà si deve intraprendere un lungo intinerario per tracce di sentiero, roccette, sfasciumi e rari tratti innevati. Dal rifugio si sale per tracce segnalate da evidenti bolli fino al passo Porcellizzo (2950 m; attenzione alla neve eventualmente presente nei canali). Si scende in val Codera attraverso un ripido canale (attenzione all’eventuale ghiaccio e alle roccette lisce del suo lato destro), si attraversa un ampio anfiteatro morenico, si scavalca un costone, si lascia poco a monte il bivacco Pedroni-Dal Prà (2600 m; altro possibile ricovero per un pernottamento), e si raggiunge per neve e sfasciumi rocciosi una stretta gola che porta, superate alcune roccette, al passo della Trubinasca (2717 m). Da qui si scende verso la val Bondasca, prima lungo ripide roccette a tratti attrezzate, quindi per facili chine erbose a volte innevate. Si aggira uno sperone roccioso che scende dal Pizzo Trubinasca e si prosegue per morene verso l'evidente crestone che scende dall'attacco dello spigolo nord del Badile; dopo averne costeggiata la base, si raggiunge la capanna Sasc Fourà (1904 m, ore 5-6 dal rifugio Gianetti).