COMPORTAMENTISMO Il comportamentismo studia la psiche come contenuti psicologici e attraverso la manifestazione osservabile nei comportamenti. Caposcuola storico è J. B. Watson che nel 1913 pubblica l’articolo La psicologia così come la vede il comportamentista. A fine ‘800 l’animale viene considerato una cavia da laboratorio. E. L. Thorndike esegue esperimenti sui topi (nel labirinto a T l’animale deve capire di volta in volta quale strada prendere) e sui gatti (l’animale in gabbia deve abbassare una leva per ottenere il cibo). Nel secondo caso l’apprendimento si verifica gradualmente attraverso tentativi ed errori. Thorndike elabora così la legge dell’effetto: un’azione accompagnata o seguita da uno stato di insoddisfazione tenderà a ripresentarsi meno spesso. Questa legge evidenzia il carattere adattivo e utilitaristico dell’azione umana e la gradualità dell’apprendimento: il gatto procede per piccoli passi, impiegando sempre meno tempo per raggiungere l’obiettivo e ciò suggerisce che vengano cancellate le risposte sbagliate e impresse quelle giuste. Watson intende come oggetto di studio della psicologia il comportamento come qualsiasi atto compiuto dall’organismo. Egli fa riferimento ai principi di frequenza, recenza e condizionamento. I primi due dicono che tanto più spesso o tanto più recentemente un’associazione si è verificata, con tanta maggiore probabilità si verificherà. Il principio di condizionamento studia invece risposte incondizionate a determinate situazioni. Gli stimoli incondizionati sono gli eventi nell’ambiente che provocano incondizionatamente una risposta nell’organismo. Per quanto riguarda le emozioni, Watson individua le 3 elementari di paura, rabbia e amore; da esse nascono le altre. Attraverso il caso del piccolo Albert (a cui viene instillata la paura dei topi) dimostra l’apprendimento delle emozioni e da qui che le nevrosi non sono innate ma sono risposte emozionali apprese. L’uomo è prodotto delle sue esperienze e i neonati hanno reazioni solo muscolari, non mentali. Tolman parla di comportamentismo intenzionale: perché l’individuo sappia quale risposta porta allo scopo desiderato, deve averne appreso in passato la connessione. Sono necessari 3 punti: la costanza dell’oggetto-meta a dispetto delle variazioni nell’adattamento agli ostacoli intervenuti; la variazione nella direzione finale corrispondente alle posizioni differenti dell’oggetto-meta; la cessazione dell’attività quando un determinato oggetto-meta è tolto. Tolamn riconosce comunque l’esistenza di variabili intervenienti mentali che influenzano il comportamento. Skinner osserva il comportamento relativo alle contingenze di rinforzo, ovvero il meccanismo risposta-ricompensa. Nella Skinner-box osserva che la risposta seguite da rinforzo è sempre più frequente (condizionamento operante). Il condizionamento di Pavlov è invece detto classico o rispondente perché la risposta precede lo stimolo. Il condizionamento classico si basa su reazioni incondizionate e formazione di condizionamenti di secondo ordine. Non è dimostrata la possibilità di condizionamenti di ordine successivo. Il condizionamento operante si applica invece a qualsiasi risposta perché ognuna può essere seguita da rinforzo. Viene così evidenziata la manipolabilità del comportamento umano.