I DENTI I denti sono formati da tessuti per lo più mineralizzati, impiantati nella cavità ossea dell'alveolo. La parte interna, radice, è distinguibile da quella esterna, corona, grazie ad una linea di separazione, detta colletto. La corona è rivestita dallo smalto, quasi esclusivamente minerale (fosfati di calcio). Sotto lo smalto vi è la dentina, detta anche avorio, che a livello del colletto e della radice è rivestita da un altro tessuto duro, il cemento che ancora il dente ai legamenti alveolari. All'interno di questi strati vi è la camera pulpare, che contiene vasi sanguigni e nervi, cellule connettivali e vasi linfatici. La polpa è separata dalla parete della camera da uno strato di cellule che producono la dentina e occupa sia l’interno della corona che della radice al cui apice sbocca il canale che permette il passaggio dei vasi e delle fibre nervose dalla cavità pulpare alla regione alveolare. Sezione schematica di un dente Il dente è ancorato all'osso alveolare attraverso uno strato di cemento e una serie di fibre, per lo più di collagene, che, grazie ad una relativa elasticità, permettono un certo movimento all'interno dell'alveolo. La radice e l'osso circostante sono ricoperti dal tessuto delle gengive. Forma e dimensioni dei denti, controllati da fattori genetici distinti, sono le variazioni osservate più frequentemente. Va detto comunque che esiste una differenza tra sessi per quel che riguarda le dimensioni. Il dimorfismo sessuale è più evidente soprattutto per i canini ed i molari, più grossi nel maschio che non nella femmina. Ciò è indice di un forte controllo genetico, ma le dimensioni dei denti derivano anche dall'ambiente: se l'ereditarietà è coinvolta nell'80-90 % dello sviluppo, i fattori ambientali vi influiscono per il 10-20 %. Maggiori sono gli elementi esterni di stress, maggiore sarà il ruolo dell'ambiente nello sviluppo. In particolare le dimensioni possono risultare minori in seguito a allo stato di salute e di nutrizione della madre. L'eruzione invece risente maggiormante di malnutrizione e malattie. I germi dentali si formano ben prima della nascita, in incavi dell'osso alveolare. In esse inizia la mineralizzazione dello smalto ad opera di ameloblasti, cellule di tipo epiteliale (epitelio modificati). La dentina è invece formata dagli odontoblasti attraverso l'odontogenesi. Prima che i denti decidui vengano persi per essere poi rimpiazzati dai permanenti, le loro radici vengono riassorbite dagli osteoclasti. Una volta erotti, i denti cominciano ad usurarsi in seguito alla masticazione. Se poi il dente viene perso in vita, l'alveolo che lo conteneva tende a ridursi progressivamente fino al completo riassorbimento. Nella bocca si distingue un’arcata superiore, o mascellare, un'arcata inferiore, o mandibolare. Da qui la distinzione in denti mascellari, o superiori, e mandibolari, o inferiori. Inoltre rispetto al piano sagittale mediano, i denti sono distinti in incisivi (2), canini (1), premolari (2) e molari (3). Gli incisivi ed i canini sono anche detti denti "anteriori" o "ad una cuspide", al contrario di premolari e molari chiamati "posteriori" o "a più cuspidi" dal numero di “punte” che presentano. Nell’uomo vi sono due dentizioni, quella decidua e quella permanente: la prima interessa i primi anni di vita dell'individuo ed è costituita da 20 denti, la seconda compare successivamente ed è formata da 32 denti. Infatti la dentizione decidua è destinata ad essere gradualmente sostituita da quella permanente. Alla nascita non è visibile alcun dente, ma i primi denti decidui compaiono già durante il primo anno di vita, la maggior parte dei permanenti entri i primi dieci anni anche se esiste una certa variabilità al riguardo. La dentizione decidua presenta venti denti, anziché trentadue come nella permanente: se vi sono in entrambe quattro incisivi e due canini per arcata, nella decidua vi sono solo quattro molari anziché sei, e non vi sono i premolari che, nella dentizione permanente, sono quattro per arcata. Tuttavia bisogna sottolineare che i terzi molari (detti denti del giudizio) a volte hanno dimensioni ridotte, oppure mancano