TECNICHE DEI LINGUAGGI AUDIOVISIVI scheda fumetti 2 I fumetti: linguaggio COS’È IL FUMETTO Nel fumetto hanno grande importanza l'immagine e la narrazione. In qualche modo il fumetto assomiglia al cinema e alla televisione perché vediamo una serie di immagini ("vignette") che vogliono mostrarci personaggi in movimento, per questo è stato definito anche "arte sequenziale". Come nel cinema, anche nel fumetto parliamo di PP, PM, di angolazioni dall'alto, dal basso, ecc. Ma la differenza è che non vediamo tutto il movimento, ma tra una vignetta e l'altra dobbiamo "immaginarci" quello che sta in mezzo (closure). La narrazione viene dalla letteratura: come il romanziere, lo sceneggiatore di fumetti deve inventare personaggi, ambientazioni, storie, intrecci... Per questo qualcuno l'ha definita "letteratura disegnata". Molti aspetti narrativi nel fumetto si costruiscono attraverso il disegno, e per questo in qualche modo è molto vicino alla pittura e alla grafica. Per questo viene inserito nelle moderne arti visuali. Il fumetto dunque è un linguaggio specifico. E' anche una forma di comunicazione, perché lo possiamo usare per narrare storie, ma anche per la pubblicità o per illustrare il funzionamento di una macchina. Può essere anche una forma di espressione artistica, al pari della letteratura, del cinema e della pittura. In Italia il fumetto è molto diffuso in tutte queste modalità. L'Italia è il secondo Paese al mondo, dopo il Giappone, per numero di lettori e produzione. Alcuni autori sono considerati degli artisti a livello mondiale ed hanno contribuito grandemente alla storia del fumetto e delle arti visive. stesso, anche se l’albo è realizzato da altri. CHI LAVORA NEL FUMETTO Il termine fumetto deriva dalle nuvolette che contengono i dialoghi, simili a sbuffi dl fumo. Negli USA si chiamano comics, in Giappone manga, in Francia bande dessinée, in America Latina historieta mentre in Spagna tebeo (storpiatura dello spagnolo te veo: "ti vedo"). Lo sceneggiatore è colui che scrive la storia: stabilisce cosa accade in ogni vignetta e cosa vi si dice. Nei fumetti la scrittura si esprime attraverso: baloon (le nuvolette con dentro i dialoghi), le didascalie (i commenti che introducono o accompagnano le situazioni, o i pensieri dell’autore, come nei manga) e le onomatopee (aaaagh! bang!). Lo sceneggiatore potrebbe basarsi su una idea o una storia non sua, ma di un soggettista. In una stessa testata gli sceneggiatori possono cambiare da un albo all’altro, in questo caso un supervisore sorveglia che le storie siano sempre coerenti con il personaggio (ad esempio Tiziano Sclavi per Dylan Dog). Il disegnatore esegue con le matite le indicazioni dello sceneggiatore. Deve studiare l’ambientazione, le caratteristiche somatiche dei personaggi, farli muovere e “recitare”. Le matite devono poi essere ripassate con le chine, compito che quasi sempre spetta a personale specializzato, gli inchiostratori. Poi se l'albo è a colori c'è il colorista. Le scritte nei baloon (lettering) sono redatte a china da un letterista. Il copertinista disegna e colora le copertine, e di solito è sempre lo In generale chi lavora nei fumetti con qualsiasi mansione viene chiamato cartoonist o fumettista o, con una accentuazione scherzosa, fumettaro. FORMATO L’unità minima del fumetto è la vignetta (corripondente all’inquadratura cinematografica), le vignette che si trovano in orizzontale senza “andare a capo” formano una striscia. Una o più vignette o strisce quando riepiono una pagina formano una tavola. Più tavole insieme possono dar vita ad un albo (se è parte di una serie) o un volume (se è cartonato). Il formato è la maniera con cui le vignette si dispongono sulla tavola. Esso varia molto secondo il Paese d’origine. In Italia va per la maggiore il formato “Bonelli” che consiste in tre strisce con due vignette ciascuna. Molti manga hanno invece un formato “libero”. www.cinescuola.it