del tutto. I denti decidui sono più piccoli dei permanenti e lo smalto è meno mineralizzato (per cui si usurano più facilmente) e più chiaro le radici sono più piccole e sottili. Due esempi di dentizione decidua. Si noti, soprattutto nella prima immagine, la forma a bulbo della corona e le radici sottili e divergenti. NOTE DI PATOLOGIA Nella cavità orale vivono diversi tipi di organismi, tra cui batteri e lieviti, ma anche protozoi e virus. Essi colonizzano la superficie dei tessuti molli, la saliva e i denti. Le condizioni di sviluppo di una colonia sono legate a caratteristiche fisicochimiche quali presenza di ossigeno, pH, detersione salivare, temperatura e risposta immunitaria dell'ospite. Vi influiscono pure la quantità e il tipo di nutrienti che vi si depositano, nonché la competizione fra i microrganismi. Queste condizioni variano in periodi più o meno lunghi, che possono andare da alcune ore ad anni, e sono differenti nelle diverse parti della bocca e del cibo ingerito. Infatti i batteri, metabolizzando le proteine, producono sostanze alcaline, mentre metabolizzando gli zuccheri producono acido lattico. In questo modo il pH della placca varia durante il giorno, alternando periodi di basicità a condizioni di acidità. I carboidrati sono metabolizzati più rapidamente delle proteine, producendo un pH che può aggirarsi intorno a quattro soprattutto se la dieta è ricca di zuccheri. La cavità orale viene colonizzata a poche ore dalla nascita. La principale fonte di infezione non è tanto l'aria, quanto la madre con l’allattamento (miceti e lattobacilli per lo più). Quando poi i denti erompono si assiste alla colonizzazione da parte di batteri diversi dai precedenti, tra cui Streptococchi che possono formare colonie in tutto il cavo orale, perché producono una sostanza bioadesiva polisaccaridica con cui si attaccano alla superficie dentale o ad altri batteri. Tutto ciò forma la placca dentale. Bisogna sottolineare che la placca, di per sè, non è una patologia, ma è una condizione che favorisce l'insorgenza di altre malattie. È facile intuire quindi come la dieta sia importante per la crescita della placca. Attualmente è la malattia più diffusa tra il genere umano è la carie, tanto che nella sola popolazione europea raggiunge frequenze pari all'80-95%. Del resto la carie è una malattia presente fin da prima della comparsa del genere Homo. Oltre ad essere stata trovata nei Primati, è stata riscontrata anche negli Australopitechi. La carie è una malattia infettiva che porta alla progressiva distruzione delle strutture del dente ad opera dell'attività litica dei microrganismi della placca, in particolare di lattobacilli e streptococchi, che decalcificano lo smalto o la dentina, idrolizzandoli a pH compresi tra 4 e 5,5. quindi la presenza di placca e i carboidrati nella dieta (che abbassano il pH nella bocca) sono prerequisiti fondamentali per lo sviluppo della patologia ma non è detto che essa si sviluppi sempre e comunque. Alcuni individui sono più suscettibili di altri, che sembrano invece naturalmente resistenti alla malattia. Un esempio di carie La carie si sviluppa quando la demineralizzazione del dente, causata all'acidità, non viene sufficientemente compensata dalla rimineralizzazione, e può manifestarsi dovunque ci sia placca particolarmente ad opera di streptococchi. Compaiono inizialmente zone più chiare sullo smalto, che è più poroso a causa della demineralizzazione. Esse possono rimanere stabili o rimineralizzarsi oppure trasformarsi in piccole cavità che si estendono sempre più all'interno portando anche alla distruzione totale del dente e all'esposizione della cavità pulpare con successive infezioni e ascessi. Una una malattia che colpisce l'apparato di sostegno del dente è la piorrea (parodontite cronica). Viene colpita per prima la gengiva, poi i legamenti con l'osso e il cemento; ne viene coinvolta la gengiva che si infiamma (gengivite) sia per opera dei batteri della placca, sia per depositi salini quali il tartaro e residui di cibo. Un po’ alla volta la gengiva si distacca dal dente che "perde ancoraggio" e tende a cadere. Gengiva colpita da piorrea